|
Suicidio
in Italia
(Pubblicato in 365 Days, New York ,1936)
Era un uomo bianco . Bianca la faccia e bianche
le mani, bianco come uno spettro il suo spirito, la sua anima
o come volete chiamarla.Viveva nel continuo timore che capitasse
qualcosa per cui o la faccia o una qualsiasi altra parte del
suo corpo prendesse un po di colore, per questo aveva
poche idee, pochissime sensazioni e emozioni meno ancora. Nulla,
grazie a un lungo esercizio, poteva farlo arrossire. Era , gentile
lettore, un maniaco. Però nessuno , a causa della sua
straordinaria mitezza, pensò mai a rinchiuderlo in manicomio.
Questa venerazione per le cose bianche era in realtà
molto strana e finì con lavere un notevole e pernicioso
effetto sulla sua stessa vita. Si lavava col latte, indossava
solo vestiti bianchi, calze bianche, cappelli bianchi di panama.
Era un peccato che i suoi capelli non fossero bianchi, ma non
ci poteva fare nulla. Prese moglie, ma solo a matrimonio avvenuto
poté comunicarle tutto il suo complicato rapporto con
il Bianco. Sapeva di non poter pretendere che lei lo seguisse
nella bianca tradizione. In realtà lei cercò spesso
dimmischiarsi nel suo candore, ma lui non le prestò
attenzione. Era un uomo tranquillo, paziente, quasi mansueto,
quasi dolce, quasi un cristiano,quasi quasi quasi tutte queste
cose. Però insieme litigavano molto spesso -cioè
litigava lei, perché lui al massimo batteva le ciglia,
per il timore che lidea della sua eterna bianchezza potesse
perdere il proprio incanto e mutarsi in giallo o in verde.Una
volta litigarono aspramente. La lite giunse al colmo, quando
la donna lasciò andare un ceffone sulla bianca, bianchissima
faccia del marito. Allora si compì la breve , terribile
tragedia : luomo non poté più dire bianca
la sua bianca faccia. Era diventata rossa. Si è ucciso
oggi, a sole ventiquattro ore dalla tragedia.
***
Tratto
da GIORNO
DESTATE
A Waldo Frank
..
Tutti
i miei giorni
sono in questa stanza,
si accalcano contro di me.
So quello che ho fatto, fatto male, sbagliato, frainteso,
quello che ho dimenticato, trascurato,
e ho perduto la mia giovinezza.
Tutti
mi conoscono,
nessuno si meraviglia di me;
mi hanno assegnato un posto nel loro cervello,
mi hanno rimpicciolito e impacchettato
per gettarmi in un minuscolo
sporco angolo del loro cervello.
Tutti
i miei giorni si affollano
contro di me; la mia giovinezza
non è che rimpianto e follia -
Follia
Cristo! Non sono ancora vecchio, non importa
ciò che vi ho detto, ciò che sono stato!
Non sono irreparabilmente compromesso,
non sono ancora perduto
Per
carità
lasciatemi libero!
Per carità
lasciatemi andare
con la mia giovinezza!
Ah, i vecchi giorni si affollano
contro il mio petto
tanto che il gran gesto liberatore
è impossibile.
..
(settembre 1919)
***
UNA
SIGNORA
Le sue
labbra sono rose
che imputridiscono nellacqua.
Le sue
palpebre due avvizzite
viole.
I suoi
occhi sono pozzanghere.
La sua
voce è quella di un uccello
mentre lo strozzano.
La sua
giovinezza, passando,
indugia nelle sue mani.
Esse si librano, fluttuando,
come due farfalle
sul cadavere della sua carne.
Cè
un capriccio sinistro in lei,
come di una bocca morta
che sorrida.
Le sue
gambe ben tornite
raccontano una impudente bugia.
La sua
anima giace
nel disordine di unorgia,
sulle cui ceneri e gli sparsi avanzi
pende, come fili di fumo azzurro,
una eleganza di piccoli gesti.
(marzo 1923)
|
|