Itinerario 1
La Corsica più facile - Da Bastia a Ajaccio passando dalla costa est + trinichellu
Si scende da Bastia verso sud per farsi un po' le gambe nel tratto più facile, si scorrazza nella parte Sud nella zona di Porto Vecchio (ci sono moltissime possibilità si scelta) e poi si risale lungo la costa Ovest affrontando i tratti più impegnativi che portano ad Ajaccio. Da lì si prende il treno corso per il ritorno a Bastia.
Km 230 mappa  
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30 agosto 2003
Mattinata convulsa, preparativi, bici sul tetto dell'auto e partiamo in fretta, il traghetto parte alle 14. In realtà, arrivati a Savona alle 13,30, scopriamo che la partenza è stata spostata alle 15, 15. Si sale con calma, ci piazziamo al fresco, mangiamo un panino, poi il traghetto parte e già fuori dal porto inizia un inquietante rollìo che piano piano aumenta e diventa stazionario. Vengono distribuiti dei simpatici sacchetti di plastica di cui Luisa fa incetta, la sua faccia scompare dentro un sacchetto, riapparirà solo quattro ore dopo. Armando resiste e si concentra su un film con Bruce Willis.
Si arriva a Bastia che sono già le 19,30, non conviene uscire dalla città, il tramonto è agli sgoccioli, meglio cercare un hotel. Evitiamo il tunnel che porta direttamente fuori Bastia e puntiamo verso il centro (tenendo però la direzione Sud). Tutti gli hotel segnalati dalla guida Routard esibiscono il cartello "Complet", il buio aumenta, procediamo il leggera salita lungo Boulevard Paoli, altri tentativi infruttuosi, poi appare l'Hotel Imperial, un melange tra Hill Street Blues e Charles Bukowsky (vecchi in mutande e canottiera sdraiati sul letto con la porta della camera aperta a guardare la televisione), l'unica camera disponibile non ha finestre verso l'esterno, solo una piccola che dà sul corridoio. Ci portiamo le bici su per le scale, fa caldo, voci, gente che passa davanti alla nostra finestrina, si dorme poco. Oggi 3 Km.

31 agosto
Alle sei qualcuno si alza, ne approfittiamo per farlo anche noi. Ci prepariamo, paghiamo (per un buco simile ci chiedono 70 euro!) e ripartiamo nel freschetto mattutino. Proseguiamo per boulevard Paoli e poi andiamo verso sinistra, direzione Sud, un tentativo di colazione al bar ci delude non poco, niente croissants, un caffè orrendo, un "cappuccino" assurdo (una tazzina da caffè con una spruzzata di panna in bomboletta), acqua carissima (NOTA: una bottiglia da un litro e mezzo può costare al bar anche 3 euro!). Usciamo da Bastia ed incontriamo l'uscita del tunnel che si unisce alla statale N193, la seguiamo per un tratto ma poi andiamo a sinistra verso il Lido di Marana. In questo modo si allunga un po' ma si può percorrere una strada più tranquilla che scorre in una striscia di terra compresa tra il mare e lo stagno di Biguglia. C'è pure una lunga pista ciclabile che costeggia la strada ma noi stiamo fuori dalla "riserva indiana" perché spesso ci sono detriti, cocci di vetro ed irregolarità del terreno, dobbiamo proteggere i nostri "cavalli" da eventuali problemi, sono troppo preziosi per noi. La strada prosegue in piano, è piacevole, quando inizia ad allontanarsi dalla costa per ricongiungersi con la statale N198 incontriamo una piccola chiesetta romana (Santa Maria Assunta a Canonica). Sulla statale continuiamo verso Sud, il sole va e viene, quando Luisa si ferma per un salto di catena, Armando è distratto e non controlla nel retrovisore, quasi l'abbandona. Minchia! E dove è finita? Niente paura petite Chaperon Rouge, si riparte, il panorama è poco interessante, i dolci saliscendi dell'inizio diventano più duri.
Uà, uà, uà
La salitella se la ride sguaiatamente (come tutte le salite)
Non ditemi che state già soffrendo eh? No, dai, lasciate perdere… se state soffrendo adesso che cosa farete quando incontrerete le mie sorelle più grandi dall'altra parte dell'isola?

