Pholas dactylus Linneo,1758

a-p= 131; u-v = 34 - Lido di Venezia

Questa conchiglia grande e leggera è del tutto caratteristica; si distingue facilmente da Barnea candida per le dimensioni superiori e per l'estremità anteriore ristretta. La superficie esterna presenta marcate strie di accrescimento nonché, nella zona anteriore, numerose e fitte costoline radiali che,
incrociando le strie tangenziali, formano piccoli noduli appuntiti.
All'interno si nota la linea palleale provvista di un ampio seno, che lascia al di fuori l'intera metà posteriore della conchiglia. Sotto l'umbone sporge una grossa apofisi (immagine a destra), ben più larga rispetto a quella di Barnea candida; questo particolare, però, non sempre si conserva nelle valve spiaggiate.
All'esterno l'umbone è avvolto da un ripiegamento della conchiglia che rimane sollevato e collegato alla superficie sottostante da una serie di setti: il complesso è molto singolare.
È bene puntualizzare come questa conchiglia sia priva di cerniera, e né l'apofisi, né l'estroflessione ripiegata sull'umbone siano avvicinabili a denti che si ingranino fra le due valve.

Il nome specifico è quello con cui questi molluschi erano chiamati già dai romani, che li conoscevano e ne apprezzavano le carni, come viene attestato da Plinio:
"Concharum e genere sunt dactyli ab humanorum unguium similitudine appellati. His natura in tenebris remoto lumine, alio fulgere claro, et quanto magis humorem habeant, lucere in ore mandentium, lucere in manibus, atque etiam in solo ac veste, decidentibus guttis: ut procul dubio pateat, succi illam naturam esse, quam miraremur etiam in corpore." [Del gruppo delle conchiglie sono i dattili, così chiamati per la somiglianza con le unghie umane. Per loro natura essi, nel buio senza luce, rifulgono chiaramente, e quanto più umore hanno, rilucono nella bocca di chi li mangia, rilucono in mano, e perfino per terra e tra le vesti, cadendone gocce: da cui appare ovvio che la natura del succo sia quella che ammiriamo anche nel corpo.] (Naturalis Historia, IX, 87).
La proprietà di emettere luce si riscontra effettivamente in questi molluschi, anche se questa esperienza è ovviamente al di fuori della portata di chi ne raccoglie la conchiglia spiaggiata.
Questa specie, che vive in fori da essa stessa scavati nella roccia, trova nella nostra zona un adeguato substrato nelle scogliere artificiali: la grande estensione di queste ultime consente di rinvenire sulle nostre spiagge le valve di Pholas con una certa facilità, sempre però sciolte, poiché manca un legamento che le conservi unite anche dopo la morte dell'animale. È opportuno ricordare che la pesca di questi animali vivi, comportando la distruzione della parete di scogliera al cui interno si trovano, è proibita dalla legge italiana, analogamente a quanto avviene per
Litophaga litophaga.

Pholadidae