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Roberto come collega di lavoro (di Fulvia Cariglia) - Pierangelo Garzia, Gabriella Alvisi - Franco Zepponi - Linda WoIf -

Loretana Angelucci - Carmen Bogliolo Zammarano - Mara Montemaggiori - Giorgio Agostini - Grazia Agostini - 

Luciana Campani - Piero Cassoli -

 

PARTE SECONDA

 

RICORDI E TESTIMONIANZE

 

 

Roberto come collega di lavoro

 

di Fulvia Cariglia

 

Non è per lo straordinario medium del Cerchio Firenze 77 che scrivo queste righe, dal momento che, all'occorrenza, la penna del parapsicologo sarebbe ben più idonea della mia; né per ricordare la grandezza del suo messaggio, poiché per questo ci sono gli esoteristi più esperti; scrivo qui per il solo scopo di raccontare ai lettori di quel Roberto Setti che mi è stato collega di lavoro e che, per anni, compresi questi ultimi in cui era costretto su una seggiola a rotelle, ho visto arrivare ogni mattina, puntuale, in ufficio.   

E' facile cadere nella retorica quando si parla di un amico che non c'è più, ma corro volentieri il rischio, in questo caso, perché non potrei dire di lui con sincerità se non lo ricordassi come quell'uomo meraviglioso che ha saputo vivere, senza mai abbandonarsi alla seduzione della sensazionalità, una vita che pure della sensazionalità aveva il germe, che è riuscito a conciliare un destino inusitato con una esistenza comune, squisitamente comune, ben lontana dalla mediocrità.       

Chi conosce la realtà della condizione di lavoro nell'ente pubblico sa bene che vi è ben poco posto per la creatività; la macchina burocratica inghiotte con una tale sottile facilità che, col tempo, quasi non ci si accorge dell'assuefazione a muoversi fra i suoi meandri. Sembra impossibile che un personaggio che ha fatto parlare di sé il mondo per l'incredibile produzione di fenomeni paranormali, una persona che avrebbe potuto limitarsi ad ascoltare e godere la propria estrosità, abbia, per venticinque anni, sbrigato pratiche amministrative con la precisione e la competenza di un vero burocrate. Ma al collega Roberto Setti del secondo piano - Affari Generali - queste dovevano sembrare considerazioni da dozzina; se era lì, in quell'ufficio, doveva esserci per fare il suo dovere, con quella ferrea pacatezza che gli era propria, e il fatto di possedere delle facoltà fuor d'ogni norma non doveva avere nessuna influenza sul suo comportamento.

 

Pochissimi di noi sapevano (e non certo per suo dire) di avere a che fare con uno dei più grandi sensitivi esistenti al mondo; nessuno avrebbe potuto sospettare che dietro la veste dello schematico funzionario integerrimo c'era una delle personalità più fantastiche e più ricche di esperienze spirituali di ogni tempo. Nel rispetto di tanta riservatezza, tante volte ho evitato di rivolgermi al « collega « Roberto, preferendo aspettare che venisse - come diceva lui - «il mio momento « per partecipare a una delle sedute del Cerchio. Schivo, ben attento a sé, Roberto non ha mai amato pubblicizzare la sua condizione, considerandosi un semplice strumento per la divulgazione di un messaggio « che è per pochi «, ma che « si doveva tentare di diffondere a tutti «.   

 

Per questo, dopo decenni di attività medianica, il Cerchio si era risolto per la pubblicazione di quei testi, divenuti ormai famosi, dove però di Roberto non appare neppure il nome, discretamente simboleggiato in un 7, che rappresenta il numero delle lettere che lo compongono; né cinque libri di « successo» erano bastati a convincerlo che fosse giunta l'ora di far finalmente conoscere il suo volto al grande pubblico.  

Decide per lui, oggi, la famiglia che, con la sua morte, non ha perso solo la prodigiosa fonte di insegnamenti.    

L'immagine che ne offro in queste righe significa che nascondere il vero volto del grande « mezzo « del Cerchio Firenze 77 non ha più importanza.      

Ricordiamo Roberto come lui avrebbe desiderato, per la sua parte meno nota e più profonda. Ricordiamocene come si fa semplicemente di un uomo, con i suoi valori, i suoi affetti, i suoi problemi, il suo grandissimo equilibrio.

 

                                                                                                                                                                                FULVIA CARIGLIA

 

                                                                                                                                                                     Dal "Giornale dei Misteri", maggio 1984

 

 

 

Testimonianze

 

1 novembre 1980 - Pierangelo Garzia

 

Tra febbraio del 1976 e l'aprile del 1978 ho preso parte a quattro sedute del Cerchio Firenze 77, alle quali totalmente presenziava sempre un numero compreso tra le venti e le trenta persone. Prima del novembre 1980 non avevo mai avuto l'opportunità di assistere ad una seduta con un numero minore di intervenuti, di trovarmi in prossimità del medium durante lo svolgersi della trance, anche se in una occasione sono stato direttamente coinvolto nel realizzarsi di un fenomeno di apporto, che ho quindi potuto osservare a distanza ravvicinata. L'invito a presenziare ad una seduta in forma « ristretta «, con un numero minore di persone e con maggiori possibilità di seguire le varie fasi del fenomeno medianico, mi è dunque giunto particolarmente gradito.      

 

Le precedenti sedute a cui avevo assistito si erano  svolte nell'ampio soggiorno di una villa situata in collina, quindi immersa in un particolare clima di tranquillità, nei pressi di Firenze. L'appuntamento di questa volta, il l° novembre 1980, ira invece fissato, per ragioni concomitanti, nell'appartamento abitato dal medium a Firenze. Mi accompagnavano mia madre, Felline Mina, Silvio Ravaldini, Clara e Riccardo Cesanelli.  

Sia Ravaldini che i Cesanelli seguono il Cerchio da vari anni, sono stati testimoni di diverse sedute, ma anche per loro si trattava della prima esperienza fiorentina con una partecipazione più diretta dei fenomeni. Per mia madre, invece, si trattava della prima esperienza di questo tipo in senso assoluto, sebbene fosse già stata informata da me e attraverso la lettura degli articoli e dei libri sull'opera del Cerchio 77. 

 

Ero stato molto in dubbio nel proporre alla signora Campani la partecipazione di mia madre, sia perché è a conoscenza del numero veramente notevole di persone che vorrebbero vivere un'esperienza del genere e non l'hanno ancora potuto fare, sia perché mi pareva che mia madre fosse dotata di una sensibilità tale per cui, con una reazione troppo emotiva, avrebbe potuto disturbare il corso della seduta. Tuttavia prevalse su di me il suo ardente e profondo desiderio di essere anche soltanto  partecipe della conoscenza della persona del medium: si sarebbe accontentata di quello, se si fosse ritenuto più opportuno escluderla dai partecipanti alla seduta. Proposi la partecipazione di mia madre  alla signora Campani, la quale accettò di buon grado. Un successivo colloquio telefonico tra la signora Luciana e mia madre, in un periodo in cui io mi trovavo assente da casa, diede a questa nuova partecipazione una forma definitiva. Fino all'ultimo, comunque, assillai mia madre chiedendole se si sentisse veramente preparata per affrontare serenamente un'esperienza del genere...  

 

Io e mia madre, da Vigevano, eravamo giunti a Bologna il giorno precedente; da Bologna, con Ravaldini e i Cesanelli, arrivammo a Firenze nel pomeriggio della prima, ventosa, giornata di novembre. Dopo una telefonata da un bar per annunciare il nostro arrivo, ci recammo a casa del medium, e li trovammo, oltre a lui, i signori Corrado De Cristofaro e Fabrizio Manneschi. Non era la prima volta che incontravamo il medium e l'attore De Cristofaro al di fuori delle sedute, così la conversazione si avviò su toni di cordiale amicizia. 

Giunta l'ora di cena, ci congedammo, con l'accordo di ritrovarci nelle ore successive. Così avvenne. Al nostro gruppo si era aggiunta la dottoressa Elena Bianco, che risiede a Firenze, mentre a casa del medium, oltre ai suddetti, trovammo la signora Campani e la signora Manneschi. 

Il gruppo era ora così composto da nove persone, oltre al medium. Dopo brevi convenevoli, De Cristofaro iniziò, come di consueto, la lettura degli insegnamenti registrati nel corso dell'ultima seduta, e indi trascritti. Questa procedura consente ai convenuti di disporsi ad una certa tranquillità d'animo e di attenzione nei riguardi di quanto si realizzerà, per merito del medium, da lì a poco.

 

Seduti attorno al medium, che occupa una poltrona, al termine della lettura fissiamo la disposizione dei partecipanti alla seduta che in questo caso, rappresenta più un tentativo che una certezza di riuscita, dato il carattere privato dell'incontro. All'immediata sinistra del medium siede la dottoressa Bianco, mentre alla destra vi è il signor Manneschi. 

 

All'ultimo momento la Bianco decide di cambiare di posto e, in luogo suo, dopo qualche attimo di indecisione su chi dovesse occupare la sedia rimasta vuota, il medium chiama accanto a sé mia madre. 

A fianco di quest'ultima vi è ora De Cristofaro, quindi io, la  Bianco, i Cesanelli, Ravaldini e la signora Manneschi seduti su un divano di fronte a noi, infine nello spazio tra il divano e la poltrona del medium, seduto a terra, vi è il signor Manneschi. Lo spazio in cui siamo riuniti, all'interno di un soggiorno, è piuttosto ristretto. Si spegne la luce e, fatto il buio, ci si allaccia per le mani, stabilendo un contatto partecipativo che partendo dal medium, seguendo un percorso chiuso ad anello, ritorna a lui: è la famosa «catena medianica». La quale, al di là del logoro gergo spiritico, non ha una funzione meramente rituale ma, per chi ha vissuto di persona certe esperienze, corrisponde all'ingresso in una gamma di sensazioni particolari.      

 

Dopo qualche attimo di silenzio al buio, si odono le inspirazioni profonde, ravvicinate, a bocca aperta, da parte del medium. Stacchiamo le mani; quindi, alla personalità consueta di questi, se ne sostituisce un'altra, che fa udire la propria voce, soave e ferma al tempo stesso, connotata da una leggera inflessione francese: si tratta dell'entità conosciuta con il nome di François. Chiede che gli vengano rivolte delle domande; raccolgo l'invito, e tra lui e me si instaura così un serrato dialogo.   

 

Dai fatti antecedenti so che questa entità è in grado di dialogare su nozioni mediche e, in particolar modo, sulle cognizioni della medicina psicosomatica: la nostra discussione parte da queste basi. Un pretesto offerto da quella che deve essere stata la vicenda terrena di questa personalità, mi consente di rivolgergli un quesito riguardo all'efficacia della terapia omeopatica. François si dimostra piuttosto scettico al riguardo e, pur non negandone totalmente l'efficacia, consiglia di ricorrere a questo ausilio terapeutico qualora proprio non vi sia altro modo o possibilità di intervento terapeutico per portare beneficio a un paziente.      

