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Nota - L'ordine sovrano del Cosmo e le illusioni del mondo - Erronee interpretazioni della legge di causa e di effetto

Il karma dopo il trapasso - Il karma "restrittivo" - L’evoluzione e la "conversione" - L'evoluzione e il risveglio dei chakra -

L'evoluzione e i poteri sull'invisibile - L'uomo e i suoi specchi: le religioni della paura - Il « ritorno « del Cristo - Lo spirito non nasce -

La Terra, scuola di « razze « in evoluzione - L'Anima della Terra e l'espansione del "sentire" - Il compimento dei tempi e i doveri dell'uomo -

La mèta dell'evoluzione per l'umanità liberata - Dalle illusioni del mondo alla conoscenza della Realtà - La paura della morte -

L'evoluzione e le morti - Il richiamo della vita - Il ruolo del corpo - La liberazione dall'irreale - La purificazione nel piano astrale -

I paradisi del piano mentale - I plastici del desiderio - Il mondo degli ideali sognati - Evoluzione e medianità -  

Le droghe, rinvio evolutivo - L'evoluzione e la donna - I veri e i falsi guru - Karma animale e karma umano - 

Discordanze tra entità comunicanti di evoluzione diversa 

PARTE SECONDA

RISPOSTE A DOMANDE

 

Nota

 

A Nella e a Luciana

 

Un'altra breve avvertenza per il lettore.

Ho messo mano, e mesi di attenta lettura, alle vecchie e nuove raccolte per annate delle comunicazioni dei Maestri: è stata anzi questa la prima fase, preparatoria e orientativa del lavoro a me generosamente affidato. L'intenzione era che questo quarto volume del Cerchio accogliesse, oltre all'Insegnamento vero e proprio, anche una vasta scelta delle risposte che via via gli Istruttori hanno dato, quando le domande ne offrivano l'occasione, su temi cruciali, e talora angosciosi, riguardanti l'uomo: dolori e necessità, paure e illusioni, pericoli e speranze, vita e morte, oltre la vita e oltre la morte, e così via.    

 

Un'intera costellazione tematica, soprattutto, mi sembrava necessario che si trovasse qui esposta o riesposta - per lettori di più recente adesione, o più esposti alle incertezze - nella forma semplificata ed esemplificata di tanti amichevoli incontri con gli Istruttori a domanda e risposta. I temi che mi premevano erano quelle Realtà - la Legge

di reincarnazione, la Legge karmica, la Legge di evoluzione, i Piani di esistenza, e problemi connessi o derivanti che non riguardano l'intimo dell'uomo bensì la grande " macchina " cosmica e il suo volgerai armonioso, che non presentano difficoltà e possono essere subito comprese e quindi accettate con immediato beneficio, in quanto, sciolti tanti enigmi laceranti, possono donare la comprensione che « tutto è stato fatto, ed è, nel migliore ed unico modo possibile «: miracoloso balsamo sulle antiche piaghe della condizione umana.

 

Le Realtà di cui sopra sono state svelate e magistralmente illustrate nei tre precedenti volumi del Cerchio, a cui rimando il lettore: ma perché, mi chiedevo, anche questo quarto libro non deve accogliere, agevolmente esposte e riformulate secondo ravvicinanti prospettive, questa parte dell'Insegnamento più, prossima al "questionario del dolore e al " miracolo della speranza "?, questo insieme tematico al quale tante pubblicazioni e scuole variamente " esoteriche " danno risposte, in questo momento di voga misticheggiante, ma in modi contraddittori, confusi e, talora, pericolosamente devianti e fuorvianti?

 

Il limpido dettato dei Maestri fiorentini, che sutura antiche fratture conoscitive, quali Oriente-Occidente, scienza fede, Verità-illusione, Assoluto-relativo, uomo-Cosmo e così via, è prima ancora che quel balsamo per le piaghe del cuore una pronta terapia per gli imbrogli e le confusioni della mente, oltre che la sola e libera scuola di " alpinismo filosofico " verso le saluberrime vette del rarefatto sentire.

Perché - mi chiedevo cercando materiale inedito nelle vecchie e nuove annate dell'Insegnamento - deve mancare una sola possibilità, al libro nascituro, di offrire una sola speranza a chi la cerchi?, e di regolare un po' il caotico traffico di nozioni esoteriche, o presuntuosamente tali, che intasa prima le librerie e poi gli " acquirenti del sogno "?    

Solo in seguito è venuta la lezione del maestro Kempis su "Determinismo - Libero arbitrio - Libertà - Karma", inclusa con questo titolo nella parte prima del presente volume, è venuta provvidamente a riassumere e a concludere teoreticamente quell'intera costellazione tematica, dicevo avanti, la cui riproposta avevo sentito necessaria non soltanto per le minori richieste del lettore curioso.    

 

In un certo senso, il quarto volume era così risolto, reso completo oltre ogni mia attesa  ed ogni mio desiderio di completezza. E tuttavia, è giunto il consenso della Mente ordinatrice anche per questa parte seconda, solo apparentemente frammentaria e di minor impegno, nella quale si è deposto e disposto molto del mio lavoro preparatorio di " cercatore di perle smarrite ", molte risposte a mie antiche domande...

 

Proprio riguardo al tema " Karma ", non ero il solo a dirmi pressappoco questo: " Beato chi può dire di avere perfettamente capito e veramente assimilato questo sfuggente e totalitario karma, perché egli non avrà più dubbi, superstizioni e paure; forse ancora ruota nell'iridescente illusione del mondo ma sapendo che è, appunto, illusione e che ben altro, oltre la ruota, è il compito/destino dell'Ospite che ha in sé, celato e velato, ma così presente che sempre più ne avverte il richiamo, la voce, che è amore ". Il lavoro di cernita entro quel magnifico " deposito di certezze " che è l'Insegnamento, e questa collana di urgenti domande e di sapienti risposte sul  karma, l'evoluzione e la reincarnazione, serviranno dunque agli amici lettori che ancora, come me, ne avevano e ne hanno bisogno. Per abitare saldamente e serenamente nella vita, questo dono unico, eterno.

 

                                                                                                        P.C.

 

 

 

L'ordine sovrano del Cosmo e le illusioni del mondo

 

D. Dali, perché il dolore?

 

Parliamo di ordine, di equilibrio, di giustizia in un mondo umano dove tutto sembra esservi fuorché questi capisaldi che

invece regnano nel Cosmo.  

Eppure, tutto avviene in modo ordinato, equilibrato, giusto; tutto si svolge secondo una precisione ed una efficacia che solo un Ente divino può preordinare e condurre. E' così preciso, ordinato, equilibrato quanto può invece sembrarvi caotico, che, nonostante la libertà dell'uomo, ogni cosa avviene senza il minimo stridio, senza che la benché minima ingiustizia si  verifichi per qualcuno.  

Già un santo del cristianesimo ebbe a dire che ciò che accade è come un meraviglioso tappeto del quale gli umani vedono il rovescio: il bellissimo disegno sta oltre gli occhi dell'uomo.

 

Il dolore che vedete nel mondo è un dolore che porta, come suo frutto, la comprensione, un riscattare la creatura che soffre, un farla assurgere a un più alto livello di esistenza.

Attraverso un suo errore, la creatura ha rivolto su di sé l'effetto di questo errore, ma dall'effetto che subisce è riscattata, e avanza.

 

Dire che chi subisce un'ingiustizia dai suoi simili in effetti subisce solo ciò che lui stesso ha mosso, non è fare della filosofia ma è un invito a comprendere esattamente, nella sua interezza, il significato di questa affermazione: « Tutto quello che avviene ha una precisa ragione, e da ciò che avviene l'uomo esce affrancato, liberato «.

Comprendere questo significa comprendere che la giustizia, l'ordine e l'equilibrio regnano così nel Cosmo come nell'esistenza dell'uomo, elemento di questo Cosmo.  

 

Taluno di voi, ancora immerso  nella paura, vorrebbe da queste nostre parole, capite solo con la mente, la panacea universale che in qualche modo lo renda  sereno e felice. L'altro, udendole, pur comprendendo che esse sono le sole che spiegano come l'apparente confusione non sia, in realtà, che un piano preciso ordinato giusto equilibrato, ancora tuttavia timoroso e suggestionato dall'apparente confusione, pur condividendo ciò che diciamo non ne sarà convinto.  

 

A tutti diciamo: « Queste nostre parole non vogliono fare di voi degli incoscienti, che di fronte a creature sofferenti dicano " l'avete voluto voi, ben vi sta ", perché il dolore che consegue ad un'azione mossa, in altre parole il karma doloroso, non è una vendetta divina: è la misericordia di Dio prima che la sua giustizia. Vedendo soffrire le creature è giusto restarne toccati, dunque, e desiderare che il dolore non esista più tra gli uomini; sappiate però andare oltre questo dolore per non essere schiacciati dalle apparenze; sappiate vedere la profonda, giusta, misericordiosa ragione che sta al di là del dolore; sappiate operare per togliere le cause del dolore «.

Vi chiederete: « Ma era davvero necessario che, in un così vasto, ordinato, giusto disegno divino, dovesse esistere un capitolo tanto spiacevole per l'uomo? «.

 

Tutto ciò che conduce l'uomo lontano dal suo vero destino - noi vi rispondiamo - non può che avere un sapore amaro. Tutto ciò che distoglie l'uomo dalla sua vera mèta, non può che portare sofferenza. Se è vero che l'uomo è chiamato a questa mèta, tutto ciò che da essa lo allontana non può, in qualunque modo, che ad essa ricondurlo.     

Se l'uomo volesse con tutte le sue forze; se l'uomo ascoltasse ciò che a lui viene detto; se l'uomo si convincesse non attraverso la cruda esperienza diretta; se riuscisse ad ascoltare le molte voci di avvertimento che sempre riceve; allora molto dolore sarebbe risparmiato, perché l'uomo non si allontanerebbe dalla mèta di tutto l'emanato.      

 

Chi fosse intimamente convinto di quello che noi gli diciamo, e seguisse il nostro insegnamento, non avrebbe niente da temere perché niente potrebbe esservi, nel mondo, che in qualche modo potesse danneggiarlo.       

Ma se credete che il solo fatto di essere a contatto con queste nostre voci possa allontanarvi dagli effetti che voi stessi, in precedenza, avete mossi, voi siete  in errore; se credete che i nostri insegnamenti siano una sorta di rimedio alla vostra vita e che, seguendoli, possiate essere risparmiati dai colpi del destino e non patire più ingiustizia dagli altri, voi siete in errore.

 

Voi potete, da quello che vi diciamo, trovare intimamente una serenità e una comprensione le quali possono aiutarvi nei frangenti della vita d' ogni giorno; ma ciò che il vostro karma richiede non può essere da noi distolto.       

Questi insegnamenti, i quali proclamano la  giustizia del karma, non possono annullare i suoi effetti, il suo realizzarsi, il suo accadere.       

Non vi abbiamo attirati qua promettendovi una sorta di protezione, illudendovi in qualche modo; una creatura che viene a noi, prima di tutto sia disposta ad essere disillusa, perché noi combattiamo l'illusione.    

Chi è felice nell'illusione del mondo, resti in quella; se qua venisse, quella per prima dovrebbe distruggere.        

Chi credesse di poter trovare nel mondo la felicità e si sentisse dire, venendo qua da noi, « questa felicità non sarà mai raggiunta nel mondo» o « questa felicità è irraggiungibile perché la causa dell'infelicità è in te «; e da queste nostre parole restasse deluso; costui non dovrebbe dare la colpa della sua delusione al nostro insegnamento; perché è molto più vicino alla liberazione colui che sa, piuttosto di colui che non sa.     

