Medjugorje
Alla fine siamo andati in auto, imbarcandoci ad Ancona per Spalato e
quindi spingendoci fino a circa trenta chilometri da
Mostar, nella Bosnia-Erzegovina. Partenza alle 4 del
mattino, arrivo esattamente alle 18,45(1): come se
qualcuno ci avesse voluto salutare, perchè è da
sempre a quell'ora che la Madonna "appare" ai
veggenti(2) ed oggi a chi, fra di loro, ha ancora
questo dono(3), partecipandone ovunque si trovi.Luca,
Paolo e la Mirna ci avevano descritto nei minimi
particolari il tragitto da seguire, impossibile
sbagliare e così è stato, salvo alcuni messaggini di
conferma, ma questo sulla via del ritorno, nella
ricerca del piccolo paese di Tihaljina(4).Il periodo
scelto - appena dopo la celebrazione del
venticinquesimo anniversario della prima
manifestazione mariana sul colle del Podbrdo ed in
pieno periodo estivo - non ci ha permesso di
incontrare nessuno dei veggenti - tutti assenti - e
nemmeno il francescano padre Jozo Zovko, in quel 25
giugno 1981 e fino al suo arresto da parte dei
comunisti titini(5) parroco di S.Giacomo(6) a
Medjugorje, una chiesa stranamente fuori misura,
ieri troppo grande rispetto alla popolazione della
parrocchia e addirittura con due campanili, oggi
così piccola rispetto all'afflusso di centinaia di
migliaia di persone all'anno. A Siroki Brijeg dal
1991, padre Jozo riceve migliaia di pellegrini da
ogni parte del mondo e si reca spesso a rendere
testimonianza ovunque lo invitino. Intorno alla
chiesa di Medjugorje, i frati stanno edificando uno
spazio ricco di verde e di richiami alle realtà
della fede cristiana, come la grande chiesa
all'aperto, con il caratteristico presbiterio
circolare coperto da un tendone, i viali alberati
per fare ombra ad un sole cocente, le cappellette
con i misteri del Rosario e la Via Crucis con al
centro un imponente Cristo risorto, proteso verso il
cielo a braccia aperte, in atto di spiccare il volo.
Pare che dica: "Guarda a me, vieni e seguimi, saremo
insieme, lassù, per sempre".
Sul davanti della chiesa, tra aiuole ricche di fiori, abbiamo la
celeberrima statua di Maria(7), opera di un italiano
fatta con il marmo di Carrara, bianchissima e serena
nel duplice gesto di chi, con la mano destra sul
cuore, offre la pace e di chi, con l'altra tesa,
chiede qualcosa. "Kraljice Mira (= Regina della
Pace), milo za nas (= prega per noi)", così viene
invocata la Madonna ogni sera nelle litanie cantate
al termine del Rosario, recitato all'unisono da
migliaia di voci, con l'Ave Maria in varie lingue,
anche le più strane.Il clima è composto, non c'è
fanatismo e la gente avverte chiaramente la presenza
di Colei che fu Vergine Madre, figlia del tuo
figlio, umile e alta più che creatura, termine fisso
d'etterno consiglio. E' così
a Lourdes, è così a Fatima, è così - anche se in
varia misura e intensità - in ogni luogo dove Lei si
è manifestata, in Italia e all'estero, ma qui il
fenomeno è ancora in corso, studiato nel tempo e
controllato da decine di scienziati, ricercatori,
teologi, con esiti, tutti, che escludono l'inganno e
sottolineano l'autenticità dei sei veggenti.
La Chiesa ufficiale non si è pronunciata, anche perchè la prassi vuole
che l'evento sia concluso e i fatti perfettamente
circostanziati e delimitati. Martedì, dopo cena,
siamo saliti sul Podbrdo per la prima volta. Il
tragitto, quello fatto dai veggenti il giorno della
prima apparizione, è descritto dalle stazioni dei
misteri gaudiosi del Rosario e illuminato quanto
basta. C'era poca gente e una grande pace; ai piedi
della statua collocata nel punto esatto dove apparve
Maria(8), con in basso le luci della valle
silenziosa, dopo una preghiera sussurrata appena, mi
sono steso a terra, tra le pietre, guardando quel
cielo nerissimo e profondo, ricco di stelle.
