APPENDICE

Pietro Cimatti intervista Francois

 Interviste radiofoniche in diretta su RAI-1 (1982/1983)

Un "evento" più unico che raro

Nove telefonate; nove interviste in diretta radiofonica dagli studi RAI di Roma con Francois Broussais, dal gennaio del 1982 al dicembre del 1983.

Se è vero, come io credo sia vero, e come lo stesso Francois afferma nei "complementi d'insegnamento", che è "un'unica coscienza" quella che ci parla, quella che si manifesta in forma di parola, di discorso, di suono amorevole e convincente, scevro di qualsiasi connotato umano - nel senso di autoritario, moralista, superficiale - se non di quell'unico, che era proprio una grandissima "umanità", così vera, così genuina da apparire quasi impossibile; se è vero questo, allora il più sublime "invisibile", in quei nove straordinari appuntamenti radiofonici, si è fatto parola tanto perfetta quanto "umana", e cavalcando l'onda, anch'essa invisibile, delle frequenze radio ha raggiunto un mondo di silenziosi, attenti, ascoltatori notturni, fraternamente riuniti intorno ad un fuoco altrimenti inaccessibile, condotti da un'abitudine serale sul punto di un incontro fatale, quello con "l'unica coscienza che ti parla". 

Quanti solitari!, quanti non vedenti!, quanti occasionali inconsapevoli!, sfiorati da una voce "qualsiasi" eppure così "altra", entrata nelle loro case col garbo invisibile di chi è attento e delicato perchè è in sè attenzione e delicatezza, per incuriosire, per non turbare, per offrire, per un richiamo impersonale, per amore. Solo per amore.

E quanto amore abbia mosso quell'invisibile in voce di Francois, quanto stupore, quanto interesse, quanta attesa e speranza in un ritorno, lo hanno testimoniato gli ascoltatori presso gli studi radiofonici di Roma.

Così è accaduto qualcosa che ha veramente dello straordinario, direi del miracoloso, se non temessi il carico d'abuso che grava su questa parola. Ma se penso a quanti, chissà quanti!, sono stati raggiunti da quella voce e hanno potuto raccogliere nel cuore un po' di quel magico tepore, inalienabile una volta che lo si sia provato, non posso che ringraziare per questo "miracolo d'amore".

E sento qui di dover ringraziare Pietro Cimatti che ha voluto e ottenuto (era destino, ma il destino lo scriviamo noi) queste nove "chiacchierate in amicizia", nove appuntamenti per tanti e per tutti. Sono qua di seguito trascritti; a distanza di anni ancora brillano come fiaccole contro il buio della  notte e della mente dell'uomo. Testimoniamo ancora, come già lo fecero per radio, dell'esistenza di altro che non sia materia, di qualcuno o qualcosa che possa parlare di spirito da una condizione diversa da quella di chi, lo spirito, lo immagina, o lo spera, o lo crede.

Non le ho toccate; mia solo la punteggiatura, in un tentativo di restituire un ritmo parlato irripetibile con la scrittura. Suo, di Francois, dell'amorevole e dell'invisibile, quell'insieme di umanità del parlare fatto di errori sintattici, di ripetizioni, di concetti iniziati e lasciati sospesi, di neologismi, di forme arcaiche, dei vari "guarda", "è vero?", "ecco", "allora", intercalari come stilemi, un'apparenza di cordiale e fraterna normalità sopra una sostanza di amorevole saggezza e appena velata sapienza.

Qua e là, per la verità raramente, si potrà riconoscere qualche frammento finito - quello sè in una forma letteraria ricorretta - in questo stesso volume o nel Maestro, perchè? di Cimatti; ma anche e quelli dovessero apparire, e non lo credo, come ripetizioni, ho ritenuto di doverli lasciare intatti nella loro forma originaria, essenziali al ritmo e all'atmosfera del "dire".

Il Francois delle pagine che seguono, e di cui purtroppo non è possibile riportare  il tono dolcemente accattivante, un accenno esotico di pronuncia alla francese nella dizione rapida e sicura, e l'armonia del timbro su una voce piena e rotonda, è il Francois delle sedute; quel Francois che in tanti, a Firenze, hanno potuto incontrare, "riconoscere" e amare. E il suo saluto, "a presto", è una promessa rivolta a tutti.

 

Indice delle interviste

1 gennaio 1982

     - Sono all'opera oggi i maestri nel mondo?

     - L'iniziazione generale, il ritorno del Cristo

     - Come entrano i maestri immateriali nello spazio-tempo?

     - Come va inteso oggi l'occultismo?

21 marzo 1982

     - Apparire ed "essere": il "caso" non esiste

     - Libero arbitrio o destino?

     - Una ricetta per la felicità?

10 aprile 1982

     - Malocchio, fatture, possessioni

     - Hanno senso le ricorrenze ufficiali?

     - Come fare per rimanere giovani e felici?

     - "Le grandi verità ricercate dall'uomo"

27 agosto 1982

     - La reincarnazione

     - E' proprio necessaria la sofferenza?

7 Settembre 1982

     - La sessualità e l'amore

     - Le vere comunicazioni medianiche. Chi è il medium?

     - Come ridurre l'inquinamento?

18 dicembre 1982

     - La tensione che c'è oggi nel mondo

     - L'Età dell'Acquario

     - Che vuol dire, oggi, essere un uomo religioso?

     - Che significato hanno il Natale e la figura del Cristo?

1 gennaio 1983

     - La solitudine

     - "Conosci te stesso"

     - Ha senso migliorare i potenti per migliorare i "sudditi"?

     - Serve ancora la preghiera?

13 agosto 1983

     - Come si riconosce la "vera" via dello spirito?

     - Nascere, vivere, morire: perchè?

26 dicembre 1983

     - Il contagio dell'atmosfera psichica

     - Credere nella sopravvivenza

     - Come rivolgersi a un "caro scomparso"  

Interviste

 

1 gennaio 1982

Pietro Cimatti - Buonasera e buon 1982 a tutti gli amici di queste mie telefonate. Sono collegato con gli amici del Cerchio Firenze 77, che voi già ben conoscete. Vi presento, con un po' di commozione, il mio più grande amico, colui che è il mio amico più sicuro, che è mia guida di lavoro e mi è anche guida di vita: è Francois Broussais, che è medico e che è maestro di occultismo.

Buonasera, Francois... vuoi presentarti da solo?

Francois - Buonasera, caro Pietro. Ti ringrazio di questi tuoi appellativi, forse un tantino esagerati... mi metti così in imbarazzo; tu sai che io non amo parlare di me stesso. Diciamo che quel poco che io sono riuscito a sapere l'ho imparato dalle guide del Cerchio, da questi maestri veramente elevati spiritualmente, ai quali si può rivolgere qualsiasi tipo di domanda. E adesso, non potendo parlare loro direttamente per ovvie ragioni, sono io che mi faccio loro tramite e spero di riuscire a dire qualcosa in modo efficace e soprattutto convincente.

- Sono all'opera i maestri, ora, nel mondo; c'è un progetto per questo?, c'è un grande futuro che ci aspetta?, c'è qualche cosa di importante per cui i maestri sono in azione?

- Guarda, però tu mi consenti di dirlo. Pietro, questa è una visione un po' antropomorfa. Non bisogna pensare che le guide che assistono l'umanità durante tutta l'evoluzione in senso lato, siano più attive in certi periodi e meno in altri; perchè tutto si attua attraverso una legge mirabile di armonia. Sarebbe come tu dicessi, per esempio, che la legge di gravità in certi periodi vige e in altri periodi vige meno - è vero? No, è sempre costante questa opera, questa legge sublime che tutto guida, che guida le sorti degli uomini, è sempre costantemente presente e attiva. Piuttosto, per chi assiste dal di fuori, come noi assistiamo, può parere che in determinati periodi vi sia più necessità di assistenza; ma questo, ripeto, è una visione un po' romantica che ci viene da una visione, dell'occultismo, direi "antica" ormai superata, e che ha fatto la sua epoca.

La legge sublime di armonia che tutto coordina e che fa procedere le sorti dell'uomo secondo un ben preciso programma, è sempre vigente e sempre operante in egual misura.

- Però c'è un discorso, che i maestri hanno fatto, e cioè che è iniziata ed è in atto quella che i maestri chiamano "l'iniziazione generale", che indica una sorta di accelerazione, direi, di questo processo.

- Perchè c'è proprio un cambiamento - è vero?, mentre prima vi erano certe figure che erano carismatiche, che rappresentavano un poco la condensazione delle varie saggezze, dei vari sapere, adesso, invece, questa iniziazione generale sta a significare che tutto rinasce dall'intimo dell'uomo. Infatti, a che cosa noi assistiamo?

Assistiamo a un interesse generale di tutta l'umanità, attuato attraverso la cultura, attraverso i mezzi di comunicazione, attraverso il contatto che c'era tra tutti gli uomini, perchè una volta - è inutile che io stia a dirlo - vi era molto più isolamento - è vero? Questo stretto contatto di uomo con uomo, se da un lato può portare all'esasperazione - e anche quella fa parte di un piano meraviglioso di accelerazione di esperienze, perchè non c'è dubbio che vivendo a contatto, avendo queste relazioni così strette, c'è un maggior modo di vivere, qualcosa di più sentito, di più diretto - dall'altro lato questo dà la misura di quanto questi tempi siano cambiati.

Per esempio - guarda - tutti si aspettano che da un momento all'altro possano nascere delle guide che possono salvare le sorti dell'umanità: ecco, questo è vero, ma non così, assolutamente; perchè quello che può cambiare l'umanità è quello che deve nascere nell'intimo di ogni uomo. Del resto noi ci rifacciamo anche alle famose tradizioni orali antiche, degli antichi occultisti, che dicevano appunto che il Cristo sarebbe ritornato dall'intimo di ogni uomo, nell'intimo di ogni uomo, il Cristo simbolizzando come la divinità, come l'armonia. Ebbene, c'è veramente, attraverso questo maggiore esperire accelerato - è vero? - una maggior conquista di coscienza da parte di ogni uomo, e questo sarà quello che muterà le sorti dell'umanità.

Vorrei perciò dare, se mi è consentito, una parola di speranza per tutti; tutti, adesso, siamo portati a vedere l'avvenire degli uomini in modo catastrofico, di aspettarsi chissà che cosa, forse un'ultima guerra mondiale, una catastrofe che distrugga il pianeta.

Ebbene, io ho, invece, molta fiducia nella natura dell'uomo, in quella parte sublime, superiore che è in ciascuno di noi, la quale sono sicuro che trionferà sull'interesse egoistico, sull'oscurantismo, sul desiderio di lasciare le cose come sono, lasciare i privilegi a quelli che li hanno. Sono sicuro perchè vedo dentro le creature che mi circondano, che conosco, e vedo che in ogni uomo c'è questa parte meravigliosa e sono sicuro, ripeto, che questa trionferà sulla parte negativa e oscurantista.

- Tant'è vero che tu hai un occhio d'amore particolare, privilegiato per i giovani...

- Certo; sono loro la grande nostra speranza. E, guarda, io vorrei che noi anziani ci volgessimo con più attenzione ai giovani. Sè, ci sono questi fatti di droga, queste cose che possono turbare e farci dare un giudizio negativo, ma ti assicuro che, per quanto possano sembrare estese, non lo sono. Nei giovani, specialmente, c'è questo desiderio di ritrovare certi valori fondamentali; ma non per tornare indietro! Per ritrovarli in consapevolezza, veramente: non più imposti dall'esterno, ma proprio trovarli dentro di sè, scoperti come propria, vera, reale natura. E' questo quello che mi fa sperare in un avvenire bello.

-... Ci sono i giovani e poi ci siamo noi; cosa c'è in noi che non va, che non partecipa a questo processo di rinnovamento, di evoluzione generale?

- Guarda... io credo che a volte per giungere alla sobrietà, sia necessario passare dall'ebrietà. La nostra generazione, per così dire, quella dei non giovani, sta sperimentando questo lato che è, in fondo, doloroso anche, e negativo: quello dell'ebrietà. Noi vogliamo trovare questi valori, inconsapevolmente, attraverso gli opposti; e così assistiamo a questo triste spettacolo di scandali, di cose tristi e brutte. Però, se questi scandali sono degli avvenimenti che si leggono sulla cronaca di ogni giorno, c'è contemporaneamente, specialmente nei giovani, ma anche nei non giovani, qualcosa che nasce nell'intimo: il bisogno di porre fine a questo stato di cose, il bisogno di credere in qualcosa di veramente valido, il bisogno di credere in persone che siano profondamente oneste e rette. E questo bisogno noi, un giorno, riusciremo a capire che potrà essere soddisfatto solo se noi stessi per primi cominceremo ad essere giusti, onesti, retti. Questo. Perchè il mondo non può cambiare, se noi non cambiamo intimamente.

Ognuno di noi dice: "Se tutti gli altri fanno così, a che cosa serve che io sia giusto, onesto, mi comporti in modo retto?!". E invece è proprio lì che dobbiamo cominciare. Noi non saremo mai responsabili delle grandi cose che non siamo tenuti a fare perchè non ne abbiamo nè la veste nè la forza, ma saremo responsabili delle piccole cose che avremo tralasciato di fare. E allora cominciamo subito con l'amare di più coloro che ci sono vicini, i nostri familiari, i nostri amici, coloro, insomma, che noi possiamo amare di più, aiutare di più; cominciamo da poco e da vicino, tutti insieme con buona volontà. E allora veramente questa speranza, che io vedo esistere, si potrà realizzare e potrà attuarsi in breve tempo.

- E questo potrebbe essere l'unico modo per far finire quelle che sono state le vecchie gabbie delle ideologie..

- Certamente, il vero ed unico modo efficace. Solo questo può essere, non altri...

- ...anche i vecchi criteri educativi, che hanno creato dei tabù, delle paure, che hanno assolto o condannato, così...in nome...

