Nota - L'ordine
sovrano del Cosmo e le illusioni del mondo
Il
karma dopo il trapasso
L'evoluzione e i poteri sull'invisibile - L'uomo e i suoi specchi: le religioni della paura - Il « ritorno « del Cristo - Lo spirito non nasce -
La
Terra, scuola di « razze « in evoluzione - L'Anima
della Terra e l'espansione del "sentire"
La mèta dell'evoluzione per l'umanità liberata - Dalle illusioni del mondo alla conoscenza della Realtà - La paura della morte -
L'evoluzione e le morti - Il richiamo della vita - Il ruolo del corpo - La liberazione dall'irreale - La purificazione nel piano astrale -
I paradisi del piano mentale - I plastici del desiderio - Il mondo degli ideali sognati - Evoluzione e medianità -
Le droghe, rinvio evolutivo - L'evoluzione e la donna - I veri e i falsi guru - Karma animale e karma umano -
Discordanze tra entità comunicanti di evoluzione diversa
PARTE
SECONDA RISPOSTE
A DOMANDE Nota
A Nella e a Luciana Un'altra
breve avvertenza per il lettore. Ho
messo mano, e mesi di attenta lettura, alle vecchie e nuove raccolte per annate
delle comunicazioni dei Maestri: è stata anzi questa la prima fase,
preparatoria e orientativa del lavoro a me generosamente affidato. L'intenzione
era che questo quarto volume del Cerchio accogliesse, oltre all'Insegnamento
vero e proprio, anche una vasta scelta delle risposte che via via gli Istruttori
hanno dato, quando le domande ne offrivano l'occasione, su temi cruciali, e
talora angosciosi, riguardanti l'uomo: dolori e necessità, paure e illusioni,
pericoli e speranze, vita e morte, oltre la vita e oltre la morte, e così
via.
Un'intera
costellazione tematica, soprattutto, mi sembrava necessario che si trovasse qui
esposta o riesposta - per lettori di più recente adesione, o più esposti alle
incertezze - nella forma semplificata ed esemplificata di tanti amichevoli
incontri con gli Istruttori a domanda e risposta. I temi che mi premevano erano
quelle Realtà - la Legge di
reincarnazione, la Legge karmica, la Legge di evoluzione, i Piani di esistenza, e problemi connessi o derivanti che non riguardano
l'intimo dell'uomo bensì la grande " macchina " cosmica e il suo
volgerai armonioso, che non presentano difficoltà e possono essere subito
comprese e quindi accettate con immediato beneficio, in quanto, sciolti tanti
enigmi laceranti, possono donare la comprensione che « tutto è stato fatto, ed
è, nel migliore ed unico modo possibile «: miracoloso balsamo sulle antiche
piaghe della condizione umana.
Le
Realtà di cui sopra sono state svelate e magistralmente illustrate nei tre
precedenti volumi del Cerchio, a cui rimando il lettore: ma perché, mi
chiedevo, anche questo quarto libro non deve accogliere, agevolmente esposte e
riformulate secondo ravvicinanti prospettive, questa parte dell'Insegnamento più,
prossima al "questionario del dolore e al " miracolo della speranza
"?, questo insieme tematico al quale tante pubblicazioni e scuole
variamente " esoteriche " danno risposte, in questo momento di voga
misticheggiante, ma in modi contraddittori, confusi e, talora, pericolosamente
devianti e fuorvianti?
Il
limpido dettato dei Maestri fiorentini, che sutura antiche fratture conoscitive,
quali Oriente-Occidente, scienza fede, Verità-illusione, Assoluto-relativo,
uomo-Cosmo e così via, è prima ancora che quel balsamo per le piaghe del cuore
una pronta terapia per gli imbrogli e le confusioni della mente, oltre che la
sola e libera scuola di " alpinismo filosofico " verso le saluberrime
vette del rarefatto sentire. Perché
- mi chiedevo cercando materiale inedito nelle vecchie e nuove annate
dell'Insegnamento - deve mancare una sola possibilità, al libro nascituro, di
offrire una sola speranza a chi la cerchi?, e di regolare un po' il caotico
traffico di nozioni esoteriche, o presuntuosamente tali, che intasa prima le
librerie e poi gli " acquirenti del sogno "?
Solo
in seguito è venuta la lezione del maestro Kempis su "Determinismo -
Libero arbitrio - Libertà - Karma", inclusa con questo titolo nella parte
prima del presente volume,
In
un certo senso, il quarto volume era così risolto, reso completo oltre ogni mia
attesa ed ogni mio desiderio di
completezza. E tuttavia, è giunto il consenso della Mente ordinatrice anche per
questa parte seconda, solo apparentemente frammentaria e di minor impegno, nella
quale si è deposto e disposto molto del mio lavoro preparatorio di "
cercatore di perle smarrite ", molte risposte a mie antiche domande...
Proprio
riguardo al tema " Karma ", non ero il solo a dirmi pressappoco
questo: " Beato chi può dire di avere perfettamente capito e veramente
assimilato questo sfuggente e totalitario karma, perché egli non avrà più
dubbi, superstizioni e paure; forse ancora ruota nell'iridescente illusione del
mondo ma sapendo che è, appunto, illusione e che ben altro, oltre la ruota, è
il compito/destino dell'Ospite che ha in sé, celato e velato, ma così presente
che sempre più ne avverte il richiamo, la voce, che è amore ". Il lavoro
di cernita entro quel magnifico " deposito di certezze " che è
l'Insegnamento, e questa collana di urgenti domande e di sapienti risposte sul
karma, l'evoluzione e la reincarnazione, serviranno dunque agli amici
lettori che ancora, come me, ne avevano e ne hanno bisogno. Per abitare
saldamente e serenamente nella vita, questo dono unico, eterno.
P.C. L'ordine
sovrano del Cosmo e le illusioni del mondo D.
Dali, perché il dolore? Parliamo
di ordine, di equilibrio, di giustizia in un mondo umano dove tutto sembra
esservi fuorché questi capisaldi che invece
regnano nel Cosmo. Eppure,
tutto avviene in modo ordinato, equilibrato, giusto; tutto si svolge secondo una
precisione ed una efficacia che solo un Ente divino può preordinare e condurre.
E' così preciso, ordinato, equilibrato quanto può invece sembrarvi caotico,
che, nonostante la libertà dell'uomo, ogni cosa avviene senza il minimo
stridio, senza che la benché minima ingiustizia si
verifichi per qualcuno. Già
un santo del cristianesimo ebbe a dire che ciò che Il
dolore che vedete nel mondo è un dolore che porta, come suo frutto, la
comprensione, un riscattare la creatura che soffre, un farla assurgere a un più
alto livello di esistenza. Attraverso
un suo errore, la creatura ha rivolto su di sé l'effetto di questo errore, ma
dall'effetto che subisce è riscattata, e avanza.
Dire
che chi subisce un'ingiustizia dai suoi simili in effetti subisce solo ciò che
lui stesso ha mosso, non è fare della filosofia ma è un invito a comprendere
esattamente, nella sua interezza, il significato di questa affermazione: «
Tutto quello che avviene ha una precisa ragione, e da ciò che avviene l'uomo
esce affrancato, liberato «. Comprendere
questo significa comprendere che la giustizia, l'ordine e l'equilibrio regnano
così nel Cosmo come nell'esistenza dell'uomo, elemento di questo Cosmo.
Taluno
di voi, ancora immerso nella paura,
vorrebbe da queste nostre parole, capite solo con la mente, la panacea
universale che in qualche modo lo renda sereno
e felice. L'altro, udendole, pur comprendendo che esse sono le sole che spiegano
come l'apparente confusione non sia, in realtà, che un piano preciso ordinato
giusto equilibrato, ancora tuttavia timoroso e suggestionato dall'apparente
confusione, pur condividendo ciò che diciamo non ne sarà convinto.
A
tutti diciamo: « Queste nostre parole non vogliono fare di voi degli
incoscienti, che di fronte a creature sofferenti dicano " l'avete voluto
voi, ben vi sta ", perché il dolore che consegue ad un'azione mossa, in
altre parole il karma doloroso, non è una vendetta divina: è la misericordia
di Dio prima che la sua giustizia. Vedendo soffrire le creature è giusto
restarne toccati, dunque, e desiderare che il dolore non esista più tra gli
uomini; sappiate però andare oltre questo Vi
chiederete: « Ma era davvero necessario che, in un così vasto, ordinato,
giusto disegno divino, dovesse esistere un capitolo tanto spiacevole per l'uomo?
«.
Tutto
ciò che conduce l'uomo lontano dal suo vero destino - noi vi rispondiamo - non
può che avere un sapore amaro. Tutto ciò che distoglie l'uomo dalla sua vera mèta,
non può che portare sofferenza. Se è vero che l'uomo è chiamato Se
l'uomo volesse con tutte le sue forze; se l'uomo ascoltasse ciò che a lui viene
detto; se l'uomo si convincesse non attraverso la cruda esperienza diretta; se
riuscisse ad ascoltare le molte voci di avvertimento che sempre riceve; allora
molto dolore sarebbe risparmiato, perché l'uomo non si allontanerebbe dalla mèta
di tutto l'emanato.
Chi
fosse intimamente convinto di quello che noi gli diciamo, e seguisse il nostro
insegnamento, non avrebbe niente da temere perché niente potrebbe esservi, nel
mondo, che in qualche modo potesse danneggiarlo.
Ma
se credete che il solo fatto di essere a contatto con queste nostre voci possa
allontanarvi dagli effetti che voi stessi, in precedenza, avete mossi, voi siete
in errore; se credete che i nostri insegnamenti siano una sorta di
rimedio alla vostra vita e che, seguendoli, possiate essere risparmiati dai
colpi del destino e non patire più ingiustizia dagli altri, voi siete in
errore.
Voi
potete, da quello che vi diciamo, trovare intimamente una serenità e una
comprensione le quali possono aiutarvi nei frangenti della vita d' ogni giorno;
ma ciò che il vostro karma richiede non può essere da noi distolto.
Questi
insegnamenti, i quali proclamano la giustizia
del karma, non possono annullare i suoi effetti, il suo realizzarsi, il suo
accadere.
Non
vi abbiamo attirati qua promettendovi una sorta di protezione, illudendovi in
qualche modo; una creatura che viene a noi, prima di tutto sia disposta ad
essere disillusa, perché noi combattiamo l'illusione.
Chi
è felice nell'illusione del mondo, resti in quella; se qua venisse, quella per
prima dovrebbe distruggere.
