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Il meccanismo del pensiero - L'esperienza che può una persona molto anziana - 

Se l'odio dell'inevoluto è di stimolo maggiore di quello dell'evoluto - Sui veicoli fisico, astrale e mentale come automatismi, come macchine- 

Che cosa accade nel momento in cui noi ci addormentiamo? - Alcuni meccanismi del sogno - Perchè l'angoscia è così diffusa e pare incurabile? -

Se l'uomo può collettivamente influire sulle forze della natura - Se l'organismo biologico ha poteri a noi ancora sconosciuti - Il ruolo della scienza medica -

L'alimentazione - Il Prana e guarigione - Talismani e portafortuna - Sulla concentrazione - I sensi del corpo astrale - dominare la propria mente - 

Correggere il facile entusiasmo, l'eccesso di impulsività - La memoria - In che senso chi teme che una cosa accada, ne facilita invece l'accadere - 

Ipnosi e regressione ipnotica - fare certe esperienze solo con la mente, senza bisogno dell'esperienza diretta e dolorosa - 

Il rapporto tra la mente, il corpo mentale e il proprio vero essere - Dove si colloca l'inconscio nella struttura dell'individuo? - 

Sull'ambiente psichico e le influenze tra livelli analoghi di evoluzione - La malattia mentale - 

L'utilità della memoria anche per conoscere se stessi. L'esistere come sentire. L'amore si fonda sulla memoria? - 

I poteri della mente

Qual è e come funziona, visto "dall'altra parte", il meccanismo del pensiero.

La mente è uno strumento stupendo; ma è proprio e veramente uno strumento.

Se guardate il corpo fisico dal mio punto di vista, lo vedete come un congegno meraviglioso che è dato all'essere - il quale sta, come sapete, nel piano akasico -; è proprio una macchina meravigliosa che è data a questo essere, il quale deve considerarsi un tutt'uno coi suoi veicoli. Così è del corpo astrale e, ancora di più, è del corpo mentale: qualcosa di veramente straordinario, perchè ha la capacità di immagazzinare certe impressioni e di costituirle in ideogrammi (cosi li hanno chiamati i maestri). 

Il corpo mentale, cioè, organizza la materia mentale del piano omonimo seguendo certe figurazioni, certe disposizioni, che rappresentano certi concetti.

Il corpo mentale fa nè più nè meno quello che, in misura diversa, fanno i cervelli elettronici: quando è di fronte a qualcosa, che non conosce, immediatamente passa in rassegna tutti gli ideogrammi che ha già creato in precedenza e, se trova qualcosa di simile, allora riconosce; ma se non trova qualcosa di simile è capace di compiere un salto di qualità e, sulla base del conosciuto, costruire e formare l'ideogramma della cosa, e quella cosa entra a far parte del patrimonio di conoscenze dell'essere. 

Perciò dissero i maestri che conoscere è sempre riconoscere: ci si può appropriare di qualcosa che ci era estraneo proprio perchè lo si è potuto paragonare, raffrontare con qualcosa che si conosceva in precedenza.

Di questo passo, è come se si innalzasse una piramide che si assottiglia sempre di più: su due o più ideogrammi conosciuti si arriva a capire e quindi a costruire un terzo ideogramma, che sta sopra i due. E così si procede. E' tutto un andare a scalare, fino al punto in cui l'essere non ha più il corpo mentale, non ha proprio più la capacità di andare oltre - e lì si ferma. Proprio per questa costruzione di tipo piramideo, a scalare, si arriva ad un punto oltre il quale non si va. Naturalmente questo punto varia da individuo a  individuo, da corpo mentale a corpo mentale.   

Guardiamo questo meccanismo del corpo mentale: sono fondamentali le esperienze basilari, le prime che il corpo mentale ha; e poi, mano a mano, su su, la costruzione sempre in successione di nuovi ideogrammi, il poter raffrontare ciò che già si è appreso con ciò che sta di fronte, per riconoscerlo e comprenderlo.

L'esperienza che può una persona molto anziana che non abbia contatti col mondo.

E' un'esperienza molto ridotta, un'esperienza preparatoria che poi si rivela dopo il trapasso, quando l'individuo ritorna in possesso delle proprie facoltà mentali.         

Voi sapete, infatti, che invecchiando il cervello automaticamente limita il corpo mentale. Ma quando il corpo fisico  muore, subito dopo il trapasso anche il corpo mentale ha come un sollevamento, un ritorno di funzioni, prima di essere abbandonato.

E quindi, in quella fase, può essere rivista la propria vita, possono essere rivalutati e visti nella giusta luce 

certi aspetti, possono essere meglio comprese le esperienze vissute.         

Se così non fosse, vi immaginate un uomo che muore  arteriosclerotico?, e che di là continui con il suo corpo mentale condizionato in una forma simile all'arteriosclerosi? Non capirebbe niente della sua vita trascorsa. Ecco perchè torna in possesso, diciamo, delle sue facoltà mentali: proprio per poter rivedere in modo giusto la vita che ha vissuto. Allora vede l'isolamento al quale si è sottoposto, la cristallizzazione dalla quale si è lasciato imprigionare.

E allora, di conseguenza, sorge la comprensione e il desiderio di non ricadere più nell'errore. Quell'esperienza vale più per dopo, quindi, che nel momento in cui l'individuo la fa.     

Nel momento in cui si è cristallizzati, le esperienze vengono assolutamente attutite; tanto è vero che un uomo che si cristallizzi, non per vecchiaia ma perchè è pigro, dunque anche in età giovanile, viene sempre richiamato alla realtà o da un grande dolore o da qualcosa del genere, che rompa le cristallizzazioni che si è costruito proprio per dargli la possibilità di avere esperienze nuove.

Se l'odio dell'inevoluto è, come intensità di stimolo, maggiore di quello dell'evoluto.

Diciamo che lo stimolo o incentivo ad odiare, fra evoluto ed inevoluto, è lo stesso, perchè il corpo mentale, la mente, porta all'egoismo. L'io porta all'egoismo. E l'io - badate bene - ce l'ha tanto l'inevoluto che l'evoluto, nel nascere. Ma nell'inevoluto l'io ha tutta la possibilità di ampliarsi, e quindi di portarlo ad odiare furtissimamente tutte le volte che il suo io viene offeso.

L'evoluto, invece, attraverso il governo della coscienza, appena l'io (che risiede nel corpo mentale) fa per scappar fuori lo supera e, quindi, non odia fortemente come invece odia l'inevolotu. Ma se - per l'esempio già fatto - quel governo fosse interrotto, noi vedremmo che la reazione del sentire in senso lato, diciamo pure l'odio dell'evoluto, sarebbe uguale all'odio dell'inevoluto.  

Sto facendo della macelleria, e me ne assumo tutta la responsabilità; ma è per spiegarvi, per dimostrarvi che i veicoli, sia astrale che mentale, sono delle macchine che reagiscono in via naturale sempre in un certo modo; e che è il governo del sentire che soffoca sul nascere quei sentimenti nell'evoluto, mentre nell'inevoluto, non essendoci l'ampiezza del sentire  necessaria, quegli stimoli d'odio hanno buon gioco e prendono tutto il campo che debbono prendere.  

Quello che vorrei essere riuscito a spiegare e a farvi capire è il fatto che i veicoli astrale, mentale e fisico hanno tanto per l'inevoluto quanto per l'evoluto, sul nascere, una analoga corrispondenza agli stimoli ambientali. Il freddo lo sente tanto l'evoluto quanto l'inevoluto. Poi, dopo, il freddo diventerà un motivo di pazzia nell'inevoluto, mentre nell'evoluto sparirà perchè egli saprà mettere in moto certi meccanismi che non glielo fanno più sentire. Ma lo stimolo e la percezione, al nascere, sono uguali.

Questo, perchè? Perchè il corpo fisico, il corpo astrale, il corpo mentale sono dei veicoli, dei meccanismi, molto simili per ogni essere, qualunque evoluzione appartenga a questo essere.    

Quello che ho detto, naturalmente,  è solo per farvi capire il meccanismo di certe cose, come avvengono. Chiaramente, poi, se andiamo a vedere il dettaglio, allora c'è sempre un legame tra funzione e veicoli, e questo legame, mano a mano che l'essere cresce, si imposta in maniera sempre nuova e sempre più stretta. Appena nato, l'essere chiaramente non avrà un legame tra la coscienza interiore e il carattere come lo ha poi nel corso della sua vita, quando si è affermato come uomo, quando è adulto.

 

Quindi l'uomo potrebbe essere equiparato a un robot.

Per la parte inferiore, sè. In linea, di principio, ripeto. Perchè poi ognuno ha un suo corpo mentale, un suo corpo astrale. E poi c'è il discorso dei corpi mentali analoghi, dei corpi astrali analoghi, i quali non sono analoghi quando subentra il discorso della diversa evoluzione. Perchè non sono analoghi? Perchè fra l'uno e l'altro c'è un'evoluzione diversa.

 

Sui veicoli fisico, astrale e mentale come automatismi, come macchine.

Un cervello elettronico tu lo interroghi e ti risponde a tono. Ma non ha coscienza, i costruttori ti dicono che non ha coscienza e tu non hai dubbi su  questo. Allora, perchè non puoi pensare che un corpo mentale unito ad un corpo astrale e ad un corpo fisico possano rispondere senza che quei segnali siano percepiti da una coscienza?      

Voi dovete pensare al corpo fisico, al corpo astrale e al corpo mentale, nelle loro funzioni, proprio come a degli automatismi, come a delle macchine che, a certi segnali, danno certe risposte.        

Consideriamoli proprio scevri dal governo che il sentire di coscienza ha nei loro confronti. Ora esagero l'esempio per farvi intendere: se prendessimo un corpo fisico, un corpo astrale, un corpo mentale analoghi nella loro costruzione di carattere (perchè c'entra anche questo), al di fuori del governo che ne ha il sentire di coscienza; e se a questi corpi voi faceste giungere dei segnali ambientali, ebbene voi vedreste che la reazione sarebbe analoga, non dico proprio uguale ma molto molto molto simile. 

Nel momento invece in cui collegate questi corpi alle rispettive coscienze, cioè alle rispettive individualità, allora la reazione è sensibilmente diversa. Perchè? Perchè l'evoluzione, la coscienza, l'ampiezza della coscienza di ogni essere governa, controlla l'automatismo del corpo astrale, del corpo  mentale, controlla la reazione che il corpo astrale ha di fronte ai segnali ambientali, e ad evoluzione diversa corrisponde controllo diverso e quindi manifestazione diversa, sentire in senso lato diverso.          

Come ho detto prima, l'esempio è spinto agli estremi proprio per farvi capire. E' come se ogni uomo avesse un cervello elettronico, un computer, che riguarda le funzioni sensorie, cioè il corpo astrale; un altro computer che riguarda le funzioni intellettive, cioè il corpo mentale; e così ogni corpo. Come questi apparecchi funzionano deriva del governo della coscienza.

Che cosa accade nel momento in cui noi ci addormentiamo?

Vi è come uno svincolamento. Allo stato di veglia, l'uomo è costretto a certe regole, non può creare liberamente delle situazioni oniriche come fa quando sogna. Allora, nel momento in cui si addormenta, si svincola veramente e propriamente da questa situazione fisica ed ha una maggiore libertà di esprimere i suoi motivi, che possono anche essere non validi.       

Non sempre il sogno racchiude un significato psicologico profondo; a volte ottempera semplicemente all'esigenza di uno sfogo.

Avrete fatto caso che, durante il periodo della veglia, ci sono delle persone più fantasiose che si incantano, seguono un loro pensiero e fanno una loro storia; talora prendono degli episodi della storia della loro vita, li trasformano e cominciano a sognare ad occhi aperti che le cose vadano nel modo che le soddisfi. Ecco, questo è nè più nè meno che uno sfogo psicologico. Ciò avviene, in misura maggiore, nel sonno.       