No non stiamo soffrendo, però è una strada che non ci piace, troppo traffico, nei tratti in discesa soffia un ventaccio che ci costringe a frenare, altrimenti le bici oscillano troppo. Sono quasi 80 Km, è ora di fermarsi, la guida Routard segnala il più bel campeggio della costa orientale vicino ad Aleria. Pochi Km e siamo al Camping Marina d'Aleria. Montaggio tenda, bagno rinfrescante in un mare un po' mosso, doccia, cena la ristorante del camping e poi crolliamo in tenda. (Km 87)

1 settembre
Oggi ci riposiamo, sarà il mal di mare di ieri e i successivi 80 km nelle gambe, insomma, la regola numero 1 del nostro modo di viaggiare dice che se il posto tappa non è una ciofeca ci si ferma sempre almeno due notti, siamo in vacanza, non vogliamo battere nessun record. E poi il posto effettivamente non è male, c'è una lunga spiaggia sabbiosa quasi deserta, il camping è ottimo. Passeggiata lungo la spiaggia, alcuni tronchi emergono dalla sabbia, un piccolo stagno. A pranzo ci concediamo due insalate mexicaine, poi ancora, sole, riposo, docce, cena al ristorante. Domani proseguiamo verso Porto Vecchio.

2 settembre
Smontaggio tenda, colazione, riempiamo le borracce di ottima acqua gelata, si paga il camping e si parte. Risaliamo la stradina che ci porta alla statale e poi a sinistra giù verso sud. La strada si allontana dal mare, passiamo Solenzara, Ghisonaccia in dolce saliscendi (meno impegnativo dell'ultimo tratto per Aleria), finalmente il mare ricompare tra la macchia, lo costeggiamo per una ventina di km. La statale N 198 rientra ancora verso l'interno, così noi la abbandoniamo prendendo la D 168a che con saliscendi più tosti va verso Pinarellu (nota: quando si imbocca una strada secondaria il rischio montagne russe aumenta). A Pinarellu siamo un po' stanchi, ci fermiamo ad un ristorante con vista mare per mangiare un'insalata dagli insoliti ingredienti come crostini e pancetta (lardons). Sono le 14, ci piazziamo con le stuoine in una pineta davanti ad una bella baia color turchese, aspettiamo che il sole cali un po'. Poi si riparte sulla D 468 direzione Porto Vecchio con saliscendi abbastanza impegnativi, l'idea sarebbe quella di superare Porto Vecchio e andare verso la piccola penisola che comprende la spiaggia di Palombaggia ed altre posti molto belli, compreso la spiaggia di Ashaghju nella zona di Bocca de Oru. Attraversiamo Porto Vecchio, molti turisti, alcuni ci guardano dal trenino coi vagoncini colorati che percorre la città, proseguiamo oltre. Sulla cartina la zona di Bocca de Oru è dal lato opposto rispetto a Palombaggia, decidiamo di evitare la prima svolta a destra con indicazione Palombaggia per prendere quella successiva per Bocca de Oru (ciò risulterà un errore perché da quel versante la strada è molto più impegnativa). La strada è un saliscendi tostarello, si zompa su e giù come in un ottovolante. Qualcuno sul web ha definito la spiaggia di Ashaghju la più bella della Corsica, in effetti vista dall'alto è molto suggestiva, d'altra parte noi possiamo definire i gestori del camping omonimo i più antipatici (per non dire altro) della Corsica. Dopo aver prudentemente portato a mano le bici per una ripida rampa in discesa di cemento arriviamo al camping dove una vecchia megera inveisce verso altri campeggiatori, subito ci dice che per lei ciclisti e motociclisti sono uguali e ci indica una specie di recinto per maiali in cui secondo lei dovremmo piazzare la tenda. Portiamo le bici vicino agli spazi indicati ma ci spostiamo leggermente più in alto per cercare un po' di privacy. La megera accorre per farci spostare, secondo lei occupiamo troppo spazio, insomma, litighiamo, ci facciamo ridare i documenti e con un nutrito scambio di opinioni ce ne andiamo. La vecchia dice: "si vede che non sono abbastanza stanchi", noi rispondiamo che per essere stanchi lo siamo abbastanza ma è la prima volta che ci trattano in questo modo, ci dicono dove mettere esattamente la tenda e fanno le pulci per pochi centimetri (nota: in tutti gli altri camping ti indicano il settore delle tende e poi dicono di metterti dove vuoi). Riprendiamo il cammino, spingendo le bici per quella dannata rampa di cemento, siamo turisti in vacanza mica polli d'allevamento. "Pedale, pedale" urla la megera. Abbiamo fatto la nostra giusta mossa, ne siamo fieri, però adesso la strada continua con toste montagne russe senza tregua. Ad un bivio prendiamo la strada per Palombaggia ma dopo poco km scopriamo che finisce nel grande parcheggio riservato per chi va alla spiaggia, ci dicono che dobbiamo tornare sulla strada di prima e proseguendo per 3 km si incontreranno due campeggi. Pedaliamo, ad un market isolato tra la macchia ci ingolliamo un litro d'acqua, qualche saliscendi e compare un campeggio, due stelle, lontano dal mare, ci guardiamo in faccia e proseguiamo, pochi metri e c'è il secondo campeggio, tre stelle, ancora lontano dal mare, la bella cascata scenografica della piscina ci ammicca, ci guardiamo in faccia, minchia, siamo sui 100 km, ci fermiamo. Il camping U Pirellu è uno dei più belli che abbiamo incontrato, pulito, immerso in un bosco, montiamo la tenda, doccia, cena al ristorante del campeggio. Il materassino gonfiabile a sei salsicce separate di Luisa incomincia a perderne una.