Chi
credesse di poter trovare nel mondo la felicità e si sentisse dire, venendo qua
da noi, « questa felicità non sarà mai raggiunta nel mondo» o « questa
felicità è irraggiungibile perché la causa dell'infelicità è in te «; e da
queste nostre parole restasse deluso; costui non dovrebbe dare la colpa della
sua delusione al nostro insegnamento; perché è molto più vicino alla
liberazione colui che sa, piuttosto di colui che non sa.
Chi
viene a noi, dunque, sia disposto a veder demolite le proprie illusioni. Se
avessimo voluto illudervi, molto facile sarebbe
Erronee
interpretazioni della legge di causa e di effetto D.
Qual è il valore della vita dell'uomo? E il karma è, come alcuni dicono, una
prova? Quante
volte vi abbiamo detto che il karma è uno degli argomenti più difficili a
spiegarsi nei minimi particolari, è una delle Realtà più complicate a
compenetrarsi minutamente! Eppure,
quanto più vi diciamo e tanto più voi, incuriositi, ne volete ulteriormente
sapere; con il risultato che, molto spesso, anziché chiarirsi le vostre idee si
accavallano l'una sull'altra producendo una confusione veramente divertente a
guardarsi.
Presupposto
base a questo problema, pro-memoria e vademecum che deve sempre seguire chi
voglia scandagliare questo argomento, sia questo avvertimento, che è anche
pilastro fondamentale del nostro parlare: l'uomo non è, nel suo vivere terreno,
sottoposto ad alcuna prova, perché le sue "guide" sanno
benissimo in anticipo quale fortezza ha l'uomo nel suo animo, quale capacità,
quale possibilità ha, o avrebbe, di risolvere una prova. Mi
dite voi quale significato può avere l'interpretazione secondo cui la vita
dell'uomo è una prova? Prova di che cosa? Una
sorta di collaudo, atto ad accertare se l'uomo è ben riuscito?, se la creazione
che Dio ha fatto dell'uomo è un'opera compiuta?, oppure se ne è uscito un
aborto, forse? Ma
Dio non è onniveggente? E se è onniveggente non ha bisogno di mettere alla
prova l'uomo, perché sa già se l'uomo supererà o non la prova che
appositamente Dio gli manda. Ed allora, quale senso può avere, per noi,
l'interpretazione che la vita dell'uomo è una prova? Nessuno. La
vita dell'uomo è la sua nascita spirituale. Non
v'è bisogno di mettere alla prova l'uomo per vedere se è ben riuscito e quindi
supererà positivamente la prova, o se è mal riuscito e quindi non avrà la
forza di superarla. Ciò non ha alcun significato! Ma
le vicissitudini alle quali va incontro l'uomo sono necessariamente per la sua
maturazione spirituale. Ma la macerazione che egli sopporta nella vita di ogni
giorno è nettare alla sua nascita spirituale. Questo è il vero senso e la vera
interpretazione della vita dell'uomo. Così,
ogni dolore che l'uomo incontra nella sua vita non è una prova, perché questa
interpretazione è una superstizione che voi dovete abbandonare. Se non
abbandonate questa superstizione, il karma non vi sarà mai chiaro. Il karma non è una prova né un castigo. Ma è un'esperienza, una macerazione, che porta come frutto la nascita spirituale dell'uomo. Il
karma dopo il trapasso D.
L'individuo muove delle cause anche nell'aldilà, dopo il trapasso? Il suo karma
in che modo lo segue? In
ogni e qualunque momento e senso l'individuo si muova, crea un moto di reazione.
Solo quando sta subendo il moto di reazione, non essendo nella fase attiva non
crea altro moto di reazione. Nell'aldilà,
come voi dite, cioè dopo il trapasso, la grande maggioranza delle entità di
questa razza è impegnata nel riflettere, nel meditare, nell'assimilare ciò che
è avvenuto nell'incarnazione che hanno da poco lasciato; sono in una fase di
passività e non di attività, stanno assaporando un tipo di effetto alle azioni
che hanno mosso. Voi
sapete che tre tipi di effetto ricadono sull'individuo: quello immediato, dovuta
alla materia posta in movimento; quello dopo il trapasso; quello che ricadrà
nelle vite successive e che è l'ultimo, quello veramente fattivo, definitivo,
che ricade sulla coscienza dell'individuo e va a colmare la lacuna che originò
l'azione, la causa. Il
secondo tipo di effetto, quello dopo il trapasso, impegna
Per
altre entità v'è un altro tipo di vita nel cosiddetto aldilà; e intendo
quelle creature che da poco hanno iniziato la loro
evoluzione umana. Questi individui sono in uno stato simile al sonno. Come voi
dormite e sognate, simile è il loro stato: essi sono spettatori di giochi
visuali e sensori provocati dai loro veicoli, così come avviene nel vostro
sonno fisico.
Perché, direte, l'individuo non muove cause quando non vive? Tutto è analogo: a un periodo di attività segue un periodo di riposo: azione e reazione. Alla Manifestazione segue il riassorbimento, al giorno la notte, e così via. Altrettanto è per la vita evolutiva dell'individuo: ad una incarnazione nella quale sono state mosse delle cause segue il trapasso nel quale vi è un riposo. Il "karma restrittivo" D.
Perché certe creature nascono ebeti, dementi, inespressive? Osservate
una persona che sembra non esprimere niente, limitata - e in effetti lo è - nel
gestire, nel parlare, limitata in tutte quelle che sono le manifestazioni di
ogni essere umano. La prima cosa che, quasi automaticamente, viene alla vostra
mente, è il pensiero che quella creatura non è evoluta, forse, in quanto non
ha la possibilità di esprimersi. Ebbene,
anche in questi casi vale la raccomandazione generale di non dare giudizi, nel
senso di non condannare. Perché?
Molte
volte vi sono dei karma
restrittivi, secondo i quali
C'è
un periodo dell'evoluzione in cui l'essere comincia ad intravedere quello che è
il vero destino di ogni individuo; allora, in quel punto, è come una ruota che,
con uno stantuffo, raggiunge il punto morto; in quel punto l'essere è a cavallo
In
quel punto critico della sua evoluzione, l'essere è portato a fermarsi. Cioè,
non ha ancora coraggio di abbandonare, definitivamente, il mondo umano con tutti
i suoi richiami, con tutte le sue attrattive e tentazioni,
e nello stesso tempo non ha ancora abbastanza forza per muoversi su
quella che sente essere una nuova via da seguire, che lo chiama. In quel punto
particolare, quell'essere non si muoverebbe più, ristagnerebbe fra i due
fuochi; e in quel punto particolare in lui deve nascere la forza che gli faccia
superare il punto morto.
Creature
che sembrano ebeti, che sembra non capiscano niente in quanto non esprimono
niente, e invece nel loro intimo sentono, sentono come sentimento: questa
limitazione espressiva che si trovano davanti fa sì che si carichino di volontà
per superare se stessi. Nella successiva incarnazione, trovano depositato in se
stessi tutto quello che non hanno potuto fare nella precedente, quando appunto
erano limitati. Allora inizia il nuovo cammino, per loro, che li porterà in uno
stato di coscienza diverso, che è il primo stato di coscienza che apre il mondo
divino. Perciò,
quando vedete queste creatore, non pensate che siano creature non evolute o in
qualche modo condannate da Dio, che scontino colpe particolari.
La colpa non esiste mai, mai, nel concetto di karma. Nessuno è colpevole, nel senso che la vostra religione insegna. Si tratta solo di creature che non hanno compreso, o che devono fare quelle esperienze proprio per trascendere un loro particolare stato di coscienza. L’evoluzione
e la "conversione" D.
Una grande intelligenza è sempre indice di evoluzione? Una
acuta intelligenza e inclinazione a studiare i fenomeni della natura, per
comprendere le cause che ne sono all'origine, non è indice di evoluzione. L'evoluzione
è coscienza raggiunta. E coscienza raggiunta non sempre e necessariamente si
unisce ad un corpo mentale molto ben organizzato, molto ben attivo e
funzionante.
D'altra
parte, coscienza raggiunta non sempre si unisce a quel senso mistico di cui noi
vi parliamo. Sapete che molte creature hanno solo apparentemente
questo senso mistico; in effetti sono psicopatie o manie, sono forme di
eccessiva concentrazione su oggetti mistici, senza che a ciò corrisponda un
intimo sentire; e anzi, questa eccessiva concentrazione è invocata e praticata
per ottenere ciò che l'egoismo
individuale richiede. Vi sono esistenze di mistici ( e non occorre parlare di
Francesco d'Assisi, a voi il più noto, che presentano bruschi e completi
cambiamenti, o " conversioni " per chiamarle in qualche modo.
Ora,
è possibile che una creatura, pur non avendo dedicato la sua vita terrena
intieramente a seguire gli insegnamenti dell'altruismo e a metterli in pratica;
ma che abbia come si usa dire cambiato vita; è possibile che questa creatura
sia alla sua ultima incarnazione? Certo che è possibile. E se è possibile, che
ne è degli effetti i quali debbono necessariamente seguire le cause mosse nella
prima parte della vita dell'ipotetica creatura che stiamo esaminando?
Molte
volte può accadere che una creatura abbia bisogno dell'esperienza diretta per
completare una sua comprensione. Altre volte l'esperienza diretta potrebbe
essere evitata, ma essa rappresenta la via più breve per dare comprensione alla
creatura; la quale egualmente avrebbe compreso attraverso altre vie ma in un
tempo umano più lungo.
Ecco
allora che si hanno quei casi, chiamiamoli ancora così, di conversione, di
mutamento di vita; ed è quando la creatura rimane come folgorata,
all'improvviso muta completamente le sue abitudini, le sue idee, e abbraccia una
vita, se non mistica, comunque tutta dedita all'altruismo. In questi casi le
esperienze dirette avute prima della "conversione " sono accadute
proprio per completare la coscienza individuale, per completarla a tal punto da
farla trasformare in « coscienza
universale «.
Non
sempre, insomma, l'ultima incarnazione prima che la ruota delle nascite e delle
morti venga abbandonata è dedicata E
delle cause che l'individuo può aver mosso prima del mutamento - voi
domanderete ancora - che accade? Gli
effetti ricadono quando l'individuo è pronto alla comprensione; e l'individuo,
nel caso che stiamo ipotizzando, è tanto pronto alla comprensione che
addirittura comprende e completa la sua coscienza individuale.