Questi sfoghi non sono cose importanti, che riguardano problemi esistenziali; spesso riguardano stati d'animo transitori; per esempio, il bisogno di essere ascoltati dagli altri, i superiori, i notabili e così via, può costruire un sogno ad occhi aperti nel quale ci si rappresenta mentre si risponde loro in modo molto efficiente, molto convincente, e si è ascoltati con molta attenzione. Ciò deriva dallo svincolarsi da quella che è la realtà fisica, la quale non obbedisce immediatamente al desiderio e lascia spazio per uno sfogo a delle necessità  psicologiche: sia il sogno diurno ad occhi aperti che quello notturno vero e proprio.         

Praticamente, non succede niente. Non è vero che, durante il sonno, il veicolo astrale si allontani sempre dall'individuo e giri per il piano astrale incontrando questo e quello. Ciò può succedere oppure, per la maggior parte delle volte, non succedere. In genere, l'individuo  rimane ripiegato su se stesso, con i sensi del corpo fisico assopiti, la consapevolezza riguardante il piano fisico allentata, isolata; egli rimane in un suo mondo interiore, il quale esprime certi bisogni psicologici o segue certe fantasie che la mente libera può mettere in atto.      

Talaltra, più di rado, può accadere che l'individuo durante il sonno si allontani con il suo veicolo astrale; e sono quelli i sogni di un certo significato. 

Tali sogni si possono riconoscere: ad esempio, sognare di volare è indice e traduzione proprio di un piccolo volo astrale. Ora, il fatto di viaggiare nel piano astrale non comporta però una visione chiara di quello che può star facendo o vedendo. 

La mente svincolata dall'appiglio che è il piano fisico può tradurre certe cose con simboli assurdi e di difficile decifrazione, al momento del risveglio. Solo conoscendo i tranelli della mente e la simbologia dei sogni, con un po' di acume e con molta fantasia ed intuizione si può riuscire a capire, dietro il velo simbolico, il significato delle immagini oniriche. 

Ma ci vuole molta cautela nell'interpretare i sogni, perchè i simboli cambiano da un individuo all'altro, sono per ciascuno diversi. Oltre ad uno studio approfondito, bisogna avere una grandissima intuizione per riuscire a capire il messaggio cifrato.

 

Perchè si sognano di rado le persone che ci hanno o abbiamo amato mentre se ne sognano altre che ci sono indifferenti?

La mente, quando sogna, si sgancia da quella che è la logica della veglia, per cui indagare i sogni con la logica che l'uomo conosce e segue nella veglia  è seguire e cercare qualcosa con uno strumento non adatto.            

La domanda sarebbe giusta se i sogni non fossero che il ricordo di impressioni avute durante lo stato di veglia; allora avrebbe senso domandarsi come mai si sognano certe persone e non altre. Quelle più vicine, infatti, dovrebbero essere più sognate di quelle che, invece, si vedono più raramente.

Ma siccome  il sogno è solo in minima parte il ricordo di situazioni della veglia, allora la domanda cade: infatti, se il sogno non è un ricordo della veglia, che cosa andare a cercare nel sogno che appartenga alla veglia? Ben poco.        

Piuttosto, si sognano certe persone non perchè sono particolarmente legate dall'affetto - e può essere anche - ma perchè sono simboli di un certo stato d'animo che chi sogna collega a quelle persone. Si può trovare il simbolo della madre non nella figura della madre di chi sogna, per esempio, ma in un albero di fico: sì, perchè il fico, allorchè si taglia una foglia, geme del latte; e in questa immagine del latte che viene fuori dalla parte staccata c'è il collegamento con la figura materna.

Ecco che cosa sono i sogni: qualcosa che una scienza, anche approfondita, non riuscirà mai a chiarire completamente, perchè ciascun uomo che sogna ha un suo simbolismo, un suo modo di collegare le immagini ai concetti.

 

Sui sogni che non si ricordano.

Non c'è dubbio, si sogna sempre, dormendo. Sempre.

Il fatto di non ricordarselo riguarda la contingenza.

Posso dire che quando non si ricorda il sogno è perchè esso ha una dinamica molto viva, non vorrei dire tragica, benchè generalmente i sogni siano dei piccoli drammi. Se il dramma colpisce il ricordo, uno se ne ricorda; ma quando si tratta di sogni che non hanno una dinamica interessante, un soggetto che non colpisce l'attenzione di chi sogna, allora è facile dimenticarsene.        

C'è anche questo da dire: colui che ha raggiunto un certo equilibrio può darsi benissimo che abbia dei sogni più pacifici e quindi li ricordi meno.

 

Su certi fenomeni tra la veglia e il sonno: senso di irrigidimento del corpo, impressione di precipitare nel vuoto.

Queste sensazioni corrispondono a quelle che si provano nello sdoppiamento, sentendosi liberi per la prima volta dal corpo fisico. Capita che l'improvvisa sospensione e l'inconsueto rapporto con la materia crei la paura di precipitare o di annegare o di soffocare. Siccome nell'astrale tutto ciò che si pensa con una certa emozione avviene, si possono originare situazioni spiacevoli anche se fittizie. Non è pertanto consigliabile forzare i tempi, ma piuttosto lasciare che l'evoluzione e la comprensione di certi fenomeni sviluppi la forza di pensiero e la chiarezza necessarie per avviarsi a queste pratiche.        

Nelle antiche scuole di iniziazione si facevano le famose prove dell'aria, dell'acqua e del fuoco proprio per verificare la cessazione di certe paure istintive prima di insegnare agli adepti lo sdoppiamento.

 

Sul sonno e le facoltà paranormali. Sogni premonitori e contatti coi trapassati.

Durante il sonno possono venire alla superficie  e all'uso le facoltà cosiddette paranormali. Non a tutti, certo, ma a coloro che hanno una certa predisposizione. E' facile perciò, durante il sonno, che si abbiano delle forme di veggenza e di premonizione di avvenimenti che poi si verificano.

Si colgono più, facilmente avvenimenti legati ad uno stato di emozione, e per questo a chi fa sogni profetici accade spesso che sogni avvenimenti dolorosi o che comportino sensazioni dolorose, che del resto sono le più avvertibili e quelle che meglio si ricordano.

Durante il sonno è poi possibile vedere anche cari trapassati, e vederli vivi, in condizioni migliori di  quanto lo fossero prima di trapassare. 

Molte volte questi sogni sono veritieri, non sono dovuti solo al desiderio di rivederli. E sapete come si può fare per distinguere una creazione del proprio desiderio dal vero contatto con questi cari trapassati? Se li sognate sofferenti, con la stessa età nella quale sono trapassati, o come se non fossero ancora morti, cioè come  se si trattasse proprio di un ricordo che conservate di loro, allora è un vostro desiderio che vi spinge a sognarli. Mentre quando li vedete sorridenti, felici, pieni di salute, allora è chiaramente un loro contatto, vero e reale.

 

Su luoghi visti in sogno e poi visti nella realtà come erano stati sognati.

La veggenza ha varie forme. I poteri extrasensoriali, i poteri del corpo astrale non si manifestano mai in modo netto, inizialmente. Essi hanno un'evoluzione che comprende fasi molto rudimentali, all'inizio, e poi fasi nitide e ben delineate. Così, all'inizio la cosiddetta veggenza può essere un semplice intuito. Ed è già una buona cosa, perchè non tutti gli uomini hanno l'intuizione. 

Ma l'intuizione non è ancora la visione: è il contenuto della notizia senza vederne i particolari. Andando avanti nella scala dei poteri psichici, si trova la veggenza vera e propria.         

Tanto l'intuizione che la veggenza vera e propria possono essere spaziali e temporali. Che cosa vuol dire? Se hai la percezione che un tuo amico giace a letto ammalato, tu hai una forma di intuizione semplicemente spaziale, che non va al di là del tempo. Mentre la forma di intuizione e di veggenza temporale è quella che può riguardare avvenimenti - rispetto al tuo tempo - antecedenti o successivi: puoi vedere una scena della rivoluzione francese o una scena dell'umanità del Duemila.            

Ciò non va confuso con la reminiscenza: in questo caso si tratta di rivedere luoghi conosciuti in un lontano  passato, con tutti i particolari che riguardano quell'epoca.

 

Come riposano i corpi astrale e mentale.

Sapete quanto sia difficile non pensare a niente. Chi vi riesce?          

Concentrarsi significa pensare ad una sola cosa e solamente a quella: con la propria mente fissare quella cosa, e ordinare alla mente di pensare quella cosa senza che essa svicoli, senza che sfugga, che crei od operi di fantasia.

Il corpo mentale è un corpo che non ha riposo.          

Anche il corpo astrale segue un cielo di riposo, nel senso che a delle sensazioni violente cerca di far seguire delle sensazioni tenui: tra periodi di euforia e periodi di depressione è il riposo del corpo astrale.         

Mentre il corpo mentale non ha mai riposo. Per  sua natura è vivissimo, prontissimo, duttile e malleabile, abituato ad essere sottoposto ad una infinità di sollecitazioni,  che vengono dal corpo fisico e dall'astrale, e anche dalla coscienza, quando c'è, e più ancora dal Sè spirituale.             

Direi quasi che il riposo del corpo mentale è in questo continuo mutare.          

La concentrazione non è tanto difficile a raggiungersi quanto a mantenersi; e non stanca tanto il voler concentrarsi quanto il      voler continuare nella concentrazione: perchè concentrarsi è dare una nuova direzione all'attività del corpo mentale, quasi una nuova natura.

 

Il sonno e il sogno.

Nel periodo del sonno, quando l'individuo non dirige neppure in minima parte l'attività del corpo mentale, ecco che le immagini si scatenano: ed ecco i sogni. Il sogno non è che il pensare allo stato libero, spontaneo, del corpo mentale.         

Non è il cervello che sogna: questo dovete tener sempre presente.        

Vi sono anche sogni astrali. Il corpo astrale è ansioso di nuove sensazioni: ad un ciclo di sensazioni gioiose cerca di far seguire un cielo di sensazioni dolorose, anche piangendo. E quante volte avete sognato di piangere, e con quanta soddisfazione! Questo è un sogno astrale: è uno stimolo, una necessità del  veicolo astrale, non dominato da voi, il quale segue la sua vita naturale e cerca di soddisfare le sue necessità inventando  qualcosa.        

Quando l'individuo dorme, cioè abbandona la ristretta possibilità che ha di dirigere l'attività del suo corpo mentale, ecco che il veicolo mentale segue tutto un insieme di impulsi che vengono non solo dalla parte consapevole ma anche inconsapevole o subconsapevole: anche impulsi telepatici, reminiscenze di altre incarnazioni, eccetera.

 

Perchè l'angoscia oggi è così diffusa e pare incurabile?

Molte angosce che oggi l'uomo prova, in altri tempi non erano tanto diffuse. E sembra che quanto più l'uomo sia, nel suo mondo, agevolato, aiutato, immerso nel benessere, e tanto più motivo di scontentezza, di insoddisfazione, di angoscia si riveli nel suo animo. 

Allora veramente interrogativi si affacciano alla sua mente: "Perchè mai io debbo soffrire quando riconosco di non aver nessuna reale ragione per cui il mio stato d'animo debba essere qual è?".

C'è da dire che quando viveva l'uomo del passato, i suoi problemi erano molti e del tutto diversi da quelli del vostro tempo. Il solo sopravvivere era un problema grandissimo; cioè i motivi di sofferenza attraverso i quali l'uomo poteva scaricarsi, e scaricare tutto il suo bisogno di star male, erano molti; e quindi le ragioni del suo malessere trovavano facilmente paternità nelle difficoltà del vivere di ogni giorno. 

