Diversi modi di esistere di un'unica cosa - Tutto è - I due generi del sentire individuale - Gli individui sono già tutti creati - Spazio e tempo; duplice aspetto dell'illusione - Carattere unitario del Tutto - Capisaldi del concetto delle Varianti - Determinismo, Contigentismo - Creatività dell'uomo - Sentire akasico - Fasi dell'evoluzione individuale - Il mondo come rappresentazione - Virtuale frantumazione del Sentire Assoluto - Il dolore - Costituzione del Cosmo - Dossier Cosmo - Diverso modo di esistere
di un'unica cosa V'
è on episodio biblico
che viene richiamato alla memoria ascoltando il nostro dire ed i vostri
commenti. Certo che l'esempio non si adatta perfettamente: vi sono dei
presupposti alquanto differenti. Ma non posso fare a meno di ricordarvelo,
tanto, in certi momenti, il richiamo alla memoria sia così ben suggerito. E' l'episodio del popolo
che vuole giungere là dove è il trono di Dio, nel più alto dei cieli. E
comincia a costruire una torre altissima per giungere alla meta prefissa. Ma
sopraggiunge la confusione delle lingue per cui ognuno ne parla una per proprio
conto e la costruzione che si fondava sulla reciproca collaborazione diviene
impossibile. Ora qua non siete voi che
volete carpire i segreti dell'Olimpo, dell'iniziazione più segreta; ma noi, che
a forza, vogliamo trascinarvi al di là di quella soglia oltre la quale pochi
hanno potuto guardare. E trascinandovi dobbiamo essere preparati ai vostri
malumori, alla confusione dei linguaggi, ai rimpianti, a tanti e tanti
interrogativi. Eppure vogliamo ad ogni costo spingervi oltre quello che già
sapevate. Ditemi, quale scopo
poteva avere il seguitare a parlarvi degli insegnamenti che già avevamo
ripetuto a sufficienza? Tanti sono gli
interrogativi che ancora vi attendono. Ma se gli argomenti che abbiamo
momentaneamente lasciati - per poi riprendere con un nuovo sapere - vi
interessano ancora, altre fonti vi sono che di essi possono parlarvi,
continuare a ripetere quello che già sapete. Noi, cercando di sfatare
i pericoli di una novella torre di Babele, continuiamo a trascinarvi; a
trascinare la vostra comprensione oltre gli schemi di un mondo che già
conoscete a sufficienza. Oltre, laddove non è il tempo.
Una volta, constatando la
differenza di evoluzione che esiste fra gli uomini, trovaste che ciò non era
giusto e vi domandaste perché. Cercando di capire le ragioni, giungeste - forse
anche dietro nostro suggerimento - alla conclusione che ciò dipendeva da
un'ubicazione dei "centri di sensibilità e di espressione" nello
spazio. Questa diversa ubicazione conduceva ad un diverso risuonare, ad un
cammino più spedito di alcuni rispetto ad altri e così da un'iniziale diversità
minima, si giungeva ad un'enorme diversità successiva e quindi a differenti
evoluzioni. Oggi noi possiamo dire che oltre ad una diversa ubicazione nello
spazio dei "centri di sensibilità e di espressione" prima e di
"coscienza e di espressione" dopo, c'è anche una diversa ubicazione
nel tempo. Ma quello che prima sembrava un'ingiustizia oggi appare invece
eguaglianza. Già perché - aggiungo uno scandalo agli scandali - qua c'è
l'eguaglianza perfetta. Una sorta di comunismo
ideale, secondo il quale non vi sono
creature diligenti e sgobbone che mangiano i tempi, ed altre che invece
"ripetono", secondo un antico concetto. Quante cose vanno aggiustate
alla luce delle nuove Verità! Ma tutte le creature camminano, pressappoco, di
pari passo. E non v'è la necessità di attendere l'ambiente favorevole sulla
Terra per passare alla successiva incarnazione, ma ciascun individuo, di volta
in volta, va, si cala nell'ambiente favorevole alla sua evoluzione. Ebbene, chi ha "sentito" un
ambiente adatto alla sua evoluzione e capace di condurlo un gradino più
innanzi, ed ha completato quell'esperienza - cioè ha chiuso una vita sul piano
fisico, tirate le somme nel piano astrale e nel piano mentale - non ha più
bisogno di attendere che le lancette degli anni trascorrano ed anche dei
secoli, a volte, prima di potersi reincarnare, ma trova il suo ambiente
favorevole più innanzi, più avanti secondo il senso del tempo fisico; e trova
quell'ambiente pronto fino da allora ad accoglierlo per dargli le necessarie
esperienze, per aggiungere ulteriore evoluzione. Per fare sfociare il
"sentire" da lui raggiunto di grado A, ad un "sentire"
successivo di grado A+I.
Ecco dunque che quello
che fino ad oggi sapevate ha subito un ritocco. Gli ambienti sono sempre pronti
a ricevere l'individuo, allo scopo di fare sfociare il suo "sentire"
in un "sentire" più esteso. Da un "sentire" precedente ad
un "sentire" seguente. E queste parole mi ricordano altre parole
dette in altra circostanza, quasi identiche parole. Chissà che i due concetti
vicendevolmente non si compendino! Una minima variazione -
dicemmo - che avrebbe portato un'enorme differenza. Ed invece noi vediamo che
tutti i "sentire" hanno un medesimo grado iniziale: le lettere A che
compaiono tutte sulla pagina del racconto in qualunque rigo esse siano
dislocate. E poi le lettere B e poi su su, fino a completare il racconto. Ma
chi ha il suo "sentire" minimo in questa vostra epoca e completa la
sua vita, la sua esperienza, ed è pronto per un altro "sentire" più
esteso, non ha bisogno di aspettare che la Terra faccia 3 o 4 o 5 mila giri per
poi trovare, sulla Terra stessa, un ambiente a lui favorevole. Non sale in
qualche piano in attesa che la Terra giri. L'ambiente a lui favorevole,
ancorché ubicato - e questo sempre - in un tempo futuro, rispetto a quello che
egli ha lasciato, è lì che lo attende ed è pronto ad accoglierlo non appena
potrà immedesimarvisi, indipendentemente da un girar di pianeti che,
oggettivamente, non esiste.
Questo mi premeva
sottolineare. Cose, del resto, che da soli avreste colto, conclusioni che da
soli avreste tratto. Altre Verità
s'intravedono, altre considerazioni; l'errata conclusione che ci fa sentire
soli pur avendo attorno a sé tante creature. Pensando che il
"sentire" delle creature che vedete non sia presente
contemporaneamente al vostro "sentire", voi credete, o ritenete, che
questo dia un sapore diverso alle vostre azioni e alla realtà del piano fisico. Ma nessuna differenza, in, effetti, esiste. Parlo più chiaramente: che il figlio S. in questo momento nel quale io "sento" questi fotogrammi, senta anch'esso con me o no, non toglie né accresce niente alla validità di questa mia e sua esperienza. Il fatto che l'esperienza sia vissuta non simultaneamente da coloro che ne sono i soggetti e gli oggetti, non diminuisce valore all'esperienza. L'esperienza rimane integra nel suo significato. Quindi è errato pensare che questo nuovo modo di vedere possa togliere valore alla vita. Se mai lo modifica, perché v'insegna ad agire bene per l'agire bene; perché v'insegna a dare importanza all'intimo dell'uomo e al vostro intimo.
Pensate, se di tutto quello che vi circonda niente fosse vero,
ma l'unica Verità fosse l'intimo vostro, voi egualmente evolvereste. Se
veramente la sensazione dell'iniziando di sentirsi solo nel Cosmo fosse giusta
e reale, egualmente esisterebbe l'evoluzione. Se gli esseri che vi circondano
non fossero creature reali, nella loro relatività, ma fossero
"simulatori", la vostra esperienza interiore non diminuirebbe di un
cubito, sarebbe egualmente valida. Per un astronauta che, senza saperlo, fosse chiuso
in una cabina spaziale e vivesse un volo interplanetario simulato - ma simulato
così bene da fargli ritenere di essere veramente negli spazi siderali - per
quell'astronauta l'esperienza Se di tutta questa bella assemblea di creature niente fosse vero e reale tranne l'intimo di chi parla, ebbene l'esperienza sarebbe egualmente valida per me. Questa enunciazione non è una curiosità, ma ha un principio di Verità. Così se questo fotogramma fosse
vissuto solo da chi lo "sente", sarebbe egualmente valido e
apportatore di evoluzione per chi lo ha "sentito". Se questo
fotogramma, pur essendo vissuto da tutti coloro che in esso sono raffigurati,
fosse vissuto singolarmente da ognuno in tempi diversi, a ciascuno porterebbe
il suo contributo di progresso, di esperienza; in ultima analisi, di
evoluzione.
