Indice di questa pagina

 

Sul ruolo della ricerca culturale e dell'arte per l'uomo occidentale - Sul desiderio, sull'anelito alla bellezza - 

Sulle grandi differenze sul piano culturale, o morale, tra epoche storiche una successiva all'altra - 

Come possiamo restare inattivi di fronte alla tragicità degli avvenimenti mondiali - Perchè è più, importante l'intenzione dell'azione - 

Sui modi e i limiti dell'aiutare gli altri - L'utilità di confrontarsi con gli altri - Se le droghe possono favorire certi particolari stati di coscienza - 

Cosa fa vincere tutte le avversità della vita - I maestri parlano di contagio psichico. Che cosa significa? - 

Per quelli che hanno perduto una persona cara - Come accostare le persone che soffrono - La liberazione dal dolore - 

Perchè lo scandalo è necessario, ma guai a chi lo ha provocato

 

 

IL PRESENTE ESTERIORE

 

La vita è completa in sè.

Ognuno prende esattamente da essa quanto a lui fa bisogno.

I maestri, Cristo stesso, nessuno può sostituirsi all'insegnamento della vita.

La verità comunicata da un maestro può essere fraintesa, ma le lezioni che la vita impartisce, no:

quelle lasciano una esatta traccia nell'individuo.

Nessuna verità comunicata può essere tanto importante e tanto vera quanto quella che l'individuo scopre vivendo.

 

 

La vita del sentire

 

 

Sul ruolo della ricerca culturale e dell'arte per l'uomo occidentale.

 

Noi abbiamo sempre detto che ogni uomo evolve perchè riceve degli stimoli.

Nell'uomo occidentale l'attenzione è particolarmente rivolta al mondo esterno: gli stimoli che gli vengono riguardano essenzialmente la vita che lo circonda. Non è così, invece, per l'uomo orientale, e non è così per l'uomo che ha raggiunto una certa evoluzione. Allora comincia ad avere una vita interiore. Questa vita interiore è più importante della vita dell'uomo occidentale, che si incentra tutta su quanto sta attorno a lui,  sul mondo esterno.   

 

La vita dell'uomo che volge la sua attenzione al suo intimo essere è una vita che ugualmente subisce degli stimoli, ma sono stimoli di natura più raffinata, più lieve. Mentre l'uomo poco evoluto per vibrare in qualche modo intimamente, dentro di sè, ha bisogno di stimoli grossolani, per l'uomo poco più evoluto, dal punto di vista spirituale e non solo umano, sono sufficienti stimoli più sottili.

 

Nasce così, la ricerca non solo di stimoli più delicati, di natura più raffinata, ma anche il desiderio di creare qualcosa che trasmetta agli altri questi stimoli lievi, sensibili, raffinati.      

Si può dire che tutta l'arte corrisponda a questa necessità.

 

Voi direte: ma tra gli artisti sensibili, dorati, vi sono anche creature che hanno commesso gravi azioni; giudicate per quello che sono, tali azioni farebbero pensare ad un'evoluzione molto, molto primitiva; come si mette la questione dell'evoluzione e degli stimoli raffinati  con azioni invece molto condannabili dal punto di vista della morale?          

Io vi dico che la via per arrivare all'evoluzione della coscienza individuale è diversa per ciascuno. Non è detto che le prime incarnazioni vedano ogni individuo avere l'esperienza dell'omicidio, per esempio; può darsi benissimo che l'esperienza dell'omicidio sia necessaria successivamente, nel corso delle incarnazioni ulteriori, e che all'inizio vi siano altre esperienze.            

 

Ognuno di noi ha una sua via personale verso il raggiungimento della vita dello spirito; e può darsi benissimo che un uomo abbastanza evoluto - questo lo dico come caso limite - il quale abbia delle esperienze raffinate di tipo culturale, intellettuale, possa andare incontro anche ad esperienze grossolane quali il      furto, l'omicidio, il suicidio. Ciò può benissimo essere e vuol dire che, in quel momento esatto dell'evoluzione di quell'individuo, quelle esperienze gli erano necessarie.            

Questo è un altro motivo per il quale sempre vi diciamo "non giudicate": perchè non si può mai sapere, dall'esterno, quale sia il grado di evoluzione degli individui; non si può mai sapere nè giudicare, dalle esperienze che essi consumano, se siano più o meno evoluti.