Ecco perchè le angosce spontanee che prova l'uomo oggi, e delle quali non sa trovare paternità, erano allora sconosciute. C'era lo stesso bisogno di soffrire, cioè lo stesso desiderio di autopunirsi che c'è anche oggi, ma allora l'autopunizione si chiamava sofferenza per sopravvivere, mentre oggi si chiama necessariamente angoscia senza motivo reale.       

Che cosa fare nelle circostanze del soffrire, del patire senza una reale ragione?, dello stato d'animo che indubbiamente ti fa star male anche quando motivo di patire non c'è? Cercare di conoscere le ragioni della propria scontentezza, non identificandole in questo o in quello, ma sviscerando il proprio stato d'animo fino a capire perchè si vuol soffrire.       

Quando poi si è scoperta la ragione, o una ragione, non dovete credere che come un tocco magico  questa scoperta possa farvi tornare la serenità, che l'angoscia sia bandita dal vostro animo. Così non è mai. Anche quando il  bravo analista ha scoperto la causa della sofferenza, la vera causa, non necessariamente la sofferenza cessa istantaneamente. Oramai quella sofferenza rappresenta una ferita nell'animo dell'individuo, e quella ferita si cicatrizza poco a poco alimentando la costante consapevolezza delle ragioni che hanno condotto l'essere a soffrire o a desiderare di punirsi.

La psiche è una parte del vostro essere che non si sana con delle gocce o delle pastiglie, ma è necessario curarla con costante attenzione, con costante consapevolezza, senza scoraggiarsi, ricordando che l'uomo non necessariamente deve soffrire per capire, ma che può risparmiarsi molte angustie giusto comprendendo il meccanismo della sua mente.

 

Se l'uomo può collettivamente influire sulle forze della natura.

I famosi maghi della pioggia, per esempio, dimostrano che l'uomo può influire sulle condizioni atmosferiche. Anche il desiderio di una collettività, di avere o il bel tempo o la pioggia, ha una sua influenza, però non è univoco, ognuno la pensa a modo suo e in momenti diversi per cui la forza che si produce è molto inferiore a quella che si potrebbe produrre se si riuscisse ad avere la simultaneità del pensiero, della concentrazione.

Solo questa simultaneità sarebbe necessaria per influire sulle condizioni atmosferiche.

C'è la famosa storia delle vibrazioni: è successo varie volte che un ponte è crollato pur avendo un margine di portata ben superiore alla somma del peso delle persone che vi erano sopra, perchè queste persone marciavano con passo cadenzato. Proprio la vibrazione lo ha fatto crollare. 

Allo stesso modo, se tutti i pensieri delle persone riuscissero ad avere la stessa cadenza, voi potreste fare il bello e il cattivo tempo a piacere. Ma siccome questo non è, allora la vostra influenza ha un margine molto esiguo.

 

Se l'organismo biologico ha poteri a noi ancora sconosciuti.

C'è una superiore razionalità, un superiore equilibrio per cui accadono perlomeno cose singolari, ma che potrebbero anche essere provate scientificamente.  

Se per esempio l'organismo ha bisogno di certe sostanze, di certi principi, bisogna darglieli; ma la trasmutazione della materia, che gli antichi alchimisti cercavano, avviene nel corpo fisico e non avete idea in che quantità! Chimicamente si possono fare delle combinazioni, degli scambi: che posso dirvi, un sale unito ad un altro sale ne crea altri diversi, il cloruro di bario e il solfato di sodio mescolati danno il solfato di bario e il cloruro di sodio, ossia c'è uno scambio tra gli acidi e le basi, ma non si intaccano gli elementi. 

Mentre gli alchimisti cercavano proprio la trasmutazione della materia, volevano che un qualsiasi metallo fosse trasformato in oro; nel nostro caso il sodio si dovrebbe trasformare in potassio e il bario in calcio; questa sarebbe la trasmutazione della materia, che non riguarda più la chimica ma la fisica.

Ebbene, nel corpo umano si può credere che le reazioni e le combinazioni avvengano a livello chimico, siano prodotte dalla chimica organica, e che non vi sia trasmutazione di materie,  di atomi di metalli o metalloidi. E invece no: vi sono anche delle trasmutazioni, per cui ad un certo punto il sodio si trasmuta in potassio, e questo  la scienza potrebbe provarlo. 

Potrebbe provarsi, ad esempio, che in una creatura sottoposta ad una alimentazione strettamente rigida, cercando di toglierle assolutamente il potassio, ad un certo punto il sodio che essa ricava dai cibi salati attraverso il cloruro di sodio si trasforma in potassio: c'è proprio una trasformazione a livello atomico che riguarda non più la chimica ma la fisica. Quindi, se un organismo ha bisogno di certi elementi, bisogna darglieli; ma quando non gli si danno, un organismo sano se li procura da sè, trasforma, compie una trasmutazione proprio a livello atomico: fa insomma quello che cercavano gli antichi alchimisti.            

In conclusione: se per karma tu non devi avere quella cosa, anche se non gliela dai  il tuo organismo se la forma; viceversa, se per karma devi ammalarti, puoi dare all'organismo tutte le sostanze che vuoi,  ma ti ammali lo stesso.          

E tuttavia, non fissatevi mai troppo sul karma, perchè non si sa mai quando è, e quanto dura.

 

Se l'uomo riuscirà a sostituire chirurgicamente gli organi vitali con protesi perfette. Il ruolo della scienza medica.

E' possibile certo creare degli organi artificiali che possano funzionare bene, relativamente, come quelli sani. Però l'esatta  meccanica di questi organi naturali sfugge all'uomo, che non conosce ancora esattamente come funziona il suo corpo. Nello  stesso cuore, che può sembrare abbastanza conosciuto e svelato, restano ancora dei meccanismi nascosti, non ancora notati  e che non possono quindi essere riprodotti in un cuore artificiale. 

Quindi, la sostituzione di un organo artificiale ad uno naturale è qualcosa che va ancora a debilitare l'organismo nel suo complesso, perchè all'organo artificiale sfugge sempre qualcosa, non è un'esatta riproduzione di quello naturale.        

La meccanica del corpo è veramente complessa e meravigliosa, e non solo del corpo umano ma degli stessi animali e dei vegetali. Vi sono delle funzioni così sottili, impercettibili a livello fisico, che sfuggono all'indagine del ricercatore. Se poi pensate che si aggiunge a questo un qualcosa che riguarda i veicoli più sottili naturalmente in comunicazione col corpo fisico - comunicazione che non  può essere riprodotta con organi artificiali - è facile concludere quanto la sostituzione degli organi artificiali a quelli  naturali sia complessa e difficile.      

Comunque, vi è stato detto, il momento della morte è prestabilito e non c'è niente da fare. Direte allora: a che servono tutte queste ricerche, questi trapianti e questi tentativi? Ecco, sono tutte scene meravigliose che fanno parte dell'evoluzione dell'uomo; sono tutte "commedie" alle quali l'uomo deve credere, a cui si deve dedicare, perchè guai se rimanesse tiepido.         

L'uomo deve vivere come se veramente potesse capovolgere il mondo, come se potesse fare chissà che. Ma tenere presente, voi che andate oltre il velo dell'apparenza, che tutto fa parte di un disegno, di un gioco meraviglioso che ha lo scopo di ridestare, di far affiorare, di far manifestare gradi sempre più ampi di coscienza. Questo è il fine.

 

Asportando chirurgicamente la zona del cervello preposta all'aggressività, questa può ritornare in un'altra incarnazione?

Anche nel corso della stessa vita. Naturalmente occorre un certo periodo di tempo. Voi direte: "Com'è possibile questo, se vengono tolti certi lobi del cervello?"  Cercherò di chiarire con un esempio.            

Quando certe creature vengono colpite da ictus cerebrale e perdono l'autonomia di certi arti, c'è poi un periodo di recupero in cui si ha un miglioramento di quelle che erano le condizioni generali subito dopo l'ictus. Qualsiasi neurologo può dirvi che i centri nervosi colpiti quasi mai riprendono la loro vitalità. Allora, come è possibile che alcuni arti riprendano a funzionare?

La natura, diciamo così, ricostruisce attraverso altri centri quelli irrimediabilmente danneggiati.            

Così è dell'aggressività, che non risiede nel corpo fisico dell'individuo ma nella sua psiche (corpo astrale e corpo mentale), cioè è patrimonio negativo dell'individuo, che preme dal corpo astrale al corpo fisico dell'individuo per potersi manifestare ed esprimere. E' questo premere a far sì che nel cervello, che è stato privato degli organi ricettivi dell'aggressività, si riproduce collateralmente qualcosa per cui l'aggressività si rimanifesta, sia pure in modo meno evidente, meno violenta.        

Naturalmente, poi, questa aggressività che non è stata superata dal corpo astrale e mentale dell'individuo - soprattutto non è stato trovato quel sentire che impedisce ad ogni uomo di essere aggressivo -  nella vita successiva si riproduce nuovamente.      

Anche nei trapianti cardiaci, si può sostituire un cuore malato con uno sano, ma il nuovo cuore invecchia rapidamente perchè esiste una causa a monte che continua ad agire negativamente.

Sul vero medico e sulla "medicina orientale".

Tutte queste medicine orientali sono molto belle, come sono belle quelle occidentali, non c'è dubbio. Però medici si nasce, bisogna avere quella sensibilità e quella intuizione, più che la conoscenza teorica, che fa trovare la via giusta per aggredire la malattia. E bisogna essere liberi, non essere costretti in sistemi e regole rigide. Un medico può imparare l'agopuntura, ad esempio, ma una volta imparata, se gli sembra che il porre gli aghi in un determinato punto anzichè in quello classico gli possa servire meglio, sia più efficace - e questo per intuizione - allora deve metterli dove sente.            

Tutti gli studi sono molto importanti per dare una preparazione di base, ma il vero medico deve sentire cosa deve fare perchè ognuno di noi è diverso dall'altro e così la malattia è diversa tra l'uno e l'altro. Anche un raffreddare è  diverso da soggetto a soggetto.  

Solo per intuizione il vero medico trova una dose, un medicamento per i diversi casi che,  dal punto di vista accademico, sono classificati identici.

 

Per una diagnosi più esatta della malattia.

Una volta, voi sapete, quando non c'erano tutti questi validissimi mezzi diagnostici che oggi ci sono, allora uno poteva ricorrere anche, che so, ad altre fonti di indagine, poteva anche servirsi dell'esoterismo, dell'astrologia e via dicendo. 

Ma oggi la prima cosa è quella di usare tutti i mezzi che la scienza dell'analisi mette a vostra disposizione. E se poi questi mezzi non riescono a denunciare niente, a dare un'indicazione che permetta una diagnosi precisa, allora il medico può anche fidarsi, oltre che della sua intuizione, di altri aspetti, ad esempio, perchè no?, dell'aspetto astrologico. 

Naturalmente, però, deve servirsi di un astrologo serio, e farlo in segreto, perchè altrimenti chissà come verrebbe considerato dai suoi colleghi. Deve basarsi sulla sua intuizione e farsi aiutare anche da questi aspetti deduttivi o intuitivi che sono a disposizione dell'esoterismo. Ma ripeto sempre che il medico non deve essere uno stregone, deve poggiare sui mezzi che sono messi a sua disposizione dalla scienza. 

Quando questi mezzi si rivelassero insufficienti, allora può seguire altre vie, però con molta discrezione e sempre portando tutto al vaglio della sua intelligenza.

 

Cosa pensare dell'aborto eugenetico e, più in generale, della tendenza in atto di limitare o addirittura cancellare il dolore.

Nel quadro della realtà presentata dai maestri - poichè il dolore, la sofferenza sono spiegati con il karma - parrebbe che  l'evitare il dolore alle creature potesse intralciare la legge del karma, che agire in modo di far trovare all'uomo la serenità e cancellare il dolore fosse contro lo svolgimento naturale delle cose. 