 

Una mia successiva domanda porta il discorso sulla problematica relativa ai rapporti tra mente e corpo e, più specificatamente, in che misura intervenga l'emotività (che coinvolge globalmente sia mente che corpo) nella genesi della fenomenologia paranormale. Mi viene risposto e confermato che questa correlazione tra psi ed emotività, nell'uomo, sussiste ed è operante. Come del resto è operante la psiche in correlazione alle manifestazioni somatiche.

Manifestazioni che possono già essere grossolanamente evidenti in natura, per esempio in quegli animali che modificano il proprio pelame, o comunque il proprio aspetto esterno, ottenendo gli effetti noti come criptismo (o mascheramento) e mimetismo. 

Illustrare con un simile esempio l'evidenza dei rapporti tra mente e corpo, potrebbe apparire non molto pertinente, se si considera tali capacità naturali solo dal punto di vista del prodotto di processi evolutivi durati migliaia di anni, e non come una sorta di " risposta subcosciente «, di difesa dalle insidie del mondo esterno (perdurante nell'uomo timido attraverso il banale "arrossamento" del volto in certe circostanze di imbarazzo, ad esempio).      

L'esempio può essere pertinente, invece, se ci si pone a considerare la psiche come un qualcosa che via via acquisisce un livello di autoconsapevolezza dalle forme di vita più semplici sino a quelle più complesse («dorme nelle pietre, si sveglia negli animali e agisce nell'uomo», dice una poesia indiana).  

 

Un altro interessante punto di dialogo, sviluppato dalla personalità François, ha riguardato la non piena accettazione, da parte della scienza e della cultura dominanti, delle acquisizioni relative all'indagine sulla fenomenologia psi. Acquisizioni che si rivelano tanto più importanti quanto più si rifletta sulla possibilità, attraverso di esse, di far luce proprio sul complesso problema dei rapporti mente-cervello. 

François ha addirittura affermato che per tentare di comprenderlo, occorrerebbe "rovesciare" la prospettiva di approccio al fenomeno: bisognerebbe porsi a considerare la mente non come un qualcosa di interno al cervello, bensì come una entità esterna, che, come tale, non è realmente mai disgiunta dalle cose che sono generalmente considerate come facenti parte del "mondo esterno": essa sarebbe dunque in costante relazione col mondo e con l'universo, se a livello individuale riuscisse a tradurre tale relazione in esperienza autocosciente: qualche volta ci riesce, e allora abbiamo i grandi pensatori, i grandi artisti, i grandi scienziati.      

 

Per quanto apparentemente assurda e inconciliabile con le cognizioni neuropsicologiche attuali, neppure quest'ultima asserzione è del tutto peregrina. Anzi, tra i vari riferimenti che si potrebbero trovare, H.H. Price e J. R. Smythies elaborarono una teoria (1966) che colloca la « mente sostantiva in un'altro spazio di dimensioni superiori a quelle in cui si trova il cervello « («Esiste una percezione extra-sensoriale?», in Scienza e percezione extra-sensoriale a cura di J.R. Smythies, De Donato, Bari, 1968). 

Accanto a questa, si potrebbe poi porre la « teoria dei 3 mondi «, formulata dal filosofo della scienza k.R. Popper e dal neurofisiologo (premio Nobel) J.C. Eccles; per non parlare dei recenti indirizzi presi dalla filosofia della mente che non esclude la possibilità, seppure «molto remota», dell'esistenza di «personalità eteriche» dotate di coscienza (si veda l'articolo «Il problema mente-corpo « sulla rivista "Le Scienze" del marzo 1981). Resta da sperare che questi nuovi approcci permettano di considerare la fenomenologia psi, nonché l'intero problema mente-corpo, con mentalità più adatta.      

 

Certo, per quanto formulate da personalità dotate di una certa preparazione in campo epistemologico e scientifico, il sapere ufficiale respinge le nuove ipotesi, considerandole frutto di una semplice e sterile speculazione filosofica. Purtroppo, come è stato ampiamente dimostrato, si tende a rifiutare le nuove intuizioni o acquisizioni che non rientrino in quei paradigmi già delineati, e ai quali, più o meno, ci si deve adeguare per meritare considerazione. Proprio per la loro intima natura, i fenomeni psi, a certi paradigmi, non si adeguano, venendo conseguentemente accantonati. François ha perciò saggiamente discusso sulla necessità di "fornire ulteriori e più decisive dimostrazioni sulla realtà di certi fenomeni", non stancandosi fino a che questo non si sarà potuto realizzare.      

 

Congedatosi François, è stata poi la volta dell'entità Lilli, che con la consueta gaiezza ha narrato delle amenità, non prive di un certo insegnamento morale. La stessa Lilli ha poi introdotto l'ingresso di una nuova personalità, che non avevo mai avuto modo di ascoltare: Bianca. Il dialogo con quest'ultima personalità è stato rapido, non ha toccato argomenti di particolare interesse generale. Vi è da sottolineare che, prima di congedarsi, Lilli si rivolse a mia madre dicendole che fino a quel momento era stata « trascurata «  la sua presenza, ma di lì a poco ci sarebbe stata una « sorpresa « per lei.   

 

Dopo Bianca, percepimmo una profonda inspirazione e seguente espirazione a bocca aperta da parte del medium e, in concomitanza, si espanse nell'ambiente un intenso profumo di violette (mia madre, in posizione a fianco del medium, mi riferì poi che tale profumo, come i precedenti, di diversa natura, le parvero associati all'alitare del medium: se così è, chi volesse vedere qualche « frode « in tale fenomeno, dovrebbe pensare alla possibilità, da parte del medium, di ingurgitare vari flaconi di essenza, passando da un profumo all'altro!). 

Si qualifica a questo punto la Guida Fisica del medium, che presiede, appunto, ai fenomeni di carattere fisico, in particolare alla materializzazione di oggetti. Le mani del medium si fanno luminescenti, una velata luminosità azzurro-verdognola si espande anche in giro, permettendo una certa visione circostante, nel diametro di un mezzo metro all'intorno del medium. 

Attraverso le dita del medium, la Guida Fisica va compiendo dei movimenti su una massa amorfa, duttile e luminescente. In concomitanza a questa operazione, dalle mani del medium si leva una densa, turbinosa colonna di fluido aeriforme. Sottovoce, chiedo alla dottoressa Bianco di descrivermi ciò che sta vedendo: anch'essa osserva ciò che osservo io...

 

Avendo iniziato a contare dall'inizio del fenomeno, calcolo che si sia realizzato in un tempo all'incirca compreso tra i cinque-sei minuti. La Guida Fisica afferma che « più l'oggetto è piccolo, più richiede tempo «, poi, rivolta a mia madre, consegnandole l'oggetto, dice: « Tieni, cara, è un piccolo portafortuna per te...».      

 

Tento di « strappare « a questa entità, sempre poco loquace, qualche delucidazione in merito a questi fenomeni che, dico, « devono essere di una notevole complessità, se non riusciamo ancora minimamente a capire come si possono realizzare, o addirittura li rifiutiamo come impossibili «. Invano, con la sua consueta laconicità la Guida Fisica ribadisce a me ciò che già altre volte ha detto: « Eppure si tratta di cose così semplici...        

 

Al congedo della Guida Fisica, segue l'entità Dali che, dopo aver discusso con i presenti su alcune questioni di interesse  privato, chiude la seduta.

 

Riaccesa la luce, dopo il risveglio del medium, possiamo osservare il prodotto del fenomeno di apporto: si tratta di un piccolo pendaglio d'argento, a forma del classico « cornetto « portafortuna .    

 

Si conclude così una nuova esperienza che, per quanto mi riguarda, conferma ulteriormente la genuinità e l'eccezionalità dei fenomeni realizzantisi attraverso un medium, un uomo, di cui a livello pubblico non si conosce neppure il nome. Tutto ciò dovrebbe far riflettere, far meditare molto di più di quanto si sia in uso di fare. Sono persuaso che sia per fenomenologia  fisica, sia per livello culturale delle comunicazioni, i fenomeni di Firenze sono destinati ad entrare nella storia del paranormale. Ho un solo, grande rammarico: che nella storia del paranormale entreranno solo delle documentazioni testimoniali, e non degli accertamenti scientifici.

 

 

10 aprile 1981 - Gabriella Alvisi

 

Sono presenti otto persone, oltre al medium, che creano un cerchio. Viene spenta la luce, ma penetra un barlume dalla finestra; evidentemente la tapparella non è completamente abbassata. Io mi trovo nel secondo posto a destra del medium, molto vicina, in una perfetta posizione visiva.    

Viene formata la cosiddetta catena, in seguito molto rapidamente disciolta. Sono in funzione il mio registratore ed altri. Roberto cade in trance velocemente, il suo respiro è particolare: vi sono momenti in cui presenta un prolungato armonico suono. Quasi contemporaneamente, perviene un profumo molto intenso; le mie mani vengono lisciate con tenerezza, si direbbe inoltre sia volutamente fatta penetrare un'essenza a riprova. Percepisco un altro grado di piacevole esalazione che non ha - secondo il mio olfatto - la fragranza di rose o di viole. E' molto particolare e credo di sentire, oltre al profumo di fiori, che in quel preciso momento non posso identificare, anche un aroma orientale.

Inizia subitamente a parlare l'entità Dali, la cui voce viene ovviamente riconosciuta dai presenti che la odono da decine di anni...

 

Conclusa la sua comunicazione, di nuovo odo quel particolare respiro proveniente dal medium. Si presenta Michel, la guida che presiede ai fenomeni fisici, che è in grado, con la collaborazione dello strumento, di agire sulla materia. Ciò risveglia una considerazione: la cosiddetta materia nella nostra èra quantica ha, per così dire, cambiato significato: dimostra di possedere, incredibile a dirsi, la medesima costituzione della luce, essendo corpuscolare e ondulatoria.       Improvvisamente le mani del medium, lunghe e snelle, tese davanti a sé, presentano un'aura luminescente di colore verde, che richiama immediatamente alla mia memoria quella « luce verde « di continuo citata dai miei «invisibili collaboratori». Se la mia coscienza non fosse ben sveglia, mi verrebbe fatto di pensare ad una dimensione onirica...

Di tanto in tanto si direbbe che si stacchino scintille che si muovono in vicinanza  delle mani del tramite; sembrano luminose microscopiche stelle. E uno spettacolo magico, fantasmagorico... Le mani agiscono velocemente e l'entità esorta a stare concentrati.      

 

In seguito, esprimendosi in modo molto preciso, si rivolge ad una persona alla mia destra, il monzese Carlo Ferrario: "Dammi la mano, figlio, dammi la mano: senti, tocca... senti l'apporto: adesso sai... «. E soggiunge: «Adesso devo fare la spilletta», a dimostrazione che in mano alla suddetta persona vi è una « cosa « ancora amorfa, ed in effetti egli l'ha rilevata quale una duttile, malleabile, o meglio, plasmabile sostanza.  

