Lettera del 5.1.1952 alla cognata.
... siccome non sono più a Canzanella ma sono al campo "Iro" Bagnoli presso Napoli ,
per ora non posso tutto spiegare fino che non finisco siccome visto che non potevo trovare
lavoro mi ero iscritto qui al Campo per emmigrare in America, tutto era bene ma fui trattenuto
dalla Commissione così passai nell'altra organizzazione sempre qui al campo, dovevo
già al 10.1.52 partire, ma causa che nel gannaio 49 ero a Trieste - così fui -sospeso-
però attendo risposta da Francoforte dalla Organizzazione. Nulla posso dire però
appena avrò nuove ti scriverò, avevo deciso di andare anche se la morte mi coglie
qua ho là è tutto l'ostesso, io non posso stare nell'ozio, sono sano è forte
e questo conta molto, qui a Napoli che sono un anno cosi senza fare niente tu sai che dolore - ora vedrò ..
... comprendi il mio calvario e duro cammino esse chiuso come nella tomba dei vivi - senza risorse -
senza vita - nelle capane umide e fredde, mal il mangiare, come un condannato al ergastolo in vita
- no perchè dovevo fare questa vita infame, un uomo incensurato, e nemeno assasino,
avevo studiato e fatto questo grande passo per liberarmi dalla prigione, anche io piango il
fallo fatto, che sono venuto qui, ma un cattivo destino, ma spero che i Dio forse mi aiuterà - se fossi stato in
alta Italia avrei trovato lavoro, che io ho lavorato per 15 anni al Silurificio - ho fatto per 5 anni qualle
impiegato amministrativo che non mi voleva che parto via. Invece qui , con questa gente - sono soli per se -
chi non conosce i Napoletani, trattati come stranieri, il cuore mi piange, essere con le mani in mano,
- mai mi avessi slanciato per emmigrare - ma cara Edvige cosa fare, qui morire nelle mie
piene forze, troppo mi tormentavo e pensavo sul da fare, e grande ? dal governo stesso che non hanno
preso nessun intervento per noi poveri profughi giulaini, ma ci lascia perire nei campi come derelitti
vitime della propria vita - non e' pena a poter descrivere queste infamie. Buono che anchio
nella mia giovine vita sopportai tanto - ora devo ancora sopportare la croce ...
Lettera del 14.2.1952 alla cognata.
Cara Edvige! sono arrivato felicemente al campo dei sepolti vivi con mio grande rammarico
ma ho sempre speranza di uscire da qui, tu comprendi il mio dolore.
Ma altra mia non era che quella del mio ritorno, Cara Edvige io non ho parola per poterti
ringraziare del tuo buon cuore, che quello che tu feci per me, neanche mia madre avrebbe fatto,
io spero che un giorno quando saro' in forza e col mio lavoro, saprò ricompensarti
solo tu col tuo cuore generoso, hai fatto troppo per me, perciò terrò perenne
ricordo e non dimenticherò mai quello che tu hai fatto..
Come pure di Asta che fu affabile e gentile, come pure il suo marito, che scriverò
pure a loro, ti prego salutarmi il piccoloRodolfo, e quando avro' novità ti Sciverò
Per ora chiudo questa, augurandoti che l'onnipotente ti dia salute, e in forte nei tuoi vecchi anni.
Abbracciandoti di tutto cuore tuo cognato Romeo Mittrovich
Indirizzo: Campo prof. Canranella, Fuorigrotta B11 Napoli
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