28
agosto 2004
Abbiamo deciso di prendere il traghetto che parte alle 23 da Savona
così dormiamo sulla nave e domani mattina siamo già
in pista alle 7. Quest'anno abbiamo delle borse nuove, della Decathlon,
gialle e nere con meno tasche ma molto capienti, carichiamo i cavalli
e siamo sul traghetto, stavolta si sciala e si dorme in cabina,
basta coi materassini per terra almeno per questa volta.
29
agosto
La pedalata più facile
Sveglia alle 6, facciamo colazione sulla nave, dal finestrino un
sole rosso incomincia il suo giro, siamo i primi a scendere, riposizioniamo
il carico e si parte. La strada è un dolce saliscendi che
attraversa piccoli paesi e baiette, poco traffico, abbiamo fatto
pochi chilometri ma Bastia pare lontanissima, sembra di stare in
uno sperduto angolo della Corsica. Sappiamo che stiamo percorrendo
il tratto di strada più facile dell'intero viaggio, effettivamente
le salite sono facili, fossero tutte così! Si pedala sulla
D80 con il freschetto risalendo lungo il lato est del "dito"
verso Cap Corse, passiamo Erbalunga, Marina di Sisco,
Santa Severa e con tranquillità arriviamo a Macinaggio.
Il Campeggio "U Stazzu" è appena fuori del paese
sulla strada che va alla baia di Tamarone, quasi vuoto, basic, niente
ristorante, si piazza la tenda. Davanti al camping c'è un
prato recintato, ci sono dei cavalli al pascolo, poi una spiaggia
un po' strettina, piena di alghe marroni. Proseguendo invece lungo
la strada che subito diventa sterrata si arriva dopo un Km alla
bella baia di Tamarone, di lì partono diversi
sentieri che proseguono verso Cap Corse, siamo nella Riserva
Naturale della Capandula, 377 ettari di macchia e spiagge
protette che si estende fino a Barcaggio (la visita meriterebbe
più giorni di permanenza). C'è anche il piccolo bar
ristorante "U Paradisu", un baraccotto di legno proprio
sulla spiaggia in cui ci facciamo una crêpe e una birra Torra
nel tardo pomeriggio dopo il primo bagno del viaggio. Ci torneremo
più tardi per la cena dopo una bella doccia e un riposino
in tenda. La strada sterrata percorsa dalle auto è piuttosto
polverosa ma la spiaggia è decisamente bella e merita senz'altro
il disagio (portarsi la pila se l'escursione è notturna).
Km 42
30
agosto
Giornata di riposo. Si torna al Tamarone. Gli amanti del trekking
possono sbizzarrirsi nelle passeggiate nella Riserva Naturale, noi
ci riposiamo. Serata a Macinaggio con una montagna di moules
marinieres.
1
settembre
In Corsica non esiste la pianura. Capitolo primo.
Sveglia, toelette, smontaggio tenda, colazione a Macinaggio, compriamo
due banane, due litri d'acqua, un pacchetto di Figolu (biscottini
tipo strudel ai fichi) e si
parte. Inizia una lenta salita senza tregua sulla D80 verso il Col
de Nicolas, piano piano cerchiamo il nostro ritmo, attraversiamo
boschi tra i quali si aprono begli scorci su Cap Corse, mare azzurro
in lontananza, aria fresca, nubi basse, alcuni moderni mulini a
vento ruotano silenziosi in cima alle montagne, un paio d'ore e
siamo al colle. Foto di rito poi continuiamo verso Bocca
di Serra, qualche strappo e ci appare un vecchio mulino
bianco con tetto rosso a cono proprio sopra il cartello del colle.
Fa freschetto e per la discesa verso Centuri Port ci mettiamo la
felpa, la tanto desiderata discesa col passare del tempo diventa
quasi fastidiosa, le mani fanno male per il troppo frenare. Al bivio
prendiamo la D35 e in 4
Km di ripida discesa siamo a Centuri Port piccolo porticciolo
con le vecchie case tutte intorno, barche di pescatori, colori pastello.