3 settembre
Ci riposiamo, il camping non è vicino al mare ma è a pochi km da Palombaggia e altre belle spiagge, in compenso è tranquillo, facciamo una puntatina alla bella piscina.
Pranziamo con due belle insalate, ci riposiamo, leggiamo i nostri libri, cena con pizza & mirto.
Aiuto! Ci sta prendendo la sindrome del tempo che passa, ce la faremo a fare tutto? Almeno ad arrivare tranquillamente ad Ajaccio? Una prima ipotesi per domani prevedeva di fare una tappa verso il golfo di Rondinara, ma forse allunghiamo troppo, è meglio tagliare via Bonifacio e andare dritto verso la baia di Roccapina, lì iniziano anche le salite della costa ovest.

4 settembre
Stanotte si è sgonfiata un'altra salsiccia…
Smontaggio tenda, colazione, si parte alle 8,30. Continuiamo per la strada che in senso antiorario costeggia la piccola penisola, in effetti al strada diventa molto più tranquilla della parte precedente e in breve siamo nuovamente sulla N 198 poco prima di Porto Vecchio. Noi però andiamo a sinistra verso sud e quasi subito deviamo a destra sulla D 859 che taglia via Bonifacio e ci porta dritti verso l'altro versante della costa. La strada non è male, passa nell'entroterra, abbastanza traffico, passiamo Sotta, a Figari Lulu si compra un collirio, le brucia un occhio. Passiamo Pianottoli Caldarello, la strada inizia a salire con salite toste, poi arriviamo ad un belvedere, dall'alto vediamo la baia di Roccapina, bellissima, incastonata tra la vegetazione. Saliamo ancora lungo la N 196 fino al bivio con la sterrata che con 2 km ci porta al Camping municipal de Roccapina. Scendiamo piano, tra le auto che sollevano nuvole di polvere, l'occhio di Lulu ne soffre, è irritato, rosso. Il camping è effettivamente mooooolto basic, il baretto di legno sembra un centro sociale, musica nazionalista corsa, adesivi combat, bandiere della Corsica e dell'Euskadi. Ci piazziamo in un boschetto di piccoli ma ombrosi alberelli, l'occhio di Luisa peggiora! Ci informiamo, ci sarebbe un ospedale a Sartene, una trentina di Km più in su, che fare? Partiamo, facciamo autostop alle automobili che provengono dal parcheggio vicino alla spiaggia, siamo determinati, Luisa mostra una faccia sofferente ed un vistoso bandana su un occhio. Al secondo tentativo ci carica una signora con una bambina su un fuoristrada, ci dice che lei si deve fermare prima e che in realtà l'ospedale non è a Sartene, poco prima del paese bisogna andare sulla strada per Tizzano. Noi siamo comunque determinati a proseguire, la donna si impietosisce e ci accompagna fino all'ospedale. Luisa viene visitata, alcune gocce di analgesico la fanno stare decisamente meglio, ora però bisogna andare a Sartene per le medicine. L'impiegata della reception ci procura un passaggio, una dottoressa ha finito il suo turno e sta andando a casa, non è molto entusiasta ma anche lei è molto gentile e ci accompagna proprio davanti alla farmacia. Compriamo i farmaci, buttiamo l'occhio (si fa per dire) al simpatico paese, il più corso della Corsica, dicono, e tentiamo la via del ritorno. Mostriamo il pollice e subito una ragazza si ferma, non ci può portare fino a Roccapina, solo fino a metà strada, un sottofondo di musica classica ci rilassa non poco. Poi la fortuna ci abbandona, forse abbiamo esaurito tutto il bonus a disposizione, rimaniamo lì lungo la strada, nessuno si ferma, il sole tramonta. Alla fine si fermano tre punkettini che con stridore di gomme ad ogni curva ci portano finalmente al bivio con la sterrata. Ancora due km allegramente a braccetto con la cieca di Sorrento e mentre il buio ci avvolge siamo nuovamente al camping. Il bar è chiuso, a stomaco vuoto torniamo in tenda, l'analgesico incomincia a esaurire il suo effetto, Luisa soffre, Armando le mette ogni quattro ore le gocce prescritte e fa scambio con il suo materassino, siamo a quattro salsicce gonfie su sei. Tutti a nanna (si fa per dire). Sono 53 Km per oggi.

5 settembre
Il tempo è incerto, facciamo colazione, Luisa sembra star meglio, andiamo alla bella spiaggia ma il dolore riprende, meglio non rischiare, si torna in tenda Armando legge il libro a Luisa, panini jambon e fromage a pranzo, pane, formaggio e cioccolato per cena comprati alla piccola epicerie attigua al bar, sembra un negozietto di montagna, un piccolo frigo, pochi barattoli e qualche scatola di biscotti negli scaffali, una cesta piena di baguettes. Gocce ogni quattro ore. Oggi andata così.

6 settembre
Luisa sta meglio, rimaniamo ancora un giorno per godere a pieno della bellissima baia che per ora abbiamo solo intravisto. Il leone di Roccapina ruggisce in segno di saluto, è una roccia dall'aspetto vagamente leonino. Giornata balneare, cena con pane, salame e cioccolato. Domani si parte. Salsicce stabili a quattro.

Aggiornamento sul Camping Roccapina (aprile 2005)
L'amico Enzo ci scrive per segnalarci che il campeggio di Roccapina è stato chiuso per motivi di agibilita' e igiene e non consiglia nessuno di recarsi ora in quel campeggio.. Peccato, la baia è un vero gioiello!


