Sui mezzi di comunicazione
sociale
“[…] Il ruolo che gli
strumenti della comunicazione sociale hanno assunto nella
società va ormai considerato parte integrante della
questione antropologica, che emerge come sfida cruciale del
terzo millennio. In maniera non dissimile da quanto accade
sul fronte della vita umana, del matrimonio e della
famiglia, e nell’ambito delle grandi questioni contemporanee
concernenti la pace, la giustizia e la salvaguardia del
creato, anche nel settore delle comunicazioni sociali sono
in gioco dimensioni costitutive dell’uomo e della sua
verità. Quando la comunicazione perde gli ancoraggi etici e
sfugge al controllo sociale, finisce per non tenere più in
conto la centralità e la dignità inviolabile dell’uomo,
rischiando di incidere negativamente sulla sua coscienza,
sulle sue scelte, e di condizionare in definitiva la libertà
e la vita stessa delle persone. Ecco perché è indispensabile
che le comunicazioni sociali difendano gelosamente la
persona e ne rispettino appieno la dignità. Più di qualcuno
pensa che sia oggi necessaria, in questo ambito, una
“info-etica” così come esiste la bio-etica nel campo della
medicina e della ricerca scientifica legata alla vita […]”
Questo uno stralcio
del messaggio di Benedetto XVI
per la 42° Giornata Mondiale
delle Comunicazioni Sociali (4 maggio 2008).
Il problema della perdita
degli “ancoraggi etici” e del “non tenere più in conto la
centralità e dignità inviolabile dell’uomo” è oggi sotto gli
occhi di tutti, basta accendere la televisione, aprire
qualunque giornale, sintonizzarsi su questo o quel programma
radiofonico o navigare su internet. D’altro canto non
possiamo nemmeno nasconderci che, nel contesto culturale ed
economico contemporaneo, globalizzato per certi aspetti e
frantumato per altri, dominato e in gran parte manipolato da
interessi forti e spesso occulti, è difficilissimo trovare
comunanza di vedute e sinergie di interventi. L’auspicio del
Papa di giungere ad una “info-etica” ci appare dunque oggi
come l’unico traguardo raggiungibile, senza illusioni e
false enfatizzazioni. Le dichiarazioni sui diritti
dell’uomo, quella sui diritti dell’infanzia, delle donne ed
altro, pur tappe indispensabili, se hanno facilitato la
sensibilizzazione e l’individuazione relativa ad abusi e
storture, non hanno certo eliminato - secondo i più
pessimisti nemmeno diminuito - lo sfruttamento e la violenza
contro l’uomo, i bambini e le donne. Così non possiamo
nemmeno illuderci riguardo alla “info-etica” o “etica
dell’informazione”, anzi, visto le tendenze e la china su
cui stiamo scivolando, per restare sul piano di un sano
realismo, si può solo ipotizzare un peggioramento
generalizzato, salvo qualcosa di straordinario che dovesse
irrompere, come un fulmine a ciel sereno, sui pensieri e
sulle azioni degli uomini.
In questo quadro, l’urgenza
prioritaria, ieri come oggi ed ancor più domani, rifiutando
ogni arroccamento destinato a rivelarsi puro castello di
carte esposto alle tempeste, resta quello dell’educazione ad
una coscienza retta, eticamente e moralmente fondata,
consapevole delle potenzialità e dei limiti propri ed
altrui, informata sui fatti e sui meccanismi vecchi e nuovi
della comunicazione, del mercato, della pubblicità e delle
relazioni, con lo sguardo rivolto in ogni direzione, nella
ricerca di rapporti con tutti gli uomini e le donne di buona
volontà.
Anche da questo punto di
vista la parrocchia -
pur nel suo specifico dovere di essere prima di tutto
comunità di fede e di preghiera necessariamente indirizzata
verso il “proprio” Dio - può ancora svolgere, se i pastori e
i loro collaboratori ne sono consapevoli, una funzione
determinante come spazio libero e indipendente, luogo di
incontro, di dialogo, di conoscenza, di formazione al senso
critico, di laboratorio delle idee.
Alla fine, il pericolo più
insidioso risulta la pigrizia, cioè quell’atteggiamento che
ci porta ad arrenderci, a subire, a lasciar stare, a
rimanere seduti quando non addirittura a dormire, con la
speranza che tutto si risolva con il sonno, ma: “chi dorme
non piglia pesci”, dicevano i nostri vecchi, e al risveglio
- perché c’è sempre il risveglio - si rischia di ritrovarci
davanti a terribili sorprese.
Don Franco |
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