- ...che sono stati, guarda bene, sono stati utili, anche loro - è vero? -; tutto è utile, in ultima analisi, però, ad un certo punto, deve essere superato, deve essere un progresso, un balzo in avanti continuo.

- Senti Francois, se si potesse tracciare, come in un disegno a colori, un quadro del mondo che ci aspetta e che l'uomo può fare con la sua buona volontà, tu come lo tracceresti questo disegno?

- Vale quello che ho detto prima: quello che possiamo fare è cominciare da poco e da vicino. Solo questo possiamo fare come individui singoli, come iniziativa individuale. E' chiaro, poi, che vi sono anche le organizzazioni, ma che servono, appunto, per l'azione in senso generale; ma se viene a mancare il supporto vero, l'elemento vero che è il singolo, se il singolo non ci crede, l'organizzazione diventa qualcosa che tutto persegue fuor che la giusta causa.

- Ti voglio chiedere qualcosa che solo a te posso chiedere: quando gli amici invisibili parlano all'uomo e comunicano con l'uomo, debbono venire nel tempo, essi che sono fuori del tempo; come può accadere questa apparente "infrazione" della nostra piccola legge?

- Guarda...ti dirò - entriamo in un campo completamente diverso - ...è chiaro che, anche da vari studi che sono stati fatti nel campo della parapsicologia, e poi anche dalla scienza umana che ammette la relatività del tempo e dello spazio; ecco, fuori del tempo lo siamo solo in una dimensione assoluta, cioè solo Dio è al di fuori del tempo e dello spazio, perchè poi tutto è graduale in natura - è vero? - ed ogni dimensione, in fondo, ha il suo tempo e il suo spazio, come ha la sua materia. Perchè non dobbiamo pensare che le parti sottili dell'essere siano qualcosa di astratto, di incorporeo; sono "qualcosa" in senso di sostanza, inteso nel significato filosofico, non sono astrazioni... Dio stesso è sostanza, è spirito..., ma lo spirito stesso è "qualcosa", non è "niente"; il "niente" è il vuoto assoluto, che non può esistere - è vero?

Allora ci sono diverse dimensioni, e ogni dimensione ha il suo tempo e il suo spazio. Quindi, per i nostri maestri invisibili che ci parlano, non è un uscir fuori da un "non tempo", perchè anch'essi, siccome debbono seguire l'umanità, sono in una dimensione in cui ancora c'è una successione, c'è un tempo e c'è uno spazio, anche se molto diverso da quello del piano fisico. E che tutto sia graduale è chiaro: guarda, per esempio, la stessa materia del piano fisico. 

Se noi stiamo alle suddivisioni scolastiche di anni fa, la scienza dice che la materia è conosciuta negli stati di aggregazione solido, liquido e gassoso; e questo è vero per la materia a livello atomico-molecolare - è vero?-, ma se andiamo in quella parte della sempre materia fisica cosiddetta "subatomica", al di sotto dell'atomo, non possiamo più parlare degli stati di aggregazione solido liquido e gassoso, non esistono più; quindi, già da qui si vede che quelle antiche classificazioni della materia fisica sono ormai superate...

Non so, un flusso di elettroni (che poi sarebbe la corrente elettrica) non è nè un solido, nè un liquido, nè un gas; eppure gli elettroni sono ancora materia fisica.

Infatti, che cosa ci dicono i nostri maestri? Ci dicono che gli stati di aggregazione della materia non sono solo quei tre molecolari, ma esistono altri quattro stati di aggregazione più sottili...in fondo ai quali passiamo in uno stato "materiale" diverso: il cosiddetto "piano astrale" degli occultisti.

E dove è? Nella stessa materia fisica; perchè non si tratta di "luogo diverso", ma di "stato diverso". Guarda, la scienza fisica ultratomica conosce i neutrini, che sono particelle estremamente sottili e penetranti - è vero?-, i neutrini sono sempre materia fisica.

Se vi fosse un corpo fatto di neutrini potrebbe benissimo passare attraverso le pareti, ed essere quindi in mezzo a noi senza che nessuno potesse vederlo, ed essere "qualcosa"  di sostanza. Questo per dire, appunto, che quando si parla di dimensioni diverse, non si deve pensare a luoghi lontani, a paradisi e via dicendo, ma si deve pensare a "stati diversi".

- Come si può intendere oggi l'occultismo. E' stato una corrente segreta; da bocca a orecchio si sono tramandate delle verità. Oggi qualcosa è cambiato: è il tempo della verità da propagare, è vero?

- Certamente, certamente. Guarda, la verità dura nel tempo - è vero? - però cambia il suo linguaggio con i tempi e con i popoli.

Adesso dire "occultista" è, così, una forma di nostalgia; però la verità sarà, da ora in poi, proclamata dai tetti, e sarà, ripeto, ritrovata nell'intimo di ogni uomo; gradualmente!, naturalmente non sarà una fulminazione, ma ciascuno per proprio conto, piano piano, dalle esperienze che avrà, dalle delusioni, anche, dallo sperimentare l'ebrietà, come prima dicevo, troverà la misura per essere forte.

- Ecco, prima che io ti ringrazi a nome di tanti invisibili amici di aver voluto partecipare a questa inaugurazione di un anno della nostra esistenza, ti vorrei chiedere questo: proprio come 1¯ gennaio, ci vuol dire qualcosa per concludere questo magnifico discorso, che vada forse a qualcuno in particolare, non so...

- Ti ringrazio, veramente e, soprattutto, saluto questi tuoi amici che sono senz'altro anche miei amici. E, vorrei dire, li sento così amici che quasi potrei dire che li conosco tutti; sè, veramente.

Perchè, guarda, per conoscere le persone basta "sentirle": io credo di, attraverso di te - è vero?-, di "sentirle", di voler bene, e quindi di conoscerle.

- E quindi l'augurio è...

-... L'augurio è: datevi un poco di fiducia, cari amici. Non siate dei pessimisti. Cercate di vedere la vita con speranza, con ottimismo. Sè, ci sono fatti di cronaca veramente tragici, veramente strazianti; però, guardate, sappiate vedere al di là di questi fatti presenti un filo invisibile che conduce tutti noi verso un destino migliore. E se anche non saremo noi in questa vita, saranno i nostri figli, o forse noi, anche, in un'altra vita - è vero? -, in una vita successiva. Ma quello che importa più di tutto non è tanto costruire al di fuori, belle città, belle case, comodità, sè, anche  questo è importante, ma soprattutto è importante costruire dentro di noi. E se per costruire dentro di noi è necessario, a volte, soffrire, passare dagli eccessi, cerchiamo di avere il buon senso di accettare anche questo, ma non supinamente!, badate bene: di accettarlo nel senso di combattere, di reagire, di svegliare tutte l energie buone che sono dentro di noi, per arginare questi soprusi, per arginare queste violenze.

Questo io credo che sia l'augurio che posso fare per voi...

Ringrazio tutti coloro che hanno avuto la pazienza di stare ad ascoltarmi. Buon anno...

- Buon anno a te, e un saluto ai maestri e agli amici che hanno permesso questa meravigliosa occasione. A presto Francois, e grazie ancora...

 

21 marzo 1982

Pietro Cimatti - Buonasera a tutti, e buona primavera. E buonasera a Francois. Pronto Francois...

Francois - Buonasera a tutti gli amici che questa sera sono veramente tanti...

- Senti Francois... ci sono i maestri del Cerchio Firenze che dicono, ed è la sapienza che lo dice, che tutto è legge, che tutto è ordine, che tutto è equilibrio nel cosmo, vero?, sia nei regni della natura che in quelli dello spirito; eppure l'uomo nella vita, nella società, vede dolore, guerra, squilibrio, prevaricazione. Come si possono accordare questi due elementi, questo "apparire" e questo "essere", così diversi?

- E' l'eterna questione, che non è nuova, dell'apparire e dell'essere, del divenire e dell'essere. Ma del resto, che quello che cade sotto i nostri occhi non sia la realtà, i filosofi di tutti i tempi l'hanno sempre sospettato e sempre proclamato - è vero?- non c'è dubbio. Ci sono stati poi i mistici che hanno confermato questo. Vi è un meraviglioso mistico cristiano che ha detto: "Tutto è ordine; è come un meraviglioso tappeto di cui l'uomo vede il rovescio", e quindi vede tutta questa confusione.

Ma se si crede all'esistenza di Dio non si può fare a meno di pensare che tutto sia ordine. Del resto che tutto sia equilibrato, e che tutto sia ben regolato da precise leggi, questo la scienza umana l'ha già scoperto - è vero? E poi ci sono i famosi proventi dei deterministi, i quali dicono che tutto è una catena di cause ed effetti. Questo, in fondo, ci conforta, perchè se tutto è causa ed effetto, certamente niente è lasciato al caso, perchè "caso" e questa catena deterministica sono de cose inconciliabili.

Il "caso", guarda, è assolutamente un assurdo della logica - così come il moto perpetuo è un assurdo della meccanica - non c'è dubbio. Tanto chi crede nella catena deterministica, quanto chi crede nell'esistenza di un ente Supremo, non può ammettere il "caso". Vedi, chi crede in Dio non può pensare che esista il "caso" perchè, se esiste il "caso", o Dio conosce l'apparire del "caso" e quindi lo utilizza per i suoi fini provvidenziali - e allora non è più "caso" - o non lo prevede e allora il "caso" è superiore a Dio.

Quindi, tanto che creda in Dio, quanto che si creda che tutto sia frutto di un rigido determinismo, è certo che il "caso" non può esistere. Tutto è, quindi, precisamente ed esattamente regolato; di questo noi dobbiamo essere certi.

- L'uomo fin dove è realmente libero di scegliere nella sua vita?, e dove è invece oggetto di una necessità, di una fatalità che gli consente delle scelte soltanto apparenti? Insomma, il dilemma è: libero arbitrio o destino?

- Ecco, guarda, la questione per essere compiutamente svolta occuperebbe certamente tutta la notte - è vero? Tu sai quanto è stato scritto a questo proposito; però è certo che il concetto del "libero arbitrio", che è stato sostenuto dalla filosofia del medioevo, è stato poi abbandonato, e lo si ritrova ora solamente nella teologia cattolica. Perchè è chiaro che il libero arbitrio assoluto, cioè questa possibilità che avrebbe l'uomo di scegliere al di fuori di ogni influenza, e bada bene anche al di fuori dell'influenza del divino, è una cosa logicamente insostenibile; perchè l'uomo, per il fatto stesso di avere un corpo fisico, necessariamente è sottoposto a delle influenze, a delle necessità, e quindi, chiaramente, non può essere libero in assoluto. Allora il discorso da farsi è quello di una libertà relativa: cioè, l'uomo è sicuramente influenzato, certamente subisce delle influenze che vengono dal suo ambiente, dalla sua stessa personalità, dall'educazione che ha avuto; però, ha la possibilità di sottrarsi a queste influenze: la libertà è possibile in questo ambito.

Come?, tu dici. Prendiamo la visione più ristretta, quella del determinismo che non lascerebbe posto a libertà; però vi sono catene deterministiche di ogni genere, cioè cause-effetti che riguardano, per esempio, la vita biologica, che riguardano, per esempio, la vita psicologica; ecco, vi sono dei salti tra queste catene deterministiche, e quindi è possibile attraverso questi salti sfuggire al determinismo stretto. Faccio un esempio spicciolo, in soldoni: un uomo che ha lavorato tutto il giorno - è vero?- e torna a casa stanco; ha la possibilità di rimanere a casa a riposarsi, oppure andare fuori al cinema, supponiamo; ecco la catena deterministica: siccome è stanco, lui starà in casa a riposarsi: questo è lo stretto determinismo. Però, si insinua in questa catena deterministica un'altra catena deterministica di tipo psicologico: per esempio, la sua compagna desidera uscire e allora lui, per accontentare la sua compagna, che cosa fa?: frena la sua stanchezza, la reprime, cerca di non ascoltarla ed esce. C'è qui un salto di qualità, quindi, da un tipo di psicologia sua propria, egoistica, che l'avrebbe fatto rimanere in casa, e invece uno slancio, diciamo pure altruistico, che è quello di accontentare la sua compagna. In questi salti di qualità tra le catene deterministiche sta la libertà dell'uomo.

- Ti volevo chiedere in questo primo giorno di primavera...

-...che è il primo giorno del calendario astrologico...    

-... certo!, ti volevo chiedere una tua ricetta per la felicità, o comunque per la pace degli uomini, degli amici.

- Ecco, io vorrei che ognuno di noi veramente si concentrasse e pensasse alla sua vita in termini molto semplici; non si lasciasse suggestionare da tutte quelle influenze che vengono dall'ambiente; esaminasse la sua vita freddamente, dicesse: "Ma veramente questa sofferenza, questa infelicità che io provo nel mio animo, questa insoddisfazione, è dovuta veramente a una situazione mia, personale, familiare, di lavoro, reale, che veramente ha i termini così tristi, così... che conducono a una macerazione, oppure è la mia mente che esaspera tutto questo?".  Perchè non dobbiamo dimenticare quello che dicono i nostri istruttori, che la mente è una creatrice di fantasmi: l'uomo è schiavo della sua mente,e finisce sempre col perdere il timore della sua esistenza, perchè si lascia trascinare dalla mente.

Molte volte, proprio non ha ragioni oggettive, obiettive, per essere infelice. Purtroppo, a volte ci sono queste ragioni - è vero?-, malattie e via dicendo, ma molte altre volte, proprio nel benessere della sua vita, crea queste situazioni sue personali che non lo soddisfano, ma non perchè vi siano ragioni obiettive; solo perchè, quasi sembra che abbia il "bisogno" di soffrire; molte volte ci sono delle situazioni in cui l'uomo si punisce proprio creandosi delle sofferenze immaginarie, o esasperando proprio all'eccesso certe situazioni che possono essere faticose, ma che non possono e che non debbono portare alla esasperazione.

Allora, ognuno di noi cerchi di guardare dentro di sè se veramente i problemi che ha sono problemi oggettivi o non sono esasperazioni.

