Una cappellina per l'Adorazione Eucaristica

Perché una cappellina?

La nostra chiesa non può rimanere aperta durante le ore del giorno poiché senza controlli e quindi esposta al rischio di furti e di gesti sacrileghi. Anche per questo abbiamo destinato un piccolo ambiente, facilmente raggiungibile attraverso il cancello sulla strada, a valle della chiesa, a luogo di preghiera, in cui abbiamo collocato e dove lasceremo il SS. Sacramento.

 

Perché l’Adorazione Eucaristica?

L’Eucaristia è il grande sacramento della presenza di Cristo in mezzo a noi; è la “fonte” e il “culmine” della vita spirituale. “Fonte”, perché da essa scaturisce in modo sovrabbondante lo Spirito Santo, luce e forza per i singoli e le comunità nella quotidiana battaglia per la fedeltà a Cristo e quindi al Bene in vista della salvezza in questo mondo (essere o tornare ad essere sani e liberi) e nell’altro (Paradiso). “Culmine”, perché il cammino di conversione trova il suo momento più alto nel vivere in perenne unione con il Dio rivelato in Gesù Cristo, di cui l’Eucaristia è la massima presenza nella realtà creata.

I santi, “scoperto” il “segreto del re”, ne hanno attinto a piene mani, con una preghiera adorante che spesso sconcerta per la lunghezza e la profondità. Madre Teresa di Calcutta restava in adorazione ogni notte per ore ed ore (pur impegnata senza risparmio nell’assistenza verso i poveri); Padre Pio faceva lo stesso, così come don Giovanni Bosco, padre Massimiliano Kolbe …

Anche noi siamo invitati a metterci in cammino sulla stessa strada, per gradi certo, ma con la capacità e il coraggio di compiere il primo passo, cioè quello di iniziare, magari decidendo per un’ora di adorazione al mese.

 

L’obiezione più comune

Può nascere subito una domanda: “Io non ho mai provato, non l’ho mai fatto, non so come si sta e non so come si fa; avrei bisogno che qualcuno mi insegnasse”. E’ vero, abbiamo bisogno che qualcuno ce ne parli, che qualcuno ci guidi e in parrocchia, in ogni parrocchia, non mancano persone capaci e momenti di adorazione comunitaria a cui attingere per una adorazione personale. Ma non creiamoci problemi eccessivi: l’adorazione davanti al Santissimo Sacramento la si impara … adorando, basta un minimo di consapevolezza di essere alla presenza di Dio e di farlo senza maschere e senza veli. Si può iniziare con la semplice idea di “fare compagnia a Gesù Cristo” leggendo (e meditando) i Vangeli (la lettura della vita di un santo/a o di altri testi spirituali può andar bene ma deve impegnare un tempo limitato, altrimenti ci fa perdere il senso di stare alla presenza di Dio); bene la recita del Rosario o di altre preghiere, soprattutto di ringraziamento e di lode (i salmi, letti con calma e con attenzione, sono molto indicati); si possono certo manifestare le intenzioni che più ci stanno a cuore, ma bisogna fare attenzione a non cadere in un monologo: l’atteggiamento deve essere di chi “ascolta” il Signore, e non quello di essere ascoltati da Lui, che sa già tutto; o un po’ di tutto questo. Ma il momento più alto, il punto di arrivo è lo stare alla presenza di Cristo “guardandolo sapendo di essere guardati”, con una preghiera che usi poche parole (magari una frase ripetuta lentamente - del tipo “Gesù ti amo”, o “Grazie Gesù”, o “Padre, sia santificato il tuo nome”, … ) o un silenzioso linguaggio d’amore, dove le parole stesse non hanno più senso, anzi possono disturbare, e conta solo l’affetto e il sentimento (santa Teresa d’Avila, contemplava spesso immaginandosi di stare a pochi passi da Cristo, mentre egli pregava nell’orto degli ulivi o altrove, nel suo peregrinare in Terra Santa - “fare compagnia a Gesù Cristo”, appunto, nel modo più profondo ed intenso).

 

Preghiera intimistica?

No, al contrario, possente canale di grazia che si riversa sulla nostra vita, su quella dei familiari, sulla comunità, sulla Chiesa, sul mondo; una sferzata salutare che non può che spingere alla testimonianza, al servizio, all’amore vicendevole. 

