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Emergenza lavoro: numero speciale del Sofà di Claudio Bacilieri Numero
speciale, questo del Sofà, interamente dedicato al lavoro.
Abbiamo raccolto le testimonianze degli immigrati, delle
associazioni che operano in questo settore, dei sindacati e dei
centri per l'impiego, per fare il punto sulle opportunità
presenti in Emilia-Romagna, dal lavoro interinale alla voglia di
mettersi in proprio, dai corsi di formazione lavoro alle
concrete offerte delle imprese. Non è facile, per i cittadini
che provengono da altri Paesi, orientarsi nella grande babele
del mercato del lavoro italiano, dove si può trovare tutto o
niente. E anche quello che si trova - il lavoro pesante in
fabbrica come l'assistenza domiciliare ai nostri anziani – è
appesantito dall’ appartenenza a un'altra cultura, che
rende tutto più difficile. |
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I
diversi approdi professionali delle comunità di immigrati di Chiara Mazzocchi
Andare via e cambiare città,
paese o nazione per scelta, per comodità, per necessità.
Andare via con disperazione, paura, curiosità, speranze per poi
arrivare. Ma cosa significa arrivare?
Ogni comunità si specializza in un settore Per
quanto riguarda la Provincia di Rimini, un primo aspetto da
cogliere è la crescente eterogeneità e stratificazione della
popolazione immigrata.
Qualsiasi lavoro, per di sopravvivere Rimane il fatto che esistono settori in cui è difficile
trovare manodopera italiana e ciò va incontro alle necessità
economiche degli immigrati che spesso sono disposti a fare
qualsiasi lavoro pur di garantirsi un livello minimo di
sostentamento. Inoltre con questa variabile, che è più legata
all’offerta del mercato del lavoro, interagiscono fattori
relativi alle caratteristiche della domanda: fattori culturali,
religiosi e le differenze di genere. Dott.ssa Chiara Bazzocchi
Immigrazione nella Provincia di Rimini
(Fonte: “Osservatorio sull’immigrazione” Rapporto Provinciale 2001- Provincia di Rimini) Imprenditorialità:
la Provincia di Rimini rappresenta l'incidenza maggiore nella
Regione per peso percentuale sul totale delle imprese - 4,35% di
imprese con titolare straniero. |
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I percorsi professionali delle immigrate di Valeria Engroba Il
Centro italiano d’opere femminili salesiane, (Ciofs) attraverso il
programma di formazione professionale e lo sportello di orientamento
al lavoro (Codi: centro di orientamento donne immigrate), è da
diversi anni un punto di riferimento per le donne immigrate della
regione. La missione del Ciofs è rivolta alle persone più disagiate.
La parola alle corsiste Il corso per operatrici socio-sanitarie, realizzato dal CIOFS (Centro Italiano Opere Femminili Salesiane), tenta di dare una risposta al bisogno di molte donne straniere in Italia d’accrescere la loro professionalità per trovare un lavoro stabile. Ma viene incontro anche alle esigenze di un paese che necessita sempre più di persone che si curino di anziani e ammalati negli ospedali e nelle strutture private. Elena
Jasmina
Anna
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Le
più recenti tendenze del mercato del lavoro in Emilia Romagna di Claudio Marra Le
più recenti tendenze del mercato del lavoro in Emilia Romagna fanno
registrare un crescente aumento degli avviamenti di lavoratori
stranieri tramite le agenzie di lavoro interinale. Col monitoraggio
effettuato dalla Agenzia Emilia Romagna Lavoro, per il 2000 si
riscontrava già che l’incidenza della presenza dei lavoratori
immigrati sull’occupazione interinale superava il 16%, e che
l’utilizzo di tale tipo di forza lavoro fosse assai maggiore di
quello riscontrato nella generalità del contesto produttivo
regionale.
Una modalità di lavoro apprezzata sia dagli imprenditori che dai lavoratori La
crescente presenza di lavoratori stranieri in tale settore è motivo
di preoccupazione da parte di molti osservatori
in quanto, alle condizioni di precarietà che caratterizzano
tali rapporti di lavoro si aggiungono quelle tipiche dei migranti.