Ci facciamo un'altra colazione e consultiamo la guida Routard, abbiamo
fatto solo una ventina di Km ma è meglio finire qui la tappa
perchè per arrivare a S.Florent sarebbe troppo impegnativo
e di salita ne abbiamo già fatta abbastanza per oggi, mica
ci insegue nessuno. La guida ci aiuta nella ricerca di un hotel
(Hotel de la Jetée), c'è anche un campeggio poco dopo
il paese ma per una tappa di un giorno non abbiamo nessuna voglia
di montare la tenda. Intorno al paese ci sono molte piccole spiaggette
incastonate tra le scogliere rossastre, chiediamo ad un uomo con
un cane seduto su un muretto se per andare S.Florent bisogna risalire
la strada già percorsa, per lui è meglio continuare
lungo la D35 che costeggia ancora la costa e con qualche bella salitella
si ricongiunge più avanti alla D80.
Km 22
2
settembre
In Corsica non esiste la pianura. Capitolo secondo.
Lasciamo con riluttanza la nostra stanzetta vista mare, carichiamo
i cavalli, colazione nel baretto del porticciolo e si parte. Proseguiamo
lungo la D35, l'uomo con il cane è seduto nello stesso
posto di ieri, ci dice di andare "doussement", non c'è
problema. In effetti la strada abbandona presto la costa e sale
bella tosta tra piccoli boschi fino alla D80. Poi è un susseguirsi
di lunghe salite e brevi discese.
A volte, mentre pedaliamo lentamente tra i boschi, nel silenzio,
si può sentire solo qualche cinguettìo, il rumore
di una lucertola che scappa tra le foglie, il vento che muove i
rami degli alberi, sembriamo antichi cavalieri medievali in viaggio
attraverso le foreste. Se non fosse per il lieve ronzio della catena
e soprattutto quel lento rumore che a volte senti arrivare alle
tue spalle e aumenta sempre più. Un'auto ti sorpassa, spesso
suona il clacson, come se non l'avessi già sentita arrivare
e scompare in dissolvenza. Ancora silenzio, qualche parola,"tutto
bene?"
"Si". I cavalieri avanzano.
La salita è abbastanza dura, i panorami mozzafiato, in basso
spettacolari scogliere e acqua
turchese. Ma a forza di mozzarsi il fiato dopo un po' ci si stufa,
sempre su e giù tra boschi montani e strade a picco sul mare.
Appare una imponente miniera abbandonata costruita in verticale
lungo la parete rocciosa, vecchie case di minatori e un ristorante
disabitato, un'insegna che si muove per il vento, sembra il set
di un film. Ultima tappa è Nonza, piccolo paesino
in bilico su uno strapiombo sul mare, qualche centinaio di scalini
più in giù c'è la lunga spiaggia grigia, molte
grandi scritte fatte con pietre che si vedono dall'alto. In alto
domina la torre paolina (fatta costruire da Pasquale Paoli nel XVIII
secolo) circondata da belle case e una chiesa color pastello. Poi
finalmente si scende, qualche volta si sale, attraversiamo i vigneti
della regione di Patrimonio fino a S.Florent. Andiamo al
camping Kalliste (niente di speciale, stradine polverose, scarni
alberelli) è subito dopo il paese sulla strada per Ile Rousse.
Sembra lontano dal paese ma scopriamo che passando direttamente
dalla spiaggia bruttina e piena di alghe marroni si accorcia notevolmente
la distanza. Domani vogliamo prendere il battello per le spiagge
del Deserto des Agriates.
Km 64
3
settembre
Le spiagge tropicali
Andiamo in paese passando dalla spiaggia, il battello parte
alle dieci, c'è tempo per una bella colazione seduti in un
dehor di un caffè nella piazza principale di S. Florent.
Poi si va al porto, arriva una piccola barchetta chiamata Popeye
con la lingua dei Rolling Stones dipinta sulla fiancata che ci porta
alla spiaggia di Loto. Bellissima,
deserta, stile tropicale, sabbia bianca rosata, acqua azzurro acquamarina,
limpidissima. Scendiamo tutti percorrendo il pontile come naufraghi
sbarcati dal nulla. Ci godiamo le prime ore di permanenza perchè
ad ogni ora arriveranno altre barche che porteranno altre (troppe)
persone e la magia del luogo si perderà. Comunque, è
senz'altro una gita da consigliare. Da qui partono anche due sentieri
che portano alla spiaggia di Saleccia, molto più
grande e spettacolare (quarantacinque minuti per un sentiero che
taglia verso l'interno, un'ora e mezza lungo la costa) non per niente
ci hanno girato il film sullo sbarco in Normandia "Il giorno
più lungo".