 

L'entità interviene e passandola nella mia mano, soggiunge: «Tienila, figlia, è una piuma: un piccolo oggetto d'oro che significa  leggerezza, spiritualità, non materialità. E' il simbolo dell'opera che stai facendo. Tienila chiusa nelle mani affinché finisca di completarsi «.   

 

Soggiunge poi di accendere la luce nel locale della seduta allo scopo di fare una verifica che, in verità, è per me decisamente non indispensabile, in quanto nella mia mano sinistra continua ad esistere a riprova quella luminosità fredda che si direbbe vada assumendo una dose di consistenza.

Su entrambe le mie mani vi sono numerosi piccoli bagliori pervenuti mediante il contatto con il tramite allorché mi è stato consegnato il misterioso radiante chiarore che mi consente una precisa, continua verifica...      

 

Alla fine della seduta, accesa la luce, si è potuto constatare che l'apporto era una spilla a forma di piuma, della lunghezza di circa cinque centimetri, completamente in oro finemente lavorato. (Foto n. 4).

 

 

9 maggio 1981 - Franco Zepponi

 

Attratto da sempre dal lato trascendente della vita, ho ricercato, con metodo qualitativo, l'evanescente presenza delle facoltà extrasensoriali nell'uomo.

Nel corso delle mie ricerche, in compagnia di soggetti con notevoli possibilità paranormali, ho spesso camminato ai margini di ciò che si usa definire, con un termine improprio, le leggi fisiche fondamentali della natura. Ed ho avuto la possibilità di osservare molti fenomeni che si distanziavano alquanto da una spiegazione razionale, ma mai mi era successo di poter fare un tuffo nell'impossibile, fino al giorno in cui ho avuto l'opportunità di assistere ad una seduta del Cerchio Firenze 77 con il medium Roberto.   

 

Approfittando della sempre cortese ospitalità di Roberto, sono intervenuto ad una riunione ristretta effettuata il 9 maggio 1981; eravamo in tutto otto persone, medium compreso. Tra gli altri erano presenti le signore. Luciana Campani, Paola Giovetti, Milly Canavero e l'editore Gianni Canonico.  

Nel corso della riunione si è svolta la seduta, ed ho potuto così osservare la straordinaria fenomenologia che accompagna l'insegnamento delle Guide Spirituali del Cerchio Firenze 77. Gli avvenimenti in alcuni salienti particolari hanno avuto anche me come protagonista collaterale, e proprio  per questo ho chiamato questa mia straordinaria esperienza un tuffo nell'impossibile: tuffo dalle cui acque lustrali sono uscito rigenerato e convinto.  

 

Ed ecco in sintesi come si sono svolti i fatti.     

Passata circa mezz'ora in piacevole conversazione, nell'accogliente salotto di Roberto, su richiesta precisa del medium, che forse già presentiva qualcosa, spente le luci e chiuse le persiane, abbiamo fatto la catena tenendoci per mano. Io occupavo uno dei migliori posti di osservazione, ero il secondo alla destra del medium e contemporaneamente gli stavo quasi di fronte. Dopo qualche minuto, il respiro del medium, fattosi più ampio e più profondo, ci annunciava che la trance era iniziata ed abbiamo interrotto la catena.

 

Improvvisamente, una voce possente dalla forte tonalità con uno spiccato accento francese inondava il quieto silenzio della stanza, dando  vita ad una interessante conversazione, sollecitando domande e rispondendo alle stesse con perizia e maestria. François, nome dell'Entità intervenuta, si intrattenne con noi per un certo tempo; al suo congedarsi, il medium incominciò a mormorare delle parole in latino, come una preghiera, mentre a poca distanza dal mio viso, all'altezza degli occhi, ho sentito un rumore strano, simile a quello di un turibolo battuto come d'uso alle catenelle che lo sorreggono negli incensamenti durante le funzioni religiose. Non avevo ancora finito di identificare questo rumore con la supposizione indicata che ho percepito un intenso odore di incenso, come se fossi avvolto completamente dal fumo dell'incensamento.

 

Questo fenomeno è durato poco, uno o due minuti, è stato rilevato da me in maniera più nitida; per questo forse è da classificarsi come soggettivo, anche se parzialmente ha certamente coinvolto l'interesse degli altri partecipanti.
Terminata questa preghiera, un'altra Entità, con voce diversa, palesò la propria presenza: « Sono la Guida fisica «, disse.

 

A questo punto ho visto accendersi davanti a me una piccola luce con dei riflessi azzurri, che continuava a prendere consistenza, fino ad arrivare ad illuminare con il suo bagliore le dita del medium, che vedevo muoversi armonicamente attorno ad essa, nell'atto di plasmare o di impastare un qualcosa, mentre da questo punto focale centrale splendente di intima luce si alzavano meravigliose volute di fumi luminescenti, a volte in grande quantità, altre in flebili volteggi.  

Dopo qualche attimo, la Guida fisica ha chiesto a Paola Giovetti di fare un controllo dicendo: « Senti, Paola, come è morbido questo materiale «. Alla sua risposta affermativa ha detto ancora: « Senti, adesso comincia ad indurirsi «. Paola di nuovo ha risposto affermativamente. Continuando a manipolare questa raggiante fonte di luce e di vapori incandescenti, rivolgendosi verso di me ha detto: e questo è per te, Franco, tienilo nel cavo delle tue mani «.      

 

Sorpreso e meravigliato, ho cercato di dominare la profonda emozione che ha suscitato in me l'apprendere di essere il destinatario di un dono tanto straordinariamente ed inequivocabilmente raro e prezioso.      

Mi sono sporto in avanti per accogliere nelle mie mani un globo di fulgida luce, grande quanto una noce, che pulsava emanando innumerevoli spire luminescenti accompagnare da un penetrante odore di ozono.     

 

Ho sentito così il contatto con un oggetto metallico di inidentificabile forma, senza alcuna alterazione termica, che con il proprio alone luminoso illuminava completamente le mie mani racchiuse.

Le mani del medium erano ancora intensamente luminescenti, ed emanavano sprazzi di piccole luci indipendenti. L'Entità, per darci un'ulteriore prova, ha detto. « Accendete un attimo la luce «.    

Questa richiesta insolita ci ha lasciati perplessi, ma prontamente è stato ubbidito, e la luce di una lampada da tavolo posta alla mia sinistra ha rischiarato bruscamente la stanza.

 

Tutti abbiamo così visto le mani del medium protese in avanti completamente normali, senza la pur minima presenza di alcunché. Spenta di nuovo la lampada, invece, le mani irradiavano una risplendente  luminescenza emettendo ancora fumi luminosi.  

Nello stesso tempo, l'oggetto che tenevo nelle mani diffondeva una luce propria, così vivida anche durante il periodo in cui la lampada è rimasta accesa che non sono stato in grado di vederne la forma, né di comprenderne le dimensioni.      

Lentamente le mani del medium perdettero la loro straordinaria fluorescenza, mentre un delicato profumo di rose si espandeva in tutta la stanza; Teresa, l'incomparabile Teresa, annunciava nel suo modo usuale la propria presenza.  

Era un segnale che conoscevo già; più volte mi era stato parlato della celestiale aura che Teresa effonde  come un effluvio rigeneratore, accompagnata sempre dell'essenza di rose, ma vissuto direttamente acquista valori irripetibili. 

 

Personalmente, sono stato coinvolto fin nel profondo dell'animo, ho sentito il cuore come avvolto da un fluido d'amore, mentre una trascendente vibrazione di beatitudine mi involgeva donandomi una soprannaturale armonia interiore.

Ero intimamente  assorto ad assaporare e valutare queste mie sensazioni, quando una mano, toccando le mie, le accompagnava verso due mani giunte in atto di preghiera, che ho riconosciuto subito come quelle del medium. Stringendo in una sola mano l'oggetto avuto in dono, sempre molto luminoso, con l'altra ho seguito i movimenti di queste mani, poggiando la mia mano sopra di esse, tra i pollici incrociati e le dita congiunte.

 

Le mani oranti hanno iniziato lentamente ad elevarsi, ed io  per seguirle sono stato costretto prima ad allungarmi nella poltrona, poi ad alzarmi in piedi, fino ad arrivare a sollevarmi sulle punte. Frattanto, l'inconfondibile voce di Teresa, invitante con parole colme di amore alla comunione di benevoli ed  elevati intenti, proveniva da un punto in alto sopra la mia testa.     

 

Un particolare importante, che ho subito notato e controllato, era che le mani stavano in posizione orizzontale e sempre in tale posizione sono rimaste. Questo dimostra che il medium era sicuramente in levitazione, perché per alzare le mani congiunte dobbiamo ad un certo punto rivolgere le dita verso l'alto.    

L'ipotesi della levitazione, confermata dalla provenienza della voce, era pure avvalorata dal fatto che i cristalli ornamentali del lampadario posto al centro del soffitto tintinnavano rumorosamente; inoltre, al termine della seduta il lampadario ondeggiava ancora.    

 

Gradatamente, le mani incominciarono a discendere, mentre io continuavo a seguirle stringendole  con la mia mano destra; si distaccarono poi improvvisamente da me quando Teresa ci porse il suo sereno commiato; nel contempo un rumore specifico mi faceva pensare che il medium fosse caduto sul pavimento.

Passati pochi attimi, intervenne un'altra Entità: Dali, che insieme al suo fraterno saluto apportò un tenero profumo di violette. Questa deliziosa essenza invase l'ambiente mescolandosi alla soave fragranza di rose che perdurava costantemente.   

 

La voce era ancora una volta diversa, e durante le interessanti enunciazioni dell'Entità furono effettuati spontaneamente svariati tentativi per ottenere un fenomeno di voce collaterale tramite l'altoparlante di un radiotelefono. L'esperimento non riuscì completamente, ma alcune volte si udirono delle parole intelligibili.   

I tentativi ripetuti potrebbero far pensare che la riuscita di un fenomeno fisico abbia la necessità di prove preliminari, per consentire all'Entità di usare con maggiore perizia le forze utilizzate o per adattare le facoltà del medium al fenomeno stesso.    

 

Con l'esaurirsi di questo intervento, la seduta ebbe termine: gradualmente Roberto si svegliò, adattandosi con facilità

allo stato normale di veglia; nel frattempo pian piano, prudentemente, venivano riaccese le luci e solo quando la stanza era completamente illuminata, sono riuscito finalmente ad identificare il dono ricevuto.  

Si trattava di una medaglietta d'argento, di forma quadrata, completata da anellino di supporto, con sopra incisa a bassorilievo la testa di un angioletto, vista di profilo, in atteggiamento grazioso. Personalmente ho riscontrato una stretta somiglianza tra questa immagine e quella dell'Entità Lilli, ottenuta medianicamente dallo stesso Cerchio Firenze 77 alcuni anni fa. (Foto n. 5).  

 

Io penso che la corrispondenza tra l'immagine dell'angioletto incisa nella medaglia ricevuta in dono con quella di Lilli, la bimba che si presenta sovente nelle sedute del Cerchio, accaparrandosi l'amicizia e l'affetto di tutti, non sia affatto casuale, e questo è per me un motivo in più di soddisfazione.   

