Storia Postale Sarda

Per poter accennare a quella che è stata la Storia Postale Sarda, bisogna necessariamente rifarsi agli studi ed alle ricerche di Renato Pintus, massima autorità del settore, che oltre ai tanti articoli per giornale e riviste, ha anche scritto e pubblicato nel 1990 una approfondita "storia Postale dell'Isola di Sardegna", dalla quale ricaviamo buona parte delle notizie e delle curiosità che riportiamo per meglio illustrare e completare la nostra collezione.

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La storia postale della Sardegna parte dal "Cursus Publicus" istituito dai Romani, del quale troviamo le notizie più antiche nel Codice di Teodosio (347-395). Questo primo servizio postale, introdotto dai Romani su imitazione di quello già funzionante presso Greci e Persiani, era soprattutto  "Publicus", cioè di Stato e ad uso dello Stato ed era quindi a disposizione solo di pochissimi. Tutti gli altri, anche i funzionari più importanti, per trasportare missive o per accodarsi al "cursus", dovevano essere muniti di uno speciale permesso, l'"evetio". Il percorso partiva da Roma, ramificandosi ovunque, in Italia, Oriente e Occidente, ed era di competenza dei Praefector Praetori, dei Magistri equitum et Peditum,dei Magistri Officiorum, dei Proconsules e dei Rectores Provinciarum. Il suo mantenimento veniva pagato dai privati con una apposita tassa, poi abrogata da Adriano (75-138 d.C.), che lo organizzò in modo efficiente e fece per esempio allestire delle stazioni ufficiali di posta per il cambio dei cavalli. All'inizio, con Augusto, è probabile ci fossero solo dei "pedoni", cioè legionari a piedi, che recapitavano messaggi scritti e informazioni a voce.

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Nell'anno 375 d.C. Costorium compilò un "Itinerarium scriptum", disegnato su pergamena, dove erano indicate la rete stradale , le stazioni di posta e le distanze fra queste. La Sardegna viene qui rappresentata con una particolare forma schiacciata trasversalmente, e con un'unica stazione di posta a Turris Lisbonis (Porto Torres). 

Il tracciato romano servì poi a Carlo Felice nel 1830 come spunto per sviluppare la prima vera strada sarda, che univa Cagliari a Porto Torres e Sassari. Il percorso previsto univa Karalis (Cagliari) con Othoca (Oristano), proseguendo per Forum Traiani (Fordongianus) e Macopsia (Macomer), arrivando a Bonorva e diramandosi da una parte verso Olbia e dall'altra verso Turris Lisbonis e Sassari (allora quasi inesistente). Dalla diramazione Bonorva-Olbia partiva poi un altro percorso verso Tibula (S:Teresa di Gallura), porto militare. Un altro tronco univa Turris Lisbonis con Nura (Vicino ad Alghero) e infine un tronco univa Karalis con Sulci (S.Antioco). Lungo i percorsi si trovavano le "mansiones", stazioni di posta e di cambio animali: i futuri uffici postali. Molto probabilmente fu molto sfruttato in Sardegna anche un "cursus" attraverso le vie di mare, da un porto all'altro lungo le coste orientali e occidentali, perchè più veloce e conveniente trattandosi di un'isola dai tanti porti.

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Partendo quindi dal "Cursus Publicus" (esteso dai Romani in Sardegna lungo le principali direzioni terrestri che abbiamo visto, e almeno in due direzioni marittime, da Karalis e da Turris verso Ostia), si arriva, con la caduta dell'Impero Romano, al periodo Spagnolo, che vide per lungo tempo l'isola priva di un servizio postale pubblico. Si ricorreva a messaggeri privati occasionali, o addirittura al "messaggio orale", affidato a parenti o persone fidate. Il recapito a pagamento, di cui rimane notizia, risultava molto costoso. Nel 1546 fu finalmente istituito un"servicio de correo", durato forse anche oltre la fine del secolo, e un servizio marittimo tra Spagna e Sardegna.

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Nel periodo Sabaudo fu finalmente istituito un servizio postale pubblico, per volontà di Carlo Emanuele III, del quale si considera atto di nascita, nel 1739, il "Pregone del Conte D'Apremont", vicerè di Sardegna. Il servizio fu istituito nelle città di Cagliari, Sassari, Oristano, Bosa e Alghero, collegate tra loro con corrieri a cavallo che facevano una corsa ogni 10 giorni impiegandoci tre giorni. Nei giorni di arrivo del corriere, i direttori degli uffici postali dovevano allestire nella piazza principale un"banco munito di buca" per impostare le lettere e poi preparare i pacchi per le varie destinazioni, da consegnare al corriere. La corrispondenza in arrivo veniva distribuita dalle mani del direttore ai cittadini che, sapendo di dover ricevere qualche missiva, si radunavano nella piazza. Le lettere erano recapitate gratuitamente all'interno dell'Isola, mentre quelle indirizzate verso il resto del Regno prevedevano il pagamento di una tassa pagata dal mittente o dal destinatario.

 

Serafino Pisanu

Le buste appartengono alla collezione privata di Serafino Pisanu