Questa è una visione settoriale, limitata della realtà; è non vedere che tutto fa parte di un unico piano e anche il fatto che l'uomo possa trovare il modo per cancellare il dolore dalla faccia della Terra fa parte, appunto, del piano divino di evoluzione. Quando questo accadrà, e questo modo sarà trovato, significherà che l'uomo non conoscerà, non avrà più il dolore. Teoricamente, il principio è questo.    

 

Se l'uomo riesce, per esempio, a sapere in anticipo che una creatura nascerà malformata e quindi portata a soffrire, farà certamente bene ad evitare che quella vita nasca. Forse potrò scandalizzare, ma ripeto che nel momento in cui farà questo, e la sua intenzione sarà di evitare del dolore a una creatura, e non sarà invece di evitare del dolore a se stesso, allora agirà bene e la sua intenzione lo purificherà di questo atto.      

Nel momento in cui si trovasse qualcosa che potesse rendere l'uomo insensibile al dolore, si farà bene  ad usarlo senza alcuna preoccupazione perchè ciò significherà che è quanto doveva accadere secondo il piano generale del procedere di tutte le cose, che è venuto per l'uomo il momento in cui il suo karma sia meno doloroso e che sono per estinguersi certi tipi di karma dolorosi.  

Allora, quando si vedesse con certezza che un nascituro è malformato e che venendo alla luce sarebbe menomato e disgraziato senza rimedio, dal mio punto di vista (lo dico a titolo personale perchè non ho la veste morale per dirlo a titolo d'insegnamento) io tranquillamente interromperei la gravidanza. Perchè io sarei sicuro che questo è l'ordine naturale delle cose, contrariamente a quanto si può supporre magari in riferimento a certi passi biblici nei quali il padreterno dice: "Tu donna partorirai con dolore, tu uomo lavorerai con fatica", eccetera. Io sarei e sono convinto che il dovere dell'uomo è far sì che i propri figli siano quanto più possibile felici, per cui non c'è niente di immorale nel non far nascere una creatura per non farla soffrire, se questa è la vera intenzione. Quindi sono senz'altro favorevole all'aborto eugenetico.            

Non è assolutamente possibile interpretare alla lettera quei passi biblici, dove sembrerebbe che la volontà di Dio sia che l'uomo debba soffrire e che un rimedio che annulli la sofferenza sia, quindi, qualcosa che va contro Dio.

 

Perchè su alcune persone l'omeopatia non funziona.

Neanche su me funzionava. Ma parliamo delle terapie in generale. Possiamo dire che c'è sempre un fattore, un margine di minore azione, che cambia da individuo a individuo. Anche nei medicamenti più radicali, più efficienti e più sperimentati, c'è sempre un margine di maggiore azione fra un individuo e l'altro. Può ad esempio succedere che un antibiotico, che supponiamo abbia un grado di efficacia 100, a causa di quel margine possa arrivare, per qualcuno, ad avere un'efficacia 80, sia cioè ridotto d'efficacia per una ragione del soggetto, di ordine fisico e soprattutto psichico Però quell'80 per cento è sufficiente per risolvere una determinata infezione. 

Per questo si può dire che l'antibiotico ha un risultato certo pur essendovi quel margine che ne diminuisce l'efficacia. Ma l'efficacia è ancora tale, quali che siano i margini di sottrazione, che produce l'effetto desiderato.             

Altri medicamenti, invece, possono avere per esempio un grado di efficacia 20. Allora, che cosa succede? Succede che, con quel fattore diminutivo, l'efficacia può arrivare a zero e il medicamento non funziona.

Ora, l'omeopatia si serve di rimedi che  effettivamente hanno un'efficacia molta blanda. Allora, quando sia a livello fisico che psichico c'è un rigetto, che può anche essere inconsapevole, non è detto che l'omeopatia non funzioni solo in quelli che non ci credono, ma anche chi apparentemente ci crede può avere una sorta di rigetto per cui l'efficacia già minima di quel medicamento omeopatico viene ancora diminuita, e il risultato è zero.

Come si spiega l'effetto placebo.

Il discorso precedente, fatto in senso negativo, vale anche in senso positivo. Ognuno, cioè, ha una sorta di reazione positiva, che lo aiuta, così come ne ha una negativa. 

In natura tutto è compensato. L'effetto placebo rivela nella maniera più clamorosa, più eclatante, il potere della psiche dell'uomo sul suo fisico, sul suo soma. Attraverso questo effetto si hanno infatti dei risultati che, oggettivamente, non vi dovrebbero essere.

Il potere della psiche è grandissima e insospettato. Giustamente i nostri maestri hanno detto che i veri fascinatori non sono i fattucchieri, i maghi o le maghe da quattro soldi, ma sono gli psicologi; i quali, se fossero bravi, potrebbero fare di certe creature quello che vogliono. 

I trascinatori di folle che cosa sono? Sono persone che, istintivamente, sanno come agire, come mostrarsi e cosa dire, facendo breccia in calore che vanno ad ascoltarli e sono disposti ad accettarli, in maniera veramente trascinante.

Sulle medicine complementari. E' possibile diagnosticare nell'iride le disfunzioni organiche?

C'è un fondamento, senz'altro, perchè quelle macchie che si riscontrano nell'iride corrispondono a certe disfunzioni, alle carenze di certi organi. Ma devo dire, per la verità, che non corrispondono al cento per cento. Dei buoni risultati si ottengono con questo mezzo, che è valido in alta percentuale ma non in percentuale totale, quando essa sia integrato dalla sensibilità di chi fa la diagnosi, dalla sua particolare intuizione, in altri termini. E questo va sempre ricordato: l'intuizione, sia nei tarocchi che nell'astrologia, è indispensabile. 

Purtroppo alcune volte possano esserci anche qui delle imprecisioni, ma anche ai medici capita di fare delle diagnosi sbagliate! E tuttavia, se io fossi malato ricorrerei in primo luogo alla medicina ufficiale. Quando questa non mi fornisse alcun mezzo di guarigione, solo allora cercherei i rimedi dell'altra medicina.

 

La guarigione naturale.

Nel corpo fisico di ciascuna v'è la possibilità sopita di reagire a tutte le malattie, non solo le infettive, alle disfunzioni dovute ad organi che non funzionano più armoniosamente, eccetera.  

Conoscete il fenomeno delle stimmate: la potenza dell'immedesimazione in Cristo provoca delle ferite reali sul corpo fisico di questi mistici. Anche questo deve farvi capire quale potenza abbia la mente sul corpo.     

Non esiste malattia che non possa essere vinta, ovvero ne esiste una sola: la malattia del karma, perchè quando una creatura deve avere una malattia, per karma, allora non c'è rimedio.

Ma siccome non sapete quale  è il karma che dovete subire, voi esercitatevi. Ognuna ha a sua disposizione tutti i mezzi che la natura gli ha dato. Tutte le malattie possono essere guarite, anche quelle infettive; forse, anzi, quelle chiamate psicosomatiche sono le più difficili , e quante sono! Esercitatevi con un esercizio costante, come un'intima convinzione che dovete trovare in voi stessi. E non  dovete avere dubbi!

L'alimentazione vegetariana: quando e come è consigliabile.

Su questo fatto dell'alimentazione si sono create tutte le medicine alternative che voi ben conoscete. Ma prendiamo quest'uomo, il quale per generazioni ha avuto ,un certo tipo di alimentazione: ebbene, non si può pensare che da un momento all'altro smetta di essere carnivoro senza che ciò non porti uno scompenso. E dico questo con molta tranquillità.    

E' chiaro che l'ideale per uno spiritualista, per chi crede che la materia non sia tutto, è quella di non uccidere delle forme viventi abbastanza organizzate, come quelle animali, e quindi in un certo senso di farsi vegetariano; questa è indubbiamente l'ideale morale al quale lo spiritualista automaticamente tende e a cui è bene tendere; ma è anche vero che non si può di punto in bianco cambiare alimentazione senza che vi siano delle ripercussioni. Quindi, coloro che volessero farsi vegetariani non lo facciano per seguire una moda, per imitazione, perchè l'uomo evoluto è vegetariano; deve essere una scelta sentita, altrimenti non serve a niente.    

Io consiglierei, a chi volesse indirizzarsi verso un'alimentazione vegetariana, di farlo con gradualità, ma soprattutto di farlo quando veramente questa decisione corrisponde a un bisogno interiore, bisogno che fa sentire nei confronti della carne una vera repulsione. In questo caso si può fare; altrimenti non ha senso.

Ripercussioni psichiche dell'alimentazione.

Una ripercussione c'è sempre. Vi sono sostanze, per esempio, che possono eccitare; anche sostanze vegetali possano far questo; e se l'individuo non è bene equilibrato possono indurlo a reazioni e a comportamenti diversi da quelli che avrebbe in assenza di questa eccitazione. 

Vi sono invece delle sostanze che favoriscono la distensione: per esempio le patate hanno stranamente questa facoltà, questa possibilità di dare una lieve distensione naturale, molto leggera, a chi le mangia  soprattutto al pasto della sera. Comunque, tra un cibo a base di patate e uno dei vostri tranquillanti, io consiglierei certamente quel cibo.       

Sono tantissime le sostanze che si ingeriscono attraverso gli alimenti e che possono influire sulla psiche, il carattere, l'atteggiamento e lo stato d'animo delle persone.        

E poi vi sono altre influenze che riguardano la sfera occulta. Per esempio, gli occultisti dicono che siccome l'animale molte volte percepisce di essere mandato al macello, mangiare quella carne parta quello stesso senso di angoscia che l'animale ha provato prima della morte. 

La parte vera di questo discorso è che naturalmente ad ogni stato d'animo, anche dell'animale, corrisponde una certa reazione fisica, e che l'angoscia provata dall'animale può portare qualcosa a livello di corpo fisico, sicchè l'ingestione di questa carne può in un certo senso ricreare, in chi la mangia, la stessa  angoscia dell'animale. Però la cosa è piuttosto aleatoria, è una spiegazione che si vuol trovare a ogni costo. Perchè fosse  vera, in effetti, bisognerebbe che l'uomo si cibasse solo di quella carne e che quella carne non fosse cucinata, in modo da conservare quelle tossine o quelle sostanze che l'animale ha provocato nel suo corpo con l'angoscia della morte.            

E' indubbio che chi è intemperante nell'alimentarsi finisce con l'avere delle ripercussioni anche a livello psichico, ma questo indipendentemente dalle sostanze che ingerisce. E' il suo essere intemperante che lo intossica, creando in lui un malessere, una cattiva disposizione nei confronti dell'ambiente e di coloro che lo circondano, peggiorandolo nel carattere. Perciò, a chi ha seguito per un certo periodo un'alimentazione eccessiva, faranno bene diete purificanti che lo disintossicano. Il beneficio che ne trae è di passare dall'ebrietà del cibo alla sobrietà, che può avvenire

anche continuando a mangiare i cibi dei quali si  è nutrito fino ad allora, ma in misura minore. Il beneficio, quindi, non è tanto nella qualità del cibo, quanta nella quantità.         

E' bene cercare di mangiare cibi sempre cucinati semplicemente, cibi che non siano molto elaborati attraverso un uso eccessivo di spezie; e soprattutto mangiare cibi allo stato crudo, specialmente verdure, frutta, formaggi naturalmente non sofisticati, latte, per chi può sopportarlo, e la stessa carne cucinata in maniera semplice. Questo è importante.

 

Come si prende il prana.

La maggior parte del cibo è assorbita dall'uomo non perchè la vita abbia come condizione essenziale quella di assorbire una grande quantità di materia fisica densa; ma dal cibo, massimamente, l'individuo ricava il prana, la forza vitale.       