 

La medaglia circa due ore dopo la sua « nascita « emanava, sempre al buio, una luminescenza azzurrina che si trasmetteva alle mie dita ogni qualvolta la toccavo, anche l'odore di ozono era sempre presente. Tale fenomeno è perdurato molte ore dopo la seduta; al mattino del giorno dopo persisteva ancora intenso, affievolendosi poi nelle ore successive fino ad esaurirsi completamente verso mezzogiorno.      

La straordinaria luminosità della medaglietta è stata constatata da diverse persone, fra cui alcuni scettici ad oltranza, e tutti sono stati concordi nell'affermare l'inspiegabile realtà di questo fenomeno.    

Inoltre, la medaglia nella parte anteriore presentava due grandi macchie scure, con evidenti segni di incompletezza. Tanto che al termine della seduta rilevando nelle mani del medium e nelle mie mani innumerevoli particelle di argento, simili ad impalpabile polvere e molto evidenti per il loro luccichio, pensammo che la medaglia sarebbe rimasta incompleta. Invece, con effetto veramente straordinario, la parte anteriore si e meravigliosamente completata da sola durante il giorno successivo alla seduta. Con il passare delle ore le macchie nerastre lentamente sono scomparse ed i vuoti si sono riempiti sino a formare un piano lucido e compatto.

 

Se, per assurdo, si volessero porre delle riserve sulla genesi del fenomeno osservato, questo autocompletarsi dell'oggetto quando era già in mio possesso, e quindi escluso da qualsiasi possibile manipolazione, fuga anche le più sottili ombre del dubbio; confermando, qualora vi fosse stata una parvenza di necessità, la genuinità del fenomeno stesso.    

 

Evidenziando quelle che sono state le mie impressioni nel prodursi e nello svolgersi dei fenomeni fisici durante la seduta a cui ho assistito, non voglio minimamente relegare ad un ruolo secondario l'insegnamento che le Guide Spirituali del Cerchio Firenze 77 hanno donato a tutti coloro che sanno e sapranno apprezzarne i valori.  L'insegnamento, per la profondità delle proprie concezioni, ricoprirà sempre un ruolo primario per la sua validità ben sa valorizzarsi da sé. Personalmente, sono venuto a conoscenza dell'insegnamento ancor prima che sapessi dell'esistenza dei fenomeni  fisici che lo accompagnavano, e sono pronto ad ammettere che la bellezza e la grandiosità del pensiero espresso nei messaggi mi ha subito conquistato.

 

Per quanto una testimonianza possa essere precisa e meticolosa, è pur sempre molto inferiore alla realtà dei fatti. Io, ad esempio, avevo ascoltato in più occasioni testimonianze dirette su questi fenomeni, ma l'idea immaginativa che mi ero fatto su questi eventi paranormali era molto distante dalla pura realtà e limitante nei confronti della grandiosità del fenomeno.

E perciò sono certo che  anche queste mie parole, per quanto possibile obiettive ed aderenti ai fatti osservati, saranno sicuramente insufficienti per illuminare a fondo chi cercherà di capire o recepire i fenomeni attraverso la mia esperienza.

 

Tra l'altro, una testimonianza, per quanto tale, è sempre il rendiconto delle impressioni personali, che non possono che non essere soggettive, ed in particolar modo quando ci si trova di fronte a fenomeni di tale portata che sconvolgono totalmente le normali concezioni che ognuno ha della chimica e della fisica, ed in particolare sovvertono completamente quelle leggi, che noi crediamo fondamentali nell'attuale paradigma scientifico.

 

Considero i fenomeni fisici a cui ho assistito e di cui sono stato testimone diretto totalmente genuini, non soltanto per la serietà delle persone presenti (che è fuori dubbio, ed è anch'essa di per sé una concreta garanzia), ma per la loro impossibile ripetitività alla luce delle cognizioni scientifiche attualmente conosciute, con qualsiasi mezzo o metodo uno voglia operare.

 

Durante lo svolgersi degli avvenimenti, la mia condotta è stata sempre retta e consapevole, ho esaminato le varie esperienze e le circostanze che le determinavano con notevole senso critico, con ragionevolezza e obiettività; non ho mai ceduto alla tentazione di accettare il fatto solo perché meraviglioso.

 

Naturalmente, prima e durante lo svolgersi della seduta ho provato sentimenti di gioia, di gratitudine e di ammirazione ai  manifestarsi delle varie Entità, ma ciò non ha minimamente offuscato la razionalità delle mie osservazioni, né ha provocato un qualsiasi ascendente nella determinazione dei miei atti.      

Grazie a questa rara e straordinaria esperienza, gli orizzonti del possibile si sono talmente ampliati che non mi sento più in grado di porre confini.

 

 

3 aprile 1982 - Linda WoIf

 

 2 aprile

Incontro per la prima volta Roberto Setti, che poi sarebbe divenuto il grande fraterno amico della mia anima.

Egli ignora il motivo della mia visita, ha un volto stupendo, d'antica bellezza, i modi pacati eppure regalmente ieratici.       Sa che sono studiosa d'astrologia e non nuova a sedute, non chiede - parliamo di cose in cui crediamo - salutandomi dice: "Vieni domani sera, forse accadrà qualcosa, forse i Maestri verranno, non sappiamo mai quando e se vengono".

 

3 aprile sera

 La mia anima è buia, così lo è la stanza. Sono presenti  Luciana Campani dagli occhi fiordaliso, la bella dolce sorella del mezzo; Alberto, giovane, sguardo sorridente, occhi azzurri splendenti di un'anima antica; Corrado De Cristofaro, austero, diffidente, guardingo, severo nei modi; Fabrizio, saggio, pacato, d'aristocratico aspetto e il dott. Spinelli dell'Istituto di Parapsicologia di Londra. Tutti gentili con me.

Attendo, spero in una parola di consolazione, un cenno, la mia grande fede mi è caduta di dosso. Tutti ignorano il volto, il motivo della mia presenza.

 

Mi sento protetta dal buio, burattino senza fili. Nel silenzio, una voce diversa da quella di Roberto: una preghiera, una benedizione, parole di pace.

La voce è ultraumana, di straordinaria dolcezza. Poi un silenzio carico di presenze. Un'altra voce: «Sono la guida fisica del mezzo, silenzio, per favore».      

 

Una fiamma giallo-azzurra si accende, le mani di Roberto si illuminano, luce fosforescente emana da esse, non hanno più corpo, tracciano gesti, come stessero plasmando qualcosa; affascinata, le seguo e non  penso "è per me".      

Si forma un piccola sfera lucente.   

"Linda, è per te; tu sai chi te lo manda, è qui e non ti vuole desolata".      

Tendo le mani a coppa: ricevo qualcosa che emette luce.

La palla fosforescente è fra le mie dita racchiuse. Una luce elettrica si accende, fra le mie mani ancora risplende la luce, ancora palpita, ancora si agita, ancora vive.      

La luce viene spenta di nuovo, il bagliore si muove fra le mie dita, lentamente si smorza, cambia spessore, punti luminosi si muovono come stessero eseguendo un disegno.   

Una voce diversa dalle altre dice: «Dieci, perché dieci è numero perfetto e perfetto è stato il tuo amore per lui ed il suo per te».      

"Dieci - più dieci - tu sai perché".   

Uno stupendo medaglione liberty, un intenso profumo di rosa, le mani odorano di ozono.  

Dieci i fiori gialli, dieci gli azzurri: i colori a noi cari e da lui preferiti.  (Foto n. 7).      

Assumo la precisa responsabilità di quanto è accaduto: non ho sognato.   

 

Escludo nel modo più categorico la possibilità di un qualsiasi tipo di mistificazione.

Il medaglione ha preso forma fra le mie mani, tanto è vero che all'inizio ho ritenuto si trattasse di un oggetto rotondo, dallo spessore di circa due centimetri, mentre attualmente è di tre millimetri circa.     

Per giorni ha emanato odore di ozono.     

Il decadimento della luminescenza è avvenuto gradualmente, molto dopo. Alla prima accensione della luce, Roberto aveva mani e braccia nude, il capo chino abbandonato nel sonno della trance.    

 

Molti e molti giorni più tardi ho ritrovato fra le cose a me più care una carta assorbente su cui, un tempo della mia

felicità, per farmi una sorpresa, colui il quale aveva inviato il medaglione, scherzosamente aveva disegnato piccoli irregolari fiori, eguali a quelli del medaglione.      

Grazie, Roberto, dono dell'Alto: ho ritrovato la forza per continuare il mio impervio sentiero e la fede nell'Oltre.

 

 

29 maggio 1982 - Loretana Angelucci

 

Sono le ore 21 di sabato 29 maggio 1982.      

Entro per la prima volta nella casa di Roberto, il medium del Cerchio Firenze 77. Non sono affatto emozionata: la mia familiarità col paranormale impedisce ormai delle reazioni emotive; sono però molto interessata alla fenomenologia di un medium che è il più noto di Firenze, e certamente fra i migliori d'Italia.  

Sono con me l'avv. Pier Giorgio Basetti Sani, Presidente dell'ISP, l'ing. Carlo M. Trajna, direttore scientifico, e il notaro dr. Elio Di Gloria, consigliere e proboviro dell'Istituto.   

 

Mi chiedo se siamo in veste ufficiale o no, cioè se la nostra presenza alla seduta deve confermare, "senza ombra di dubbio", la tanto conclamata validità scientifica delle manifestazioni paranormali. Forse la verità è che ognuno di noi porta dentro di sé la speranza di assistere a qualcosa di eccezionale che esula, in primis, dalla preoccupazione di dimostrare ad altri la validità, scientifica di eventuali fenomeni. Con questo, però, non voglio dire che il nostro senso critico debba cedere il posto ad un atteggiamento fideistico a priori. 

Non abbiamo con noi e "marchingegni" particolari; solo l'ing.Trajna è munito del suo registratore, con la palese speranza che durante la seduta possano essere stimolati dei fenomeni psicofonici.      

 

La Signora Campani, sorella di Roberto, ci accoglie con la sua abituale cortesia; nell'ambiente regna una atmosfera serena e cordiale. Roberto lo vedo per la prima volta: è seduto su una grande poltrona, mi saluta sorridente. Il suo sguardo dolce e onesto mi ispira subito simpatia e fiducia.

Tutto il suo comportamento ed i suoi atteggiamenti sono improntati alla bontà e alla comprensione. Lo osservo attentamente e penso che è un uomo che ha capito tanto della vita.      

Ospiti della serata sono anche il fisico dr. Alfredo Ferraro con la moglie, il giornalista Pietro Cimatti ed alcuni amici di famiglia. Abbiamo preso posto intorno a Roberto e inizia la conversazione come in una qualunque riunione fra amici.     

Ad un tratto, Roberto chiede che si accenda un po' di incenso, si toglie gli occhiali e fa spegnere le luci.   

