Indice di questa pagina

DALI: 

Vivere la propria verità - Reagire al dolore - Siamo con voi - Il perchè del dolore - Anni difficili - La precisa misura - 

La sofferenza non è fine a se stessa - Che cosa insegnare ai figli - La vostra vita non ci è sconosciuta.

KEMPIS:

L'inconscio collettivo - Desiderio di rinnovamento - Perché tutto è così - Necessità della conoscenza - Il concetto di giustizia e la politica.

FRATELLO ORIENTALE:

Non cercate in terre lontane - Il vero significato del vivere - Nessuno è immune da difetti - Sensibilizzarsi ai problemi degli altri

PARTE TERZA

 

MESSAGGI E INSEGNAMENTI

 

 

 

Messaggi etici

  

Dali

 

Vivere la propria verità

 

La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari.

 

Verità, per l'uomo, è ciò che lui crede: infatti lo crede perché lo ritiene vero, e tale può ritenerlo indipendentemente dalla corrispondenza con la Realtà; cioè può ritenere vero qualcosa senza averlo accertato; ossia può credere per fede.       

Se l'uomo può credere per una sorta di intima convinzione svincolata da ogni prova, viceversa può ostinarsi a non credere per un suo intimo, infondato rifiuto. Quando crede istintivamente, non ha bisogno di prove; quando non vuol credere, nessuna prova sarà convincente per lui. Escludendo un secondo fine intenzionale, quando si crede o non si crede a dispetto della prova, si ubbidisce ad una necessità di ordine psicologico che può assumere anche aspetti patologici. La Verità in sé non ha alcuna importanza per chi ne fosse depositario ma non la vivesse; mentre è di somma importanza come ciascuno vive la propria verità.    

 

Se assurdamente credeste che un uomo fosse Dio e per qualche ragione lo tradiste, tradireste Dio, e il fatto che in realtà quell'uomo non fosse Dio non cambierebbe il valore del tradimento, anche se tradire Dio non è più grave che tradire un uomo.      

 

Dal punto di vista dell'esperienza individuale, la verità di fede non è certo meno importante della verità scientifica; tuttavia si può pensare che credere in qualcosa senza una conferma oggettiva, essendo un atteggiamento irrazionale, sia necessariamente dannoso, mentre in effetti è utile e buono solo ciò che fa bene, sicché può far bene ed essere utile e buono  tanto la razionalità quanto l'irrazionalità; dipende dai casi e dalle persone.   

In senso generale, si può dire che fa bene ed è buono ciò che serve a chiarire le idee, facilitare la comprensione e quindi ampliare la coscienza. Se la razionalità aiuta in questo senso, è buona la razionalità; se invece è la fede che volge a questa mèta, è la fede che fa bene.     

 

Si è - molto e spesso - portati a vedere fede e ragione agli antipodi come se la fede non potesse essere ragionevole e la ragione non rimanesse, svincolata da ogni accertamento, tale, se ragione non      rimanesse anche se svincolata da ogni conferma. Fede e ragione si alternano più assai di quanto si crede nella vita dell'uomo. Per quanto ognuno possa dire il contrario, fa suo malgrado continuamente atti di fede, e il mistico - coerente con se stesso e con la sua fede - non è forse in ciò estremamente logico ? 

Quando si ascolta il parere, l'opinione di qualcuno, fosse anche il più esperto ed autorevole, si sottoscrive sempre un atto di fede. 

Inoltre, anche l'assoluta certezza che altri hanno raggiunto attraverso a prove, allorché si condivida solo sulla base della loro testimonianza è, per chi la condivida, un atto di fede. D'altra parte, se ognuno dovesse credere e fare solo ciò che lui stesso ha personalmente, ripetutamente e oggettivamente sperimentato, potrebbe credere e fare ben poche cose. Mentre invece, con tanti piccoli atti di fede, crede a quanto altri hanno accertato ed agisce sulla fiducia dell'esperienza altrui. Così, crede che esistano luoghi che non ha mai visitato, organi del suo corpo che non può vedere e - perché no? - altri  corpi oltre il fisico. Che differenza c'è fra queste affermazioni? Perché l'ultima non si accetta con la stessa facilità con cui si accettano altre, pure non frutto di personali constatazioni? Per coerenza, se si è disposti a fare atti di fede accettando come vere ]e esperienze degli altri, poche sono le affermazioni che si possono fondatamente escludere.

 

Certo c'è, e deve sempre esservi, una istintiva ricerca dell'oggettività o, per lo meno, della  soggettività comune a più persone: intendo dire che è credibile una esperienza tanto eccezionale da accadere forse una sola volta nella vita di un uomo, purché la ripetibilità - che non può esservi a livello personale - la si ritrovi a livello generale, cioè nel fatto che più persone hanno avuto una simile esperienza.

 

Sempre sul piano della ricerca dell'oggettività, si potrebbe obiettare che certe affermazioni, frutto della constatazione di alcuni, le si accettano, anche senza verificarle personalmente, purché - volendo - le si possano controllare. Cioè: da atti di fede possono diventare verità accertate personalmente. Mentre altre, anche volendo, non si possono verificare e quindi rimangono semplici opinioni. 

Per esempio, ognuno può accertare che nel corpo fisico dell'uomo esiste un organo chiamato fegato, mentre non tutti possono controllare che esiste un  altro mondo oltre quello fisico. In altre parole, il fatto che l'affermazione non è da tutti controllabile toglie ad essa  l'oggettività, la rende soggettiva, discutibile e dubitabile. Ed è tanto più dubitabile quanto più è singolare e quanto meno è diffusa.

Una tale regola-metro a cui riferirsi può essere giusta e logica in astratto, ma quando poi viene applicata, può in sostanza dare un risultato opposto al prefisso che era quello di camminare sulla terraferma, nel paludoso terreno delle opinioni e delle affermazioni incontrollabili.

 

Per esempio, se si prendono in considerazione le affermazioni dei mistici circa l'esistenza di un mondo spirituale, non si può dire che pochi siano stati quelli che hanno avuto esperienze estatiche dalle quali hanno tratto simili affermazioni; quindi siamo di fronte ad una molteplicità di esperienze e tutte, nell'aspetto essenziale, convergenti. Il metro della credibilità segna dunque una riserva consistente, anche se non piena. Infatti, perché l'affermazione sia oggettiva occorre che tutti possano ripetere l'esperienza del mistico ed accertare così la veridicità di quanto afferma. Ma il punto è proprio questo: il controllo personale e generale non può avvenire perché è impossibile in assoluto, o perché non lo si vuol fare?      

 

Supponiamo che, per controllo, io voglia ripetere l'esperienza che condusse Ohm a denunciare la legge - che ha preso il suo nome - circa la resistenza offerta dai conduttori al passaggio della corrente elettrica. 

Una cosa semplicissima per i tecnici del ramo; una cosa incomprensibile, perfino nella stessa enunciazione, per tutti gli altri. 

Tuttavia si dirà che con pazienza, studio e applicazione, anche un profano può osservare e capire il principio e toccarlo con mano attraverso una dimostrazione sperimentale. Bene. 

Il discorso fila ed è così vero che lo rimane anche per la dimostrazione di un'altra realtà, quella del mondo spirituale. Infatti, con pazienza, studio e applicazione si possono sviluppare certi sensi che danno a chi li possiede la capacità di vedere ciò che gli occhi non fanno vedere. Certo, occorre un po' più di tempo e molta più applicazione, ma lo consentirete, se fate il paragone fra una semplice legge della fisica e l'esistenza di un mondo assai più vasto di quello materiale, il discorso è lo stesso.             

 

Il mistico è colui che ha la preparazione - se volete - necessaria a sperimentare una parte della realtà non immediatamente sperimentabile da tutti, così come l'elettrotecnico ha la preparazione necessaria per toccare con mano, per provare un legge della fisica oscura, nascosta e ignorata da chi non ha quella particolare preparazione che lui ha. Entrambe le esperienze, quella del mistico e quella dell'elettrotecnico, sono verificabili solo da chi abbia le doti necessarie, e quindi non si capisce, sul piano della validità, perché la testimonianza dell'elettrotecnico dovrebbe essere più credibile di quella del mistico. Dirò di più: non si capisce nemmeno come, allorché si parla della legge di Ohm, nessun profano - cioè coloro che non hanno la possibilità di verificarla - si sogni di contestarla; mentre ciò accade comunemente quando si parla della realtà spirituale. 

 

Ma c'è di più: mentre sul piano della tecnica nessuno può improvvisare, per quanto riguarda invece il mondo spirituale chiunque si sente l'autorizzazione di improvvisare ed arriva, perfino, a pensarsi pontefice di quel mondo.      

Ed eccoci al nocciolo di questo discorso, perché certo la mia intenzione non era quella di intrattenervi sui paradossi del credere. 

Che cosa voglio significare? Voglio forse spingervi a credere a tutto? O, peggio ancora, visto che sono poche le cose che voi potete verificare direttamente, voglio mettervi in mano ai sacerdoti delle varie discipline? No. Vorrei fare di voi degli esseri coerenti, equilibrati, che ragionano con il proprio intelletto; che si sottraggono al fascino di quelli che sanno di più, che, quando debbono affrontare un problema, si documentano il più possibile e, quando non possono farne a meno, si rivolgono al tecnico. Ma il tecnico deve fornire delle soluzioni in armonia alle vostre ideologie, non viceversa; non deve istillare in voi delle ideologie per farvi diventare del consumatori delle sue soluzioni.

 

Vorrei che voi foste delle creature che non alimentano le caste che le corporazioni rappresentano nel mondo odierno; perciò vorrei che la vostra cultura fosse più ampia possibile, piuttosto che ristretta e approfondita, che abbracciasse un gran numero di discipline, perché in questo modo voi non contribuireste a creare tutte quelle specializzazioni, frammentazioni, che sono create non per necessità ma solo per  aumentare i centri di potere.    