7 settembre
Smontaggio tenda. Croissants & yogurt comprati alla epicerie, niente cappuccio, il bar è chiuso. Ci facciamo a piedi lo sterrato (noi odiamo lo sterrato, specialmente Luisa che è caduta in Sardegna nell'itinerario 5) e torniamo sulla N196, direzione Sartene. Pedaliamo un paio d'ore, alcuni tratti sono impegnativi (siamo sulla 2° davanti e al max dietro), verso mezzogiorno siamo a Sartene, breve sosta, troppi turisti che si aggirano ovunque, ripartiamo, Armando fa il tamarro, urla verso le auto che non si muovono, non era più abituato al traffico, non resta che fuggire giù in direzione Propriano. Alla fine della lunga discesa prima di arrivare a Propriano andiamo a destra verso il promontorio di Campomoro e ci fermiamo a Portigliolo al camping Lecci e Murta, simile a U Pirellu, ma più pretenzioso, anche qui c'è una piscina ancora più scenografica a doppia cascata. Montiamo la tenda, doccia e siamo ancora in tempo per farci una salade nicoise al bar (4 euro una bottiglia d'acqua), poi ci riposiamo, andiamo in piscina, lettura libri, cena con pizza & mirto. Siamo rimasti a 3 salsicce, più che dormire è un numero di equilibrismo. Son 39 Km oggi.

8 settembre
Ieri notte ha piovuto molto ma oggi è una bella giornata. Colazione e poi in spiaggia, molto bella, sabbiosa, lunghissima, una baia azzurra, acqua limpida, abbastanza tranquilla, ci si può rosolare al sole per quasi tutto il giorno. Poi si torna in campeggio, doccia, cena con pizza & birra (anche se è interno al campeggio, il ristorante ha dei prezzi abbastanza elevati, per cui non ci concediamo neanche il mirto). Domani son cazzi! C'è da pedalare!

9 settembre
Solo più due salsicce, dobbiamo provvedere…
Ci alziamo alle sette, il tempo è incerto, il cielo coperto (però anche ieri era così ma poi è diventata una bellissima giornata), toelette, smontaggio tenda, colazione al bar e inizia a piovere di brutto! Mettiamo al riparo le bici e poi non resta che aspettare che spiova. Partiamo che son già le 10,30, pedaliamo lentamente tra le pozzanghere nella strada (D121) che ci riporta sulla N 196. Sulla statale con i muscoli ancora freddi ci arrampichiamo verso Propriano, il paese è carino ma c'è molto traffico, con questo tempo tutti hanno pensato di farsi un giro in paese. Ci compriamo un nuovo materassino, così possiamo buttare le ultime due salsicce! Poi scendiamo giù, costeggiamo la piccola pianura dietro la spiaggia di Baraci e risaliamo sulla cresta opposta. Si sale fino ad un bivio dove lasciamo la N196 e prendiamo la D 157 che sale in costa. Scendiamo ancora in una verde pianura costellata da mucche al pascolo nella foce del Taravo e risaliamo fino a Serra di Ferro.E' un piccolo paesino, bandiere corse, nei cartelli bilingue sono cancellati i nomi ufficiali per lasciare solo quelli originali corsi, ha l'aspetto di un posto per gente con le palle quadre, un piccolo baretto sembra il posto in cui si ritrovano da centinaia d'anni i nazionalisti tosti. Poi continuiamo a salire sulla D 155 verso Acqua Doria con suggestive montagne russe. L'asfalto molto bello e liscio che ci ha accompagnato finora improvvisamente si estingue, come se gli operai addetti alla pavimentazione lo avessero esaurito, ancora una piccola spalmatina qua e là come per pulire bene la pala e poi