Chi viene a noi, dunque, sia disposto a veder demolite le proprie illusioni. Se avessimo voluto illudervi, molto facile sarebbe stato per noi; ma non è questo che vogliamo, di certo: noi vogliamo che abbandoniate l'illusione, che distruggiate un vostro intimo mondo di illusioni per trovare quello che nelle fondamenta si cela, che è il mondo della Realtà.

 

 

Erronee interpretazioni della legge di causa e di effetto

 

D. Qual è il valore della vita dell'uomo? E il karma è, come alcuni dicono, una prova?

 

Quante volte vi abbiamo detto che il karma è uno degli argomenti più difficili a spiegarsi nei minimi particolari, è una delle Realtà più complicate a compenetrarsi minutamente!

Eppure, quanto più vi diciamo e tanto più voi, incuriositi, ne volete ulteriormente sapere; con il risultato che, molto spesso, anziché chiarirsi le vostre idee si accavallano l'una sull'altra producendo una confusione veramente divertente a guardarsi.

 

Presupposto base a questo problema, pro-memoria e vademecum che deve sempre seguire chi voglia scandagliare questo argomento, sia questo avvertimento, che è anche pilastro fondamentale del nostro parlare: l'uomo non è, nel suo vivere terreno, sottoposto ad alcuna prova, perché le sue "guide" sanno benissimo in anticipo quale fortezza ha l'uomo nel suo animo, quale capacità, quale possibilità ha, o avrebbe, di risolvere una prova.

Mi dite voi quale significato può avere l'interpretazione secondo cui la vita dell'uomo è una prova? Prova di che cosa?

Una sorta di collaudo, atto ad accertare se l'uomo è ben riuscito?, se la creazione che Dio ha fatto dell'uomo è un'opera compiuta?, oppure se ne è uscito un aborto, forse?

Ma Dio non è onniveggente? E se è onniveggente non ha bisogno di mettere alla prova l'uomo, perché sa già se l'uomo supererà o non la prova che appositamente Dio gli manda. Ed allora, quale senso può avere, per noi, l'interpretazione che la vita dell'uomo è una prova?

Nessuno.

La vita dell'uomo è la sua nascita spirituale.

 

Non v'è bisogno di mettere alla prova l'uomo per vedere se è ben riuscito e quindi supererà positivamente la prova, o se è mal riuscito e quindi non avrà la forza di superarla. Ciò non ha alcun significato!

Ma le vicissitudini alle quali va incontro l'uomo sono necessariamente per la sua maturazione spirituale. Ma la macerazione che egli sopporta nella vita di ogni giorno è nettare alla sua nascita spirituale. Questo è il vero senso e la vera interpretazione della vita dell'uomo.

Così, ogni dolore che l'uomo incontra nella sua vita non è una prova, perché questa interpretazione è una superstizione che voi dovete abbandonare. Se non abbandonate questa superstizione, il karma non vi sarà mai chiaro.

Il karma non è una prova né un castigo. Ma è un'esperienza, una macerazione, che porta come frutto la nascita spirituale dell'uomo.

 

Il karma dopo il trapasso

 

D. L'individuo muove delle cause anche nell'aldilà, dopo il trapasso? Il suo karma in che modo lo segue?

 

In ogni e qualunque momento e senso l'individuo si muova, crea un moto di reazione. Solo quando sta subendo il moto di reazione, non essendo nella fase attiva non crea altro moto di reazione.

Nell'aldilà, come voi dite, cioè dopo il trapasso, la grande maggioranza delle entità di questa razza è impegnata nel riflettere, nel meditare, nell'assimilare ciò che è avvenuto nell'incarnazione che hanno da poco lasciato; sono in una fase di passività e non di attività, stanno assaporando un tipo di effetto alle azioni che hanno mosso.

Voi sapete che tre tipi di effetto ricadono sull'individuo: quello immediato, dovuta alla materia posta in movimento; quello dopo il trapasso; quello che ricadrà nelle vite successive e che è l'ultimo, quello veramente fattivo, definitivo, che ricade sulla coscienza dell'individuo e va a colmare la lacuna che originò l'azione, la causa.

Il secondo tipo di effetto, quello dopo il trapasso, impegna l'individuo nella meditazione della sua ultima incarnazione e lo pone, quindi, in uno stato di passività, di subire un effetto e non di muovere cause.      

 

Per altre entità v'è un altro tipo di vita nel cosiddetto aldilà; e intendo quelle creature che da poco hanno iniziato la

loro evoluzione umana. Questi individui sono in uno stato simile al sonno. Come voi dormite e sognate, simile è il loro stato: essi sono spettatori di giochi visuali e sensori provocati dai loro veicoli, così come avviene nel vostro sonno fisico.     

 

Perché, direte, l'individuo non muove cause quando non vive?     Tutto è analogo: a un periodo di attività segue un periodo di  riposo: azione e reazione. Alla Manifestazione segue il riassorbimento, al giorno la notte, e così via. Altrettanto è per la vita evolutiva dell'individuo: ad una incarnazione nella quale sono state mosse delle cause segue il trapasso nel quale vi è un riposo. 

 

Il "karma restrittivo"

 

D. Perché certe creature nascono ebeti, dementi, inespressive? E' un loro karma?

 

Osservate una persona che sembra non esprimere niente, limitata - e in effetti lo è - nel gestire, nel parlare, limitata in tutte quelle che sono le manifestazioni di ogni essere umano. La prima cosa che, quasi automaticamente, viene alla vostra mente, è il pensiero che quella creatura non è evoluta, forse, in quanto non ha la possibilità di esprimersi.

Ebbene, anche in questi casi vale la raccomandazione generale di non dare giudizi, nel senso di non condannare. Perché?    

Molte volte vi  sono dei karma restrittivi, secondo i quali la creatura non ha la possibilità di esprimersi in tutta la sua essenza, in tutta la sua evoluzione, anche. Si tratta di karma preordinati affinché colui che li vive trovi, da questi limiti che deve superare e che lo condizionano enormemente, una spinta interiore propulsiva eccezionale.        

 

C'è un periodo dell'evoluzione in cui l'essere comincia ad intravedere quello che è il vero destino di ogni individuo; allora, in quel punto, è come una ruota che, con uno stantuffo, raggiunge il punto morto; in quel punto l'essere è a cavallo tra due mondi, fra il mondo umano e quello che sarà il suo mondo del futuro: mondo divino, chiamiamolo; è quella posizione ferma sul crinale.

 

In quel punto critico della sua evoluzione, l'essere è portato a fermarsi. Cioè, non ha ancora coraggio di abbandonare, definitivamente, il mondo umano con tutti i suoi richiami, con tutte le sue attrattive e tentazioni,  e nello stesso tempo non ha ancora abbastanza forza per muoversi su quella che sente essere una nuova via da seguire, che lo chiama. In quel punto particolare, quell'essere non si muoverebbe più, ristagnerebbe fra i due fuochi; e in quel punto particolare in lui deve nascere la forza che gli faccia superare il punto morto.  

 

Creature che sembrano ebeti, che sembra non capiscano niente in quanto non esprimono niente, e invece nel loro intimo sentono, sentono come sentimento: questa limitazione espressiva che si trovano davanti fa sì che si carichino di volontà per superare se stessi. Nella successiva incarnazione, trovano depositato in se stessi tutto quello che non hanno potuto fare nella precedente, quando appunto erano limitati. Allora inizia il nuovo cammino, per loro, che li porterà in uno stato di coscienza diverso, che è il primo stato di coscienza che apre il mondo divino.

Perciò, quando vedete queste creatore, non pensate che siano creature non evolute o in qualche modo condannate da Dio, che scontino colpe particolari.        

 

La colpa non esiste mai, mai, nel concetto di karma. Nessuno è colpevole, nel senso che la vostra religione insegna. Si tratta solo di creature che non hanno compreso, o che devono fare quelle esperienze proprio per trascendere un loro particolare stato di coscienza. 

 

L’evoluzione e la "conversione"

 

D. Una grande intelligenza è sempre indice di evoluzione? E le grandi conversioni (facciamo il caso di San Francesco) indicano che quell'uomo è, alla sua ultima incarnazione?

 

Una acuta intelligenza e inclinazione a studiare i fenomeni della natura, per comprendere le cause che ne sono all'origine, non è indice di evoluzione.

 

L'evoluzione è coscienza raggiunta. E coscienza raggiunta non sempre e necessariamente si unisce ad un corpo mentale molto ben organizzato, molto ben attivo e funzionante.        

D'altra parte, coscienza raggiunta non sempre si unisce a quel senso mistico di cui noi vi parliamo. Sapete che molte creature hanno solo apparentemente  questo senso mistico; in effetti sono psicopatie o manie, sono forme di eccessiva concentrazione su oggetti mistici, senza che a ciò corrisponda un intimo sentire; e anzi, questa eccessiva concentrazione è invocata e praticata per ottenere ciò che  l'egoismo individuale richiede. Vi sono esistenze di mistici ( e non occorre parlare di Francesco d'Assisi, a voi il più noto, che presentano bruschi e completi cambiamenti, o " conversioni " per chiamarle in qualche modo.       

 

Ora, è possibile che una creatura, pur non avendo dedicato la sua vita terrena intieramente a seguire gli insegnamenti dell'altruismo e a metterli in pratica; ma che abbia come si usa dire cambiato vita; è possibile che questa creatura sia alla sua ultima incarnazione? Certo che è possibile. E se è possibile, che ne è degli effetti i quali debbono necessariamente seguire le cause mosse nella prima parte della vita dell'ipotetica creatura che stiamo esaminando?     

 

Molte volte può accadere che una creatura abbia bisogno dell'esperienza diretta per completare una sua comprensione. Altre volte l'esperienza diretta potrebbe essere evitata, ma essa rappresenta la via più breve per dare comprensione alla creatura; la quale egualmente avrebbe compreso attraverso altre vie ma in un tempo umano più lungo.      

Ecco allora che si hanno quei casi, chiamiamoli ancora così, di conversione, di mutamento di vita; ed è quando la creatura rimane come folgorata, all'improvviso muta completamente le sue abitudini, le sue idee, e abbraccia una vita, se non mistica, comunque tutta dedita all'altruismo. In questi casi le esperienze dirette avute prima della "conversione " sono accadute proprio per completare la coscienza individuale, per completarla a tal punto da farla  trasformare in « coscienza universale «.       

 

Non sempre, insomma, l'ultima incarnazione prima che la ruota delle nascite e delle  morti venga abbandonata è dedicata interamente all'altruismo; questa dedizione può anche nascere ad un dato tempo della vita.

 

E delle cause che l'individuo può aver mosso prima del mutamento - voi domanderete ancora  - che accade?

Gli effetti ricadono quando l'individuo è pronto alla comprensione; e l'individuo, nel caso che stiamo ipotizzando, è tanto pronto alla comprensione che addirittura comprende e completa la sua coscienza individuale.    

E allora che ne è di quella parte del karma che rimane (di quella parte esteriore, in quanto l'interiore è già svuotato del suo significato: la comprensione), di quella somma non dico di dolore ma di sopportazione, di subire?

Essa è abbracciata nella piena consapevolezza e, possiamo dire, finalmente nella piena coscienza che ciò deve essere consumato. E non è più un subire nel senso che voi umani intendete, ma è un ubbidire gioioso, consapevole, cosciente.

 

In linea di principio, quindi, si può dire che i mistici dalle improvvise " conversioni " (e non sto, ancora, parlando di Francesco d'Assisi) fossero alla loro ultima incarnazione umana, necessaria a completare la coscienza individuale tanto da trasformarla in coscienza universale.

Poi, oltre, queste trasformazioni non sono più valutabili con la misura del tempo umano; né del resto lo erano prima, se non sommariamente; voi dovete sapere che non è possibile misurare con il tempo l'evoluzione di un individuo. Oltre, dopo, non lo possiamo indicare neppure genericamente, perché la ruota delle nascite e delle morti nel tempo umano è finalmente e per sempre abbandonata.