 

Vorrei che guardaste i vostri simili con la vera carità che non conosce distinzioni; che è benevolenza nei loro confronti, tolleranza, misericordia, comprensione; che è anche aiuto materiale, quando di quello c'è bisogno, ma soprattutto è aiuto di ogni genere. Si è caritatevoli quando non si porta rancore, quando si sorvola e si abbona ciò che si potrebbe esigere, quando si tace sulle miserie altrui.    

 

Vorrei che foste non solo soggetto di una simile carità, ma anche oggetto, perché ciò significherebbe che vi sono uomini  buoni e che quindi si può sperare in un mondo più bello, in un mondo in cui la fede non è un'offesa alla ragione e la ragione ispira la fede.      

 

Ma indipendentemente da ciò, sempre vorrei che  i vostri atti di fede poggiassero quanto più possibile sulla ragione e quanto più possibile fossero svincolati dall'altrui suggestione.

 

Infatti, vorrei interrompere la vostra dipendenza dagli altri, perché quando si dipende da qualcuno si è sempre nelle sue mani. 

Vorrei che foste autonomi il più possibile e, quando lo foste divenuti, che allora collaboraste gli uni con gli altri, che dipendeste gli uni dagli altri.      

No, non è una contraddizione quello che sto dicendo, figli, perché vi sono più tipi di dipendenza: quella che io vorrei che voi aveste non è la dipendenza dell'irresponsabile, che si fa guidare dagli altri perché proprio non prova nessun interesse se non in ciò che riguarda i suoi bisogni più corporali, sensuali. 

Mentre c'è anche la dipendenza di colui che ha una abilità, una capacità e che la mette al servizio della comunità umana, che fa parte di una società i cui membri lavorano, agiscono concordemente, unitariamente, per il reciproco progresso; la dipendenza dell'essere consapevole, responsabile, che può dipendere solo da chi è più consapevole e più responsabile di lui stesso, da chi è in grado di dirgli: " La tua fede è la mia certezza!".

Questo vorrei per voi, o figli.

 

 

Reagire al dolore

 

Vedo le vostre preoccupazioni. Sappiamo del dolore del momento, magari accaduto, per taluno di voi, improvviso,  non preannunciato, successivo ad un avvenimento che sembra avere completamente travolto la vostra esistenza.

Sembra, a chi è immerso in questo dolore - anche se non è stato improvviso, ma forse preannunciato da qualcosa, da una malattia - sembra impossibile che la vita possa avete ancora qualche momento sereno o come lo si sognava prima dell'avvenimento doloroso. Sembra che la vita non possa essere più la stessa. Certo che non lo sarà più. Però, ricordatevi che questo dolore, che alcuni di voi provano, è qualcosa che veramente ha segnato un punto nuovo nella vostra esistenza evolutiva; un nuovo modo di vedere la vita che voi, forse, non vorreste avere, ma che invece , quando a suo tempo lo rivedrete, lo riesaminerete, vi accorgerete quanto vi abbia trasformati, maturati.

 

Voi non dovete fare del vostro dolore lo scopo della vostra vita. Non dovete considerare l'evento tragico che ha colpito la vostra serenità come qualcosa da cui non si possa più prescindere, che non possa più darvi la possibilità di avere altre esperienze valide, altro modo per essere sereni, nella pace della vostra coscienza. 

La vita, per voi, figli, continua. E deve continuare in modo nuovo, in un modo che vi fa essere più disponibili e più comprensivi verso gli altri, in un modo che vi rende più sensibili ai problemi altrui - voi che soffrite a capire la sofferenza ai problemi altri. 

Questo dolore non deve condizionare quindi la vostra vita in senso negativo, bensì in senso positivo. Non deve, quindi, rinchiudervi in una sorta di autolesionismo, in una sorta di autocompassione, ma deve spingervi a capire coloro che come voi soffrono, per altre ragioni, ma che comunque bevono l'amaro del dolore. Non cercate la compassione degli altri, non sentitevi dei disgraziati, dei perseguitati dal destino: ma cercate di vedervi creature che hanno subito un avvenimento atto a renderle più coscienti, più consapevoli della vita. Questo è il giusto modo di capire l'avvenimento doloroso.      

Niente va perduto, tanto meno un amore. Un amore, che può sembrare interrotto, è qualcosa che riposa, qualcosa che, momentaneamente, è in stasi, per poi risbocciare più forte, più completo di prima.  

 

Dunque, figli miei, che potete udire le mie parole, ricordatele; fate che la vostra vita sia come io vi auguro, ed allora il nostro incontro non sarà stato un occupare in qualche modo un tempo ozioso, un cercare qualcosa che passa avere valorizzato, in senso negativo, il vostro soffrire. Ma sarà stata una occasione da cui avrete tratto una spinta per andare nella giusta direzione.

Vi abbraccio, figli!

 

 

Siamo con voi

 

Il mio saluto e la mia benedizione a voi, o figli. Questa sera, cari, vengo qua fra voi non solo per coloro che sono presenti ma, più di sempre, per tutti quelli che ci ascoltano, che ci seguono e che ripongono in noi le loro speranze.  

 

Da pochi giorni sono trascorsi trentasette anni dall'epoca in cui per la prima volta ci servimmo di questo strumento per parlarvi, per entrare in contatto con voi. E a questo punto forse, umanamente, si farebbe un consuntivo, o per lo meno un bilancio della  situazione. 

Ma troppo tempo richiederebbe questo, e forse non riusciremmo mai a illustrare tutto quello che è avvenuto in questi tanti dei vostri anni. Allora che dirvi, figli? Parlare non del passato, di ciò che è stato e ciò che vi ha condotto qua; ma parlare del futuro, di quello che sarà. 

Non parlarne dettagliatamente, perché anche questo richiederebbe moltissimo tempo e tantissime parole; ma parlarne per linee generali, indicarvi la strada, che non è certo quella di pochi - che ci ascoltano qui e che vengono a chiarirsi le idee con quelle domande in attesa di risposte chiarificatrici - ma è quella di voi che qua venite per prendere qualcosa per voi stessi e, da voi stessi, per altri; per trovare quella forza e quell'equilibrio e quella chiarezza e quella comprensione interiori che vi fanno essere in grado di trasmettere ad altri quello che avete ricevuto.

 

Molte sono le persone che sono entrate in contatto con il nostro dire, e molte ancora ne entreranno. Ma quello che è più importante è che ciascuno di voi conservi in se stesso non un bagaglio, un patrimonio di parole, di precisazioni, di concezioni filosofiche, ma una fiamma che riesca a illuminare, riscaldare, rasserenare coloro a cui si avvicina. Se le nostre tante, forse troppe parole riusciranno o saranno riuscite a creare in voi questo calore, questo desiderio di dare ad altri un poco del fuoco che vi anima e vi riscalda, allora veramente saranno state efficaci veramente saranno state parole non cadute nel vuoto, non suoni senza corpo, senza significato.

 

Noi siamo ancora disposti a parlarvi per tanto - se ciò ci sarà concesso - ma sempre nella speranza non di darvi delle nozioni, delle notizie, ma di accendere questa favilla dentro di voi che in qualche modo si trasformi in fiamma, che in qualche modo riesca a passare da voi ad altri, a dare ad essi quell'approdo sicuro che cercano ora qua, ora là, e che in questo momento credono non si trovi più da nessuna parte.     

 

C'è tanto bisogno di questo calore interiore! Non c'è bisogno di parole, non c'è bisogno di filosofie. Le parole e le filosofie sono solo in funzione di questo calore, e noi ci affidiamo alle parole e alle filosofie solo come mezzo per evocare nell'intimo di ogni uomo questo fuoco. C'è tanto bisogno di esso! Basta mostrarlo con onestà, in modo scevro, alieno da ogni interesse personale, in modo puro, e gli uomini con avidità ve lo chiederanno e, in se stessi, lo evocheranno! 

Parliamo, o figli, a voi che per primi ci avete ascoltati; e a voi che più recentemente ci avete incontrati, e a tutti quelli che non sono qui e sono fuori di qui e sono lontano da qui come spazio, ma sono vicini come amore: a tutti io dico: vi amo! A tutti io dico: sono con voi, siamo con voi, perché non per niente ci siete stati affidati! Se voi vi siete fermati ad ascoltare le nostre parole, e non avete proseguito, vuol dire che queste voi cercavate, e queste sono ciò che vi è necessario.

Vi auguro di poter parlare un giorno ad altri, anche ad una sola persona, come io in questo momento parlo a tutti voi.

 

 

Il perché del dolore

 

Ora, cari, ci è consentito di parlarvi frequentemente e, attraverso all'amico François, di conversare con voi su queste verità che da tanto tempo cerchiamo di illustrare e di far diventare patrimonio della vostra conoscenza. Ma sarebbe assurdo che noi cercassimo di violentarvi in qualche modo, imponendovi queste verità.    

 

Noi troviamo più  giusto che a poco a poco voi riusciate a comprenderle, a farle patrimonio delle vostre idee, delle vostre opinioni. Sarebbe assurdo che noi vi dicessimo: la verità è questa e voi dovete crederla. Sarebbe, forse, controproducente. 

Allora, con pazienza e con tanto amore vi parliamo di queste verità. Cerchiamo di ampliarle gradualmente, in maniera che non ne restiate turbati e possiate crederle pienamente, a poco a poco. Perché, invero, esse vi mostrano un aspetto del tutto diverso del mondo nel quale vivete, e riescono a farvi, direi, toccare con mano, a poco a poco, lo scopo per il quale voi siete legati ad una dimensione così faticosa e affannosa, la dimensione nella quale talvolta siete schiantati dal dolore, nella quale cercate di  trovare risposta alle cose che vi capitano, agli eventi che vi colpiscono. E noi con tanto amore, attraverso alla illustrazione di queste verità, cerchiamo di spiegarvi i perché.    