Ciò che arreca al mio
intimo evoluzione e sviluppo, non è il fatto che dietro quello che gli occhi di
un corpo fisico vedono vi sia o non vi sia, contemporaneamente al mio, un
"sentire", ma è il fatto che io viva questo fotogramma. E' il fatto
che questo fotogramma contiene per me un'esperienza; come la contiene per tutti
coloro che a questo fotogramma si uniscono. Se noi vedessimo gli altri
individui che fummo, in epoche passate della nostra evoluzione - parlo con il
vecchio linguaggio - senza sapere di trattarsi d'individui appartenenti alla
nostra individualità, saremmo convinti trattarsi di tutt'altre creature. Di
creature definite "prossimo nostro".
C'è differenza fra noi
quali siamo, nel modo di esistere Ma se io guardo la serie
dei numeri, vedo che ciascun Ma tanto X quanto Y sono
un diverso modo di esistere dell'Unità. Ed allora se l'Assoluto è
il Tutto e l'unità, prima serie dei numeri, è l'inizio del tutto-relativo - del
relativo - se v'è questa differenza fra lo stato di evoluzione mio attuale ed
uno precedente - che è un diverso modo di esistere di allora rispetto ad ora -
questo diverso modo di esistere c'è anche fra me e chi mi sta vicino, ma è un
diverso modo di esistere di una cosa unica. Dunque v'è l'Assoluto,
v'è il relativo; tutto ciò che sta oltre il relativo, è un diverso modo di
esistere di una stessa cosa. E tutto dunque, in fondo,
è una stessa cosa. E' la base comune che è in ciascuna cosa; e come fra me ed
il mio diverso modo di esistere - pur appartenente alla mia individualità -
nulla v'è di differente se non questo diverso modo di esistere, come nulla di
diverso v'è fra me e chi mi attornia se non un diverso modo di esistere, così
che ciascuno di noi, ciascun individuo, appartenga o no ad una stessa
individualità, non è che un diverso modo di esistere dell'Unità comune, non è
che una sua variante, una possibile combinazione dell'Unità. Ed allora come e
come giusto suona il Comandamento: "Ama il prossimo tuo come te
stesso!".
Tutto è! Come si fa per conoscere
qualcosa che si scopre? Uno scienziato, un chimico, ad esempio, che abbia
scoperto un nuovo elemento, cercherà di capirne la valenza, il peso atomico,
insomma lo sottopone ad una misurazione. Misurare, definire un qualche cosa
significa paragonarlo, inquadrarlo, con quello che già si conosce; insomma
rendere assimilabile il nuovo, paragonandolo al vecchi. Quando, dunque, si
conosce un nuovo concetto, si cerca di coglierne il significato paragonandolo a
ciò che sapevamo. Quando udite qualche nuova Verità, ecco che subito, per capire
la differenza che v'è fra questo nuovo ed il vecchio, ponete le due Verità
l'una accanto all'altra per confrontarle; e la nuova sarà tanto più
comprensibile quanto più la si potrà ravvicinare a
Ora, a chi vuole restare
in pace con la propria coscienza, a chi non vuole aver turbati i propri sonni
nel pensiero di aver perduto del tempo ieri, per imparare delle Verità così
prestamente e facilmente superabili, noi diciamo: "Non vi impaurite, state
tranquilli, il nuovo è abbastanza vicino al vecchio. Noi progrediamo vicino al
vecchio. Noi progrediamo per piccoli passi; piccoli passi, sfumature in avanti
appena appena percettibili". Un esempio di questa mia
affermazione possiamo averlo confrontando quanto ora sapete del Cosmo con
quanto sapevate. Non c'è stata una
ritrattazione, ma un approfondimento. Un tempo vedevate un Cosmo, oserei dire,
indipendente dall'Assoluto; sì, era una Sua emanazione, ma in sostanza
l'Assoluto - se fosse stato un vecchio barbogio seduto in trono - avrebbe Questa, naturalmente
esagerando, era la conclusione che si poteva avere secondo quello che
conoscevate. Ma che cosa è successo? E' successo che questo Cosmo, nel suo
insieme, particolarmente per il piano fisico, il piano astrale e il piano
mentale, non ha più una sua vita indipendente, ma vive ogni qualvolta gli
individui si legano a certe situazioni (fotogrammi) unitarie fisse. Quindi non
più una vita, ma innumerevoli vite, una per ogni volta che questi fotogrammi
sono percorsi da un individuo.
Abbiamo visto che questo
percorrere fotogrammi corrisponde ad un "sentire" nel piano akasico.
Questa visione d'insieme muta un po' il concetto che ci eravamo fatti. Ma certo
che secondo l'esempio fatto possiamo ancora vedere questo Padre Eterno che
dice: "Il Cosmo fisico, astrale e mentale è lì fermo, non ha più un suo
movimento autonomo e, direi, oggettivo nella sua relatività, però c'è uno scorrere ancora, ed è lo scorrere del
"sentire degli individui". Lo scorrere non è più nel piano fisico,
astrale e mentale, ma è nel piano akasico, per cui io Padre Eterno, anche non servendomi
dei miei poteri di onniscienza, dando una guardatina a questo Cosmo, vedo che
gli individui stanno "sentendo" tutti contemporaneamente, a qualunque
razza essi appartengano, da incarnati, in qualunque tempo essi nel Cosmo siano
ubicati nel fare delle esperienze, vedo che tutti hanno un "sentire"
X. Per cui posso dire che lo scorrere, la teoria del "sentire", è
pressappoco a metà del suo cammino". Eh no, figli e fratelli,
no, non può essere neanche così! Allora vi abbiamo
enunciata la Verità del "sentire" chiuso e limitato ma unitario che
crea l'idea di una successione nella sua esistenza, l'illusione di qualcosa che
trascorre.
In effetti il Cosmo, sia
esso fisico, astrale, mentale o akasico, è tutto lì. Non è più neppure quindi
che trascorra, sviluppi l'individuo nel piano akasico, ma nel piano akasico -
pur non essendovi fotogrammi secondo il concetto classico che noi vi abbiamo
illustrato, come nel piano fisico astrale e mentale - vi sono le teorie dei
"sentire individuali", ciascuna facente capo ad una individualità. Niente in sostanza
trascorre. E di fatti come sarebbe possibile ubicare nell'Eternità, nel non
tempo, l'inizio di uno scorrere di "sentire individuale"? Sarebbe
impossibile. Dunque quello che noi sentiamo trascorrere, come essere ad un
punto, rispetto all'Assoluto, non è più così. Esiste tutto. "Ma allora -
direte voi - perché noi percepiamo come un trascorrere? Come passare da un
antecedente e tendere ad un seguente? Come "ora" e non
"prima" e non "dopo"? Perché di per sé il "sentire
Qual è l'ulteriore
piccolo passo avanti? E' che comprendiamo che oggettivamente possiamo solo
dire: tutto è. E allora quale significato può avere un Cosmo, emanazione
dell'Assoluto, quasi avulso dell'Assoluto? Dobbiamo dire che il Cosmo è
nell'Assoluto, è parte dell'Assoluto. Quanto vecchie e nuove suonano queste
parole se si comprendono veramente! Tutto è nell'Assoluto, anche quello che
chiamavamo "relativo" non è che un aspetto dell'Assoluto ed è
nell'Assoluto. Niente trascorre. Dov'è valida questa Verità, solo nell'Eterno
Presente? No. Niente trascorre in senso assoluto. L'Eterno Presente esiste come
un ente a sé, depositario del Tutto, nel quale Eterno Presente niente muta,
trascorre, passa, si aggiunge, si accresce; ed esiste, poi, un Cosmo nel quale
tutto muta, passa, trascorre, cresce? No. L'Eterno Presente non è
che lo stato d'essere, di esistere del Tutto. Il Cosmo stesso - visto
dall'Assoluto, cioè al di fuori dell'illusione che lo fa apparire come
definito, come trascorrente e come accrescentesi - il Cosmo stesso è Eterno Presente. Il relativo stesso è sempre, senza tempo, è senza fine. Questi limiti, questi
confini del Cosmo, che eravamo abituati a collocare in modo preciso per aiutarci
nella comprensione, questi confini che servivano a dividere il bene dal male,
il bello dal brutto, il relativo pieno di brutture, di storture, di cattiverie,
dall'Assoluto tutto meraviglia e bellezza, questi confini cominciano a
sfumarsi, a cadere.
