Commento
ad un articolo, a firma di Antonio Vermigli, apparso sul
Tirreno lunedì 31 gennaio, a pagina 12, con il titolo:
Indignazione e opportunismo.
Signor Vermigli, quello di tirare l’abito della mamma o
della maestra (nello specifico la talare del vescovo di
Pistoia) era un atteggiamento che tenevamo da bambini, una
volta cresciuti dovremmo essere più maturi e responsabili e
smetterla di essere ingenui o maligni, contando, in questo
caso, sulla sprovvedutezza altrui. Cosa volete dare ad
intendere: che vi interessa il parere del vescovo, di
Bagnasco o del papa? che siete preoccupati per la faccia
pubblica della Chiesa? che vi interessa il bene della
Nazione? Fosse questo, niente da obiettare, ma non è questo
l’incipit fondamentale del suo scrivere.
Ditemi: quante volte, a lei e al suo gruppetto, è davvero
interessata la parola del vescovo, di Bagnasco o del papa?
Ditemi, ve ne prego: di quale Chiesa parlate, perché siamo
abilissimi nel dividere la comunità cristiana a fettine:
quelli sono del prima-concilio, quelli sono
contro-il-concilio, quelli sono devozionisti, quelli sono
lefebvriani, quelli sono di Pinco, quelli sono di Sempronio.
Divide et impera, così dicevano e così agivano i
romani e così tanti di noi. No, certo, non nella illusione
di dominare chissà che cosa - non è il vostro caso - ma
nella speranza (inconscia, per amor di Dio, inconscia) di
ritagliarsi una porzione, sì una porzioncina di spazio in
cui sentirsi … puri, in un mondo di corrotti, di sentirsi
progressisti, ecologisti, evangelici e chi più ne ha ne
metta, in una parola: migliori degli altri. Seguendo questa
inclinazione, molto diffusa anche nella società
contemporanea - visto il diffondersi di sette d’ogni tipo -,
l’incontro con persone che “pesano”, non perché siano
extra-large, ma perché il loro nome riempie la bocca e le
pagine di giornali e riviste (anch’esse non tanto schierate
ma di parte), assume il valore di una controprova: siamo nel
giusto, perché così la pensano gente nota e notissima; e se
da questo e solo per il fatto di “marciare” in loro
compagnia se ne acquista un briciolo di notorietà, ebbene: è
il massimo della godulia ed è tutto guadagnato!
Vede, signor Vermigli & company, io non ho la pretesa di
sentirmi migliore degli altri, ho solo una testa che cerco
di far funzionare e non mi piego a slogan e a pregiudizi, né
tanto meno alla strafottenza dei potenti, di qualunque razza
e ideologia. Questo non è un pregio, questa è una sfiga, che
ti ritrovi addosso come la vita e l’aria che respiri. Per
questa sfiga non posso tacere, anche riguardo a quanto
scrive. Ce l’avete contro Berlusconi? Bene: è lecito e
sacrosanto. Ce l’avete perché dice barzellette anche
blasfeme? Bene: è lecito e sacrosanto. Ce l’avete perché è
strafottente? Bene: è lecito e sacrosanto. Ce l’avete perché
- così dicono certi magistrati - va con le puttane e sembra
andare anche con le minorenni? - signor Vermigli, sembra! O
non siete voi per la giustizia, aspettate almeno la
sentenza, prima di scatenare, si fa per dire, le piazze,
pardon, i marciapiedi, visto l’argomento, sennò di quale
giustizia parlate! - Bene: è lecito e sacrosanto.
Quello che non è
lecito e sacrosanto è il vecchio vizio degli italiani, cioè
quello di stracciarsi le vesti a senso unico, quando ci fa
comodo, quando non ci costa nulla e strappa l’applauso del
popolino, o meglio, dei potenti e strafottenti della nostra
parte. Perché vede, signor Vermigli, c’è chi vede Berlusconi
come la personificazione del male, la causa di ogni
disgrazia, la sciagura per eccellenza, a questi dico:
cercate di diventare adulti, cercate di essere più onesti,
cercate di guardare in faccia la realtà e non la sua
mediatica rappresentazione, ch’è sempre strumentale ai fini
del potere. La favola che il male sia localizzato in questa
o quella persona è la tristissima storia che portò alla
famosa lotta alle streghe, agli untori, agli ebrei e di
fatto, i servi delle ideologie, hanno un gran bisogno di
seguire questi meccanismi, sono funzionali alla loro psiche
e ai loro piani, questi sì, sempre eversivi. Dirò allora che
lo strazio dell’Italia di oggi, non sta solo in chi pratica
le puttane e guarda caso, con tutte le case, le ville e le
isole a disposizione, le convoca proprio nel palazzo della
presidenza del consiglio (lasciatemi dire che qualche dubbio
mi viene!), ma anche in chi le puttane le mette al centro
della lotta politica, e le spiattella quotidianamente sui
propri giornali, e ne fa strazio ad ogni trasmissione
guidata dai capipopolo alla Santoro, ai Lerner, ai Fazio e
se ne fa scudo perché non sa che dire, perché non ha idee,
perché non ha proposte per affrontare realmente i problemi
della gente, e cerca solo di sopravvivere con il proprio
carrozzone burocratico e patrimoniale (i fatti accaduti alle
primarie di Napoli ne sono una tra le mille testimonianze).
Mi
permetto un ultimo riferimento e questo specificamente
religioso. A chi tirava Gesù per la veste, chiedendogli di
prendere una posizione in fondo politica, in fondo di parte,
egli rispose con la famosa frase: “Date a Cesare quello che
è di Cesare e a Dio quello che è di Dio!”. I benpensanti del
momento non gliela perdonarono e quando fu crocifisso molti
di loro esultarono dicendo: un ipocrita, un opportunista di
meno! Eppure, quanto sapienza, quanta forza in quella frase.
Peccato che riguardo a sapienza e a forza i cristiani di
oggi ne siano così privi, scemi, direbbero gli antichi.
Colle, 2 febbraio 2011
Don Franco Monticelli |