 

Forse, se l'uomo non provasse dolore, il suo cammino sarebbe molto più lungo e molto più faticoso; perché sarebbe portato a cercare e rimanere nelle gioie della vita; mentre il richiamo del dolore lo fa risvegliare, porre su una posizione del tutto diversa da quella che aveva prima, gli fa dimenticare tutto nella ricerca del perché di quel dolore: lo fa allontanare dalle cose futili, che una volta occupavano tutta la sua vita non lasciando spazio ad altro che fosse costruttivo e più basato.    

 

Dimenticando tutto alla ricerca del perché del suo dolore, l'uomo si desta e, seppure nel pianto, nella grande amarezza, trova poco a poco una via che lo conduce ad avere una vita diversa, un  tipo di vita per il quale è nato. Allora, cari, non abbiate paura del dolore sempre, non vedetelo come qualcosa di maledetto, che distrugge la vostra vita, ma sappiate capire il bene che dietro ad esso si cela, il suo potere di rompere le vostre cristallizzazioni, che soffocano il vostro spirito, che vi trattengono alla materia; e, rompendo quelle, il potere che esso ha di innalzarvi.      

 

Niente veramente è perduto. Niente e nessuno. Così, se questo dolore che voi provate è nato dalla scomparsa di un vostro caro, ricordatevi che lo rivedrete, che lo riabbraccerete e che lo amerete più di sempre, e con il suo amore voi avrete ritrovato il vero senso della vostra vita.

 

 

Anni difficili

 

Vorrei, presentandomi a voi, potervi annunciare un periodo, per l'umanità, bello, tranquillo, di serenità, in modo che anche le vostre vite personali potessero, da quel punto di vista, essere improntate alla stessa serenità e tranquillità. Purtroppo, però, non è così. Ancora anni di contrasti, sangue, sono di fronte a voi; momenti in cui gli uomini penseranno di andare verso una catastrofe, in generale; in cui la speranza sembrerà essersi definitivamente spenta.     

 

Allo stesso modo, nella vostra vita potranno esservi dei momenti più duri, più difficili; ed allora, in quei momenti, ricordate queste nostre parole che vi invitano a sperare, a pensare al destino di ogni uomo, che è quello di essere partecipe di una beatitudine indescrivibile. Può darsi che questo non sia  vicino - come prima dicevo - che ancora vi attendano giorni faticosi, ma è certo invece che questa è la realtà che vi attende .      

Allora, non contribuite allo spegnersi della speranza in voi stessi e in coloro che vi sono vicini; ma anzi, alimentatela.

 

Siate certi che niente è veramente perduto, e che il motivo per il quale l'uomo vive è quello di trovare coscienza in una realtà così splendente che neppure può immaginarla. Trovate forza  per comunicare ad altri questa certezza e per passare dai momenti oscuri quasi sorvolando, quasi non essendo coinvolti, ma tutti attenti e diretti a ciò che di bello vi attende.   

Noi siamo sempre al vostro fianco con tutti i cari che hanno lasciato la dimensione fisica e che cari continuano ad esservi e ad essere; i quali tutti vi salutano attraverso di me, e sono felici che siate qua, che abbiate avuto questa opportunità, perché sanno che potrà esservi di aiuto e di illuminazione, che è un seme che porterà i suoi frutti e vi assisterà nel compito e nel restante periodo della vostra vita. Non dimenticateci, cari, teneteci sempre nel vostro cuore.

 

 

La precisa misura

 

Noi comprendiamo coloro che desiderano assistere a queste vostre riunioni speranzosi che in qualche maniera scappi fuori un loro fatto personale, o rimanendo testimoni di un qualche fenomeno dei tanti descritti, o ricevendo una notizia che riguardi la loro vita personale, cosicché poter trovare una conferma all'esistenza di questo mondo che  è così misterioso, negato o lontano o temuto, e che invece è, alla resa dei fatti, molto vicino e in comunicazione con il vostro.    

 

Noi vorremmo soddisfare queste vostre aspettative ma, anche in questo, dobbiamo essere rispettosi delle vostre esperienze, della vostra vita. Voi, figli, non arriverete mai a capire quanto sia per noi motivo di prudenza, di accortezza, il parlarvi, quanto sia difficile giungere a voi anche solo con delle parole e la prima ragione di tutto questo è l'estremo rispetto che abbiamo della vostra vita, del senso delle vostre esperienze. Guai se una parola di più ci scappasse! Guai se in qualche maniera con il nostro apporto personale, individuale, modificassimo anche di poco il peso dell'esperienza che state vivendo e quindi il modo di rivolgervi alla vita!

 

Voi direte: ma pure continuamente ci parlate e fate in modo che le  nostre vite cambino, che siano indirizzate diversamente! E' vero, figli, ma anche in questo v'è una precisa misura. Come precisa misura v'è nel rendervi testimoni dei fenomeni che accadono; come una precisa misura c'è nel rispondere, o non rispondere , alle vostre aspettative circa notizie sulla vostra vita personale.

 

Colui che veramente vuole aiutarvi deve essere rispettoso al massimo di tutto questo; forse, potrebbe dirvi tante cose in più o anche tante cose in meno, ma guai se si comportasse in modo diverso dalla misura che deve rispettare. Guai, perché anziché aiutarvi vi danneggerebbe. Allora, accettate quello che possiamo dirvi, e da parte vostra mettete quel che dovete mettere per comprendere. Non cercate di essere indirizzati diversamente, con la forza, con la violenza di una palese     dimostrazione oggettiva per tutti; ma accontentatevi di quella che possa smuovere il vostro desiderio di indirizzarvi in modo nuovo. Siate voi a cambiare la rotta, secondo la vostra volontà, di vostra intenzione, e non con la violenza di qualcosa che per la sua evidenza è indiscutibile e altro non chiede che seguire un cambiamento categorico.

 

Piuttosto voi, a poco a poco, passo su passo, aiutati da quel poco che possiamo dirvi, raccogliete i nostri richiami e trasformate l'essere vostro di vostra intenzione e volontà, perché quella è la reale trasformazione che non si perde, che non è poggiata sull'acqua o sulla sabbia, ma su qualcosa di solido che nessun terremoto, nessun dubbio, nessuna insinuazione potranno più far vacillare.

 

 

La sofferenza non è fine a se stessa

 

Ecco, ancora una volta siamo stati in contatto in modo a voi percettibile, miei cari; e ancora una volta abbiamo potuto parlare di questioni che riguardano la parte nascosta della Realtà: una parte da molti negata, da altri non considerata, da altri invece fortunatamente cercata.      

 

Che cosa abbia significato questo incontro lo sa ognuno di voi. Io mi auguro che abbia segnato nel vostro cammino un punto a cui fare riferimento nei momenti faticosi, nei quali sembra che la vita sia una maledizione, sembra che tutto ci sia nemico e che noi siamo perseguitati da un demone vendicativo e crudele. In quei momenti, per altro frequenti, ricordate il suono di queste mie parole, che vogliono significare che tutto ciò non è vero. Non è vero. Che forse, per varie motivazioni, voi possiate vivere tragicamente o angosciosamente la vostra vita, questo sì; che vi capitino delle difficoltà assai con fatica dirimibili, questo sì; che in certi periodi queste difficoltà possano essere più frequenti, questo sì; ma assolutamente no, che tutto ciò sia fatto per il piacere di vedervi soffrire o che vi siate più addolorati di altri.

 

Ognuno ha nella misura che gli è giusta e per il suo bene, e soprattutto per il suo bene è il peso che la vita gli riserba. Non c'è né un milligrammo di più né un milligrammo di meno. E quando è nella sofferenza dell'affaticamento, si ricordi che è in quella condizione da lui stessa voluta, anche inconsapevolmente, il più delle volte, ma da lui stessa voluta.

 

Allora, quello che più deve dare la forza di uscire da uno stato di angoscia è il pensiero che quella sofferenza non è fine a se stessa ma porta un retaggio di comprensione, di liberazione, di gioia, che nessuno può immaginare; e che, al di là del momento faticoso, attende un tempo eterno di beatitudine e di liberazione.

Allora: con così, poco si paga così, tanto! Con una cosa transitoria non si decreta un'eterna condanna, al contrario, ma si acquisisce un bene eterno.    

 

Figli miei, queste parole possono sembrarvi ormai obsolete, consumate e logore, per quante volte gli uomini le hanno usate. Ma forse erano solo parole; chi le pronunciava aveva dentro di sé la certezza della loro verità; e forse chi le ascoltava non conosceva ciò che voi conoscete.

Ebbene, miei figli tanto  amati, voi sapete, ed io so, che queste non sono semplici parole, ma sono Verità. E se le diciamo non lo diciamo per consolarvi, ma per farvi partecipi della Verità. E se voi state qua a udirci, non siete qua a occupare il vostro tempo cercando di non annoiarvi, ma siete qua per udire la Verità.

Ecco: questa è la Verità!      

E certo non potrete accoglierla restando insensibili e come se fossero parole vuote d'ogni significato.

 

Io vi consegno queste mie parole le semino in voi e le annaffio con tutto il mio amore.

 

 

Che cosa insegnare ai figli

 

E' un momento particolare, quello che state vivendo, un momento nel quale hanno via libera tutti gli istinti più animali, e l'hanno in modo incontrollato. Questo ha condotto l'uomo a modificare la sua concezione del mondo, delle relazioni con i suoi simili, tanto che sembra che quello che gli uomini credevano pochi anni fa appartenga ad un mondo trascorso da più secoli.      

 

Ben difficilmente oggi i genitori cercano di insegnare ai loro figli quelle che erano le regole morali del tempo trascorso; perché quasi convengono che l'avere una condotta retta non porterà mai ai loro figli una vita agiata, priva di problemi: al contrario, costituirà proprio un motivo di preoccupazione, di frustrazione, e di tirare indietro il loro agire.      

 

Certo, coloro che posseggono una coscienza morale non possono essere creature che osservano serenamente il mondo nel quale vivono, in questi momenti così densi di preoccupazione.