Ho riconosciuto alcune costellazioni ed ho
sussurrato: - "Siete le stesse che altrove,
siete le stesse che vedo sopra Piteccio e sopra
Colle", e mi è sembrato che qualcuno dicesse:
- "Sono ovunque come questo cielo e so tutto quello
che fai, che dici, che pensi... ti sono vicina".
Nello scendere, Mariarosa e Annarosa si sono tolte
le scarpe, come fanno in molti, per penitenza. Su
quelle pietre appuntite, nella difficoltà di vedere
i punti migliori dove mettere i piedi, mi hanno
fatto tenerezza e impressione, così come, ne sono
sicuro, anche lassù. Coloro che sono contrari a
Medjugorje si devono arrampicare sugli specchi,
dovendosi scontrare con l'onestà e l'umiltà dei
veggenti, l'assenza di ogni
contraddizione nei messaggi e la loro aderenza ai
Vangeli, l'abbondanza dei frutti spirituali e la
stessa lunghissima durata dell'incontro della Gospa
(= Signora) con i suoi strumenti, un elemento
quest'ultimo che non può che rafforzarne il valore
ed il giudizio positivo.
Un particolare poi appare determinante. La Madonna, oltre ad aver
promesso di rivelare dieci segreti ad ogni
veggente(9), ha parlato anche di fatti importanti
che verranno comunicati in anticipo e che riguardano
la storia del mondo. Ma vi è di più, vi è la
promessa di un segno visibile, indistruttibile e
permanente che chiunque verrà in questo luogo potrà
osservare. E' come se il Cielo avesse voluto
compromettersi a tal punto che, nel giro di pochi
decenni a venire, sarà possibile verificare non solo
la veridicità soprannaturale di Medjugorje, ma anche
avere la prova provata dell'esistenza di Dio. Più di
così! Da questo punto di vista - e scusate se è poco
- tra le montagne dell'Erzegovina si sta per
svolgere ed è già in atto, la battaglia decisiva -
mi si passi il termine - sulla questione che da
millenni vede i credenti opporsi ai non credenti e
cioè se la vita terrena sia fine a se stessa o se vi
sia qualcosa che va oltre.
Dal 1981, su questo argomento, è come se fosse iniziato un countdown e
non resta che avere il coraggio e la saggezza di
attendere un poco, impegnati e fiduciosi. La domanda
è questa: sapranno gli scettici incalliti e gli atei
pervicaci e impenitenti, quando ciò avverrà,
resistere alla tentazione di attribuire tutto agli
extraterrestri? (C'è già chi lo sta facendo, come
ogni volta che gli irriducibili integralisti del
nulla sono a corto di argomenti). Ma a quel punto
sarà troppo tardi per i vacui ragionamenti umani:
tutto sarà chiaro, chiarissimo! Come conseguenze non
piccole si avranno - diciamolo francamente - nel
caso contrario. Quindi, comunque sia, qualcosa di
decisivo è in atto!
Mercoledì mattina visita a Mostar, capitale storica
dell'Erzegovina. E' una città con meno di centomila
abitanti, circondata da montagne e divisa a metà
dalla Neretva, fiume dal colore verde intenso,
sinuoso, rapido; dicono che durante l'ultima guerra
civile si sia tinto di rosso, per il sangue delle
persone uccise e gettate nelle sue acque. In alcuni
punti del centro urbano, soprattutto lungo il fiume,
sono ancora visibili edifici colpiti dalle bombe o
sforacchiati dalle mitraglie. Per la prima volta
abbiamo notato degli zingari mendicare, pochi in
verità, in una città in cui il tenore di vita dei
residenti appare abbastanza buono, anche se non
certo paragonabile al nostro. Bellissimo il
distrutto (1993) e quindi ricostruito Vecchio ponte
(edificato dai turchi nel 1566), così come la
moschea di Karagoz Beg con il suo minareto, uno fra
i tanti che arricchiscono il panorama. I campanili
sono pochi, ma capisci subito l'antifona: quello che
dovrebbe essere della cattedrale - non lo abbiamo
accertato per mancanza di tempo - è altissimo, ben
più alto di qualunque minareto; le croci poste sulle
facciate delle chiese sono quasi tutte giganti, così
come quella che, imponente, sulla montagna, domina
la città. E' senz'altro un modo per sottolineare la
supremazia della croce su tutto il resto, ma, alla
luce dell'odio religioso e delle vendette che qui ci
sono state, dovremmo auspicare qualcos'altro per
affermare questa supremazia.