 

Tornando ora all'inizio: una grande mente, una grande intelligenza, può appartenere ad un individuo evoluto quando a costui corrisponde una grande coscienza: altrimenti è solo un veicolo bene organizzato e funzionante che appartiene ad un individuo ancora avviluppato, ancora chiuso nei suoi gusci. 

 

L'evoluzione e il risveglio dei chakra

 

D. Come ci si può accorgere  che nell'uomo si sono risvegliati i «chakra» come li chiamano gli orientali?

 

Tutto ciò che avviene nel cervello è riflesso del corpo astrale e del corpo mentale. Chi, per esempio, ha sviluppato qualche che senso dell'astrale, o chakra, e lo usa di frequente, induce vere e proprie alterazioni nel cervello.  

Vani fenomeni fisiologici sono originati da fattori inerenti agli altri piani. Un altro esempio: la veggenza sviluppa in modo anomalo la ghiandola pineale.    

 

Tutti i sensi dell'astrale si possono sviluppare con l'esercizio, ma con molto dispendio di energie finché non si ha l'evoluzione corrispondente. Tutto è molto più semplice e quasi automatico quando si raggiunge l'evoluzione che pone spontaneamente in essere le potenziali facoltà paranormali dell'individuo.

 

Alcune sensazioni particolari, come un senso di irrigidimento del corpo e l'impressione di precipitare nel vuoto, in certi momenti tra la veglia e il sonno, corrispondono  a quello che si prova nello "sdoppiamento" sentendosi per la prima volta liberi dal corpo fisico. Siccome nell'astrale tutto ciò che si pensa con una certa emozione avviene, si possono originare situazioni spiacevoli, anche fittizie. Perciò non è mai consigliabile forzare i tempi ma, piuttosto, lasciare che l'evoluzione e la comprensione di certi fenomeni sviluppino la forza di pensiero e la chiarezza necessarie per avviarsi a queste pratiche.  

 

Nelle antiche scuole di iniziazione si imponevano le  famose prove dell'aria, dell'acqua e del fuoco proprio per verificare la cessazione di certe paure istintive prima di insegnare agli adepti lo "sdoppiamento" o uscita in astrale. 

 

L'evoluzione e i poteri sull'invisibile

 

D. Quando, e come, l'uomo può disporre dei cosiddetti «poteri»? Ci sono dei mezzi artificiali per risvegliarli?   

 

Il potere sull'invisibile è una facoltà personale che non può essere tramandata né può essere realizzata a séguito di una comunicazione. Deve essere trovata. Chi  non l'ha naturale per evoluzione deve dimostrare di aver tanta volontà da procurarsi le più impossibili cose.   

Non diciamo un a cosa nuova dicendo che l'uomo ha a propria disposizione dei poteri che neppure si sogna; ma perché queste facoltà siano attive bisogna che l'individuo abbia un particolare stato interiore, che è naturale nel guru, nel santo, nel mago, ed artificioso nello stregone, nell'ignorante. E' come la corda di uno strumento musicale che, per produrre un suono o una nota desiderata, deve essere tesa in modo giusto. Questa intima tensione è naturale virtù dell'evoluto e procurata autosuggestione nel pazzo, un'autosuggestione che costui si procura seguendo formule magiche.         

Al Maestro che desideri agire sul visibile o sull'invisibile non occorre alcuna formula: ha in sé questa intima tensione, non ha bisogno di ricorrere a qualcosa di molto simile a uno stupefacente.

 

Questi poteri sull'invisibile sono propri dei Maestri, ma ciò non significa che non possano essere adoperati a scopo egoistico. Ciascuno può usare come meglio crede dei propri poteri, così come a proprio piacimento usa le mani.    

Una sublime legge di giustizia e di equilibrio tutto soppesa e valuta. Là dove questo equilibrio viene infranto nasce una causa, si crea una causa, il cui effetto andrà a ricadere sugli autori di questa perturbazione per trasformarli, per insegnare loro una Verità.    

 

Sublime misericordia nella perfetta giustizia di Dio!        

Ricordatelo, voi che invocate la misericordia celeste per i casi vostri, che invocate la giustizia divina quando non avete potuto vendicare un torto subito: Dio non punisce ma corregge chi ha perturbato l'equilibrio. 

 

L'uomo e i suoi specchi: le religioni della paura

 

D. Quale è stata e quale è, in realtà, la funzione delle religioni?

 

La religione è stata per l'uomo un rifugio e una consolazione. E' innato nell'uomo il bisogno di credere in "qualcosa" che sta oltre ciò che i sensi fanno percepire. Ogni popolo si è sempre rivolto, in forme adeguate alla mentalità comune, ad un Ente invisibile responsabile della buona o cattiva sorte del popolo stesso, per raccomandarsi a lui, per esserne privilegiato, e, in forme un po' più progredite di religione, per consolarsi della propria malasorte.

La religione è intesa così, nel senso comune, come un'istituzione incaricata di rispondere all'innato senso mistico dell'uomo e, nello stesso tempo, ad un'esigenza di carattere pratico: il bisogno cioè di raccomandarsi a un Amico potente, il bisogno di rifugiarsi in questo amico per averne sollievo ed aiuto ai propri problemi, alle proprie contrarietà.    

 

All'inizio, questo colloquio tra l'uomo e l'Ente supremo è posto in termini assai semplici: vi è, né più e né meno, una sorta di contrattazione che ha tutto dell'umano, così come, né più e né meno, si potrebbe scendere a patti con un monarca, con un capo qualsiasi.

 

Man mano che il popolo evolve, la religione assume toni un po' più raffinati, diciamo, e il colloquio tra l'uomo e l'Ente supremo, mentre si eleva di tono, si raffina anche nell'esposizione dei patti e nella forma delle contrattazioni. L'uomo allora non sacrifica più per avere un buon raccolto, per essere agevolato nei propri interessi commerciali e via dicendo, ma sacrifica i propri istinti, i propri desideri per guadagnarsi una ricompensa non tanto nel mondo, dove tale ricompensa potrebbe essere transitoria, ma in un mondo dove la ricompensa sia eterna; e quindi, con poco, si pensa di acquistare molto.  

 

Ancora oggi la religione è intesa come un rifugio da tutti i    travagli che assillano l'uomo nella vita di ogni giorno, una consolazione per le sue delusioni, una speranza di vendetta per gli insuccessi patiti o per le ingiustizie subite.

Ecco che quell'insegnamento dato dalla religione, di non far male ai propri simili, viene inteso unicamente come speranza che chi ci fa del male subirà l'effetto di questo male che ci ha fatto patire. Si invoca quindi che ci sia fatta giustizia; si è convinti di essere nel giusto e, ammesso che veramente si sia nel giusto, ci si augura che il castigo divino colpisca reprobi e malvagi; si invoca che giustizia sia fatta dimenticando che, di fronte all'Ente supremo, siamo veramente tutti uguali.

 

Di fronte all'Altissimo ognuno di noi vale l'altro.      

Gli errori commessi a danno degli altri saranno sì pagati, da noi, ma quando saremo pronti per capire. Questa è la grande misericordia di Dio: il castigo non è fine a se stesso ma è una correzione, un modo di far comprendere alle creature che cosa si deve fare e che cosa non si deve fare, un modo per sanare una deficienza della coscienza individuale.    

 

Non rifugiatevi, dunque, nel senso mistico per invocare giustizia, non pregate che giustizia vi sia fatta: così facendo voi dimostrate che il vostro orgoglio ha accusato il colpo. Pensate che di fronte all'Altissimo ognuno di noi è uguale all'altro: quella che sarà la correzione dei nostri errori giungerà, per noi come per tutte le creature, al momento opportuno, quando queste creatura e noi stessi saremo pronti per comprendere.    

Non fate come molti benpensanti, o come voi dite bigotti, i quali sono sicuri che il castigo di Dio colpirà i loro nemici. Dio non ha bisogno di difendere un qualche principio, né una qualche idea, né una qualche religione, perché non è davvero detto che questo principio, che quest'idea e che questa religione rispecchino la Verità.    

Dio non difende neppure quella che è la Realtà. Anzi, come vi ho detto, l'effetto delle cause mosse ricade al momento opportuno, quando l'individuo è pronto per capire, e non va quindi inteso come una pronta vendetta di Dio verso chi è andato contro i suoi principi e le sue leggi.      

 

Cercate di trovare in voi il vero e puro e  cristallino senso mistico, abbandonando quello che è l'errore di ogni religione. Non esistono barriere di ideologia, né tanto meno di razza o di civiltà; veramente siamo tutti uguali e tutti amari allo stesso modo, di fronte all'Altissimo.

 

 

           

Gli errori delle religioni 

 

Il « ritorno « del Cristo

 

D. Non si può dire  che i principi cristiani siano diventati, in tutto questo tempo, coscienza! Alcuni hanno detto, o dicono, anzi, che l'opera  del Cristo e pressoché fallita. Com'è potuto accadere questo? Che responsabilità ne hanno le Chiese?

 

Dove si vede che non è stato il Principio che ha trasformato l'uomo, ma l'uomo che ha adattato a se stesso il Principio...     Non è certo col creare una religione e porsi sotto la sua insegna, cioè agire e pensare come questa religione insegna, che si cambia il proprio sentimento; che, in altre parole, si evolve.

Che cosa sono gli ecclesiastici di oggi? Uomini politici in vesti sacerdotali; lupi rapaci in vesti di pecore; falsi profeti.    

 

Pur tuttavia noi cadremmo nel loro stesso errore se non riconoscessimo obbiettivamente che non tutti rientrano in questa poco lusinghiera definizione.    

Riportiamoci al primo cristianesimo, al primitivo ardore, quando occulte erano le riunioni perché il fuoco divampasse più intenso, quando quella che sembrava la debolezza dei cristiani era in realtà la loro forza...    

Si teme di perdere proseliti quando si dà valore all'organizzazione, e si dà valore all'organizzazione per esercitare un'autorità che, comunque si chiami, è sempre di natura temporale, perché quella spirituale non si conferisce certo con una investitura né è subordinata all'appartenenza ad una qualsiasi religione.

 

Cristo sorgerà nell'intimo di ogni uomo, appartenga all'una o all'altra religione, all'una o all'altra fede politica.

L'uomo si chiama cristiano quando ama il prossimo suo.    

Credere di cambiare l'uomo bagnandolo o circoncidendolo equivale a credere di poterlo mutare  cambiandogli l'abito.     

Ma l'opera del Cristo non è fallita. Cristo - la Carità, l'Amore fraterno - sorgerà nell'intimo di ogni uomo e non già per riconoscimento di una qualsiasi organizzazione religiosa che porti o non porti il suo nome.

 

Lasciate quindi che si perdano nei sillogismi delle loro teologie; lasciate che proscrivano gli uomini liberi, chi non condivide i parti della loro fantasia, chi non compra per oro il loro orpello!    

Quel Cristo in nome del quale hanno compiuta la "Strage di san Bartolomeo", accesi i roghi dell'Inquisizione, segregate e torturate le creature, no, non è certo il figlio di Dio, ma il più grande malfattore dell'umanità.

Non altri condanneranno, quindi, se non se stessi. 

 

 

Lo Spirito non nasce

 

D. La « nascita spirituale « dell'uomo quando inizia?

 

La vostra religione insegna che Dio crea di volta in volta le anime e le mette alla prova. Cioè, quest'uomo già nato spiritualmente (con tutto quello che noi intendiamo con queste parole) fa un collaudo. Mentre noi vi diciamo che l'uomo durante la vita, in senso lato, nasce spiritualmente.

E' di secondaria importanza voler fissare il punto esatto nell'evoluzione di quest'uomo che corrisponda alla sua nascita spirituale. Diciamo che per nascita spirituale noi intendiamo l'intero processo che avviene, durante la manifestazione di un Cosmo, per ogni individualità.      