Cade forse tutto? No! Il
Tutto acquista un significato più aderente alla Realtà, il Tutto acquista un
senso più proprio. Ecco che si deve parlare
di un Tutto unico, di tutti i Cosmi nell'Assoluto, intessuti, sangue del sangue
dell'Assoluto. Carne della carne dell'Assoluto, dove l'illusione esiste solo
nel momento in cui dall'Assoluto ci si circoscrive, ci si isola, ed allora solo
si diventa relativi, ed allora solo nasce il tempo, acquista un senso lo
spazio, un senso di trascorrere. Solo allora è emanato il relativo, solo allora
il limite vige; ma quando è possibile creare un momento, che significa un
tempo, laddove il tempo non esiste? Quando è possibile circoscrivere qualcosa,
laddove la circoscrizione non ha senso? Questo che io vi dico ha
solo significato accademico, solo significato per comprendere, non altro. Non
c'è un "ora", un "qui", nell'Assoluto. Non può esistere
questo, non può esistere un punto nell'evoluzione degli individui,
nell'Assoluto. Questo
Io vi auguro, con tutto
il mio amore, che possiate intravedere che cosa si nasconde oltre il suono
povero e misero di queste parole. Vi amo e vi benedico.
I due generi del sentire
individuale Dobbiamo intenderci su
cosa significa "sentire". Una volta voi avevate le idee chiare in
proposito: il "sentire" era "sentimento", il resto era
sensazione, emozione, pensieri. Da quando abbiamo preso a parlare dei
fotogrammi, non potevamo conservare questa distinzione senza avere una grande
difficoltà nell'esprimerci. Ed allora abbiamo usato il termine
"sentire" in senso lato, che comprende cioè sensazioni, emozioni,
ricordi ed anche sentimento. Quando noi diciamo
"sentire dell'individuo" intendiamo quella percezione individuale che
comprende sensazioni, emozioni, suscitate anche dai sensi del corpo fisico,
desideri, pensieri, ricordi e sentimento, cioè coscienza, cioè grado di
evoluzione raggiunto.
In questa elencazione va
tenuta presente una distinzione fra i tipi di movimenti interiori
dell'individuo, ovvero il "sentire individuale" è di due generi: il
primo comprende tutti quei movimenti legati alle situazioni contingenti in cui
si trova l'individuo ed alla sua consapevolezza come sensazioni, desideri,
pensieri; il secondo è comprensivo del suo essere reale. In altre
Questo "sentire" non è
legato alla situazione del momento nel senso che esiste al di fuori di essa. E'
il vostro vero essere che non è così perché legato al ricordo di esperienze
avute, ma è così perché proveniente dalle situazioni vissute ed assimilate. Il
ricordo può scomparire, ma quando l'esperienza è assimilata la coscienza
individuale è accresciuta anche se la cronaca dell'avvenimento non si ricorda
più. Questo secondo genere di
"sentire" non è legato alla consapevolezza dell'individuo, voi ben lo
sapete: pochi conoscono se stessi, pochi hanno consapevolezza del loro vero
essere che si rivela diverso da quello presunto (sovente assai peggiore). Allora, quando noi
parliamo di "sentire individuale" intendiamo questi due generi di
"sentire": l'uno legato alle situazioni contingenti (fotogrammi) e
proveniente
Adesso parliamo del
"sentire dell'individualità". Voi già sapete che il sentire
dell'individualità è il percepire tutto ed in un solo attimo eterno la
gradualità del sentire individuale, cosicché possiamo dire che il sentire
dell'individualità non comprende tanto le situazioni contingenti, quanto le
varie fasi di costituzione della
coscienza individuale percepite tutte assieme.
Per questo motivo
parlandovi anni fa dell'individualità vi dicemmo che il suo ciclo di esistenza
è unico, cioè non presenta varianti, qualunque sia la strada scelta
dall'individuo. Del resto ciò è facilmente comprensibile: quando l'individuo ha
la possibilità di scegliere, le due strade che rappresentano questa possibilità
si equivalgono ai fini del raggiungimento di un grado maggiore di coscienza.
Siccome il sentire dell'individualità corrisponde al sentire tutti assieme i
gradi della coscienza che via via l'individuo raggiunge, voi comprenderete come
il sentire dell'individualità non contenga essenzialmente il sentire
contingente dell'individuo. Le considerazioni che ho
fatto servono per introdurci al problema del libero arbitrio e delle varianti.
Credo che abbiamo enunciato a sufficienza i tipi di libertà goduta
dall'individuo.
L'argomento deve essere
ripreso per esaminarlo alla luce della Verità dei fotogrammi, per così
chiamarla. Infatti voi avete
compreso il principio delle situazioni cosmiche e della non contemporaneità del
sentire individuale, ma lo avete fatto ponendo da parte la possibilità di
scegliere degli uomini che nel momento avrebbe complicato la possibilità di
comprensione degli altri principi. Infatti, se noi
ammettiamo che la nostra vita non si realizzi man mano che noi viviamo, ma sia
già tutta realizzata e che noi la viviamo quando in qualche modo veniamo a
contatto con ciò che già esiste, possiamo facilmente comprendere anche che
altri nostri simili, che intrecciano la loro esistenza con la nostra, possano
vivere la loro (nel modo suddetto) non contemporaneamente alla nostra. Ma
quando in tutto ciò s'inserisce la possibilità
Vi abbiamo allora
accennato alle cosiddette varianti: cioè quei rami doppi delle esistenze
individuali che esistono laddove l'uomo ha la reale, cioè non presunta,
possibilità di scegliere. Dobbiamo però fare un
esempio pratico per comprendere come queste varianti si inseriscono
nell'esistenza degli altri. Nella comprensione di
questa Verità, come non mai, vorremmo che riusciste da soli. Ripeto: niente
viene di volta in volta creato; nessuna situazione è creata lì per lì, a
seguito di un'altra situazione precedente. Ma già tutto esiste ed una
situazione viene scelta in funzione della scelta che si è fatta
precedentemente. Fino a ieri voi credevate
che di volta in volta il Cosmo crescesse, maturasse, sviluppasse. Oggi voi
sapete che il Cosmo esiste da sempre e per sempre in tutte le sue fasi di
sviluppo. Altrettanto è per la vita
degli individui, ogni situazione è già esistente nel senso che non si attende
che l'individuo abbia scelto una situazione precedente per concretizzare la
seguente; ma già tutto esiste ed è l`individuo che, in forza di una scelta
precedente, opera una scelta successiva già realizzata. Esistono passaggi
forzati, serie di fotogrammi le quali, una volta imboccate all'inizio, non
possono che condurre alla fine, ma esistono anche le varianti. Se la variante
interessa due individui, può essere vissuta solo da una di queste due creature.