Cerchi di guardare anche i suoi simili, a situazioni più gravi della sua, e allora vedrà, forse, meno drammaticamente le sue situazioni.

- Francois, hai detto che il 21 marzo è l'inizio della primavera astrologica, e l'inizio dell'anno, proprio; puoi fare un prognostico per le stagioni prossime?

- Ma guarda, esula da quelle che sono le mie possibilità - è vero? Però certo, secondo le tradizioni esoteriche, questo periodo non è molto felice, nel senso che le cose non vanno tranquillamente. E questo non importa essere dei veggenti o dei paragnosti per dirlo; basta guardarsi intorno. Certamente vedrete che ci saranno ancora molti sconvolgimenti, molte difficoltà. Però, quello che è importante è che ciascuno non si lasci abbattere dal pessimismo che gli eventi possono ispirare, e soprattutto che ciascuno non aspetti che vi sia qualcuno che possa raddrizzare, per esempio, la situazione generale del suo paese. Ognuno deve avere coscienza della sua importanza; ognuno di noi costituisce questa umanità, ed ognuno di noi, in piccola parte, è responsabile di quello che accade. Non riversiamo tutta la responsabilità sui governanti, sui capi, sui condottieri, ma siamo consapevoli che siamo noi che, in fondo, costruiamo il destino dell'umanità, anche, soprattutto, nel momento in cui ci sottraiamo a questa delega che facciamo agli altri. Noi non dobbiamo delegare agli altri la nostra felicità: dobbiamo partecipare attivamente alla vita sociale, portando il nostro contributo.

E se vi sono, questo lo dico spero senza offesa per nessuno, dei rappresentanti politici che non funzionano bene, ebbene siamo noi che possiamo sostituirli, noi che possiamo imporci, noi che possiamo far vedere a loro la necessità, il bisogno che ogni uomo ha di rettitudine, di onestà e soprattutto di attività: questo è importante.

Se noi invece deleghiamo agli altri tutto questo, certamente il futuro non può riservarci felici periodi.

- E' quindi un invito, Francois, all'attività, all'ottimismo e alla forza. Ed è l'augurio per tutti gli amici. Vuoi dire un'ultima cosa, intanto che ti ringrazio?

- No, per carità, sono io che vi ringrazio. Io spero di non apparire come un predicatore - è vero? Vorrei apparire come un amico di tutti voi, e spero ancora di avere l'occasione di potervi rivolgere la parola.

- Buona notte Francois, e buona notte a tutti gli amici da Pietro Cimatti.

 

10 aprile 1982

Pietro Cimatti- Bentornato all'amico Francois in questa vigilia pasquale, buonasera Francois... Volevo dirti ch emolti ascoltatori ti sono molto grati per quello che hai detto nella telefonata del 21 marzo scorso; hai molti amici, i quali poi mi danno incarico di chiederti alcune cose su certi loro problemi, su certi loro dubbi. Io comincerei da qui: tu sai che si parla molto di malocchio, di fatture, di possessioni, il che significa tanti guaritori, taumaturghi, esorcisti. La domanda è questa: cosa c'è di vero, di fatto, di pericoloso in questa voga del satanico?

Francois - Ecco guarda, io escluderei da questo i taumaturghi - è vero?- i guaritori, momentaneamente; potremmo su questo argomento tornare in seguito. E invece vorrei soffermarmi sul malocchio, le fatture, le possessioni. Ora, gli studi della parapsicologia, in un certo senso, hanno confermato l'esistenza di poteri paranormali nell'uomo, e direi anche a livello scientifico, checchè ne pensi Piero Angela. Ora, però, non si deve pensare che questo fatto che si sia, in un certo senso, giunti a una prova oggettiva circa l'esistenza di poteri paranormali e quindi di forze sconosciute alla scienza fisica, confermi in blocco tutto quel mondo occulto di fantasmi, di streghe, di malocchi, di tenebra e di terrore, che ci è stato tramandato dalle favole e anche da un certo tipo di esoterismo - brutto tipo di esoterismo. Non si deve credere che se è vero che l'uomo ha dei poteri che non sospettava, e che la scienza stessa nega, in fondo, è altrettanto vero che esistano tutte queste cose da incubo, da terrore.

La dimensione sconosciuta che ci circonda è una dimensione amica, che è fatta apposta per dare maggiori possibilità all'uomo; è fatta per aggiungere e non per togliere; è fatta per dargli altre possibilità e non per costringerlo, non per terrorizzarlo, non per paralizzarlo: questo è importante.

Parliamo un poco delle varie fatture, malocchi eccetera, e allora, prima parliamo in senso teorico, cerchiamo di fondare il nostro discorso non su delle affermazioni di principio, su cose accademiche; cerchiamo di seguire il sistema della scienza figlia dell'esperienza, perchè prima che si fosse fatta questa affermazione fondamentale, che ha segnato una nuova svolta nella ricerca scientifica, tutto era detto così, era enunciato, era dichiarato e non spiegato; allora noi cerchiamo, per quanto sia possibile, in questo campo così vasto e così misterioso, di trovare delle prove obiettive: allora, tu sai che sono esistiti, ed esistono ancora, degli ipnotizzatori; l'ipnotismo esiste - è vero?-, la stessa scienza medica ricorre all'ipnotismo, è una cosa oggettiva, provata. Ci sono stati dei soggetti ipnotizzatori fortissimi, i quali riuscivano a ipnotizzare delle persone senza neppure conoscerle e senza ricorrere all'ausilio della parola, semplicemente

guardandole a distanza, anche ravvicinata se vogliamo, ma senza farsi vedere dal soggetto; uno di questi fu Bosco, il quale si divertiva per strada a fissare le persone dietro alla nuca mentre camminavano e a comandare loro, attraverso la sua forza ipnotica, di togliersi il portafoglio e di lasciarlo cadere a terra. Naturalmente lo faceva così, per gioco, per dimostrazione.

Questo è stato provato, e ci sono degli ipnotizzatori che possono anche farlo; rari!, ripeto, perchè generalmente colui che opera l'ipnotismo ha bisogno del contatto diretto con il soggetto, ha bisogno della suggestione della parola, di certi gesti; però c'è qualcuno, raro, che può fare questo.

Allora, attraverso un certo potere ipnotico è possibile, teoricamente, che un ipnotizzatore comandi a un'altra persona di sentirsi male, fare una vera e propria fascinazione. Però, quanti sono gli ipnotizzatori che riescono a fare questo? E soprattutto, quanti si votano ad una simile opera? Nessuno! Non credo che qualcuno abbia una tale cattiveria per fare questo. Quindi, teoricamente esiste questa possibilità, ma praticamente direi che è inesistente. Poi c'è tutta quella procedura magica di fattuchieri, di maghi neri, eccetera, che, a pagamento, si dicono disponibili a lanciare delle maledizioni ai nemici dei loro clienti, clienti peraltro estremamente ingenui - è vero?

Ma ragioniamo freddamente: è possibile che queste persone, i professionisti direi, raggiungono una tale carica di odio verso coloro che neppure conoscono, da estrinsecare la loro volontà e influire negativamente su queste persone che, ripeto, neppure conoscono?

Può darsi che la volontà possa esteriorizzarsi, qualche rara volta, quando chi, direttamente, è interessato raggiunge una tale carica interiore, una tensione interiore da poter fare questo: perchè tu sai che i poteri paranormali si estrinsecano non così, semplicemente a comando, come ce lo narrano le favole, ma con un particolare stato di tensione; tu sai che le prove con la psicocinesi hanno dimostrato che, prima di poter muovere un oggetto con il pensiero, occorrono anche due ore di concentrazione, semplicemente per poter muovere un piccolo oggetto di poco peso. Allora come è possibile che una persona, che neppure conosce la vittima, possa raggiungere una tale carica di odio da trasmettere questo effetto psicocinetico a distanza?

Quindi, quando si sente parlare di fatture, quando si sente parlare di malocchio - è vero?-, e che adesso va tanto di moda - le persone sono tutte affatturate perchè si sentono male - cerchiamo di riportarci alla realtà; pensiamo a quanto sia remota questa possibilità che esista un soggetto che veramente, a pagamento, possa prestarsi a gettare una maledizione veramente efficace contro questo o contro quello. Non è assolutamente possibile.

Allora andiamo a cercare queste cause nell'intimo della persona, nella mente della persona. Lè veramente è il mondo dei fantasmi, dei malocchi, delle fatture, dei malesseri, delle fascinazioni; è la nostra mente che quando l'essere è insoddisfatto crea tutto questo mondo così angoscioso, cerca un pretesto.

Ci sono ragioni psicologiche di persone che cercano e vogliono star male per auto-punirsi; oppure per essere interessanti, per destare l'attenzione di coloro che gli sono vicini. Ma questo non viene fatto consciamente: è un processo che viene fatto a livello di subconscio, inconscio, e quindi non è che siano in malafede. Però, prima di andare a pensare che qualcun altro abbia loro mandato una maledizione, pensino a loro stessi. Certo è molto comodo pensare di essere vittima di altri, perchè si riscuote la comprensione di coloro che ci sono d'intorno; riscuotono la consolazione di queste persone, ed è anche difficile, poi, rinunciare a questo, ricorda.

Perchè a tutti fa piacere essere compresi, fa piacere essere amati, curati - è vero?-, e quindi c'è una certa opera di mantenimento di questo stato di vittimismo. Tutte queste cose sono di ordine psicologico, e non di ordine trascendentale.

Poi, per quanto riguarda le possessioni vorrei dire che, certamente, l'aldilà comprenderà anche persone che non sono dei modelli di perfezione, persone che moralmente nella loro vita non sono state dei santi, però è una dimensione completamente a parte, e non si può pensare che queste "anime" siano vaganti e pronte a rispondere al comando di chicchessia per andare a impossessarsi di questo o di quello; assolutamente.

Ripeto, l'aldilà, la dimensione sconosciuta che ci circonda, questo mondo meraviglioso che è assai più vasto di quell'altro mondo che i nostri sensi riescono a catturare, è un mondo che è fatto  per la gioia, per la felicità dell'uomo, che è fatto per dare all'uomo ulteriori possibilità di ricezione e di apprendimento, e non è fatto per torturarlo e farlo soffrire più di quanto soffra nel mondo fisico.

Io vorrei proprio dirlo, se qualcuno ha un minimo di fiducia in me, vorrei proprio dirlo chiaramente: liberatevi da questa idea della possessione, delle fatture e del malocchio. Cercate invece le cause della vostra sofferenza dentro voi stessi; ricercatele nel profondo del vostro intimo, e vedrete che riuscirete a liberarvi, perchè il vero mondo delle fatture è la mente dell'uomo.

- Francois, domani è Pasqua; è la Pasqua della resurrezione, cioè il trionfo sulla morte. Vuoi dire qualcosa agli amici?

- Certamente. Ecco, vorrei dire questo: queste ricorrenze ovviamente non hanno alcun riscontro oggettivo - è vero?-; sono date convenzionali, e sono tutte belle, qualunque data convenzionale è bella quando dà motivo di potersi riunire, di poter pensare in senso positivo, in senso buono, agli altri, agli amici, ai propri cari, ai propri familiari e a coloro, anche, che forse in certi momenti non sentiamo tanto vicini. Ecco, allora se è necessaria una festa per questo, ben vengano le feste, ma io vorrei che veramente ogni giorno fosse una di queste feste. Vorrei che non fosse necessario pensare a qualcosa di esteriore per sentire questo impulso verso gli altri, anche verso la propria famiglia, questo impulso di riunirsi e di essere più vicini. Questo sarebbe molto più bello, sarebbe una perenne Pasqua, una perenne ricorrenza: auguriamoci che questo sia presto.

- Come può l'uomo, come possiamo noi restare giovani, pronti, vivaci e felici ad ogni età?, c'è una sorta di ricetta, che non è magica, una ricetta profonda che tu puoi dare?

- Guarda, soprattutto non odiare, perchè l'odio, il rancore, l'astio verso gli altri sviluppa delle tossine non solo psichiche, ma anche fisiche. Colui che è ben disposto verso la vita, verso gli altri, non si intossica nè psichicamente, nè fisicamente. Ecco, questa è veramente una ricetta che io do volentieri.

Sai perchè amo i giovani? Adesso ti dico una cosa che ti farà sorridere, forse. Giorni fa ero a un giardino pubblico di passaggio, e c'erano due giovani sui venti anni, uno dei quali era profondamente arrabbiato nei confronti dell'altro, e l'offendeva, diceva: "Tua madre è una donna di malaffare..." e qui, naturalmente, non sto a elencare gli improperi che gli diceva, sempre su questa madre; ma guarda, veramente, una inventiva in fatto di turpiloquio che sarebbe da premiare con un premio Oscar - è vero? E l'altro rimaneva impassibile, silenzioso. A un dato momento l'elenco del turpiloquio ha avuto un attimo di incertezza; il secondo, l'offeso, ha preso al volo l'occasione e gli ha detto: "Sai cosa ti dico? Mi sono stancato, me ne vado. Ciao, mamma!". E' così; questo! voglio dire. Anche per chi riceve del male, delle offese, cercare sempre di essere padroni di se stessi e non rispondere con la stessa cattiveria.

Molti dicono: "Mi è stato fatto questo torto tremendo" e si mettono allo stesso livello di colui che li ha offesi. Ecco, se vogliamo non intossicarci in questa catena, che poi è la stessa catena che, allargandosi, conduce alle guerre.

Allora, sottraiamoci alla responsabilità che abbiamo per il fatto che nel mondo c'è la guerra, proprio rimanendo soli e semplici dentro di noi, non parteggiando per una parte o per l'altra, ma cercando sempre di non essere coinvolti e trascinati, e fare azione opposta a quella che molte volte quasi tutti fanno.

- Se tu dovessi, Francois, dare un titolo al prossimo volume del Cerchio Firenze 77, un titolo bello, che titolo daresti?

