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I
cuori sono stelle che nell'uomo fioriscono.
Tutti
i fiori sono cieli.
Tutti i cieli sono fiori.
Tutti i fiori ardono.
Tutti i cieli fioriscono.
H.
Arp
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Minardi, la materia della vita
Minardi, artista parmigiano che conta una ormai vasta produzione
e la partecipazione a numerosi concorsi nei quali spesso
si è aggiudicato i primi premi, merita un'attenta
considerazione critica.
La sua è un'arte in continua evoluzione e sempre
più in fuga dal fondo della tela. Spesso nel percorso
di un artista avviene un approfondimento della matericità,
la tendenza ad una presa sempre maggiore sulla realtà,
grazie alla crescente fiducia nei propri mezzi espressivi,
e all'inevitabile istinto creativo o meglio creatore che
chiede di rendere vivo 1'impasto di creta, colore, gesso.
Così da una riproduzione piatta del mondo si passa
a rilievi di tinte, dal pennello alla spatola per rendere
ombre sempre più profonde, contrasti più accesi.
I soggetti di Minardi sono spesso i luoghi a lui più
noti; le colline e le campagne intorno a Parma. Così
non può sfuggire all'influenza del contemporaneo
Mattioli anche se elabora e sperimenta in maniera del tutto
personale. L'occhio è diverso; non cerca nella natura
simboli interiori ma 1'apparato variopinto delle emozioni.
I suoi campi di papaveri, di grano sono la finestra sull'estate,
i cieli torbidi di nubi rendono perfettamente 1'ansia che
anticipa la tempesta, i filari d'autunno fanno percepire
i profumi dell'uva. Venezia, in un piccolo ma straordinario
quadro dai pochi riflessi blu e arancio, è percepita
nella sua essenza magica e dorata; è 1'idea, la sensazione
di Venezia. Minardi trasmette ai sensi e coglie 1'essenza.
Così sfugge alla riproduzione spesso stereotipata
della natura e al provincialismo per richiamare le combinazioni
cézanniane di verde veronese e verde cupo. Lascia
intuire, dietro 1'apparente semplicità una conoscenza
più complessa, una costruzione tecnica solida come
le case che punteggiano i panorami, uniche tracce umane
silenziose. La presenza di queste abitazioni è un'àncora,
un controllo, un rispetto del vero visibile, forse una traccia
di nostalgia difficile da togliere. Minardi è pronto
a levare la rete prima del volo ma intanto 1'allontana;
confina case e cieli in alto, sullo sfondo, con orizzonti
altissimi e fa avanzare muri di fiori, colline che sono
un tumulto di tinte. E' 1'esplosione della vita: danze di
azzurri, viola verdi, rossi urlanti dove ci si immerge senza
rendersene conto. Sono finestre spalancate e sempre più
grandi sul giorno più brillante, la notte più
quieta, 1'inverno dal silenzio nevoso dove il manto bianco
non è morte ma un velo sulla terra palpitante, pizzo
su alberi e steli vibranti che tanto richiamano Sisley.
Quando inserisce personaggi sono spesso contadini e in armonia
perfetta con quanto li circonda, note nella sinfonia delle
stagioni.
Ha affrontato anche 1'attualità nel quadro con la
donna in burka, un' ombra nera in un germogliare di colori
dove i fiori inghiottono la paura, sono promesse di liberta.
E' pittura vitalissima la sua, sonora quasi, raramente cupa.
Anche nelle crocefissioni, sia in quelle realizzate in creta
che in quelle dipinte, non c'e dramma; la spiritualità
e data dal blu unito al mistico viola e 1'evento tragico
si stempera nella malinconia della luce lunare che illanguidisce
la scena, un requiem pensoso, una silenziosa ascesa.
Manuela Bartolotti
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