Un altro aspetto relativo a quanto sta accadendo a Medjugorje è che la
Madonna, per quella che rappresenterebbe la sua
manifestazione più eccezionale e durevole di tutta
la storia del Cristianesimo, che Lei stessa ha
definito come l'ultima sua, ha scelto una terra da
sempre multietnica e multireligiosa, alla vigilia
(esattamente dieci anni prima) di una guerra civile
orrenda come quella nella ex Jugoslavia,
qualificandosi come Regina della Pace e chiedendo
amore e misericordia verso chiunque, senza alcun
riferimento a proselitismi di sorta. Il tempismo di
questi fatti e di questo messaggio non può, una
volta di più, che meravigliare e stupire, quando di
li a poco la mescolanza delle culture e delle fedi -
e in quel luogo specifico la violenza fratricida - è
diventata, e per tanti versi lo è ancora, un
problema urgente e per certi versi drammatico di
convivenza e relazione in gran parte dell'Europa e
del mondo. Le frasi e i gesti, le parole e i fatti
sembrano allora unirsi naturalmente, spontaneamente
in modo da creare un ampio e vitale contesto, dove
tutto trova il suo posto, il suo significato, così
come delle pedine che sembrano lanciate a caso e
invece si dispongano logicamente su di una
scacchiera, o come i colori tracciati apparentemente
con distrazione su di una tavolozza che formino
esattamente la disposizione di un arcobaleno. Sono
cose che non possono che rimandarci al Mistero, dove
per Mistero si intende ciò che riguarda la vita, il
suo nascere, il suo scorrere e il suo trascendere.
Nel pomeriggio di quello stesso giorno, siamo andati
alla Comunità Cenacolo, una grande famiglia voluta
da suor Elvira(10), che oggi conta una cinquantina
di case in ogni parte del mondo, maschili e
femminili, per il recupero dalla tossicodipendenza e
dal disagio. Arcadia e Mario ci hanno parlato con
molta naturalezza della loro esperienza.
- "Quando qualcuno ci domanda: Da quanto tempo sei in comunità? Noi
rispondiamo: Da oggi, perchè non conta il passato,
ma l'attimo presente, quello che stai vivendo, che
ti sta formando e realizzando in questo momento.
Concentrati e dai tutto adesso, qui, subito".
- "Non è l'alcool, non è la droga e tutto il resto
ad essere il problema, ma il vuoto dentro, l'assenza
di uno scopo, il non sentirsi e il non essere amati
e quindi il non saper amare. Quale è la risposta?
Scoprire ed aiutare a scoprire che qualcuno ci ama
da sempre e può darci tutto l'aiuto di cui abbiamo
bisogno, basta che glielo si chieda; scoprire che i
tuoi problemi sono gli stessi di tanti altri e che
ti puoi ritrovare nella misura in cui ti dimentichi
di te ed offri il tuo amore a chi hai di fronte;
scoprire che il passato non è una palla al piede, ma
qualcosa da accettare come trampolino di lancio di
cui si può solo ringraziare". Così scrive suor
Elvira:- "Vi rivelo un segreto per regnare, per
vincere l'esaurimento, la stanchezza, la
depressione, la paura: voltiamoci e diamo la mano a
qualcun altro che sta soffrendo più di noi..."(11).
Giovedì, sveglia alle 4,15 per iniziare alle 5 la
salita sul Krizevac, il Monte della Croce. Chi vuole
percorrere integralmente l'itinerario spirituale di
questo luogo, non può esimersi dall'ascesa fino ai
piedi di questa croce (eretta nel 1933, a ricordo
dell'Anno della Redenzione).