Ma non necessariamente coloro che hanno capito il vero senso della vita e dell'esistenza soffrono di più; anzi, ciò che agli altri appare come una tragedia senza un filo di speranza, ciò che sembra crudele e cieco nella sua sorda crudeltà, diviene chiaro di significato e più accettabile, più giustificabile.   

Non cadere mai nell'errore, e ditelo a coloro che amate, di non insegnare ai vostri figli quello che  le religioni hanno racchiuso nel loro ideale di alta moralità. Non pensate mai che coloro che agiscono rettamente siano castigati, rispetto a quelli che vivono disinvoltamente nella disonestà, nel furto e nell'inganno. E' vero, oggi sembra che i tempi premino coloro che non hanno problemi, chi cerca di arraffare quanto di più può.

 

Ma io vi dico che non è lontano il tempo in cui  gli uomini comprenderanno che il guadagno, il denaro, le amicizie importanti, le posizioni di potere, sono vuoti simulacri, e  che la gioia che può dare una vita modesta ma retta, umile ma con la coscienza tranquilla, non sarà mai possibile averla da azioni criminose.

Non è lontano il tempo in cui gli uomini comprenderanno quanto importante sia non accumulare ma vivere nella  gioia di stare vicini a coloro che si amano; non nell'avere tante relazioni vuote di significato, ma nel cercare di trovarsi in armonia con coloro che la pensano come loro. 

Non è lontano, fortunatamente, quel tempo. E dopo tanti scandali - e ancora ne vedrete - gli uomini comprenderanno che l'uomo importante e di valore è l'uomo retto ed onesto; che riesce a stare al potere senza arricchirsi personalmente; che è in alto fra i massimi per servire i minimi, solo ed unicamente per quello.        

Possa quel giorno essere visto anche da voi. Ma se voi non avrete questa fortuna, insegnate ai vostri figli ad attenderlo, ad aspettarlo, a farlo desiderare a coloro che amano.

 

 

 

La vostra vita non ci è sconosciuta

 

(Ultimo messaggio di Dali: 4 febbraio 1984)

 

Il mio saluto e la mia benedizione a voi, figli, ed a tutti coloro che ci seguono e ci amano. 

Questa sera - direi più di altre volte - vi sono fra noi creature giovani nel loro corpo fisico (perché nella loro esperienza di individui non lo sono), e a loro mi rivolgo perché nel corso della loro vita avranno modo di ripensare a queste voci udite questa sera, forse cercando nel ricordo qualcosa di più di quello che nella contingenza hanno detto, hanno espresso; forse cercando in quello che possono ricordare di esse un accenno alla loro esperienza, oggi per loro futura, ma presente in quel tempo. Perché così facendo, trovando fortunosamente un accenno, esse penseranno che la loro esperienza era già conosciuta prima che a loro accadesse e per ciò era importante, non era ignota o incontrollata. 

 

Ebbene, se questo è lo scopo  per il quale un giorno voi - ricordando queste ore andrete a riascoltare ciò che è stato detto, vi auguro di trovare in queste parole ciò che desiderate. 

Ma al di là, delle conferme che voi potete trovare, allora io vi dico che la vostra vita non  ci è sconosciuta. Noi sappiamo quello che vi accadrà e sappiamo fino a che punto metterete a frutto quello che avete udito e imparato, fino a che punto tutto questo potrà esservi utile.       

 

Quando, nel prosieguo della vostra vita, avrete esperienze belle, gioie, ricordateci egualmente. Conoscevamo anche quelle, e da questo momento ve le preannunciamo.   

E quando vi sembrerà di vivere momenti importanti, fino da questo momento vi diciamo che noi li abbiamo preparati per voi. E quando vi sembrerà invece di vivere un momento insulso, allora fin da questo momento vi diciamo: noi saremo al vostro fianco, accanto a voi, perché non ci sono momenti insulsi nella vita. Ci sono dei momenti in cui un uomo deve riflettere su quanto gli accade, e allora tira un po' i remi in barca e aspetta un impulso a proseguire. Non vi mettete mai in mente che la vostra vita non abbia più nulla da offrirvi.

Errore grandissimo, figli miei! Mai fate un errore di questo genere, ve ne prego! La vita finché vi è data ha tanto da darvi, sotto ogni punto di vista. E quando il momento di impoverimento o di secca è passato, allora, a distanza, guardando indietro vi accorgerete quanto invece è stata prodiga di altri frutti, quanto per altri versi e in altri campi, ma tutti facenti parte con la stessa importanza del vostro essere, ha dato.      

 

Coraggio, allora, coraggio per voi che siete giovani ad andare avanti nella vostra vita. Coraggio per voi che credete che a vostra vita abbia poco da darvi ancora, o ben poco significhi ancora. A voi, poi, aggiungo: non pensate così, non fate questo errore, ponete solo un momento la vostra attenzione alle cose  che potete fare di vostra iniziativa.            

E si chiamano cose da fare anche il rivolgersi con gentilezza ad un vostro vicino. Si chiamano cose da fare anche dar

relazione ad una creatura che nessuno sta ad ascoltare. Si chiamano cose da fare anche accarezzare la mano di chi non ha nessuno che quella mano cerchi.

 

Figli miei! Figli miei! Se queste cono le cose da fare, può la vostra vita essere priva di significato?

Figli miei giovani, di fronte alla vita, trovate nelle tante cose che avrete da fare un poco di posto per rivolgervi anche a chi erroneamente si sente abbandonato e solo. Ma solo non è, né soli mai voi sarete, perché sempre noi vi avvolgiamo di tutto il nostro amore.

 

Pace! Che la pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari.

 

 

 

Kempis

 

 

L'inconscio collettivo

 

L'amico François ha accennato al fatto che parlando di queste nostre comunicazioni voi potreste trovare persone che vi fanno delle obiezioni. E' naturale; ed ha anche accennato alla ragione per la quale queste obiezioni potrebbero venire.

Dicemmo una volta che il dubbio è qualcosa di molto importante perché, innanzi tutto, serve a chiarire le idee del dubbioso; ammesso poi che non sia una questione patologica, cioè che il dubbio serva a scrutare, a valutare se ciò che si sta criticando abbia fondamento o meno, e non sia cioè un atteggiamento psicologico che qualcuno tiene per non agire, perché il dubbio molte volte è questo: è la scusa di non fare, cioè si capisce che una determinata concezione, visione della vita è giusta, però non si vuol fare perché è scomoda, perché porta fatica, difficoltà, cambiamenti, e allora si cerca di eliminarla con il dubbio.

 

Io non parlo di questo dubbio faticoso, di questo dubbio di comodo; ma il dubbio naturale e legittimo serve perché in fondo serve a raggiungere la chiarezza, ad esaminare la questione da vari punti di vista ed infine serve anche poi, successivamente, quando per ventura si volesse comunicare ad altri la concezione di vita o il pensiero che ci è piaciuto; si trovassero delle obiezioni, forse le stesse che noi abbiamo a noi stessi, a noi medesimi, allora sapremmo rispondere a tono. 

 

Quindi voi che, animati da buona volontà, parlate (e ultimamente vi dissi dell'importanza del parlare), voi che

siete abituati e desiderosi di parlare di queste cose, aspettatevi di avere delle obiezioni, obiezioni di vario genere. Ma se sono obiezioni che riguardano l'insegnamento, non c'è timore se voi veramente l'avete capito,  perché l'insegnamento è inattaccabile dal punto di vista della logica. Il vostro interlocutore contrario potrà solo dire, così, genericamente, « queste cose non mi piacciono, non mi tornano, non sono vere «, ma sul piano dell'analisi e della logica, sul piano del  contenuto e del pensiero, quello che vi diciamo non teme nulla e non può temerlo perché è né più né meno che l'enunciazione della realtà.    

 

Possono poi farvi un altro tipo di obiezione ed allora cercano di minare la fonte di queste comunicazioni, cercano, se sanno che si tratta di comunicazioni medianiche, di dire non esiste niente di certo che si tratti di entità disincarnate; e facendo questa affermazione (che possiamo anche condividere perché non ha nessuna importanza) vogliono spiegare un'incertezza con un'altra incertezza perché, vi dicono, si tratta di inconscio collettivo, come se l'inconscio collettivo fosse qualcosa scientificamente ed oggettivamente accertato, la cui esistenza fosse incontrovertibilmente provata; e non è vero, non è assolutamente vero.    

 

E qua non me ne vogliano gli psicologi, gli psicanalisti e via dicendo, perché, con tutto il rispetto che possono avere e debbono avere gli studiosi che per primi hanno scoperto questa sfera meravigliosa e particolare della mente umana, si deve però riconoscere che ancor oggi la psicologia o la psicoanalisi in senso di veramente scientifico non ha granché. Non è una scienza esatta e quindi il fatto che questi grandi pensatori abbiano affermato l'esistenza di un inconscio collettivo non è un fatto scientifico, è semplicemente un'opinione, un'ipotesi gabbata per tesi, gabbata per affermazione di cosa in qualche provata; mentre questo non è, tant'è vero che se noi prendiamo un medium genuino il quale abbia veramente delle manifestazioni spiritiche, si spiega questo fatto con l'inconscio collettivo proprio per demolire la verità della comunicazione; cioè l'inconscio è vero in quel caso se non è vero che il medium riceve comunicazioni da parte di entità. Mi comprendete?      

 

Ma, guarda caso, a favore dell'interpretazione spiritica se non altro esistono delle prove di identificazione, che vanno semmai a rendere più oggettiva l'ipotesi stessa, mentre non ne esiste nessuna che vada a confermare l'esistenza dell'inconscio collettivo, esistenza che si cerca di dimostrare dicendo che non sono spiriti e, siccome non sono spiriti, allora c'è questo signor inconscio collettivo che spiega il fenomeno.  

Ma questo è né più né meno che un artifizio mentale, un artifizio vero e  proprio per gabbare una cosa ritenuta incerta con un'altra ancora più incerta.   