E
allora che ne è di quella parte del karma che rimane (di quella parte
esteriore, in quanto l'interiore è già svuotato del suo significato: la
comprensione), di quella somma non dico di dolore ma di sopportazione, di
subire? Essa
è abbracciata nella piena consapevolezza e, possiamo dire, finalmente nella
piena coscienza che ciò deve essere consumato. E non è più un subire nel
senso che voi umani intendete, ma è un ubbidire gioioso, consapevole,
cosciente.
In
linea di principio, quindi, si può dire che i mistici dalle improvvise "
conversioni " (e non sto, ancora, parlando di Francesco d'Assisi) fossero
alla loro ultima incarnazione umana, necessaria a completare la coscienza
individuale tanto da trasformarla in coscienza universale. Poi,
oltre, queste trasformazioni non sono più valutabili con la misura del tempo
umano; né del resto lo erano prima, se non sommariamente; voi dovete sapere che
non è possibile misurare con il tempo l'evoluzione di un individuo. Oltre,
dopo, non lo possiamo indicare neppure genericamente, perché la ruota delle
nascite e delle morti nel tempo umano è finalmente e per sempre abbandonata.
Tornando ora all'inizio: una grande mente, una grande intelligenza, può appartenere ad un individuo evoluto quando a costui corrisponde una grande coscienza: altrimenti è solo un veicolo bene organizzato e funzionante che appartiene ad un individuo ancora avviluppato, ancora chiuso nei suoi gusci. L'evoluzione
e il risveglio dei chakra D.
Come ci si può accorgere che
nell'uomo si sono risvegliati Tutto
ciò che avviene nel cervello è riflesso del corpo astrale e del corpo mentale.
Chi, per esempio, ha sviluppato qualche Vani
fenomeni fisiologici sono originati da fattori inerenti agli altri piani. Un
altro esempio: la veggenza sviluppa in modo anomalo la ghiandola pineale.
Tutti
i sensi dell'astrale si possono sviluppare con l'esercizio, ma con molto
dispendio di energie finché non si ha l'evoluzione corrispondente. Tutto è
molto più semplice e quasi automatico quando si raggiunge l'evoluzione che pone
spontaneamente in essere le potenziali facoltà paranormali dell'individuo.
Alcune
sensazioni particolari, come un senso di irrigidimento del corpo e l'impressione
di precipitare nel vuoto, in certi momenti tra la veglia e il sonno,
corrispondono a quello che si prova
nello "sdoppiamento" sentendosi per la prima volta liberi dal corpo
fisico. Siccome nell'astrale tutto ciò che si pensa con una certa emozione
avviene, si possono originare situazioni spiacevoli, anche fittizie. Perciò non
è mai consigliabile forzare i tempi ma, piuttosto, lasciare che l'evoluzione e
la comprensione di certi fenomeni sviluppino la forza di pensiero e la chiarezza
necessarie per avviarsi a queste pratiche.
Nelle antiche scuole di iniziazione si imponevano le famose prove dell'aria, dell'acqua e del fuoco proprio per verificare la cessazione di certe paure istintive prima di insegnare agli adepti lo "sdoppiamento" o uscita in astrale. L'evoluzione
e i poteri sull'invisibile D.
Quando, e come, l'uomo può disporre dei cosiddetti «poteri»? Ci sono dei
mezzi artificiali per risvegliarli?
Il
potere sull'invisibile è una facoltà personale che non può essere tramandata
né può essere realizzata a séguito di una comunicazione. Deve essere trovata.
Chi non l'ha naturale per
evoluzione deve dimostrare di aver tanta volontà da procurarsi le più
impossibili cose. Non
diciamo un a cosa nuova dicendo che l'uomo ha a propria disposizione dei poteri
che neppure si sogna; ma perché queste facoltà siano attive bisogna che
l'individuo abbia Al
Maestro che desideri agire sul visibile o sull'invisibile
Questi
poteri sull'invisibile sono propri dei Maestri, ma ciò non significa che non
possano essere adoperati a scopo egoistico. Ciascuno può usare come meglio
crede dei propri poteri, così come a proprio piacimento usa le mani.
Una
sublime legge di giustizia e di equilibrio tutto soppesa e valuta. Là dove
questo equilibrio viene infranto nasce una causa, si crea una causa, il cui
effetto andrà a ricadere sugli autori di questa perturbazione per trasformarli,
per insegnare loro una Verità.
Sublime
misericordia nella perfetta giustizia di Dio!
Ricordatelo, voi che invocate la misericordia celeste per i casi vostri, che invocate la giustizia divina quando non avete potuto vendicare un torto subito: Dio non punisce ma corregge chi ha perturbato l'equilibrio. L'uomo
e i suoi specchi: le religioni della paura D.
Quale è stata e quale è, in realtà, la funzione delle religioni? La
religione è stata per l'uomo un rifugio e una consolazione. E' innato nell'uomo
il bisogno di credere in "qualcosa" che sta oltre ciò che i sensi
fanno percepire. Ogni popolo si è sempre rivolto, in forme adeguate alla
mentalità comune, ad un Ente invisibile responsabile della buona o cattiva
sorte del popolo stesso, per raccomandarsi a lui, per esserne privilegiato, e,
in forme un po' più progredite di religione, per consolarsi della propria
malasorte. La
religione è intesa così, nel senso comune, come un'istituzione
All'inizio,
questo colloquio tra l'uomo e l'Ente supremo è posto in termini assai semplici:
vi è, né più e né meno, una sorta di contrattazione che ha tutto dell'umano,
così come, né più e né meno, si potrebbe scendere a patti con un monarca,
con un capo qualsiasi.
Man
mano che il popolo evolve, la religione assume toni un po' più raffinati,
diciamo, e il colloquio tra l'uomo e l'Ente supremo, mentre si eleva di tono, si
raffina anche nell'esposizione dei patti e nella forma delle contrattazioni.
L'uomo allora non sacrifica più per avere un buon raccolto, per essere
agevolato nei propri interessi commerciali e via dicendo, ma sacrifica i propri
istinti, i propri desideri per guadagnarsi una ricompensa non tanto nel mondo,
dove tale ricompensa potrebbe essere transitoria, ma in un mondo dove la
ricompensa sia eterna; e quindi, con poco, si pensa di acquistare molto.
Ancora
oggi la religione è intesa come un rifugio da tutti i
travagli che assillano l'uomo nella vita di ogni giorno, una consolazione
per le sue delusioni, una speranza di vendetta per gli insuccessi patiti o per
le ingiustizie subite. Ecco
che quell'insegnamento dato dalla religione, di non far male ai propri simili,
viene inteso unicamente come speranza che chi ci fa del male subirà l'effetto
di questo male che ci ha fatto
patire. Si invoca quindi che ci sia fatta giustizia; si è convinti di essere
nel giusto e, ammesso che veramente si sia nel giusto, ci si augura che il
castigo divino colpisca reprobi e malvagi; si invoca che giustizia sia fatta
dimenticando che, di fronte all'Ente supremo, siamo veramente tutti uguali.
Di
fronte all'Altissimo ognuno di noi vale l'altro.
Gli
errori commessi a danno degli altri saranno sì pagati, da noi, ma quando saremo
pronti per capire. Questa è la grande misericordia di Dio: il castigo non è
fine a se stesso ma è una correzione, un modo di far comprendere alle creature
che cosa si deve fare e che cosa non si deve fare, un modo per sanare una
deficienza della coscienza individuale.
Non
rifugiatevi, dunque, nel senso mistico per invocare giustizia, non pregate che
giustizia vi sia fatta: così facendo voi Non
fate come molti benpensanti, o come voi dite bigotti, i quali sono sicuri che il
castigo di Dio colpirà i loro nemici. Dio non ha bisogno di difendere un
qualche principio, né una qualche idea, né una qualche religione, perché non
è davvero Dio
non difende neppure quella che è la Realtà. Anzi, come vi ho detto, l'effetto
delle cause mosse ricade al momento
Cercate
di trovare in voi il vero e puro e cristallino
senso mistico, abbandonando quello che è l'errore di ogni religione. Non
esistono barriere di ideologia, né tanto meno di razza o di civiltà; veramente
siamo tutti uguali e tutti amari allo stesso
Gli errori delle religioni Il
« ritorno « del Cristo D.
Non si può dire che i principi
cristiani siano diventati, in tutto questo tempo, coscienza! Alcuni hanno detto,
o dicono, anzi, che l'opera del
Cristo e pressoché fallita. Com'è potuto accadere questo? Che responsabilità
ne hanno le Chiese? Dove
si vede che non è stato il Principio che ha trasformato l'uomo, ma l'uomo che
ha adattato a se stesso il Principio...
Non è certo col creare una religione e porsi sotto la sua insegna, cioè
agire e pensare come questa religione insegna, che si cambia il proprio
sentimento; che, in altre parole, si evolve. Che
cosa sono gli ecclesiastici di oggi? Uomini politici in vesti sacerdotali; lupi
rapaci in vesti di pecore; falsi profeti.
Pur
tuttavia
noi cadremmo nel loro stesso errore se non riconoscessimo obbiettivamente che
non tutti rientrano in questa poco lusinghiera definizione.
Riportiamoci
al primo cristianesimo, al primitivo ardore, quando occulte erano le riunioni
perché il fuoco divampasse più intenso, quando quella che sembrava la
debolezza dei cristiani era in realtà la loro forza...
Si
teme di perdere proseliti quando si dà valore all'organizzazione, e si dà
valore all'organizzazione per esercitare un'autorità che, comunque si chiami,
è sempre di natura temporale, perché quella spirituale non si conferisce certo
con una investitura né è subordinata all'appartenenza ad una qualsiasi
religione.
Cristo
sorgerà nell'intimo di ogni uomo, appartenga all'una o all'altra religione,
all'una o all'altra fede politica. L'uomo
si chiama cristiano quando ama il prossimo suo.
Credere di cambiare l'uomo bagnandolo o circoncidendolo equivale a credere di poterlo mutare cambiandogli l'abito. Ma l'opera del Cristo non è fallita. Cristo - la Carità, l'Amore
fraterno - sorgerà nell'intimo di ogni uomo e non già per riconoscimento di
una qualsiasi organizzazione religiosa che porti o non porti il suo nome. Lasciate
quindi che si perdano nei sillogismi delle loro teologie; lasciate che
proscrivano gli uomini liberi, chi non condivide i parti della loro fantasia,
chi non compra per oro il loro orpello!