il nulla. Il fondo stradale diventa terribile, sembra che il vecchio asfalto sia evaporato e al suo posto sia rimasto solo una fittissima serie di pietruzze incastonate in una base terrosa, che sofferenza! In più, avendo piovuto di recente, ci sono molti detriti e ghiaietta insidiosa, portati sulla strada dalla pioggia. Nonostante ciò si sale e si scende vertiginosamente. Adesso comprendiamo il termine "montagne russe" utilizzato dal vecchio Norman, ci sono discese mozzafiato e subito dopo salite che viste dal basso sembrano rampe di partenza per razzi intergalattici, generalmente brevi, che ti riportano subito in quota, il tempo di tirare il fiato e poi ancora giù in picchiata…
Stringiamo i denti, a volte è meglio scendere dalle bici piuttosto che ammazzarsi di fatica ad una velocità di poco superiore. Facciamo qualche foto ad un belvedere e poi finalmente ad Aqua Doria, in un piccolo market con dehor dotato di vista panoramica sul mare ci mangiamo due Magnum. Chiediamo informazioni a due ciclisti, scopriamo che la D155 continua a destra verso il mare, prevalentemente in discesa, direzione Portigliolo (sulla nostra cartina sembrava solo una strada sterrata) mentre se si va dritto c'è ancora la strada che in salita porta alla foresta di Coti Chiavari e che poi scende verso il mare. Con entrambe le strade si arriva più o meno allo stesso punto. Per oggi abbiamo già dato, per cui decidiamo di andare giù in discesa, ma anche il passaggio dentro una foresta potrebbe essere una bella esperienza. Giù in picchiata con qualche saliscendi, Armando sente arrivare dietro di sé un orrendo stridore, è la bici di Luisa che lo sta superando nonostante i freni siamo tirati quasi al massimo, un po' di paura ma la bici si ferma in tempo, siamo sulla costa, a Verghia incontriamo la strada che proviene dalla foresta di Coti Chiavari. Si prosegue lungo la costa, la strada diventa un saliscendi molto più facile, ci sono diverse spiagge interessanti ed alcuni campeggi (nota: per chi vuole fermarsi per almeno due giorni, è il posto più adatto), arriviamo a Porticcio, sembra Las Vegas in confronto al paesaggio che ci ha accompagnato durante il giorno. Pizzerie, ristoranti, discoteche, paninerie, cazzo, forse era meglio fermarsi prima. Cerchiamo il camping Prunelli che abbiamo visto segnalato nella pubblicità della catena dei camping in cui era inserito anche Lecci & Murta, ma non si vede nessuna indicazione. Quando la strada inizia ad allontanarsi dalla costa troviamo un campeggio, andiamo a vedere ma non ci piace assolutamente, però scopriamo che lì c'è un fiume che si chiama Prunelli, per cui il camping dovrebbe essere vicinissimo. Proseguiamo ancora e Luisa lo avvista, eccolo lì il nostro Prunelli! In effetti è più carino dell'altro, montiamo la tenda in un piccolo praticello verde, doccia fantastica, finalmente c'è pure il miscelatore dell'acqua calda/fredda senza quel cazzo di bottone a tempo. Una bella bistecca con contorno al ristorante, mirto e riunione sul da farsi. E' inutile fermarsi anche domani, siamo anche lontani dal mare, a questo punto è meglio proseguire per Ajaccio e prendere u trinichellu per Bastia. Oggi siamo stati bravi. 76 km con molte montagne russe. (nota: attenzione! Questo anticipo di un giorno dopodomani ci tradirà!)