 

Usiamo " nascita spirituale " in senso lato, indicando cioè quel periodo durante il quale  l'individuo è intento a organizzare i suoi veicoli, i quali una volta organizzati daranno la nascita spirituale propriamente detta, ovvero saranno propriamente adoperati per formare la coscienza dell'individuo.    

Tutta la manifestazione di un Cosmo ha questo scopo, questa radice: la nascita spirituale.     

 

Lo spirito non nasce; non dovete quindi intendere " nascita spirituale " come nascita dello Spirito. Lo Spirito è increato ed è partecipe della natura dell'Assoluto: è quindi completo, immortale, immutabile, infinito, eterno e così via. Nascita spirituale significa " manifestazione di questo Spirito nella coscienza dell'individuo ".

Secondo la vostra religione, dovreste credere che l'uomo è già nato spiritualmente e, nella vita, sta collaudando il suo Spirito. Non è così: voi state nascendo spiritualmente.

 

La Terra, scuola di « razze « in evoluzione

 

Il termine « razza « è qui usato non nel suo  comune significato biologico ed antropologico bensì nel senso esoterico, ad indicate ed intendere uno scaglione di anime, un insieme di individualità le quali sono legate tra loro da o per certi motivi e che in un arco di tempo - oltre cinquantamila dei nostri anni - conduce la propria evoluzione sul pianeta Terra dallo stadio di uomo alle soglie del superuomo. Della intersecazione delle « razze « si parla ampiamente nel volume Oltre l'illusione da pag. 185 in avanti. (N.d.R.).

 

D. E' difficile constatare che dall'inizio dei tempi ad oggi c'è veramente stata una continua evoluzione nella condotta e nella coscienza degli uomini; anzi alcuni, giudicando da questo mondo, parlano di regresso...

 

Guardando le cose della Terra potrebbe sembrare che non vi  sia stata alcuna evoluzione negli uomini. I paragoni con grandi civiltà del passato sembrano, e forse sono, sfavorevoli agli uomini di oggi.

 

Ma bisogna tener presente che varie "razze"  si susseguono ciclicamente sulla Terra. Non è che tutti gli uomini che erano all'inizio delle incarnazioni umane sulla Terra siano gli stessi di oggi; non è che quanti cominciarono la loro evoluzione in forma umana all'inizio della Manifestazione siano progrediti fino ad oggi, e voi siate sostanzialmente quegli stessi di allora: in tal caso il dubbio sull'evoluzione sarebbe legittimo, guardandosi intorno. 

Ma bisogna tenere presente, appunto, i susseguirsi ciclici di diverse " razze ": per cui quando una " razza " ha raggiunto la sua massima evoluzione lascia la Terra; e prima che questo avvenga, già alla mèta del suo ciclo se ne incarna una nuova che comincia la sua evoluzione; non solo, ma quando la prima "razza " ha terminato la sua evoluzione, dal punto in cui non si incarna più comincia ad incarnarsi un'altra " razza " ancora, per cui c'è un ulteriore abbassamento del livello generale.

 

Guardando la Terra, allora, si può dire che essa sia una specie di ambiente che serve alla evoluzione, così come una scuola serve a dare istruzione. Se uno guarda dall'esterno la scuola, senza rendersi conto di quali sono gli individui che la frequentano, dirà: "Ma questi, uomini non imparano mai, sono sempre a scuola!" E così, guardando dall'esterno, si può dire: "Ma questi uomini non evolvono mai!".

 

Il fatto è che non sono gli stessi uomini, come non sono sempre gli stessi gli alunni che frequentano la stessa scuola. L'evoluzione non si vede per questa ragione, e non è soggetta a statistica. Si vedono, di tanto in tanto, dei grandi spiriti, e sono quelli che hanno iniziato la loro evoluzione diverse migliaia di anni fa; e poi si vedono uomini di media evoluzione; e poi si vedono uomini allo stato primitivo, non come civilizzazione ma dal punto di vista spirituale, la cui evoluzione è iniziata da poco.    

 

La Terra è un miscuglio di tutte queste razze e sottorazze che si alternano e si intrecciano, è una specie di palestra dove noi uomini veniamo apposta per evolvere e che, quando abbiamo raggiunto un certo stadio evolutivo, abbandoniamo per proseguire l'evoluzione in altra dimensione.

 

L'Anima della Terra e l'espansione del "sentire"

 

D. Come si spiega che questo momento di crisi si estende a tutto il mondo quasi trascinando gli uomini?

 

In questo momento particolare, c'è una situazione di cambiamento generale e, sembra, di grande confusione. Anche le tribù più isolate, anche le più nascoste società primitive non riescono a tenersi isolate,  staccate, e risentono dell'atmosfera di ciò che si sta producendo sulla Terra.

Vi è stato già detto che ogni essere incarnato contribuisce, con i suoi pensieri, con la sua vita, con l'atmosfera psichica che crea intorno a sé, a comporre e  costituire un'atmosfera psichica che dagli occultisti è chiamata «l'Anima della Terra».

 

Essa unisce tutte le menti degli uomini e le indirizza verso quello che è l'interesse comune. E' come una sorta di tentazione, qualcosa che trascina. Naturalmente sono più trascinati quelli che hanno una volontà più debole, che sono sospinti a fare quello che la maggior parte  degli uomini fa.

Si spiegano con essa, ad esempio, le varie mode, che non possono essere basate esclusivamente su segni esteriori ma che si giustificano e si comprendono solo, appunto, se si ammette una sorta di psichismo generale che trascina e indirizza la volontà degli uomini. Come? Quello che alcuni contribuiscono a creare e poi captato da altri che recepiscono le idee nuove e ne rimangono soggiogati.

 

Tutto questo potrebbe far pensare ad una sorta di fatalismo, a qualcosa di superiore che spinga gli uomini a determinati comportamenti; mentre diventa più comprensibile allorché si tiene conto che lo scopo di ogni individuo, attraverso le sue incarnazioni, è di trovare dentro, di sé uni sentire, una coscienza tale da resistere agli stimoli provenienti dall'ambiente.  

 

L'uomo che dentro di sé ha un suo pensare, un suo desiderare, un suo porsi ed essere nel mondo, un suo sentire, non viene certamente trascinato dall'atmosfera psichica collettiva. La coscienza che egli ha sviluppato attraverso le varie incarnazioni lo rende uomo nel senso vero della parola, lo rende intimamente maturo, cosicché non si farà schiavo dell'"Anima del Mondo " ma sarà uno di quegli esseri che, finalmente, possono veramente indirizzare da se medesimi la loro vita.   

 

Altri, invece, che ancora non hanno questa coscienza sviluppata, seguiranno tutte le correnti. Ma il seguirle costituisce uno stimolo tale che, urtando ora in questa e ora in quella esperienza, rafforza il loro essere interiore, lo spoglia di certi veli e di certi involucri, ne fa fiorire l'essenza più intima e più vera: in altre parole fa sì che l'intimo sentire si accresce. E anche l'uomo che non aveva abbastanza coscienza si trova, in tal modo, ad essere maturato, ad aver sviluppata e costituita la propria coscienza.

 

 

Il compimento dei tempi e i doveri dell'uomo

 

D. Si parla sempre più spesso dell'inizio di una "nuova era". Che cosa significa esattamente? Quali cambiamenti ci saranno?

 

C'è una Verità vecchia come il Tempo ma che, essendo non adeguata alle limitazioni che l'uomo ha nei primi stadi della sua evoluzione, è stata posta da parte. L'uomo l'ha "conosciuta" ma non " compresa ", e per tanti secoli è rimasta un insieme di parole che non hanno suscitato nell'uomo nessun riscontro interiore.

Questa è la Verità che parla del mondo intimo dell'uomo ed è la Verità che predomina, che caratterizza tutta l'epoca che voi vivrete, da ora in poi.    

 

Il periodo da taluno chiamato dello Spirito Santo è il periodo in cui l'uomo sposterà la propria attenzione dal mondo attorno a lui per concentrarla nell'intimo suo; e alla luce di questo nuovo osservare tutto quanto accade acquista un altro significato: un significato vero e reale perché è il significato che sta dietro ad ogni cosa; è la Realtà delle cose stesse: è ciò che è, e non ciò che appare.    

 

Questa Verità che caratterizzerà tutta l'epoca è quella che, finalmente, può darci la chiave che apra alla società una realizzazione di opere che fino ad oggi sono state a volte l'ideale dei pochi, a volte le utopie dei popoli.    

Parlare del mondo intimo dell'uomo significa parlare della sua Realtà, della sua essenza. E non ci stancheremo mai di stimolarvi a che la vostra attenzione sia rivolta a questo mondo intimo; a scavare sotto quanto accade nella vostra società, dove risiedono le vere ragioni che spingono gli uomini a muoversi, agire, rappresentare tutti quegli atti  che potete osservare o vi sono detti per notizia, che in affetti non sono altro che una rappresentazione esteriore, a volte ingannevole, di ciò che sta invece nell'intimo, nel segreto, nel nascosto.     

 

Quando l'uomo avrà compreso che è importante cambiare intimo suo, avrà anche compreso che, fino ad oggi, tutto quanto è stato fatto (anche ciò che rappresenta il livello più elevato di una società, come le opere umanitarie, gli incontri fra i popoli per migliorare i reciproci rapporti, le leggi assistenziali e via dicendo) non è, in effetti che una prigione, un cammino forzato che l'uomo s'è voluto creare. Egli uomo scoprirà che, volgendo la propria attenzione all'intimo suo, cercando di trovare in questo suo intimo ciò che da solo può supplire tutte le istituzioni della società, egli avrà demolito queste prigioni, questi cammini forzosi.         

 

Ben vengano certo  gli accordi, le istituzioni sociali, le leggi assistenziali e tutto quello che voi volete, ma venga soprattutto quell'intimo sentire per cui ogni legge, ogni istituzione, ogni forma di assistenza che richiami a un dovere dell'individuo, diviene inutile.         

Soprattutto ben venga questo intimo sentire dell'uomo che, da solo, è capace di portare la pace fra l'umanità, è capace di cambiare totalmente la società umana senza bisogno di riforme o, peggio ancora, di rivoluzioni.

 

Voi che avete avuto il dono di conoscere questa essenziale Verità, sappiate applicarla, fatene vostra norma di vita, poiché io vi dico che l'intenzione è quella che conta; e per intenzione non intendiamo quel qualcosa di  cui si dice sia lastricato l'inferno; per intenzione intendiamo la vera ragione che anima un uomo, la Verità dell'essere suo; per intenzione intendiamo ciò che molte volte l'uomo nasconde a se stesso, per non apparire ai suoi stessi occhi quello che  in Realtà è; per intenzione intendiamo, in poche parole, l'Essenza e la Realtà dell'uomo.

 

Possano le vostre intenzioni essere, non c'è bisogno che io dica le più alte e le più nobili, ma le più fraterne, amorose, premurose nei riguardi dei vostri simili. Possiate parlare,  agire o anche tacere (nei confronti della vostra Realtà l'azione non ha importanza) animati sempre dall'intenzione di essere utili ai vostri fratelli, dall'intenzione di aiutarli, di rasciugare ogni loro lacrima prima  che il sole la rasciughi.

 

La scienza esoterica, la Verità Ultima, Dio stesso e tutto quanto di più elevato e divino possa esistere, non è patrimonio di qualche società occulta, di qualche organizzazione segreta: è racchiuso in poche parole, in questo concetto, in questa Verità che, come tante altre, è stata sempre alla portata di tutti, ma che occorre comprendere per poterne godere, per essere, da essa, liberati.

E' nell'intimo vostro la spiegazione e la ragione di ogni cosa; è nell'intimo vostro il perché di voi stessi; ed è a questo intimo che dovete volgere l'attenzione; ed è a questo intimo che dovete  da prima prestare orecchio, per conoscere, e poi prestare opera, per agire. 