C’è anche chi viene scartato / perché ritenuto inaffidabile Inoltre,
non sempre la possibilità di fare diverse esperienze è vista come
consolidamento della propria posizione nei confronti del mercato del
lavoro italiano: in alcuni casi, soprattutto per quanto riguarda
migranti provenienti dall’Est europeo, la dotazione di competenze
lavorative è vista in funzione di un migliore reinserimento nella
patria di origine. |
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La
nuova legge sull’immigrazione rende più difficile di Giovanni Godio Italia
e rifugiati, ma che succede? Va bene che è emergenza sbarchi,
un’emergenza vera, per la quale il nostro Paese ha tutte le ragioni di
chiedere aiuto all’Europa. Va bene che, mentre scriviamo, la
regolarizzazione dei lavoratori immigrati prende per sé ogni attenzione,
anche perché bordeggia fra incertezze e provvisorietà, nonostante la
legge di conversione del decreto del Governo sia stata approvata
definitivamente nella prima metà di ottobre.
In attesa di decisione, gli aspiranti rifugiati sono delle icone della precarietà Altri
due problemi concreti, concretissimi li sottolinea Andrea Accardi, esperto
di diritto d’asilo per Msf: «La legge mette sotto detenzione, in
appositi “centri di identificazione”, chi arriva in Italia in maniera
irregolare per chiedere asilo: visto che si tratta di gente in fuga,
dovrebbe essere scontato che gli sarebbe un po’ difficile trovare vie
regolari! Inoltre se ti negano lo status di rifugiato puoi fare ricorso,
ma a valutarlo è la Commissione Territoriale per il Riconoscimento,
integrata da un solo membro della Commissione nazionale: in pratica lo
stesso organismo di prima. In più puoi ricorrere alla magistratura,
peccato solo che il ricorso non sospenda l’espulsione: ricorri pure, ma
intanto te ne devi partire e aspettare la decisione all’estero». Si
spera non nei ridenti Paesi di provenienza… ALCUNI NUMERI
Fonti: ACNUR 2002,Ministero degli Interni 2002 e Caritas Roma 2002
Fonti: Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati
Legge Fini- Bossi – Modifiche principali in materia d’assistenza finanziaria Prevede l’abolizione del contributo d’assistenza di prima accoglienza. Nonostante da agosto, prima della entrata in vigore della legge i contributi siano stati sospesi. Inoltre non è ancora chiaro se la disposizione attuale ministeriale sia temporanea o definitiva. |
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Speciale - Ricerca FAI di Pierpaolo
Bergamini L'Italia è divenuta in pochi anni un paese d’ immigrazione. Ci si deve allora chierdera se l’incontro tra le esigenze delle imprese e le aspirazioni di chi è alla ricerca di un futuro per sé e per la propria famiglia sia possibile. Il Sofà pubblica in questo numero i risultati di una ricerca effettuata presso le aziende della Provincia di Bologna, coordinata dal CIDES e condotta dalle cooperative Sociali Etabeta e Maratonda, si tratta del Progetto F.A.I.( Formazione, Accoglienza e Informazione) promosso da ANOLF, CISL, CEFAL, Progetto Marocco, Associazione Pakistani Immigrati, Associazione Cittadini Egiziani e Associazione Algerini, finalizzato alla formazione linguistica e civica e all’inserimento lavorativo degli immigrati dalla regione di Settat (Marocco). L’Italia è un paese in profonda e rapida trasformazione: in pochi anni si è trasformata da paese di emigrazione a paese d’immigrazione, specie dalle zone più povere del sud del mondo, anche per la sua posizione centrale all’interno del bacino del mediterraneo. Obiettivo delle persone immigrate, spesso provenienti da zone colpite da povertà e a volte anche da guerre, è la ricerca di un posto di lavoro che dia loro speranza per il futuro e per quello delle loro famiglie. Spesso questa esigenza si incrocia con quelle delle nostre aziende, sempre alla ricerca di figure professionali che risultano non più appetibili dalla popolazione italiana, nonostante il tasso di disoccupazione che affligge, specie in alcune zone del sud, il nostro Paese. E’ sempre facile l’incontro tra domanda e offerta, cioè tra gli immigrati che cercano un’ occupazione e le necessità delle aziende? Secondo la banca dati di Excelsior (progetto promosso dalle Camere di commercio industria e artigianato, che gestisce un Sistema informativo permanente sull’occupazione e sulla formazione), nella sola provincia di Bologna le assunzioni previste nel 2002 di personale extra comunitario sono pari a 3.920 unità, circa il 24% delle intere assunzioni effettuate nello stesso anno. Complessivamente, le previsioni di assunzioni per il 2002 comprendono una grossa percentuale (circa il 36%) di personale che sarà difficile reperire, o per la mancaza di qualificazione da parte dei lavoratori o per le richieste economiche elevate da parte degli stessi, come conseguenza della concorrenza, del mercato delle aziende nella ricerca per determinate figure professionali.