Quel
Cristo in nome del quale hanno compiuta la "Strage di san Bartolomeo",
accesi i roghi dell'Inquisizione, segregate e torturate le creature, no, non è
certo il figlio di Dio, ma il più grande malfattore dell'umanità. Non altri condanneranno, quindi, se non se stessi.
Lo
Spirito non nasce D.
La « nascita spirituale « dell'uomo quando inizia? La
vostra religione insegna che Dio crea di volta in volta le anime e le mette alla
prova. Cioè, quest'uomo già nato spiritualmente (con tutto quello che noi
intendiamo con queste parole) fa un collaudo. Mentre noi vi diciamo che l'uomo
durante la vita, in senso lato, nasce spiritualmente. E'
di secondaria importanza voler fissare il punto esatto nell'evoluzione di
quest'uomo che corrisponda alla sua nascita spirituale. Diciamo che per nascita
spirituale noi intendiamo l'intero processo che avviene, durante la
manifestazione di un Cosmo, per ogni individualità.
Usiamo
" nascita spirituale " in senso lato, indicando cioè quel periodo
durante il quale l'individuo è
intento a organizzare i suoi veicoli, i quali una volta organizzati daranno la
nascita spirituale propriamente detta, ovvero saranno propriamente adoperati per
formare la coscienza dell'individuo.
Tutta
la manifestazione di un Cosmo ha questo scopo, questa radice: la nascita
spirituale.
Lo
spirito non nasce; non dovete quindi intendere " nascita spirituale "
come nascita dello Spirito. Lo Spirito è increato ed è partecipe della natura
dell'Assoluto: è quindi completo, immortale, immutabile, infinito, eterno e così
via. Nascita spirituale significa " manifestazione di questo Spirito nella
coscienza dell'individuo ". Secondo la vostra religione, dovreste credere che l'uomo è già nato spiritualmente e, nella vita, sta collaudando il suo Spirito. Non è così: voi state nascendo spiritualmente. La Terra, scuola di « razze « in evoluzione
Il
termine « razza « è qui usato non nel suo
comune significato biologico ed antropologico bensì nel senso esoterico,
ad indicate ed intendere uno scaglione di anime, un insieme di individualità le
quali sono legate tra loro da o per certi motivi e che in un arco di tempo -
oltre cinquantamila dei nostri anni - conduce la propria evoluzione sul pianeta
Terra dallo stadio di uomo alle soglie del superuomo. Della intersecazione delle
« razze « si parla ampiamente nel volume Oltre l'illusione da pag. 185 in
avanti. (N.d.R.). D.
E' difficile constatare che dall'inizio dei tempi ad oggi c'è veramente stata
una continua evoluzione nella condotta e nella coscienza degli uomini; anzi
alcuni, giudicando da questo mondo, parlano di regresso... Guardando
le cose della Terra potrebbe sembrare che non vi
sia stata alcuna evoluzione negli uomini. I paragoni con grandi civiltà
del passato sembrano, e forse sono, sfavorevoli agli uomini di oggi.
Ma
bisogna tener presente che varie "razze" si susseguono
ciclicamente sulla Terra. Non è che tutti gli uomini che erano all'inizio delle
incarnazioni umane sulla Terra siano gli stessi di oggi; non è che quanti
cominciarono la loro evoluzione in forma umana all'inizio della Manifestazione
siano progrediti fino ad oggi, e voi siate sostanzialmente quegli stessi di
allora: in tal caso il dubbio sull'evoluzione sarebbe Ma
bisogna tenere presente, appunto, i susseguirsi ciclici di diverse " razze
": per cui quando una " razza " ha raggiunto la sua massima
evoluzione lascia la Terra; e prima che questo avvenga, già alla mèta del suo
ciclo se ne incarna una nuova che comincia la sua evoluzione; non solo, ma
quando la prima "razza " ha terminato la sua evoluzione, dal punto in
cui non si incarna più comincia ad incarnarsi un'altra " razza "
ancora, per cui c'è un ulteriore abbassamento del livello generale.
Guardando
la Terra, allora, si può dire che essa sia una specie di ambiente che serve
alla evoluzione, così come una scuola serve a dare istruzione. Se uno guarda
dall'esterno la scuola, senza rendersi conto di quali sono gli individui che la
frequentano, dirà: "Ma questi, uomini non imparano mai, sono sempre a
scuola!" E così, guardando dall'esterno, si può dire: "Ma questi
uomini non evolvono mai!". Il
fatto è che non sono gli stessi uomini, come non sono sempre gli stessi gli
alunni che frequentano la stessa scuola. L'evoluzione non si vede per questa
ragione, e non è soggetta a statistica. Si vedono, di tanto in tanto, dei
grandi spiriti, e sono quelli che hanno iniziato la loro evoluzione diverse
migliaia di anni fa; e poi si vedono uomini di media evoluzione; e poi si vedono
uomini allo stato primitivo, non come civilizzazione ma dal punto di vista
spirituale, la cui evoluzione è iniziata da poco.
La Terra è un miscuglio di tutte queste razze e sottorazze che si alternano e si intrecciano, è una specie di palestra dove noi uomini veniamo apposta per evolvere e che, quando abbiamo raggiunto un certo stadio evolutivo, abbandoniamo per proseguire l'evoluzione in altra dimensione. L'Anima
della Terra e l'espansione del "sentire" D.
Come si spiega che questo momento di crisi si estende a tutto il mondo quasi
trascinando gli uomini? In
questo momento particolare, c'è una situazione di cambiamento generale e,
sembra, di grande confusione. Anche le tribù più isolate, anche le più
nascoste società primitive non riescono a tenersi isolate,
staccate, e risentono dell'atmosfera di ciò che si sta producendo sulla
Terra. Vi
è stato già detto che ogni essere incarnato contribuisce, con i suoi pensieri,
con la sua vita, con l'atmosfera psichica che crea intorno a sé, a comporre e
costituire un'atmosfera psichica che dagli occultisti è chiamata «l'Anima
della Terra».
Essa
unisce tutte le menti degli uomini e le indirizza verso quello che è
l'interesse comune. E' come una sorta di tentazione, qualcosa che trascina.
Naturalmente sono più trascinati quelli che hanno una volontà più debole, che
sono sospinti a fare quello che la maggior parte
degli uomini fa. Si
spiegano con essa, ad esempio, le varie mode, che non possono essere basate
esclusivamente su segni esteriori ma che si giustificano e si comprendono solo,
appunto, se si ammette una sorta di psichismo generale che trascina e indirizza
la volontà degli uomini. Come? Quello che alcuni contribuiscono
Tutto
questo potrebbe far pensare ad una sorta di fatalismo, a
qualcosa di superiore che spinga gli uomini a determinati comportamenti; mentre
diventa più comprensibile allorché si tiene conto che lo scopo di ogni
individuo, attraverso le sue incarnazioni, è di trovare dentro, di sé uni
sentire, una coscienza tale da resistere agli stimoli provenienti
dall'ambiente.
L'uomo
che dentro di sé ha un suo pensare, un suo desiderare, un suo porsi ed essere
nel mondo, un suo sentire, non viene certamente trascinato dall'atmosfera
psichica collettiva. La coscienza che egli ha sviluppato attraverso le varie
incarnazioni lo rende uomo nel senso vero della parola, lo rende intimamente
maturo, cosicché non si farà schiavo dell'"Anima del Mondo " ma sarà
uno di quegli esseri che, finalmente, possono veramente indirizzare da se
medesimi la loro vita.
Altri,
invece, che ancora non hanno questa coscienza sviluppata, seguiranno tutte le
correnti. Ma il seguirle costituisce uno stimolo tale che, urtando ora in questa
e ora in quella esperienza, rafforza il loro essere interiore, lo spoglia di
certi veli e di certi involucri, ne fa fiorire l'essenza più intima e più
vera: in altre parole fa sì che l'intimo sentire si accresce. E anche l'uomo
che non aveva abbastanza coscienza si trova, in tal modo, ad essere maturato, ad
aver sviluppata e costituita la propria coscienza.
Il
compimento dei tempi e i doveri dell'uomo D.
Si parla sempre più spesso dell'inizio di una "nuova era". C'è
una Verità vecchia come il Tempo ma che, essendo non adeguata alle limitazioni
che l'uomo ha nei primi stadi della sua evoluzione, è stata posta da parte.
L'uomo l'ha "conosciuta" ma non " compresa ", e per tanti
secoli è rimasta un insieme di parole che non hanno suscitato nell'uomo nessun
riscontro interiore. Questa
è la Verità che parla del mondo intimo dell'uomo
Il
periodo da taluno chiamato dello Spirito Santo è il periodo in cui l'uomo
sposterà la propria attenzione dal mondo attorno a lui per concentrarla
nell'intimo suo; e alla luce di questo nuovo osservare tutto quanto accade
acquista un altro significato: un significato vero e reale perché è il
significato che sta dietro ad ogni cosa; è la Realtà delle cose stesse: è ciò
che è, e non ciò che appare.
Questa
Verità che caratterizzerà tutta l'epoca è quella che, finalmente, può darci la
chiave che apra alla società una realizzazione di opere che fino ad oggi sono
state a volte l'ideale dei pochi, a volte le utopie dei popoli. Parlare
del mondo intimo dell'uomo significa parlare della sua Realtà, della sua
essenza. E non ci stancheremo mai di
Quando l'uomo avrà compreso
che è importante cambiare
Ben
vengano certo gli accordi, le
istituzioni sociali, le leggi assistenziali e tutto quello che voi volete, ma
venga soprattutto quell'intimo sentire per cui ogni legge, ogni istituzione,
ogni forma di assistenza che richiami a un dovere dell'individuo, diviene
inutile. Soprattutto
ben venga questo intimo sentire dell'uomo che, da solo, è capace di portare la
pace fra l'umanità, è capace Voi
che avete avuto il dono di conoscere questa essenziale Verità, sappiate
applicarla, fatene vostra norma di vita, poiché io vi dico che l'intenzione è
quella che conta; e per intenzione non intendiamo quel qualcosa di cui si dice sia lastricato l'inferno; per
intenzione intendiamo la vera ragione che anima un uomo, la Verità dell'essere
suo; per intenzione intendiamo ciò che molte volte l'uomo nasconde a se stesso,
per non apparire ai suoi stessi occhi quello che in Realtà è; per intenzione intendiamo, in poche parole,
l'Essenza e la
Possano
le vostre intenzioni essere, non c'è bisogno che io dica le più alte e le più
nobili, ma le più fraterne, amorose, premurose nei riguardi dei vostri simili.