 

La mèta dell'evoluzione per l'umanità liberata

 

D. Ma come si può parlare di «nuova era « oggi, in un momento in cui ogni valore appare in crisi?

 

Sembra che ogni valore definito sia in crisi; sembra che quanto costituiva un punto di riferimento e di appoggio per gli uomini di ieri sia travolto; che destino di confusione, di grande caos venga all'umanità.    

Questa situazione ha molte ragioni d'essere, tra cui quella di far comprendere agli uomini che cosa non hanno compreso, ed un'altra non meno importante che è quella di far trovare, a coloro che sono pronti per capire, in se stessi e solo in se stessi la forza di avere una vita retta, giusta, aperta verso gli altri.      

 

Fino ad oggi si è cercato in vani modi non solo di sfruttare gli uomini ma anche di tenerli soggiogati o con la paura dell'inferno o con la paura di un castigo umano, a seconda di quale tipo di potere si parli. D'ora in poi, l'uomo deve svincolarsi da ogni forma di suggestione, di assoggettamento, e deve trovare la propria coscienza individuale; deve imparare ad essere uomo nel senso vero del termine, senza paura dell'inferno o del potere che  non agisca umanitariamente; deve imparare a camminare da solo, con la sola forza del suo essere e della sua coscienza di uomo.       

Questa è, naturalmente, una mèta da raggiungere, ma è la mèta che attende l'umanità di oggi.       

E' molto difficile saper camminare senza grucce, senza punti di appoggio, senza sussidii, senza aiuti o supposti tali: è molto difficile. Se l'uomo non avesse avuto bisogno di un aiuto, di un sostentamento, di una gruccia, non sarebbero esistiti poteri ecclesiastici e poteri temporali, ognuno avrebbe trovato in se stesso la legge giusta. Ma proprio per un fatto evolutivo l'uomo è, inizialmente, come smarrito e ha bisogno che qualcuno, mediante la paura, gli indichi un modo di agire di comportarsi.        

 

L'evoluzione è ora tale che l'uomo deve liberarsi da queste gabbie, che sono state in certa misura necessarie nel passato, ma che sarebbero oggi dannose. E' necessario che la sua  coscienza individuale sia liberata da queste influenze, da tutti i condizionamenti e le imposizioni provenienti da rimasugli di sistemi ormai superati.       

 

Voi che ci ascoltate siete all'avanguardia di questa  nuova fase dell'evoluzione che attende l'umanità. Siate perciò consci e profondamente consapevoli di voi stessi, di quello che dovete fare non solo nei riguardi degli altri ma anche nei riguardi del vostro essere interiore. Siate consci che la vita non può ridursi a un continuo divertimento, ma dev'essere qualcosa di più importante, di più costruttivo; e con questo non intendo dire che il divertimento, che lo svago non siano in certa misura necessari per riportare l'equilibrio, per sollevare dalla stanchezza e interrompere la monotonia; ma dico che tutto deve essere fatto con temperanza. Come c'è il tempo per svagarsi e per rilassarsi, così, deve esserci il tempo per dedicarsi agli altri e il tempo  per dedicarsi al proprio intimo, cercando le ragioni vere delle azioni che risiedono nell'intimo di ciascuno.  

 

Vi auguro che le nostre comunicazioni vi siano utili a questo fine: questo è lo scopo vero per il quale avvengono. 

 

Dalle illusioni del mondo alla conoscenza della Realtà

 

D. Vorrei capire meglio perché è più, importante l'intenzione dell'azione. Fare « il male» allora, in che cosa veramente consiste?

 

L'uomo è convinto di poter fare del male ai suoi simili ma in realtà,  come già sapete, nessuno patisce ingiustamente il male arrecatogli da un'altra creatura.  

Il male che l'uomo fa esiste solo ed unicamente nel suo concepire questo male, nel suo immaginare o desiderare; ed anche se a questo immaginare o desiderare consegue e sussegue un'azione malefica, non è quello il male: il male è quello che è stato pensato, concepito.

 

In termini di attuazione, le creature che soffrono o sembrano soffrire di questo male concepito contro di loro, in effetti non soffrono che  del male da esse stesse concepito in tempi anteriori.

Tutto, il mondo dell'individuo, che sembra concretarsi nelle opere e nel mondo esteriore, in effetti esiste soltanto nell'intimo dell'uomo; solo lì possiamo dire che ha una certa realtà.

Ecco perché è stato detto che importante è l'intenzione: perché è nell'intimo dell'uomo la realtà dell'essere suo.

Che un'azione pensata, immaginata o desiderata, sia poi o non sia attuata, non ha alcuna importanza, perché l'azione esiste e sussiste già nell'intimo, nell'intenzione dell'uomo. Ed è lì che veramente esiste e sussiste, non nell'attuazione. L'attuazione altro non  è che un compiere qualcosa che non può mai cadere a sproposito su chi sia innocente.

Altra è l'apparenza, altra è l'essenza.

 

Quando vi insegniamo a invocare che presto possiate passare dall'illusione alla Realtà, ripetendo antiche massime di saggezza, questo vogliamo significare: che la vostra acutezza di analisi e di indagine si spinga tanto oltre da comprendete  la Realtà stessa delle cose, da comprendere dove e perché ciò che cade sotto i sensi, che è attorno a voi e che può sembrarvi realtà, non è in effetti che un'illusione, che un transitorio apparire.       

Lungi da me, tuttavia, il dire che tutto ciò che attualmente è in voi e attorno a voi non ha alcuna importanza: tutto è di estrema importanza per voi, tutto ha un preciso senso, un essenziale perché. E' dall'illusione che l'individuo nasce e conosce la Realtà.

 

La paura della morte

 

D. Sappiamo che, dopo abbandonato il corpo fisico, l'uomo abbandona successivamente il corpo astrale e quello mentale. Vorrei sapere, anche per la morte di questi veicoli l'individuo avrà paura, come ha paura della sua morte fisica?

 

Come nasce la paura della morte?      

Il bambino cresce e si rende conto che le persone, ad un certo punto, muoiono; che tutti si muore. Di fronte a lui c'è questo spettro inesorabile che fa pensare: " Finirò, cesserò di esistere anch'io, no n sentirò più di essere. Che sarà di me dopo la morte? ".      

 

La paura nasce proprio dal sapere che tutti, indistintamente, un giorno moriremo.       

Quando poi sei trapassato e ti rendi conto che la morte non esiste, non puoi più avere paura della morte.  Quando

avviene il trapasso dal piano astrale a quello mentale, quando cioè si lascia il corpo astrale per passare nella dimensione mentale (e «passare « è un modo di dire figurato, perché in effetti non è che si compia alcun viaggio: si cambia solo possibilità di ricezione), questo avviene in un modo semplicissimo, tranquillissimo, pieno di beatitudine e di leggerezza, senza nessuna angoscia.

 

Lasciare il corpo fisico, talvolta, inizia invece in modo angoscioso perché è un ammalarsi, un soffrire, un presentire la fine di questo corpo avendo presente quell'interrogativo spaventoso "che sarà di me dopo la morte?", che magari ha perseguitato tutta la vita. 

Questo non accade per quanto riguarda l'abbandono del corpo astrale e, altrettanto, mentale; perché, spesso, la corrispondente uscita del corpo fisico è sofferenza, malattia, indebolimento; mentre, per quanto riguarda il corpo astrale, è un senso di liberazione, di leggerezza, di espansione. Altrettanto si dice per l'abbandono del corpo mentale. Non esiste nessunissima angoscia.  

 

Tutte le paure hanno il potere di distogliervi dalla Realtà. Tutte, non soltanto quella della morte. Se uno, appena comincia ad avere un po' di raziocinio, cominciasse a pensare alla morte, alla paura della morte, tutta la sua vita sarebbe condizionata da questo terrore e non vivrebbe la sua vita che in questa chiave di paura. Ciò sarebbe ed è deleterio.

 

Non siate angosciati per quello che può succedervi: se deve succedervi, a che serve angosciarsi? E se non deve succedervi, vi siete angosciati per niente. Siate sereni, vivete i problemi reali che la vita vi pone, non quelli che voi immaginate. "Basta a ogni giorno il suo cruccio ": saggia massima evangelica.

 

L'evoluzione e le morti

 

D. Ma perché deve esistere la morte del corpo fisico, del corpo astrale e di quello mentale?

 

La morte del corpo fisico, e quindi del corpo astrale, e quindi del corpo mentale, non è un evento casuale (come niente mai è fatto a caso), ma ha una profonda ragione d'essere in quanto permette all'individuo sempre nuove esperienze con personalità sempre rinnovate.

Se un individuo avesse un solo corpo fisico, che durasse centinaia di anni, finirebbe col non imparare più niente; le esperienze che farebbe sarebbero fatte sempre da uno stesso punto di vista, con uno stesso e un solo modo di intendere, con uno stesso carattere.

 

L'invecchiare, il morire sono essenziali per l'evoluzione. Quando l'uomo riuscisse o riuscirà a rinnovarsi continuamente

- continuamente, badate bene - il suo corpo non invecchierebbe, perché è proprio la necessità di esperire da nuovi punti di vista e con nuove personalità che rende caduca, deperibile, mortale la parte più grossolana dell'essere.        

Questo è il discorso della gloria del corpo, che si riallaccia al discorso dell'Alchimia. Se vi fosse una continua trasformazione, una continua rinnovazione del proprio pensiero, dei propri desideri, del proprio modo di sentire, allora anche quella necessità di rinnovarsi continuamente verrebbe assolta e soddisfatta mediante questo nuovo modo di esistere, per cui verrebbe a cadere la necessità di cambiare i veicoli.         

Ma questo, direte, significa riportare il corpo al valore che gli veniva dato dai pagani; cosa che fu poi completamente disconosciuta dal cristianesimo, il quale incentrò nella vita eterno la vera vita dell'uomo.      

Come sempre, da un estremo si passa all'altro. E finalmente si trova la via giusta, la via equilibrata.

Non c'è dubbio, il corpo, la vita fisica ha la sua importanza; non si può dire che l'esistenza che state conducendo sia importante solo in funzione di quella che sarà la vita dell'aldilà: sarebbe un errore pensare e credere a questo.      

La vita che state conducendo è importante non come fine a se stessa ma perché vi trasforma, vi fa sbocciare, vi avvia verso quella meravigliosa trasmutazione della quale parla, appunto, l'Alchimia della "Grande Opera". 

 

Il richiamo della vita

 

D. Può accadere che nello spazio fra due incarnazioni un essere tema il ritorno sulla Terra, che non desideri reincarnarsi?

 

Ci si può chiedere se, nello spazio tra due incarnazioni, un'entità tema il "ritorno " sulla Terra, talvolta, o invece la vita sia sempre un grande richiamo.       

 

E' sempre un grande richiamo, credete. Adesso vedete la vita con occhi umani e siete saturi di certe esperienze, stanchi di certe contrarietà che non vorreste accettare e che invece hanno un carico di insegnamento, recano un messaggio che solo in seguito potrete pienamente apprezzare. Per questo potete pensare che il dover rinascere sia, o possa essere, una specie di condanna, e può avvilirvi l'idea di dover ricominciare  tutto da capo.   

 

Il fatto di sentire pesante il dover ritornare nuovamente sulla Terra può essere dovuto anche al fatto di aver avuto una fanciullezza o una giovinezza tristi, faticose, dolorose. A questo può associarsi il pensiero di rinascere a tutto quel patimento e quindi il desiderio di non rinascere più.

Ma questa è una visione che si ha solo da incarnati, perché dopo, quando si abbandona il corpo, quando si rivede la vita trascorsa e la si può mettere in relazione con le altre, ma principalmente con quelle che hanno recato karma all'ultima appena conclusa (e questo è importante), allora si comprendono tante cose, si comprende la bellezza, la meraviglia che è il dono della vita. E da quel momento si dimentica quello che è stato il carico della sofferenza e si comincia a desiderare di nuovo di rinascere, e andare avanti, ed evolvere. 