Per la cena, la Routard ci consiglia una pizza alla "Maison
de Pizzas", non è male, forse un po' cara. Nella piazza
principale c'è una gara di petanche, le stradine del
centro storico sono occupate in ogni centimetro disponibile dai
tavolini di centinaia di ristoranti che si susseguono senza fine,
ciascuno con la propria lavagnetta dei menu in bella mostra. Ti
viene da pensare che se ti dovessi fermare anche solo per un attimo
per raccogliere una monetina in terra qualcuno ti metterebbe subito
una sedia sotto il culo e un tavolino davanti.
Domani ci aspetta il terribile Deserto des Agriates.
4
settembre
Où est le terrible Desert des Agriates?
Toelette, smontaggio tenda, Tex Willer e Kit Carson iniziano la
cavalcata. Siamo pronti a tutto.
Inizia una lenta salita piuttosto tranquilla ma ecco che in lontananza
si vedono segnali di fumo! Peste! Indiani ostili vecchio Tex? Niente
paura Kit,
è solo una discarica rifiuti con alcuni fuochi accesi. Attraversiamo
una zona militare, un paio di soldati in mimetica, qualche automezzo
e alcuni edifici imbiancati, ancora qualche pedalata poco impegnativa
e inaspettatamente siamo già a Casta. Ora la strada
è quasi pianeggiante, vegetazione rigogliosa, alberi a volontà.
E il Deserto des Agriates? Boh? Continuiamo in leggera
salita, il panorama diventa più brullo e roccioso, indubbiamente
affascinante ma chiamarlo deserto... Beh pensavamo peggio, più
avanti c'è pure una bella fontana, ma noi abbiamo ancora
molta acqua nelle borracce. Ormai siamo a Bocca di Vezzu,
c'è un'area di sosta e un piccolo furgoncino delle bibite.
Ora si va in discesa fino al congiungimento con la N191 e qui troviamo
la parte più brutta del percorso, salite lunghe, toste e
noiose, traffico notevole, auto che sfrecciano troppo vicine. Alcune
discese seguite da toste salite, incontriamo il bivio per la spiaggia
di Ostriconi, quella con le grandi dune di sabbia, ma noi proseguiamo
e finalmente siamo a Ile Rousse. Entriamo nella piazza centrale,
c'è una fiera con bancarelle e giostrine, ci sediamo sui
gradini della chiesa e ci mangiamo una banana con qualche biscottino.
Accanto a noi un anziano e il suo cagnetto osservano la confusione.
Spingiamo le bici lungo le stradine del centro storico fino al porto
costruito da Pasquale Paoli tra le rocce rossastre. Poi proseguiamo
oltre il paese, una salita tosta sotto un sole bastardo ci innervosisce
non poco ma in breve
siamo al camping Bodri accanto alla spiaggia omonima.
Nella tipica atmosfera desolata dei camping nel primo pomeriggio
montiamo la tenda e subito ci fiondiamo alla spiaggia, per raggiungerla
bisogna solo attraversare la linea ferroviaria. Ci rilassiamo sulla
bella spiaggia, dietro di noi un piccolo baraccotto di legno, ristorante
bar, unica speranza per il cibo visto che il ristorante del camping
è chiuso. E stasera il vecchio "Sindbad" non ci
deluderà, due belle crèpes innaffiate da una bottiglia
di sidro ghiacciato ci aiuteranno a decidere sulle prossime tappe.
Con una bella vista mare al tramonto facciamo i conti con i giorni
e le nostre energie, OK, è deciso, andremo avanti fino ad
Ajaccio, dovremo accorciare un po' i tempi e disattendere la nostra
regola n.1, non potremo fermarci almeno due notti per tappa ma aumenteremo
il confort utilizzando più pernottamenti in hotel rispetto
al campeggio.
Km 52
5
settembre
Le train, kaputt!
Ok, tenteremo di andare giù fino ad Ajaccio, ma la spiaggia
è bella, il baraccotto sulla spiaggia pure e il tempo a disposizione
è sufficiente, per cui oggi rimaniamo ancora qui a Bodri.