 

L'arte, quindi, è questa ricerca di sensazioni sottili. Dobbiamo però distinguere due momenti nell'artista: il momento in cui è veramente artista, quando crea oppure gode della creazione altrui; e il momento in cui è uomo, nel quale momento egli conosce tutte le ambizioni, invidie, rivalità che può conoscere un uomo che ancora non abbia raggiunto la coscienza individuale.            

 

Nell'artista, quindi, vi sono due tipi di stimoli: uno che riguarda la vita umana, che ha in comune con tutti gli uomini non artisti; e l'altro stimolo, invece, che riguarda la sua vita di artista, la sua qualità, la qualità della sua anima, che deve essere toccata e soddisfatta da certe particolari vibrazioni.            

 

Voi direte che vi sono anche degli uomini che non sono artisti eppure riescono ugualmente a godere delle opere d'arte, della cultura in generale. Certo, ma questo non cambia quello che ho detto: per essere giunti ad un punto dell'evoluzione in cui sono necessari certi stimoli sottili, non è necessario essere degli artisti che creano. Voi stessi sapete che cosa sia il piacere di ammirare un'opera d'arte, di ascoltare una poesia, oppure semplicemente di ammirare un tramonto, o un'alba, o un'opera della natura; eppure tra voi vi sono alcuni che non sono creatori o artisti in qualche modo. Ciò significa che la vostra evoluzione è tale che avete bisogno anche di questi stimoli sensibili, lievi, che anno a toccare il vostro intimo; avete bisogno di queste particolari incentivazioni perchè cominciate a far vibrare il vostro essere, nel profondo, a costruire sia dentro che fuori di voi.

 

 

 

Sul desiderio, sull'anelito alla bellezza. Come nasce? In che senso è positivo?

     

Io credo che l'ansia di bellezza, come il desiderio del bene non solo proprio ma anche degli altri, desiderio di ordine, di pulizia, di efficienza, di bontà, sono meravigliose aspirazioni che vengono da coloro che già sono orientati spiritualmente, e più decisamente, verso quella che è la mèta dell'uomo.

 

Chi invece non sente questo bisogno del buono e del bello fuori di sè, e quindi anche dentro di sè, è perchè non ha ancora raggiunto una chiarezza di indirizzo, è ancora nel pieno delle esperienze senza una precisa direzione.

Non a livello consapevole, ovviamente, ma a livello inconscio esiste nell'essere, ad un certo punto, un chiaro orientamento verso quelle esperienze che meglio possono condurlo, direttamente, verso la mèta di ogni essere. Inizialmente tale orientamento non esiste, per cui l'essere procede a tentoni e fa delle esperienze - sempre positive, come i maestri dicono che ogni tipo di  esperienza è positivo - che però alla fine, quando se ne trae il succo, hanno il significato di far capire che non avevano utilità alcuna, nell'economia di quell'essere, che sono state un giro vizioso, un allungare la strada.    

 

Ecco, all'inizio dell'evoluzione ogni essere procede quasi a tentoni, fa delle esperienze il cui insegnamento, in conclusione, è di fargli capire che le cose a cui tanto teneva, che ha sperimentato con tanta intensità, tanta angoscia, tanto dolore, non avevano un  valore intrinseco. Poi, man mano che l'evoluzione procede, c'è proprio a livello inconsapevole una cernita, un cercare le esperienze che più direttamente portino, come prima dicevo, alla mèta di ogni essere nel cosmo.            

 

Allora, chi anela alla bellezza, chi ancor più anela al buono, all'armonia, all'efficienza, significa che ha già superato il periodo evolutivo del procedere a tentoni, che è già indirizzato più consapevolmente e direttamente verso la meta finale. Il desiderare che tutto sia bello, buono, armonioso, efficiente attorno a voi, è un'aspirazione da seguire e perseguire con tutte le vostre forze, da realizzare e tradurre in atto senza che resti un'aspirazione, per costruire nel mondo qualcosa di bello, di buono, per un mondo più bello e più buono per gli altri.

 

 

Sulle grandi differenze sul piano culturale, o morale, tra epoche storiche una successiva all'altra.