 

Il ruolo del corpo

 

D. E' possibile, come taluni affermano, che l'evoluzione avvenga anche senza il bisogno, per l'individuo, di incarnarsi sulla Terra?

 

I Maestri hanno sempre detto che l'evoluzione avviene nel piano fisico. Esistono delle dottrine secondo le quali, invece, l'evoluzione dell'essere può avvenire anche al di là, senza la reincarnazione nel piano fisico.

 

Dobbiamo intenderci: voi sapete che, ad un certo punto, nell'evoluzione dell'uomo, il piano fisico viene abbandonato. In quel punto la vita fisica non è più necessaria e l'evoluzione continua in dimensioni molto, molto più sottili, più spirituali. Fra dir questo, che è vero, e dire invece che vi sono esseri i quali conducono la loro evoluzione senza mai incarnarsi, il passo è grandissimo. E posso categoricamente assicurarvi che nessuno, dico nessun essere può condurre la  sua evoluzione se non si incarna inizialmente, se non parte dal piano fisico.

 

Si dice anche, in queste dottrine, che l'evoluzione che avviene al di là dell'incarnazione nel piano fisico è molto più lunga; non solo, ma anche che l'essere sarebbe libero di scegliere una evoluzione sulla Terra, nella materia, oppure al di fuori della materia, di seguire la via più breve e  più faticosa anziché la più lunga e più lieve. Anche queste sono fandonie! L'essere come noi intendiamo (chiamatelo spirito, individuo o come volete) trae le sue origini dalla materia, dai regni minerale, vegetale, animale e umano. Così è per tutti.

 

C'è differenza, certo, fra la densità materiale della Terra e la densità materiale di un altro pianeta, di un altro sistema solare. Questo, sì. In un altro sistema solare può esservi un pianeta che accoglie delle forme di vita che hanno come matrice fisica una materia più sottile, più rarefatta: ma sempre materia fisica è, sempre!

Il fatto che gli esseri siano nel piano fisico a condurre la loro evoluzione non è una questione di scelta, ma di necessità. Per tutti è così, non c'è alcun dubbio.

 

La visione secondo la quale gli spiriti sarebbero creati, sfornati da Dio perfetti in potenza per poi divenirlo in atto, e con la possibilità di scegliere, è una visione antropomorfica di tutto quel che esiste.

Piuttosto che questo, mi sembra molto più aderente la visione secondo la quale la realtà è mostrata in modo panteistico. 

 

Che cosa possiamo osservare con occhi umani, semplicemente umani,  guardando la natura? Vediamo che essa procede quasi per tentativi. 

In questo momento siamo semplicemente dei materialisti che guardano come la vita procede sulla Terra, come procede l'evoluzione biologica. 

Il biologo vi dirà, osservando quello che ognuno di voi può osservare se ne ha la voglia e la pazienza, che l'evoluzione procede per tentativi. Ad esempio: se ponete un seme in un terreno dove ci sia anche della roccia, voi potete osservare che le radici avanzando per tentativi, si dirigono in una direzione, trovano la roccia e deviano. 

Questo starebbe a dimostrare che la natura non segue un disegno che le eviti di dover fare dei tentativi; non c'è piano, cioè, grazie al quale la radice vada diretta dove non ci sono rocce; ma anzi essa va quasi alla cieca e, quando si trova di fronte un ostacolo, devia per cercare la strada giusta.

 

Questo piccolo esempio ci conferma, in qualche modo, che una visione più giusta, rispetto a quanto si diceva prima, è quella panteista, cioè di un "qualche cosa " che comprende tutto quanto esiste nel mondo nel senso più lato, appunto anche il piano fisico, e non considera il piano fisico come un accessorio, come qualcosa che si può prendere o non prendere, ma come facente parte di un Tutto e anzi indispensabile alla completezza del Tutto.  

 

Quando pensiamo ad un'esperienza che dovremo fare il giorno successivo, noi possiamo anche immaginarla nei minimi particolari, e possiamo pensare di non avere alcuna paura, di essere forti e di agire nel modo migliore; ma fino a quando non la facciamo realmente, quell'esperienza, noi non sapremo mai come la faremo, non la vivremo mai.    

Se così non fosse, allora avrebbero veramente ragione quelli che affermano che la vita sulla Terra ha un'alternativa non materiale, non sulla Terra. Ma siccome questo proprio non è, il fatto che finché non viviamo fisicamente un'esperienza non l'acquisiamo ci dimostra che il piano fisico è qualcosa di essenziale, di assolutamente necessario e insostituibile.

 

Ora, è possibile raggiungere la comprensione attraverso la mente, con il ragionamento, o si deve fare necessariamente l'esperienza diretta? Sì, è possibile, talvolta, capire con la mente; altre volte non è possibile. Per alcune cose c'è questa possibilità di scegliere, che per altre non c'è. Quando è che c'è questa possibilità di non fare l'esperienza diretta? Quando si segue l'insegnamento del maestro Claudio, quando cioè si

fa dell'introspezione, si cerca di analizzare e capire se stessi, i    propri moti interiori, le proprie intime intenzioni. 

Quando si fa questo tipo di ragionamento introspettivo con una certa costanza, allora si ha la possibilità di capire attraverso la mente. Ma colui che non riflette su ciò che fa, non potrà mai evitare l'esperienza diretta, che è sempre dolorosa.

 

 

L'evoluzione dopo il trapasso 

 

La liberazione dall'irreale

 

D. Che cosa s'intende per « evoluzione « dopo il trapasso?

Che cosa accade, a vari livelli di evoluzione, nei piani più sottili dell'essere? Come vi si svolge l'esistenza?

 

Quando l'uomo è incarnato non si accorge di imparare tante esperienze, concentrato com'è su quella che dice essere

la sua infelicità, preso com'è dal meccanismo della vita.

Solo dopo il trapasso comprenderà appieno l'utile che ha tratto incarnandosi. Solo allora si svolgeranno nella sua mente le vicende di quella che fu la sua esistenza ed egli ne raccoglierà il succo, cioè l'esperienza, che porterà poi sempre con sé. Allora comprenderà quale fu il suo karma, quali le illusioni sulle quali si soffermò; mediterà su tutto ciò fortificandosi nell'esperienza, che sarà da lui assimilata. La vita è un processo di miglioramento attraverso una scelta continua.       

 

Scegliendo l'irreale, ciò che non può appagarlo, l'uomo soffre ed impara una lezione tanto  triste quanto utile: impara a  discernere il Reale dall'irreale, ciò che desta in lui la divinità da ciò che lo conduce lontano e lo illude; e, alla luce di questo discernimento acquisito, disciplinerà i suoi desideri, distruggendo il suo desiderio egoistico: perché l'egoismo è una irrealtà.       

 

Così, a poco a poco, l'uomo si libera dall'illusione, che è una forma di evasione creata dal desiderio egoista che cerca conforto. E su questa via procede al raggiungimento del puro essere, che, non conoscendo le barriere della separatività, ha raggiunto l'espansione del suo Io Divino. 

 

La purificazione nel piano astrale

 

Il concetto di evoluzione dopo il trapasso sta per quel ciclo che l'individuo compie dopo che ha abbandonato  il veicolo fisico. Cielo che non è identico per tutti gli individui, naturalmente: per gli individui che avevano forma animale nel piano fisico, per l'uomo, per il superuomo.

 

A rigore, dobbiamo  dire "diverso per ogni individuo" perché ognuno di noi, dopo una incarnazione, segue un suo ciclo a seconda dell'evoluzione, delle esperienze, dei desideri, dei pensieri che ha avuto nell'incarnazione ultima. Non solo, ma questo ciclo è diverso per l'individuo da un trapasso all'altro, da una vita all'altra.

Vorrebbe dire, "evoluzione dopo il trapasso ", il tempo che l'individuo impiega a liberarsi dei suoi veicoli inferiori, ossia il corpo astrale e il corpo mentale.    

 

Così, se incontriamo nel piano astrale un individuo che ancora non abbia abbandonato il suo veicolo astrale, ciò non significa che quell'individuo sia evolutivamente inferiore ad un altro che possiamo incontrare, quello stesso momento, nel piano mentale: può infatti darsi che chi è in questo momento nel piano mentale sia trapassato prima di colui che in questo momento stesso si trova nel piano astrale.

Evoluzione, in questo senso, ha un significato completamente diverso da " evoluzione spirituale ".

 

I paradisi del piano mentale

 

Dopo il trapasso, l'individuo ha una evoluzione che segue un ciclo di rinnovamento, o anche, se questo vi chiarisce meglio, di purificazione.  

Una volta abbandonato il veicolo astrale, e con ciò assopiti i desideri insoddisfatti, le facoltà mentali dell'individuo sono più pronte e chiare. L'individuo può così rivedere e riflettere con più chiarezza sulla  sua ultima incarnazione.   

E' il momento in cui trova spiegazione a tante domande, riguardo agli eventi della sua trascorsa vita terrena, che si era fatto e durante questa e dopo il trapasso. Questa rinnovata facoltà mentale spinge l'individuo, se il suo temperamento glielo consente, a ricercare la spiegazione di altre cose che desidera o desiderava capire.

Gli studiosi hanno nel piano mentale il loro paradiso: qui l'individuo può erudirsi ed appagare la sua sete di sapere più di quanto potesse farlo da incarnato.

 

E di tutto quello che l'individuo impara nel piano mentale, che cosa rimane? Rimangono i frutti delle riflessioni circa il  significato della sua vita: rimane, sotto forma di impulso o facilità ad apprendere in una prossima incarnazione, quanto l'individuo ha potuto conoscere e sapere nel piano mentale.     

Non sarà mai, però, che un individuo possa evolvere spiritualmente ed iniziare qualcosa di nuovo nel piano mentale, o comunque dopo il trapasso, perché se ciò fosse la vita sul piano fisico non avrebbe più significato. 

 

I plastici del desiderio

 

Prendiamo un uomo di media evoluzione. Dopo il trapasso costui soggiornerà nel piano astrale e, quindi, nel piano mentale: qui potrà meditare e riflettere, avere ancora una vita di pensiero ma solo per trarre il succo delle esperienze incontrate nella precedente incarnazione, senza fare nuove esperienze, senza aggiungere molto al suo retaggio: potrà solo assimilarlo e trarne il massimo insegnamento possibile poiché, per l'evoluzione in forma umana, è necessaria la vita sul piano fisico.

Fino a che non sia costituita, formata completamente la coscienza, per evolvere è necessario incarnarsi.     

Quest'uomo di media evoluzione che trapassa, che abbandona il proprio veicolo fisico, nel piano astrale è sottoposto a diversi modi di vita.

Inizialmente avrà un "riposo"; poi passerà in quello stato che abbiamo detto di "purificazione", cioè dovrà abbandonare il proprio corpo astrale; e per ognuno dei sette sottopiani, per ogni materia che è cioè oggetto di un sottopiano nel piano astrale, egli avrà un periodo più o meno lungo di purificazione a seconda dei desideri che si sono ripercossi o che interessano quella densità di materia.         

 

Ma che cosa vede?       

Ciò che vede non è sempre "oggettivo". Intendo dire questo: nel piano fisico la vostra visione, pur essendo soggettiva, ha tuttavia una certa oggettività in quanto voi vedete ciò che circonda il vostro veicolo fisico, poiché avete i sensi fisici sviluppati. Ma non avendo l'uomo di media evoluzione i sensi del corpo astrale sviluppati, ciò che vede dopo il trapasso è molto simile a ciò che voi vedete in sogno; e poiché, già vi abbiamo detto, la materia del piano astrale è abbastanza plastica sotto l'impulso del pensiero e del desiderio, se quest'uomo sarà  stato ossessionato da qualche idea, da qualche desiderio e via dicendo, con la materia del piano astrale si formerà delle scene, dei plastici che potranno ossessionarlo.  