Inoltre, nell'ottica di utilizzare il più possibile mezzi
alternativi all'auto, dopo il battello, oggi proveremo il trenino
che da Ile Rousse porta
a Calvi. Dopo una mattinata in spiaggia e due salades nicoises
al baraccotto, ci piazziamo a lato dei binari. Un trenino color
rosso che come minimo risale agli annni '50 scende sferragliando
dalla collina che ci separa da Ile Rousse e si arresta ansimante
accanto a noi, pare si debba sfasciare da un momento all'altro come
l'automobile dei Blues Brothers. Poi riprende ad arrancare sfiatato,
sembra il trenino del Far West, seguendo con grossi strattoni la
costa fino a Calvi. Un giovane e simpatico bigliettaio si muove
su quel ferrovecchio con competenza e disinvoltura quasi fosse il
responsabile dell'Orient Express. A Calvi girelliamo per
il centro storico fino alla Cittadella che sovrasta il porto. Incontriamo
un gruppo di cicloturisti, una dozzina di adolescenti e quattro
genitori/accompagnatori; sono partiti da Ajaccio e sono arrivati
oggi a Calvi, aspettano il traghetto per Nizza, sono ovviamente
felici ed orgogliosi per l'impresa realizzata, hanno impiegato una
settimana per arrivare qui, con tenda e sacco a pelo e nessuna auto
in appoggio. Ci dicono che con una settimana di tempo anche noi
possiamo farcela in senso contrario ma precisano che ci sono da
affrontare alcuni colli alti anche 500 metri. Torniamo alla stazione,
il trenino
sferragliante copia della Bluesmobile è pronto, tutti a bordo,
si parte? Pochi minuti e ci fanno scendere nuovamente, un ferroviere
scuote la testa sconsolato, mi dice: "Le train, kaputt!".
Povero trenino, per oggi non ce la fa, dobbiamo aspettare un ora
per la prossima corsa che sarà effettuata da un mezzo notevolmente
più moderno ed efficiente. Cena al "Sindbad", domani
si parte.
PS
qua ci sono alcune note che ci ha
mandato Marco per chi volesse andare da Calvi ad Aiaccio
via mare e una info sui treni per Corte
6
settembre
Alla ricerca delle lasagne perdute.
Sveglia, toeletta, smontaggio tenda, colazione, siamo in pista verso
le 9 per Calvi. Un primo tratto pianeggiante poi la N197 prosegue
con salita tosta, dritta e trafficata fino a Lumio, poi finalmente
una discesa ci porta a Calvi. Tempo impiegato circa novanta
minuti, sosta alle belle toelettes situate accanto alla capitaneria
di porto, compriamo l'acqua e cerchiamo la D81B, la stradina che
sale verso la punta della Revellata, basta andare verso la Cittadella
e poi svoltare a sinistra. Siamo ancora a pochi Km da Calvi ma la
zona diventa deserta e selvaggia con panorami mozzafiato a picco
sul mare, la piccola stradina segue la costa frastagliata, a volte
senza protezioni, a volte con piccoli muretti molto bassi, l'asfalto
è alquanto deteriorato e non molto agevole, anche in discesa.
Comunque tra saliscendi abbastanza tranquilli e panorami suggestivi
arriviamo al ponte sul fiume Fango, quest'ultimo piuttosto a secco,
lo attraversiamo e svoltiamo a destra verso il mare sulla D351,
in pochi minuti siamo a Galeria, paese poco turistico, desolato,
sarà anche per l'ora, sono le 14,30, vale una sosta per un
paio di insalate. Poi risaliamo la D351, lasciamo il ponte alla
nostra sinistra e proseguiamo dritti sulla D81 in direzione Porto.
Dopo un paio di Km siamo a Fango, praticamente un avamposto
di frontiera, un paio di Hotel, qualche casa e un bivio, da un lato
ricomincia la D351 che prosegue verso Manso e la valle del
fiume Fango, più avanti dovrebbe esserci anche un campeggio;
dall'altro lato continua la D81 verso Porto. Quest'ultima è
la nostra strada ma siamo stanchi e cerchiamo un hotel, la Routard
ci segnala l'hotel ristorante "Le Fango" osannando come
qualità e quantità le sue famose lasagne. I nostri
cavalli vengono alloggiati nel magazzino accanto, noi in una spartana
ma accogliente cameretta. Le lasagne si riveleranno effettivamente
ottime e decisamente abbondanti.
Km 69
7
settembre
In Corsica non esiste la pianura. Capitolo terzo.
Sveglia, toelette, colazione, niente tenda da smontare oggi, solo
i cavalli da caricare. Iniziamo la salita tostarella sulla D81 che
ci porterà fino al colle di Palmarella, non
è durissima ma segue con precisione maniacale ogni ondulazione
della montagna, ogni curva sembra sempre l'ultima e il valico irraggiungibile.