 

Quindi, a coloro che con tanta sicurezza affermano che  queste comunicazioni sono frutto di un inconscio collettivo domandate che cosa è questo inconscio e quali prove scientifiche si  hanno della sua esistenza. Ma ancorché si fossero avute delle prove scientifiche dell'esistenza dell'inconscio collettivo che tanto potesse, non basterebbe, non sarebbe sufficiente a spiegare tutti i casi di medianità, perché fra tanti che possono, che potrebbero essere spiegati da questo onnipotente inconscio, ve ne potrebbe sempre essere uno che rimarrebbe fuori da una simile spiegazione. Noi, però, vi abbiamo sempre detto che non è importante chi è a dire queste cose, e se anche fosse un inconscio collettivo a dirle, ben venga questo inconscio collettivo. 

 

Quindi, non ha neppure un gran senso mettersi sul piano di una simile polemica. Ha solo senso per dimostrare agli altri che voi vi siete posti queste domande e che a queste domande sapete rispondere, perché il fatto che non sia importante chi è a parlare non significa che voi non dobbiate avere avuto questo tipo di dubbio e che voi con la logica non lo abbiate superato; è tutto un altro discorso. Una volta che l'avete superato riconoscete che quello che importa è il contenuto, ma solo allora, quando avete anche esaminato questo lato della questione, quando anche, in questo senso, sapete rispondere a chi vi mette innanzi un quesito di questo tipo.      

 

Una visione dello spiritismo che si cerca di distruggere attraverso alla distruzione, è un tipo di discorso autoritario, oserei dire di destra, perché si cerca di distruggere  la persona che dice; ma qua non ha nessun senso il distruggere la persona, perché se anche, come  è stato detto altre volte, fosse un Gesù Cristo che parla e dice delle sciocchezze, che cosa andate a distruggere il Gesù Cristo parlante quando avete già in mano l'arma della distruzione, che sono le sciocchezze stesse? 

Combattete quello spiritismo vuoto con quello che è in se stesso, con le sciocchezze che dice; non importa andare a distruggere il fatto che non sono entità che parlano e che  quindi quello che viene detto non ha nessuna importanza. Ciò che viene detto, qualunque sia la fonte, se non ha importanza, non ha importanza e basta; mentre ciò che viene detto, se ha un contenuto, il contenuto non glielo toglie il fatto che all'origine sia un meraviglioso inconscio collettivo. Questo è importante e questo dovete saper rispondere a chi vi fa un certo tipo di obiezione.

 

Se poi  vogliamo scavare ancora di più, esaminiamo queste comunicazioni in tutta la loro estensione di anni e anni di insegnamento, vediamo  se hanno tutte la stessa matrice; e se hanno tutte la stessa matrice dovete spiegarmi come un inconscio preso a destra, preso a sinistra, una volta, l'altra, in occasioni diverse, riesca a mettere insieme tutto un discorso filosofico che non lascia spazio a nessun dubbio e a nessuna questione non risolta.      

 

Ma se esiste un inconscio collettivo di questo genere, se esiste una possibilità di questa portata, allora leviamo dagli altari le madonne, i santi e mettiamoci un bel simbolo dell'inconscio collettivo e a quello tutti inginocchiamoci e quello ti preghiamo.

 

 

Desiderio di rinnovamento

 

Desidero venire qua fra voi proprio per ringraziarvi esplicitamente dell'opera che voi fate, per amor nostro, nei confronti degli altri. Forse qualcuno di voi ha detto che il vostro io, parlando di quello che noi vi diciamo, viene gratificato; ma in effetti io posso dire, ad onor del vero, che voi parlate più per spirito di altruismo, desiderio di sollevare ed aiutare i vostri interlocutori, e di questo mi compiaccio e vi ringrazio, invitandovi a continuare, ad essere responsabili interiormente di che cosa voi rappresentate nel momento attuale.   

 

Pensate a quale visione hanno del mondo coloro che non possono fondare speranza alcuna o tanto meno certezza: religione che delude pienamente; politica che altrettanto porta delusione; medicina che è certamente tradita da molti dei suoi stessi sacerdoti, e che quindi è all'aspetto degli uomini diminuita ancora di più rispetto alle reali sue limitazioni; e così via.      

 

In questo quadro, al quale poi fa da contorno una crudeltà che veramente è degna dei tempi trascorsi più oscurantistici, si  smarrisce l'uomo, e non sa da quale parte poter trovare un punto fermo su cui basare, indirizzare la sua esistenza.

Ecco, voi rappresentate per questa umanità in fondo smarrita, e che comincia a convincersi che l'unica cosa che vale è quella di vivere per se stessi cercando di arraffare il più possibile, voi rappresentate una visione diversa, che non solo, dico, può rispolverare, ma può ritrovare, rifondare certi valori, depurati da quello sfruttamento e da quell'imposizione che li hanno affossati e li hanno fatti invisi agli occhi degli uomini.    

 

Ecco, se voi siete tanto sensibili da capire che cosa significa il vostro parlare, non potete che essere maggiormente e continuamente incitati a farlo, con quello spirito non di violenza  e aggressività o predominio con il quale, fino ad oggi, lo hanno fatto gli uomini, ma con quello spirito di altruismo, desiderio di portare aiuto e di essere utili agli altri, che nobilita l'azione dell'uomo nei confronti dei suoi simili.    

 

Perciò non abbiate dubbi sul parlare o non parlare. Parlate, ripetete, tramandate le Verità delle quali siete venuti a conoscenza. Fatele conoscere: non potranno gli uomini che riceverne un bene, una maggior chiarezza, un punto su cui far leva per proseguire quell'azione di rinnovamento e rinascita che segnerà i tempi che stanno per giungere.

 

 

Necessità della conoscenza

 

Tutte queste enunciazioni della verità hanno lo scopo di illustrare il quadro generale del reale; quadro nel quale l'uomo può trovare risposta a moltissimi interrogativi e fatti inspiegabili altrimenti. Comprendo che seguire questo tipo di insegnamento e di ragionamento può non essere congeniale a tutti, tuttavia esiste un punto, nella vita evolutiva di ogni uomo, in cui questo aspetto deve essere affrontato. 

 

Chi non sente la necessità, attualmente, di impiegare il suo intelletto in questo esercizio, non deve preoccuparsi: non l'affronti; non è dispensabile; in quel momento non gli è necessario. Però è cercato che nel cammino evolutivo di ogni individuo questo punto dovrà essere incontrato ed affrontato. E' un punto che troppe nuove prospettive, che pone l'individuo in situazioni e stati d'animo troppo diversi da quella che può essere la realtà apparente. Per cui deve, l'individuo, trovare questo nuovo modo di collocarsi nel suo mondo.

 

Se voi ben pensate, tutta la vita di un uomo è un vivere attraverso alle sue stesse opinioni. Molte volte non ha delle opinioni, ma le esperienze della vita, necessariamente, inderogabilmente, lo conducono ad avere delle opinioni; perché le esperienze hanno un significato e, per quanto gli uomini possano viverle superficialmente, alla fine dovranno sempre, ripensando, trarre delle conclusioni. Possono anche essere conclusioni errate, non lo metto in dubbio, però è certo che sono delle conclusioni e quindi delle opinioni; opinioni che influenzano il suo sperimentare successivo, il suo muoversi di poi.

Cari figli, vi saluto con molto amore. Pace a voi.

 

 

Perché tutto è così

 

Ho assistito alla vostra riunione mensile; e mentre mi compiaccio delle risposte che avete saputo dare, quasi per la totalità, debbo rammaricarmi con voi  sulla risposta che è stata data a proposito del perché del Tutto. 

Più volte siamo tornati su questo argomento, credendo ogni volta di farvi avvicinare alla comprensione di questo importante quesito che molto spesso viene rivolto da coloro che si avvicinano all'insegnamento. Tutto va bene, tutto è logico e conseguente, ma alla fine scappa imperiosa la domanda: perché tutto è così? Allora, a quel punto, è bene essere chiari  ed espliciti. 

Capire per quale motivo viene fatta la domanda,e quale è l'errore nel porre questo tipo di domanda.

 

Molto spesso si sente dire: ma perché Dio ha bisogno di emanare i mondi e poi riassorbirli? Ed allora si capisce chiaramente che il concetto di Dio non è stato compreso. Perché se si parla in questi termini, si parla in termini di divenire, e Dio non conosce divenire. 

Esiste un solo Dio che possa realmente esistere, ed è Dio Assoluto. Ogni altra concezione di Dio non sta in piedi, non regge, non è logicamente sostenibile, non può esistere. Ma per essere Assoluto Dio non deve essere un monolito, non una unità come primo numero della serie dei numeri; ma deve essere poliedrico, molteplice, e l'unità deve risultare dalla fusione-trascendenza di tutte le sue parti costituenti.

 

Quindi, quando parliamo della realtà esistente dobbiamo parlare della realtà non come appare nel divenire ma come è nella sua essenza reale, nel suo stato reale, nel suo essere. Se si parla di essere, quindi, non ci sono momenti prima o dopo, in Dio; ma il suo virtuale frazionamento che origina gli esseri, e quindi i mondi, è in questo stato di Eterno Presente; ed è in una condizione senza tempo nel vero senso di Eternità.

 

Perciò questi esseri, che nella  dimensione del divenire - illusoria rispetto alla reale dimensione di essere - sembrano trascorrere, avere un inizio ed una fine, nascere da qualcosa e confluire in qualcos'altro, esistono invece - ripeto - nell'Eterno Presente in eternità in condizione di essere; talché, se si potessero visualizzare, li vedremmo tutti scomposti nei loro sentire costituenti; e tutti questi sentire costituenti non sarebbero altro che il prodotto del virtuale frazionamento del Sentire assoluto. 

Ripeto: virtuale frazionamento, necessario a creare quella molteplicità, poliedricità di sentire, senza la quale Dio Assoluto non potrebbe essere.

Per cui non si può dire: che bisogno c'era di emanare e poi riassorbire? Se così si dice si parla di una dimensione di divenire. Si può solo dire: perché le cose sono come sono?