 

Se avrà avuto dei desideri per la cui soddisfazione è necessario il veicolo fisico, il corpo fisico; se cioè avrà quelli che voi chiamate desideri più bassi; con la sua immaginazione egli potrà plasmare con la materia del piano astrale gli oggetti corrispondenti a tali suoi desideri. Il beone, per esempio, potrà formarsi una specie di vino e cercare di immaginarsi, di riprodurre la sensazione che può provare nel bere.   

Ma sarà sempre qualcosa che lo lascerà inappagato e insoddisfatto poiché si tratta, in ogni caso, di desideri la cui piena soddisfazione si può avere solo mediante un corpo fisico: e, non essendovi più, un corpo fisico, questi desideri non possono essere appagati.  

 

Fino a che, attraverso il ripetersi di questo stesso senso di "non appagamento", avverrà che l'individuo si stanchi e passi all'altro sottopiano meno denso, immediatamente superiore.

Possono esservi in quest'uomo anche desideri meno grezzi, che possono venire dall'espansione dell'io: tali desideri possono, in un certo senso, essere più e meglio appagati, essendo possibile soddisfarli senza il concorso di un corpo fisico.

In tal caso l'uomo può indugiare più a lungo nel sottopiano astrale dove vive  tali illusori appagamenti dell'io.    

Ciò che viene pienamente soddisfatto è tutto quanto invece appartiene al corpo mentale: il desiderio di studiare, di sapere, eccetera; sempre, però, limitatamente alle possibilità che l'individuo aveva nell'ultima incarnazione. Queste possibilità non crescono di molto. Il desiderio di conoscere, la facoltà di apprendere è più lucida e viva; ma non può essere che un individuo di media evoluzione possa diventare, oltre il trapasso, un genio.  

 

Ripeto ancora una  volta: non è che l'individuo, abbandonato il corpo fisico, non veda niente nel piano astrale non avendo desti e sviluppati i  sensi dei piano astrale; ma la visione che avrà, se non ha desti questi sensi neppure in minima parte, sarà una visione molto soggettiva, sarà una specie di sogno, qualcosa che egli si crea attorno a sé ma che non ha corrispondenza con la realtà degli altri, con la realtà che gli altri, i desti, vedono.    

 

Colui che ha sviluppati i sensi  del corpo astrale, che può quindi vedere, attraverso queste finestre e queste porte, che cosa circonda il proprio veicolo astrale, costui avrà tutta un'altra visione, più, oggettiva, e potrà benissimo comunicare con altri individui disincarnati, e potrà benissimo vedere che cosa accade nel piano fisico, potrà vedere in azione gli "spiriti elementari", potrà vedere quello  che vi è nel piano astrale e nel piano fisico. Infatti, per chi vive consapevolmente sul suo piano è sempre possibile la visione di tutti i piani che sono al di sotto.      

Dunque, se l'individuo vive consapevolmente nel piano mentale ha la visione di ciò che accade nel piano astrale e di ciò che accade nel piano fisico, mentre non ha la visione del piano immediatamente superiore, il piano che abbiamo definito "akasico" o della coscienza.      

 

La ragione di quel che accade dopo il trapasso, una volta abbandonato il veicolo fisico, è insomma di trarre il succo delle esperienze fatte nella vita da incarnato in modo che poi, nella vita successiva, l'individuo possa avere nuove ed ulteriori esperienze. 

 

Il mondo degli ideali sognati

 

Un accenno a quella regione del "mondo mentale" corrispondente ai Cieli descritti dalle religioni. Una creatura, la quale fosse in questi cieli, non è divisa dalle altre se non da un particolare stato di coscienza.

Tutto è attorno a voi.      

Un uomo che avesse vissuto per meritarsi un premio eterno o avesse dedicato la sua vita ad un ideale, dopo il trapasso, nel piano mentale, per karma, vede ed esperimenta l'ideale sognato. Questo stato corrisponde ad un senso di appagamento, di beatitudine.          

 

Molte entità che si presentano in certi incontri medianici provengono appunto da questa regione del "mondo mentale": ecco perché descrivono un aldilà simile a quello che credevano esistesse mentre erano in vita, perché lo stanno sperimentando e, per esse, è una cosa reale, non un sogno.  

 

Una volta che l'individuo non abbastanza evoluto abbia cessato questo sogno, si riposa, rivede con chiarezza e con tranquillità tute le passate esistenze, ma non è conscio di quanto avviene intorno a lui perché è entrato nel "piano" successivo a quello mentale, ha abbandonato il suo corpo mentale e si trova sulle soglie di un piano nel quale vivrà un'immensa, indescrivibile beatitudine.

 

 

Evoluzione e medianità

 

D. Quali sono le caratteristiche di un vero medium?

 

Una certa forma di medianità, specialmente la telepatia, l'hanno più, o meno tutti gli uomini. Come si estrinseca questa medianità? Nell'avere dei pensieri che non sono propri, che sono pensieri suggeriti da qualche entità.    

Per queste forme molto leggere non occorre una speciale configurazione del corpo fisico.    

 

Quando si entra nel campo della vera e propria medianità, qualcosa deve invece corrispondere, evidentemente, anche al livello del corpo fisico, organico. Questa differenza di conformazione risiede, principalmente, nel cervello. Le glandole pituitaria e pineale hanno uno sviluppo maggiore rispetto a quello comune.    

Oltre a questo, debbono esserci delle caratteristiche psichiche ancora più importanti. I medium debbono essere creature

« disposte»  dotate di qualità che normalmente non si trovano fra gli uomini.    

 

E' chiaro che l'evoluzione di chi funge da strumento ad alte entità deve essere all'altezza dell'evoluzione delle entità comunicanti. Se il medium si gloriasse delle comunicazioni che attraverso di lui avvengono, se ne facesse motivo di vanto, ciò comporterebbe una falsa attribuzione di meriti da cui automaticamente deriverebbe l'allontanamento dei comunicanti di una certa evoluzione.     

 

Sono queste le caratteristiche principali del medium: una grande umiltà, una grande disponibilità, soprattutto il non sentire come merito suo, come cosa sua, quello che per suo mezzo viene comunicato.

Quindi caratteristiche fisiche, caratteristiche psichiche e caratteristiche evolutive, quando si tratti di ricevere e trasmettere comunicazioni di Entità evolute. 

 

Le droghe, rinvio evolutivo

 

D. E' vero che le droghe possono favorire certi particolari stati di coscienza?

 

Fino a che l'individuo non lascia la ruota delle nascite e delle morti la sua evoluzione può avvenire solo sul piano fisico, abbiamo detto.  

Nel piano astrale, dopo il trapasso di ogni singola vita, voi sapete che ciascun essere può tirare le somme di quella che è stata la sua vita, può riflettere, può anche cominciare a liberarsi di certe sue limitazioni; ma se non ha condotto l'esperienza, per la quale si è incarnato, fino ad un certo livello, dovrà completarla in una vita successiva del piano fisico.

 

Questo discorso significa che se certi coeccitanti o droghe, siano sostanze chimiche o vegetali, creano delle alterazioni di coscienza, non sono produttive ai fini dell'evoluzione individuale in quanto distolgono da quella che è la realtà del piano fisico. In un certo senso, è come se queste droghe portassero l'individuo nel piano astrale laddove non si cresce, non si avanza di un passo, fino a che, ripeto, non si è lasciata la ruota delle nascite e delle morti.  

Tutto ciò che distoglie dalla realtà del piano fisico è qualcosa che distoglie dalla possibilità, dalla necessità  di evolvere.  

 

L'esperienza delle droghe può essere tuttavia necessaria come contrario, come reazione, perché l'uomo comprenda  l'importanza della vita nel piano fisico.

Colui che ruba, in effetti, se paragonato a quella che è la mèta dell'evoluzione commette un errore; ma questo errore ha un fine, un significato: se si guarda a che cosa porta, per reazione, si vede che anch'esso diventa produttivo. Così il drogarsi, come si dice, lo sfuggire alla realtà per una causa

che io non metto in discussione, che è diversa per ogni creatura che ricorra a questi stimolanti: qualunque sia la causa, è sempre un fare un'esperienza costruttiva ma in senso indiretto, che sarà veramente costruttiva solo al momento in cui vi sarà la reazione, la controparte, l'effetto.

 

Vi sono degli stregoni, o persone dedite a pratiche occulte, che fanno ricorso ad allucinogeni e via dicendo. Ma non dovete pensare che certe droghe diano le facoltà occulte o i poteri paranormali; pensate piuttosto, in modo giusto, che certe creature hanno allo stato potenziale dei poteri occulti, delle facoltà paranormali che l'uso di qualche droga fa porre in atto, limitatamente al periodo in cui dura l'effetto della droga. Cosicché se un qualunque essere, che non avesse queste facoltà allo stato potenziale, assumesse, ingerisse le stesse droghe che fanno diventare veggente altri, egli non lo diventerebbe affatto.    

 

Non è dunque la droga in sé che dà la possibilità della veggenza, ma la droga è, semplicemente, la goccia che serve a mettere in atto una veggenza allo stato potenziale.

 

L'evoluzione e la donna

 

D.  Perché le personalità significative, con un ruolo decisivo nella storia umana, sono state quasi sempre di sesso maschile?

 

L'opera della donna, per sua natura portata ad una maggiore sensibilità, è un'opera umile e nascosta, non è appariscente ed è idealmente di aiuto all'uomo, la cui opera è invece appariscente, in genere. Perché?, direte.

La vera e propria ragione si trova molto nascosta e lontano. Innanzitutto, la società è costruita così. Ma perché è così costituita?. Perché gli  uomini hanno voluto che la donna fosse quella che poi è stata.

Oggi vedete che la società si sta trasformando, la donna non  avrà più quel carattere che aveva e che l'uomo voleva da lei. Vedrete che in avvenire vi saranno sempre più, donne che rappresenteranno la parte che, per il passato, era unicamente riservata agli uomini. E perché la società ha così relegato la donna?  

 

L'uomo ha voluto questo, dicevo, l'uomo che apprezzava più la donna riservata, la donna timida, la donna segreta, mansueta, piuttosto che una donna intraprendente. E la donna si è adagiata, adeguata a questo desiderio dell'uomo, e per molti secoli in questa società ha rappresentato la parte di creatura sottomessa, umile e servizievole.   

Per questa ragione, se vi fosse stata una donna, o meglio una entità che avesse dovuto compiere un certo lavoro in questa società così costituita, certamente non poteva essere scelto un corpo femminile ma doveva essere creato, dato a questa entità un corpo maschile.  

Vi è poi un'altra ragione essenzialmente fisiologica: ed è che, per sua natura, la donna è dal  punto di vista fisico più schiava, se così possiamo dire, dell'uomo. 

 

La falsa dottrina della reincarnazione "programmata"

 

D. Che cosa c'è di giusto nella dottrina seconda la quale lo spirito sceglie liberamente un suo « programma « esistenziale prima di incarnarsi?

 

Avete saputo da certe filosofie, da certi insegnamenti, che l'uomo ha libero arbitrio; che la Terra è una landa messa da Dio a disposizione dei suoi figli; che l'uomo, in fondo, può fare quello che vuole; che lo spirito, prima di incarnarsi, fa un suo « programma « che poi attuerà sulla Terra - però molto     spesso non riesce ad attuarlo completamente - e da qui nascono certi tipi di nevrosi. Avete saputo che, sì, esiste un fato, una predestinazione, qualcosa di « scritto» ma che in fondo c'è il libero arbitrio che può sconvolgere tutto questo; e che la morte non è prestabilita, che si può morire dieci anni prima o vent'anni dopo...