Trascorrono alcuni minuti di profondo silenzio, durante i quali formiamo la catena prendendoci per mano, per invito del Signora Campani. Ancora qualche minuto, poi ecco rompere il silenzio la voce di « François «, un'entità conosciuta non solo  agli appartenenti alla cerchia, ma, grazie al giornalista Cimatti, ormai nota anche agli ascoltatori di radio Firenze. François saluta tutti, vecchi e nuovi amici, dice che la temperatura elevata (infatti è molto caldo e stiamo sudando) rende difficili manifestazioni eclatanti a livello fisico, ma si dimostra disposto a rispondere a qualunque domanda vogliamo rivolgergli.

 

Quasi tutti ne approfittiamo per chiedere spiegazioni ai molteplici interrogativi di carattere esistenziale e ultraterreno. François risponde sempre con precisione, competenza, chiarezza e proprietà di linguaggio, veramente eccezionali. Non si avverte mai alcuna esitazione, e tanto meno delle lacune nella conoscenza dell'argomento trattato.      

Esaurite domande e risposte, François saluta, assicurandoci la sua presenza alla prossima seduta. Segue un periodo di silenzio, durante il quale si manifesta un fenomeno di bioluminescenza. Dalle mani del medium si sprigiona una luce diffusa, mutevole per estensione e intensità. Saprò in seguito, che tale fenomeno era stato molto più eclatante durante un'altra seduta, alla quale avevano partecipato gli stessi membri dell'ISP presenti questa sera. Osserviamo il fenomeno con vivo interesse e particolare attenzione, ma le sorprese non sono terminate: il meglio deve ancora avvenire.  

 

E' la volta, ora, di un'altra entità: Michel. La voce del medium è cambiata completamente, timbro, tono ed espressioni linguistiche sono diverse. 

E' evidente che ci troviamo di fronte ad una diversa personalità. Sono attentissima a seguire il lessico e il comportamento, tanto che sobbalzo e non credo ai miei orecchi, allorché sento chiamare «la signora di Lucca»: l'avv. Basetti Sani è costretto a ripetermi che l'entità vuole proprio me. Mi alzo e, guidata dalla luminosità delle mani del medium, mi avvicino a lui e mi piego sulle gambe, così da essergli non solo più vicina, ma in modo da trovarmi alla sua stessa altezza. Le mani di Roberto offrono uno spettacolo affascinante: resto a guardarle incantata. 

 

Cercherò di trasmettere le configurazioni visive, il fenomeno di cui sono stata testimone, rispettando il più possibile la realtà. Dalle dita di Roberto si staccano tante luci a forma quasi di gocce, tutte uguali, che palpitano continuamente e si muovono come immerse in un campo magnetico che si estende fino a due centimetri di distanza dalle dita del medium. Roberto mi chiede di porgergli le mie mani, io obbedisco, e le sue dita scorrono dolcemente sulle mie. Il fenomeno luminoso e la sensazione tattile mi permettono di dichiarare che non avverto la presenza  di alcun oggetto: ma all'improvviso mi trovo fra le mani qualcosa di consistente mentre la voce del medium quasi mi sussurra: « Portali con te: sono i colori che ti servono «.    Si manifestano poi le entità Kempis, la piccola Lilli e Alan, che conclude la seduta. Ma debbo dire che l'apporto ricevuto - vedrò poi, alla luce, una spilla con pietre multicolori, imitante una tavolozza - ha impegnato tutta la mia attenzione, al punto che del seguito rammento assai poco. (Foto n. 8).

 

 

4 settembre 1982 - Carmen Bogliolo Zammarano

 

Il 5 marzo 1983, la Guida Spirituale invitò tutti quelli che avevano assistito alle comunicazioni a tracciare, se volevano una memoria scritta.   

Questo, disse, per « confortare « quelli che sarebbero venuti dopo; che era stato un "fatto vero e importante".

 

L'11 febbraio 1984, in una atmosfera inesprimibile d'amore e di significati, pochissimi giorni prima che la meraviglia delle comunicazioni del Cerchio Firenze 77 ritornasse per sempre nel  silenzio del non tempo, il Maestro Dali tornò e disse. «Vengo a voi con le parole del Cristo; amatevi gli uni gli altri, altrimenti non potrete essere buoni testimoni di quello che avete visto e udito «.

 

Nessuna delle mie parole potrà mai esprimere cosa provai e provammo insieme. Né alcuna delle mie parole riuscirà a comunicare quanto realmente il messaggio, la presenza dei Maestri del Cerchio Firenze 77 sia un "fatto vero e importante".       

Chi vorrà, lo troverà in quel miracolo d'amore e di sapienza racchiuso, per sempre e per tutti, nei libri pubblicati, nelle registrazioni raccolte.      

 

Nei loro insegnamenti si rivela il vero significato della parola "amore", dove il sentimento nasce dalla comprensione e la comprensione dal sentimento.      

Per questo, le parole che il Maestro Dali ci ha lasciato come ultimo messaggio hanno un senso profondo: amare, comunicare, presuppone accettare le diversità dell'altro non solo per bontà, ma anche per conoscenza, di come ognuno abbia  un posto, un ruolo insostituibile nella struttura della Realtà.

 

Per me, il fatto più vero e importante di questa meravigliosa esperienza è l'insegnamento che ci hanno lasciato, che, in sé, ha una forza di verità ritrovabile da tutti in tutto, sia dentro che al di fuori, nella realtà che ci circonda.  

Più che un fatto vero e importante, lo trovo immenso, e solamente un incontenibile slancio di gratitudine, mi fa superare il timore di non essere in grado di comunicare, di testimoniare degnamente.

 

Offro con semplicità quanto riuscirò ad esprimere, per il desiderio di partecipare, di cercare di donare anche ad altri quel tanto che ho ricevuto, e continuo a ricevere.

 

Non sono ancora passati due anni dal mio primo incontro con i Maestri, ma li sento incredibilmente più lunghi e più densi di tutto il resto della mia vita. Da allora è stato un continuo crescere di risposte, di meraviglie.

Gli insegnamenti non sono astratti, dando ragione logica alla morale, e intima motivazione d'amore e di giustizia al susseguirsi di ogni avvenimento. Rendono così possibile vivere la vita e non subirla; uscire dalla nebbia dell'ignoto fino al confronto consapevole col noto.

 

Dal primo momento di quel 5 giugno 1982, mi resi conto di trovarmi di fronte a qualcosa di incredibilmente vero, diversissimo da quello che pensavo fosse una comunicazione medianica, di cui non avevo mai avuto nessuna esperienza.

Solo la vera grandezza, la vera comunicazione assume aspetti così semplici, così facili, così meravigliosi. Nessuna sceneggiatura, nessuna tensione, e dopo poco, in quell'ormai amatissimo salotto di Roberto, una voce che ti entra dentro, che sa di te, quanto non hai mai saputo, nemmeno intuito.

E d'improvviso, dal nulla, un'altra voce e una luce che dalle mani offerte del medium prende vita e sale in spirali sempre più alte, azzurrine. La voce mi chiama, mi avvicino.

Le mani di luce mi toccano, ma non sento il tatto. La fiamma che non brucia, ma ama, esce ora anche dai miei vestiti: vedo tutta la stanza illuminata, i volti dei presenti, sembro avvolta da fiamme azzurre.

Un amico alle mie spalle mi racconta, dopo, che ha avuto quasi paura per me. Io vivo uno dei momenti più belli di tutta la mia vita.

 

Una mia lontana intuizione di unione di tutto col Tutto diventa una realtà vissuta.

Non solo durante i fenomeni questo avviene, ma sempre, nei messaggi dei Maestri, prendono forma i nostri più sottili pensieri, le nostre più intime intuizioni. "E' sempre un riconoscere", ci hanno detto.

Tutto il messaggio scritto è motivato, logico, niente è lasciato senza spiegazione.

L'attenzione alle loro parole si arricchisce sempre, ogni giorno, ogni attimo posso dire; questa attenzione rende più  comprensibili i loro messaggi, si organizza sempre più in un linguaggio mentale, razionale.

Ma ogni giorno, ogni attimo, cresce anche la certezza che questo « razionale « è il supporto a qualcosa che va molto oltre al razionale, alla conoscenza, come noi siamo abituati a pensarla.  

 

C'è in me quasi un timore reverenziale a esprimere come la sintesi tra il divenire e l'essere può diventare qualcosa di molto più reale e sentito di una astrazione logico-filosofica. Chi conosce i messaggi dei Maestri del Cerchio sa bene,

infatti, quanto spesso ricorra l'aggettivo « logico «. Io non so dire come e quanto quello che si può definire logico e mentalmente organizzabile, dia realtà a quello che possiamo chiamare intimo sentimento o viceversa.

"Tutto mi parla di Te" è il messaggio inciso in uno degli innumerevoli apporti dei Maestri. Tutto l'insegnamento ci riporta infatti a un'unica, inscindibile Realtà.    

 

Anche a me è stato fatto uno dei meravigliosi doni che vanno sotto il nome di "apporto".

E' successo il 4 settembre del 1982.

E' una spilla d'oro con un piccolo zaffiro circondato da brillantini. Non si può dire quello che si prova ricevendo uno di questi doni. E' troppo forte, troppo bello, troppo d'amore. (Foto n. 10).

Il Maestro Michel mi chiamò per nome, mi disse di avvicinarmi, e mi pose in mano un qualcosa di molto luminoso, un fascetto di luce, ancora morbido, di cui sentii la forma allungata che finì di solidificarsi nelle mie mani, diventate anch'esse luminose, di quella luminosità palpitante di vita che, come molti altri, ho avuto l'immensa fortuna di conoscere.  

In molte altre occasioni ho assistito a materializzazioni lente, dove ci è stata data la possibilità di osservare, di toccare, anche a luce accesa, come un'impalpabile fiammella azzurrina si condensasse, passando, attraverso tanti stadi di diversa densità, in una forma, un oggetto.      

Non solo, ma a distanza di molte ore, a volte di giorni, fuori dalla casa di Roberto, ho visto aggiungersi un qualcosa a quell'oggetto: occhi, su una piccola spilla a forma di piccola lucertola.

 

Ogni volta che ho assistito alla dinamica di un fenomeno di apporto, ho pensato che questo, per ognuno, fosse, oltre agli inesprimibili significati personali, una meravigliosa dimostrazione di come spirito e materia siano una cosa sola, e che la differenza stia solo nella forma.      

Dire "solo" è veramente improprio, nelle lezioni dei Maestri in questo "solo" trova posto tutta la nostra vita, di soggetti singoli, di gruppi, di civiltà. L'evoluzione fisica, biologica, del pensiero, fino alla evoluzione del concetto spirituale della vita trovano una sistematizzazione così armoniosa che, più che affascinante e convincente, posso semplicemente, anche se indegnamente, definire vera.

 

La profondità di sentimento e di pensiero a cui irresistibilmente portano questi messaggi, non rendono meno importante tutto quello che va sotto il nome di « fenomeno «.       