Si può mantenere in vita il veicolo fisico senza ingurgitare grandi quantità di cibo, prendendo il prana anche dall'acqua, dall'aria, dal sole, dalla terra, dagli elementi in genere, per sostituire le parti che debbono essere sostituite nel corpo fisico, che in verità non sono molte.

 

Come riacquistare la forza perduta.

La forza vitale, chiamata  prana dagli indiani, dà l'impulso alle cellule del corpo fisico di riprodursi, di nutrirsi, di vivere.

La forza vitale, che proviene dal sole, come tutte le forze del piano fisico si trova nell'aria, nell'acqua, nel cibo e via dicendo

Il difetto di forza pranica può essere dovuto, incidentalmente, ad una visita ad un infermo, durante la quale la persona sana cede automaticamente la forza pranica al visitato, per uno scambio naturale dal più al meno.            

Un metodo molto semplice per riacquistare  la forza perduta è quello di sedersi comodamente ed eseguire la respirazione pranica.   

Il ritmo è questo: si inizia espellendo tutta l'aria che è nei polmoni, pensando di gettar fuori assieme all'anidride carbonica anche le scorie che sono nel vostro corpo fisico, e contate mentalmente fino a 4. Quindi cominciate ad inspirare lentamente attraverso le narici, per una maggiore efficacia, pensando intanto di cogliere dall'aria che entra nel vostro corpo tutta la forza vitale che vi è necessaria. Questa inspirazione, che deve riempire i polmoni al massimo, deve durare il tempo necessario per contare mentalmente fino a 8. Poi, con i polmoni pieni d'aria, si fa una pausa di 4.      

In numeri fissi: espirazione 4, pausa 4, inspirazione 8, pausa 4, espirazione 4, e così via.       

Quando sentite sufficiente il prana immagazzinato, allora basta.           

La respirazione pranica è  più efficace nell'ora del tramonto, per esservi stato tutto il dì la luce del sole. La percentuale di prana diminuisce durante la notte.           

Il prana si prende anche dall'acqua, se possibile in presenza di aria e alla luce. Si prende prana bevendo a piccoli sorsi e pensando intensamente di prelevare tutto il prana che è in quell'acqua: ma a piccoli sorsi e schiacciando con la lingua l'acqua verso il palato.

Si può prendere prana dal cibo masticandolo molto bene e pensando di prendere tutto il prana che è in quel cibo: così facendo, la digestione sarebbe molto facilitata e occorrerebbe  una minore quantità di cibo per avere la stessa nutrizione.      

Tutto ciò che è esposto alla luce ha più contenuto di prana di ciò che invece ne è lontano.

 

Come si trasmette il prana.

Quando si vuole inviare prana, o dei pensieri, o influire  con la propria volontà beneficamente su una creatura, occorre che i piedi siano sempre posati in terra e mai le braccia conserte.       

Imponiamo le mani ed eseguiamo la respirazione pranica, pensando che attraverso i nostri arti e le punte delle dita questo prana vada sul corpo fisico della creatura che ne ha bisogno ed in special modo nelle parti che sono ammalate.

Però, ed eccoci al famoso mesmerismo, il corpo eterico della creatura, ricevendo il prana, si sposta e si unisce al corpo eterico dell'operatore, per cui non si sa bene, dopo, come scacciare questo corpo eterico. Se non si ha capacità di reazione, può darsi che per simpatia da questa unione dei corpi eterici del paziente e dell'operatore anche costui si ammali. 

Per evitare questo guaio, occorre la volontà dell'operatore, il quale sappia quello che fa.

Eseguire la respirazione pranica concentrandosi sull'equilibrio del proprio corpo fisico e degli altri veicoli.

 

Qual è il meccanismo interiore, della guarigione.

Non abbandonarsi mai a uno stato d'animo rassegnato e passivo, non dire mai che non c'è rimedio e via dicendo. Questo mai, mai darsi per vinti. 

I medici mi scusino, ma l'essenziale per la guarigione è che il soggetto non si scoraggi e non si dia per vinto. Anche per malattie di ordine organico, non solo per le malattie psicologiche, è di somma importanza che l'individuo creda e sia sicuro di guarire.

 

Cosa fa sì che i talismani e portafortuna portino davvero fortuna, che Lourdes guarisca. E' una suggestione, un'illusione?

Intendiamoci sui termini: è illusione quando uno crede una cosa e questa cosa non avviene, perciò resta deluso. Ma se una persona si è procurata un determinato talismano convinta che quella pietra, quella pergamena o  quel metallo la salvi dai pericoli e le dia coraggio, dopo di che è talmente convinta che si sente coraggiosa, allora non si tratta di un'illusione. 

Se quel pezzo di materia, in sè insignificante, riesce a suscitare nell'intimo di questa creatura un particolare stato d'animo per cui si sente e si comporta da coraggiosa, quella per lei non è un'illusione ma una realtà.    

 

Guardiamo la cosa dal lato della salute. Per ogni essere c'è certe sue infermità. Allora, se mediante un particolare stato d'animo che può essere suscitato dall'esterno, questo essere trova in sè, mette in movimento dentro  di sè quel naturale rimedio all'infermità, egli guarisce e la spiegazione sarà poi che è stato l'esterno a guarirlo, e lui per primo ci crederà. 

Ma bisogna essere convinti che la cosa funzioni: è questa convinzione che crea e mette in moto le difese naturali presenti in ogni organismo, tranne che per i casi karmici, ripeto, quando quella persona deve sopportare una certa infermità o un certo stato d'animo. 

Ma siccome nessuno mai sa quando si tratta veramente di un karma che non può essere eluso - e siccome anche il karma può finire - chiunque si trovi in uno stato di infermità fisico o psicologico sia convinto che ha in sè le doti, la capacità di reagire e ritrovare l'equilibrio. 

Questo potrebbe sembrare un oltraggio al raziocinio, alla razionalità, ma non è così. Uno  può avere fiducia nelle scoperte della scienza medica, può trovate un medico che gli offre una cura meravigliosa, miracolosa,  ed ecco che quel particolare stato d'animo si mette in movimento, le difese naturali dell'organismo reagiscono e riportano l'equilibrio. E' fatta! E questo non è un oltraggio al raziocinio; anzi, direi che proprio il raziocinio deve farci convinti che in ogni essere c'è la possibilità di reagire.      

Ma avete idea, se non vi fosse nell'organismo fisico, non solo umano ma anche animale, questo rimedio naturale, quante volte ogni giorno siete aggrediti da microbi, da virus, da sostanze tossiche?, e quanto automaticamente il vostro organismo reagisce, a vostra insaputa! Quindi, credere che vi sia in ognuno una sorta di panacèa universale, di rimedio universale a tutte le infermità, non è fare un atto di irrazionalità: tutt'altro, è essere convinti di una realtà quotidiana.             

Io vi posso assicurare che tantissime malattie, giudicate incurabili, sono guarite non con cure mediche, farmacologiche, chimiche e via dicendo, ma proprio con le difese naturali dell'organismo.

 

Qual è la vera malattia.

La vera malattia è l'inevoluzione, perchè in effetti comporta sempre un cumulo di squilibri, che portano poi a tutte le varie malattie. La vera malattia è quella. Si tratta di comprendere, di allargare la propria coscienza.

 

Sulla concentrazione: se può modificare o alterare qualcosa del cervello umano.

Tutto ciò che avviene nel cervello è riflesso dal corpo astrale e mentale. Chi, per esempio, ha sviluppato qualche senso dell'astrale, e lo usa di frequente, induce vere e proprie alterazioni nel cervello. Così, vari fenomeni fisiologici sono originati da fattori inerenti agli altri piani. Un altro esempio: la veggenza sviluppa in modo anomalo la ghiandola pineale.         

Tutti i sensi dell'astrale si possono sviluppare con l'esercizio, ma con molto dispendio di energie quando non si abbia l'evoluzione corrispondente. Tutto è molto più semplice e quasi automatico quando si raggiunga l'evoluzione che pone in essere le potenziali facoltà  diciamo paranormali dell'individuo.

 

I sensi del corpo astrale.

Il vostro corpo o veicolo fisico, che è nel piano fisico, è composto in ultima analisi di materia astrale. E se l'uomo riuscisse a fissare su una lastra ciò che in una frazione minutissima di secondo può essere fissato, egli sarebbe riuscito a fotografare il piano astrale.         

L'occhio umano percepisce solo alcune frequenze, intorno a quella fondamentale della luce, con alcune variazioni: ed ecco i colori, che sono poi una  creazione della mente. Se l'occhio riuscisse a percepire frequenze di molto superiori, egli vedrebbe il piano astrale. 

E' dunque tutta una questione di frequenze, di vibrazioni, di moti.         

Il veicolo astrale ha la funzione di dare all'individuo certe sensazioni, certe emozioni: di colorire, di far palpitare l'individuo: colorire la sua esistenza di sensazioni, mettere a  sua disposizione qualcosa che produca vibrazioni. Uno strano fermento. E' uno strumento dell'evoluzione, in ultima analisi.

Il primo senso del veicolo astrale è quello che dà la facoltà

di sentire sensazioni. Un altro senso dà all'individuo la possibilità di vedere quello che accade nel piano astrale, e da quel momento inizia ad avere la possibilità di vedere ciò che accade non solo nel piano fisico, ma anche nel piano astrale. E' questo un senso più raffinato, funzionante da solo.          

Un altro senso è la possibilità di vedere al di là di ciò che è chiamato "tempo", nel piano astrale.

Quanto al veicolo mentale, per il fatto di per sè che esiste, è già un senso. Il primo senso è quello che conferisce all'individuo la possibilità di pensare, di ragionare. E vi è un altro senso del tutto particolare, un'altra possibilità ("senso", in effetti, significa possibilità): la mente istintiva.

 

Come si può dominare la propria mente.

Voglio invitarvi a controllare in modo più determinante la vostra mente, cosicchè non possiate essere trascinati dai suoi giochetti.      

Per raggiungere questo, che in fondo tutti voi desiderate, è importante che facciate un'azione di autoanalisi, seguendo le indicazioni che i maestri hanno dato così chiaramente e puntualmente. Innanzitutto cercare di conoscere profondamente se stessi. 

Cercare, perchè il conoscersi non è una cosa facile. Tuttavia è fattibile. Cercare di comprendere le proprie reali intenzioni: questo è estremamente importante.            

Unitamente a questa autoanalisi, voi dovete imparare, cominciando da vicino, a controllare la vostra mente, a non essere trascinati da essa. E questo potete e dovete farlo sulle piccole cose che possono accadervi quotidianamente.       

Quanti sono i pensieri che la vostra mente vi suggerisce e che voi ascoltate come se fossero realtà vere e provate, fino a suscitare in voi uno stato emotivo che si ripercuote anche determinatamente sul corpo fisico! Quante volte, seguendo un pensiero angoscioso, vi siete trovati ad avere una sudorazione nelle mani, nella faccia o in qualche altra parte del vostro corpo: un sudorazione copiosa! Ebbene, questa è proprio una dimostrazione della possibilità della vostra mente di condizionarvi.         

Allora, quando un pensiero angoscioso vi travolge e vi trascina, cercate di trovare la realtà di voi stessi e di controllarvi, proprio ripiegando su di voi la vostra attenzione ed esaminandovi in questa reazione al pensiero.        

Voi dovete convincervi che molto spesso le angosce che vivete sono un tranello della vostra mente. Anche quando le cose che vi circondano danno fondamento, in qualche modo, alle vostre angosce, voi dovete dire a voi stessi: 

"Io sono padrone della mia mente e la mia angoscia non deve trascinarmi. Io sono padrone della mia mente, la quale mi è data non per peggiorare le esperienze che io devo vivere, ma anzi per dirigermi attraverso di esse in modo che possa comprenderne tutto l'insegnamento ed il significato".         