Richiesta delle aziende di personale formato da corsi esterni Scendendo nel particolare, i settori che più difficilmente riescono a reperire lavoratori sono il commercio (829 unità di difficile reperimento), l’industria di oggetti e minuteria in metallo (572 unità), le industrie di macchinari ed elettrodomestici (542), l’istruzione e sanità private (541), le costruzioni (463), gli alberghi, bar e servizi turistici (404). Spesso per tali tipologie di lavoro non viene richiesta nessuna particolare formazione (40% delle richieste), mentre per il 31% si richiede la partecipazione a corsi di formazione interni, per il 14% è previsto un periodo di affiancamento in azienda e solo per il 14% la formazione consiste in corsi esterni. Relativamente a questo ultimo dato, le aziende intervistate hanno dato la disponibilità ad assumere personale extra comunitario, se adeguatamente formato da corsi esterni che garantiscano le professionalità richieste. FIG.
1
Passando ad una analisi del settore agricolo, si nota che le professioni richieste, tutte per lo più di basso livello di qualificazione (pari a circa il 35% nel caso di assunzioni stabili, fino a d un livello del 63% nel caso di assunzioni di stagionali), non hanno spesso carattere di definitività, ma si rivolgono a prestazioni stagionali, ciò evidentemente anche per il tipo di lavori specificamente richiesti in questo settore (raccoglitori manuali, braccianti, addetti mungitura e allevamenti). Le aziende della provincia dichiarano nel 33% dei casi di avere difficoltà nella ricerca e assunzione di personale principalmente per due motivi, come sopra accennato: professioni che la forza lavoro italiana non vuole ricoprire (67%), mancanza di formazione adeguata da parte della forza lavoro italiana (32%). Il ricorso a forza lavoro extra comunitaria avviene soprattutto come risposta al primo tipo di problemi, offrendo di conseguenza professioni a scarsa specializzazione e bassa remunerazione. Per quello che riguarda la seconda tipologia richiesta, le aziende hanno indicato difficoltà nel reperire artigiani e operai specializzati di vario genere (tornitori, fresatori, saldatori, carrellisti, cernitori, addetti a macchine a controllo numerico, addetti a macchine utensili, aggiustatori meccanici, assemblatori di componenti elettronici, addetti agli stampi, operai di cantiere specializzati, falegnami, montatori di mobili, montatori di muretti e recinzioni, giardinieri, vivaisti, potatori di vigneti, conduttori e riparatori di macchine agricole…). Ma queste aziende si sono effettivamente rese disponibili ad assumere anche personale immigrato? Il 50,5% ha risposto affermativamente, il 30% negativamente, il 19,5% assumerebbe immigrati solo per determinati tipi di professioni. Per le imprese che hanno le maggiori difficoltà nel reperire addetti, le percentuali salgono al 59% di disponibilità ad assumere per qualsiasi mansione, il 28% solo per alcune, il 13% non assumerebbe immigrati (contro il 41% delle aziende che non hanno problemi nel reperire mano d’opera). Resta comunque confermato che solitamente le aziende tendono ad assumere immigrati per lavori di bassa specializzazione. In relazione alla possibilità di organizzare cosi di formazione per immigrati direttamente nei loro paesi di origine, il 23% delle aziende non ritiene affidabili tali corsi, mentre il 76% li considera una utile forma di qualificazione professionale. Nello schema sottostante abbiamo indicato le cause di scarsa affidabilità dei corsi secondo le aziende intervistate. FIG.
