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USO, IMPORTANZA E SIGNIFICATI PSICOANALITICI
DELLE FIABE
da "Il mondo incantato" di Bruno Bettelheim
Le fiabe furono sottoposte a severe critiche quando le nuove scoperte della psicanalisi e della psicologia infantile rivelarono quanto sia violenta, ansiosa, distruttiva e addirittura sadica l'immaginazione di un bambino.
Un bambino piccolo, per esempio, non solo ama i suoi genitori con un'incredibile intensità di sentimenti, ma a volte arriva anche ad odiarli. Alla luce di questa conoscenza, avrebbe dovuto essere facile riconoscere che le fiabe parlano alla vita mentale del bambino. Ma invece coloro che ne dubitavano sostennero che queste storie creano o almeno incoraggiano notevolmente questi sentimenti sconvolgenti.
Coloro che misero al bando le fiabe tradizionali decisero che se c'erano dei mostri in una fiaba narrata a dei bambini, dovevano tutti essere bonari; ma trascurarono il mostro che un bambino conosce meglio e lo preoccupa di più: il mostro che sente o teme di essere e che, a volte, arriva a perseguitarlo. Tenendo questo mostro all'interno del bambino inespresso, nascosto nel suo inconscio, gli adulti impediscono al bambino d'intesservi intorno alle fantasie, sull'immagine delle fiabe che conosce.
Senza tali fantasie, al bambino non è dato di conoscere meglio il proprio mostro, né vengono forniti suggerimenti sul modo in cui egli può dominarlo. Di conseguenza, il bambino rimane indifeso con le sue peggiori ansie: a maggior ragione se non gli sono state raccontate fiabe che danno forma e corpo a queste ansie e non gli sono stati indicati dei modi per sconfiggere tali mostri. Se la paura di essere divorati assume la forma di una strega, è possibile sbarazzarsene bruciandola nel forno! Ma queste considerazioni non vennero in mente a coloro che misero al bando le fiabe.
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