Ma alla fine ci siamo ai 408 metri del colle, facciamo delle foto,
arriva pure una buffa coppia di ciclisti su un tandem con una specie
di borsa frigo sul portapacchi. Andiamo giù in discesa e
poi in falsopiano fino alla Bocca di Croce con uno splendido
panorama su golfo della Girolata. Si
continua a scendere o pedalare poco in una strada stretta piuttosto
trafficata, incontriamo altri ciclisti, a Partinello c'è
pure una fontana davanti ad un enorme eucalipto. Ancora in discesa
fino al bivio per Serriera (noi andiamo dritto) e poi inizia
una salita, l'ultima prima di Porto, stringiamo i denti e ci siamo,
svoltiamo a destra nella stradina che porta alla Marina di Porto
e ci fermiamo in un ristorantino per due belle insalate e acqua
a volontà. Poi andiamo giù verso il mare, tutto molto
artificiale, moderno, rifatto, anche qui hotel e ristoranti a palla.
In una vecchia costruzione fronte mare c'è un piccolo acquario
con pesci dallo sguardo triste che boccheggiano in vasche abilmente
illuminate, la visita merita solo per il bellissimo cavalluccio
marino color verde pisello, incredibile capolavoro della natura.
Questa volta la guida Routard non ci aiuta molto, nell'hotel segnalato
non troviamo nessuno, andiamo quindi in un altro hotel economico
addocchiato poco prima, il "Bon Accueil", le bici stavolta
le mettono in una specie di cripta magazzino con tanto di grata
in stile medievale. C'è comunque anche un campeggio dall'aspetto
decisamente gradevole sulla D81 in direzione Piana. Domani ci aspettano
le Calanches.
Km 51
8
settembre
In Corsica non esiste la pianura. Capitolo quarto.
Sveglia, toelette, togliamo i cavalli dalla cripta e torniamo sulla
D81, c'è un market dove acquistiamo l'acqua e biscottini,
dall'altro lato della strada c'è un bar per la colazione.
Al bivio con la D84 per Evisa noi continuiamo sulla D81 direzione
Ajaccio e inizia una lenta e tosta salita nella
Foresta Comunale di Piana, siamo all'ombra e fa freschetto
ma è dura pedalare. Con frequenti ma brevi soste per tirare
il fiato e bere una sorsata d'acqua fresca siamo in cima, le Calanches
sono effettivamente affascinanti, la strada serpeggia tra enormi
rocce rossastre, l'unico problema sono gli allupati turisti fotocameramuniti
che affollano la stretta strada e autobus clacsonanti che affrontano
curve impossibili e code di auto in senso opposto. Qualcuno ci vede
arrivare ed applaude alla nostra impresa, scattiamo le nostre foto
e poi proseguiamo fino a Piana dove compriamo dell'acqua
per caricare le nostre prosciugate borracce.
La strada continua in salita fino a Bocca di San Martino,
poi giù in discesa e ancora in salita verso il Col
di Torraccia. Un'ultima discesa ci porta a Cargese
dove ci gustiamo due ottime insalate. Siamo stanchi ma decidiamo
di proseguire verso il Golfo di Sagone, la strada
sembra tranquilla, e in effetti sono circa 20 Km di dolci saliscendi,
l'unico problema è il sole particolarmente opprimente. Proseguiamo
verso il golfo della Liccia direzione Tiuccia
a caccia di un hotel segnalato dalla Routard e passato il paese
lo troviamo: hotel "Les Sables de la Liccia" moderno ma
essenziale. Anche qui sembra di stare in una specie di avamposto
di frontiera, davanti all'hotel c'è un bar ("U Moru"),
un market, una farmacia e poco altro, ancora più avanti un
camping dall'aspetto gradevole (che vedremo solo dopodomani). La
spiaggia della Liccia è lunghissima e si estende per tutta
l'ampiezza del golfo. Cena nel baretto di fronte con menu a base
di crépes. Domani riposo.
Km 57
9
settembre
Giornata di riposo sulla spiaggia della Liscia.
Km 0 (solo lo spazio necessario tra hotel, bar e spiaggia)
10
settembre
Triste, solitario y final: a letto senza cena con quattro Figolu
a testa.
Sveglia, toelette, bardiamo i cavalli e facciamo colazione al bar.
Al market compriamo l'acqua, i biscottini preferiti e si parte.