In questi due anni che hanno cambiata la mia vita, oltre che alle materializzazioni, ho assistito a molti altri fenomeni. Per la luminosità, per esempio, posso dire che ci è stato dimostrato che non nasceva direttamente dai polpastrelli, dalla cute delle mani di Roberto, ma era come staccata da essa di parecchi millimetri. Rimaneva, a volte, sulle nostre mani per oltre un'ora dopo aver lasciato la casa di Roberto e in una occasione tali « scintille « si sono spontaneamente riprodotte. Ho assistito a previsioni, a diverse identificazioni, e tante volte, anche a distanza, ho sentito gli inconfondibili profumi dei Maestri.      

 

Ho avuto prove su prove di come ognuno di noi sia legato all'altro; le nostre vite intrecciate, interdipendenti. Se per qualcuno è importante, sono pronta a raccontare, a cercare di scrivere, ritessendola, una trama che sembra fantastica ma ogni giorno più chiara e comprovabile.    

Ma ora è troppo per continuare: mi sommerge l'emozione del ricordo.      

Grazie, mio Dio!

Grazie, Roberto, grandissima presenza nella nostra vita!      

I bellissimi doni che, dalle tue mani luminose, sono nati non esprimeranno mai il vero dono che chi ci è Padre ci ha ancora una volta generosamente inviato. La tua esistenza, il tuo amore, la tua saggezza, la tua dolcissima autorità. In risonanza con indimenticabili parole voglio dirti: non so chi tu sia o cosa tu sia stato.     

 

E non so esprimere come il chiamarti medium, o tramite, mi sembri ogni attimo di più troppo poco per tanta immensità, per tanto amore.

 

 

30 ottobre 1982 - Mara Montemaggiori

 

La delegazione de « L'Aurora « ha avuto il grande piacere di assistere ad una seduta medianica del « Cerchio Firenze 77 « il 30 ottobre 1982. La riunione ha avuto luogo in una sala dell'abitazione del notissimo medium Roberto Setti; erano presenti, oltre al gruppo fisso del Cerchio 77, i proff. Raul Bocci, Mara Montemaggiori, Rita Monteneri e il perito chimico Franco Verdarelli venuti da Camerino, lo scrittore Pietro Cimatti e la Signora Rosita.    

 

Si fa il buio totale; sono le ore 22 quando il medium cade in trance, dopo circa un minuto si incorpora in lui l'Entità di François che saluta fraternamente tutti i presenti e in particolare gli ospiti venuti da fuori Firenze. Invita a formulare qualche domanda su problemi che stanno a cuore ai partecipanti. Prende la parola, per primo, Pietro Cimatti per esporre la situazione di un suo amico che è preoccupato per suoi colleghi polacchi. L'Entità risponde relativamente ad alcuni aspetti per i quali è possibile un aiuto, mentre per altri settori non si può interferire in una situazione che è particolare, trattandosi di un effetto karmico, di un karma collettivo.      

 

Segue una conversazione tra la partecipante Rosita e François su problemi personali.

Il prof. Bocci chiede, dato che si era prima parlato di karma collettivo, se attraverso la concentrazione, l'implorazione, la preghiera, pur non potendolo cancellare o stornare, si può ritardare un evento. L'Entità così risponde: « Purtroppo sul karma c'è una gran confusione. Parliamo praticamente della causa mossa. Quando l'effetto è già praticamente "in potenza", dato che la causa è già stata mossa, esso deve accadere necessariamente; ciò, però, non per una sorta di fatalità, di qualcosa che assolutamente sia cieco; è che una volta messo in movimento non è più possibile arrestarlo: proprio perché se la causa è stata mossa, significa che è necessario l'effetto per far giungere colui che è poi soggetto e oggetto di tale effetto, ad una certa comprensione. Ripeto, se la causa è stata mossa, è perché egli ha fatto qualcosa che non comprendeva ed ha messo in movimento tutto il meccanismo; quindi se l'effetto non ricadesse, verrebbe meno la ragione essenziale del karma e cioè quella di condurre la creatura alla comprensione; alla comprensione, purtroppo, attraverso una esperienza: ovviamente se il karma è doloroso, attraverso una esperienza dolorosa. 

Di conseguenza, come più volte abbiamo detto in altre sedute, il karma non va considerato come punizione, ma come insegnamento. Quando l'avvio è dato si può certamente pregare, sperare (questo è umano) perché l'effetto non si abbia, ma necessariamente esso accade. 

Il comprendere il quadro generale della realtà (o l'insegnamento) aiuta sempre perché nel momento in cui l'individuo subisce l'effetto di una certa causa che ha mosso, riesce a comprendere che (se l'effetto fosse, ad esempio, doloroso) quel dolore che sta provando, va tutto a suo vantaggio spirituale... Ciò è ben diverso da colui che, invece, subisce colpi del destino sentendosi, in un certo senso, perseguitato, afflitto, condannato... dagli insegnamenti delle Entità che cercano di spiegate tali problemi e come le cose siano in realtà. In conclusione, un evento non può essere stornato in quanto, se lo fosse, non procurerebbe altro che un danno a colui che deve subire l'effetto «.      

 

Continua ancora l'interessante susseguirsi di domande e risposte su vari argomenti. Tra le altre ricordiamo quella posta dall'immancabile Corrado, il quale chiede il motivo per il quale Entità elevate non si servono degli strumenti che la Scienza dell'uomo mette a disposizione, come ad esempio la radio, la televisione, eccetera. L'Entità risponde che non si può violentare o traumatizzare un individuo in quelle che sono le sue convinzioni: la fede nell'Aldilà deve giungere quando l'uomo è pronto.    

 

Continuando sul medesimo argomento, lo stesso Corrado osserva che il corpo fisico del medium potrebbe essere risparmiato dalla trance se un Entità potesse parlare, appunto, tramite l'apparecchio; François risponde che se così potesse essere, il medium Roberto sarebbe un partecipante come gli altri e che comunque ciò andrebbe a disturbare quella che è la « sua « vita e la « sua « esperienza di strumento.

François lascia il medium dopo aver salutato affettuosamente i presenti.  

 

Dopo circa un minuto avviene un fenomeno fisico di apporto -materializzazione. Le mani del medium incominciano ad illuminarsi di luce verde-azzurra, a mano a mano sempre più intensa creando dei vapori luminosi che salgono abbondantemente verso l'alto. 

Le mani del medium divengono quasi diafane, poi sempre più trasparenti e quindi si vede apparire distintamente, dapprima, una piccola forma rotonda, scura, sul palmo della mano aperta: tale forma scivola verso le falangi e allora, con le dita di tutte e due le mani, ha inizio uno stropicciamento rapido sull'oggetto stesso che prende sempre più consistenza fino a che, completata  la forma, appare una specie di medaglia o grossa moneta; il prof. Bocci, il quale stava proprio a meno di mezzo metro da lui, ha potuto seguire, perciò, tutto l'evolversi del fenomeno. 

L'oggetto è anch'esso luminescente nelle mani del prof. Bocci  e tale luminescenza scomparirà soltanto dopo parecchi minuti.    

 

Terminata questa materializzazione, i vapori luminosi cessano e anche le mani del medium non appaiono più soffuse di luce e torna il buio completo; da notare che qualche partecipante ha osservato punti di luce azzurrognola vaganti ad altezza varia in diverse parti della stanza.    

 

L'Entità, rivolta al prof. Bocci, il quale è Presidente dell'Associazione Nazionale Cooperazione Centri Spiriti e Spiritualisti Italiani, dice che la  medaglia-moneta ha un particolare significato nei riguardi dell'Associazione in quanto essa porta una scritta espressiva e augurale. Avverte anche che una parte di una delle due facce della moneta è stata volutamente lasciata incompleta e che la completezza del disegno impresso sarebbe avvenuta successivamente (cosa che si e esattamente verificata: subito dopo la seduta tutti constatammo che un settore di una faccia mostrava un lieve incavo interrompendo il disegno scolpito e appariva come una macchia gretolosa di colore tra il marrone e il grigio. Tutto il disegno apparì invece chiaro il giorno dopo; la macchia e la porosità erano del tutto scomparse).      

 

Quando al termine della seduta fu accesa la luce, tutti guardammo la moneta-medaglia che il Prof. Bocci teneva ancora nel cavo della mano: subito scorgemmo la nitida scritta: "Concordia". Straordinario il fenomeno e straordinario il significato. 

La « concordia « è l'elemento essenziale di un'Associazione, per di più nazionale, dove tanti problemi vengono discussi e dove, logicamente, possono scontrarsi opinioni differenti. Bellissimo, dunque, questo fenomeno che si dimostra guidato da una intelligenza che offre un intelligente regalo!       

Il nostro Direttore ringrazia caldamente l'Entità per questo apporto (il secondo; il primo, in una seduta effettuata un anno indietro, fu una croce tutta particolare in metallo con una filettatura centrale in materiale smaltato di colore azzurro) e ringrazia altresì per la degnazione dall'Alto di interessarsi all'Associazione che è ai suoi primi anni di vita.   

 

Si presenta subito dopo la guida Dali che rivolge ai presenti la seguente lezione:

"La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari; il    mio saluto e la mia benedizione a tutti voi.      

A voi che per necessità della vostra evoluzione seguite la vita che state percorrendo, alcuni da molti anni, fin quasi da fanciulli, altri da meno tempo, questo non ha importanza, io dico che la via è trovata allorché è giunto il momento adatto alla evoluzione di ognuno.

 

Voi che state seguendo questa via, non vi siete mai domandati quello che invece si domanda l'uomo che rifugge dalle questioni dello spirito e della morale e cioè per quale motivo, in fondo, gli uomini dovrebbero essere portati ad avere principi etici, quando invece la necessità pratica della vita individuale porterebbe a credere tutto il contrario, vale a dire che l'uomo dovrebbe vivere solo per se stesso senza curarsi di quanti gli stanno accanto, perché questa sarebbe la condizione di vita ottimale per lui; mentre l'interessarsi agli altri, anche il solo interessarsi e non l'aiutarli, in fondo rappresenta sempre un dispendio di energie che possono essere più proficuamente impiegate invece a favore di se stessi.

 

Se domandate a coloro che seguono una religione perché cercano di aiutare i loro simili, per esempio, vi risponderanno: perché il tal profeta, o il tal fondatore della religione che essi seguono, così ha affermato, e siccome lui era un illuminato, questo è il comandamento e questo dobbiamo fare per salvarci.       

Allora sembrerebbe che i principi della morale, i principi dell'etica fossero una sorta di dogma, qualcosa che si deve eseguire perché " Lui " disse, il Maestro disse e basta.     

 

Naturalmente di fronte a una tale spiegazione è legittimo il pensiero dell'ateo, del materialista, che si domanda per quale motivo si deve fare del bene, si debbono aiutare gli altri, quando invece la natura ci insegna, nella vita animale, che ciascun individuo pensa per se stesso, tranne i casi dei cuccioli, ciascun individuo pensa poi, da adulto, per se stesso a discapito anche di altri...