- "Le grandi verità ricercate dall'uomo"...perchè lè si trovano.

- Io ti ringrazio Francois, vuoi dire un'ultima cosa, un saluto?

- Sono io che ti ringrazio, caro Pietro.

Vorrei dire questo: sento così vicini i nostri comuni amici che vorrei, se fosse possibile, una volta poter rispondere direttamente alle loro domande: non che tu non faccia delle domande interessanti, per carità, sei bravissimo, e questo non lo dico solo io; ma vorrei avere l'opportunità di rispondere direttamente alle loro domande perchè mi sentissero ancora più vicino di quanto mi sentano...

-... vedremo che questa accada...

Auguro la buona Pasqua a tutti e soprattutto auguro che nel prossimo futuro per tutti sia una perenne Pasqua di pace. Grazie e buonanotte.

E buonanotte a tutti gli amici da Pietro Cimatti.

 

27 agosto 1982

Pietro Cimatti - Buonasera e bentornato all'amico Francois, che, come ricorderete, è istruttore e guida del Cerchio Firenze 77.

Si è parlato spesso di reincarnazione, proprio in questo ultimo ciclo: è un tema radiofonicamente nuovo, e quindi, tu capisci, è fonte anche di ansia, anche di incertezze per alcuni amici, per alcuni ascoltatori. Alcuni anzi rifiutano questo tema, la reincarnazione, proprio per un motivo essenziale: dicono che basta questa vita, ne basta una, c'è una sorta di rifiuto della vita come dolore, come sofferenza, come guerra, attraverso il rifiuto del tema reincarnativo. Io mi appello ancora alla tua generosità perchè tu spieghi questo.

Francois - Vedi caro; per dare la ragione logica della verità della reincarnazione dovremmo fare un discorso più generale, perchè certamente per coloro che si accontentano della spiegazione della realtà quale, per esempio, la danno le religioni che non parlano di reincarnazione, allora la reincarnazione non ha nessun senso.

Cioè, se l'uomo è posto di fronte al bene o al male, e a seconda se sceglie il bene o il male si guadagna una felicità, o non se la guadagna, che durerà tutta l'eternità - intesa, eternità, come tempo senza fine - allora a chi si accontenta di questo, effettivamente la reincarnazione non serve; anzi, direi, complica e sconvolge e disturba la sua fede.

Però chi veramente vuole approfondire questo argomento, nel senso di dire: "E' mai possibile, però, che l'uomo sia posto di fronte a delle prove, l'uomo così fragile? E' possibile che sia in possesso di un libero arbitrio così assoluto, tale da poter scegliere il bene o il male al di fuori di ogni influenza?" - perchè, bada bene, se c'è un'influenza la sua scelta non è più libera. Ora, che l'uomo sia libero, l'abbiamo già detto in un'altra occasione insieme, assolutamente libero, al di fuori di ogni influenza, è insomma affermare una cosa assolutamente illogica, assurda. Per il solo fatto di avere il corpo, di essere sottoposto a tante limitazioni, l'uomo chiaramente non è assolutamente libero; e quindi, nelle sue scelte, chiaramente, è influenzato, e se è influenzato allora tutto il discorso del far dipendere dalla sua scelta - è vero?- la sua vita futura spirituale cade; chiaramente cade!

Ma se noi invece pensiamo che l'uomo è destinato ad evolversi, non solo fisicamente, culturalmente, socialmente, ma soprattutto spiritualmente, allora una sola vita per questa evoluzione non è sufficiente: occorre che l'uomo comprenda in sè tante esperienze, faccia tante di quelle esperienze da costituire la sua coscienza; e prima raggiungere il proprio dovere e fare, cioè, le cose non per il proprio egoismo e il proprio tornaconto, ma proprio perchè è ciò che egli deve fare; e poi, in fase successiva, si rivolga agli altri; cioè, non si rivolga più agli altri solo perchè quello è ciò che deve fare, ma perchè è spinto da un senso d'amore e d'altruismo, e via via sempre di più; insomma l'evoluzione comprende questo.

Naturalmente, ripeto, tutto ciò non può essere raggiunto in una sola esistenza; ma del resto la reincarnazione nella pluralità delle esistenze spiega anche tutte quelle apparenti ingiustizie che altrimenti sono inspiegabili. Cose tragiche, morti improvvise, creature che nascono infelici, che sono quasi perseguitate dal dolore, per tutta la loro vita; oppure tragedie che fulminano intere famiglie.

Tutto questo non è che il mezzo e la conseguenza e l'effetto di cause mosse in una precedente incarnazione, allorchè si è fatto qualcosa senza avere compreso; e questo determina, successivamente, la comprensione di qualcosa, l'allargamento della coscienza attraverso, appunto, il dolore.

Ora, tu mi dicevi che molti rifiutano la reincarnazione proprio in nome del dolore, e quindi perchè rifiutano la vita. Però la cosa non può essere vista così relativamente, perchè, certo se tu pensi alle esperienze dolorose che tu hai avuto, naturalmente, nel tuo passato - ora io non parlo proprio di morte dei tuoi cari familiari o persone amate, ma di periodi tristi, di difficoltà e via dicendo, di malattia - a distanza di tempo, e più che passa il tempo ti accorgi, e sei in grado di giudicare, che quelle esperienze, allora così amare, così dolorose, ora le ringrazi, ora vedi quanto quelle esperienze ti hanno portato e quanto ti hanno arricchito. 

Ripeto, metto da una parte quelle esperienze dolorose per la morte di persone care - le persone, poi, fisicamente non si vedono più -; ma le altre esperienze dolorose, come malattie, come difficoltà della vita, come anche altre cose che hanno riguardato il tuo intimo essere, esperienze psicologiche gravose, poi, a distanza di tempo, effettivamente tu sei in grado di dire: "Sè, quelle esperienze sono state così amare, ma mi hanno arricchito, mi hanno insegnato qualcosa, mi hanno formato".

Ora, la vita, chiaramente, per molti è dolorosa; però prima di affermare in senso così assoluto che è solo dolore, e quindi non vale la pena di viverla altre volte, vorrei che ciascuno, veramente, con tutta onestà e in tutta sincerità, riflettesse e guardasse e veramente riconoscesse che molta parte del suo dolore è di natura psicologica; è costruita su convenzioni sociali, è costruita su idee o gusti che egli ha, è costruita sul dar valore a cose che, se ben si vede, valore non hanno. 

Riflettete, cari amici che mi state ascoltando; pensate che effettivamente grandissima parte della vostra vita è di natura psicologica, e quindi si fonda su quelle che sono le convenzioni umane, su quelle che sono le regole sociali, su quelli che sono i vostri gusti, la vostra personalità, i vostri desideri; e molte volte, tanto per portare le cose all'estremo limite, una signora può soffrire perchè non ha un vestito alla moda per andare a una festa: ripeto, questo è un caso limite. Però scendiamo, e guardiamo in noi stessi, e vediamo che certe volte soffriamo, per esempio sul lavoro, perchè ci sembra abbastanza, o perchè lui ha più di noi: ma tutti questi sono fantasmi della mente, amici. Cerchiamo di meditare su queste ragioni di dolori che vengono dalla sfera psicologica, e vi accorgerete che, veramente, per molte cose, non vale la pena di soffrire.

Allora, fatto questo discorso, dico: la vita non è veramente tutto dolore; anzi, se poi si va al di là di quelli che sono avvenimenti che ci trascinano e ci coinvolgono e del sapore amaro che questi avvenimenti possono avere, e non sempre hanno - perchè ci sono anche le cose belle della vita; quelle facilmente ci se ne dimentica.    E' vero? Si ha propensione a ricordare le cose, invece, dolorose, a crescerle, a gonfiarle; e ci servono per raccontarle agli altri: "Io sono un martire! ho sofferto tanto!", per ricevere la comprensione e il compatimento di chi ci circonda, per destare l'attenzione degli altri su noi, è vero?

Ecco, allora dico: "Al di là di questo la vita, veramente, vale la pena di essere vissuta, perchè ci dà un'enorme tesoro, una grandissima ricchezza". E non è una ricchezza materiale, e non è una ricchezza neppure culturale; c'è anche quella, ma c'è qualcosa ancora di molto più importante: è la ricchezza interiore, quello che porta dentro di noi, quello che trasforma in noi. Perchè vedi, prima parlavamo di civiltà - è vero?-. Allora noi siamo abituati a giudicare le civiltà dal grado di cultura, dalle opere che hanno realizzato, e tutte queste cose esteriori; ma il vero valore di una civiltà è quello che quella civiltà è riuscita a dare all'intimo degli uomini che la costituivano; quella è la vera civiltà. Altrimenti, guardate, che cosa rimarrebbe di tutte le meravigliose civiltà del passato? Polvere!

Solo dei ruderi. E veramente allora la vita sarebbe una beffa, il tempo cancellerebbe le cose migliori, le consumerebbe. Mentre invece il vero tesoro che le civiltà costruiscono sta dentro gli uomini! Sta dentro quelle creature che hanno vissuto e costituito quelle civiltà.

- Francois...Francois...io ti devo dire addio per questa sera, il tempo è finito.

- Ti ringrazio. Mi scuso per questa mia verbosità, ma spero che a qualcuno sia servito. A presto cari, a presto...

 

7 settembre 1982

Pietro Cimatti - Buonasera. Attesissimo, veramente, il grande amico Francois è ancora una volta con noi. Buonasera Francois...Questa sera ci sono dei vecchi amici, ma ci sono anche dei nuovissimi; e forse per cominciare vuoi dire a loro, ai nuovi, qualcosa?

Francois - Innanzitutto do loro il benvenuto, in un certo senso, e poi spero di essere all'altezza della fama che un po' voi mi avete creato, anche se in effetti io non mi sento niente di particolare se non un riferitore di quello che i nostri amati e grandi istruttori, con generosità, ci rivolgono - è vero?- e quindi mi faccio un po' bello con le penne degli altri, come si usa dire; comunque se posso essere utile a qualcuno per dare un po' più di chiarezza di idee ne sarò felicissimo.

- Il tuo riferimento è sempre ai maestri del Cerchio; questa nuova sapienza, che poi è proprio un lievito ed è un seme di una nuova umanità. In questo quadro di riferimento filosofico esoterico sapienziale, quello che ti vorrei chiedere a nome di tanti amici giovani, ma non solo giovani, è che significato ha la sessualità, direi quasi il rapporto amore-sessualità? Tu sai che tutto ciò che è spirituale ha tenuto lontano, ha quasi respinto la sessualità, è come se le due cose non andassero d'accordo, se ci fossero delle rimozioni, delle sessuofobie in campo. Sarebbe ora di mettere...che tu dicessi qualcosa di chiaro, su questo tema: in fondo è una domanda sull'amore.

- Certo... guarda, Pietro...ti ringrazio moltissimo di questa domanda, anche se spero di poterla, non certo esaurire, ma insomma nella risposta dare un cenno del concetto abbastanza comprensivo sinteticamente.

Ecco, si tratta di questo: i nostri istruttori ci hanno detto che il destino dell'uomo è quello, attraverso molte esperienze, molte peregrinazioni nella materia, di trovare quell'amore che unisce ogni essere. Allora se l'amore, la comunione degli esseri, la comunione di amore nel senso più bello e più vero, è la meta di tutti gli uomini, è chiaro che questa meta si raggiunge gradualmente. Ma in questo la natura aiuta gli uomini; attraverso che cosa?

Attraverso vari espedienti, uno dei quali, ad esempio, è l'amor materno e l'amor paterno, ma uno ancora più diffuso è proprio la sessualità, perchè attraverso l'istinto sessuale gli uomini si cercano, si conoscono, si trovano. Ed anche se poi questo primo entusiasmo amoroso, sorretto da questi sensi, con il tempo un po' si appassisce, un po' si appanna, ciò non vuol dire niente, perchè il seme rimane - è vero?

E', quindi, un motivo, quello della sessualità, per fare incontrare le persone. Allora, in questo quadro, come si può pensare che l'amore sessuale possa essere qualcosa che non vada d'accordo con la spiritualità? Evidentemente attraverso una deformazione del concetto essenziale e primario.

Certo, se le creature si amano veramente, non c'è niente di peccaminoso nel fatto che il loro amore si completi attraverso anche una relazione sessuale, come dicono i nostri istruttori. Però il sesso non deve diventare, invece, motivo di vizio fine a se stesso, ma deve essere suscitato dal sentimento; quando tra due creature c'è questo sentimento, che sgorga appunto dalle profondità dell'essere, allora che questo sentimento si completi in una relazione sessuale è una cosa meravigliosa, che non ha niente assolutamente di peccaminoso.

Se di "peccato" dobbiamo parlare, lo dobbiamo fare nei casi in cui il sesso diventa vizio, diventa scopo dell'esistenza dell'uomo.

Ecco, allora, tu sai che io ho molta cura verso i giovani, e vorrei proprio rivolgermi ai giovani - è vero?- che, invece, si cimentano nelle relazioni per fare delle conquiste sessuali fine a se stesse, delle collezioni, delle medaglie...Ecco, vorrei proprio mettervi in guardia da questo tipo di mentalità distorta, perchè è vero: non c'è niente di peccaminoso nel sesso; però cercate non il sesso, cercate il sentimento, cercate l'amore. Ripeto, se poi questo amore si completa con un atto sessuale, è una cosa meravigliosa; ma alla base di quell'atto deve esservi il sentimento. Questo è importante, e questo è vivere in armonia con la natura. Quando tra le creature c'è l'amore, non c'è niente di peccaminoso, veramente.

- Che funzione ha il medium, chi è il medium? Ma soprattutto la funzione del medium, in questo momento in cui se ne parla tanto, e in certi casi anche troppo. Sarebbe anche qui bene chiarire.

- Ecco, guarda caro Pietro, prima di rispondere a questa domanda, vorrei dire qualcosa sulla funzione delle vere comunicazioni medianiche; non chiamiamole "spiritiche" per non entrare in polemica.