10 settembre
Siamo a pochissimi Km da Ajaccio, ce la prendiamo comoda, smontaggio tenda colazione e poi con calma entriamo nel traffico cittadino, ci sono pure i semafori! Che strana sensazione, dopo giorni passati nella macchia, vabbè, pochi Km e siamo alla stazione, il treno partirà solo nel pomeriggio, non resta che accamparsi lì ed aspettare, facciamo anche qualche acquisto, formaggio e marmellata di mirto. Il bigliettaio non vuole fare i biglietti fino alla riapertura della biglietteria nel primo pomeriggio, siamo preoccupati che non ci sia posto per molte bici. Arrivano altri due ciclisti, cominciamo a studiarci a distanza con sguardi sfuggenti, il tempo passa, è ora, facciamo il biglietto, arrivano altri due ciclisti molto tecnologici, probabilmente tedeschi ma ormai è fatta c'è posto per tutti e sei. Piazziamo le bici sull'unica vettura adibita al trasporto bici, ci sono solo tre ganci tipo macellaio a cui appendere le bici (due dei tedeschi una nostra) le altre tre stanno di fianco appoggiate tra loro. Appena il treno parte le tre bici appese iniziano a sbattacchiare forsennatamente tra loro, è una tortura vederle così, il tedesco si alza e riesce in qualche modo a fermarle con delle cinghie. E' assurdo che non abbiano ancora pensato a qualche sistema più tecnologico, dopo tutto sono biciclette che costano care, mica delle carriole da muratore! Tutti i nostri bagagli un po' sformati occupano almeno sei metri di bagagliera, borse, sacco a pelo, sacco della tenda, ombrellino. I tedeschi hanno solo due borse a testa, bellissime, lucide, allineate, perfette.
Andare sul trinichellu è un'esperienza di notevole interesse paragonabile al trenino sardo, infatti la linea taglia in due tutta l'isola con bellissimi panorami, qualcuno ha detto che a volte ci sono pure le vacche che caricano il treno, tipo i bisonti nel Far West, nevvero Tex?. Ci godiamo il viaggio, ci sono effettivamente degli scorci pazzeschi, vallate, foreste, canyon tra montagne a picco attraversati da stretti fiumi con pozze di blu scuro. Il trenino si arrampica tra i boschi, nelle curve strette è possibile vedere il binario che si snoda tra due ali di fogliame, sembra effettivamente il treno del vecchio West. Salgono e scendono escursionisti con scarponi da montagna fino a Corte. Poi lentamente il panorama sfuma fino a diventare un anonima pianura nei pressi di Bastia. In stazione i due tedeschi ci mettono circa trenta secondi a piazzare le loro borse ed andarsene, si sente solo un tlic tlac e le loro borse sono già fissate. Noi ci mettiamo almeno dieci minuti, borse, borsette, cinghie elastiche da tirare, ecc. Cerchiamo un hotel, riproviamo al Posta Vecchia ma è sempre complet, riproviamo all'hotel Central in rue Miot consigliato dalla guida Routard e ci danno una bella e spaziosa camera. Doccia, riposo, cena in un ristorante sul lungomare. Domani dovremmo (perché il condizionale? Vedi oltre) prendere il traghetto delle 11,45.