Non è facile, amici, non è facile, lo comprendo, per colui che mai ha fatto un tipo di riflessione quale vi sto illustrando. Però è fattibile. Se voi non ponete argine, attraverso una serrata critica dei vostri pensieri e ai vostri pensieri, voi ne sarete sempre più trascinati e soffocherete quella serenità che invece deve animarvi e sostenervi. 

Perciò prendete partito di controllarvi nei vostri pensieri, e comprendete che le circostanze  che la vita vi conduce a vivere ed esperimentare non sono poi così sconvolgenti e frustranti quali voi invece rivelate a voi stessi.      

Cercate sempre di mantenere la fermezza dentro di voi, la volontà di non essere trascinati, la determinazione di vedere ed agire più chiaramente.

 

Il pensatore, il pensare, il pensiero.

Voi dite che l'uomo pensa, ragiona e si fa un'idea.       

Noi invece diciamo che l'idea è la sorgente del pensiero e del ragionamento. E la cosa inversa, perchè l'idea è l'impulso del Sè, o del pensatore, per noi: impulso che si traduce in ragionamento-pensiero con il concorso del veicolo mentale.   

Il pensatore, ossia il vero Sè, si serve del proprio corpo mentale per pensare.

Come si può correggere il facile entusiasmo, l'eccesso di impulsività.

Bisogna essere sempre padroni della propria mente, che non deve trascinarvi dove non volete. Guardate che veramente la mente è uno strumento meraviglioso, che fa cose stupende; ma a questa meraviglia corrisponde  sempre un pericolo, cioè che la mente possa prendere la mano del suo possessore e trascinarlo là dove non vuole. Allora, occorre imparare a dominarla mediante la volontà.   

Questo è un esercizio da fare con calma, con equilibrio, perchè non si può  pensare di violentare se stessi o di violentare la propria mente. Occorre agire per gradi, ma innanzitutto agire; e la maniera è quella di sviluppare la propria volontà in modo che, una volta sviluppata, essa possa dirigere la mente nel senso desiderato.      

Se pensate che la mente non sta mai in riposo, nemmeno durante le ore del sonno, e che è abituata a pensare ciò che vuole, in fondo - se vi concentrate su un determinato argomento vi rendete conto che questa concentrazione dura pochissimo perchè la mente pensa subito ad altro -, quelli che riescono a tenere la mente in concentrazione sull'oggetto desiderato e per un certo periodo di tempo sono invero molto pochi.

Per riuscire a concentrarsi su un oggetto o un tema di meditazione occorre una grande forza di volontà.      

Per darvi la misura della forza di volontà necessaria ad un maestro: quando la guida fisica di questo medium opera e fa le materializzazioni che molti hanno visto, lo fa con la forza di concentrazione; cioè tiene la propria mente fissa sull'oggetto in modo da poterlo vedere simultaneamente in tutte le sue parti costituenti, non solo nella forma esterna - che può apparire agli occhi dell'osservatore - ma anche considerandolo nella costituzione della materia che lo compone. 

Pensate quale forza di volontà occorre per tener fissa la mente su un oggetto vedendolo in questi termini!   

Allora, che dovete fare voi per sviluppare la volontà? Come dicono i maestri - che anche le cose più complicate vanno affrontate con semplicità - questo problema di sviluppare le proprie facoltà a certi livelli va affrontato cominciando da poco e da vicino, ad esempio cominciando ad imporsi certe cose semplici. Se avete sete, per esempio, anzichè bere subito cercate di aspettare e vedrete come  la sete, quando abbiate deciso di non bere pur potendo bere, diventi imperiosa, cioè come una cosa che sembrerebbe semplice a  farsi diventi invece quasi impossibile a sostenersi per un lungo periodo di tempo. 

Oppure, quando ve ne state comodi in casa, in poltrona, rilassati, leggendo un libro o vedendo uno dei vostri meravigliosi spettacoli televisivi, pensate di alzarvi, vestirvi e uscire a fare il giro dell'isolato. Può sembrare una cosa senza scopo ed anche facile a farsi: ma io vi assicuro che per farlo occorre una certa volontà. E così via di questo passo.           

In questo modo la volontà riesce man mano a svilupparsi e voi potete dirigere voi stessi nel senso desiderato anche quando le circostanze e lo stato d'animo vi porterebbero da un'altra parte.           

Naturalmente, questo non può avvenire in poco tempo: come per sviluppare la muscolatura del corpo, occorrono mesi di esercizio, ma basta insistere e vedrete che, mano a mano, la vostra volontà si sviluppa, la vostra mente resta dominata dalla vostra volontà.         

Quando avrete ottenuto questo, in un momento di depressione, supponiamo, ecco che con la volontà potete comandare alla mente e agire in senso opposto, raggiungendo così uno stato d'animo sereno.          

Chi è ad esempio portato ad essere entusiasta per qualcosa, e si accorge che il suo entusiasmo è eccessivo, con la volontà sviluppata può benissimo riportare l'entusiasmo nei limiti dell'equilibrio. Ecco, questo è importante.

E' un lavoro un po' lungo ma che, una volta fatto, non viene mai più perso, rimane trascritto nell'intimo del vostro essere e lo ritroverete con molto vantaggio anche nelle prossime reincarnazioni.

 

Così come è possibile imprimere qualcosa nella  memoria, esiste un processo inverso per cancellare, ad esempio, una brutta esperienza, un triste ricordo?

Sì, è possibile mediante l'autoipnosi. Ma mentre un brano, una poesia, possono essere mandati facilmente a memoria, e più o meno tutti possono farlo, il cancellare dalla memoria un avvenimento, un episodio della propria vita, non può essere fatto da tutti. E' necessaria la capacità di raggiungere una specie di autoipnosi.            

Vi sono persone che hanno avuto un'esperienza dolorosa, traumatizzante, e che istintivamente la cancellano dalla loro consapevolezza, senza dover fare niente: è proprio una difesa che queste persone hanno, di poter dimenticare e cancellare istintivamente. Questo non ricordare può anche essere provocato, ma per far questo occorre raggiungere uno stato di autoipnosi, del quale non tutti sono capaci, mentre è quasi per tutti la possibilità di fare esercizi di rilassamento e di concentrazione.        

Ovviamente, l'autoipnosi cancella dalla mente il ricordo, la memoria del fatto, ma non lo cancella dalla coscienza.

In che senso chi teme che una cosa accada, ne facilita invece l'accadere.

Facciamo l'esempio dell'atleta che deve superare un record.

Se teme di non superarlo, non lo supera. Allo stesso modo, se desidera enormemente di superarlo, altrettanto non lo supera. 

Anche in questo caso, è questione di misurata tensione interiore: tra il desiderarlo, ma non troppo, e il non temerlo. Questo è riferito a se stessi; ma può analogamente essere riferito agli avvenimenti che possono capitare, che si desidererebbe che capitassero. 

C'è una legge nel mondo occulto, sulla estrinsecazione della volontà, che segue questo filo: la volontà, il suo desiderio, si può concretizzare solo in una determinata tensione interiore. Ecco perchè coloro che non sono preparati debbono astenersi dall'inoltrarsi nel mondo occulto; perchè possono benissimo credere di raggiungere una cosa ed invece raggiungere la cosa del tutto opposta.         

C'è poi il caso, piuttosto comune, di chi pensa ogni giorno che quella determinata persona cara possa, da un momento all'altro morire. Ebbene, questo pensiero non può essere determinante in nessun modo nei confronti dell'avverarsi di questo evento.  Tenetelo sempre presente: la morte non è un appuntamento improvvisato, non può essere dilazionato o spostato, ma avviene esattamente quando deve avvenire.

Se la regressione ipnotica fino a ritrovare vite precedenti comporta dei rischi e delle possibilità di illusione, di falsi ricordi.

I risultati delle regressioni ipnotiche sono a volte contrastanti. In taluni casi si hanno delle risposte oggettive, nel senso che gli elementi prodotti dall'ipnotizzato possono essere controllati e risultare veritieri. 

Per esempio: una persona dice di essere vissuta nella tale città, di aver abitato nella tale strada, eccetera, e si ha poi modo di provare che questo è vero. 

Naturalmente escludiamo a priori ogni frode cosciente. Allora, la coincidenza dei dati forniti dall'ipnotizzato con la realtà può essere spiegata, da chi nega la reincarnazione, con una facoltà chiaroveggente del soggetto, il quale drammatizza una sua creazione psichica, il quale si crea un certo personaggio, mediante questa veggenza, riesce in tal modo a trovare l'indirizzo di una persona realmente esistita e se lo attribuisce. Quindi non si tratta di reincarnazione. Anche questo, certo, è possibile. 

Ma noi diciamo che può esservi in tutto questo una  spiegazione reincarnazionistica, benchè il campo sia estremamente friabile; il fatto che in ipnosi una creatura sia rimandata in una precedente incarnazione fornendo di questo prove oggettive può spiegarsi con la chiaroveggenza ma può anche trattarsi di vera reincarnazione; non solo, in ulteriori esperimenti con lo stesso soggetto può trattarsi di fantasia del subconscio. E' facile mischiare la verità alla fantasia, e questo proprio per un meccanismo del soggetto ipnotizzato. Quindi non è possibile dare una risposta sola per tutti i casi. Vi sono tante risposte quanti sono i casi.          

E' vero che mediante l'ipnosi si  può andare in regressione e far affiorare i ricordi della vita precedente, ma è anche vero che si possono avere delle delusioni perchè alcuni soggetti possono, anzichè regredire, inventare a livello inconscio delle storie. 

Io credo che sia facile controllare l'autenticità della regressione: da tanti piccoli elementi, per esempio dalla sicurezza con la quale il soggetto risponde alle domande, con la quale parla di quali erano gli usi, i costumi, l'abbigliamento dell'epoca. In un soggetto veramente regredito la prontezza di risposta è immediata.

 

Questa regressione può recare danno al soggetto?

Generalmente la cosa è liberatoria. Ma anche qua bisogna distinguere, perchè è sempre pericoloso parlare in generale. La regressione è liberatoria nei casi in cui c'è qualcosa della vita precedente che preme, che non riesce a giungere alla  consapevolezza dell'individuo, qualche cosa che attraverso l'ipnosi può riaffiorare e nel ricordarla - imponendogli il comando di ricordare, dopo l'ipnosi - l'individuo se ne libera. 

Certe altre volte, quando si tratta di cose molto angosciose,  non ancora perfettamente superate, il recupero può dare un senso di malinconia, di oppressione, di pessimismo, e quindi chi fa queste cose deve essere preparato, deve farle con molta cautela: soprattutto comprenda che cosa sta facendo, non lo faccia mai con leggerezza, perchè è molto pericoloso.

I poteri dell'ipnotista. La forza della volontà.

L'ipnotismo va dall'influenzare con la propria volontà un soggetto al profondo sonno ipnotico e fino alla catalessi.

L'essere "soggetti" deriva dal riuscire a porsi in uno stato di passività, di ricettività, connaturale al carattere. Mancando questo, fortunatamente, per diventare dei soggetti occorre cooperare con l'ipnotizzatore. Molto deriva dal fascino personale di costui, indipendentemente dall'intensità della sua forza ipnotica.        

L'individuo ha una risorsa, la propria forza di volontà, che è una leva fortissima. Essa non è altro che un imporsi, prima di tutti, a se stessi. 

Riuscire a far questo in modo più o meno perentorio, con più o meno partecipazione di se stesso, significa avere più o meno volontà. Ecco come la volontà dell'ipnotizzatore  abbraccia, domina la volontà del soggetto e gli fa fare tutto quello che desidera.        

Se si comanda ad un buon soggetto di farsi venire su una parte del corpo addirittura una ecchimosi, ciò avviene. Come si spiega? La mente istintiva del soggetto viene dominata dall'ipnotizzatore. Essa è quel veicolo che presiede a tutte le azioni automatiche del corpo fisico, che ha un'influenza diretta sul fisico.          