Vi sono dei fatti paranormali che vengono spiegati in vario modo, e che ognuno è liberissimo di spiegare come meglio crede e come più torna alla sua ragione, non c'è niente da dire: esistono questi fatti. Allora devono essere oggetto di studio, anche se nel fare questo studio, questa analisi, i sistemi che usa la scienza non sono sufficienti e si dimostrano inadeguati, anzi elemento addirittura negativo nella manifestazione del fenomeno. Questo non perchè sia tutto un trucco, come alcuni dicono, ma proprio perchè in questi fenomeni entra in modo predominante la psiche umana di questa figura, di questo sensitivo, di questo "strumento", di questo medium. E talvolta questo spirito d'indagine, questo modo di indagare, con fare proprio, così, inquisitorio, può turbare quello stato, così particolare, di tensione interiore che invece è necessario per la produzione del fenomeno; però debbono essere materia di studio e di indagine, non c'è dubbio, anche se con mezzi leggermente diversi da quelli che usa comunemente lo scienziato. Direi che importantissimo sarebbe, che, a questi fenomeni, assistessero e fossero seguiti da psicologi - è vero?

Però, questi fenomeni, che funzione hanno? Sono fatti, forse, per accontentare le curiosità di coloro che vi partecipano - curiosità del tutto umane? Debbono avvenire, non so, così, per dare conforto, per parlare o credere di parlare con l'anima dello zio, del nonno e della fidanzata e via dicendo...? Chiaramente no. Se questi fenomeni avvengono, hanno uno scopo appunto dimostrativo per mostrare che non tutto è materia; e allora debbono dire, non dico "qualcosa", ma molto di più di quello che può dire un uomo, a livello di comunicazione. 

E' perfettamente inutile fare delle sedute medianiche per avere dei discorsi che qualunque buon predicatore potrebbe fare; e talvolta sono anche molto inferiori ai discorsi che fanno i predicatori. Se questi fenomeni debbono avvenire, debbono dare qualcosa all'uomo; non in senso materiale, ma in senso spirituale, o filosofico; debbono aiutare a chiarire e a comprendere la realtà; debbono dare un quadro, una spiegazione della realtà, che sia logica e che faccia fare al pensiero dell'uomo un passo avanti. Perchè se debbono essere rimasticature di cose che sono già state dette da grandi spiriti e da grandi pensatori - e già, guarda, che siano rimasticature sarebbe già una bella meta raggiunta; perchè a volte si assiste a comunicazioni che sono veramente banali, che non hanno nessuna ragione di sussistere.

Per questo, a coloro che credono che queste comunicazioni siano frutto di spiriti disincarnati, dico: "Non importa certo scomodare i morti per dire cose di questo genere". Statevene lontani da queste fonti che vi tengono avvinti solo con l'autorità di proclamarsi provenienti dall'oltre tomba, dall'aldilà - è vero?- statevene lontani; perchè, veramente, se qualcosa deve venire da queste comunicazioni deve essere un qualcosa che, intanto, sia materia di studio, e poi, soprattutto, anche che possa arricchire, non dico la cultura dell'uomo in senso generale, ma perlomeno la cultura di coloro che vi assistono, tiri fuori le loro qualità migliori, li renda più aperti, e non chiusi in una gabbia, in una nuova credenza, che in fondo poi di nuove credenze, con questo fine, non ce n'è proprio bisogno.

Allora, il vero medium è colui che è strumento di un fenomeno di questo genere; e debbo dire, e con questo certamente mi attirerò le antipatie di molti, che quando si tratta di fenomeni reali, che sono cristallini, non si mescola mai il lato del mercimonio: non c'è mai da pagare qualcuno per mettersi in contatto con una dimensione sconosciuta. Quando c'è di mezzo questo, che si deve pagare un "pedaggio", allora, cari, diffidate; perchè veramente, se in queste comunicazioni medianiche la fonte è qualcosa che viene da una dimensione diversa da quella fisica e psichica dei presenti, e se questa fonte è veramente di un'altezza spirituale che si rispetti, non si mescolerà mai a questioni di denaro, non si servirà mai di un medium che si fa pagare; questo vorrei dirlo a chiare note, anche se sono consapevole che susciterò le ire di tutti coloro che, di queste cose, fanno un mercimonio.

- Ecco, questo strumento così sensibile, e di natura così misteriosa, che è in bilico tra due mondi, con dei poteri che usa ma spesso ignora, che sono un dono ma anche un peso, talora; perchè?, come nasce la sua funzione, in senso sottile?

- Guarda, naturalmente quando siamo di fronte a casi in cui si hanno comunicazioni di un certo valore, che non sono numerose, sono casi che fanno parte di quel piano, chiamiamolo pure "divino", d'evoluzione spirituale degli uomini - è vero? Allora anche lo strumento è qualcuno che è all'altezza di questa manifestazione, della quale egli è al centro; molto spesso, invece, si assiste a manifestazioni nelle quali colui che è il tramite, è una creatura che veramente mostra aspetti patologici. Allora, il fatto che una creatura dica di essere sensitiva, o dica di essere medium, o dica di avere facoltà paranormali, non deve mettere coloro che queste creature avvicinano in condizioni di accettare tutto come oro colato, e interpretare, magari, le stranezze di queste creature, di queste persone, come se fossero cose carismatiche, che facessero parte di questo mistero; le verità spirituali non sono illogiche, perchè la verità e la logica sono un'unica cosa. La verità non è illogica, e quindi, quando c'è qualcosa che non è logico, c'è qualcosa che non è completamente in armonia con la verità.

Queste creature che si proclamano, si professano, appunto, dei sensitivi e che dicono: "Io, in certi casi, ho indovinato questo...", non significa poi un gran che, perchè queste facoltà molto spesso non sono continue nella vita e in ogni momento, e quindi, quando una persona ha avuto un caso, una manifestazione che poi si è dimostrata veridica, non significa che questo sia una garanzia per tutto il resto, che tutto il resto sia veritierio; anzi, bisogna sempre, in questo campo, andare con molta cautela, e ricordarsi che se anche una persona è veramente uno strumento sensibile, proprio per il fatto della sua sensibilità, può essere travolto da onde pensiero diverse, e quindi talvolta può essere portato "fuori", così come succede del resto di tutti gli strumenti anche uomini, che possono essere messi fuori sintonia - è vero?

Comunque è un campo che bisogna veramente affrontare con grande cautela. Questo lo dico a tutti coloro che mi ascoltano: bisogna andare con molta cautela e soprattutto diffidare quando la cosa diventa un'organizzazione che vuole catturare le persone, che vuole fare dei proseliti, quando c'è di mezzo il denaro...

- Siamo alla fine, Francois, di questa nuova, meravigliosa serata. Ti vorrei chiedere una cosa, per finire. Tu dicesti una volta che questo pianeta è tutto inquinato; che fare, ognuno di noi, per non aggravare lo stato di malattia di questa nostra bella Terra?

- Ecco cari, soprattutto guardate, io direi di stare molto attenti a vivere secondo un modo di vita più semplice; questo è molto importante. Non disperdere, non sprecare, non sciupare; perchè, nella dispersione, nello spreco c'è il richiamo di un maggior inquinamento. Cercare di ridurre i propri consumi veramente in maniera essenziale, perchè oggi si sciupa moltissimo, e quindi si inquina moltissimo.

Allora, quello che ciascuno di noi può fare, in questo mondo, è quello di ridurre le proprie esigenze; che poi, guardate, non è difficile, non è difficile. Vi sono tantissime cose inutili che facciamo e che consumiamo veramente senza ragione, aumentando, in questo modo, l'inquinamento del pianeta. E soprattutto rispettare la natura; ecco, questa è un'altra cosa che ognuno di noi può fare. Forse altre cose, come costruzioni di depuratori e via dicendo, noi non possiamo che richiederle, non le possiamo fare materialmente, ma nel nostro piccolo questo!, di rispettare la natura massimamente, e di non sciupare, di non consumare eccessivamente, lo possiamo fare.

- Francois? Grazie, grazie per la tua cortesia e la tua umanità...

- Buonanotte a tutti e un abbraccio a tutti.

 

18 dicembre 1982

Pietro Cimatti - Buonasera a tutti gli amici, e bentornato all'amico Francois, che è molto atteso e, posso dirlo veramente, molto amato dagli ascoltatori di queste telefonate. Buonasera Francois...

Francois - Buonasera, caro Pietro, e buonasera cari amici; vi ringrazio della vostra amicizia, del vostro affetto, che è tutto per bontà vostra.

- Io volevo dirti, Francois, se tu, prima di cominciare questa breve chiacchierata, hai qualcosa da dire, prima delle domande che ho in animo di porti, in questa fine di anno 1982.

- Ecco, vorrei dire questo: non c'è bisogno che lo faccia notare io, quanto il momento sia particolare, non solo per l'alta Italia, ma per tutto il mondo. Poi, quanto gli uomini facciano riferimento alle varie profezie catastrofiche: sembra la fine del mondo, sembra che debba succedere da un momento all'altro, e sembra che queste profezie siano convalidate dallo stato attuale delle cose, ripeto, non solo italiane, ma anche internazionali; ebbene, io vorrei dire questo: non esiste una fine del mondo così come è stata profetizzata, o come vogliono  far significare le interpretazioni delle profezie, in senso materiale, cioè una catastrofe. Certo che sommovimenti ce ne sono moltissimi, ci sono moltissimi cambiamenti, grandi disgrazie, motivi di tensione e via dicendo, questo non c'è dubbio; e purtroppo ancora per, direi, altri tra anni, fino a tutto il 1985, i nostri maestri dicono che la situazione non cambierà - è vero?-, anzi, toccherà il fondo da ogni punto di vista; e questo lo vedete dal punto di vista economico, della tensione fra i vari Stati, dal punto di vista economico, della tensione fra i vari Stati, dal punto di vista politico e via dicendo. 

Purtroppo ancora per tre anni l'uomo dovrà toccare il fondo; poi, però, fortunatamente vi sarà una ripresa, una ripresa lenta che avrà, diciamo, il suo culmine benefico attorno al 1992. Quindi allora, in chiusura di questo anno, non posso, ripetendo le parole dei maestri, dirvi che l'anno prossimo sarà un anno meraviglioso in cui tutti i problemi saranno superati e via dicendo; no, anzi debbo ancora dire che la situazione attuale praticamente continuerà immutata. Però c'è questa speranza, tra qualche anno, di ricominciare lentamente a risollevarsi e andare verso un futuro più confortante e più sereno. Questo dipenderà soprattutto da come l'uomo si rivolgerà nei confronti degli avvenimenti, da come si porrà nei confronti della vita, della società di cui fa parte, e delle persone, non solo quelle che stanno a distanza, ma proprio quelle che sono vicine a lui.

Voi avrete certamente notato come oggi vi sia questa tensione fra gli uomini, come tutto sia preso in maniera irritante, chi si rivolge a voi per una qualunque cosa, non trova mai una risposta serena, conciliante, ma subito ci si mette sull'attenti, sul chi va là - è vero?-, e si risponde in maniera irritata. Ecco, anche questo è una conseguenza di questa atmosfera che regna fra gli uomini proprio a livello psichico, e che induce tutti ad avere certe reazioni.

Bisogna rompere questa catena, bisogna cercare di capire che bisogna rimboccarsi le maniche veramente tutti, ed avere un diverso atteggiamento nei confronti della vita e dei nostri simili: questo è importante. In funzione di questo cambiamento si produrrà quella "fine del mondo" non in senso materiale, ma di un vecchio mondo, di un mondo ormai obsoleto, finito, che non ha più ragione di esistere. In questo momento di transazione è importante che ciascuno mediti su se stesso, comprenda il valore della propria persona nei confronti di coloro che gli sono vicini, e prenda un indirizzo diverso.

- Francois, tu hai parlato di speranza. La speranza moderna ora ha un nome; si chiama "Età dell'Acquario". Alcuni dicono che già c'è, è già iniziata; altri dicono che sta iniziando.

Comunque è una sorta di nuova fiamma, di nuovo stimolo. Cosa c'è di esotericamente e scientificamente esatto in questa definizione "Età dell'Acquario"?

- Il discorso è vero, è veritiero, e si riallaccia a quello che dicevo prima sulla fine di un vecchio mondo e l'inizio di un nuovo mondo; che non è una fine esteriore, ma interiore, un nuovo mondo intimo dell'uomo, un nuovo uomo. E siccome tutto questo avviene come sempre in natura - che non conosce salti - avviene così gradualmente, in maniera sfumata; da qui, quindi, la diversa interpretazione fra quelli che dicono: quest'età è già cominciata, e altri, invece, che è ancora da incominciare; non c'è un salto, non c'è un "dall'oggi al domani cambia l'età" - è vero?, non c'è una data, avviene tutto per sfumature.

Perchè poi anche questa età, proprio come tu dici, non è un' età che si può riscontrare sul calendario astronomico, ma vi sono uomini che appartengono all'età precedente. Quindi, è un avvento dell'Età dell'Acquario che avviene attraverso l'avvento di uomini nuovi, attraverso il cambiamento che si produce nell'intimo degli uomini e delle nuove generazioni che vengono; quindi è un compenetrarsi lento. Il finire di una "razza di anime", non so come chiamarla, di un ciclo di anime, di un gruppo di anime assai numeroso, e l'avvento di un nuovo ciclo di anime di diversa evoluzione e quindi un cambiare poi, di riflesso, del mondo esteriore.

- Ecco, a questo proposito... E' noto che ogni stagione dell'uomo ha bisogno di ridefinire non solo le nozioni, ma anche i concetti; oggi - e siamo sempre in questo clima di fine anno e, come tu dicevi, di finis mundi - che cosa significa e che cosa comporta essere religioso? Un tempo tu sai che cosa voleva dire essere religioso; oggi, e da oggi, che significa essere un uomo religioso?