2 La qualificazione del personale immigrato non può, secondo le aziende, prescindere da una buona conoscenza della lingua italiana (l’89% delle imprese lo ritiene assolutamente o almeno abbastanza importante, solo l’ 11% indifferente o non molto importante). Un incontro non solo possibile ma anche una necessità imprescindibileTutti i dati sopra elencati mostrano abbastanza chiaramente che un’incontro tra le aziende della nostra provincia e gli immigrati non solo è possibile, anzi in parecchi casi è una necessità imprescindibile per le attività produttive locali. Spesso il problema principale resta quello della professionalizzazione del personale proveniente da paesi extra-comunitari, ma anche quello del riconoscimento di tale professionalità, quando essa sia stata acquisita, da parte delle aziende. In effetti si può chiaramente registrare da parte delle aziende la volontà di assumere (salvo quelle che hanno oggettive difficoltà nel reperire personale specializzato) personale extra-comunitario solo per le mansioni di livello più basso e di più bassa remunerazione. Risalta chiaramente da tale analisi la necessità da un lato di realizzare corsi professionali per cittadini stranieri in grado di garantire alle aziende la professionalità richiesta, nonché una più approfondita conoscenza della lingua italiana, dall’altro è necessaria quella di attività di sensibilizzazione per gli imprenditori, al fine di abbattere le diffidenze culturali che spesso si oppongono ad un incontro tra domanda e offerta di lavoro che possa essere quanto più possibile rispettoso sia degli interessi delle aziende, che delle legittime aspirazioni e della dignità delle persone che cercano lavoro nel nostro paese. |
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Imprenditori di Miguel
Zapata Sono
diventati un’abitudine gli aromi, i sapori, i sorrisi e i volti
multicolori che ci ricordano i mille mondi che, sebbene lontani
geograficamente, abitano insieme a noi.
Il freno della burocraziaQuesto
ci introduce al principale ostacolo che trova l’imprenditorialità
immigrata e cioè quello dei requisiti da compilare per un avere un
permesso di soggiorno per lavoro autonomo. Le altre difficoltà provengono
“dalle limitazioni e lungaggini burocratiche, e dalla scarsità dei
finanziamenti - che la banca locale generalmente lega alle conoscenze o
alle proprietà immobiliari -, dalla mancata collaborazione della loro
comunità d’origine e dalle istituzioni italiane” ( Miguel Angel
Garcia - L’imprenditorialità dell’immigrazione - 1998). La redazione del Sofà ha voluto dare voce a questa realtà dell’immigrazione. Abbiamo intervistato quattro imprenditori stranieri delle città di Bologna e di Rimini. ASSIF
MOHAMMED, Pakistano CLAUDETTE,
Congolese TAHIR
SOHAIL, Pakistano RAHALI
MOHAMED, Marocchino Incentivi all’imprenditorialità
nella Regione - Legge regionale 14/90- Art. 13, 14 e 15. |
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A Bologna l'amore, a Londra una vita dignitosa di Gabriela Ghermandi Naima
ha un viso dolce, occhi a mandorla che luccicano nel viso nero, labbra
carnose e turgide.
Troppo complicata l’Italia per un immigrato Purtroppo,
ben presto, Naima si accorse che la vita nella tanto sognata Italia
era molto diversa da come se l’era immaginata. Problemi su problemi,
difficoltà a non finire. Sembrava che ogni cosa fosse stata creata
per complicare loro la vita. Nonostante fossero rifugiate politiche di
un’ex colonia italiana, non avevano alcun tipo di sostegno:
informativo, economico, abitativo. Inoltre, le possibilità di lavoro
che offriva il mercato italiano, per loro, straniere di serie b, erano
circoscritte a determinate sfere: assistente a domicilio degli
anziani, a servizio fisso presso famiglie e, per le fortunate, pulizie
ad ore oppure operaia in fabbrica.
L’ineluttabilità di un modo interculturale Naima
parla di Londra come se fosse casa sua, un luogo in cui si sente
libera ed alla pari, un posto in cui è libera di investire in se
stessa. |
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Sofà cerca collaboratori,
stranieri e italiani, in tutta la regione. Il
Sofà is looking for collaborators
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