Storia Postale Sarda 2

Con le "Regie Patenti", Vittorio Emanuele I nel 1818 regolò il trasporto di missive da parte di privati cittadini, estranei cioè al servizio postale.  Prima, chi desiderava far recapitare una lettera da parte di un suo amico o parente doveva comunque recarsi all'ufficio postale per pagare la tassa corrispondente e farsi apporre sulla lettera la parola "franca" e la cifra pagata. Con questo decreto veniva introdotta una speciale carta bollata, che doveva essere per legge utilizzata da chi intendeva spedire utilizzando canali diversi da quelli ufficiali. Il bollo consisteva in una impronta con il prezzo e un genietto che cavalcava un cavallino suonando un corno postale. La cosa curiosa sta nel fatto che questi "cavallini sardi" erano tali solo nel nome, sia perchè nell'isola non si dovevano pagare le tariffe postali, sia perchè in Sardegna  vigevano leggi speciali e quelle di "terraferma" non potevano esservi applicate. Inoltre i cavallini non potevano essere utilizzati neppure per la posta marittima: questi famosi cavallini dunque furono chiamati "sardi" solo perchè emessi dal Regno di Sardegna.

Un importante argomento della storia postale è quello relativo alla disinfezione delle lettere nel periodo delle epidemie, sia pure effettuato solo sporadicamente nella nostra Isola. I segni comprovanti l'avvenuta disinfezione consistevano in taglietti negli involucri delle lettere o dei pieghi (allora non si usavano buste), per far penetrare il disinfettante. A volte veniva apposto, a mano o con un timbro lineare, la scritta "netta dentro e fuori" o uno speciale sigillo "di sanità".

Nel 1851 venne emesso il primo francobollo adesivo del Regno di Sardegna. Prima, venivano usati i bolli "lineari" prefilatelici. Su un  bollo rettangolare veniva cioè stampato il nome della località sede dell'ufficio postale e questi uffici erano quattro: Cagliari, Sassari, Oristano ed Alghero. Questi, assieme a Bosa, furono i primi uffici postali regolari in Sardegna dal 1739. Dal 1851, dunque, la storia postale sarda si uniforma a quella del resto del Regno di Sardegna.

 

La prima emissione di francobolli era costituita da tre valori: il primo, nero, da 5 centesimi, portava l'effige di Vittorio Emanuele II, il secondo era turchino e valeva 20 centesimi, il terzo rosso aveva come valore nominale 40 centesimi. Seguirono altre emissioni, con variazioni di colore, valore e foggia. Per annullare questi francobolli sono stati usati diversi tipi di bolli, che in Sardegna furono: un tipo rettangolare, come una fitta grata, usato specie durante il periodo dei francobolli della prima emissione; un tipo a "nodo savoia", usato dagli uffici di Cagliari e Sassari; un tipo a "doppio cerchio", molto diffuso; un tipo a cerchio piccolo "datario", usato a Cagliari e Sassari, che riproduceva anche l'ora della bollatura. Gli annulli a doppio cerchio dal 1851 fino al Regno d'Italia furono detti "sardi", dopo vennero chiamati "sardo-italiani".

Belle lettere di tali periodi possono risultare particolarmente rare e considerevoli non solo per timbri e annulli postali, ma anche per i bolli di franchigia, concessa per legge in quel periodo a determinati uffici o autorità.

Dal 1864 furono istituiti anche in Sardegna speciali uffici postali detti "collettorie rurali", per i centri distanti dagli uffici postali regolari, che avevano il compito di curare la raccolta della corrispondenza nei centri rurali e la consegna ai centri postali veri e propri. I collettori addetti a tale servizio erano dotati di un bollo speciale, in caratteri corsivi, che doveva essere apposto sul frontespizio delle lettere per indicarne provenienza e tariffa. L'affrancatura posta dal mittente doveva poi essere annullata dall'ufficio postale vero e proprio. Diverse interpretazioni di tali disposizioni, mancanza di timbri regolari o inchiostri non regolamentari resero comunque praticamente poco comune qualunque annullo sardo relativo alle collettorie, anche perchè l'analfabetismo, la scarsità di popolazione e l'abitudine di eliminare periodicamente dagli archivi la corrispondenza non fondamentale da parte di uffici pubblici e curie ha reso molto scarse le probabilità di recuperare materiale dell'epoca. Le collettorie rurali sarde che hanno regolarmente funzionato dovrebbero essere state 140. Quelle dotate di "annullo ottagonale" una cinquantina. Quelle che usarono un bollo di foggia quadrata solo quattro.

Nel 1860 si cominciò a parlare di trasporti ferroviari anche in Sardegna. Man mano che le varie tratte venivano costruite ed entravano in funzione, il servizio postale vi si inseriva sfruttandone le potenzialità e impiegandovi subito proprio personale e propri mezzi. Sui treni, ed anche sulle navi, veniva  smistata e bollata la posta con i timbri in dotazione ai "messaggeri postali ambulanti" (ferroviari o anche marittimi), che indicavano sulla corrispondenza, prelevata nelle stazioni o consegnata ai treni, il tipo di convoglio e la tratta ferroviaria,( o nel caso marittima), che questi compivano. Questi bolli "ambulanti ferroviari sardi" e "ambulanti marittimi" sono particolarmente rilevanti nella storia postale sarda, perchè pochi e logicamente non facilmente reperibili.

I bolli a "doppio cerchio" datario furono usati molto frequentemente nel periodo delle emissioni di francobolli del Regno di Sardegna e spesso continuarono ad essere usati anche dopo la costituzione del Regno d'Italia, chiamandosi però in questo caso e fino al 1866 "sardo-italiani". Questo è il periodo dei francobolli "De La Rue". Proprio i timbri sardo-italiani vennero successivamente usati come indicatori di data e ufficio di partenza, in coppia con il primo tipo di annullatore "numerale a punti", che prevedeva un numero diverso per distinguere ogni ufficio postale. Questo tipo di bollatura rimase in uso per circa 24 anni ed aveva anche lo scopo di evitare le frodi, allora numerosissime anche grazie alla connivenza di qualche "bollatore"  poco onesto e facilitate anche dal comportamento scorretto di alcuni funzionari che, risparmiando sui fondi-spese assegnati agli uffici postali,  arrivavano  ad usare persino fuligine diluita in acqua anzichè gli inchiostri oleosi previsti dalla legge, rendendo così ancora più semplice la cancellazione degli annulli ed il riciclaggio dei francobolli.

Verso la fine del 1800, comparvero anche in Sardegna i bolli a forma "tondo-riquadrata", che potevano essere usati contemporaneamente come datari e come annullatori. Disegnati, come i precedenti, dall'incisore Josz, spesso furono arricchiti di particolari come il mese in lettere, "stellette", "rosoni" e altri dettagli introdotti a capriccio dell'incisore. In provincia di Cagliari e Sassari vennero usati gli annulli a cerchio grande datario, da assimilare agli speciali annulli provvisori a cerchio piccolo datario usato dagli uffici di Sassari, Ozieri, Pattada e Aggius.

Il servizio aeropostale prende inizio in Sardegna nel 1917, con il volo da Terranova a Civitavecchia. Il servizio utilizzava  idrovolanti e suscitò  molto entusiasmo ma anche parecchie critiche riguardo la scarsa coordinazione del servizio a terra e la mancanza di adeguate coincidenze con treni e piroscafi per il successivo inoltro della corrispondenza dopo il volo.

Serafino Pisanu

Le buste appartengono alla collezione privata di Serafino Pisanu