 

Come accedere

La porta della cappellina non può rimanere aperta, per lo stesso motivo che dicevamo riguardo alla chiesa. Chi decide di dare il minimo richiesto (un’ora al mese) lo dovrà comunicare al parroco, dicendo il giorno e l’ora scelta e ricevendone le chiavi necessarie. Queste ultime verranno consegnate durante la Messa domenicale (come testimonianza davanti alla comunità) o in modo più semplice, informale; occorrerà comunque seguire scrupolosamente le indicazioni e le raccomandazioni che verranno date.

 

Adesioni

Ad oggi, 13 febbraio 2009, sono 58 le ore mensili coperte dagli adoratori, in definitiva l’8,05%.

 

[Da Sacramentum caritatis, di Benedetto XVI

Il rapporto intrinseco tra celebrazione e adorazione

66. Uno dei momenti più intensi del Sinodo è stato quando ci siamo recati nella Basilica di San Pietro, insieme a tanti fedeli per l'adorazione eucaristica. Con tale gesto di preghiera, l'Assemblea dei Vescovi ha inteso richiamare l'attenzione, non solo con le parole, sull'importanza della relazione intrinseca tra Celebrazione eucaristica e adorazione. In questo significativo aspetto della fede della Chiesa si trova uno degli elementi decisivi del cammino ecclesiale, compiuto dopo il rinnovamento liturgico voluto dal Concilio Vaticano II. Mentre la riforma muoveva i primi passi, a volte l'intrinseco rapporto tra la santa Messa e l'adorazione del Ss.mo Sacramento non fu abbastanza chiaramente percepito. Un'obiezione allora diffusa prendeva spunto, ad esempio, dal rilievo secondo cui il Pane eucaristico non ci sarebbe stato dato per essere contemplato, ma per essere mangiato. In realtà, alla luce dell'esperienza di preghiera della Chiesa, tale contrapposizione si rivelava priva di ogni fondamento. Già Agostino aveva detto: « nemo autem illam carnem manducat, nisi prius adoraverit; peccemus non adorando – Nessuno mangia questa carne senza prima adorarla; peccheremmo se non la adorassimo ».(191) Nell'Eucaristia, infatti, il Figlio di Dio ci viene incontro e desidera unirsi a noi; l'adorazione eucaristica non è che l'ovvio sviluppo della Celebrazione eucaristica, la quale è in se stessa il più grande atto d'adorazione della Chiesa.(192) Ricevere l'Eucaristia significa porsi in atteggiamento di adorazione verso Colui che riceviamo. Proprio così e soltanto così diventiamo una cosa sola con Lui e pregustiamo in anticipo, in qualche modo, la bellezza della liturgia celeste. L'atto di adorazione al di fuori della santa Messa prolunga ed intensifica quanto s'è fatto nella Celebrazione liturgica stessa. Infatti, « soltanto nell'adorazione può maturare un'accoglienza profonda e vera. E proprio in questo atto personale di incontro col Signore matura poi anche la missione sociale che nell'Eucaristia è racchiusa e che vuole rompere le barriere non solo tra il Signore e noi, ma anche e soprattutto le barriere che ci separano gli uni dagli altri ».(193)

La pratica dell'adorazione eucaristica

67. Insieme all'Assemblea sinodale, pertanto, raccomando vivamente ai Pastori della Chiesa e al Popolo di Dio la pratica dell'adorazione eucaristica, sia personale che comunitaria.(194) A questo proposito, di grande giovamento sarà un'adeguata catechesi in cui si spieghi ai fedeli l'importanza di questo atto di culto che permette di vivere più profondamente e con maggiore frutto la stessa Celebrazione liturgica. Nel limite del possibile, poi, soprattutto nei centri più popolosi, converrà individuare chiese od oratori da riservare appositamente all'adorazione perpetua. Inoltre, raccomando che nella formazione catechistica, ed in particolare negli itinerari di preparazione alla Prima Comunione, si introducano i fanciulli al senso e alla bellezza di sostare in compagnia di Gesù, coltivando lo stupore per la sua presenza nell'Eucaristia.]

  torna ad approfondimenti