 

Tutto dipende da un piano generale. Ad esempio, la libertà morale che si ebbe nel Settecento, perlomeno in certi periodi, rispetto a quello che nell'Ottocento fu invece quasi un oscurantismo. E' proprio il discorso degli opposti, dell'andare da un estremo all'altro. Il cammino dell'uomo è fatto di queste cose, sia in senso individuale che in senso collettivo. In senso individuale è meno facile a vedersi, perchè bisogna confrontare fra loro due incarnazioni successive, e questo lo può fare solo il disincarnato, è vero?

 

In senso collettivo, invece, si ha e si vede chiaramente questo discorso degli opposti.   

Dietro alla differenza tra un'epoca storica e l'altra c'è il fatto dell'azione e della reazione, dello sperimentare un estremo e, per reazione, sperimentare poi l'estremo opposto.      Allora, succede che queste sperimentazioni individuali finiscono per creare un clima generale. Per cui, ad esempio, dal trionfo della dea ragione si passa al romanticismo più irrazionale, cioè proprio da un estremo all'altro.

 

Dal punto di vista della progressione evolutiva il discorso è diverso. Lo spingersi in avanti, oltre - diciamo proprio l'effettivo raggiungimento di una certa evoluzione, implica poi, per reazione, un tornare indietro, ma solo apparentemente: è come l'onda del mare che va avanti e poi ha la risacca,  torna leggermente indietro.  

 

Va chiarito, però, che la coscienza è sempre progressiva, direi progressiva in ugual misura. Il tornare indietro è solo nella manifestazione esteriore. Per esempio, un materialista che diventa, per reazione, non dico un mistico ma un grande religioso; nel suo intimo c'è sempre una progressiva evoluzione; il cambiamento è solo nella manifestazione esteriore, in quella parte che non appartiene al suo vero essere, che è posticcia, che è strumentale, nella parte del suo sentire in senso lato - così lo hanno chiamato i maestri - e non nel suo sentite di coscienza.

 

Poi, invece, quando  la coscienza diventa di una certa ampiezza, questo non avviene più nell'uomo, non c'è più  questo saltare da una parte all'altra per quanto riguarda la sua personalità fra una vita e l'altra. Non c'è più: la coscienza prende il sopravvento e quindi anche l'educazione non può più fare certe cose.

 

Chi è, diciamo, più condizionato dall'educazione? L'uomo di poca evoluzione, l'uomo con una coscienza poco ampia. Quest'uomo lo puoi far diventare ciò che vuoi con l'educazione, con i condizionamenti sociali, ambientali e via dicendo. Ma chi ha una certa evoluzione difficilmente rimane preda assoluta dell'educazione che gli è inculcata: perchè la sua coscienza prende il sopravvento e respinge l'educazione, magari apparendo agli occhi dell'educatore una pecora nera.

 

 

Come possiamo restare inattivi di fronte alla tragicità degli avvenimenti mondiali, e cosa possiamo fare.

 

Allora, ognuno sceglie una sua condotta sul piano sociale. Hanno ragione quelli che si raggruppano, fanno marce e manifestazioni. A parità di intenzione, hanno ragione quelli che pensano di agire in modo del tutto diverso, attraverso le elezioni, il voto, eccetera. 

Ognuno deve scegliere una sua linea di condotta, e qualcosa può fate, non solo a livello personale ma anche collettivo mediante azioni e manifestazioni pubbliche. E come è importante questa azione!          

 

I maestri dicono che tutto avviene per ognuno di noi, anche ciò che sembra non abbia alcuna  relazione. Voi sentite parlare di un episodio di crudeltà accaduto in un paese lontano, magari prestate appena l'orecchio e dite a voi stessi: "Io che c'entro?, questo non è avvenuto per me, io non farei mai una cosa simile", eccetera. Invece, il solo sapere questa notizia voi non potete capire come e quanto si ripercuota in voi, e quanto serva, se veramente condannate quella violenza, a ribadire il vostro essere non violenti. Quanto serve!           

 

Voi potete pensare che una creatura ha imparato qualcosa in quanto per karma ha dovuto subire l'effetto di una causa precedentemente mossa (in termini brevi e crudi, tanto per capirci: se ha ucciso, viene uccisa); potete pensare che è stata uccisa e che quindi ha imparato, attraverso quell'esperienza diretta, a non uccidere più; perciò la cosa è chiusa e non se ne parla più. 