 

E' legittimo allora il pensiero del materialista o dell'ateo che si chiede: "Perché io dovrei aiutare i miei simili?".

Certo, se la morale, l'insegnamento spirituale, si prende come qualcosa che è venuto dall'alto, come un comandamento, come una Legge che è così perché deve essere così, ma che non ha alcuna ragione logica di essere com'è, veramente si può rimanere alquanto perplessi e si può anche dubitare che le cose debbono essere come sono state dette. Ma se si riesce a comprendere la realtà che sta al di là di ciò che appare, se si riesce ad andare oltre il velo dell'apparenza, si scopre che invece ogni insegnamento morale è fondato su una logica molto profonda.

 

La morale non è qualcosa di astratto, di dogmatico, ma direi piuttosto che è qualcosa di matematico, di estremamente logico e preciso, solo che bisogna riuscire a comprendere la ragione della morale per andare aldilà di quello che appare.

Certo gli insegnamenti che furono dati dai predicatori, dai Maestri, dai fondatori, loro malgrado, delle varie religioni, sono insegnamenti che furono dati in forma, direi, semplice, che non metteva in mostra la logica che invece sta alla base di ogni etica spirituale, perché le mentalità che accolsero quegli insegnamenti non erano abbastanza sviluppate da comprendere un quadro generale dal quale risulta la logica della moralità.

 

Ma voi, uomini di oggi, cioè dei tempi in cui la razionalità e la logica regnano sovrane, potete comprendere che quell'"ama il prossimo tuo come te stesso" non è un dogma, non è solo un comandamento, ma è qualcosa di estremamente logico e necessario. E' qualcosa che rispecchia la realtà delle cose, la realtà in sé.

Potete giungere a comprenderlo attraverso la spiegazione che cerchiamo di darvi da lungo tempo di questa Realtà; attraverso essa spiegazione riuscite a comprendere che realmente il vostro prossimo siete voi stessi.

Ed allora la logica della morale emerge in tutta la sua meravigliosa chiarezza, in tutto il suo splendore ed è capace veramente di muovere anche coloro che non sono temperamenti mistici, ma sono temperamenti razionali.

 

Fino ad oggi, forse, amava il prossimo suo come se stesso solo colui che era mistico, che riusciva a "sentire" dentro di sé questa realtà. Ma da oggi in poi può amarlo anche chi non ha un temperamento mistico, chi si accosta per necessità al raziocinio, alla logica, e può amarlo attraverso la comprensione, comprensione che poi è foriera del sentimento, del sentire e che lo condurrà ad amarlo veramente con il suo intimo essere, come l'ha amato il mistico.      

Che la pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari «. Dopo qualche attimo, interviene l'Entità di Alan che, come di consueto, ha il compito di chiudere la seduta. Si rivolge, infatti, ai presenti per salutarli e per portare il pensiero affettuoso di tutti i loro parenti ed amici trapassati.

Lascia quindi il medium che, poco dopo, esce dallo stato di trance.    

 

Al riaccendersi della luce ci rivolgiamo al caro e gentile Roberto che ci ha donato un assai interessante manifestazione medianica con un fenomeno di apporto che è stato veramente eccezionale, gli chiediamo come si sente e se è stanco; ma il portentoso medium ci risponde di non sentirsi affatto provato e ci sorride amichevolmente, interessandosi ad un rapido resoconto della seduta che gli esponiamo.

 

L'ora è piuttosto tarda e ci spiace tenere impegnato chi con tanta gentilezza e fraterno affetto ci ha dato ospitalità.

Poco dopo, così, ci alziamo per congedarci. Ringraziamo tanto Roberto; salutiamo lui e gli altri amici e quindi usciamo.   

La notte, a Firenze, ha sempre un fascino tutto particolare e quelle tante stelle lassù nel cielo con la loro luce azzurrognola e splendente, ci riportano - mentre camminiamo - a quelle faville di luce simile che si sprigionavano poco fa dal nulla e finivano in torrenti e vapori luminescenti tra i quali ha avuto materializzazione una moneta d'argento su una faccia della quale trionfava la scritta « Concordia «...

 

 

 

27 novembre 1982 - Giorgio Agostini

 

Il 27 novembre 1982 ho avuto il privilegio di assistere ad una seduta della quale cercherò non di discutere gli insegnamenti ricevuti (non ne avrei la capacità), ma di descrivere nel modo più obiettivo ciò che è avvenuto e le sensazioni che ne ho riportato.

Se mi fossi aspettato, il che non è assolutamente vero, un'atmosfera di « magia «, sarei restato profondamente deluso; la serata è iniziata in un modo piano, rilassante, naturale, come una chiacchierata fra amici, in penombra, davanti a un caminetto che si spegne.    

 

Io mi sentivo distaccato, non certo per disinteresse, ma per vecchia abitudine, una sorta di deformazione professionale, che mi porta a percepire e recepire gli eventi ed i fenomeni che mi circondano, a livello razionale e non emozionale: una abitudine a non farsi coinvolgere dalle circostanze per poterle controllare, verificare e fronteggiare.    

In una simile disposizione, possiamo essere certi che si vede e si sente ciò che è, non ciò che si crede di sentire o vedere.       

Quando, al buio, mi sono sentito prendere le  mani dai miei due vicini di destra e di sinistra, ho capito che stava per iniziare questa straordinaria esperienza.      

All'inizio si è udito distintamente il respiro, grave e profondo, di Roberto: non era affannoso, ma ampio, come se volesse assorbire profondamente qualcosa che era attorno a lui; poi, improvvisamente la voce brillante e moderna di François, con una vibrazione di suadente amicizia.  

Lo stacco fra il profondo respiro nel buio e quella voce "luminosa", e francamente amichevole, è stato così brusco e netto che mi ha suggerita l'immagine di una persona che compie lo sforzo di aprire una porta che poi si  spalanca su un giardino pieno di sole e di colori.    

François ha risposto alle domande di alcuni presenti: quale differenza fra il tono emozionato, timido, titubante e accorato dei presenti e quello della voce dell'Entità, franca, sicura, suadente, pronta a rispondere anche su argomenti semplici o personali, con la stessa disponibilità con la quale trattava anche argomenti più generali e profondi; insomma, la presenza di un amico fra amici.     

 

E io? Bene, ho promesso di dire la verità anche a costo di apparire ridicolo, La verità è questa: io mi sentivo come uno che, affacciato ad una finestra, guarda che cosa succede fuori. Una strana sensazione, come se mi fossi detto: « Stiamo a sentire, con l'amico François, cosa dicono o cosa vogliono gli amici riuniti da Roberto «. Mi meravigliavo di non meravigliarmi di ciò che accadeva (mi si passi il bisticcio di  parole) come se per me tutto fosse già scontato, come se stessi assistendo per la centesima volta al verificarsi di un qualsiasi evento quotidiano e non, invece, per la prima volta, ad una seduta eccezionale, che ammette solo pochi privilegiati. 

Forse, senza assolutamente esserlo, questo poteva venire scambiato per disinteresse; forse per questo François ha salutato per nome tutti i nuovi partecipanti, ma non me.      

 

Dopo il saluto finale di François ed un altro breve periodo di silenzio ritmato dai profondi respiri di Roberto si è manifestata una seconda Entità. Non ricordo cosa ha detto all'inizio, e se ha detto qualcosa.

La mia attenzione era completamente assorbita da una piccola, piccolissima luce azzurrognola che proveniva dal punto nel quale sedeva il medium.

 

Piano piano, la macchina luminosa è aumentata di dimensioni, si è innalzata ed ha acquistato forma; erano le mani di Roberto avvolte da una sorta di fluido luminescente, leggermente azzurro; non un alone immobile, ma qualcosa di guizzante e mutevole, imprevedibilmente e continuamente variabile, come fiamme su un ceppo ardente.   

Questa luce aveva una strana corposità e densità e seguiva le mani che si movevano continuamente e lentamente, morbidamente come se fossero state immerse nell'acqua; si aveva la sensazione che per esse la gravità non esistesse.

 

Durante questi movimenti, l'alone luminoso, o meglio il fluido luminoso, seguiva il movimento delle dita, di ciascun dito, ora componendosi in un'unica massa dai bordi fluttuanti, ora scomponendosi in singole parti, quasi prolungamento delle dita stesse, quando più denso e più intensamente colorato, quando più evanescente e labile. Da esso salivano spire opache che si allargavano verso l'alto, così  come fossero sbuffi di fumo, ma di una densità rarefatta come stracci di veli grigi sospinti in alto da una qualche corrente, che scomparivano poco al di sopra delle nostre teste.     

 

Poi, le due mani riunite, le dita hanno cominciato un lento, continuo movimento come se fossero intente a plasmare qualcosa, con delicatezza, con attenzione, traendola da quella massa luminosa.  

Non è stato un apparire subitaneo dell'apporto, ma un lento, sapiente costruire - o ricostruire - che ha richiesto un certo tempo; forse qualche minuto, ma quanti non saprei dirlo perché in simile circostanza e con tale atmosfera, il tempo sembra non esistere.  

 

E' stato allora che ha parlato, o almeno sono quelle le prime parole che io ricordo; ha chiamato una persona presente con un « vieni qui « pronunciato con voce bassissima, con un tono gentile ma quasi perentorio, una specie di comando appena sussurrato ma irresistibile, al quale l'interpellata, una

delle nuove partecipanti, ha prontamente obbedito, ricevendo in dono l'oggetto materializzato.  

 

Successivamente ha chiamato un'altra persona che, come me, per la prima volta assisteva a una seduta e, scusandosi di non poter dare un dono anche a lei, le ha rivolto parole  di conforto mentre le mani del medium le spargevano luce sulla testa e sulle spalle. Quelle piccole fiammelle azzurre hanno chiaramente disegnato nel buio la silhouette della testa e delle spalle della donna, che poi ha ricevuto un poco di quella densa luminosità nelle sue mani.      

Durante la manifestazione, lo strumento ha richiesto che fosse, per un momento, accesa la luce, ed ha mostrato le sue mani vuote  facendo vedere prima i dorsi e poi le palme. Mi chiedo tuttora perché e per chi abbia voluto dare tale dimostrazione. 

Ho appena intravisto, più tardi, l'apporta: una spilla formata come una specie di rombo molto stretto ed allungato con una pietra al centro; non ho insistito per vederlo più da vicino perché mi sembrava quasi di profanare una specie di rapporto diretto fra l'Entità e la destinataria. (Foto n. 11).

D'altra parte, agli effetti del significato di tutto ciò, per me, la forma ed il valore dell'oggetto non hanno alcun peso; un sasso o una foglia non avrebbe tolto niente all'importanza ed al significato del fenomeno.  

 

Dopo un altro periodo di silenzio, nella stanza, permeata di un intenso profumo di violetta, si è udita la voce di Dali che ha parlato brevemente dando, come di consueto, preziosi insegnamenti nel più profondo silenzio dei presenti.