Il cammino è assai più arduo e impervio rispetto al Podbrdo, cadenzato
dalle stazioni della Via Crucis che permettono,
oltre a guidare la preghiera, delle soste
provvidenziali per recuperare energia. Nonostante i
dubbi sulla nostra tenuta fisica, tutti i componenti
il nostro piccolo gruppo ce l'hanno fatta ad
arrivare alla mèta, me compreso (erano circa le
6,30). Nello scendere, incontriamo numerosi e grossi
gruppi di pellegrini, soprattutto francesi, che
procedono verso l'alto.
Ci stupiscono le tante persone anziane che riescono in quell'impresa, pur
camminando con indicibile difficoltà. Molti sono a
piedi nudi. Ma la scena più commovente si mostra più
in basso ed è quella di un nutrito gruppo di nostri
meridionali che portano con sè un uomo anziano
seduto su di una portantina metallica. I più giovani
e forti, a turno, si danno il cambio ed è uno
spettacolo vedere quella sedia restare in equilibrio
mentre i passi dei portantini devono superare il
forte pendio tra pietre d'ogni forma e grandezza.
Sono rimasto immobile a quella vista inattesa, quasi
incredulo ai miei occhi. Alle 11, per la prima
volta(12), abbiamo partecipato alla Messa degli
italiani, concelebrata da una ventina di sacerdoti
provenienti un pò da tutta la penisola; la chiesa
era strapiena(13).
Venerdì - al mattino presto questa volta - siamo tornati sul Podbrdo,
dove anch'io
ho lasciato, così come fanno tanti, una
lettera con alcuni propositi e raccomandazioni alla
Vergine. Nel pomeriggio, l'ultimo della nostra
permanenza, dopo la recita della Corona della Divina
Misericordia, siamo andati a Surmanci, distante
pochi chilometri da Medjugorje, per rendere omaggio
ad una venerata icona di Cristo. Il luogo è
incantevole ed appare quasi d'improvviso, in una
depressione del terreno dai contorni netti, come
tagliati da un coltello. Su quella piccola
verdissima pianura, attraversata dalla Neretva e
dalla linea ferroviaria, il paesetto si distende un
pò di qua e un pò di là dal fiume, con il suo
piccolo campanile che fa da riferimento.
Dopo una breve preghiera davanti a quella immagine sacra, abbiamo ripreso
la via del ritorno. Eravamo ancora in macchina,
quando si è fatta l'ora dell'apparizione: abbiamo
recitato alcune Ave Maria(14), senza fermarci,
perchè la strada è stretta e trafficata. A Surmanci,
siamo rimasti colpiti dai tanti bambini e dalla loro
calorosa accoglienza. Al nostro arrivo, in verità,
il gruppetto che se ne stava seduto vicino alla
chiesa, si è frettolosamente disperso. - "Che
abbiano avuto paura di qualcosa?", ci siamo detti.
Quasi subito abbiamo avuto la risposta. Due ragazze,
avvisate da uno dei bambini, ci sono venute incontro
a piedi nudi per aprirci la chiesa ed una stanzina
per l'acquisto di immagini-ricordo. All'uscita,
quelli fuggiti e non so quanti altri, erano tutti ad
attenderci per offrirci vari tipi di miele e
marmellata. E' stata una festa del sorriso, dagli
occhi lucenti e dai volti bellissimi e sereni.
Benedetti frati, che spostando l'icona dalla chiesa
di Medjugorje a quella di Surmanci, permettono a
questa comunità di avere delle entrate
aggiuntive(15). Alle 17 di sabato, dopo la
visita a Tihaljina in mattinata, raggiunta Spalato,
ci siamo imbarcati per Ancona.
Sul ponte di quella nave, nel
vento irruento della traversata, guardando quelle
onde che ci parlano dell'onnipotenza di Dio, così
come le montagne ci dicono della sua grandezza, ho
avuto ancora un pò di spazio per riflettere.