Neanche il tempo di scaldare i muscoli nel primo chilometro di strada
che costeggia la baia e inizia una bella salita, tosta e pure trafficata,
all'inizio dritta ma in seguito sempre più serpeggiante fino
a diventare a tornanti. La Bocca di San Bastiano è
visibile in lontananza, come al solito pare irraggiungibile ma piano
piano e con pazienza ci siamo, scattiamo una foto vicino al monumento
per il mitico Capazza, anche lui esploratore come noi, viaggiava
in mongolfiera e nel 1888 ha fatto la prima traversata in mongolfiera
del Mediterraneo da Marsiglia alla Corsica. Salutiamo Capazza e
andiamo giù in discesa, l'aria sibila sulle orecchie, risalendo
poi per il Colle di Listincone. Al bivio abbandoniamo
la D81 e prendiamo a destra per la piccola D61, in questo modo eviteremo
di ritrovarci sulla N194 in avvicinamento ad Ajaccio su una mega
tangenziale. In effetti è una scelta decisamente ottima anche
se ci tocca fare qualche salitella in più. Siamo ormai alla
periferia di Ajaccio, improvvisamente ci appare una salita
ripidissima in una strada molto trafficata, auto in coda e gas di
scarico. Stringiamo i denti e ci proviamo, lo strappo è breve
ma intenso, in cima il cuore batte a mille ma regge. Ancora qualche
svolta e ci ritroviamo sulla strada costiera a poche centinaia di
metri dalla stazione ferroviaria. Due insalate nel simpatico ristorante
della stazione, dopo non resta che aspettare la partenza del treno.
Consci della esperienza dell'anno passato ci muoviamo come cronometri
svizzeri, portiamo le bici sulla banchina, smontiamo le borse e
dopo pochi minuti il treno arriva in stazione. Ci siamo solo noi
e un ciclista tedesco, carichiamo le bici e cerchiamo di fissarle
con delle cinghie elastiche per evitare o per lo meno mitigare il
loro prevedibile sbattacchiamento la cui visione è per noi
fonte di grande sofferenza, come se venissero torturate. Il viaggio
inizia con molto piacere ma con il passare del tempo diventa stancante
e noioso, non è più la novità dello scorso
anno, inoltre il treno accumula un notevole ritardo, ci metterà
cinque ore anzichè quattro così è già
buio quando arriviamo a Bastia. Inizia l'unico dramma di
una vacanza che finora potevamo considerare perfetta. Pregustavamo
una bella cameretta all'hotel Central e poi cozze, creme brulée
e una birra Pietra vicino al porto vecchio e invece niente di tutto
questo. Tutti gli hotel sono completi, andiamo su e giù per
la città ma il ritornello non cambia, l'unica soluzione è
uscire da Bastia, dobbiamo fare circa 5 Km in direzione sud per
trovare finalmente una sistemazione in un moderno albergo tra capannoni
industriali e superstrada. Niente
cozze, niente creme brulée, niente birra Pietra, solo un
ricco pacchetto di biscottini Figolu innaffiati da buona acqua di
borraccia. Alè.
Km 34
11
settembre
Sveglia, toelette e poi l'ultimo caricamento dei nostri fedeli cavalli
(eccezionali, mai un problema, neanche un salto di catena) e ripercorriamo
per 5 Km la brutta strada trafficata che con qualche salita ci riporta
a Bastia. In place San Nicolas scatta l'ultima colazione
del viaggio, fa parte del rito della partenza. Facciamo i biglietti
per il traghetto, ci dicono che ci sarà un ritardo di un'ora,
allora c'è ancora tempo per fare un giretto nel vecchio porto.
Poi non resta che andare all'imbarco, è un traghetto veloce,
nel primo pomeriggio siamo già a Savona.
Km
totali: 400
Strano
ma vero: nota sui Km percorsi
Durante l'attesa alla stazione di Ajaccio, controllando il contachilometri
totale abbiamo notato che pur avvicinandosi notevolmente al traguardo
dei 400 Km non li avremmo purtroppo raggiunti, a meno che, ci siamo
detti scherzando, non avessimo scorrazzato su e giù per Bastia
solo per consumare altri Km in più. Effettivamente, a causa
della ripetuta ricerca di una sistemazione, questo è proprio
ciò che è avvenuto seppur in modo assolutamente non
previsto e voluto. Ma il fatto ancora più strano è
che la mattina seguente siamo ripartiti dall'hotel raggiungendo
Bastia, siamo andati nel vecchio porto e infine all'imbarco del
traghetto e solo in quel momento abbiamo ricontrollato il contachilometri
totale. Risutato: 400 Km esatti, non un metro di più,
non un metro di meno.
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