Invece non sapete che, oltre a questo, c'è necessità che in questa creatura venga alimentata la coscienza, che così è nata, proprio attraverso il condannare azioni di violenza e di assassinio, proprio attraverso il sapere degli altri che continuano a uccidere ed il sentire dentro di sè - ogni volta di più - questo moto di repulsione nei confronti di chi uccide. E' importante, cioè, questo sapere e questo intimo reagire proprio per ribadire certe cose acquisite, un certo livello di coscienza già raggiunto.

 

Così, le notizie di crudeltà che vengono dall'altro capo del mondo, e vi fanno sobbalzare ed esprimere un giudizio di condanna, sono fatte per voi perchè servono affinchè voi ribadiate la vostra non violenza.

 

 

Perchè è più, importante l'intenzione dell'azione. Fare, il "male", allora, in che cosa veramente consiste?

 

L'uomo è convinto di poter fare del male ai suoi simili ma in realtà, come già sapete, nessuno patisce ingiustamente il male arrecatogli da un'altra creatura.        

Il male che l'uomo fa, esiste solo ed unicamente nel suo concepire questo male, nel suo immaginare o desiderare: ed anche se a questo immaginare o desiderare consegue e sussegue un' azione malefica, non è quello il male: il male è quello che è stato pensato, concepito.      

 

In termini di attuazione, le creature che soffrono o sembrano soffrire di questo male concepito contro  di loro, in effetti non soffrono che del male da esse stesse concepito in tempi anteriori.

Tutto il mondo dell'individuo, che sembra concretarsi nelle opere e nel mondo esteriore, in effetti esiste soltanto nell'intimo dell'uomo; solo li possiamo dire che ha una certa realtà.          

 

Ecco perchè è stato detto che importante è l'intenzione: perchè è nell'uomo dell'uomo la realtà dell'essere suo.       

Che un'azione pensata, immaginata o desiderata, sia poi o non sia attuata, non ha alcuna importanza, perchè l'azione esiste e sussiste già nell'intimo, nell'intenzione dell'uomo. Ed è lì che veramente esiste e sussiste, non nell'attuazione. L'attuazione altro non è che compiere qualcosa che non può mai cadere a sproposito su chi sia innocente.      

Altra è l'apparenza, altra è l'essenza.      

Quando vi insegniamo a invocare che presto possiate passare dall'illusione alla realtà, ripetendo antiche massime di saggezza, questo vogliamo significare: che la vostra acutezza di analisi e di indagine si spinga tanto oltre da comprendere la realtà stessa delle cose, da comprendere dove e perchè ciò che cade sotto i sensi, che è attorno a voi e che può sembrarvi realtà, non è in effetti che un'illusione, che un transitorio apparire.

 

Lungi da me, tuttavia, il dire che tutto ciò che attualmente è in voi e attorno a voi non ha alcuna importanza: tutto è di estrema importanza per voi, tutto ha un preciso senso, un essenziale perchè. E' dall'illusione che l'individuo nasce e conosce la Realtà.

 

 

Sui modi e i limiti dell'aiutare gli altri

 

Bisogna stare attenti: vi sono persone così astute che, magari presentandosi come estremamente bisognose di aiuto, vogliono invece carpire la buona fede di quelli che sono disposti ad aiutare. Bisogna sempre valutare le proprie forze. Come dice il Vangelo, siate candidi come colombe ma astuti come serpenti. Bisogna raggiungere questa maniera di valutare le cose; non per giudicare, non per condannare, ma per essere efficienti nell'aiuto.

 

E' assurdo che una persona si butti nelle fauci di un'altra per aiutarla quando quest'altra del suo aiuto non sa che farsene, ma la  divora. Il lasciarsi inutilmente divorare può essere molto bello dal punto di vista mistico, però non è quello che si chiede all'uomo. E' tutta una questione di misura.

 

 

Come si difende l'evoluto da questi divoratori?

 

Non vi fate l'immagine che l'evoluto sia inattaccabile di per sè, che abbia una corazza grazie alla quale le forze del male, le cosiddette persone negative non arrivano a colpirlo. Questa è un'immagine romantica che non rispecchia la realtà.      

L'evoluto deve difendersi da sè,  è una cosa che deve impararla da sè. L'evoluto è più preparato, diciamo, proprio perchè ha tra le altre cose una innata sapienza psicologica, per cui riesce a vedere, a capire, a sentire chi ha vicino e trova la maniera più adatta per trattare queste persone aiutandole ma tenendole a distanza, riuscendo a dare senza farsi portare via, per non abituare male gli altri. 