 

Tutto questo non sta in piedi, assolutamente! Mi appello alla vostra intelligenza: non è possibile che Dio - che è legge, che è perfezione assoluta - possa porre la Terra come una landa da sé staccata, in cui l'uomo può fare più o meno quello che vuole, sia pure entro certi ambiti, comunque ambiti dati per molto ampi da quegli insegnamenti.   

Questo non è possibile, lo capite da voi. Che cosa significa l'espressione "lo spirito fa un programma "? Come si mettono d'accordo tutti i programmi di tutti gli spiriti?, in che modo? Lo spirito, dunque, ha una tale levatura che può intendersi con un altro spirito, fare un programma con tutti quelli che conosce e che influiranno nella sua prossima vita terrena? E poi, dopo, che significato ha questo programma se non si svolge esattamente come era stato previsto - tanto che la morte può avvenire prima o dopo 10 anni il programmato? A che servirebbe il programma? Diventerebbe un libro dei sogni!

 

O c'è una perfezione tale per cui la vita di ogni creatura, di ogni uomo, è stabilita - per la sua evoluzione - nelle linee essenziali, che non possono essere assolutamente derogate; mentre lascia possibilità di scelta e di autonomia in linee minori; e perciò io non verrò mai a disturbare quella che è la tua vita, la tua esistenza terrena, chiamiamolo pure il tuo programma; oppure, se questo non è, è un caos generale. E la natura stessa dimostra che così non può essere.    

 

Attenzione, quindi, a questo discorso del programma che lo spirito farebbe, improvvisamente diventando quasi onnisciente: poiché per fare un programma che abbia un significato effettivo, logico, bisogna che lo spirito abbia davvero una certa onniscienza, abbia per lo meno la possibilità di vedere in tutti i dettagli quali sono le implicazioni del suo programma; e se avesse questa evoluzione, questa possibilità di sviluppo, cosa farebbe?; tornerebbe povero di evoluzione nel momento in cui si incarnasse?; oppure i programmi li farebbero solo gli spiriti evoluti? Ma i programmi, si dice in quegli insegnamenti, li fanno tutti gli spiriti. E allora?: come si concilia questo caotico discorso con quello, invece, che fanno i nostri Maestri, con piena cognizione di causa; secondo il quale discorso tutto è un ordine perfetto; e se io incido nella tua vita è perché tu devi subire ciò che io ti infliggo, pur rimanendo io responsabile di quanto ti ho inflitto?       

 

Questo è un discorso che  torna; che lascia a me la possibilità di fare un'esperienza nei confronti degli altri, di inserirmi e ingerirmi nella tua  vita; e lascia intatta la tua vita perché tu, in quel punto, non avevi la libertà, dovevi necessariamente subire, per karma, quanto io ti infliggo.       

Questo è un discorso che veramente torna. Tutto è un incastro perfetto.

 

I veri e i falsi guru

 

D. Certi medium, che in effetti non sono medium, hanno tuttavia della gente che crede alle loro ispirazioni. Anche per quanto riguarda i guru, più o meno orientali, non tutto quello che insegnano ha un vero valore. La domanda è questa: un falso Maestro in che senso può nuocere a chi lo segue?

 

Leggendo certe comunicazioni spiritiche vi sarete domandati se erano cose vere o non piuttosto manifestazioni di psichi non perfettamente equilibrate. La domanda che viene dopo una simile riflessione è quale valore possa avere, per coloro che seguono certi insegnamenti -  che tali non sono - il fatto di seguirli come veri, mentre veri non sono.   

Vi immaginate forse che, al termine della vita, le  persone che hanno seguito un medium che medium non era - ma che si abbandonava a dei vaneggiamenti - accorgendosi di essere state preda di un inganno potranno dolersi di aver perduta la loro vita dietro a qualcosa che non aveva alcun valore. E voi stessi pensate che la loro vita non sia servita a niente, che sia stata perduta.    

 

Durante la mia ultima vita in India potevo osservare dei guru, degli istruttori, ed ebbi la fortuna di avere un grandissimo Istruttore che non era sempre con me ma che, di tanto in tanto, si degnava di manifestarsi: il maestro Babaji. Allora io potevo, come voi, fare dei paragoni tra la figura e l'insegnamento di questo Maestro e la figura e l'insegnamento di altri guru. E mi accorgevo di un enorme dislivello, perciò anch'io ebbi il pensiero che qualcuno di voi può avere avuto, e mi chiesi: « Questi guru che hanno dei seguaci, persone convintissime di aver trovato il meglio, il maestro migliore, il più alto incarnato, quando cadrà dai loro occhi il velo come rimarranno?; e la loro vita, seguendo un maestro che maestro non era, è dunque una vita perduta? «.

Domandai perciò al mio maestro: « Come Dio può permettere che quelle creature credano in qualcosa che non è vero e dedichino tutta la loro vita a qualcosa che è privo di valore? «. Ed egli mi rispose che era giusto che così fosse.

 

Chi crede in una cosa, per lui quella cosa è la Verità; e proprio credendoci e come accettandola e come servendola e come improntando la propria vita a questa Verità, si misura il suo sviluppo; il modo come segue questa Verità che crede vera fa sì che la sua vita sia produttiva spiritualmente.  

« Ma come è possibile? - dissi - se quella non è la Verità? «.

« Non ha importanza - rispose Babaji -. Se tradirà quella che lui crede la Verità è come se tradisse la Verità vera.

La sua intenzione è di tradirla, e anche se non è la Verità, il suo  cedimento è tremendo, il suo rifiuto è un rifiuto. Vedi, -seguitò - potrebbe Dio dare e svelare Se Stesso a chi poi, un giorno, lo rinnegasse?, che dentro di sé non avesse quella forza, quella evoluzione necessaria a  rimanere costanti e fedeli? Perciò è previsto che le creature, prima di trovare la Verità, trovino della verità-punto-di-passaggio che servono», dico ora con mie parole, per allenare, servono perché possano scordarle, possano tradirle, possano non seguirle. In questo modo le perle non vengono date ai porci.      

Solo quando una Creatura ha una certa evoluzione viene a contatto con la Verità più vicina all'ultima che essa può capire; solo allora.

 

Non meravigliatevi, perciò, se vi sono delle persone che seguono la religione in modo fanatico. Proprio da come la

seguono esse daranno la misura dell'utilità della loro vita. E può, anche darsi che, nel seguirla in quel modo, fanaticamente e ciecamente, essi siano nel giusto: e quando trapasseranno, non andranno a vedere se quella che hanno creduto era la Verità vera, ma andranno a vedere se l'hanno seguita bene: perché quello sarà tutto, non altro. 

 

Karma animale e karma umano

 

D. Può essere, come affermano certi maestri orientali, che un uomo che ha fatto cose terribili rinasca come animale? Può, ad esempio, un cane che tenti il suicidio essere già stato uomo?

 

Assolutamente no: è impossibile. Quando un uomo fa delle cose terribili non può che reincarnarsi in un uomo che ha una vita di grande sofferenza. Perché non è logicamente possibile? Perché, per quanto dolorosa sia la vita di un animale, non sarà mai dolorosa come la vita di un uomo. Sapete che non dovete  vedere il dolore come punizione per quello che una creatura ha fatto; ma se essa ha mosso delle cause terribili, evidentemente avrà degli effetti terribili; e voi capite che una vita come animale non potrà mai dare gli effetti terribili che dà

una vita di uomo.        

 

Fra il suicidio di un uomo e il suicidio di un animale c'è una enorme differenza; come tra gli animali che uccidono i loro figli e gli uomini che uccidono i loro figli. Gli animali ubbidiscono a certi impulsi naturali e, facendo questo, non hanno l'intenzione di uccidere per un fine egoistico, bensì seguono quello che è il richiamo e la legge della natura. 

 

Quindi il loro karma è molto diverso. Un uomo che uccide un suo simile, o che si suicida, ha un'intenzione ben diversa da quella dell'animale, che riguarda la sua coscienza, il suo intelletto; cosa che non si ritrova negli animali. Che un animale tenti il suicidio, o uccida i propri figli, è un fatto naturale che riguarda la vita del suo corpo fisico e non la vita della sua coscienza.

 

Vi dirò, anzi, che mentre per l'uomo il suicidarsi o l'uccidere i propri figli è un fatto negativo - anche se, diciamolo pure, in modo relativo - per l'animale invece è un fatto positivo, perché va contro quello stimolo egoistico che ci può essere, va contro quell'istinto di conservazione che è spiccatissimo negli animali. Il fare questo, quindi, vuol dire in un certo senso, per l'animale, vincere se stesso. 

 

Discordanze tra entità comunicanti di evoluzione diversa

 

D. Esistono delle differenze, anche notevoli, tra le cose che dicono diverse entità disincarnate. Come si spiega questo? 

Il fatto che un  essere sia spogliato del corpo fisico non significa che veda automaticamente la realtà, cioè la vera qualità e condizione delle cose. Questa è una delle ragioni per cui possono esservi delle discordanze fra le affermazioni rese da alcune entità che abitualmente si manifestano attraverso medium diversi.    

 

Un'altra ragione di discordanza può risiedere nel fatto che anche le entità che riescono a vedere la realtà, nel riferirla devono tenere presente la formazione mentale di chi ascolta e può accadere che fra una verità finale, che sarebbe totalmente respinta perché male intesa, e una verità-punto-di-passaggio, che viene invece accettata, si reputa più opportuno affermare quest'ultima. Naturalmente poi se si raffrontano affermazioni  rese in ambienti di diversa formazione mentale e di diversa disponibilità, escono fuori delle discordanze o delle non identità di affermazioni.

 

Tuttavia, più che spiegare perché esistono delle divergenze fra le affermazioni di alcune entità, ci preme ribadire perché le nostre asserzioni sono quelle che sono, ossia motivare filosoficamente la nostra affermazione secondo cui ogni essere si « identifica « - trova, cioè, la sua vera identità - nell'Essere divino.

Nessuno può essere staccato, al di fuori di Dio, altrimenti Dio non sarebbe completo, come più volte abbiamo detto. Tuttavia gli esseri, pur essendo in Dio, possono non averne coscienza, e voi ben lo sapete per esperienza diretta.    

Si tratta, perciò,  di capire se il senso di separatività (che evidentemente è illusorio) è destinato a rimanere sempre, oppure no. Se non avesse fine costituirebbe la vera qualità e condizione di ogni essere, perciò sarebbe reale ed essendo tale farebbe degli esseri degli enti che si collocherebbero sul piano assoluto staccati da Dio, pregiudicando in tal modo la completezza di Dio.    

 

Inoltre, eternità significherebbe tempo senza fine (e non invece senza tempo) ed il divenire dei mondi sarebbe realtà. Ma se così fosse, poiché come abbiamo visto Dio per essere completo deve contenere in sé tutto quanto esiste, ne discenderebbe che comprendendo in sé i mondi in continuo reale divenire sarebbe un Dio anch'egli in reale divenire e perciò mai eguale a se stesso.

 

L'unica concezione che può conciliare l'assolutezza di Dio con la relatività della molteplicità dei mondi e degli esseri è quella che pone la Realtà quale sol tutto inscindibile, e la vera finale identità degli esseri in un unico essere che tutto contiene ma al tempo stesso tutto trascende; concezione che fa del tempo, del divenire, della molteplicità, un'apparenza, uno stato d'essere relativo, illusorio, transitorio.    

Tale stato d'essere origina la « coscienza d'esistere» prima quale io distinto e separato che sente in termini di soggetto-oggetto e poi, in un progressivo rivelarsi ed effondersi del sentire, attraverso il superamento della condizione relativa, quale suprema condizione d'esistenza in cui si ha coscienza della interezza del tutto, cioè della Realtà assoluta, vera identità di ogni essere.

 

Continua