Nello spiegarmi più
chiaramente debbo affermare cose che in realtà non si riscontrano così
recisamente, ma debbo farlo per farvi intendere. Supponiamo che in una
serie di fotogrammi siano rappresentate due creature: un mendicante ed uno che
passa a lui di fronte. A questo punto nasce una variante: che cosa succede? La creatura che passa di
fronte al mendicante può scegliere fra fare l'elemosina o non farla. Fare
l'elemosina è un fatto materiale, cioè togliere, da una certa quantità di
monete in una borsa, una moneta e passarla nelle mani del mendicante. Ecco
della variante la prima serie di fotogrammi (guardate che quando parliamo di
serie di fotogrammi non intendiamo queste semplici azioni, ma tutto un insieme,
un complesso che può occupare gran parte di una vita di un individuo, ma qua
siamo per semplificare): la creatura passa davanti al mendicante e fa
l'offerta, cioè toglie delle monete dal suo portamonete e le passa al
mendicante. Seconda serie di fotogrammi: passa di fronte al mendicante e tira
di lungo, quindi le monete rimangono nel borsellino. Che cosa succede? Voi sapete che non esiste la contemporaneità del "sentire" per cui il mendicante vivrà, "sentirà", percepirà, si immedesimerà in una di queste due serie di fotogrammi in un tempo per così dire non contemporaneo all'altra creatura che passa di fronte a lui. Supponiamo che la serie dei fotogrammi sia vissuta prima dal mendicante e che egli debba ricevere quelle monete per un suo buon karma. Allora, il 27 novembre, giorno credo di riscossione per molti umani in questa vostra città, in questo giorno preciso del calendario - che però può essere vissuto in tempi diversi da ciascuno di noi pur essendo sempre il 27 novembre - il mendicante deve avere questo karma buono: ricevere certe monete. Quando
questa scena del Cosmo sarà "sentita" dal mendicante, egli vedrà
passare davanti a sé quella persona di cui dicevamo prima che essa tiri fuori
dal suo borsellino delle monete e gliele passi. E' chiaro fin qui? Ma che cosa succederà quando questa serie di fotogrammi sarà "sentita" dall'altro personaggio in essa raffigurato - che può anche del resto essere "sentita" contemporaneamente al mendicante, noi abbiamo cercato di complicare l'esempio - se il secondo personaggio, che dovrebbe donare, invece per un moto egoistico, imbocca l'altra serie di fotogrammi e non dà le monete? Come tornano i conti? Il mendicante avrà avuto il suo denaro, denaro che spenderà o che forse seppellirà, ne farà quello che vorrà. L'altro invece se lo terrà stretto nel borsellino. Ciascuno dei due personaggi, pure essendo rappresentato in un episodio comune, ha seguito una soluzione diversa. Domanda - Ma il 27 novembre
che cosa è successo? Risposta - Per uno è successa
una cosa, per l'altro un'altra. Meditare su questo esempio. La soluzione, cioè la realtà di come ciò accade, dovete guadagnarvela. Gli individui sono già
tutti creati Quello che noi vi diciamo
non trova immediato riscontro in voi: è logico deve essere prima capito. Così
la Verità della non contemporaneità nella percezione delle situazioni cosmiche
da parte di più individui di differente evoluzione, ora che comincia ad essere
intesa, vi lascia perplessi. Eppure è già un po' che l'abbiamo enunciata. Una volta quando non era
posto il problema del divenire del mondo che osserviamo in relazione all'Essere
di Dio che non può intendersi perfettibile in quanto già perfetto, non
esistevano difficoltà di comprensione. Il tempo astronomico che voi conoscete
Questa escrescenza che
voi ritenevate il Cosmo che ad un dato momento dell'eternità veniva emanata da
Dio, poteva misurarsi oggettivamente se non altro rispetto al suo
riassorbimento. Poteva dirsi a quale punto del suo ciclo di manifestazione si
trovava prima di scomparire dalla scena oggettiva. La creazione degli
individui era un fatto continuo da parte della Divinità. Questo è quello che
avevate capito interpretando l'Assoluto con la chiave del relativo. Senza
pensare che, secondo questo errato concetto, l'Assoluto aveva un prima ed un
dopo, era una quantità in continua crescita.
Noi vogliamo distruggere
questo errore che è non solo in voi, ma in tutti coloro che credono in Dio ed
in qualche modo se lo raffigurano. Per portarvi all'esatta
comprensione della Natura Divina - meta ancora lontana - abbiamo cominciato a
dirvi che il Cosmo non nasce vive e muore come pensavate, ma che questi sono
eventi che compaiono nella rappresentazione di esso. Il Cosmo esiste sempre e
da sempre. Esistono, quindi, i tempi per voi trascorsi e quelli a venire. Gli
individui sono quindi tutti già creati e lo sono da sempre e per sempre. Le
razze che sono ubicate nel vostro futuro non debbono aspettare che sia
trascorso il tempo astronomico per esistere, vivere, evolvere. Esistono,
vivono, evolvono con voi e contemporaneamente a voi, ma forse è più preciso
dire all'unisono con voi.
Per l'individuo vivere
significa sentire. La natura del sentire individuale è tale che rende l'idea di
un "provenire da," e "volgere a"; è un "sentire"
finito, limitato. I suoi limiti sono la causa della separatività dal tutto, del
percepire un "ora" dopo l'altro, di sentirsi "io" in
confronto al "non io". Tutti i
"sentire" compresi nella lunga esistenza di un individuo che contiene
"sentire" semplici e "sentire" complessi, sono allineati
con gli analoghi "sentire" degli altri individui. Ho detto che vivere
significa "sentire", allora posso dire che se c'è un "ora"
questo sta a significare solo che con il mio vibrano tutti i
"sentire" di analoga natura, appartengono essi ad individui ubicati
nel passato o nel futuro astronomico.
Questa affermazione
inizialmente ci porta a delle considerazioni che ci lasciano assai perplessi.
Le vite inferiori che rispecchiano un "sentire" più semplice di quelli
relativi alle vite umane sono dunque già trascorse rispetto alle vostre o
comunque non vibrano all'unisono con voi. Dunque questa scena del
Certo che è così. Ma
questo ha un valore relativo. Il fatto che Francesco d'Assisi, Buddha o Cristo
siano individui di grande evoluzione e quindi di grande "sentire"
secondo la scala che abbiamo accennata e perciò non contemporanei a noi nella
percezione del mondo, ha valore solo per Loro, non per la nostra esistenza. Chi
avesse la beata ventura d'incontrarsi con queste figure potrebbe forse dubitare
della Loro vitalità? Ma oltre a ciò esiste
un'altra ragione ben più valida ed è che nessuna separazione in realtà esiste,
né di spazio né di tempo. L'unica separazione nasce dal sentirsi separati. I limiti dello spazio e
del tempo nascono dalla natura limitata del sentire individuale. Il sentire che
voi ora percepite è la realizzazione nell'eternità di un frammento di
coscienza. Ma tutti i frammenti esistenti, semplici o complessi che siano, anche se vibranti all'unisono solo per gamme di sentire, in ultima analisi esistono da sempre e per sempre in una comunione inseparabile. Spazio e tempo, duplice
aspetto dell'illusione Non possiamo, per non
turbare i vostri animi, per essere rispettosi delle vostre opinioni, tacere. Se
dobbiamo continuare a parlarvi, dobbiamo continuare a dirvi delle cose nuove,
altrimenti basterebbe rileggere quello che con tanto amore, con tanta passione,
avete già raccolto. Parlare, quindi, a costo di scandalizzarvi. Quale aspetto può avere
il piano akasico sì tanto diverso dagli altri piani del Cosmo, dove la sola
forma che esiste è il "sentire"? E quale aspetto può avere questo
"sentire"? Il piano akasico, pur appartenendo al Cosmo, è qualcosa di
molto diverso dal piano fisico, dal piano astrale, del piano mentale. Solo per darvi un'idea
della diversità del trascorrere del tempo e dello spazio nel piano fisico in
confronto alla successione, allo scorrere del tempo nel "mondo degli
individui"- solo parlando di
questo - quanto imbarazzo e quanto
logorio vi abbiamo procurato! Ma certo siamo qua per questo e, pietra su
pietra, cercheremo di ampliare le vostre conoscenze. Nel piano akasico esiste
qualcosa di simile al tempo perché v'è uno scorrere; e anche se questo scorrere
è generato dalla natura stessa del "sentire", che dà l'idea di
provenire da un "sentire" precedente e dello sfociare in un
"sentire" seguente, cioè se anche - nel piano akasico - questo
trascorrere è un'illusione nei confronti della Realtà, pur tuttavia agli
effetti della percezione soggettiva esiste questo scorrere, c'è questa sorta di
tempo, tanto per così dire. E c'è dunque spazio, perché lo spazio ed il tempo -
sia pure in forma diversa - esistono ed imperano in tutto il Cosmo come enti
inscindibili anche se profondamente diversi da un piano all'altro. In ultima
analisi, che cos'è che differenzia un piano dall'altro, se non lo spazio e il
tempo i quali non sono che il duplice aspetto di una stessa cosa; di una stessa
illusione avente duplice faccia?
Nel piano fisico, sembra che il tempo trascorso cada nel nulla e non sia più esistente, che lo spazio possa contenere una quantità finita di corpi. Invece, quante volte esiste questo tempo nel piano fisico! Tutte le volte che questo fotogramma è "sentito" da qualcuno che in questo fotogramma è raffigurato, tutte le volte che una creatura rappresentata in questo fotogramma finalmente lo percepisce, la data di oggi, vive, esiste. E questo spazio? Possiamo parlare di spazio se nel Cosmo esistono contemporaneamente tutti i tempi? Dunque lo spazio quante volte si sdoppia, centuplica? Quante volte! Spazio e tempo non sono che il duplice aspetto di una stessa entità illusoria.