Insomma è una persona psicologicamente preparata, non perchè ha fatto uno studio speciale ma per intuizione, per spontanea preparazione.

 

 

L'utilità di confrontarsi con gli altri.

 

Proprio la vita in società, la vita di relazione, deve portare l'uomo a capire che forse il suo punto di vista non è il solo giusto, e che può invece esservi un altro punto di vista, di colui o colei che ti è accanto, che pur essendo totalmente diverso dal tuo può essere forse più di buon senso, può portarti ad un maggiore equilibrio.      

 

Sempre esaminare gli altri raffrontandoli a se stessi, non con spirito di critica, per condannare,  ma per apprendere e trovare in questo confronto degli aspetti che la propria personalità non rivela e che invece possono essere di grandissimo aiuto per il proprio vivere, ed il proprio sperimentare.

 

 

Chi preferibilmente frequentare.

 

I maestri dicono: voi dovete cercare di stimolare in chi vi avvicina le qualità migliori. Ed io vi dico, parafrasando i maestri: voi dovete frequentare le persone che stimolano in voi le qualità migliori.

 

Se le droghe possono favorire certi particolari stati di coscienza.

 

Fino a che, l'individuo non lascia la ruota delle nascite e delle morti la sua evoluzione può avvenire solo sul piano fisico, abbiamo detto.     

 

Nel piano astrale, dopo il trapasso di ogni singola vita, voi sapete che ciascun  essere può tirare le somme di quella che è stata la sua vita, può riflettere, può anche cominciare a liberarsi di certe sue limitazioni; ma se non ha condotto l'esperienza, per la quale si è incarnato, fino ad un certo livello, dovrà completarla in una vita successiva del piano fisico.

 

Questo discorso significa che se certi coeccitanti o droghe, siano sostanze chimiche o  vegetali, creano delle alterazioni di coscienza, non sono produttive ai fini dell'evoluzione individuale in quanto distolgono da quella che è la realtà del piano fisco. In un certo senso, è come se queste droghe portassero l'individuo nel piano astrale laddove non si cresce, non si avanza di un passo, fino a che, ripeto, non si è lasciata la ruota delle nascite e delle morti.      

Tutto ciò che distoglie dalla realtà del piano fisico è qualcosa che distoglie dalla possibilità, dalla necessità di evolvere.  

 

L'esperienza delle droghe può essere tuttavia necessaria come contrario, come reazione, perchè l'uomo comprenda l'importanza della vita nel piano fisico. Colui che ruba, in effetti, se paragonato a quella che è la mèta dell'evoluzione commette un errore; ma questo errore ha un fine, un significato: se si guarda a che cosa porta, per reazione, si vede che anch'esso diventa produttivo.

Così il drogarsi, come si dice, lo sfuggire, alla realtà per una causa che io non metto in discussione, che è diversa per ogni creatura che ricorra a questi stimolanti, qualunque sia la causa, è sempre fare un'esperienza costruttiva ma in senso indiretto, che sarà veramente costruttiva solo al momento in cui vi sarà la reazione, la controparte, l'effetto.

 

Vi sono degli stregoni, o persone dedite a pratiche occulte, che fanno ricorso ad allucinogeni e via dicendo. Ma non dovete pensare che certe droghe diano le facoltà occulte o i poteri paranormali; pensate piuttosto, in modo giusto, che certe creature hanno allo stato potenziale dei poteri occulti, delle facoltà paranormali che l'uso di qualche droga fa porre in atto, limitatamente al periodo in cui dura l'effetto della droga. Cosicchè se un qualunque essere, che non avesse queste facoltà allo stato potenziale, assumesse, ingerisse le stesse droghe che fanno diventare veggente altri, egli non lo diventerebbe affatto.

 

Non è dunque la droga in sè che ci dà la possibilità della veggenza, ma la droga è, semplicemente, la goccia che serve a mettere in atto una veggenza allo stato potenziale.

 

 

Cosa fa vincere tutte le avversità della vita.

 

E' una cosiddetta forza d'animo, che però, naturalmente, può essere innescata in modo diverso a seconda del tipo di prova, di esperienza faticosa che una creatura sta vivendo. Diverso è il modo di reagire ad una malattia dolorosa dal modo di affrontare un'esperienza del tutto psicologica.