Un soggetto in stato di sonno ipnotico può acquisire capacità che esulano da quelle che ha  allo stato di veglia, ed anche da quelle che ha nella parte inconscia della sua mente: ad esempio la levitazione, la veggenza, l'influire sugli altri.            

Nella catalessi, vi è un allontanamento totale del veicolo eterico: viene così interrotto il mezzo di passaggio fra il corpo fisico ed il corpo astrale, togliendo l'eterico, ed ecco che si ha l'insensibilità assoluta. Al momento di  togliere il veicolo eterico viene comandata la rigidità del corpo del soggetto: ed ecco la catalessi con rigidità.        

La forza di volontà è quella possibilità che ha l'individuo di volgere tutto se stesso, tutto il suo essere, al raggiungimento di uno scopo. Nell'ipnotizzatore questa forza di volontà è trasferita fino a farla agire su altre creature. Ecco perchè si parla di potere occulto.         

La forza di volontà ha sede, per l'uomo, nel suo veicolo mentale. Dal veicolo mentale dell'ipnotizzatore vi è un forma

si, un improntare la materia del piano mentale e trasferirla vicino al corpo mentale del soggetto. Se il comando avviene attraverso la voce, passerà all'udito e da qui al cervello del soggetto; attraverso il cervello  passerà al veicolo astrale; attraverso l'astrale passerà al mentale del soggetto; e il mentale, ricevendo ed essendo soggiogato  dalla forza di volontà dell'operatore, sarà costretto ad alzare il braccio o quello che si vuole.        

Supponiamo che si comandi di alzarsi ad una determinata ora.

Vi è nell'uomo, ed anche negli animali, la possibilità di conoscere il trascorrere del tempo:  questa ha sede non nella mente cosciente ma nella parte istintiva del veicolo mentale, la mente istintiva. Allora, si comanda alla mente istintiva del soggetto dare la cognizione del tempo all'individuo e, quindi, di sottostare al comando dato.            

Ad un sonnambulo, ad una creatura sensitiva di una certa ricettività, l'ipnotizzatore di una certa forza può comunicare possibilità che  essa non ha allo stato di veglia, può benissimo comandare che appaiano sulla sua pelle delle scritte, dei segni, eccetera.          

La mente ha un'enorme potenza e sulla materia viva e su quelle che voi chiamate morte. Nella levitazione, per esempio, è la forza della mente che mette in moto determinati congegni.

La mente ha poteri che l'uomo neanche pensa. Il mezzo di comunicazione tra  la materia fisica e la materia mentale è la materia astrale.         

Nel sonno ipnotico, a differenza di quanto avviene nel sonno normale, non si stacca la comunicazione fra il veicolo fisico e quello astrale. Nel sonnambulismo, per esempio, questa comunicazione non è staccata e l'individuo, sognando, fa agire il suo corpo fisico. Così, il soggetto immerso nel sonno ipnotico non vede altro che quello che l'ipnotizzatore gli comanda di vedere.

Comandato di viaggiare, il soggetto sposta il suo corpo astrale e "va" nel luogo che gli è stato comandato.      

Questi esperimenti di veggenza a distanza, o nel tempo, sono possibili solo per quei soggetti che abbiano certi sensi del corpo astrale (come la veggenza) sviluppati, anche se non ancora completamente.  

Nello stato di sonno ipnotico essi si risvegliano ancora di più e viene così accentuata la veggenza. Ma un animale non è possibile farlo "viaggiare", perchè non ha i sensi del suo corpo astrale desti.

Come vincere la resistenza all'ipnosi.

 

Vi sono delle persone abbastanza resistenti al sonno ipnotico, o almeno a un dato operatore. In questi casi, per aggirare l'ostacolo, io mi servivo di un'altra persona, alla quale inducevo il sonno ipnotico e davo a lei la suggestione di essere un grandissimo ipnotizzatore, di quelli che fanno cadere addormentati tutti quelli che guardano, che toccano. In quella maniera riuscivo a ipnotizzare anche quelli che resistevano a me. Questo per dire il potere della mente. Naturalmente bisogna trovare la persona adatta.    

E' possibile anche portare una persona, nel sonno ipnotico, nel futuro e dirle: "Tu adesso sei nel futuro e stai facendo la cura che nel presente non è stata ancora trovata per te; ma la stai facendo nel futuro e quindi stai guarendo perchè nel futuro questa cura che ti occorre è stata trovata". 

Si possono fare molti giochetti con l'ipnosi, karma permettendo. Che poi giochetti non sono.

 

Come è possibile fare certe esperienze solo con la mente, senza bisogno dell'esperienza diretta e dolorosa.

 

All'inizio della sua evoluzione l'uomo fa principalmente delle esperienze dirette, cioè non ha quell'oro che serve per fabbricare altro oro. Man mano che si costituisce la coscienza, c'è una maggiore possibilità di superare certe limitazioni attraverso le altre vie, oltre a quella dell'esperienza diretta, che sono le vie del ragionamento e della fede.             

 

Qual è il meccanismo di tale superamento? E' sempre e solo il meccanismo dell'attenzione, della conoscenza e della comprensione. E' proprio un meccanismo, direi, di un conoscere che come sapete è sempre un riconoscere.            

 

Questo si riscontra anche nei fanciulli, non solo nell'uomo che evolve spiritualmente. Il fanciullo ha le sue prime esperienze dirette che gli servono per acquisire un patrimonio di piccole conoscenze, affrontando le quali va avanti di un passo. Così è della coscienza che si espande e si costituisce.

 

Grazie alla costituzione della coscienza, frutto di esperienza diretta, l'uomo con il suo ragionamento, stimolato da quelli che possono essere i comandamenti morali del suo ambiente, i consigli degli amici e via dicendo, suscita quel meccanismo (che è sì un meccanismo ma, diciamolo pure, è meraviglioso) che gli consente di fare un passo senza doverlo conquistare e soffrire con l'esperienza diretta. E lo stesso meccanismo per il quale si apprende. L'apprendere è sempre confrontare la cosa che non si conosce con quelle che si conoscono.

 

Voi direte: talvolta il conoscere può provocare degli errori di valutazione, per cui quel che c'è da conoscere viene frainteso. E' vero, questo è lo scotto che si paga, che quel meccanismo fa pagare all'uomo, ma c'è poi sempre una correzione di rotta per cui il bersaglio è centrato in pieno.

Attraverso l'esperienza che si è avuta, quindi la coscienza che si è costituita, l'u omo può mettere in atto la sua mente, che per questo gli è data - oppure la sua fede, il suo sentire - per riuscire a costruire, a collocare un altro tassellino della sua coscienza, attraverso l'attenzione, la consapevolezza, la comprensione, cioè scartando la via dell'esperienza diretta.       

 

Questo è possibile rifacendosi a ciò che suggeriscono le esperienze già fatte. Ma la limitazione che dovete superare è tanto più superabile con la mente quanto più è vicina, analoga a quelle già superate.

 

Nell'analisi del proprio comportamento visto da varie angolazioni, quanto c'entra la mente e quanto la coscienza?

 

Chi vorrebbe addossarsi un intimo travaglio? Chi vorrebbe subire questo sofferto travaglio se non vi fosse un richiamo del suo intimo? Nessuno, certamente. Ciò significa che questo travaglio è sostenuto, è tenuto in essere da un bisogno interiore.

 

In questo voler arrivare ad una soluzione non c'entra l'io. Se fosse l'io, se fosse la mente ad agire, non darebbe questo travaglio sul fare o non fare una certa cosa, sull'aiutare o non aiutare una certa persona.   

 

Aiutare una persona comporta un  certo travaglio; non si può dire che sia l'io personale a macerarsi; se fosse l'io, non si sentirebbe nessun sacrificio; se fosse l'io che vuole abbellirsi con questa azione - per poi poter dire a se stesso quant'è stato bravo, che bella azione ha compiuto - lo farebbe proprio senza travaglio, senza tanti problemi. E' dunque la coscienza che, almeno indirettamente, subentra e fa soffrire chi deve ancora soffrire...            

Certo, le cose costano. Ma sono costate anche a Gesù Cristo; anche lui può aver sentito l'angoscia che voi talora sentite.

 

 

Il rapporto tra la mente, il corpo mentale e il proprio vero essere.

 

Il corpo mentale, ed anche il corpo astrale, sono dei meccanismi meravigliosi. Basti pensare alle possibilità straordinarie che potrebbe avere l'uomo se utilizzasse in pieno la sua mente, per esempio, o il suo veicolo astrale: possibilità prodigiose, che neppure vi sognate. Per esempio: possibilità di calcolo, per quanto si riferisce al corpo mentale; possibilità di soluzione di problemi che a livello cosciente non si riesce ad avere e  che invece, introdotti nel corpo mentale, possono essere risolti inconsciamente grazie alla parte nascosta della mente.            

 

Il corpo mentale, come il corpo astrale, come del resto il corpo fisico, sono veicoli prodigiosi. Chi pilota questi veicoli è l'individuo, è la coscienza. E quando la coscienza non è molto costituita, è come mettere in un veicolo meraviglioso un fanciullo: non sarà lui a guidare il veicolo ma ne sarà forse trascinato, suo malgrado. Così è dell'uomo che non ha una coscienza molto sviluppata e che quindi non riesce ad avere, proprio per sua natura, un autocontrollo sugli impulsi e gli stimoli che gli vengono da questi veicoli. I quali, ripeto, non debbono essere visti come una sorta di calamità, ma anzi come qualcosa di meraviglioso che non si sa indirizzare e pilotare.

 

Cosa è e dove si colloca l'inconscio, nella struttura dell'individuo.

 

Possiamo trovarci d'accordo sul fatto principale che la parte consapevole dell'essere umano non ricopre tutta la sua mente e tutta la sua vita interiore. 

Ci sono molte cose che bollono, che creano tensioni interiori, stati d'animo non compresi nella consapevolezza. Lo sapete benissimo: talvolta sentite un malessere (o un benessere) e magari ne fate responsabile lo stato di salute del corpo fisico, mentre non è così perchè tutto dipende, magari, da uno stato d'animo che non affiora  alla consapevolezza, un problema, un timore, soprattutto una paura di affrontare una situazione che sapete di dover affrontare e che, consapevolmente, sembra invece non preoccuparvi perchè magari è ancora lontana nel tempo. Oppure, è l'esperienza triste o dolorosa che avete avuto in passato, e che in quel momento non ricordate, che riaffiora alla consapevolezza con uno stato d'animo di angoscia e di tristezza, oppure anche di gioia e di euforia.            

 

Allora, più che dire che cosa sia l'inconscio, che è spiegato benissimo dalla scienza umana, vediamo dove si colloca secondo la struttura dell'essere che i maestri ci hanno data. Questo inconscio si colloca, chiaramente, nel veicolo astrale, nel veicolo mentale ed anche in quello che è chiamato il veicolo o corpo akasico, che è la coscienza dell'essere.      

 

C'è però una differenza: mentre quello che la psicoanalisi chiama es o id, cioè i principi animaleschi, istintuali, definiti più bassi, è chiaramente collocato  nel corpo astrale o nel corpo mentale dell'individuo; il super-io, che può far parte dell'inconscio, è generalmente collocato nella coscienza dell'individuo. E qual è il vero super-io? 

E' l'evoluzione che l'individuo ha raggiunto e che non viene mai perduta; che può mostrarsi come qualità morate, ma anche non mostrarsi così; che salta fuori nel momento in cui l'individuo è sottoposto ad un certo stimolo. L'esempio più classico è quello dell'uomo in guerra, che pur non avendo mai avuto prima di allora particolari istinti di sacrificio per gli altri si pone davanti a un suo simile e muore lui per non far morire l'altro. Questo qualcosa che salta fuori, per una particolare provocazione, dopo uno stimolo particolare, e che sarebbe rimasto forse sconosciuto allo stesso individuo senza appunto quella provocazione, questo è il vero super-io.  