Ogni piano ha un suo spazio
ed un suo tempo, ed i piani si differenziano per questo. Spazio e tempo sono
strettamente legati alla densità della materia; tuttavia essi acquistano realtà
ove è la sede della percezione, il "sentire individuale". Lo scorrere
dell'orologio e il misurarsi dello spazio nel piano fisico ad opera degli
individui - perché sono solo gli incarnati nel piano fisico che, dentro di
loro, creano lo spazio ed il tempo del piano fisico - avviene solo ed
unicamente in funzione dello scorrere del tempo nel piano akasico, nel
"mondo degli individui". Perché è là che viene scandito, in qualche
modo, il tempo cosmico, l'unico che ha parvenza di scorrere, sia pure
illusoria. E' là che è scandito il ritmo dell'evoluzione. Quando è l'era del
"sentire" A, tutte le creature esistenti percepiscono il loro
"sentire" A nel piano fisico, ovunque questo sia collocato: misurano
lo spazio nel quale è il corpo fisico, e leggono il tempo, la data nella quale
essi vivono. Così è per i "sentire" successivi, intendendo per
successivi i più complessi. Se dunque una successione
convenzionale noi dobbiamo mantenerla per non vedere crollare tutto, questa è l'unica
alla quale possiamo momentaneamente appoggiarci.
Carattere unitario del
Tutto In un'epoca in cui molto
si parla di viaggi cosmici, vogliamo anche noi compiere un viaggio immaginario,
sulla base di quello che vi abbiamo detto: dall'Eterno Presente - se ciò fosse
possibile - vogliamo dare un rapido sguardo al Cosmo, per scoprire il senso e
la portata delle varianti. Se del Cosmo esiste già
tutto, nell'ipotesi che adesso ponevo di questo viaggio immaginario, quale paesaggio
troveremo? E' chiaro che dovremmo fissare la meta del nostro peregrinare, cioè
dovremmo fissare in quale punto ed in quale tempo approdare. Infatti, poiché tutto
esiste già, non troveremo l'epoca che voi state vivendo, ma tutte le epoche.
Ponendo di scegliere questo tempo e questo spazio, noi troveremmo una staticità
dell'esistente e non percepiremmo movimento se non limitassimo la nostra
attenzione a ciascuna situazione ed al moto che queste situazioni avviano, da
una all'altra. Solo allora troveremmo il movimento che voi percepite ora.
Dunque Eterno Presente e
Cosmo non sono poi tanto lontani fra loro. Per entrare nel Cosmo si tratta di
limitarsi, limitare la propria percezione alla situazione che si desidera
seguire, perché tutte le situazioni esistono già. Così pure se volessimo
visitare il piano akasico, dovremmo scegliere a quale punto di successione dei
"sentire" noi vorremmo fissare la nostra attenzione; altrimenti
egualmente troveremmo una situazione statica perché il moto - quale voi lo conoscete
e lo "sentire" - nel senso assoluto non esiste.
Voi sapete che la
successione nel piano akasico si chiama passare da un "sentire"
elementare ad un "sentire" in forma più intensa, che avviene
contemporaneamente per ogni individuo, perché tutto ciò che è equipollente,
vibra, agisce, svolge la sua funzione nello stesso modo. Da qui nasce la
contemporaneità del "sentire" nel piano akasico. Se nel piano akasico
esistono tante forme di "sentire",
dalla più semplice alla più complessa, e illusoriamente sbocciano, tanto per
dire qualcosa, ciò non può che avvenire contemporaneamente per ciascun grado di
"sentire" analogo. Non vi sarebbe motivo che "sentire"
equipollenti esistessero in modo diverso. Due corde di violino che siano
accordate sulla stessa nota, vibrano all'unisono. Tanti sono gli esempi che
potremmo fare; ma credo che non vi sia bisogno d'altro per comprendere questo
concetto.
Nel piano akasico ogni "sentire" individuale è presente e di ciascun individuo la gamma completa. Come nel piano fisico, ogni fotogramma rappresentante i veicoli fisici di ciascun individuo è presente. Lo scorrere, ho detto, si ha solo se si
limita Se dunque noi vogliamo
scendere nel piano akasico, dobbiamo fissare la nostra attenzione ad un livello
di "sentire" e legarci a
quello per seguirne lo scorrere. Ed allora vedremmo che l'aspetto del Cosmo
acquista tutto un significato diverso, una luce assai differente. Mentre da
uomini vedevamo una serie di avvenimenti scorrere contemporaneamente, cioè
secondo l'epoca e lo spazio scelti, adesso non più: adesso vediamo che tutte le
epoche e tutti gli avvenimenti sono ricettacoli di "sentire".
Individui ubicati in
tempi e spazi diversi, sentono contemporaneamente, giacché il
"sentire" equipollente vibra all'unisono. Così Tizio dell'antica
Roma, vive e "sente" contemporaneamente al rag. Rossi della vostra
epoca. A questo punto, quale
significato può avere la variante? Se tutto è già, come si può parlare di
libertà dell'uomo? Certo tutto esiste già, non v'è dubbio su questo. E' una
deduzione logica, forse di altri postulati: ma certo che ha una sua valida
spiegazione. Se l'Assoluto è il Tutto, tutto sa, tutto conosce, tutto
comprende; anche le nostre scelte dunque esistono già. Ma siamo poi sicuri che
dire: "poiché tutto esiste già" vuol dire che io non ho scelta
alcuna? Siamo sicuri che dire: "tutto è già esistente" significa che
l'individuo non abbia libertà? E' questa, infatti, una deduzione errata, perché
ho detto or ora che Dio non ha, ad un certo momento - momento che non può
esistere - emanato o creato il Cosmo. Il Cosmo è esistito da sempre. L'inizio e
la fine del Cosmo sono nell'ambito stesso del Cosmo, perché il Cosmo è limitato
ed ha un inizio ed una fine; ma ciò non ha riscontro nell'Eterno Presente.
Se Dio avesse emanato il
Cosmo nel senso che le religioni Dire che tutto esiste
già, non significa dire che l'uomo non ha scelta. Dobbiamo dire che tutto
esiste già in funzione ed in virtù delle scelte dell'uomo, degli individui. "Come? - voi direte.
- Ma noi ancora non le abbiamo I limiti di questa
libertà voi li conoscete. Ma come può allora
esistere una variante se già tutto esiste? Ma per dire, e per
essere, che l'uomo esista e viva e "senta" nei limiti della sua
libertà relativa, è necessario che questa libertà di fatto si concretizzi nel
Cosmo. Per dire che l'uomo ha una certa libertà, il Tutto deve esistere nella
misura di questa libertà. Per dire, per esistere un Kempis che ha la
possibilità di fare una scelta, deve esistere nel Cosmo un'azione e la sua
variante; ovverossia offrire questa possibilità di scelta, anche se già esiste
la scelta che io farò. Ripeto: tutte le volte che l'individuo ha la possibilità
reale e concreta - non facente parte quindi di quella libertà illusoria che
decuplica la libertà individuale - di poter fare un'azione o non farla - dunque
anche quelle azioni che rientrano nella sua libertà relativa spuria - esiste
una variante. Il duplice svolgimento degli eventi è egualmente vivente ed
esistente.
Allora quale peso ha mai
seguire l'una o l'altra versione E' vero, può accadere -
debbo dirlo? - che un fatto che voi considerate avvenuto in un modo, sia da
altri vissuto in un modo diverso. Che un colpevole, visto da centinaia di
testimoni, in effetti sia innocente, perché ha vissuto una versione diversa
dell'avvenimento. Ed allora, come giudicare? Voi stessi avete convenuto che
l'uomo non può, non ha gli elementi per giudicare.
Non smarritevi in questa
realtà che sembra sfuggirvi. Non temete di perdervi. Pensate come tutto è stato
fatto in modo perfetto. Pensate come tutto è stato fatto nel rispetto di una
vostra libertà, anche se questa libertà vi viene concessa gradualmente per il
vostro stesso bene. Pensate a quante cose nuove avete conosciute che vi sono
state date in modo, forse, incredibile. Pensare a come gli eventi nascondano
substrati, conoscenze,
* * * Chi è qua presente questa
sera è in un numero esatto. Questo numero è il
risultato ben preciso delle vostre presenze. Qua vi sono coloro che
debbono venire e coloro che hanno libertà di scegliere di venire o non venire.