Ed io vi rispondo che le cose sono come sono perché sono nell'unica maniera per la quale può esistere Dio Assoluto. Questa, e questa sola. Nessun'altra maniera esiste. E quindi la  vita degli esseri è la condizione necessaria - se di condizione vogliamo parlare - a rendere Assoluta la Coscienza Divina, l'Esistenza Divina.

 

 

Il concetto di giustizia e la politica

 

Caricarsi sulle spalle una situazione gravosa, lo si fa solo se si è masochisti o per auto-punirsi. Oppure se si è spinti da uno slancio di amore e di desiderio di aiutare. Altrimenti, nessuno vorrebbe accollarsi una situazione che gli porterebbe affanni e fatiche.   

 

Chissà quale di queste motivazioni spinge i vostri politici a voler assumere il governo del vostro paese che - a detta di tutti - si trova in condizioni di sfascio generale. 

Certo, è il desiderio disinteressato di correggere le cose e portarle l'efficienza, altrimenti si dovrebbe pensare che "governare" - o far finta - porta dei vantaggi personali tali da compensare il rischio di non riuscire e il conseguente discredito che dovrebbe venire a chi  non ha saputo risolvere i problemi che si era accollato, perché - me lo consentirete - chi fallisce, almeno la faccia dovrebbe perderla. Invece, qui sembra che tanto più uno fallisca - o, dai fatti, si dimostri incapace - e tanto più diventi un'autorità politica.

 

Il Vangelo dice che non si deve perdonare sette volte, ma settanta volte sette; perciò perdonate agli incapaci, non serbate loro rancore! Ma - una buona volta - metteteli da una parte. Se non altro per far vedere, a chi volesse tentare al loro posto, il rischio che corre.

 

Può sembrare poco caritatevole questo mio puntare il dito sugli errori o l'incapacità altrui, però quando si riveste una carica pubblica che ha certe finalità, non si può e non si deve servirsi di quella veste per fate i propri interessi personali, e soprattutto non si può essere esonerati dalle responsabilità conseguenti ai propri errori e alle proprie incapacità. Questo non lo dico io: è previsto dal vostro ordinamento giuridico.

 

Allo stesso modo, chi fa parte di una istituzione religiosa, ad esempio, non può predicare bene e pescare nel torbido. Non deve servirsi della sua posizione per occultare atti condannabili dalla legge e dalla morale. Altrimenti se ne stia fuori, e corra il rischio di chi non può nascondersi dietro a paraventi, filantropici.    

 

Con questa affermazione non vorrei distruggere la stima di chi ha fede nelle istituzioni religiose, l'attività delle quali è ora la migliore che la storia ricordi. Infatti, la pena di morte non è più contemplata dal diritto canonico, l'Inquisizione è liquidata da più di un secolo; la scomunica praticamente non è più inflitta, anche perché è diventata patente di intelligenza e valore per chi la subisce. 

Quindi, di che lamentarsi? Forse del fatto che si dice di avere il potere di rimettere i peccati degli altri, cancellare le colpe e far volare l'anima diritta in Paradiso?  

 

E' vero che quando si è vicini alla morte, la paura di quel che sarà dopo  fa vacillare e, molte volte, convertire l'ateo più intransigente; ma se si toglie questo, be', in fondo, male non fa Chi ci crede più che un uomo possa assolvere per conto di Dio? Ve lo immaginate, se fosse vero, quante ingiustizie sarebbero state fatte ?    

Non mi sembra sia il caso di lamentarsi neppure per il fatto che attraverso al loro bisogno di religione si manovrino le persone nella maniera che più conviene al potere religioso; se quelle persone non si lamentano, vuoi dire che hanno bisogno di quel tipo di religione, si trovano bene nella loro illusione. In fondo, per fare un po' di cassetta, è meglio indire un Anno Santo fuori tempo che ricorrere a finanzieri con pochi scrupoli. Quindi, vedete: il comportamento delle istituzioni religiose è in netto miglioramento.   

 

Ironia a parte, certo è che l'azione disonesta non è giustificata in nessun modo, neppure se ciò  che porta va a favore solo dell'organizzazione; anzi, inquina tutto, facendola diventare una organizzazione disonesta. Un partito o una Chiesa che accetta proventi di attività illecite è un partito o una  Chiesa da cui è bene guardarsi, perché non onora l'ideologia o la dottrina che vuole affermare.

 

Un uomo che sposa un partito, deve servirlo e - soprattutto - onorarlo; ed  una tale organizzazione non deve disonorare se stessa facendo, più o meno nascostamente, cose che sono certamente condannate  dall'ideologia che vuole affermare,

E' vero che v'è ideologia e ideologia, e che alcune sono così vergognose che sono professate da società segrete, non già per sfuggire a eventuali persecuzioni ma proprio perché ci si vergogna di mostrarsi sostenitori di certe idee.      

Ognuno, invece, deve avere il coraggio di professare pubblicamente l'ideologia cui aderisce. 

 

Certo, prima, deve  avere le idee chiare, conoscere le varie ideologie e scegliere quella che ritiene più giusta, e ciò non è una cosa che si può fare o non si può fare. Al limite, si faccia una sua ideologia, se nessuna rispecchia le sue opinioni, però deve avere delle opinioni, perché altrimenti il suo vivere è privo di indirizzo. E che ognuno debba avere delle opinioni lo dimostra il fatto che le esperienze stesse che inevitabilmente la vita impone conducono altrettanto inevitabilmente a delle conclusioni, a pensarla in un certo modo. Ora, nel complesso delle proprie opinioni, si deve sempre cercare di vedere più lontano, di  avere delle concezioni più ampie, perché ciò è in armonia con il fine per il quale l'uomo vive e che è quello di non vivere solo per se stessi.    

 

Per esempio: sostenere che il cittadino che usufruisce di un servizio se lo debba pagare, può essere in sé un principio giusto: chi non consuma, non paga. Però questo principio, in un'ottica generale, è ingiusto e sbagliato; difatti, a parte le storture e l'approfittarsi da parte dei disonesti, la pratica lo conferma.      

Guardate, per esempio, l'istruzione: una volta, chi voleva imparare a leggere e scrivere doveva farlo a sue spese. Poi ci si accorse, perché si capì, che migliorare il livello intellettuale dei cittadini significava migliorare la società, anche se c'era sempre chi aveva interesse che il popolo rimanesse ignorante per meglio manovrarlo. Giustamente, allora, intervenne lo Stato per dare a tutti la possibilità di avere almeno un livello elementare di istruzione, facendo  gravare la spesa relativa sulla collettività che in prospettiva veniva a beneficarne.

E così, è per la sanità: perché dare a chi già sopporta il peso della sua malattia anche il carico finanziario che ciò comporta? Vi immaginate una famiglia che dicesse a un suo membro: "Tu sei ammalato e tu provvedi alle tue cure"?

Perché una società, nella sua concezione ideale e più vera, deve essere una grande famiglia.  

 

L'ideologia più giusta è quella che comprende tale prospettiva, che persegue un tale obiettivo; è quella che riconosce agli uomini gli stessi diritti: le differenze per cui si collocano nella società in posti diversi, debbono scaturire dal loro intimo  essere e dalle loro intrinseche capacità. Nient'altro può e deve determinare l'assegnazione di una carica o di una funzione. 

Molte volte, invece, i migliori e onesti dirigenti sono rimossi dai loro posti perché disturbano col loro opporsi alle cose ingiuste e disoneste.  In loro sostituzione si mettono degli incapaci che, consapevoli di non avere i titoli per occupare quel posto, si sentono grati a chi li ha tanto favoriti e non se la sentono di opporsi al comando di fare delle ingiustizie. D'altra parte, al potere non interessa tanto avere degli esecutori capaci, quanto ubbidienti.      

 

Se, in una non tanto balzana ipotesi, qualcuno venisse in possesso di documenti compromettenti circa l'attività di chi occupa un posto al vertice di qualche partito e si mettesse in mente di consegnarli al partito antagonista per veder cadere la testa del disonesto, rimarrebbe deluso; perché il partito antagonista non farà mai scoppiare lo scandalo, sapendo che nell'ipotesi migliore tutto si risolverebbe con un cambio di persona mentre, lasciando le cose come sono, potrà sempre manovrare a suo piacere il disonesto col ricatto dello scandalo.

 

Esistono un gran numero di dossier di questo genere riguardanti personaggi importanti; dossier che nelle contrapposizioni di forze politiche sono diventati una specie di cartamoneta, una merce di scambio; ed i baratti avvengono con la stessa disinvoltura con cui i ragazzini si scambiano le figurine da collezionare: "Se mi dai un Kassi, ti do un Pantani e un Lungo".

Non dovete credere che io commetta lo stesso errore che commettono i papi, i quali anziché parlare dei problemi e non delle nazioni al fine di mostrarsi universali, invece hanno sempre un occhio di riguardo ai fatti di una sola nazione, spesso quella di origine. Così io col fatto di parlare a degli italiani, non parlo solo del vostro paese: la corruzione c'è dovunque.

 

Se mai, v'è la differenza che, in altre nazioni, difficilmente viene risaputa dall'opinione pubblica. E quando ciò accade, i colpevoli vengono puniti inesorabilmente. Però, non perché hanno rubato, ma perché si sono fatti scoprire.  

E' amaro ridere di queste cose; tuttavia è importante saperle, per molte ragioni, fra cui, non ultima, quella di non essere presi in giro due volte: sopportare il danno e la beffa. E' importante che siate consapevoli che le situazioni sono strumentalizzate, prese come paravento per fare o non fare certe cose. Una situazione economica difficile diventa ragione per la quale non si attuano certe necessarie riforme che, pure utili alla collettività, disturberebbero gli interessi di certi.     

 

Come prima dicevo che le proprie opinioni o le ideologie debbono sempre avere una visione generale delle cose, così governare non deve significare accontentare pochi che chiedono a scapito di molti che stanno zitti, ma significa migliorare la vita dei singoli col miglioramento delle istituzioni sociali.