Possiate parlare, agire o anche tacere
(nei confronti della vostra Realtà l'azione non ha importanza) animati sempre
dall'intenzione di essere utili ai vostri fratelli, dall'intenzione di
aiutarli, di rasciugare ogni loro lacrima prima che il sole la rasciughi.
La
scienza esoterica, la Verità Ultima, Dio stesso e tutto quanto di più elevato e
divino possa esistere, non è patrimonio di qualche società occulta, di qualche
organizzazione segreta: è racchiuso in poche parole, in questo concetto, in
questa Verità che, come tante altre, è stata sempre alla portata di tutti, ma
che occorre comprendere per poterne godere, per essere, da essa, liberati. E'
nell'intimo vostro la spiegazione e la ragione di ogni cosa; è nell'intimo
vostro il perché di voi stessi; ed è a questo intimo che dovete volgere
l'attenzione; ed è a questo intimo che dovete
da prima prestare orecchio, per conoscere, La
mèta dell'evoluzione per l'umanità liberata D.
Ma come si può parlare di «nuova era « oggi, in un momento in cui ogni valore
appare in crisi? Sembra
che ogni valore definito sia in crisi; sembra che quanto costituiva un punto di
riferimento e di appoggio per gli uomini di ieri sia travolto; che destino di
confusione, di grande caos venga all'umanità. Questa
situazione ha molte ragioni d'essere, tra cui quella
Fino
ad oggi si è cercato in vani modi non solo di sfruttare gli uomini ma anche di
tenerli soggiogati o con la paura dell'inferno o con la paura di un castigo
umano, a seconda di quale tipo di potere si parli. D'ora in poi, l'uomo deve
svincolarsi da ogni forma di suggestione, di assoggettamento, e deve trovare la
propria coscienza individuale; deve imparare ad essere uomo nel senso vero del
termine, senza paura dell'inferno o del potere che non agisca umanitariamente; deve imparare a camminare da solo,
con la sola forza del suo essere e della sua coscienza di uomo. Questa
è, naturalmente, una mèta da raggiungere, ma è la mèta che attende l'umanità di
oggi. E'
molto difficile saper camminare senza grucce, senza punti di appoggio, senza
sussidii, senza aiuti o supposti tali: è molto difficile. Se l'uomo non avesse
avuto bisogno di un aiuto, di un sostentamento, di una gruccia, non sarebbero
esistiti poteri ecclesiastici e poteri temporali, ognuno avrebbe trovato in se
stesso la legge giusta. Ma proprio per un fatto evolutivo l'uomo è,
inizialmente, come smarrito e ha bisogno che qualcuno, mediante la paura, gli
indichi un modo di agire di comportarsi.
L'evoluzione
è ora tale che l'uomo deve liberarsi da queste gabbie, che sono state in certa
misura necessarie nel passato, ma che sarebbero oggi dannose. E' necessario che
la sua coscienza individuale sia
liberata da queste influenze, da tutti i condizionamenti e le imposizioni
provenienti da rimasugli di sistemi ormai superati.
Voi
che ci ascoltate siete all'avanguardia di questa nuova fase dell'evoluzione che attende l'umanità. Siate perciò
consci e profondamente consapevoli di voi stessi, di quello che dovete fare non
solo nei riguardi degli altri ma anche nei riguardi del vostro essere
interiore. Siate consci che la vita non
Vi auguro che le nostre comunicazioni vi siano utili a questo fine: questo è lo scopo vero per il quale avvengono. Dalle
illusioni del mondo alla conoscenza della Realtà D.
Vorrei capire meglio perché è più, importante l'intenzione dell'azione. Fare «
il male» allora, in che cosa veramente consiste?
L'uomo
è convinto di poter fare del male ai suoi simili ma in realtà, come già sapete, nessuno patisce
ingiustamente il male arrecatogli da un'altra creatura. Il
male che l'uomo fa esiste solo ed unicamente nel suo concepire questo male, nel
suo immaginare o desiderare; ed anche se a questo immaginare o desiderare
consegue e sussegue un'azione malefica, non è quello il male: il male è quello
che è stato pensato, concepito.
In
termini di attuazione, le creature che soffrono o sembrano soffrire di questo
male concepito contro di loro, in effetti non soffrono che del male da esse stesse concepito in tempi
anteriori. Tutto,
il mondo dell'individuo, che sembra concretarsi nelle opere e nel mondo
esteriore, in effetti esiste soltanto nell'intimo dell'uomo; solo lì possiamo
dire che ha una certa realtà. Ecco
perché è stato detto che importante è l'intenzione: perché è nell'intimo
dell'uomo la realtà dell'essere suo. Che
un'azione pensata, immaginata o desiderata, sia poi o non sia attuata, non ha
alcuna importanza, perché l'azione esiste e sussiste già nell'intimo,
nell'intenzione dell'uomo. Ed è lì che veramente esiste e sussiste, non
nell'attuazione. L'attuazione altro non
è che un compiere qualcosa che non può mai cadere a sproposito su chi
sia innocente. Altra
è l'apparenza, altra è l'essenza. Quando
vi insegniamo a invocare che presto possiate passare dall'illusione alla Realtà,
ripetendo antiche massime di saggezza, questo vogliamo significare: che la
vostra acutezza di analisi e di indagine si spinga tanto oltre da
comprendete la Realtà stessa delle
cose, da comprendere dove e perché ciò che cade sotto i sensi, che è attorno a
voi e che può sembrarvi realtà, non è in effetti che un'illusione, che un transitorio
apparire. Lungi da me, tuttavia, il dire che tutto ciò che attualmente è in voi e attorno a voi non ha alcuna importanza: tutto è di estrema importanza per voi, tutto ha un preciso senso, un essenziale perché. E' dall'illusione che l'individuo nasce e conosce la Realtà. La
paura della morte D.
Sappiamo che, dopo abbandonato il corpo fisico, l'uomo abbandona
successivamente il corpo astrale e quello mentale. Vorrei sapere, anche per la
morte di questi veicoli l'individuo avrà paura, come ha paura della sua morte
fisica? Come
nasce la paura della morte? Il
bambino cresce e si rende conto che le persone, ad un certo punto, muoiono; che
tutti si muore. Di fronte a lui c'è questo spettro inesorabile che fa pensare:
" Finirò, cesserò di esistere anch'io, no n sentirò più di essere. Che
sarà di me dopo la morte? ".
La
paura nasce proprio dal sapere che tutti, indistintamente, un giorno moriremo. Quando
poi sei trapassato e ti rendi conto che la morte non esiste, non puoi più avere
paura della morte. Quando avviene
il trapasso dal piano astrale a quello mentale, quando cioè si lascia il corpo
astrale per passare nella dimensione mentale (e «passare « è un modo di dire
figurato, perché in effetti non è che si compia alcun viaggio: si cambia solo
Lasciare
il corpo fisico, talvolta, inizia invece in modo Questo non accade per
quanto riguarda l'abbandono del corpo astrale e, altrettanto, mentale; perché,
spesso, la corrispondente uscita del corpo fisico è sofferenza, malattia,
indebolimento; mentre, per quanto riguarda il corpo astrale, è un senso di
liberazione, di leggerezza, di espansione. Altrettanto si dice per l'abbandono
del corpo mentale. Non esiste nessunissima angoscia.
Tutte
le paure hanno il potere di distogliervi dalla Realtà. Tutte, non soltanto
quella della morte. Se uno, appena comincia ad avere un po' di raziocinio,
cominciasse a pensare alla morte, alla paura della morte, tutta la sua vita
sarebbe condizionata da questo terrore e non vivrebbe la sua vita che in questa
chiave di paura. Ciò sarebbe ed è deleterio.
Non
siate angosciati per quello che può succedervi: se deve succedervi, a che serve
angosciarsi? E se non deve succedervi, vi siete angosciati per niente. Siate
sereni, vivete i problemi reali che la vita vi pone, non quelli che voi
immaginate. "Basta a ogni giorno il suo cruccio ": saggia massima
evangelica.
L'evoluzione
e le morti D.
Ma perché deve esistere la morte del corpo fisico, del corpo astrale e di
quello mentale? La
morte del corpo fisico, e quindi del corpo astrale, e quindi del corpo mentale,
non è un evento casuale (come niente mai è fatto a caso), ma ha una profonda
ragione d'essere in quanto permette all'individuo sempre nuove esperienze con
personalità sempre rinnovate. Se
un individuo avesse un solo corpo fisico, che durasse centinaia di anni,
finirebbe col non imparare più niente; le esperienze che farebbe sarebbero
fatte sempre da uno stesso punto di vista, con uno stesso e un solo modo di
intendere, con uno stesso carattere.
L'invecchiare,
il morire sono essenziali per l'evoluzione. Quando l'uomo riuscisse o riuscirà
a rinnovarsi continuamente -
continuamente, badate bene - il suo corpo non invecchierebbe, perché è proprio
la necessità di esperire da nuovi punti di vista e con nuove personalità che
rende caduca, deperibile, mortale la parte più grossolana dell'essere. Questo
è il discorso della gloria del corpo, che si riallaccia al discorso
dell'Alchimia. Se vi fosse una continua trasformazione, una continua
rinnovazione del proprio pensiero, dei propri desideri, del proprio modo di
sentire, allora anche quella necessità di rinnovarsi continuamente verrebbe assolta
e Ma
questo, direte, significa riportare il corpo al valore che gli veniva dato dai
pagani; cosa che fu poi completamente disconosciuta dal cristianesimo, il quale
incentrò nella vita eterno la vera vita dell'uomo. Come
sempre, da un estremo si passa all'altro. E finalmente si trova la via giusta,
la via equilibrata. Non c'è dubbio, il corpo, la vita fisica ha la sua importanza; non si può dire che l'esistenza che state conducendo sia importante solo in funzione di quella che sarà la vita dell'aldilà: sarebbe un errore pensare e credere a questo. La vita che state conducendo è importante non come fine a se stessa ma perché vi trasforma, vi fa sbocciare, vi avvia verso quella meravigliosa trasmutazione della quale parla, appunto, l'Alchimia della "Grande Opera". Il
richiamo della vita D.
Può accadere che nello spazio fra due incarnazioni un essere tema il ritorno
sulla Terra, che non desideri reincarnarsi? Ci
si può chiedere se, nello spazio tra due incarnazioni, un'entità tema il
"ritorno " sulla Terra, talvolta, o invece la vita sia sempre un
grande richiamo.