Mancano coloro che non debbono venire. Questo fotogramma sarà vissuto
certamente da coloro che debbono venire; probabilmente da coloro che hanno la
libertà di scegliere di venire. Non sarà vissuto, logicamente, da coloro che non
debbono venire, e qua quindi non sono rappresentati. X Capisaldi del concetto
delle varianti Ricordo che una volta
fece scalpore - ma non tanto quanto queste ultime Verità - la nostra
affermazione che alcuni che credete morti sono vivi ed altri che credete vivi
sono morti. Allora parlavamo dei
sepolti vivi e dei pazzi; delle morti e delle vite apparenti. Dicevamo che
certe forme di pazzia sono in effetti forme di morte, perché dietro quei corpi
fisici, astrali, mentali istintivi, non si nasconde un "sentire",
un'anima, un individuo. Sono quindi morti-viventi, che così sono per karma di
familiari o di società. Ora, conoscendo ciò, non
deve destarvi meraviglia il fatto che il "sentire" non sia contemporaneo
e che l'interlocutore che vi sta di fronte e che parla con voi, che risponde a
tono alle vostre domande, che dimostra le sue emozioni, che è vivo in parvenza,
possa "vivere" ciò che voi vivete in modo sfalsato rispetto a voi;
possa averlo "sentito" prima, o "sentirlo" successivamente,
o addirittura non "sentirlo" mai. Il processo è equivalente. E come nella pazzia furiosa l'individuo sta al di là, non è legato a quel veicolo fisico che voi conoscete pazzo, ma se ne vive nel piano akasico altre esperienze, così l'interlocutore che voi vedete "sente" altri fotogrammi, diversi da quelli che voi in questo momento state "sentendo". Cioè quel capitolo della sua vita individuale che s'incrocia con il vostro, e che voi ora state leggendo, sarà da lui, o è stato da lui vissuto, "sentito" in un momento, non contemporaneo a voi.
Conosciute queste Verità, la realtà fisica non cambia; voi avete sempre di
fronte a voi le creature che avete. Se pensate che il suono impiega un certo
tempo per percorrere uno spazio, voi già vedete che - senza ricorrere al
concetto dello sfalsamento
Ebbene,
tutto questo avviene senza che nulla cambi; il fenomeno vi è diventato consueto
e non vi dà problemi, come invece sembra darvi la non contemporaneità del
"sentire", a proposito della quale vi siete chiesti se ciascun
fotogramma contiene un "sentire". Contiene gli elementi che
costituiscono il corpo fisico; contiene gli elementi che costituiscono il corpo
astrale e quelli che costituiscono il corpo mentale. Quando l'individuo si lega
a questo fotogramma, lega il suo "sentire" a questi elementi ed
avviene una inter-comunicazione fra questi elementi fino a formare un tutto:
allora l'individuo "vive" quei fotogrammi. Vive nella pienezza del
pensiero, del sentire fisico, del sentire astrale e del "sentire"
Allora siamo ancora
tornati sul problema delle varianti ed abbiamo visto che l'individuo talvolta,
anzi spesso, si trova - in virtù della libertà che ha acquisito - di fronte
alla possibilità di scegliere di percorrere una serie di fotogrammi piuttosto
che l'altra. Che cosa vuol dire questo voi lo sapete: che in ciascuna serie di
fotogrammi egli è rappresentato, le due varianti sono equivalenti. In una è
rappresentato come facente una certa azione, nell'altra impegnato in una
diversa. Le due versioni sono egualmente vive e valide tanto che l'Assoluto -
se si potesse dire che le ha concepite in un momento - quando le avesse
concepite non l'avrebbe fatto secondo un Suo desiderio, ma secondo le scelte
stesse che l'individuo ha possibilità di operare.
A qualcuno può sembrare
strano che nel momento in cui un individuo sceglie di percorrere una serie di
fotogrammi in cui è visto compiere una certa azione, nella variante a questa
serie, egli sia - per gli altri - vivo, palpitante, reale, apparentemente e
sostanzialmente, come in quella serie che egli ha scelto. Se di fronte a voi fosse
stato creato un automa - a vostra insaputa - talmente perfetto da rispondere alle
vostre domande e interloquire con voi, non vi accorgereste mai di avere di
fronte a voi un essere senz'anima. Il fatto che al di là di quel bel parlare,
di quel ben rispondere alle vostre domande non vi
Ma questo nuovo nostro
dire non deve avere lo scopo di farvi "distinguere" le creature; non
deve essere un pretesto per dividervi da loro. Sono tutte eguali, sono tutte
quelle che sono e tutte - lo diciamo - vivono contemporaneamente,
"sentono" contemporaneamente nel piano akasico. Tutti i
"sentire" analoghi vibrano all'unisono. Che poi trovino riscontro nel
piano fisico in tempi e spazi diversi, non ha alcuna importanza. Ciò Questo dovete sempre
ricordarlo, figli e fratelli, per percorrere questa nuova via che è una via di
Verità. Verità veramente rivelata a pochi; comunque necessaria, indispensabile
per comprendere la Realtà. A conclusione di questa
conversazione desideriamo fare il punto, come si suol dire, circa la realtà
delle "varianti" riassumendo, dalle precisazioni che di volta in
volta vi abbiamo date, i capisaldi essenziali: 1) Il Cosmo è la vulva
nella quale viene alla luce la coscienza, cioè il "sentire per
eccellenza" la cui gamma può essere sintetizzata in sensibilità -
consapevolezza - coscienza individuale - coscienza cosmica - ed oltre,
coscienza assoluta. Quindi la ragione o lo scopo della Manifestazione è la
rivelazione della coscienza. Ma la coscienza può
venire in luce solo se nel Cosmo l'individuo ha, in misura graduale,
possibilità di scegliere il proprio agire, modificarlo secondo i propri
desideri, pensieri, sentimenti, in altre parole "libertà". Infatti la
coscienza si può definire sentimento di discernimento liberamente operato.
Ebbene, le varianti sono proprio i
mezzi che conferiscono all'individuo la reale libertà di scelta e per questo
fine esistono. Se, dunque, ha importanza
la Manifestazione cosmica, questa importanza si riassume nello scaturire della
coscienza che ne costituisce il motivo. Ma la coscienza non può rivelarsi se
non nella libertà. Le varianti rappresentano appunto la necessaria 2) Perciò le varianti
esistono quando esiste la reale possibilità per l'individuo di scegliere il suo
comportamento. Esse sono realizzate sul principio dell'esistenza delle cose
possibili, ma non delle assurde ed esistono nella misura della libertà di cui
gode l'individuo. 3) La variante forma,
quindi, la reale alternativa della storia individuale, ma è fatto di portata
analoga a quello del quale costituisce variazione, tanto che si può definire
differente versione della stessa e storia non storia totalmente diversa. La
differente versione del fatto cessa laddove non emergono conseguenze della
preesistente possibile scelta e torna a sussistere laddove queste conseguenze
possono venire in evidenza. 4) Le storie individuali
s'intrecciano, ma nessuno può in qualche modo ingerirsi nella vita degli altri
senza che ciò sia previsto dall'ordine generale degli eventi a pareggio di dare
ed avere karmici. Perciò quando la variante dell'uno costituirebbe alterazione
della storia dell'altro, l'alternativa può essere vissuta solo da colui per il
quale ha motivo di sussistere. Questo 5) La storia generale non
muta, quindi, in dipendenza delle scelte del singolo, tuttavia esiste in
funzione di esse. Questo non è un controsenso: quando l'individuo vive il
momento della scelta, percepisce nel tempo ciò che esiste da sempre
nell'eternità; l'esistente è come è, proprio in funzione delle scelte
individuali, ma non in loro dipendenza. Le varianti esistono proprio perché la
storia generale non sia in dipendenza delle scelte singole, ma sia solo in
funzione di esse. 6) I duplici, o
molteplici, tracciati delle vite individuali sono egualmente esistenti.