Sono stati giorni pieni, giorni di intensa
spiritualità, come un tuffo alle sorgenti
dell'anima, perchè ciò contro cui si deve lottare
nel quotidiano esistere altro non è che l'impedire
alle cose, anche a quelle importanti e belle, di
nasconderci la luce del sole, così come gli alberi
di una foresta possono farci smarrire il sentiero e
il calore dell'astro, così come le acque di un fiume
possono inquinarsi e smarrirsi in mille rivoli.
Dobbiamo darci delle opportunità per staccarci dalla routine, per uscire
dallo scontato, dai luoghi comuni, per scrollarci
del pesante fardello che spesso ci carichiamo
addosso con le nostre mani. Medjugorje è proprio
questo, essendo un'occasione per riscoprire quanto
grande sia l'amore che Dio ha per noi e come
infinita sia la sua Misericordia attraverso la
figura materna di Maria. In fondo, è l'occasione per
sentirci pienamente liberi, riconciliati, appagati,
ricolmi di forza dall'alto e di come tutto possa
quindi diventare possibile, anche la vittoria su
ogni scoraggiamento e su ogni resa. Sì, Medjugorje
dimostra che la speranza cristiana è più viva che
mai e già ne intravedi l'aurora del suo compimento.
"Vergine Madre,
figlia del tuo figlio,
umile e alta più
che creatura,
termine fisso d'etterno
consiglio,
tu se' colei che
l'umana natura
nobilitasti sì,
che 'l suo fattore
non disdegnò di
farsi sua fattura...
Qui se' a noi
meridiana face
di caritate, e
giuso, intra ' mortali.
se' di speranza
fontana vivace.
Donna, se' tanto
grande e tanto vali,
che qual vuol
grazia e a te non ricorre,
sua disianza vuol
volar sanz'ali.
La tua benignità
non pur soccorre
a chi domanda, ma
molte fiate
liberamente al
dimandar precorre.
In te
misericordia, in te pietate,
in te
magnificenza, in te s'aduna
quantunque in
creatura è di bontate.”
(Dante Alighieri, Paradiso, XXXIII 1-6.10-21, SEI, 2003)
_________________
(1) Alle 17,45 o alle 18,45 a seconda dell'ora solare o legale.
(2) Sono sei. Vicka Ivankovic (nata nel 1964); Marija Pavlovic (n. 1965);
Mirjana Dragicevic (n. 1965); Ivan Dragicevic (n.
1965); Ivanka Ivankovic (n. 1966); Jakov Colo (n.
1971).
(3) Hanno ancora la visione quotidiana: Vicka, Marija, Ivan. Mirjana ha
cessato di vedere il 25 dicembre 1982; ogni anno ha
un'apparizione il 18 marzo, che coincide con il suo
compleanno ma sarebbe legato a qualcosa che si saprà
in seguito. Ivanka ha cessato il 7 maggio 1985; ha
l'apparizione annuale ogni 25 giugno. Jakov ha
cessato il 12 settembre 1998; ogni 25 dicembre ha la
sua apparizione annuale.
(4) In questo piccolo paese, si trova l'immagine forse più famosa legata
a Medjugorje, stampata in milioni di copie. Questa
la testimonianza di padre Jozo (vedi oltre e nota
successiva) a riguardo, riportata da Sabrina Covic
nel suo Incontri con Padre Jozo, per le Editions
Sakramento, 2006: "Riguardo all'immagine della
Madonna, tutto è partito dai pellegrini che durante
la predica volevano scattarmi delle foto. Ero molto
infastidito e gli spiegai che non avevano diritto di
fare di me una star... Una coppia scattò una foto
alla statua della Madonna che si trova nella chiesa
di Tihaljina (dove padre Jozo si trovava allora come
parroco - ndr) e me la donò. Lo ritenni un segno:
bisognava che quella foto della Madonna diventasse
un messaggio per tutti. Così, da un lato ci sarebbe
stata la sua immagine, dall'altro qualche passo dei
Suoi primi messaggi, sui quali predico ancor oggi
perchè sono sempre attuali".