 

Vi può essere, invece, quella parte di moralità posticcia, creata dall'insegnamento religioso e dall'educazione, che non riguarda la coscienza; che prima è vantata ed ostentata dall'individuo e poi, al momento opportuno, è invece dimenticata; tutto il contrario di quello che avviene per la coscienza acquisita, che è addirittura insospettata e che salta fuori nel momento in cui c'è bisogno.

 

Quindi l'inconscio è parte di desideri nascosti, sepolti nel corpo astrale, parte di pensieri sepolti nella mente, e parte invece di buone qualità non direi sepolte, ma latenti nella coscienza, che possono rivelarsi allorchè vi sia lo stimolo adatto.

 

Sull'ambiente psichico e le influenze tra livelli analoghi di evoluzione.

 

Voi siete abituati a pensare all'ambiente materiale, costituito dalle persone, dai paesaggi, dagli oggetti e via dicendo. Ma ora sapete che oltre il piano fisico esistono altre dimensioni di esistenza, nelle quali ogni individuo incarnato e anche disincarnato - ma che non abbia ancora lasciato la ruota delle nascite e delle morti - ha un suo corpo. 

E come il corpo fisico risente delle condizioni ambientali del piano fisico, allo stesso modo il suo corpo astrale risente delle condizioni ambientali del piano astrale, e altrettanto il suo corpo mentale risente delle condizioni ambientali del piano mentale.

 

Il corpo fisico ha una sua attività intrinseca e tuttavia, in questa sua attività, può essere condizionato dalle condizioni ambientali esterne: il caldo, il freddo e via dicendo. Allo stesso modo il corpo astrale, pur avendo una sua attività interiore, che è  quella di rivelare le varie sensazioni che vengono dai sensi del corpo fisico o dai pensieri, risente dell'ambiente astrale. Altrettanto è del corpo mentale, che ha una sua attività di pensiero autonoma, indipendente, la quale può essere condizionata e influenzata dall'attività di coloro che si trovano sulla sua stessa lunghezza d'onda, ossia di coloro - tanto per intenderci - che sono anch'essi incarnati ed hanno un'attività analoga alla sua.

 

Sapete che esiste la telepatia. Per farvi intendere, può essere assimilata ad una stazione radio-trasmittente; per captarla è necessario sintonizzarsi sulla stessa lunghezza d' onda. Quindi, tra i miliardi e miliardi di pensieri, il condizionamento tra un individuo pensante e l'altro avviene quando il tipo di pensiero è analogo, così che un uomo di media evoluzione non potrà mai entrare in comunicazione, quale natura di pensiero, con un essere evoluto che ha tutto un diverso modo di pensare; mentre potrà entrare nel raggio di influenza delle creature che sono della sua stessa evoluzione o che, perlomeno, hanno un genere di pensieri analogo al suo.

 

Ecco, l'insieme, di questi pensieri in qualche modo simili crea l'ambiente psichico comune alle persone che hanno quella comunanza di pensiero. E non si tratta solo di pensieri ma anche di sensazioni, di desideri, per quanto l'attività del corpo astrale concorre a formare l'ambiente psichico.  

 

Sono dunque tanti gli ambienti psichici, secondo vari livelli. Ognuno si trova automaticamente nel suo; riceve la stazione radio, diciamo, con la quale per sua connaturale predisposizione è sintonizzato.          

 

Ho usato i termini telepatia e telepatico per farmi intendere. In realtà si riceve più l'impressione, più il desiderio di fare qualcosa, più il gusto in comune con altri. In tal senso, "telepatico" non va inteso nel senso stretto della parola, ossia che tu  ricevi un messaggio da un'altra persona che riguarda cosa sta pensando, ad esempio una immagine. Per "telepatico" intendo  qui un'influenza come gusto, come mentalità, come clima: influenza che avviene reciprocamente fra individui di analoga evoluzione.

 

Quando si manifesta una malattia mentale, fino alla completa dissociazione e alla schizofrenia, che accade all'individuo che vive questa esperienza?

 

Vediamolo prima che giunga a questa forma di gravità, vediamolo quando comincia ad avere delle manifestazioni patologiche. Può trattarsi di depressione, di cambiamenti d'umore. Molte volte l'individuo è convinto di aver fatto qualcosa che non doveva esser fatto e attraverso quel martirizzarsi, quell'auto-punirsi, cerca di  espiare una colpa che pensa di aver commesso.  

 

E questa è una forma; ma ve ne sono altre molto più gravi, nelle quali sparisce la personalità dell'uomo, nel senso comune del termine, ed egli ha un suo mondo, un suo modo di vivere del tutto particolare e completamente alienato dalla realtà che lo circonda.  

 

Bisogna ancora distinguere, a questo punto. Vi sono delle forme in cui questo individuo, pur avendo un suo mondo alienato, dalla triste esperienza che sta vivendo trae tuttavia un succo che lo porterà all'ampliamento della sua coscienza individuale; cioè dall'effetto, dal karma che sta subendo, fa delle esperienze che lo conducono a comprendere qualcosa che corrisponde esattamente alla deficienza di coscienza che aveva in precedenza, deficienza che l'ha condotto a quell'effetto patologico, a quell'esperienza dolorosa.  

 

Ma c'è una forma ancora più grave, in cui l'individuo è completamente alienato, si può dire che non ha più nessun rapporto con la realtà. E questo il caso  dei cosiddetti "morti viventi", nei quali v'è un corpo fisico, un corpo astrale e un corpo mentale che sono come dei meccanismi che continuano a vivere, che possono vivere, ma ai quali non è legata nessuna coscienza individuale. E queste sono forme karmiche che riguardano coloro che debbono stare a contatto con quelle creature "morte".   

 

Anche queste forme cambiano da  individuo a individuo. Vi sono dei casi nei quali la coscienza si allontana, e quindi il corpo fisico comincia ad avere un modo di vita del tutto distolto dalla realtà, che è proprio della completa pazzia; e poi, invece, la coscienza torna a legarsi al veicolo fisico, al veicolo astrale e al veicolo mentale, ed in quei momenti l'individuo prende coscienza di quello che è  accaduto, della sua infermità, della sua sofferenza. E quindi un karma dolorosissimo.   

Questi sono effetti estremamente dolorosi che seguono a cause davvero tragiche, mosse antecedentemente in maniera crudele.

 

 

Che cosa accade allo spirito di questo "morto vivente", che si i distaccato dai suoi corpi?

 

La coscienza individuale segue la sua evoluzione. Supponiamo che, per la sua necessità evolutiva, l'individuo debba reincarnarsi a breve termine: ebbene, si potrebbe avere il caso limite in cui il pazzo completamente pazzo, ossia senza un barlume di coscienza e di consapevolezza di sè, continui a vivere nel suo ambiente (il corpo fisico, il corpo astrale, il corpo mentale), mentre lo spirito, l'entità, l'individuo che ha già lasciato quei corpi può reincarnarsi e iniziare una nuova esistenza. Questo caso limite può farvi capire che ciò che rimane, nei casi di pazzia furiosa, sono solo i veicoli inferiori, quelli che si abbandonano ad ogni trapasso.

 

I casi di pazzia totale servono per coloro che li osservano proprio per stimolarli; e questo vale in senso generale . Tutto quello che avviene nel mondo ha lo scopo di stimolarvi, di spingervi a pensare, ad avere una concezione della vita,  a non farvi cristallizzare. 

Tutto, anche quello che può accadere in luoghi lontanissimi da voi, e di cui venite in qualsiasi modo a conoscenza, in un certo senso accade anche per voi, non soltanto per quelli che sono i protagonisti degli avvenimenti di cui si ha notizia; anzi, direi che soprattutto accade per coloro che vengono in qualsiasi modo a conoscenza di tali notizie.

 

L'utilità della memoria anche per conoscere se stessi. L'esistere come sentire. L'amore si fonda sulla memoria?

 

Con molta saggezza i maestri ci fanno soffermare sull'importanza del proprio vero essere e capire che quello che sopravvive, che va oltre il tempo e lo spazio, non è certo l'essere che sentiamo nel presente. Quello che veramente non viene mai meno è il sentirsi di esistere, che è la forma più semplice, più elementare del "sentire", appunto il sentirsi di esistere che ha ogni essere vivente, non soltanto l'uomo. 

Quello è il punto iniziale del sentire, che non viene mai meno, perchè neppure un istante un essere cessa di sentirsi esistere.

 

Anche una creatura che perdesse completamente la memoria, dicono i maestri, continuerebbe a sentirsi di esistere; così come le forme elementari di vita, ad esempio quelle vegetali, non hanno memoria eppure si sentono di esistere, sentono di esistere in continuazione. Ciò non significa, naturalmente, che la memoria non sia uno strumento per l'evoluzione; altrimenti l'uomo non la avrebbe, chiaramente; ma come tutti gli strumenti può essere usata bene o male.

 

La memoria è usata male allorchè diventa un legame forzato col passato. Il non voler cambiare niente, per esempio, basandosi proprio sulla memoria, farebbe sì che l'uomo non cambierebbe più, e così si formerebbe una cristallizzazione.     

La memoria può essere invece usata bene, per esempio, se utilizzata per analizzare i propri comportamenti. Se infatti non ci fosse la memoria, nel momento dell'introspezione e per giungere a se stessi, nessuno ricorderebbe quello che ha fatto e quindi non potrebbe neppure fare l'introspezione - quando essa venga fatta a posteriori.      

 

Noi comprendiamo che la vostra vita di ogni giorno non vi consente, o vi rende difficile, per come è strutturata, una introspezione al presente, man mano che state facendo o pensando qualcosa; e siete perciò indotti a compierla a posteriori, quando la cosa è già fatta o pensata, e quindi se non ci fosse la memoria non potreste compiere questa introspezione. In tal senso la memoria è uno strumento di evoluzione e va bene usata, come del resto tutti gli strumenti che l'individuo ha a disposizione.

 

Non si può dire, però, che mancando la memoria non si potrebbe neppure amare. Facciamo un esempio. Vi sono delle creature che appena si vedono, è vero?, si amano, provano un immediato reciproco affetto, un amore. Questo ci dice che c'era già un legame tra loro; e pur non riuscendo la memoria ad arrivare all'origine di questo affetto, che magari risale a precedenti incarnazioni, tuttavia il sentimento amoroso prorompe, esce fuori.      

Il sentire d'amore non è certamente legato alla memoria. Se anche tu dovessi perdere la memoria, io sono sicuro che rivedendo la tua persona più cara proveresti ugualmente, pur non sapendo chi è, lo stesso amore che ora provi per lei. Certamente! Quindi la memoria non condiziona l'amore, quello vero, tra gli esseri: è un legame che va ben oltre il corpo mentale - dove ha sede la memoria - e rimane nel nucleo dell'essere, nella coscienza, e riaffiora tutte le volte che le creature si rincontrano. 

 

L'amore vero non è legato all'io, alla personalità, che talvolta può anzi offuscarlo e talaltra può provocare dei problemi, dei traumi, delle angosce, per esempio nel caso di reminiscenze che riguardano problemi affettivi o amorosi di precedenti incarnazioni e che non trovano nella presente incarnazione una situazione che non sia condannata dalla società. Questo può mettere in crisi colui che ritrova dentro di sè queste reminiscenze amorose, addirittura può creare delle complicazioni incresciose.

 

Ma voi siete delle creature che hanno avuto la fortuna di sapere questi insegnamenti dei maestri e quindi meglio potete comprendere tutti questi moti dell'animo.

 

Continua