Infatti, se per comodità di comprensione ci serviamo della finzione che tutto
sia stato creato, ci è più chiaro capire che nel momento in cui Dio crea la
storia di un uomo e gli dà, in certe occasioni, la libertà di scegliere,
dovrebbe Così i differenti
tracciati della vita di un individuo sono permeato un Cosmo
potrebbero vivere uno alla volta, separatamente dall'altro, la loro esistenza
senza che si verificasse differenza alcuna nella loro vita qual è vissuta
coralmente. 7) Nella comprensione di
tutto ciò sta la spiegazione di Determinismo -
Contingentismo Osservando il triste spettacolo offerto dall'egoismo dell'uomo, spinto agli estremi della crudeltà e della completa insensibilità verso i problemi altrui - spettacolo in scena della preistoria ad oggi - non pochi hanno posto in dubbio l'esistenza di Dio, concepito come verità, bontà, amore e giustizia. L'Ente supremo Altri, per spiegare il
mancato intervento divino senza negare l'esistenza di Dio, hanno concepito il
mondo
Ma c'è un'altra
spiegazione al triste spettacolo che si osserva, ed è che quanto si vede faccia
parte di un quadro assai vasto, del quale - con ragione - all'uomo ne apparisca
solo un frammento, ma che la Realtà sia oltre l'illusoria apparenza. Perché
illusoria? Parlando di "ciò che è", della Realtà, noi abbiamo
affermato esistere due stati: il primo si coglie allorché si entra in comunione
con tutto quanto esiste, ed è uno stato in cui il Tutto è fuso nell'Unità, al
di là della successione, della separazione, del tempo, dello spazio, del
movimento. E', quindi, uno stato di "essere". L'altro stato si coglie
allorché si delimita virtualmente una parte dal Tutto, e con essa ci si pone in
rapporto. Questo secondo stato è uno stato di "divenire", perché in
esso appare il
Noi abbiamo definito il
primo stato, quello di "essere", Realtà, ed il secondo, quello di
"divenire", illusione. Ma questa definizione è reversibile? Certo, si
possono invertire i sostantivi, a patto che s'inverta il significato. Oppure si
può chiamare il secondo stato "realtà parziale" anziché
"illusione"; ma resta il fatto che fra uno stato che abbraccia tutto
quanto esiste, ed uno stato che invece si riferisce ad una parte, la condizione
e la qualità di ciò che è veramente, non possono che essere quelle che si
colgono in una dimensione globale del Tutto, non nell'altra. E
l'"essere", non il "divenire", è questa condizione e
qualità. Se questo è vero - come è
vero - allora è chiara la relatività del giudizio di chi, come l'uomo, non vede
tutta la Realtà, ne vede una parte o - quanto meno - ne vede solo l'apparenza.
Mi si potrebbe obiettare
che apparente non sembra quanto ciascuno percepisce, in special modo il dolore.
D'altra parte, è altresì vero che il dolore che si osserva negli altri, è reale
per chi lo osserva solo nella misura in cui suscita, in qualche modo, un
"sentire". Quante creature vicinissime a voi soffrono! Magari
nell'appartamento contiguo al vostro; per esse il loro dolore è reale, ma non
lo è per chi ignora tutto di quelle. Da questa considerazione, ecco emergere
una particolare concezione della realtà umana: per ciascuno è reale solo ciò
che in qualche modo percepisce, comprendendo nel percepire anche il conoscere
nella misura in cui è percepito. Dunque, quella che si crede realtà umana, è un
insieme di soggettività.
D'altra parte è altresì vero che se l'uomo evolve, evolve proprio in forza di questa soggettività; intendo dire che al limite tutto potrebbe essere uno spettacolo di ombre senz'anima e l'uomo, il singolo, evolverebbe egualmente. Sicché il triste spettacolo che si osserva, al limite potrebbe essere una finzione scenica, valida per il solo spettatore così come in filosofia è la concezione del solipsismo c ciascuno spettatore avere il suo spettacolo indipendente dagli altri.
Voi sapete che non è così, perché le varie storie soggettive che s'incentrano
sugli esseri hanno dei punti di contatto. La ragione per cui esistono i comun
denominatori - così abbiamo chiamato i punti di contatto delle varie storie
individuali e soggettive - risiede nel fatto che ciascuno percepisce la stessa
apparenza di una parte della Realtà unica totale. Ne discende che il mondo
dell'apparenza, della percezione, ha una sua natura unitaria, sicché osservando
la vita dei vostri simili, molto probabilmente voi non osservate uno spettacolo
di spettri senz'anima, ma teoricamente potrebbe esserlo; o quanto meno in
alcuni casi è. Abbiamo già precisato
Non
Diodoro Crono sosteneva
che non v'è differenza fra possibilità e realtà, perché ciò che non si realizza
non è possibile; e concludeva che tutto quanto accade deve accadere, perché ciò
che non accade non accade proprio a motivo che non può accadere. Non crediate
che questo sillogismo sia facilmente
controbattibile come può sembrare. Se getto un dado ed esce un numero, non
osservo una delle sei possibili realizzazioni, perché se quel numero è uscito
ciò significa che fattori cinetici od altro ne hanno determinato l'uscita; e
siccome in quel momento i fattori cinetici erano quelli e quelli soli, quel
numero solo poteva uscire e non altro; dunque esisteva una sola possibilità
veramente tale: quella che si è realizzata. Ciò che non si realizza a motivo di
fattori cinetici o di altro genere, non è possibile. Da questo ad affermare che
non esiste possibilità di scelta, il passo è brevissimo.
Senza entrare in polemica con Diodoro Crono, ciò che fa superare questa argomentazione - almeno per quanto riguarda la possibilità di scelta - è proprio la pluralità alternativa dell'esistenza soggettiva. Infatti Diodoro Crono nega più possibili realizzazioni in una stessa dimensione della realtà. Noi condividiamo questo, ma vedete: quanto più si afferma esistere un severo determinismo - cioè una rigida concatenazione di cause fisiche e psichiche, che non lascia spazio a comportamenti autonomi ed indipendenti del singolo - e tanto più è necessario, per affermare l'esistenza delle scelte individuali, ricorrere al concetto delle varianti che sono serie alternative di cause concatenate, ciascuna serie delle quali è legata con la serie che sta a monte - con la serie madre - non da un rapporto causale, ma contingente.
Dunque causalità in seno alle serie;
contingentismo laddove Tutt'altro: nel mondo
umano, a differenza del mondo naturale, la libertà non è un fatto esterno, ma è
un fatto interiore e le varianti esistono proprio per dare questo carattere
intimo alla libertà.
A prescindere
dall'assenza di impedimenti esterni, i condizionamenti caratteriali e
quant'altro contribuisce a formare la personalità dell'individuo e a
determinare gli interessi dell'intimo essere, nel mondo umano non sono a senso
unico, ma conducono l'uomo a reali scelte alternative. Se così non fosse,
basterebbe una buona psicologia per indovinare tutti i comportamenti umani;
mentre la psicologia è più valida a posteriori che a priori proprio per questo
motivo. Giovanna d'Arco, grazie
alle varianti, può non abiurare e
Inoltre, questa
affermazione, prima di tutto non deve farci intendere che il manifestato sia
stato pensato, progettato, realizzato ad hoc da Dio come un momento esterno
alla Sua esistenza, perché il manifestato forma parte integrante dell'esistenza
di Dio, della Sua Natura, della Realtà divina. Un Dio assoluto che sia
considerabile in due momenti: uno in cui è privo della Sua creazione,
emanazione, manifestazione ed uno in cui ne è completo, sarà un'immagine
mistica meravigliosa, ma filosoficamente è un assurdo.
In secondo luogo
affermare che tutto esiste in funzione delle scelte individuali, significa
implicitamente affermare l'esistenza delle scelte, e data la Natura di Dio che
comprende in Sé tutto quanto esiste, senza successione fra potenza ed atto, se
le scelte esistono non possono che essere reali possibilità, più che possibili
Alcuni di voi trovano
difficoltà ad ammettere l'esistenza delle varianti, perché pare a loro che esse
costituiscano un inutile sciupìo contrario ad ogni principio economico. Io non
entro nel merito di ciò che si può ritenere utile o inutile, perché sono
convinto che tutto quanto esiste ha una ragione d'esistenza e perciò, da questo
punto di vista, tutto è utile. Ma a parte il fatto che questo rigore economico
è più proprio di un severo determinismo che di un determinismo relativo,
identificabile con Allora lo stesso rigore lo si dovrebbe trovare non dico nel mondo umano - dove la mancanza potrebbe attribuirsi alla natura dissipatrice dell'uomo - ma almeno nel mondo naturale.