Non si poteva non notare la differenza fra l'atmosfera dell'incontro con François, amichevole e quasi salottiero (questo aggettivo non vuole assolutamente essere diminutivo o dispregiativo) e l'atmosfera creata dalla voce piana e sicura di Dali; quella voce dava piena e profonda serenità, faceva sentire al sicuro come dentro una corazza, faceva vedere  il buio più buio, il grande più grande e, soprattutto, il vero più vero.      

 

Ma, parrà strano, e lo appare anche a me, non sentivo dentro di me alcuna trepidazione o quello stato di emozione naturale in chi assiste a qualcosa di inconsueto, di riservato a pochi, di eccezionale. Tutto ciò mi appariva come perfettamente naturale e normale, conseguente ad una certezza antica; sapevo di non essere andato là per sciogliere un dubbio, né per avere una conferma.  

 

Ho attentamente esaminato anche se al mio sentire potesse darsi una definizione negativa: indifferenza. Ho concluso che tale definizione sarebbe la più falsa ed errata fra tutte quelle possibili.

Forse la spiegazione è che tutto è già in noi; la meraviglia e l'emozione, forse, dipendono semplicemente dal saper guardare più o meno profondamente in noi stessi.    

 

L'ultima Entità manifestatasi, Alan, ha svolto semplicemente il compito di salutare i presenti e chiudere la serata.    

Dopo il risveglio del medium si è lasciata filtrare un po' di luce nella stanza e si sono potuti vedere nella penombra i volti dei presenti: le persone erano, naturalmente, le stesse così come la stanza era la stessa, ma nell'aria, nei visi e negli animi c'era senz'altro qualcosa di diverso.

 

 

 

27 novembre 1982 - Grazia Agostini

 

Sabato 27 novembre 1982 ho partecipato per la prima volta ad una seduta del Cerchio Firenze 77. Da tempo faccio parte del Cerchio e, pur avendo letto tutti e quattro i volumi pubblicati, ascoltando nastri di precedenti sedute e partecipato a riunioni di carattere educativo, non avevo mai avuto la gioia e il piacere di assistere a una seduta tenuta dal nostro medium.    

 

Mi trovavo a poca distanza da Roberto, alla sua destra; tra me e lui erano seduti altri tre partecipanti. Eravamo in cerchio, tenendoci per mano, al buio più completo. Dopo pochi minuti di attesa, mentre il respiro di Roberto si faceva sempre più profondo, si manifesta l'entità François, il quale, cordiale come sempre, si dichiara disposto a rispondere alle varie domande.   

 

Mi rivolgo a lui per trovare conforto alle mie paure ed alle mie angosce e lui mi risponde con parole piene di conforto e di speranza; dopo i suoi saluti, un breve periodo di silenzio.

Ecco allora manifestarsi la guida fisica: Michel. Infatti dalle mani di Roberto vedo scaturire un'intensa luce azzurra che si fa sempre più densa, come vischiosa. Lo vedo, con le sue dita lunghe e affusolate, manipolare qualcosa che poi si rivelerà una spilla di metallo bianco con pietra azzurra contornata da dodici brillantini, destinata alla mia vicina di sinistra.  

 

Dopo un poco, infatti, la chiama per nome e le deposita fra le mani l'apporto. Quindi con voce flebile ma chiara si rivolge a me: "Grazia, vieni qui; vorrei fare anche a te un dono, ma... non posso più".      

Mi alzo e mi inginocchio di fronte a Roberto; vengo come investita da una intensa luce, le sue mani prendono le mie, poi mi sfiorano la testa, le spalle, ritornano alle mani; adesso anche le mie dita sono contornate da una luce azzurra, emanano calore, luce e come un vapore biancastro: « Stai serena «, mi sussurra.  

Mi alzo, siedo di nuovo sul divano, sono emozionata ma vedo tutto chiaramente. "Accendete la luce" ordina Michel; la luce viene accesa. Roberto siede a gambe unite, le mani protese in avanti, il volto reclinato sul petto; sulle sue mani non appare assolutamente niente.

 

L'intenso odore di ozono che, fin dall'apparire di Michel si era diffuso nella stanza, adesso è nelle mie mani, che continuano ad emettere luce e "fumo". Rimango con le mani giunte per tutto il resto della seduta. Sento, adesso, un forte odore di violette; la voce dell'entità successiva. Dali, mi giunge come ovatta, sento che parla di amore e di comprensione fra gli uomini, ma sono confusa, fortemente emozionata.

Mi guardo ancora le mani, le avvicino al viso: emanano ancora ododre di ozono e fra dito e dito vedo come delle scintille luminose.

Piano piano la luminosità svanisce, ma l'odore di ozono resterà nelle mie mani per tutto il resto della mia notte insonne.

 

 

 

11 dicembre 1982 - Luciana Campani

 

In casa di Roberto, alle ore 21,30 dell'11 dicembre 1982, erano  presenti: Piero e Brunilde Cassoli, Paola Giovetti, Luciana e Gilberto Campani, Ruben Bianchini, Alberto, Corrado e Fabrizio. Gli ospiti sapevano che la serata era solo per fare una conversazione, per conoscerci: anche se lo speravamo un po' tutti, niente faceva presagire qualcosa di più concreto. 

Infatti, la conversazione è andata avanti per un bel pezzo senza nessun segnale: il clima era piuttosto cordiale. Il dottor Cassoli ha fatto varie domande, più che altro per capire cosa aveva significato per noi stare a contatto con questa dimensione. 

 

Gilberto ha subito sottolineato il fatto che la cosa più importante di questo caso è l'insegnamento che ci è giunto, che i fenomeni fisici non sono fini a se stessi, ma solo una sottolineatura della provenienza delle voci. Cassoli annuiva ed anzi ha fatto notare che gli stessi insegnamenti di Gesù non avrebbero lasciato la traccia che hanno lasciato se la curiosità dei suoi seguaci non fosse stata destata dal verificarsi dei suoi miracoli. Ha dichiarato di avere una formazione culturale di sinistra, e di avere molti dubbi sulla sopravvivenza dell'anima. Stranamente, però, la teoria della reincarnazione lo avvinceva perché, poteva dare una spiegazione alle molte ingiustizie della vita. Ha detto che di Roberto aveva sempre sentito parlare molto bene, sia come medium che come uomo.

 

Quando ho visto che erano le 23,45, io, temendo che Roberto fosse stanco, mi sono alzata ed ho fatto presente che dovevo andarmene: gli ospiti hanno capito e si sono alzati anch'essi. A questo punto, però, Roberto ha detto che « sentiva qualcosa «. Cassoli, temendo di disturbare, ha detto che se era troppo tardi per noi potevamo rimandare, ma poi ci siamo subito seduti di nuovo e abbiamo formato un piccolo cerchio così composto: alla destra di Roberto, Fabrizio, seduto sul tappeto; sul divano, Paola Giovetti, Brunilde Cassoli, Piero Cassoli, poi io, Corrado, Gilberto, Ruben e Alberto alla sinistra di Roberto.   

 

Roberto è andato subito in trance: è intervenuto François con la consueta cordialità: parlava più veloce del solito; ha subito rivolto parole di saluto agli intervenuti (come da registrazione) e prima di accomiatarsi ha pregato di stare concentrati. Nel silenzio più completo ha cominciato ad apparire una piccola luce in direzione di Roberto. Il dott. Cassoli si è immediatamente lasciato scivolare in ginocchio sul tappeto in maniera da essere a contatto con le ginocchia di Roberto . Le mani di Roberto hanno acquistato via via una luminosità sempre più intensa, tanto da vedere chiaramente il volto di Roberto e dello stesso Cassoli che stava davanti.

 

Io, che praticamente rimanevo seduta quasi dietro a Cassoli, vedevo la sua testa  circonfusa di luce. La luminosità emanava i consueti vapori bianchi che salivano verso il soffitto: intanto, le mani di Roberto manipolavano qualcosa e Cassoli veniva invitato a toccare quelle luci, mentre egli diceva ad alta voce: « E' straordinario. .. è straordinario! «. E a Corrado che lo pregava di mantenere il silenzio rispondeva: « Lasciatemelo dire, non posso fare alcun male, è genuino, è genuino... «.   

 

Poi, la voce di Michel ha chiamato: « Brunilde, tieni, è una giada muschiata, ti servirà per le tue nevralgie: non farla  toccare, tienila ancora chiusa fra le tue mani «. La signora Cassoli ha preso questo piccolo oggetto dalle mani del medium e un po' di quella luminosità si è comunicata alle sue mani: l'oggetto pure era luminoso fra  le sue palme. Le luci sono continuate ancora: hanno avvolto tutto il mezzo busto di Piero Cassoli. Poi Michel ha ordinato di accendere la luce: Cassoli ha subito detto: « No, no, non importa «. Ma la luce è stata accesa: Roberto mostrava le sue mani, con la testa piegata in avanti in basso perché gli occhi non venissero colpiti dalla luce. Poi di nuovo il buio, ma le mani erano ancora luminose e così anche quelle di Cassoli e di Brunilde. Piano piano le luci si attenuavano, Piero Cassoli era ancora davanti a Roberto e in uno slancio di generosa partecipazione all'infermità di Roberto ha detto. « Ma con queste luci  non potete far niente per queste gambe? «.  

 

Mi ha molto colpito e commosso questa sua esclamazione perché davanti ad un evento che so essere inconsueto per lui, egli, da vero medico, ha sentito il desiderio che si potesse compiere il miracolo di una guarigione.      

Ora le luci sono quasi spente e piano piano all'odore di ozono subentra un intenso odore di violette: la voce di Dali dolcissima ci ha parlato con amore, ci ha benedetto e la seduta è finita.

 

Roberto si è svegliato, la luce è ritornata; Cassoli si guardava le mani e diceva: « Eppure non c'è niente «; poi è andato vicino a Roberto  e noi abbiamo guardato la piccola giada di Brunilde, verde macchiata di bruno, incastonata di metallo per poterla appendere. Quando l'abbiamo guardata di nuovo al buio, conservava ancora una piccola luminosità al centro. 

Non ricordo i commenti che abbiamo fatto; noi non abbiamo sollecitato nessuna dichiarazione del dott. Cassoli, ci siamo salutati con molta cordialità e sono sicura che di questo evento agli amici Cassoli resterà a lungo il ricordo.

 

Piero Cassoli

Ho letto e sottoscrivo la relazione della signora Campani. Purtroppo non posso aggiungere di più. Avevo un mio programma ben definito che avrei svolto nel tempo. Pazienza.

Di tutto quanto è stato fatto resta, per la parapsicologia scientifica, la testimonianza scritta di quei cinque libri e del loro elevato contenuto. Null'altro, purtroppo, come in altri tempi e sedi ebbi a dire. Resta nel mio cuore e in quello di Brunilde il rimpianto di avere conosciuto per troppo poco tempo quella soave creatura che era Roberto.

                                                                                                                                                                                   PIERO CASSOLI

 

                           *  *  *

 

 Continua