- Ecco, il significato è completamente diverso - è vero? Non significa più avere una sorta di atteggiamento verso la vita e verso i propri simili, e verso il divino, di timore, di soggezione, di completa sottomissione, senza alcun spiraglio di comprensione, ma solo per cieca obbedienza. Era bella anche quella, quando corrispondeva a una purezza d'intenti, ad una bellezza interiore. Però, è diversa quella religiosità dell'uomo di oggi o, diciamolo pure, dell'uomo dell'Età dell'Acquario. 

Perchè è una religiosità che va perfettamente d'accordo, prima di tutto con la ragione, e poi con la libertà di ciascuno: cioè, non seguirà più una norma di vita, per così dire, religiosa - se ancora vogliamo continuare ad usare questo termine nel vecchio senso - per timore o per altre ragioni; ma sarà proprio una norma di vita naturale, che sboccherà dalla propria intima natura, che corrisponderà al proprio intimo essere; e non avrà proprio più niente a che vedere con quel vecchio tipo di religiosità, ma sarà una religiosità basata sulla comprensione delle cose, e non più su atti di fede. Proprio quello che prima si credeva per atto di fede, imposto per dogma, invece sarà una intima convinzione che scaturirà dal vedere quale è la realtà e come le cose sono; che rispetterà l'ordine naturale delle cose e che, quindi, sarà una cosa meravigliosa, perchè veramente lascerà la massima libertà ad ogni essere, il quale agirà non più per costrizione, ma per propria scelta sentita, vissuta, convinta...

- ...e quindi religioni più vicine o più lontane al divino, non ci potranno più essere in nome di questa libertà e razionalità?

- Certamente, non ci potranno più essere. E soprattutto, la legge sarà fatta per l'uomo e non l'uomo per la legge.

- Che cosa significa il Natale?

- Ecco, guardate, si possono dare tanti significati, come tanti significati sono stati dati alla figura del Cristo; direi che questa figura è stata presa e pretesto non per unire gli uomini, ma per dividerli, e questo ancora oggi si vede. Noi, però, bisogna sempre cercare i punti che ci uniscono, non quelli che dividono, come è stato detto tante volte. E allora, questa figura del Cristo, al di fuori di ogni spiegazione trascendentale che può esservi, valida, meravigliosa quanto si vuole, ma guardiamola nella sua realtà; non è forse una figura che deve unire gli uomini, credenti e non credenti, spiritualisti e materialisti? Certamente! Gli spiritualisti perchè vogliono vedere in questa figura una divinità, i materialisti perchè debbono vedere in questa figura un uomo vittima del potere, dell'oppressione, no? Un vero proletario, non c'è dubbio! 

E allora vediamolo come punto di unione, come simbolo di tutta l'umanità: un uomo che è stato sacrificato dal potere, che ha sofferto, che è andato incontro ai suoi simili, specialmente agli addolorati, a coloro che avevano bisogno, a coloro che erano considerati reietti, peccatori; e allora prendiamolo tutti insieme come simbolo di un modo di essere che dovrebbe essere per tutti. Ecco, vorrei, mi auguro, che questo sia il significato del Natale per tutti gli uomini.

- Ecco, Francois, abbiamo ancora pochi minuti. Cosa c'è nel quarto volume del Cerchio Firenze che si intitola Le grandi Verità ricercate dall'uomo, è uescito quest'anno, ecco, cosa c'è di nuovo in questo volume? Cosa c'è di nuovo, nel senso di appiglio, di invito alla speranza,e anche oltre la speranza?

- Ecco, di nuovo c'è un maggior calcare sull'insegnamento, che è liberatorio in ogni senso, con i riferimenti a come deve intendersi la sessualità, la gelosia, tutti questi moti in fondo che, forse, tutti gli uomini che li hanno si sentono in colpa. E invece è una visione diversa, e questo è molto importante; questo per quanto riguarda l'insegnamento etico. 

Poi, per quanto riguarda l'insegnamento esoterico-filosofico c'è questo discorso sul "sentire", sulla comunione degli esseri, su questa cosa meravigliosa attraverso la quale è realizzata l'unità del tutto; ed è una visione meravigliosa che francamente nessun filosofo ha mai prospettato e che si insinua con una perfetta logica, come un perfetto incastro in tutto quello che è l'insegnamento filosofico antecedente, che ne è un corollario, una conclusione meravigliosa e che, nello stesso tempo, fonda in modo logico tutto l'insegnamento etico e tutta la morale che gli uomini hanno sempre conosciuto, ma che hanno sempre seguito così, per atto di fede, per comandamento degli spiriti eletti.

- Francois, vuoi dire un'ultima cosa agli amici che ti ascoltano, e sono molti?

- Sè, vorrei dire che sono loro vicino, molto vicino, affettivamente. Spero di avere ancora l'occasione di parlare loro; e vorrei anzi invitare insieme a loro uno dei nostri maestri a parlare attraverso questo mezzo. Credo che sarebbe molto più efficace di quanto lo sia io, in effetti. Mi auguro che questo possa avvenire. Ringrazio tutti voi. Vi invio tutto il mio amore. A presto cari, a presto.

 

1 gennaio 1983

Pietro Cimatti - Buonasera e buon 1983 a tutti gli ascoltatori.

A tutti un saluto e un augurio da parte degli amici, e anche da parte mia una infinità di auguri che questo 1983, anche se non può esserlo in senso generale, che sia perlomeno in senso individuale migliore degli altri.

- E' appena trascorsa la grande festa dell'anno, l'antica festa dei doni. Ma ieri sera, ahimè, anche forse oggi, quanti sono rimasti soli, abbandonati! Per qualsiasi motivo esclusi, sia dai brindisi, che dai doni: vuoi dire a tutti costoro, a questi amici, qualcosa, amico Francois?

- Ecco cari, volentieri, volentieri. Perchè in effetti molte sono le persone che si sentono sole, ed in effetti, anche guardando la loro vita, sono un po' isolate, emarginate - è vero? A queste persone io vorrei dire che, per prima cosa, la solitudine, molto spesso, è voluta. Certamente non a livello conscio; però a livello inconscio è voluta, sia perchè quando si è veramente in grado di andare incontro agli altri è difficile rimanere soli; sè, ci sono dei momenti particolari in cui una persona può essere emarginata, direi anche abbandonata dagli altri, per certe sue situazioni particolari di difficltà, e allora coloro che erano a lei vicino si allontanano per non trovare su di sè il peso che questa persona deve portare. Però, ricordarsi sempre che quando si va incontro agli altri, quando si cerca veramente la compagnia degli altri, quando si è in grado di dare, è difficile rimanere soli anche nei momenti di bisogno è vero?, quando non si è più in grado di dare.

Così a tutti coloro che sono soli io dico: "Guardate dentro voi stessi, se veramente non vi siete posti, con il vostro modo di fare, con il vostro modo di essere, in questa condizione di solitudine". E poi, a parte questo, dico che nessuno è mai veramente solo, perchè nessuno è indipendente e isolato dagli altri suoi simili, e, per quanto uno possa sentirsi solo, serve sempre a qualcun altro, magari anche solo con una sua apparizione fugace, con un suo presentarsi così superficiale: però nessuno è mai veramente isolato. Ed allora, su questa idea, su questo principio, affrontare la vita in modo  diverso; ce n'è bisogno veramente, perchè è vero che quando si è di fronte ai problemi della vita, l'uomo deve risolverli da solo, ed anche le persone più "accompagnate", più in compagnia, però i loro problemi devono risolverli da sole.

I nostri maestri dicono: "Noi non possiamo che darvi delle indicazioni; non possiamo risolvere per voi i vostri problemi"; e questo è vero a livello generale, è così per tutti. Però, a livello di "vicinanza" noi dobbiamo dire che solo chi vuole emarginarsi, solo chi vuol veramente isolarsi, riesce in questo intento ed è, di fatto, solo.

- A nome di molti amici, ti vorrei chiedere Francois, che cosa veramente deve significare: "Anno Santo", al di là delle proclamazioni ufficiali e degli usi che se ne potranno fare di affluenza in questa nostra grande e bella Roma?

- Io vorrei dire che (forse io non sono la persona più adatta per parlare di questo), però vorrei dire che, indipendentemente dalle confessioni a cui le persone aderiscono, la confessione religiosa a cui le persone possono o non possono aderire, facciamo veramente un punto, no?, per dire: in questo momento, in questo lasso di tempo, in questo periodo, cerchiamo di concentrare la nostra opera, i nostri pensieri, su qualcosa che fino a ora abbiamo trascurato. Cerchiamo di ritrovare quei valori che erano perduti, riconosciamolo pure - è vero?, proprio perchè a un certo punto sembra che la vita insegni cose diverse, che quelli che sono stati i suggerimenti delle guide spirituali, degli istruttori spirituali, fossero alienati, che non fossero più di attualità, che non corrispondessero più alla realtà dell'uomo di oggi, è vero?

Allora, in questa occasione, non per fare una sorta di ritualità forzata e comandata, ma piuttosto cerchiamo di trovare dentro di noi l'occasione per rimeditare tutte queste cose e vedere se veramente i comandamenti morali, gli insegnamenti etici, sono realmente superati; oppure se ancora rappresentano un modo di essere che può salvare l'uomo e l'umanità, prima di tutto dall'angoscia, e poi da una situazione di fatto veramente tragica e pericolosa: ecco, questo è importante.

- Ora ti volevo chiedere una cosa. I ragazzi studiano a scuola "conosci te stesso"; la sapienza antica scrisse questa massima sui frontoni dei templi; in fondo non si è mai capito cosa vuol dire "conosci te stesso"; è una frase che ha un po' impaurito, e un po' ha lasciato interdetti quelli che l'hanno ascoltata. Come si puo' sintetizzare il "conosci te stesso" oggi, per l'uomo moderno?

- Ecco, è una cosa che, pur avendo un'origine antica, pur essendo stata conosciuta anche dagli antichi, è di enorme attualità, perchè riconsidera, alla luce del "conosci te stesso", tutta la moralità e quindi tutto il modo di essere, di comportarsi dell'uomo. Dicevo prima che certi valori debbono essere ritrovati, è vero? Ritrovati dentro se stessi. E allora quello che prima veniva insegnato come imposizione, come modo di comportarsi del tutto, in fondo, esteriore, proprio nè più nè meno che un atteggiamento, trovando la sua reale ragion d'essere, deve essere poi trasportato nel proprio intimo, nell'intimo di ognuno, fino ad esser natura propria dell'individuo.

Allora come può avvenire questo? Il "conoscere se stessi" non significa conoscere il proprio corpo, oppure conoscere quello che l'esoterismo dice di cui sia costituito l'uomo - è vero?, ma significa conoscere il proprio intimo, la propria reale natura, il proprio "essere interiore". E come è possibile questo? Questo è possibile cercando di auto-analizzarsi, cercando le vere ragioni che ci spingono ad agire, a pensare, a desiderare. Ma questo non tanto per, direi, condannare quegli aspetti che possono non piacerci, oppure per cercare di giustificarci, per trovare un altro movente più nobile a delle azioni meschine che abbiamo fatto, ma, unicamente, proprio per conoscere se stessi.

E questa, in fondo, è nè più nè meno che un'opera di autoanalisi che ha molto in comune con quella che è la psicoanalisi; è una psicoterapia che viene fatta individualmente, riflessivamente, da se stessi, e certamente è molto efficace.

Ripeto, però, la giusta posizione è quella di scoprire la verità di se stessi senza nè giustificare le proprie meschinità, nè impaurirsi di fronte a certi aspetti che non vorremmo avere: solamente denunciarli a se stessi. Ed è molto importante questo, perchè attraverso questa costante autoanalisi si liberano certi complessi, certi aspetti deteriori che sono all'origine dell'angoscia dell'uomo di oggi.

- A questo punto, Francois, ti volevo chiedere una cosa. Alcuni ascoltatori hanno detto di chiedere a Francois questo: il mondo va come va; ma non si potrebbe trovare un sistema per migliorare i potenti, per vedere così di migliorare la qualità della vita, la sostanza del quotidiano? Ecco, è un gioco strano, migliorare i potenti per migliorare i sudditi; è possibile?

- Io non faccio che ripetere quello che i nostri illuminati maestri dicono a questo proposito - è vero? Però dico, senza offesa per nessuno, indubbiamente coloro che sono alla manovra delle leve del potere, molte volte lasciano a desiderare, e i recenti avvenimenti lo hanno dimostrato, hanno fatto vedere certi retroscena che veramente nulla hanno di edificante, ed hanno confermato quello che io dico e che vorrei, in verità, che non fosse.

E' vero che certi dirigenti, potenti, che sono a dirigere le sorti dei popoli non sono forse moralmente all'altezza di questo compito, perchè, diciamolo pure, bisogna che coloro che rivestono cariche pubbliche siano all'altezza di quelle cariche che rivestono; perchè non basta, esteriormente, apparire in un modo e poi, intimamente o privatamente, comportarsi in modo del tutto diverso - è vero? Questo bisogna dirlo.

Però, prima di prendere questi fatti a motivo di agire in modo analogo, ciascuno di noi deve ricordarsi che il mondo può essere cambiato solo cambiando se stessi; quindi, non ci aspettiamo dagli altri quello che noi dobbiamo fare, non deleghiamo agli altri - dicono i maestri - quello che noi dobbiamo fare; cominciamo da poco e da vicino, cioè da noi stessi, ad agire più rettamente, a non fare delle cose che possono danneggiare altri, per il fatto che anche lui lo fa, o anche il tale onorevole si è comportato così, e quindi se lo fanno loro perchè non lo debbo fare anch'io...

Se si riconosce che certi personaggi non agiscono bene, non vedo proprio perchè dovremmo farlo anche noi! Dobbiamo governare meglio noi stessi, questa è la cosa essenziale e di primaria importanza.

- Serve ancora oggi la preghiera?

- Beh, adesso ci sono varie forme, varie discipline - è vero?, che insegnano l'unione del proprio essere: discipline orientaleggianti. E, a detta di coloro che le praticano, sono molto efficaci, perchè fanno raggiungere una certa distensione, una certa calma, avere un allontanamento di questa famosa angoscia (della quale stasera desiderio parlare), pongono in uno stato di serenità, di ricettività, di tranquillità.