 

Bisogna comunque cercare sempre di vedersi dal di fuori. Come se usciste da voi stessi e vi osservaste dal di fuori, nel vostro comportamento. E soprattutto cercare di non lasciarsi abbattere, nel senso di compatirsi, pensando di essere i più colpiti, i più disgraziati e perseguitati dalla sorte, mentre tutti gli altri sono più fortunati non dovendo subire le vostre esperienze così faticose e dolorose, e via dicendo. 

Ecco, in questo stato di autocompassione, in cui una persona può facilmente scivolare, che ha qualcosa in più degli altri, anche in senso negativo, in questo stato finisce che l'individuo non reagisce più. E invece, bisogna fare tutta la cosa opposta.

 

E' chiaro che malattie e morti sono esperienze tremende, on c'è dubbio; ma da quello che avete saputo grazie ai maestri, voi avete anche il modo di comprendere la ragione, la generale se non la particolare, e quindi di uscire fuori da quella che può essere una disperazione senza un filo di speranza, senza la consolazione per quanto amara di una spiegazione, della prospettiva di una ragione che possa aver condotto a quelle dolorose esperienze.

 

Allora, anche se può sembrare facile parlare astrattamente, dall'esterno, di cose che invece vivete all'interno di voi stessi, allora vi assicuro che è perfettamente inutile lasciarsi abbattere, e compatire se stessi nella prova. Non serve a niente. Mentre è importante reagire, intanto non vedendosi più perseguitati degli altri, ma considerandosi oggetti di una esperienza che tanti altri fanno o hanno fatto . Quanto al fatto, forse per voi il più tragico, della perdita di un congiunto, vi soccorrono le parole dei maestri. 

 

Qual è la forza che può aiutare a superare un'esperienza così dolorosa? Quella di capire, di vedersi dal di fuori; di capire che è  un'esperienza amarissima, ma non più amara di quelle che tanti altri hanno. E, in questo senso, non compatirsi ma cercare di dire a se stessi:  "In questa esperienza io debbo mostrare a me stesso e alla mia guida, il mio maestro spirituale, che sono forte e che posso sopportare questo, per trarne tutto l'insegnamento che se ne può trarre".

 

 

 

I maestri parlano di contagio psichico. Che cosa significa?

 

Parlare di questo argomento, nei tempi attuali, può destare qualche perplessità. Perchè, che cosa significa contagio psichico? 

Se si pensa che fino al secolo scorso non si credeva neppure al contagio fisico, e non si sterilizzavano gli strumenti chirurgici! Poi, gradualmente si è passati a scoprirlo. Contagio psichico significa tante cose e, in primo luogo, che quando si verificano certi fenomeni, e di essi ne è data notizia, e si sono risaputi, accade che gli stessi fenomeni avvengono presso altre persone. Si dice allora che queste persone hanno subito un contagio psichico che ha  fatto scattare qualcosa in loro per cui sono esse stesse attori dei fenomeni che si verificano da altre parti.     

 

Ma il vero e proprio contagio psichico di cui vorrei parlare non è questo: è invece quello che ha alla base la comunicazione psichica fra gli esseri. E come nel secolo scorso molti non credevano al contagio fisico, forse oggi non si crede al contagio psichico.  

Cioè non si può pensare che i pensieri di tensione, di preoccupazione di una persona possano in qualche maniera andarne a colpire altre, cioè costruiscano un frammento di atmosfera psichica che può in qualche maniera essere catturata da altri che non hanno nessun motivo per essere tristi o tesi. 

Ma siccome tutta la realtà è una sola, è un sol tutto, come ci confermano i maestri che tutto l'esistente è uno, allora si può ragionevolmente credere che anche l'atmosfera psichica - quella che raccoglie i pensieri, gli stati d'animo di tutti gli uomini - sia quasi un ente psichico, allo stesso modo come si può parlare di un ente dell'atmosfera fisica.

 

E che cosa succede? Succede che in questo momento particolare, vuoi per certe difficoltà oggettive e vuoi per la strumentalizzazione che si fa di questi momenti difficili - da parte di persone che hanno interesse a mettere in evidenza le difficoltà del momento creando così una sorta di direzione e di interventi prioritari in un senso piuttosto che in un altro - per un complesso di motivi si crea questa atmosfera non solo a livello conoscitivo, di notizie, ma proprio psichica, di tensione.        