(5) Il 17 agosto 1981 padre Jozo fu arrestato e condannato dal tribunale
di Mostar a tre anni e mezzo di carcere. Su alcuni
manifesti stampati dal regime e affissi per le
strade si chiedeva per lui addirittura la pena di
morte. A Sarajevo la condanna fu ridotta a due anni
e a Belgrado, grazie anche alle pressioni
internazionali, a diciotto mesi. Uscito dal carcere,
dal 1983 al 1985 padre Jozo fu destinato a Bukovica,
a 20 chilometri da Posusje, e dal 1985 al 1991 a
Tihaljina, quindi a Siroki Brijeg. L'intento dei
comunisti è sempre stato quello di isolarlo nelle
parrocchie più impervie e povere, ma i pellegrini lo
hanno rintracciato e raggiunto ovunque, in numero
incalcolabile.
(6) San Giacomo è il protettore dei pellegrini e anche questo sembra
rappresentare un segno anticipatore di quanto sta
accadendo oggi.
(7) Da una copia ridotta di questa statua, sono cadute ripetutamente
lacrime di sangue a Civitavecchia.
(8) Si tratta di una copia della statua posta davanti alla chiesa di
S.Giacomo, dall'espressione però più dolce e
benevola.
(9) Coloro che tra i veggenti hanno ricevuto il decimo segreto hanno
cessato di avere l'apparizione quotidiana. Quando
anche Vicka, Marija e Ivan, che attualmente sono a
nove, riceveranno il decimo, inizierà l'ultimo
periodo, quello relativo alla realizzazione dei
segni. Da quanto è possibile capire, perchè su
questo i veggenti sono molto severi e decisi, ognuno
di loro non conosce quegli degli altri.
(10) Suor Elvira Petrozzi, ha iniziato la sua opera di recupero a
Saluzzo, in provincia di Cuneo, nel luglio del 1983.
Il primo giugno 1991, dopo alcuni campi estivi fatti
negli anni precedenti, sette ragazzi con suor Elvira
e Stefano, partono per Medjugorje con le tende, e
iniziano stabilmente la fraternità "Campo della
Vita" (notizie tratte da: Madre Elvira, Comunità
Cenacolo).
(11)
O.c.
(12) Fin dal secondo giorno, la nostra Messa era stata quella del
pomeriggio, quella che possiamo definire
internazionale, perchè vi partecipano sacerdoti e
fedeli di varie nazionalità, con il Vangelo letto in
più lingue, così come i due Rosari che la precedono;
all'ora dell'apparizione, senza nessun esplicito
riferimento verbale, si osservano due o tre minuti
di pausa, accompagnati dalla musica di qualche
strumento.
(13) Ogni mattina, quasi ad ogni ora, nella chiesa parrocchiale, si
susseguono le Messe in varie lingue. Gli inglesi,
che la celebrano alle 10, dimostrano anche in questo
luogo la loro stupida, demente arroganza: non
potendo chiudere le porte a chiave per motivi di
sicurezza, mettono davanti ad ogni entrata delle
persone che impediscono a chiunque di entrare,
finchè non hanno terminato. Quando inizia la Messa
degli italiani le porte non solo restano aperte ma
addirittura spalancate: benedetta accoglienza,
benedetta italianità, vero spirito di misericordioso
paradiso.
(14) In quella circostanza, l'unica, una di noi ha sperimentato un
fenomeno che in molti verificano: è come se il Sole
perdesse parte della sua luminosità e si può fissare
senza alcun fastidio; poco dopo ridiventa
inguardabile. La cosa curiosa è che non a tutti fa
questo effetto e che, come nel nostro caso, la
persona che ne è stata testimone nulla sapeva a
riguardo.
(15) L'icona, alta circa tre metri, posta dietro l'altare maggiore della
chiesa di Surmanci, è ben descritta nella sua
simbologia su di un foglio che viene distribuito in
quel luogo in varie traduzioni. Originariamente -
cosa che abbiamo saputo indirettamente da alcune
persone - si trovava nella chiesa di Medjugorje,
nella stanza di fronte alla sacrestia, dove si
sarebbero verificate, davanti ad essa, alcune
guarigioni. Per evitare confusione e storie da parte
dell'autorità ecclesiastica, i frati l'avrebbero
come "esiliata" in questo luogo.
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