11 settembre
Sveglia nel nostro bel lettino (un po' troppi rumori nel primo mattino), possiamo prendercela comoda, paghiamo, carichiamo le bici e belli tranquilli andiamo a fare colazione in place Saint Nicolas, poi aspettiamo che apra la biglietteria, come per puro sfizio Armando controlla ancora una volta gli orari e…
Cazzo!
Nei giorni passati, facendo il punto della situazione rispetto alle tappe da fare ci siamo detti: facciamo attenzione che da Bastia il traghetto alle 11,45 c'è tutti i giorni tranne il giovedì in cui c'è solo quello delle 8, eh, certo, ci mancherebbe, ci ricordiamo!
Secondo voi che giorno è oggi, 11 settembre 2003, mentre stiamo lì vicino alla biglietteria a pochi metri dal porto?
Giovedì
Dai, non è possibile, ho controllato, ci avevo pensato, cazzo!
Niente da fare, per oggi non ci sono più traghetti, non resta che tornare all'hotel, ci danno un'altra stanza più piccola, meglio, costa di meno e dà sul retro, è più tranquilla. Beh, forse era destino che dovessimo fermarci un giorno di più a Bastia. Ci trasformiamo in "veri" turisti e con la guida Routard in mano facciamo un bel giro tra la città tra i quartieri più caratteristici, la Cittadella, negozi, camminando (fin troppo) senza fretta, forse è la conclusione migliore della nostra esplorazione. Crepes a pranzo nel vecchio porto, cena sul lungomare con moules & frites. Domani si parte. Davvero.

12 settembre
Come in un deja vu rifacciamo le stesse operazioni di ieri e andiamo al traghetto. Prima però ancora una bella colazione in place Saint Nicolas dove c'è anche un piccolo mercato, in una bancarella ci compriamo due magliette su cui è disegnato un viso tagliato longitudinalmente a metà, da un lato è quello del Che, dall'altro è quello dello schiavo che si ribella al padrone, simbolo della Corsica. Piazziamo le bici giù nella stiva insieme ad altri quattro cicloturisti, quattro ore di tranquilla navigazione sgranocchiando biscottini, niente mal di mare. L'automobile è lì a Savona che ci aspetta.
KM totali: 371

Ok Tex, si torna a casa, vamos Kit, alla prossima…

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