E'
sempre un grande richiamo, credete. Adesso vedete la vita con occhi umani e
siete saturi di certe esperienze, stanchi di certe contrarietà che non vorreste
accettare e che invece hanno un carico di insegnamento, recano un messaggio
Il
fatto di sentire pesante il dover ritornare nuovamente sulla Terra può essere
dovuto anche al fatto di aver avuto una fanciullezza o una giovinezza tristi,
faticose, dolorose. A questo può associarsi il pensiero di rinascere a tutto
quel patimento e quindi il desiderio di non rinascere più. Ma questa è una visione che si ha solo da incarnati, perché dopo, quando si abbandona il corpo, quando si rivede la vita trascorsa e la si può mettere in relazione con le altre, ma principalmente con quelle che hanno recato karma all'ultima appena conclusa (e questo è importante), allora si comprendono tante cose, si comprende la bellezza, la meraviglia che è il dono della vita. E da quel momento si dimentica quello che è stato il carico della sofferenza e si comincia a desiderare di nuovo di rinascere, e andare avanti, ed evolvere. Il
ruolo del corpo D.
E' possibile, come taluni affermano, che l'evoluzione avvenga anche senza il
bisogno, per l'individuo, di incarnarsi sulla Terra? I
Maestri hanno sempre detto che l'evoluzione avviene nel piano fisico. Esistono
delle dottrine secondo le quali, invece, l'evoluzione dell'essere può avvenire
anche al di là, senza la reincarnazione nel piano fisico.
Dobbiamo
intenderci: voi sapete che, ad un certo punto, nell'evoluzione dell'uomo, il
piano fisico viene abbandonato. In quel punto la vita fisica non è più
necessaria e l'evoluzione continua in dimensioni molto, molto più sottili, più
spirituali. Fra dir questo, che è vero, e dire invece che vi sono esseri i
quali conducono la loro evoluzione senza mai incarnarsi, il passo è
grandissimo. E posso categoricamente assicurarvi che nessuno, dico nessun
essere può condurre la sua evoluzione
se non si incarna inizialmente, se non parte dal piano fisico.
Si
dice anche, in queste dottrine, che l'evoluzione che
C'è
differenza, certo, fra la densità materiale della Terra e la densità materiale
di un altro pianeta, di un altro sistema solare. Questo, sì. In un altro
sistema solare può esservi un pianeta che accoglie delle forme di vita che
hanno come matrice fisica una materia più sottile, più rarefatta: ma sempre
materia fisica è, sempre! Il
fatto che gli esseri siano nel piano fisico a condurre la loro evoluzione non è
una questione di scelta, ma di necessità. Per tutti è così, non c'è alcun
dubbio.
La
visione secondo la quale gli spiriti sarebbero creati, sfornati da Dio perfetti
in potenza per poi divenirlo in atto, e con la possibilità di scegliere, è una
visione antropomorfica di tutto quel che esiste. Piuttosto che questo, mi sembra molto più aderente la visione secondo la quale la realtà è mostrata in modo panteistico.
Che cosa possiamo osservare con occhi umani, semplicemente umani, guardando la natura? Vediamo che essa procede quasi per tentativi. In questo momento siamo semplicemente dei materialisti che guardano come la vita procede sulla Terra, come procede l'evoluzione biologica. Il biologo vi dirà, osservando quello che ognuno di voi può osservare se ne ha la voglia e la pazienza, che l'evoluzione procede per tentativi. Ad esempio: se ponete un seme in un terreno dove ci sia anche della roccia, voi potete osservare che le radici avanzando per tentativi, si dirigono in una direzione, trovano la roccia e deviano. Questo starebbe a dimostrare che la natura non
segue un disegno che le eviti di dover fare dei tentativi; non c'è piano, cioè,
grazie al quale la radice vada diretta dove non ci sono rocce; ma anzi essa va
quasi alla cieca e, quando si trova di fronte un ostacolo, devia per cercare la
strada giusta.
Questo
piccolo esempio ci conferma, in qualche modo, che
Quando
pensiamo ad un'esperienza che dovremo fare il giorno successivo, noi possiamo
anche immaginarla nei minimi particolari, e possiamo pensare di non avere
alcuna paura, di essere forti e di agire nel modo migliore; ma fino a quando
non la facciamo realmente, quell'esperienza, noi non sapremo mai come la
faremo, non la vivremo mai. Se
così non fosse, allora avrebbero veramente ragione quelli che affermano che la vita sulla Terra ha
un'alternativa non materiale, non sulla Terra. Ma siccome questo proprio non è,
il fatto che finché non viviamo fisicamente un'esperienza non l'acquisiamo ci
dimostra che il piano fisico è qualcosa di essenziale, di assolutamente
necessario e insostituibile.
Ora,
è possibile raggiungere la comprensione attraverso la mente, con il
ragionamento, o si deve fare necessariamente l'esperienza diretta? Sì, è
possibile, talvolta, capire con la mente; altre volte non è possibile. Per
alcune cose c'è questa possibilità di scegliere, che per altre non c'è. Quando
è che c'è questa possibilità di non fare l'esperienza diretta? Quando si segue
l'insegnamento del maestro Claudio, quando cioè si fa dell'introspezione, si cerca di analizzare e capire se stessi, i propri moti interiori, le proprie intime intenzioni. Quando si fa questo tipo di ragionamento introspettivo con una
certa costanza, allora si ha la possibilità di capire attraverso la mente. Ma
colui che non riflette su ciò che fa, non potrà mai evitare l'esperienza
diretta, che è sempre dolorosa.
L'evoluzione dopo il trapasso
La liberazione dall'irreale D.
Che cosa s'intende per « evoluzione « dopo il trapasso? Che
cosa accade, a vari livelli di evoluzione, nei piani più sottili dell'essere?
Come vi si svolge l'esistenza? Quando
l'uomo è incarnato non si accorge di imparare tante esperienze, concentrato
com'è su quella che dice essere la
sua infelicità, preso com'è dal meccanismo della vita. Solo
dopo il trapasso comprenderà appieno l'utile che ha tratto incarnandosi. Solo
allora si svolgeranno nella sua mente le vicende di quella che fu la sua
esistenza ed egli ne raccoglierà il succo, cioè l'esperienza, che porterà poi
sempre con sé. Allora comprenderà quale fu il suo karma, quali le illusioni
sulle quali si soffermò; mediterà su tutto ciò fortificandosi nell'esperienza,
che sarà da lui assimilata. La vita è un
processo di miglioramento attraverso una scelta continua.
Scegliendo
l'irreale, ciò che non può appagarlo, l'uomo soffre ed impara una lezione
tanto triste quanto utile: impara
a discernere il Reale dall'irreale, ciò
che desta in lui la divinità da ciò che lo conduce lontano e lo illude; e, alla
luce di questo discernimento acquisito, disciplinerà i suoi desideri,
distruggendo il suo desiderio egoistico: perché l'egoismo è una irrealtà.
Così, a poco a poco, l'uomo si libera dall'illusione, che è una forma di evasione creata dal desiderio egoista che cerca conforto. E su questa via procede al raggiungimento del puro essere, che, non conoscendo le barriere della separatività, ha raggiunto l'espansione del suo Io Divino. La purificazione nel piano astrale
Il
concetto di evoluzione dopo il trapasso sta per quel ciclo che l'individuo
compie dopo che ha abbandonato il
veicolo fisico. Cielo che non è identico per tutti gli individui,
A
rigore, dobbiamo dire "diverso per
ogni individuo" perché ognuno di noi, dopo una incarnazione, segue un suo
ciclo a seconda dell'evoluzione, delle esperienze, dei desideri, dei pensieri
che ha avuto nell'incarnazione ultima. Non solo, ma questo ciclo è diverso per
l'individuo da un trapasso all'altro, da una vita all'altra. Vorrebbe
dire, "evoluzione dopo il trapasso ", il tempo che l'individuo
impiega a liberarsi dei suoi veicoli inferiori, ossia il corpo astrale e il
corpo mentale.
Così,
se incontriamo nel piano astrale un individuo che ancora non abbia abbandonato
il suo veicolo astrale, ciò non significa che quell'individuo sia
evolutivamente inferiore ad un altro che possiamo incontrare, quello stesso
momento, nel piano mentale: può infatti darsi che chi è in questo momento nel
piano mentale sia trapassato prima di colui che in questo momento stesso si
trova nel piano astrale. Evoluzione, in questo senso, ha un significato completamente diverso da " evoluzione spirituale ". I paradisi del piano mentale Dopo
il trapasso, l'individuo ha una evoluzione che segue un ciclo di rinnovamento,
o anche, se questo vi chiarisce meglio, di purificazione. Una
volta abbandonato il veicolo astrale, e con ciò assopiti i desideri
insoddisfatti, le facoltà mentali dell'individuo sono più pronte e chiare.
L'individuo può così rivedere e riflettere con più chiarezza sulla sua ultima incarnazione. E'
il momento in cui trova spiegazione a tante domande, riguardo agli eventi della
sua trascorsa vita terrena, che si Gli
studiosi hanno nel piano mentale il loro paradiso: qui l'individuo può erudirsi
ed appagare la sua sete di sapere più di quanto potesse farlo da incarnato. E di tutto quello che l'individuo impara nel piano mentale, che cosa rimane? Rimangono i frutti delle riflessioni circa il significato della sua vita: rimane, sotto forma di impulso o facilità ad apprendere in una prossima incarnazione, quanto l'individuo ha potuto conoscere e sapere nel piano mentale. Non sarà
mai, però, che un individuo possa evolvere spiritualmente ed iniziare qualcosa
di nuovo nel piano mentale, o comunque dopo il trapasso, perché se ciò fosse la
vita sul I plastici del desiderio
Prendiamo
un uomo di media evoluzione. Dopo il trapasso costui soggiornerà nel piano
astrale e, quindi, nel piano mentale: qui potrà meditare e riflettere, avere
ancora una vita di pensiero ma solo per trarre il succo delle esperienze
incontrate nella precedente incarnazione, senza fare nuove esperienze, senza
aggiungere molto al suo retaggio: potrà solo assimilarlo e trarne il massimo
insegnamento possibile poiché, per l'evoluzione in forma umana, è necessaria la
vita sul piano fisico. Fino
a che non sia costituita, formata completamente la coscienza, per evolvere è
necessario incarnarsi. Quest'uomo
di media evoluzione che trapassa, che abbandona il proprio veicolo fisico, nel
piano astrale è sottoposto a diversi modi di vita. Inizialmente
avrà un "riposo"; poi passerà in quello stato che abbiamo detto di
"purificazione", cioè dovrà abbandonare il proprio corpo astrale; e
per ognuno dei sette sottopiani, per ogni materia che è cioè oggetto di un
sottopiano nel piano astrale, egli avrà un periodo più o meno lungo di
purificazione a seconda dei desideri che si sono ripercossi o che interessano
quella densità di materia.