 

Vi immaginate se il governare fosse diretto alle singole persone, quante ingiustizie sarebbero fatte? Certo ve lo immaginate perché questo purtroppo accade.    

Il giusto concetto di giustizia è di dare a ciascuno ciò che gli è dovuto in base a dei principi generali ed astratti. Cioè non fare dei favoritismi e trattare diversamente chi si trovi in analoghe condizioni.      

 

Però quando, per un'ingiustizia, ad alcuni si è dato di più, non si può ricreare l'eguaglianza togliendo quello che è diventato un diritto loro, cioè riportandoli indietro; ma mai portando avanti tutti gli altri, dando a tutti lo stesso trattamento più vantaggioso. Ma siccome dal punto di vista della realizzazione pratica è molto più conveniente togliere che dare, si toglie prima che tutti chiedano lo stesso trattamento migliore; e per avere il consenso dei più e non perdere voti, si grida allo scandalo e si mostrano i vantaggi goduti da alcuni come ingiustizie rimediabili solo con metodi tuzioristici.

In altre parole, si gioca sulla psicologia dell'uomo meschino  il quale preferisce non avere nulla piuttosto che qualcuno abbia di più; il quale, se a taluno è dato di più, anziché pensare che prima o poi tutti dovranno avere lo stesso trattamento di favore e lottare per questo, preferisce che la giustizia sia ristabilita togliendo a quelli il beneficio goduto.      

 

La democrazia indubbiamente è migliore della dittatura perché le scelte non sono di pochi, ma della maggioranza, e quindi dovrebbero  essere l'espressione di interessi più generalizzati: però state attenti che non diventi una dittatura mascherata, nella quale le scelte sono di pochi e si fanno approvare dai più, falsificando la realtà e, in definitiva, prendendosi gioco di loro.      

 

Quand'è così, non vi meravigliate se la gente disperata prende il fucile e spara. Io non dico che questo sia giusto, tutt'altro. Dico che il terrorismo ha buon gioco per le molte colpe non pagate dalla classe politica.  

Un'estrema consapevolezza e attenzione alle conseguenze deve essere tenuta nelle scelte dei politici anche quando è consolidato - purtroppo - il fatto che chi sceglie male non pagherà mai di persona. Perciò gli interventi sulle minoranze o sulle categorie in qualche modo oppresse, debbono essere volti a portarle in stato di parità con gli altri e non a prendere  occasione per dare ad esse dei privilegi, magari col fine di avere in cambio voti personali, se non addirittura compensi in denaro.    

 

Rivestire una carica pubblica significa servire la collettività, quindi la logica da seguire è quella di dare, non di ottenere per se stessi. Mentre anche solo sostenere un partito politico, per moltissimi, significa attuare sul piano della vita concreta i deteriori aspetti della religiosità, come quello di farsi seguaci per ottenere vantaggi personali. A tacere poi del fanatismo che impedisce di comprendere, di essere equanimi, virtù che ogni uomo dovrebbe avere.     

La mia critica è rivolta, prima di tutto, alle persone perché sono quelle in difetto, prima che il sistema sociale. Perciò, anzitutto, sono le persone che debbono cambiare.  

 

Queste cose vi dico perché troviate il coraggio di essere onesti nella disonestà generale. « Perché? «, mi chiedete? E' semplice. Se vi sembra che le cose non vadano bene in questa generale  dissolutezza, adoperatevi per cambiarle con quanto potete fare, cioè essendo voi stessi onesti. 

 

Certo, direte voi,noi siamo una goccia che poco peso ha nel mare; tuttavia, quello è quanto vi spetta di fare. E il fatto che se anche lo fate non porta conseguenze generali, non giustifica la vostra lacuna, non vi sottrae da quella catena di responsabilità che finirà col rendere inevitabile un effetto traumatico.

Poi, dimenticate le ragioni per cui tale effetto si è determinato, vi sembrerà ingiusto che ne soffriate le conseguenze, mentre altro non sarà che la naturale conseguenza di un passato comportamento errato.  

 

E a proposito di causa e di effetto, se siete fra quelli che non si interessano della politica del vostro paese, o se ve ne interessate solo per i vantaggi che possono venirvene, o se ponete attenzione alla politica solo se tocca i vostri interessi, se ritenete giusta una decisione solo perché ha la paternità del vostro partito, se scendete in piazza solo quando ve lo dicono, se vi sembra giusto che sia tolto agli altri quando non potete avere voi, se le cose che vi ho detto le sapete ma non le fate, allora voi fate parte del popolo ignorante e quel che avete ve lo meritate: perciò non lamentatevi se vi trattano come siete trattati.

 

 

 

Fratello orientale

 

Non cercare in terre lontane - Il vero significato del vivere - Nessuno è immune da difetti - Sensibilizzarsi ai problemi degli altri.

 

Non cercare in terre lontane

 

Om Mani Padme Om

Fratello caro, sovente ti osservo nella tua riflessione quotidiana, e sulle vicende che ti accadono. Guardo i tuoi pensieri, il tuo desiderio, la tua volontà di evadere dai problemi che ti seguono in modo assillante. Molto spesso questa evasione si chiama desiderio di lasciare tutto e correre in terre lontane dove tu pensi possa trovarsi il rimedio ad ogni tua afflizione, il sollievo ad ogni tuo problema.  

 

Fratello caro, non incorrere in questo errore, non porre l'India o qualche altro lontano paese come la soluzione di ogni tua avversità, di ogni tuo problema, di ogni tua angoscia. Ma tieni presente che la soluzione è solo dentro te stesso; tieni presente che non occorre andare lontano per trovare ciò che puoi avere molto vicino, tanto vicino che è alla portata della tua mano: dentro te stesso.

 

E' perfettamente inutile che tu cerchi le soluzioni ai tuoi problemi lontano, quando da solo devi e puoi risolverli; fruga dentro te stesso, non cercare in terre lontane, dal tuo romanticismo fatte assurgere a sanatrici di ogni problema, ma trova nell'intimo tuo la risposta a ciò che ti assilla. Non credere che altri possano, con l'autorità del loro insegnamento, sopperire a ciò che tu solo puoi e devi fare, fratello caro.

 

Ricorda che tu sei l'artefice della tua vita; e che ogni problema, per quanto complesso possa essere, deve essere affrontato con semplicità. E devi affrontare tutto quanto sta di fronte a te con calma, cominciando da poco e da vicino. Mai ci stancheremo di ripeterti queste parole.    

Sappi trovare nel tesoro del tuo cuore la risposta ai tuoi problemi, perché nessun altro può dare ciò che da te e solo da te può e deve venire.

Om Mani Padme Om

 

 

 

Il vero significato del vivere

 

Salve, fratello caro, salve.

In ogni società vigono delle tacite, sottintese classificazioni in base alle quali gli uomini sono considerati più o meno importanti. Non v'è dubbio che occupare posizioni di preminenza rende importanti, così come possedere beni materiali, o essere artisti affermati o uomini di cultura. Quando tu pensi ai tuoi fratelli umanamente importanti, tu lo fai non dico con invidia ma con una sorta di rammarico per non avere tu stesso una vita agiata o illustre o famosa. Eppure, fratello caro, la vita di ciascuno non può essere giudicata con questo metro della convinzione umana, ma è più giusto dire che per ciascuno la vita è importante solo se lo è stata nei confronti degli altri o se ha servito a comprendere il suo significato.      

 

Vedi i tuoi fratelli che si affannano per raggiungere le posizioni sociali importanti: sappi che fanno tutta quella fatica per convincersi della inutilità della loro ambizione. Credi forse che chi si affanna per essere al centro dell'altrui attenzione, per accumulare sempre di più, sia più sereno di chi ha superato tutto ciò e meglio comprenda il valore della vita?

 

Ti auguro, fratello caro, che tu possa comprendere il valore ed il vero significato del vivere, perché così facendo non sarai più trascinato dalla preoccupazione di cose che non debbono preoccupare e dalla cura ansiosa di ciò che non vale, dal desiderio di possedere ciò che, veramente, mai può essere posseduto nel vero senso. E ciò corrisponde all'ineffabile serenità e beatitudine della vita liberata.

Om Mani Padme Om

 

 

Nessuno è immune da difetti

 

E' ormai risaputo che ognuno, con la stessa facilità con cui giudica gli altri, scusa se stesso. Non sia così anche per te, fratello caro! Sii consapevole che i difetti che tu rimarchi nei tuoi simili, spesso ti appartengono.

Considera come tu esiga che i tuoi simili siano giudicati severamente e come invece tu non sopporti neppure un'osservazione.

Considera come tu pretenda che i tuoi simili seguano scrupolosamente ogni regolamento e come invece tu non sopporti nessun nuovo obbligo.

Considera come tu vorresti che i tuoi simili cambiassero a tuo piacimento. Così, ti adoperi perché essi mutino il loro modo di pensare e di vivere, e non ti accorgi che neppure tu stesso riesci ad essere quale vorresti. Come puoi pretendere che lo siano  i tuoi fratelli?  

Considera come tu ricerchi nei tuoi fratelli la perfezione e quanto poco, invece, tu faccia per rappresentare quell'ideale che ricerchi nei tuoi simili.

Ricorda: nessuno è immune da difetti; con la stessa misura con cui tu giudichi, sarai giudicato. Nessuno basta a se stesso, perciò, dovendo dipendere gli uni dagli altri, è necessario che vi aiutiate, vi sopportiate e vi sorreggiate a vicenda.

 

Molto raramente tu fai queste considerazioni perché tu vivi solo per te stesso e la tua attenzione è interamente rivolta al mondo esterno.

Quando non ti senti soddisfatto, anziché ricercare la causa nell'intimo tuo, ti lasci trasportare dal pensiero che la felicità sia in qualche luogo della Terra. V'è forse in qualche posto qualcosa che duri perennemente, che non sia illusione che trascorre in se medesima?      