 

Questo spiega come certe persone le quali non si interessano direttamente, in maniera sentita, di quello che succede nel mondo, ma seguono le notizie di cronaca senza rimanere profondamente interessate e sconvolte, tuttavia provano in se stesse una sorta di malessere, di tensione, di scontentezza, di tristezza. Questo è proprio il risultato dell'atmosfera psichica di questo momento, che è alimentata dalla mancanza di speranza da parte degli uomini, dal desiderio di alcuni di far apparire ancora più tragico quello che già, di per sè, lo è abbastanza.            

 

Il rimedio non è facile, e potrebbe suonare come un invito al tira a campare, mentre non è così. Ognuno che, in un certo

momento della sua giornata, si sente invaso da certi pensieri neri per cui sembra che i problemi che deve affrontare siano  insormontabili e debbano da un momento all'altro travolgerlo, deve cercare di concentrare il suo pensiero su se stesso e  fare proprio un atto di volizione per scacciare ciò che è comunemente conosciuto come paura.            

 

Intanto, la paura non risolve niente, ma anzi aggrava e peggiora tutto. Deve quindi cercare di togliersi di dosso la paura che può venirgli dal sapere  di dover affrontare certi problemi che gli sembrano più grandi di lui. Ecco, se riesce a fare una piccola breccia in questo spettro che gli sta davanti e che vuole terrorizzarlo, poco a poco acquista padronanza di sè, riesce a dominarsi e a raccogliere tutte le energie che ha per affrontare con tutte queste energie i problemi che deve affrontare. 

Altrimenti le energie si disperdono nel cacciare la paura, nel cercare di non affondare, nel dibattersi, nel restare completamente vittime di quei problemi. E' come se uno perdesse il senso della direzione, della prospettiva: è come uno che non sapesse più andare avanti.          

 

Cercando di aprire questa piccola breccia nel fantasma che ha davanti a sè, l'uomo riesce poco a poco a diventare padrone di se stesso, fino a dominare il problema e non più a lasciarsi dominare. Naturalmente voi direte che questi sono bei discorsi, però all'atto pratico c'è una bella differenza. Questo è sottinteso, ognuno ha dei problemi ed è solo lui che sa come vederli e  di quale gravità siano; però, molte volte si è portati ad esagerare, a sopravvalutarli, sotto l'influenza appunto dell'atmosfera psichica. 

Il solo rimedio è di rimanere padroni di se stessi ed usare tutte le proprie energie per affrontare e risolvere, non sopravvalutandoli, i propri problemi.

 

 

Per quelli che hanno perduto una persona molto cara.

 

Sembra, a chi è immerso in questo dolore, anche se non è stato improvviso, ma forse preannunciato da qualche malattia, sembra impossibile che la vita possa avere ancora qualche momento sereno, o come la si sognava prima dell'avvenimento doloroso. Sembra che la vita non possa essere più la stessa.    

 

Certo che non lo sarà più; però ricordate che questo dolore, che alcuni di voi provano, è qualcosa che veramente ha segnato un punto nuovo nella vostra esistenza, un nuovo modo di vedere la vita, che forse non vorreste avere ma che, invece, quando a suo tempo lo rivedrete, lo riesaminerete, vi accorgerete quanto vi abbia trasformati, maturati.  

 

Non dovete fare del vostro dolore lo scopo della vostra vita. Non dovete considerare l'evento tragico che ha colpito la vostra serenità come qualcosa da cui non si possa più prescindere, che non possa darvi la possibilità di avere altre esperienze valide, altro modo di essere sereni nella pace della vostra coscienza. La vita per voi continua. E  deve continuare in modo nuovo, in un modo che vi fa essere più disponibili e più comprensivi verso gli altri; in un modo che  vi rende più sensibili ai problemi altrui, a capire - voi che soffrite - la sofferenza degli altri. Questo dolore non deve  condizionare la vostra vita in senso negativo; bensì in senso positivo. Non deve quindi chiudervi in una sorta di autolesionismo, di autocompassione; ma deve spingervi a capire coloro che, come voi, soffrono, forse per altre ragioni ma, comunque, che bevono l'amaro del dolore.    

 

Non cercate la compassione degli altri, non sentitevi dei disgraziati, dei perseguitati dal destino; ma cercate di vedervi creature che hanno subito un avvenimento atto a renderle più coscienti, più consapevoli della vita. Questo è il giusto modo di capire l'avvenimento doloroso.      