Ma
che cosa vede? Ciò
che vede non è sempre "oggettivo". Intendo dire questo: nel piano
fisico la vostra visione, pur essendo soggettiva, ha tuttavia una certa
oggettività in quanto voi vedete ciò che circonda il vostro veicolo fisico,
poiché avete i sensi fisici sviluppati. Ma non avendo l'uomo di media
evoluzione
Se
avrà avuto dei desideri per la cui soddisfazione è necessario il veicolo
fisico, il corpo fisico; se cioè avrà quelli che voi chiamate desideri più
bassi; con la sua immaginazione egli potrà plasmare con la materia del piano
astrale gli oggetti corrispondenti a tali suoi desideri. Il beone, per esempio,
potrà formarsi una specie di vino e cercare di immaginarsi, di riprodurre la
sensazione che può provare nel bere. Ma
sarà sempre qualcosa che lo lascerà inappagato e insoddisfatto poiché si
tratta, in ogni caso, di desideri la cui piena soddisfazione si può avere solo
mediante un corpo fisico: e, non essendovi più, un corpo fisico, questi
desideri non possono essere appagati.
Fino
a che, attraverso il ripetersi di questo stesso senso di "non
appagamento", avverrà che l'individuo si stanchi e passi all'altro
sottopiano meno denso, immediatamente superiore. Possono
esservi in quest'uomo anche desideri meno grezzi, che possono venire
dall'espansione dell'io: tali desideri possono, in un certo senso, essere più e
meglio appagati, essendo possibile soddisfarli senza il concorso di un corpo
fisico. In
tal caso l'uomo può indugiare più a lungo nel sottopiano astrale dove vive tali illusori appagamenti dell'io. Ciò
che viene pienamente soddisfatto è tutto quanto invece appartiene al corpo
mentale: il desiderio di studiare, di sapere, eccetera; sempre, però,
limitatamente alle possibilità che l'individuo aveva nell'ultima incarnazione.
Queste possibilità non crescono di molto. Il desiderio di conoscere, la facoltà
di apprendere è più lucida e viva; ma non può essere che un individuo di media
evoluzione possa diventare, oltre il
Ripeto
ancora una volta: non è che
l'individuo, abbandonato il corpo fisico, non veda niente nel piano astrale non
avendo desti e sviluppati i sensi dei
piano astrale; ma la visione che avrà, se non ha desti questi sensi neppure in
minima
Colui
che ha sviluppati i sensi del corpo
astrale, che può quindi vedere, attraverso queste finestre e queste porte, che
cosa circonda il proprio veicolo astrale, costui avrà tutta un'altra visione,
più, oggettiva, e potrà benissimo comunicare con altri individui disincarnati,
e potrà benissimo vedere che cosa accade nel piano fisico, potrà vedere in
azione gli "spiriti elementari", potrà vedere quello che vi è nel piano astrale e nel piano fisico.
Infatti, per chi vive consapevolmente sul suo piano è sempre possibile la
visione di tutti i piani che sono al di sotto.
Dunque,
se l'individuo vive consapevolmente nel piano mentale ha la visione di ciò che
accade nel piano astrale e di ciò che accade nel piano fisico, mentre non ha la
visione del piano immediatamente superiore, il piano che abbiamo definito
"akasico" o della coscienza.
La ragione di quel che accade dopo il trapasso, una volta abbandonato il veicolo fisico, è insomma di trarre il succo delle esperienze fatte nella vita da incarnato in modo che poi, nella vita successiva, l'individuo possa avere nuove ed ulteriori esperienze. Il mondo degli ideali sognati Un
accenno a quella regione del "mondo mentale" corrispondente ai Cieli
descritti dalle religioni. Una creatura, la quale fosse in questi cieli, non è
divisa dalle altre se non da un particolare stato di coscienza. Tutto
è attorno a voi. Un
uomo che avesse vissuto per meritarsi un premio eterno o avesse dedicato la sua
vita ad un ideale, dopo il trapasso, nel piano mentale, per karma, vede ed
esperimenta l'ideale sognato. Questo stato corrisponde ad un senso di
appagamento, di
Molte
entità che si presentano in certi incontri medianici
Una
volta che l'individuo non abbastanza evoluto abbia cessato questo sogno, si
riposa, rivede con chiarezza e con tranquillità tute le passate esistenze, ma
non è conscio di quanto avviene intorno a lui perché è entrato nel
"piano" successivo a quello mentale, ha abbandonato il suo corpo mentale
e si trova sulle soglie di un piano nel quale vivrà un'immensa, indescrivibile
beatitudine. Evoluzione
e medianità D.
Quali sono le caratteristiche di un vero medium? Una
certa forma di medianità, specialmente la telepatia, l'hanno più, o meno tutti
gli uomini. Come si estrinseca questa medianità? Nell'avere dei pensieri che
non sono propri, che sono pensieri suggeriti da qualche entità. Per
queste forme molto leggere non occorre una speciale configurazione del corpo
fisico.
Quando
si entra nel campo della vera e propria medianità, qualcosa deve invece
corrispondere, evidentemente, anche al livello del corpo fisico, organico.
Questa differenza di conformazione risiede, principalmente, nel cervello. Le
glandole pituitaria e pineale hanno uno sviluppo maggiore rispetto a quello
comune. Oltre
a questo, debbono esserci delle caratteristiche psichiche ancora più
importanti. I medium debbono essere creature «
disposte» dotate di qualità che
normalmente non si trovano fra gli uomini.
E'
chiaro che l'evoluzione di chi funge da strumento ad alte entità deve essere
all'altezza dell'evoluzione delle entità
Sono
queste le caratteristiche principali del medium: una grande umiltà, una grande
disponibilità, soprattutto il non sentire come merito suo, come cosa sua,
quello che per suo mezzo viene comunicato. Quindi caratteristiche fisiche, caratteristiche psichiche e caratteristiche evolutive, quando si tratti di ricevere e trasmettere comunicazioni di Entità evolute. Le
droghe, rinvio evolutivo D.
E' vero che le droghe possono favorire certi particolari Fino
a che l'individuo non lascia la ruota delle nascite e delle morti la sua
evoluzione può avvenire solo sul piano fisico, abbiamo detto. Nel
piano astrale, dopo il trapasso di ogni singola vita, voi sapete che ciascun
essere può tirare le somme di quella che è stata la sua vita, può riflettere,
può anche cominciare a liberarsi di certe sue limitazioni; ma se non ha
condotto l'esperienza, per la quale si è incarnato, fino ad un certo livello,
dovrà completarla in una vita successiva del piano fisico.
Questo
discorso significa che se certi coeccitanti o droghe, siano sostanze chimiche o
vegetali, creano delle alterazioni di coscienza, non sono produttive ai fini
dell'evoluzione individuale in quanto distolgono da quella che è la realtà del
piano fisico. In un certo senso, è come se queste droghe portassero l'individuo
nel piano astrale laddove non si cresce, non si avanza di un passo, fino a che,
ripeto, non si è lasciata la ruota delle nascite e delle morti. Tutto
ciò che distoglie dalla realtà del piano fisico è qualcosa che distoglie dalla
possibilità, dalla necessità di
evolvere.
L'esperienza
delle droghe può essere tuttavia necessaria come contrario, come reazione,
perché l'uomo comprenda l'importanza
della vita nel piano fisico. Colui
che ruba, in effetti, se paragonato a quella che è la mèta dell'evoluzione
commette un errore; ma questo errore ha un fine, un significato: se si guarda a
che cosa porta, per reazione, si vede che anch'esso diventa produttivo. Così il
drogarsi, come si dice, lo sfuggire alla realtà per una causa che
io non metto in discussione, che è diversa per ogni creatura che ricorra a
questi stimolanti: qualunque sia la causa, è sempre un fare un'esperienza
costruttiva ma in senso indiretto, che sarà veramente costruttiva solo al
momento in cui vi sarà la reazione, la controparte, l'effetto.
Vi
sono degli stregoni, o persone dedite a pratiche occulte, che fanno ricorso ad
allucinogeni e via dicendo. Ma non dovete pensare che certe droghe diano le
facoltà occulte o i poteri paranormali; pensate piuttosto, in modo giusto, che
Non
è dunque la droga in sé che dà la possibilità della veggenza, ma la droga è,
semplicemente, la goccia che serve a mettere in atto una veggenza allo stato
potenziale.
L'evoluzione
e la donna D. Perché le personalità significative, con un
ruolo decisivo L'opera
della donna, per sua natura portata ad una maggiore sensibilità, è un'opera
umile e nascosta, non è appariscente ed è idealmente di aiuto all'uomo, la cui
opera è invece appariscente, in genere. Perché?, direte. La
vera e propria ragione si trova molto nascosta e lontano. Innanzitutto, la
società è costruita così. Ma perché è così costituita?. Perché gli uomini hanno voluto che la donna fosse
quella che poi è stata. Oggi
vedete che la società si sta trasformando, la donna non avrà più quel carattere che aveva e che
l'uomo voleva da lei. Vedrete che in avvenire vi saranno sempre più, donne che
rappresenteranno la parte che, per il passato, era unicamente riservata agli
uomini. E perché la società ha così relegato la donna?
L'uomo
ha voluto questo, dicevo, l'uomo che apprezzava più la donna riservata, la
donna timida, la donna segreta, mansueta, piuttosto che una donna
intraprendente. E la donna si è adagiata, adeguata a questo desiderio
dell'uomo, e per Per
questa ragione, se vi fosse stata una donna, o meglio una entità che avesse
dovuto compiere un certo lavoro in questa società così costituita, certamente
non poteva essere Vi è poi un'altra ragione essenzialmente fisiologica: ed è che, per sua natura, la donna è dal punto di vista fisico più schiava, se così possiamo dire, dell'uomo. La falsa dottrina della reincarnazione "programmata" D.
