Da giovane dev'essere
stata una bella donna, come s'intuisce da una
vecchia fotografia scattata ai tempi della 1^
Guerra Mondiale.
Non fece mai nulla, però, per mettere in risalto
la sua bellezza. Infatti i suoi abiti erano
semplici e quasi sempre di colore scuro; inoltre
portava capelli lisci, ravviati all'indietro e
fermati sulla nuca. Mai un boccolo o un'onda o un
tirabaci o una frangetta; l'unica sua civetteria,
per qualche tempo, fu una scriminatura.
Quando
aveva vicino uno dei suoi tanti nipoti ronna Mariannina si metteva a cuntari
cunta, il cui protagonista era quasi sempre
Giufà.
Questi racconti (sempre nuovi ed originali, dato
che li inventava al momento) le permettevano di
dare sfogo alla sua fantasia ed al suo grande
senso dell'umorismo.
Ma
la sua vera grandezza era la sua FEDE.
La chiesa, oltre che la domenica per la Santa
Messa, non la frequentava molto. In casa, però,
anche mentre faceva le faccende, passava gran
parte del tempo a pregare, a bassa voce e
ansimando per il suo suprasciatu.
E ogni giorno recitava almeno un Rosario, alla
fine del quale così pregava per i morti: "ppi
l'armuzza 'i mo figgiu Tatò (che era morto ragazzo), ppi l'armuzza 'i mo
pa', ppi l'armuzza 'i mo ma'...... e ppi ttutti
l'armuzzi ro Priatuoriu".
Infine pregava per i vivi: "ppi mo
maritu, ppe mo figgi, ppe mo niputi......e
ppi tutti i figgi 'i mamma".
"Anche
ora che avete raggiunto vostro figlio Tatò, cara
ronna
Mariannina, continuate a pregare il Creatore
ppi tutti i figgi 'i mamma, affinché, sommersi
come siamo dalle tante cose di questo mondo,
possiamo avere la forza di sollevare gli occhi
verso il Cielo".
|