Niente va perduto; niente, tanto meno un amore. Un amore che può sembrare interrotto è qualcosa che riposa, che momentaneamente è in stasi per poi risbocciare più forte, più completo di prima.  

 

Ricordate queste parole: fate che la vostra vita sia come io vi auguro. Ed allora il nostro incontro non sarà stata l'occasione per occupare in qualche modo un tempo ozioso, nè un cercare qualcosa che possa avere valorizzato, in senso negativo, il vostro soffrire. Ma sarà stata l'occasione da cui avete tratto una spinta per andare nella giusta direzione.

 

 

Come accostare le persone che soffrono.

 

Bisogna innanzitutto cercare di suscitare in noi stessi l'amore per queste persone, cioè cercare di amarle dentro noi stessi.       

Quando c'è questo amore, questo slancio verso gli altri, tutto avviene automaticamente, naturalmente. Occorre una certa sensibilità ed allora, attraverso questa sensibilità e questo amore, quello che si deve fare avviene automaticamente.

 

 

La liberazione dal dolore.

 

Il primo insegnamento che dal dolore deve venire è quello di riconoscere una cristallizzazione del vostro modo di pensare, di essere - di vivere, in sostanza.      

 

Una tragedia dovuta ad un effetto karmico, oltre che farvi bere l'amaro calice fino in fondo, oltre che farvi estinguere un debito contratto con la legge della verità, oltre che insegnarvi, aprirvi nello spirito, deve darvi un immediato insegnamento e cioè che niente è stabile nel mondo fisico. L'uomo che si affatica per costruire stabilmente, in 

questo piano dove tutto è in continua mutazione, è un uomo che getta le sue energie al vento.     

 

Il dolore è concepito nella mente dell'individuo, scaturisce dai suoi veicoli inferiori: è la mente che costruisce il terrore, la paura, il dolore.

Fino a che non si è compreso che il dolore che ci tormenta è in funzione del nostro essere, del valore che diamo a tutto quanto costituisce la nostra personalità, fino a che, per i mistici, non si è morti a se stessi, esisterà il dolore.    

 

Il dolore ha la stessa importanza della gioia, della tristezza e dell'allegria, della pace e dell'agitazione: tutto ha la stessa importanza, la stessa finalità: farvi vivere in modo reale nel mondo dell'illusione.        

Proprio attraverso l'illusione si giunge alla realtà; almeno, questo è il modo secondo il quale la legge di evoluzione conduce l'individuo alle massime mète e ai massimi destini, il modo naturale di evolvere, quello che fa evolvere l'individuo anche quando non lo vuole.           

 

Per giungere alla sobrietà passare per l'ebrietà: è il modo naturale con il quale e secondo il quale ciascuno evolve suo malgrado.

 

Ma si può vivere in modo reale anche nel mondo dell'illusione, si può giungere alla sobrietà senza passare per l'ebrietà. Ognuno, e non solo in linea teorica, può raggiungere la liberazione in ogni istante della sua vita: e questo significa evoluzione della legge di evoluzione.

 

 

Perchè lo scandalo è necessario, ma guai a chi lo ha provocato?

 

Guai a chi ha provocato lo scandalo, dice l'evangelo, perchè in effetti smuovere, rompere delle cristallizzazioni, anche dal punto di vista occulto, comporta sempre una reazione naturale, anche immediata.

 

Gli scandali sollevati nella storia, voi sapete, hanno sempre avuto le loro vittime, benchè fossero, in fondo, delle guerre sante, benchè fossero utili e facessero molto bene. In quella frase si accenna alla legge occulta secondo cui chi rompe una cristallizzazione (perchè non si può parlare di equilibrio, ma proprio di cristallizzazione) ha sempre un contraccolpo, lì per lì, che può essere doloroso.

 

D'altra parte, è necessario che gli scandali avvengano perchè mai come negli scandali l'uomo percepisce qualcosa, viene toccato nella sua consapevolezza e stimolato a muoversi, a prendere posizione.

 

Non serve dirvelo, è vero?, a voi che vivete in un momento così saturo di scandali. Voi sapete benissimo quanto essi smuovano l'opinione; sin troppo, si potrebbe dire, al punto che ci si può fare l'abitudine; ma così non è, uno scandalo dà sempre un motivo per riflettere, in un modo o nell'altro. Quindi è necessario che gli scandali avvengano proprio per smuovere gli uomini, per stimolarli a riflettere e a prendere posizione.

 

 

Continua