Che cosa c'è di giusto nella dottrina seconda la quale lo spirito sceglie
liberamente un suo « programma « esistenziale Avete
saputo da certe filosofie, da certi insegnamenti, che l'uomo ha libero
arbitrio; che la Terra è una landa messa da Dio a disposizione dei suoi figli;
che l'uomo, in fondo, può fare quello che vuole; che lo spirito, prima di
incarnarsi, fa un suo « programma « che poi attuerà sulla Terra - però molto spesso non riesce ad attuarlo completamente
- e da qui nascono certi tipi di nevrosi. Avete saputo che, sì, esiste un fato,
una predestinazione, qualcosa di « scritto» ma che in fondo c'è il libero
arbitrio che può sconvolgere tutto questo; e che la morte non è prestabilita,
che si può morire dieci anni prima o vent'anni dopo...
Tutto
questo non sta in piedi, assolutamente! Mi appello alla vostra intelligenza:
non è possibile che Dio - che è legge, che è perfezione assoluta - possa porre
la Terra come una landa da sé staccata, in cui l'uomo può fare più o meno
quello che vuole, sia pure entro certi ambiti, comunque ambiti dati per molto
ampi da quegli insegnamenti. Questo
non è possibile, lo capite da voi. Che cosa significa l'espressione "lo
spirito fa un programma "? Come si mettono d'accordo tutti i programmi di
tutti gli spiriti?, in che modo? Lo spirito, dunque, ha una tale levatura che
può intendersi con un altro spirito, fare un programma con tutti quelli che
conosce e che influiranno nella sua prossima vita terrena? E poi, dopo, che
significato ha questo programma se non si svolge esattamente come era stato
previsto - tanto che la morte può avvenire prima o dopo 10 anni il programmato?
A che servirebbe il programma? Diventerebbe un libro dei sogni! O
c'è una perfezione tale per cui la vita di ogni creatura, di ogni uomo, è
stabilita - per la sua evoluzione - nelle linee essenziali, che non possono
essere assolutamente derogate; mentre lascia possibilità di scelta e di
autonomia in linee minori; e perciò io non verrò mai a disturbare quella che è
la tua vita, la tua esistenza terrena, chiamiamolo pure il tuo programma;
oppure, se questo non è, è un caos generale. E la natura stessa dimostra che
così non può essere.
Attenzione,
quindi, a questo discorso del programma che lo spirito farebbe, improvvisamente
diventando quasi onnisciente: poiché per fare un programma che abbia un
significato effettivo, logico, bisogna che lo spirito abbia davvero una certa
onniscienza, abbia per lo meno la possibilità di vedere in tutti i dettagli
quali sono le implicazioni del suo programma; e se avesse questa evoluzione,
questa possibilità di sviluppo, cosa farebbe?; tornerebbe povero di evoluzione
nel momento in cui si incarnasse?; oppure i programmi li farebbero solo gli spiriti
evoluti? Ma i programmi, si dice in quegli insegnamenti, li fanno tutti gli
spiriti. E allora?: come si concilia questo caotico discorso con quello,
invece, che fanno i nostri Maestri, con piena cognizione di causa; secondo il
quale discorso tutto è un ordine perfetto; e se io incido nella tua vita è
perché tu devi subire ciò che io ti infliggo, pur rimanendo io responsabile di
quanto ti ho inflitto?
Questo
è un discorso che torna; che lascia a
me la possibilità di fare un'esperienza nei confronti degli altri, di inserirmi
e ingerirmi nella tua vita; e lascia
intatta la tua vita perché tu, in quel punto, non avevi la libertà, dovevi
necessariamente subire, per karma, quanto io ti infliggo. Questo
è un discorso che veramente torna. Tutto è un incastro perfetto.
I
veri e i falsi guru D.
Certi medium, che in effetti non sono medium, hanno tuttavia della gente che
crede alle loro ispirazioni. Anche per quanto riguarda i guru, più o meno
orientali, non tutto quello che insegnano ha un vero valore. La domanda è
questa: un falso Maestro in che senso può nuocere a chi lo segue? Leggendo
certe comunicazioni spiritiche vi sarete domandati Vi
immaginate forse che, al termine della vita, le persone che hanno seguito un medium che medium non era - ma che
si abbandonava a dei vaneggiamenti - accorgendosi di essere state preda di un
inganno potranno dolersi di aver perduta la loro vita dietro a qualcosa che non
aveva alcun valore. E voi stessi pensate che la loro vita non sia servita a
niente, che sia stata perduta.
Durante
la mia ultima vita in India potevo osservare dei guru, degli istruttori, ed
ebbi la fortuna di avere un grandissimo Istruttore che non era sempre con me ma
che, di tanto in tanto, si degnava di manifestarsi: il maestro Babaji. Allora
io potevo, come voi, fare dei paragoni tra la figura e l'insegnamento di questo
Maestro e la figura e l'insegnamento di altri guru. E mi accorgevo di un enorme
dislivello, perciò anch'io ebbi il pensiero che qualcuno di voi può avere
avuto, e mi chiesi: « Questi guru che hanno dei seguaci, persone convintissime
di aver trovato il meglio, il maestro migliore, il più alto incarnato, quando
cadrà dai loro occhi il velo come rimarranno?; e la loro vita, seguendo un
maestro che maestro non era, è dunque una vita perduta? «. Domandai
perciò al mio maestro: « Come Dio può permettere che quelle creature credano in
qualcosa che non è vero e dedichino tutta la loro vita a qualcosa che è privo
di valore? «. Ed egli mi rispose che era giusto che così fosse.
Chi
crede in una cosa, per lui quella cosa è la Verità; e proprio credendoci e come
accettandola e come servendola e come improntando la propria vita a questa
Verità, si misura il suo sviluppo; il modo come segue questa Verità che crede
vera fa sì che la sua vita sia produttiva spiritualmente. «
Ma come è possibile? - dissi - se quella non è la Verità? «. «
Non ha importanza - rispose Babaji -. Se tradirà quella che lui crede la Verità
è come se tradisse la Verità vera. La
sua intenzione è di tradirla, e anche se non è la Verità, il suo cedimento è tremendo, il suo rifiuto è un
rifiuto. Vedi, -seguitò - potrebbe Dio dare e svelare Se Stesso a chi Solo
quando una Creatura ha una certa evoluzione viene a contatto con la Verità più
vicina all'ultima che essa può capire; solo allora.
Non
meravigliatevi, perciò, se vi sono delle persone che seguono la religione in
modo fanatico. Proprio da come la seguono
esse daranno la misura dell'utilità della loro vita. E Karma
animale e karma umano D.
Può essere, come affermano certi maestri orientali, che un uomo che ha fatto
cose terribili rinasca come animale? Può, ad esempio, un cane che tenti il
suicidio essere già stato uomo? Assolutamente
no: è impossibile. Quando un uomo fa delle cose terribili non può che
reincarnarsi in un uomo che ha una vita di grande sofferenza. Perché non è
logicamente possibile? Perché, per quanto dolorosa sia la vita di un animale,
non sarà mai dolorosa come la vita di un uomo. Sapete che non dovete vedere il dolore come punizione per quello
che una creatura ha fatto; ma se essa ha mosso delle cause terribili,
evidentemente avrà degli effetti terribili; e voi capite che una vita come
animale non potrà mai dare gli effetti terribili che dà una
vita di uomo.
Fra
il suicidio di un uomo e il suicidio di un animale c'è una enorme differenza;
come tra gli animali che uccidono i loro figli e gli uomini che uccidono i loro
figli. Gli animali ubbidiscono a certi impulsi naturali e, facendo questo, non
hanno l'intenzione di uccidere per un fine egoistico, bensì seguono
Quindi il loro karma è molto
diverso. Un uomo che uccide un suo
Vi dirò, anzi, che mentre per l'uomo il suicidarsi o l'uccidere i propri figli è un fatto negativo - anche se, diciamolo pure, in modo relativo - per l'animale invece è un fatto positivo, perché va contro quello stimolo egoistico che ci può essere, va contro quell'istinto di conservazione che è spiccatissimo negli animali. Il fare questo, quindi, vuol dire in un certo senso, per l'animale, vincere se stesso. Discordanze
tra entità comunicanti di evoluzione diversa D. Esistono delle differenze, anche notevoli, tra le cose che dicono diverse entità disincarnate. Come si spiega questo? Il
fatto che un essere sia spogliato del
corpo fisico non significa che veda automaticamente la realtà, cioè la vera
qualità e condizione delle cose. Questa è una delle ragioni per cui possono
esservi delle discordanze fra le affermazioni rese da alcune entità che
abitualmente si manifestano attraverso medium diversi.
Un'altra
ragione di discordanza può risiedere nel fatto che anche le entità che riescono
a vedere la realtà, nel riferirla devono tenere presente la formazione mentale
di chi ascolta e può accadere che fra una verità finale, che sarebbe totalmente
respinta perché male intesa, e una verità-punto-di-passaggio, che viene invece
accettata, si reputa più opportuno affermare quest'ultima. Naturalmente poi se
si raffrontano affermazioni rese in
ambienti di diversa formazione mentale e di diversa disponibilità, escono fuori
delle discordanze o delle non identità di affermazioni.
Tuttavia,
più che spiegare perché esistono delle divergenze fra le affermazioni di alcune
entità, ci preme ribadire perché Nessuno
può essere staccato, al di fuori di Dio, altrimenti Dio non sarebbe completo,
come più volte abbiamo detto. Tuttavia gli esseri, pur essendo in Dio, possono
non averne coscienza, e voi ben lo sapete per esperienza diretta. Si
tratta, perciò, di capire se il senso
di separatività (che
Inoltre,
eternità significherebbe tempo senza fine (e non invece senza tempo) ed il
divenire dei mondi sarebbe realtà. Ma se così fosse, poiché come abbiamo visto
Dio per essere completo deve contenere in sé tutto quanto esiste, ne
discenderebbe che comprendendo in sé i mondi in continuo reale divenire sarebbe
un Dio anch'egli in reale divenire e perciò mai eguale a se stesso.
L'unica
concezione che può conciliare l'assolutezza di Dio con la relatività della
molteplicità dei mondi e degli esseri è quella che pone la Realtà quale sol
tutto inscindibile, e la vera finale identità degli esseri in un unico essere
che tutto contiene ma al tempo stesso tutto trascende; concezione che fa del
tempo, del divenire, della molteplicità, un'apparenza, uno stato d'essere
relativo, illusorio, transitorio. Tale
stato d'essere origina la « coscienza d'esistere» prima quale io distinto e
separato che sente in termini di soggetto-oggetto e poi, in un progressivo
rivelarsi ed effondersi del sentire, attraverso il superamento della condizione
relativa, quale suprema condizione d'esistenza in cui si ha coscienza della
interezza del tutto, cioè della Realtà assoluta, vera identità di ogni essere.
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