Charles Bukowski

 

 

Compagno di sbronze
racconti scritti tra il 1967 e il 1972 - Feltrinelli, pag.200


 

Bukowski porta alta la bandiera di un anticonformismo californiano che ha una lunga storia alle spalle (da Henry Miller ai poeti Beat). In questo libro più che altrove, la vena satirico-umoristica dell'autore assume tinte selvagge se nonaddirittura feroci. "L'emarginato" Bukowski salda il conto con il "Sogno Americano".

indice

- La macchina strizzafegato
- Tre polli
- Dieci seghe
- Tutti grandi scrittori
- La politica è come cercare di inculare
un gatto
- La mia mamma culona
- Il demonio
- L'assassinio di Ramon Vasquez
- Un compagno di sbronze
- La barba bianca
- Scene della grande stagione

- Gabbia di matti appena fuori di Hollywood
- Ma voi consigliereste la carriera di scrittore?
- I grandi poeti muoiono in pitali di merda fumante
- Una città malefica
- Un dollaro e venti centesimi
- Senza calzini
- Birra e poeti e chiacchiere
- Una pioggia di donne
- Appunti di un suicida potenziale

 

***

tratto da... Appunti di un suicida potenziale

 

quando ero ragazzo andavo a vedere quello spettacolo noto col nome di Acrobazie Aeree, c'erano squadriglie acrobatiche, gare d'areoplani, lanci col paracadute. c'era un pilota acrobatico, se ricordo bene, molto bravo. piazzavano un fazzoletto attaccato ad un gancio molto vicino a terra e lui scendeva a bassissima quota su un vecchio fokker tedesco e strappava via il fazzoletto con un gancio piazzato su un'ala. poi si esibiva in un rotolamento simile a quello che fa un barile, più o meno. aveva un controllo straordinario sul suo aeroplano. le gare d'areoplani erano la cosa migliore - per i bambini, ma forse anche per gli adulti -, tanti di quegli incidenti. ogni aeroplano aveva una carlinga di forma diversa, oggetti molto strani. di colori vivaci. e poi si schiantavano al suolo. un incidente dopo l'altro. una cosa entusiasmante. il mio amico si chiamava Frank. adesso è un giudice della corte suprema.
"ehi, Hank!"
"si, Frank?"
"seguimi."
andavamo sotto le tribune.
"da qui puoi guardare sotto i vestiti delle donne," disse lui.
"davvero?"
"ma sì, guarda!"
"gesù!"
le tribune erano fatte di tavole e si poteva guardare in alto tra una tavola e l'altra.
"ehi, guarda un po' questa!"
"oh. gesù!"
Frank andò in giro.
"psssst! laggiù!"
lo raggiunsi. "sì"
"guarda, guarda! le puoi vedere la fica!"
"dove? dove?"
"guarda, guarda dove guardo io!"
restammo lì a guardare quella cosa. la guardammo per un sacco di tempo.
poi uscimmo a guardare il resto dello spettacolo. era arrivato il turno dei paracadutisti. cercavano di dimostrare che sarebbero riusciti ad atterrare in un cerchio tracciato per terra. non sembrava che riuscissero ad avvicinarsi troppo. poi saltò un uomo e il suo paracadute si aprì solo a metà. nel paracadute entrava un po' di vento e l'uomo non cadeva con la stessa velocità con cui sarebbe caduto senza il paracadute, e poi lo si poteva osservare bene. sembrava sferrar calci e tentare di lavorare sulle funi con le braccia e le gambe, nel tentativo di farlo aprire. ma non gliela faceva a districarle.
"non può aiutarlo nessuno?" domandai io.
Frank non rispose. in mano aveva una macchina fotografica e scattava delle foto. c'era anche qualche cinepresa.
l'uomo si stava avvicinando al suolo, non smetteva di tentare di districare le funi. poi toccò terra. quando toccò terra sembrò rimbalzare verso l'alto. il paracadute lo coprì. annullarono gli altri lanci. lo spettacolo era quasi finito.
era stato un grande spettacolo. quegli incidenti, i paracadutisti e la fica.
tornammo a casa in bici e non riuscimmo a smettere di parlare dello spettacolo.
avevamo la sensazione che la vita sarebbe stata una gran cosa.

 

***

tratto da...La macchina strizzalegato

Danforth appese i corpi uno ad uno dopo che l'asciugatrice meccanica ebbe finito di strizzarli. Bagley sedeva ai telefoni. "quanti ne abbiamo fatti?"
"19. proprio una buona giornata."

"merda, è proprio cosí. sembra proprio una buona giornata. quanti ne abbiamo piazzati ieri?"

"14."

"discreto. discreto. se continuiamo cosí faremo un mucchio di grano. l'unica preoccupazione che ho è che potrebbero chiuder baracca in Vietnam," disse Bagley dei telefoni.

"non dir stronzate. c'è troppa gente che s'ingrassa sulla guerra."

"ma la Conferenza di Pace a Parigi..."

"non mi sembri in te oggi, Bag. sai bene che passano la giornata a far niente, a scherzare dalla mattina alla sera, ritirano lo stipendio e tutte le notti vanno ai night di Parí. quella sí che è gente che vive bene. non hanno nessuna voglia che la Conferenza di Pace finisca proprio come non vogliono che finisca la guerra. ingrassiamo un po' tutti e senza un livido, è una bellezza. e se per sbaglio finisce quella guerra, ce ne saranno delle altre, ci sono zone calde in tutto il mondo."

"eggià, mi preoccupo sempre troppo." squillò uno dei tre telefoni sulla scrivania. Bagley sollevò il ricevitore. "AGENZIA SODDISFATTI E RIMBORSATI. parla Bagley."
[...]

 

 

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