 

Se anche l'intero cosmo fosse dispiegato innanzi ai tuoi occhi, tu non potresti vedere che una mera immagine. Considera come la realtà del tuo essere interiore ti sia sconosciuta e quanto, invece, sia importante per te che il tuo intimo non ti serbi segreti.

Il valore di ciò che tu fai sta nella tua intenzione; perciò, se anche tu donassi tutti i tuoi beni, o spendessi l'intera tua esistenza ad aiutare i tuoi fratelli o, asceta, ti ritirassi dal mondo, tu non avresti ancora capito la vita, se tu fossi morto a te stesso.

Om Mani Padme Om

 

 

 

Sensibilizzarsi ai problemi degli altri

 

Il meraviglioso mondo manifestato tutto ha ragione di esistere e tutto, perciò, può essere oggetto di riflessione, di meditazione. Così, fratello caro, c'è un motivo anche alla possibilità che tu hai di osservare la vita dei tuoi fratelli, che non è certo quella di venire a sapere notizie che riguardano la loro persona per soddisfare una tua eventuale curiosità da colmare, né quello di condannarli. 

Sovente, invece, guardi la loro vita per sapere le loro vicissitudini o, peggio ancora, per trovarvi occasione di critica. Eppure, basterebbe che ti analizzassi con sincerità e scopriresti che molti dei difetti che vedi nei tuoi fratelli sono anche in te; e quelli che non vi sono, probabilmente si manifesterebbero se tu fossi posto nelle stesse condizioni in cui sono posti quelli che critichi.  

 

La ragione per cui tu puoi osservare la vita dei tuoi fratelli ha un fine costruttivo: rappresenta la possibilità che ti è data di sensibilizzarti ai loro problemi, che sono problemi non tanto estranei alla tua vita, dal momento che riguardano la condizione di esistenza umana e, perciò, la tua condizione di esistenza.

Fratello caro, ciò che al presente non ti tocca può toccarti nell'istante successivo, e lo scopo per cui ti accade è proprio quello di immergerti in una situazione verso la quale non ti sei mai sensibilizzato e che spontaneamente non hai mai voluto  comprendere.      

 

Rifletti su queste parole e convieni che i problemi degli altri molto spesso ti lasciano indifferente, quando addirittura non ti recano contentezza perché capitano a chi ti ha fatto un torto. All'esterno della situazione vissuta da altri, come ti è facile sentenziare, pronunciare giudizi che non tengono conto dello stato d'animo di chi si trova ad essere protagonista di quelle situazioni!

 

Lo scopo della vita è quello di donare coscienza, e si è tanto più coscienti quanto più si riesce a compenetrarsi dei problemi degli altri. Se il fine della vita è quello di allargare la coscienza, indirizzati volontariamente verso questo fine; non chiuderti, con una facile e insensibile critica, alle esperienze dei tuoi simili, ma partecipavi nell'intimo del tuo essere; non attendere che gli eventi ti costringano a scoprire - ponendoti in analoghe situazioni - le angosce, le frustrazioni, le ingiustizie subite dai tuoi fratelli. 

Comprendi che quella che compiono è un'esperienza a loro necessaria ma al tempo stesso scoprila, riproducila in te stesso in tutti i suoi aspetti.

Molto spesso ognuno è così immerso nella sua situazione che perde il senso delle proporzioni di ciò che gli accade e di ciò che fa: egli, allora, è esasperato e non si cura di ciò che fa patire a chi gli è vicino, sembrandogli che il suo posto sia il centro del mondo e che gli altri, nei suo i confronti, abbiano solo doveri. Quando cogli una tale esasperazione nei tuoi fratelli, osserva come si giunga a certi eccessi perché si dà valore a cose che non ne hanno, perché chi riceve delle  meschinità si pone sullo stesso piano di chi ne è l'autore; perché dentro, nell'intimo, c'è il vuoto.     

 

Fratello caro, osserva quanto i sistemi di comunicazione della società nella quale vivi ravvicinino gli uomini, ma nota come al superamento dello spazio non corrisponda un avvicinamento umano-affettivo. Anzi, ognuno si concentra sulla propria vita, sui propri problemi e prova indifferenza per le pene degli altri; quanto più si angoscia per i propri problemi, tanto più gli risultano estranei quelli degli altri.     

 

Se tu sei in uno stato  d'animo di esasperazione per le difficoltà che incontri nella tua vita, concentrati sulla vita

degli altri che come te sono in difficoltà; ti sarà di grande aiuto, ti aiuterà a ridimensionare ciò che ti accade, a capire che la situazione che ciascuno sperimenta è un insieme di momenti gradevoli e sgradevoli. 

Ma, come non si può separare la causa dall'effetto, così di una situazione non si possono assaporare solo gli aspetti piacevoli e illudersi di evitare gli spiacevoli, perché gli uni e gli altri contribuiscono a dare il succo dell'esperienza. Questo veramente è un modo valido di imparare dai tuoi fratelli,  questo è il massimo che tu puoi trarre dalle loro esperienze; ma soprattutto, concentrandoti sulla loro vita, ognuno di loro può esserti fonte di insegnamento.

 

Non fare come coloro che si mettono alla ricerca di un Maestro che risolva i loro problemi esistenziali, che possa aprire le vie del cielo; e quando hanno trovato qualcuno che corrisponde al loro ideale di Guida, lo adorano come se fosse una incarnazione della divinità e interpretano ogni sua parola come se fosse un oracolo pronunciato nei loro confronti; dopo di che gioiscono perché hanno avuto la prova che la divinità li ha degnati della sua attenzione e li tiene in particolare considerazione. Sempre il divino degna della sua attenzione ognuno; è come se ciascuno fosse la sua unica creatura, perché essendo ciascun essere senza eguale in tutto l'insieme dei Cosmi esistenti, è l’unico ad esistere come è.    

 

Capisco, fratello caro, il tuo bisogno di avere la prova che Dio ti ama, per trovare così quella sicurezza che ti manca, che può toglierti la paura del futuro e del nuovo e che vai cercando alla ricerca di Maestri e Guide; però non fare come coloro che vogliono illudersi, vedere realizzato il loro desiderio, ed allora interpretano la realtà in modo ch'essa sembra quale la vorrebbero. 

Sii consapevole che ogni uomo, per quanto tu lo possa considerare evoluto e per quanto evoluto possa essere, è incarnato per imparare qualcosa; ciò non significa che non possa insegnare qualcosa ad altri, o per loro essere di insegnamento, però può farlo né più né meno come ogni altro uomo, perché il segreto dell'insegnamento - in Verità - è il segreto dell'apprendimento. Così, fratello caro, tutti possono insegnare nella misura in cui da tutti si vuole apprendere.            

Certo, coloro che riescono a convincerti che sono incarnazioni del Divino, che sono sulla Terra per il bene dell'umanità, per portare alla conoscenza degli "eletti" verità importantissime, ti predispongono meglio, meglio catturano la tua attenzione di quanto possa fare il tuo vicino di casa, che tu pensi abbia la tua stessa levatura spirituale. Però un simile innamoramento si trasforma in amara delusione quando, alla figura idealizzata, scappano evidenti i lati umani che male si conciliano con  la vantata o creduta natura divina. 

 

Allora, fratello caro, non si ha l'umiltà di riconoscere il proprio errore di valutazione e si finisce per non credere più, e non solo nella persona che si era esaltata, ma non credere più neppure in un significato spirituale della vita. 

Tuttavia ciò sarebbe poco se fosse il prezzo da pagare per sottrarsi all'influenza di certi sedicenti Maestri o Guide che cercano di distoglierti, o che ti distolgono, dalla vita. Certo essi non avrebbero potere su di te se tu stesso non fossi a cercare di evadere, a fuggire ciò che non puoi allontanare perché è in te stesso.

 

Ricordati, fratello caro, che tutto è in te: bene e male, felicità e dolore, vita e morte. Ciò che sembra capitarti dal mondo esterno ha il potere di farti gioire o disperare solo se tu gli dai un simile potere. Se veramente tu fossi convinto che ogni essere è immerso nella Divinità, che Dio è esistenza assoluta, non guarderesti con paura il futuro, né con diffidenza il nuovo; non saresti trascinato tuo malgrado dagli avvenimenti della vita, né ti preoccuperesti eccessivamente per cose che non sono essenziali o così drammatiche come tu le vedi.      

 

Fratello caro, non ti sto indirizzando alla superficialità, tutt'altro. Sto cercando di incitarti a ricercare l'equilibrio, pur sapendo che non è facile raggiungerlo. Nell'intimo equilibrio è più facile non essere trascinati dalle suggestioni che l'ambiente o le persone immancabilmente esercitano su te, ed è importante che non ti lasci manovrare, strumentalizzare, che tu faccia le esperienze che tu desideri fare e non quelle che altri ti hanno spinto a fare. Perciò è importante che le tue azioni siano sempre consone al tuo pensiero, alle tue opinioni, e soprattutto ad opinioni che siano veramente tue.

 

Ai fini della costituzione della coscienza individuale, non fa differenza che tu vada incontro ad una esperienza perché sei stato suggestionato da qualcuno, oppure per una idea nata da te; infatti, anche nel primo caso c'è un riscontro del tuo intimo  essere, altrimenti non subiresti suggestione di sorta; però colui che agisce per sua iniziativa rispetto a chi invece è manovrato ha una maggior determinazione ed è più vicino a comprendere di chi non ha idee sue.      

 

Fratello caro, ti auguro - ed è l'augurio più bello - che tu raggiunga l'intimo equilibrio e che gli eventi della vita non lo turbino, in modo che tu non venga distolto dal meditare quanto osservi nel mondo che consideri esterno, sicché la tua meditazione allarghi i suoi interessi al di là di te stesso e ti renda sensibile ai problemi dei tuoi fratelli, dandoti così quella coscienza che è la vera ricchezza di ogni essere.

Om Mani Padme Om

 

 Continua