Il Cristo dipinto:
profezia di Colle
EGO SUM LUX MUNDI VIA VERITA(S)
- Un commento di don Franco Monticelli -
Il Cristo dipinto
La tradizione dei crocifissi
dipinti è propria dell’Italia centrale, a partire dal XII
secolo. Riprendendo gli stilemi bizantini su sarcofagi ed
altro, mostrano un Cristo vivo, quindi ad occhi aperti, non
piegato ma eretto, con quattro chiodi, trionfatore sulla
morte (Christus Triumphans); sulle estremità allargate dei
bracci della croce (cimase) sono riportate figure a
completamento che a partire dalla seconda metà del XIII
secolo diventano figure a mezzobusto della Vergine, di S.
Giovanni apostolo, talvolta dei quattro evangelisti e, sul
braccio superiore, un Cristo in maestà. Il più antico
crocifisso dipinto esistente è quello di Maestro Guglielmo
di Sarzana (1138) che pure ha degli elementi propri.
Agli inizi del Milletrecento
nasce una nuova tipologia, sempre di ispirazione bizantina,
ma tesa a sottolineare maggiormente l’umanità del Salvatore,
posta al centro dalla predicazione soprattutto di Santo
Francesco e dei suoi seguaci, e vede il Cristo sofferente (Christus
Patiens) con il volto reclinato su di una spalla, gli occhi
chiusi e il corpo incurvato. Ideatore di questa novità fu
senz’altro Giunta Pisano (notizie 1229-1254), ripreso da
Cimabue (c. 1240-1302).
Giotto (c. 1267-1337) apportò
alcune modifiche in senso realista che rimarranno quasi
inalterate, salvo invenzioni di artisti e tradizioni locali,
fino al termine di questa tipologia di crocifissi (XV-XVI
secolo): il Cristo appare sotto il peso del corpo, con le
gambe piegate e i piedi fermati da un solo chiodo.
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San Giovanni | |
IL sangue che sgorga | |
La Maddalena(intravediamo appena la capigliatura) | |
La sua profezia
Nel modo stesso in cui è giunto
e come
è giunto in questa chiesa,
sta la profezia del Cristo in croce
a Colle.
Danneggiato dal tempo e dagli elementi
fu rifiutato dai suoi,
non più stimato degno di una pieve,
reietto
fu cacciato in un luogo secondario, appartato,
così come, nell’animo nostro,
abbiamo esiliato in un angolo oscuro
il volto del Signore,
la fede in lui,
ponendo al centro della nostra attenzione altro.
“Uno è schiavo di chi l’ha vinto” (2Pt. 2,19)
… e siamo divenuti servi di mille cose
e la parte più ignobile della nostra psiche
ha scavalcato l’altra e domina la scena.
Così spesso diventa …
l’uomo vigliacco,
il padre assente,
la donna oscena,
la madre despota e in altri casi isterica,
la famiglia un pezzo di carta,
la politica un campo di interessi personali,
la finanza un latrocinio,
la stampa una cricca di sciacalli,
i cardinali decrepiti,
i preti - sì i preti -
parolai e faccendieri,
nei casi estremi pedofili.
Eppure …
dal suo volto emana
dignità e forza,
e dal suo cuore una cascata,
perennemente viva,
di sangue redentore:
il suo invito
e il suo aiuto
restano!
In te, mio Signore,
ogni peccato è vinto,
ogni scoraggiamento distrutto,
ogni passato dimentico.
Solo il presente e il futuro
per te contano!
Guardandoti e amandoti
rinasce la speranza,
la vita si rinnova,
l’eternità di gioia
diventa raggiungibile.
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Approfondimenti tecnici e storici a cura di Nello Taschini |
Ignoto pittore
“L’opera più essere vista
come un frutto assai rozzo, eppure interessante, di
prototipi quali la croce di Agnolo Gaddi in Santa Croce a
Firenze e altre coeve della scuola fiorentina. Il nostro
pittore è caratterizzato da una forma assai rigida nella
resa del modellato, sottolineato da ombre molto marcate che
lo descrivono quasi in maniera calligrafica, come è evidente
dal volto segnato da linee nette, quasi come in certi
pittori duecenteschi. I capelli e la corona di spine
sembrano tratteggiati con notevole ingenuità. Tale
sensazione tuttavia, non è del tutto confermata dalla
lettura delle altre figure dove l’artista si conferma
mediocre, ma inseribile nel filone degli epigoni dei
maestri: il Cristo frontale, il San Giovanni e quel che
resta della Maddalena sono, a differenza del Cristo intero,
ben inseribili nel clima artistico della seconda metà del
secolo […] Tale opera mostra inoltre una sagoma
caratteristica della croce pressoché identica a quella della
Croce dipinta di Pietro Lorenzetti a Cortona.”
Marco Ciatti in
Le chiese di Carmignano e Poggio a Caiano, Claudio
Martini Editore, 1994
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