Ed allora, direi, prendiamo la preghiera in questo senso: cerchiamo di vederla non come una petizione che si rivolge all'Ente Supremo per avere qualcosa, per ottenere una grazia, un favore, così come si farebbe di fronte a un sovrano, ma cerchiamo di pregare la divinità che è in ognuno di noi, proprio perchè il nostro essere raggiunga quella unione attraverso la quale è possibile realizzare in se stessi il "vero uomo". E' possibile trovare l'equilibrio che ci pone in quelle condizioni d'animo tali da rendere il meglio di se stessi. Vediamo la preghiera in questo modo.

- Francois, so che per concludere tu devi dire qualcosa agli amici. A te...

- Ecco cari, vorrei dire qualcosa a proposito dell'importanza del credere, o non credere, se esiste qualcosa dopo la morte. Io ho udito diverse volte le persone dire: "Ah, ma se io fossi sicuro che la vita dell'uomo non finisce con la morte del corpo, allora io sarei più buono, farei di più, sarei portato a sacrificarmi di più..." - è vero?

Allora, questa sopravvivenza, così importante per varie ragioni, che gli uomini guardano come oggetto di studio, oggetto di disputa e di controversia, in fondo ha un solo significato, invece; perchè guardate, prima di tutto, l'uomo deve agire bene perchè sente di farlo, perchè riconosce che è giusto fare così, e non perchè sa che la vita non finisce con la vita del corpo, non per questo; poi la sopravvivenza non deve essere creduta con la speranza che ognuno di noi continui quale è, cioè che non muoia; sia una sorta di illusione, di droga - è vero?, perchè ha paura della morte: questo mai.

Quindi, da questo punto di vista, credere nella sopravvivenza, sarebbe una cosa inutile; ripeto, primo perchè l'uomo deve essere coraggioso e non deve credere nella sopravvivenza per fugare la sua paura della morte, secondo perchè deve agire bene indipendentemente da qualunque pressione che può venirgli dall'esterno, o indipendentemente da qualunque miraggio o speranza di avere un premio eterno nell'aldilà.

Ecco, per concludere dicevo, l'unica cosa che giustifica l'idea della sopravvivenza, che veramente la riscatta, è il fatto che credere nella sopravvivenza dà un senso al dolore dell'uomo. Tutto veramente sarebbe assurdo se non esistesse qualcosa oltre ciò che appare. Ecco.

- Grazie, Francois...

- Grazie a voi e buon anno a tutti...

 

13 agosto 1983

Pietro Cimatti - Buonasera a tutti, tutti gli amici e bentornato a Francois, che è senz'altro il più atteso degli ospiti di questo programma. Buonasera Francois...

Francois - Buona sera, caro Pietro, buonasera cari amici,e ben trovati...

- Siamo veramente felici di ascoltarli. Ho qualche cosa da chiederti; comincerei da qui: io dico che curiosità o necessità, spesso sono mescolate, portano gli uomini, oggi particolarmente, alla ricerca di una soglia, di un nuovo inizio della loro vita; è come se la vita precedente li avesse prima illusi e poi delusi. Alcuni comprano libri, altri vanno in India, cambiano religione; ecco, da te Francois, vorrei sapere: qual è, veramente, l'inizio del sentiero, e come si riconosce, e come ci si incammina su questo vero sentiero?

- Ecco guarda, è una domanda molto bella, ed io ti ringrazio di avermela fatta. In effetti è un momento molto particolare perchè, non c'è bisogno che lo dica io, moltissimi sono quelli che sono portati a ricercare qualcosa più, per loro, soddisfacente, più appagante - sul piano dello spirito, naturalmente, parlo di questo.

Sembra che quello che hanno conosciuto fino adesso non sia più sufficiente a contenere il loro desiderio di qualcosa di più profondo, di qualcosa che riesca ad essere anche più gratificante sul piano dello spirito. Ed allora, come tu dici, in questa ricerca, molto spesso, scappano fuori delle vie che si rivelano, per loro, chiuse e deludenti. Purtroppo chi ha questa sete di riconoscere le verità dello spirito in forma diversa, facilmente cade nel fanatismo, e facilmente fa e ripete gli errori che erano, magari, della religione alla quale apparteneva e che ha, in un certo senso abbandonato, ripudiato; li ripete forse in forma peggiore. Perchè se andiamo a vedere certe forme di misticismo - se così vogliamo chiamarle - sono molto più fanatiche, molto meno equilibrate, e chiedono molta più violenza a se stessi, di quanto lo chiedano o lo chiedevano le varie religioni del passato, "ufficiali".

Allora, io vorrei dire a coloro che sentono il bisogno di trovare le verità dello spirito in forma nuova: "State attenti; non vi lasciate abbagliare; pensate sempre che quello che voi venite a conoscere, se è valido, deve suscitare in voi le qualità migliori. Prima di tutto non vi deve stimolare a lasciare gli impegni che vi siete assunti; anche se questi impegni vi risultano gravosi e, al momento, piuttosto traumatizzanti per voi". Vedo molti giovani, per esempio, che lasciano le loro famiglie, le quali magari si trovano in stato di necessità, per seguire o questa o quella disciplina religiosa, o mistica, o filosofeggiante. Ecco, se veramente l'insegnamento è valido, non deve distogliervi dagli impegni morali ai quali siete tenuti.

Succede spesso che, addirittura, alcuni lasciano i figli, o i coniugi, per seguire una strada "spirituale", una via cosiddetta "spirituale" - è vero?, allora ancora ripeto: "Certamente, quella via, non ha niente di spirituale". Perchè ciascuno deve per prima cosa fare il proprio dovere nei confronti di coloro verso i quali è tenuto a farlo. Dicono i nostri maestri: "Cominciare da poco e da vicino". Quindi, se qualcuno vuol meglio seguire la via dello spirito - e di questo ce n'è bisogno, la via dello spirito, non inteso come seguire una ritualità del tutto esteriore, ce n'è bisogno - la vera via dello spirito che è quella che conduce poi alla pace, all'equilibrio, alla rettitudine, è vero?, e alla serenità interiore -, chi vuol seguire la vera via dello spirito, deve cominciare con l'essere migliore lui stesso, ma non andando in romitaggio, non uscendo dalla società ed entrando in una corporazione religiosa, o in una sorta di organizzazione,bensì cominciando da poco e da vicino.

Ecco, mi raccomando, coloro che sentono questo desiderio, di tenere presente questo; che debbono cominciare da poco e da vicino, e che se la via che hanno trovato riesce a suscitare le loro qualità migliori e a far fare il loro dovere nel modo migliore, tutto allora è valido; altrimenti, se li distoglie dai loro impegni, è una via errata.

- Ora, Francois, ti volevo chiedere: è l'eterna, semplice, abissale domanda dell'uomo - sono, poi, i perchè dei bambini -, che l'uomo non riesce a risolvere e porta spesso con sè nella tomba: perchè sono nato? Perchè sono qui? E proprio la domanda che tutte le filosofie e tutte le religioni, e anche le scienze, hanno affrontato; ma, ahimè, ogni giorno la si ripropone come nuova; nascere, morire, vivere; perchè?

- E' una bella domanda anche questa; però bella in un altro senso: bella come mole di risposta alla quale bisognerebbe sottostare per essere esaurienti - è vero?

Ecco; perchè si nasce, perchè si muore, perchè si esiste. Le risposte che sono state date dalle varie filosofie, dalle varie religioni, alla luce della logica alla quale l'uomo deve fare appello - alla quale l'uomo di oggi fa appello molto spesso, anzi direi quasi sempre - non reggono. Non reggono perchè la figura della divinità - naturalmente bisogna ricorrere alla figura della divinità se si vuol trovare un motivo dell'esistenza, perchè, se allora non si crede che esista qualcosa di superiore, una ragione che va oltre, diciamo, il semplice caso, allora chiaramente non c'è bisogno: è il caso.

Perchè? Non c'è nessun perchè. Se il caso è alla radice di tutto allora non c'è nessun perchè, è una cosa fortuita, è vero? - Però, per quel ricorso alla razionalità e alla logica cui mi riferivo, io vorrei dire, proprio sinceramente, che uno si domandasse: ma coloro che dicono che tutto è frutto del caso sono ritenute delle persone intelligenti, che non si lasciano influenzare, delle persone raziocinanti. E allora, io domando, e ognuno se lo domandi: "Ma veramente vi sembra logico, e razionale, e possibile, che tutto venga dal caso?".

Sostenere che tutto è frutto del caso è l'affermazione più illogica, più inverosimile che l'uomo possa fare. Quindi chi crede che tutto sia frutto del caso non è assolutamente una persona razionale.

Questo lo dico non come affermazione, così, ma se voi andate a guardare come è strutturata la vita, come è possibile che il cosmo si sia sviluppato, come è nato, si trova un insieme di intelligenza che assolutamente non può essere fortuita. Non è possibile.

Fece il maestro Kempis un bellissimo esempio, che io amo ripetere a tutti gli amici che mi stanno ad ascoltare: "Se in una scatola noi mettiamo un orologio tutto smontato - è vero? - e cominciamo ad agitare questa scatola, può darsi che dopo miliardi e miliardi di agitazioni l'orologio si ricomponga e cominci a funzionare. E questo sarebbe il cosmo. Può darsi che, per un caso, tutti gli elementi che concorrono a formare la vita, e quindi poi tutta l'evoluzione, per caso si siano messi insieme e il cosmo si sia messo in movimento e in sviluppo - è vero? Ma se nella scatola, anzichè mettere i pezzi di un orologio, ci mettiamo tante pietre, potete agitare quanto volete, il caso può mettere il suo zampino quante volte volete, ma l'orologio non si comporrà mai. Quindi è impossibile che  quell'orologio meraviglioso che è il cosmo - e che è meraviglioso ormai è riconosciuto universalmente - si sia formato per caso - è vero?".

Allora, se si crede che all'origine non vi sia il caso, allora si crede che esiste qualcosa di superiore, che vi sia una finalità, che esista Dio.

Allora, dicevo prima, che quella risposta che danno le religioni a proposito della ragione per la quale l'uomo esiste è una risposta che non soddisfa, che non è razionale, che non appaga. Proprio perchè questa figura di Dio è dipinta male, è concepita male. E quindi l'uomo si ribella al vedere Dio in un certo modo. Ora non sto qua a fare la critica delle varie concezioni del divino che sono state fatte; però io credo che la nostra razionalità arrivi a farci concepire un Dio che non può essere staccato, diviso, da tutto quanto esiste. E un Dio, soprattutto, che sia coscienza, che sia "sentire", che sia amore; e che noi siamo parte di Lui: con Lui siamo un solo essere. E quindi quel nostro vibrare, agire, vivere, essere, esistere, è parte integrante dell'esistenza divina. In questo senso noi siamo Suoi figli ed Egli ci è Padre; in questo senso.

Allora, se riusciamo ad ammettere questo, forse questa figura di Dio diventa a noi più vicina, e noi possiamo comprendere la ragione della nostra esistenza, che è la ragione della Sua esistenza; possiamo comprendere che al di là di quelle esperienze amare che ci accadono, talvolta giornalmente e per anni, esperienze dolorose e traumatizzanti, c'è una ragione ed è una ragione meravigliosa: non di punizione, ma anzi, di misericordia, di amore! Perchè attraverso quelle esperienze noi riusciamo a unirci a Dio coscientemente.

Cioè proviamo la coscienza di essere parte dell'esistenza di Dio

Ecco, questa forse è una visione, perlomeno per me e per gli altri amici, che può dare un senso alla vita dell'uomo, il quale non esisterebbe. Pensate a quante civiltà sono trascorse e sono rimaste in polvere: allora tutto quel valore di quelle civiltà è andato perduto? No, se ciò che quelle civiltà hanno dato è stato l'aumentare la coscienza degli individui, di quegli esseri che hanno vissuto quelle civiltà. E' soprattutto un arricchimento interiore.

Così, lo scopo della vita dell'uomo è un arricchimento del suo "sentire", della sua coscienza; e questo arricchimento cresce, cresce, cresce e diventa tale fino a che l'uomo non prende coscienza d'essere uno con il suo creatore - se così vogliamo chiamarlo - con Dio.

- Io ti ringrazio Francois; c'è ancora del tempo, ma non voglio chiederti più nulla. Vorrei che parlassi tu agli amici; hai qualcosa da dire?

- Ecco, vorrei ribadire questo discorso; cioè ricordarlo  a tutti, perchè la vita porta molto spesso, l'ho detto prima, le esperienze amare, porta lacrime - è vero?- e, particolarmente in questo momento, sembra che tutto crolli e che il dovere dell'uomo sia quello di essere furbo, sia quello di riuscire a truffare gli altri, a vivere disonestamente - la disonestà è giustificata purchè porti all'arricchimento del disonesto. Ora io non vorrei sembrare un vecchio barbogio che vuol fare il moralista a tutti i costi; però, ciascuno si domandi se è possibile e concepibile un mondo nel quale ognuno cerca di frodare l'altro, nel quale proprio in virtù della sete di frodare gli altri per trarne il maggior profitto, non ci si possa più fidare di nessuno; nel quale non esista più il sentire, il sentimento, se vogliamo, nel quale appunto tutti i sentimenti siano banditi, perchè nemici di quel profitto, di quell'arricchimento che ognuno avrebbe il "dovere" di raggiungere. No, certo! io credo che nessuno vorrebbe un mondo così fatto. Eppure è il mondo così come è concepito adesso, è vero?

E allora, se voi siete convinti che un simile mondo non possa esistere, se voi volete che non esista, allora opponetevi!: non insegnate ai vostri figli a fare il furbo, ma insegnate loro piuttosto questi principi. Insegnate che un mondo così non potrebbe che portare alla distruzione dell'uomo contro l'uomo, e quindi è un mondo da ripudiare. Non lasciatevi influenzare da quello che state vivendo, dalla corruzione di coloro che dovrebbero anzi essere onesti e retti, perchè sono alla guida vostra, in un certo senso; non lasciatevi influenzare. Loro stessi, con il loro modo di agire, hanno la loro condanna. E quindi siate invece convinti che il mondo nuovo da costruire è tutto l'opposto; non si basa sulla disonestà e sull'arraffare; sul voler togliere agli altri più possibile, cercare di corromperli, cercare di ingannarli per accaparrare quel che più si può accaparrare. Ecco, questo mi raccomando.

- Francois, devo salutarti. E con questa raccomandazione dobbiamo lasciarci, caro...è finita...

- Ti ringrazio e saluto tutti; buonanotte e a presto...

26 dicembre 1983

Pietro Cimatti - Buona sera a tutti gli amici ascoltatori e buona sera a Francois; ben tornato a questo ciclo di telefonate in diretta...

Francois - Buona sera caro Pietro, e buona sera a tutti gli amici che trovo qua volentieri; che hanno, con le loro gentili richieste, reso possibile questo mio ritorno.

- In questo periodo di auguri, Francois, il tuo pensiero e il tuo augurio riguardo a questo periodo di grandi tensioni, direi totali, anche internazionali, che determinano una sorta di atmosfera psichica di pessimismo, di sconforto, così che la gente tenda a sentirsi peggio di quanto effettivamente stia, quasi che fosse contagiata, appunto, da questa atmosfera psichica.

- Ecco, è vero caro, tu hai detto bene: "contagio psichico". Ora, parlare di questo argomento nei tempi attuali è una cosa un po' che desta qualche perplessità in molti ascoltatori. Perchè, che cosa significa "contagio psichico"? Se si pensa che sino al secolo scorso addirittura non si credeva neppure al contagio fisico, e non si sterilizzavano gli strumenti chirurgici! Che cosa possa significare addirittura il contagio psichico, per taluno è una cosa che non si immagina facilmente. E però c'è stata - è vero?- una sorta di gradualità, no? Hai visto? Dal contagio fisico si è passati poi a trovarlo, a scoprirlo; poi si comincia in parapsicologia a credere al contagio psichico. Che cosa sia questo credo che molti ascoltatori lo sapranno, ma comunque, se ve ne fossero di quelli che non lo sanno, lo dirò volentieri.

Può significare tante cose, ma principalmente che quando si verificano certi fenomeni, e di questi fenomeni ne è data notizia ad altri, si sono saputi e risaputi, succede che gli stessi fenomeni avvengono presso altre persone. E allora si dice che queste persone hanno subito un contagio psichico, che ha fatto scattare qualcosa in loro, per cui sono attori essi stessi degli stessi fenomeni che hanno e che si verificano da altre parti.

Ma il contagio vero e proprio psichico del quale voglio accennare brevemente questa sera - su tua gentile richiesta - non è questo. E' proprio quello che ha alla base la comunicazione psichica fra gli esseri. forse, come nel secolo passato molti non credevano al contagio fisico, oggi non si crede al contagio psichico di questo genere. Cioè, non si può pensare che i pensieri di tensione, di preoccupazione di una persona possano in qualche maniera andare a colpire altre: cioè a costruire un frammento di atmosfera psichica che poi può, in qualche maniera, essere captata da altri esseri che non hanno nessun motivo per essere tristi o tesi. Ma siccome tutta la realtà è una cosa sola, un Tutto Uno - e di questo ce ne hanno dato conferma (non certo "scientifica", ma di "sentire") i grandi spiriti, i grandi illuminati, i quali tutti affermano che tutto l'esistente è Uno - allora si può ragionevolmente credere che anche l'atmosfera psichica, cioè quella che raccoglie i pensieri, gli stati d'animo di tutti gli uomini, sia costituita appunto da questi pensieri, da questi stati d'animo, fino ad essere quasi un "ente psichico"; così come si può parlare di un ente dell'atmosfera fisica - è vero?, allo stesso modo.

Ecco, che cosa succede? Succede che in questo particolare momento, vuoi per difficoltà oggettive, che vi sono sul piano mondiale, di vario ordine; vuoi per una certa strumentalizzazione - diciamolo pure chiaramente - di questi momenti difficili, da parte di persone che hanno interesse a mettere in evidenza queste difficoltà (perchè in questo modo, allora, si crea una sorta di direzione e di interventi in un certo senso, per cui si "debbono" fare certe cose, le quali hanno certe priorità proprio per la difficoltà del momento - si dice, è vero? - e così non se ne fanno certe altre); vuoi per altri motivi, per un complesso di ragioni si crea questa atmosfera, non solo a livello conoscitivo, di notizia, ma proprio psichica, di tensione. E questo spiega come certe persone, le quali non si interessano proprio in maniera diretta, oppure sentita, di quello che succede nel mondo - ma prendono così, come notizie di cronaca, ma senza però rimanere profondamente interessati o sconvolti -, tuttavia provino in se stesse una sorta di malessere, di tensione, di scontentezza, di tristezza.

Così, dico a coloro che mi stanno ascoltando: forse, ripensando a questo periodo, ai giorni passati, ai mesi trascorsi, ricorderà certamente di essersi sorpreso a dire: "Ma strano! Io non sono contento; ho qualcosa, un malessere addosso, qualcosa che mi disturba; ma, in effetti, la vera ragione di tutto questo non ce l'ho; oppure, se l'ho, l'ho in minima parte". Ecco, questo è proprio il risultato di questa atmosfera psichica che è in questo momento e che è alimentata, ripeto,dalla mancanza di speranza degli uomini, e dal desiderio di alcuni di fare apparire ancora più tragico quello che, già di per sè, lo è abbastanza.

- C'è un rimedio a questo, Francois?

- Il rimedio è molto difficile. Perchè? Perchè dire che cosa potrebbe esservi di rimedio potrebbe suonare come un "tira a campare"; invece non è così. Ognuno, che in un certo momento della sua giornata si sente travolto da certi pensieri neri, per cui sembra proprio che certi problemi che deve affrontare siano insormontabili e da un momento all'altro lo debbano travolgere, deve cercare di concentrare il suo pensiero su se stesso e fare proprio un atto di volizione per scacciare ciò che è comunemente conosciuto come paura; tanto la paura non risolve niente, ma aggrava e peggiora tutto. Deve cercare, cioè, di togliersi di dosso la paura che può venirgli dal sapere di dover affrontare certi problemi che a lui sembrano più grandi di lui. Ecco, se riesce a fare una piccola breccia in questo spettro che sta di fronte a lui e che vuole terrorizzarlo, poco a poco acquista padronanza di sè e riesce a dominarsi e a raccogliere tutte le energie che ha per affrontare, con tutte quelle energie, i problemi che deve affrontare. Altrimenti le energie si disperdono nel cacciare la paura, nel cercare di non affondare, nel dibattersi, nel rimanere completamente vittime di questi problemi. E' come se uno perdesse il senso della direzione, della prospettiva; è come se uno non sapesse più andare avanti. Mentre, cercando di aprire questa piccola breccia nel fantasma che sta davanti, si riesce - poco a poco, lo ripeto - a diventare padroni di se stessi fino a dominare il problema e a non lasciarsi dominare.

Naturalmente voi direte: "Questi sono tutti bei discorsi; però, all'atto pratico, fra l'uno e l'altro c'è una bella differenza!".

Questo è sottointeso; ognuno ha dei problemi, ed è solo lui che sa come vederli e di quali gravità sono. Però, molte volte si è portati a esagerare; proprio, ripeto, sotto l'influenza dell'atmosfera psichica: e allora si sopravvalutano. Ecco, cercate di non sopravvalutarli per rimanere padroni di se stessi ed usare tutte le proprie energie per affrontarli e risolverli.

- Francois, ti ringrazio. Ora, proprio come portavoce del Cerchio Firenze 77, e dei grandi spiriti, io ti vorrei chiedere una cosa, molti ascoltatori me ne hanno fatto precisa richiesta, ed è questa: quale può essere il modo giusto di pensare, di rivolgersi proprio, nel proprio cuore, ad un caro scomparso? E' un tema molto doloroso, molto importante, molto quotidiano.

- Le cose che si possono dire a questo proposito sono, forse, belle e possono essere di conforto; però si basano tutte su di un atto di fede, per l'uomo di oggi abituato così al raziocino: cioè a credere che qualcosa sopravviva alla morte del corpo fisico. A questo proposito io penso, però, che per arrivare veramente, se non a credere, ma a pensare che questa sia una cosa probabile, non occorre fare un atto di fede nel vero senso della parola, ma con delle semplici cognizioni che sono alla portata di tutti, si può arrivare a capire che tutto quanto è intorno a noi ha un senso, non può essere frutto del caso. Perchè, ho avuto modo di dirlo altre volte, il caso potrebbe al limite avere dato l'avvio a tutto, ma poi non basta solo l'avvio; debbono esserci delle leggi, dei principi in ordine ai quali poi tutto si è svolto e l'evoluzione è cominciata. 

Quindi non si è trattato solo di mettere insieme certe sostanze ed elementi chimici, da cui ha avuto inizio la vita. La vita è un processo assai complesso, e se anche si fosse creato un certo numero di cellule viventi, a un dato momento, come fatto casuale, poi, immediatamente dopo, quelle cellule si sarebbero spente; perchè raggiungere la vita significa poi creare, seguire un processo alquanto complesso, anche a considerarlo al di là dell'evoluzione che si è svolta poi nel corso delle migliaia di anni, dal momento in cui sono apparse le prime cellule viventi sulla terra - è vero?

Quindi il caso, anche ammesso che vi sia, può dare inizio, attraverso accostamenti di sostanze e di elementi, alla  vita; ma se non c'è qualcosa dietro, per cui questa vita segue un ordine - in tutte le sue funzioni  - di evoluzione, di riproduzione, e via dicendo, certamente la vita si sarebbe immediatamente dopo spenta. Quindi, se il caso non esiste, allora c'è una finalità. E se c'è una finalità allora abbiamo già detto - perlomeno ammesso in parte abbondante - che non esiste solo la materia, c'è qualcosa che trascende la materia.    

Da questo punto, allora - io ho detto molto brevemente e succintamente, ma ognuno può fare gli approfondimenti che meglio crede - non c'è che da fare un altro sforzo per credere che questo essere, così meraviglioso e complesso, che  è l'uomo, non debba finire con la morte del suo corpo. Se poi, anche al di là di quello che è la scienza vera e propria, ma si vanno ad osservare certe discipline nuove - è vero? (io ho udito con molto piacere quello che il prof. Sodaro  ha detto a proposito delle reversioni psichiche; molto interessante! Da buon scienziato lui ha detto: "Questi sono i fatti; poi la spiegazione siamo cauti a darla") -, però dico, tanti sono gli indizi che possono in qualche maniera far credere che veramente non si muore con la morte del corpo. Che cosa poi sia dopo, allora ognuno potrà approfondirlo secondo le sue tendenze religiose o filosofiche...

Perchè poi ci troviamo di fronte a una vastità di leggende - è vero?, che debbono essere purificate dalla logica dell'uomo di oggi, anche quelle, riviste, revisionate, ecc. Però è sufficiente credere che non si muore con il corpo. Se non si muore con il corpo, allora come rivolgersi e come continuare una relazione fra coloro che il corpo l'hanno e coloro che il corpo l'hanno lasciato? Ecco, vi dico subito, e qua vi prego di fare, a questo proposito, un atto di fede, se volete che io dica qualcosa di più che delle semplici parole...

- E' questo che vogliamo...

- Ecco. Allora, vi dico subito che ho fondato motivo per credere, non per fede, ma proprio direi, in un certo senso, per esperienza diretta, no? , per una cosa così, che io posso per prima fortuna ripetere, avere di essa la ripetibilità, che coloro che hanno lasciato il piano fisico - lasciato lasciando il corpo fisico - possono ancora vedere ed essere in comunicazione con coloro che, nel piano fisico, nel mondo fisico, ancora rimangono. Vi sono arrivato, a questa convinzione, proprio per una fortuna direi, e credo che ognuno del resto, prima o poi, vi arriverà...con un po' di buona volontà, con un po' di fede, anche.

Allora, il distacco grande esiste solo per coloro che rimangono.

Ma anche coloro che rimangono non debbono pensare a questa dimensione più sottile della fisica come a qualcosa di tenebroso, di pauroso, perchè è qualcosa invece di meraviglioso. Proprio attualmente sono stati fatti degli studi, perlomeno delle relazioni, su coloro che hanno subito, diciamo, la morte clinica e poi sono tornati in vita. E le spiegazioni, anche qua, sono diverse; fra le quali, però, una da non scartare è quella che, veramente, queste persone abbiano fatto capolino in una dimensione diversa per poi riprendere il corpo. E che le loro impressioni di beatitudine, di felicità, di amore, da cui si sentivano avvolte, non fossero semplicemente dei conati dovuti al cervello - è vero?- che era rimasto privo di ossigeno; ma proprio veramente qualcosa che si trova in una dimensione diversa.

- Francois, vuoi dire un'ultima cosa? Intanto io ti ringrazio prima che vada su la musichetta di questo programma. Devi dire un'ultima cosa a tutti gli amici che  ti hanno atteso?

- Sè, vorrei dire tante cose; perchè io non vorrei parlarvi facendovi fare degli atti di fede, come fino ad ora siete abituati a fare; non occorre fare degli atti di fede. L'uomo può credere, con le cognizioni che ha adesso alla sua portata, di semplice istruzione; può avere in sè, non dico la prova oggettiva, ma di poter credere con ragionevolezza che la realtà non è solo fisica. E allora, quando crederà a questo, invece di farsi un dovere di rubare il più possibile, quando deve fare un conto, farà il meglio.

- Buona notte, Francois...

- Buona notte, caro Pietro. A presto a tutti, a presto.

 

Torna all'Indice dei libri