Ebbene, domandare ai
biologi se in natura si riscontra questo rigoroso principio economico, o se
piuttosto - fra tante realizzazioni - non sia una sola quella che si
concretizza. Dunque, secondo il vostro ragionamento, tutte le altre che
iniziano a realizzarsi, ma che non si completano, costituiscono un inutile
sciupìo. Ebbene, se questo è vero, sciupìo esiste indipendentemente dalle
varianti; ma se di sciupìo non si tratta, non lo è neppure quello delle
varianti che affermano l'indipendenza relativa dell'individuo in una marea di
cause concatenate. Vi pare poco? Forse tutto questo non sarà logico, ma allora
ditemi qual è la vostra logica. Il discorso che noi
facciamo sulle varianti, è valido nella misura in cui è necessario che, per
incrementare l'evoluzione individuale, l'uomo debba essere effettivamente -
anche se relativamente - libero. Ma da che cosa possiamo arguire che la libertà
è necessaria ad incrementare l'evoluzione dell'uomo?
Passando in rassegna le varie specie naturali, si osserva come le specie dotate di maggiore autonomia siano quelle che hanno un grado maggiore d'espressione. Fra la vita di una pianta che per voi uomini, fino a qualche anno fa era considerata priva di sensibilità, e la vita di un animale vertebrato, la differenza di autonomia e di espressione è evidente. V'è dunque un legame fra autonomia ed espressione;
quanto più una vita esprime, più
Dunque privando l'uomo
della sua libertà lo privo della sua possibilità di evolvere? Attenti! In che
misura è vera questa affermazione? L'essere relativo non nasce forse nella
limitazione? Ed il karma, che qualunque sia reca coscienza, non è forse
sottoposizione ad un effetto, e quindi coercizione? Dunque anche i fattori
coercitivi recano sviluppo. Certo, ma lo recano quali contrari della libertà.
L'individuo dall'ambiente ha degli stimoli; dai suoi istinti naturali riceve
questi stimoli. Ma è proprio dal soggiacere a questi stimoli o dal resistere ad
essi che nasce l'esperienza, la maturazione, la coscienza. Dunque l'evoluzione
è il frutto di una misurata dualità: coercizione, libertà. Una delle tante
dualità che rendono possibile la vita degli esseri nel mondo della percezione.
Riassumendo: il mondo umano, al pari di tutto ciò che "diviene", è conciliabile con il Dio Eterno Presente solo se si comprende che il "divenire" a non è reale, è un'illusione della percezione soggettiva; che tutto esiste già in modo da assicurare la libertà dell'individuo ove e quando questo sia necessario, per mezzo delle varianti che esistono in funzione delle effettive scelte individuali. Il mondo umano creduto oggettivo è costituito dall'insieme delle
soggettività. Questa base comune, costituita dai punti di contatto delle
soggettività, fa sì che le percezioni individuali non siano disarticolate le
une dalle altre, ma al tempo stesso non impedisce che siano realizzate più
versioni della realtà umana per mezzo delle varianti che sono punti di
disgiunzione della soggettività. Punti di contatto, punti di disgiunzione:
un'altra dualità del mondo della percezione. Tutto questo realizza in varie
misure la libertà individuale che è sempre relativa ed è sempre proporzionale
all'evoluzione. Libertà ed evoluzione sono strettamente connesse, come lo sono
evoluzione e legge di causa e di effetto.
Nel mondo della
percezione, l'esercizio della propria autonomia reca evoluzione direttamente o
indirettamente, per mezzo dell'effetto coercitivo. Una più grande evoluzione
consente una Cioè termina allorché
l'individuo abbandona la ruota delle nascite nel mondo della percezione. In
questa fase particolare dell'esistenza individuale, allorché l'uomo può
sottrarsi agli stimoli dell'ambiente e agli istinti animali, ma ancora non
coscientemente indirizzata la sua volontà con la finalità del Tutto, è
essenziale per lui: a) poter disporre di scelte effettive, cioè di realtà
alternative effettivamente realizzabili nel senso di Diodoro Crono; b) che la
sua scelta rimanga sua, cioè indeterminata per tutti tranne che per lui; c) che
la scelta non interferisca nella storia generale - cioè quella comune a tutti
gli altri - la quale rimane quella che è, qualunque sia l'opzione che
l'individuo decide. Lo strumento delle varianti soddisfa tutte queste condizioni. Tuttavia, talvolta è più facile capire il principio che non come le cose effettivamente sono articolate. Talaltra è più convincente conoscere l'attuazione pratica che non i criteri fondamentali. La meta è comprendere: per raggiungerla ognuno scelga il punto di vista che più gli è connaturale. Creatività dell'uomo Se voi pensate all'Assoluto come "vita" - perché tale è l'Assoluto, anche se "vita" in senso diverso da quello che voi siete abituati a considerare, che è un divenire - se voi pensate all'Assoluto come "vita", è vita assoluta Egli stesso. Ma la vita è creazione continua; creazione del resto diversa da quella che voi siete usi a considerare nel piano fisico, perché "creare" in fondo significa anch'esso, per voi, un divenire; ma l'Assoluto è un "essere", è dovunque una creatività di esistenza.
Tutto è creatività ed è vita; tutto in senso assoluto. Dunque ogni Cosmo è un atto di creatività. pur non essendo mai stato creato. Ogni Cosmo è un "vivere" pur non essendo un divenire, in assoluto. Ciascun oggetto di ogni Cosmo è in particolare in sé perfetto, pur non essendo la perfezione assoluta. Eppure, ripeto, in sé è perfetto ed assolve perfettamente il compito per il quale è creato, pur non essendo mai stato creato. Ogni oggetto è espressione di creatività assoluta, anche l'uomo. L'uomo, questo individuo meraviglioso che è il coronamento della
creatività
Ma l'uomo, dicevo, ha
qualcosa di più nei suoi confronti, che non ha l'animale o la pianta, od un
tavolo, od una sedia, od una pietra. L'uomo ha la possibilità di creare, di
esprimere quindi un valore cosmico. Ecco che la creatività cosmica, che trova
il suo coronamento nell'uomo, attraverso all'uomo ancora si esprime. Da
"oggetto" della creatività, l'uomo diventa "soggetto" di
essa. E' come se - badate bene, parlo attraverso un velo - Dio, dopo aver
creato un Tutto, vivesse questo Tutto
Vivrebbe, allora, una
medesima esperienza ripetuta miliardi di volte, tanti quanti sono gli uomini o
gli esseri sensibili nel Cosmo? No! Vivrebbe miliardi e miliardi di esperienze,
l'una diversa dalle altre, perché ciascun centro di coscienza e di espressione,
o di sensibilità e di espressione, ha un "sentire" in qualche modo
diverso dal "sentire" che fa capo agli altri suoi simili.
Dunque ci troviamo di fronte a qualche cosa che era "oggetto" e che diviene "soggetto" ed intravediamo vagamente una nuova Verità, una Verità che ci fa sentire in casa nostra, ci fa sentire quali veramente siamo: parte integrante di un Tutto, differenziati gli uni dagli altri da un velo illusorio. Percepienti ciascuno una porzione di tempo e di spazio come canali di un'unica percezione. Posti al centro di un Cosmo individuale, gli uni accanto agli
altri; ciascuno perfetto nel compito per il quale è stato creato. Imperfetto -
nel senso non vivente - qualora non rispondente a questo compito. Ecco che in questa
visione sparisce ogni senso di differenziazione; ma per accettare questa
visione con animo sereno, per farla nostra, occorre una grandissima forza, un
equilibrio che a pochi è dato raggiungere. Perché è facile diventare dei
fatalisti, degli intemperanti, degli esseri che perdono il freno morale quando
si trovano di fronte un Universo in cui tutto è a loro Allora, senza più il
terrore di un'eterna dannazione, senza più la paura che può, in se e per sé,
infondere l'idea del male, l'uomo facilmente perde il senso della misura e
dell'equilibrio. E veramente allora compie
un suo male, perché non corrisponde più allo scopo per il quale è creato: scopo
di vita, di attività di ordine, di equilibrio.
Ora voi siete in questa
fase delicata del trapasso, in cui comprendete di avere libertà; in cui vi è
detto: "questo fardello che portate sulle spalle e che rappresenta il peso
della vostra vita, non dovete sopportarlo in visione di un bene futuro; dovete
farlo parte di voi stessi, così come lo scultore fa parte della sua creatività
la pesante pietra". Non vi diciamo: sopportate il peso che vi è
dato", ma vi diciamo: "il peso che vi è dato deve diventare parte di
voi stessi perché voi lo dovete comprendere, superare, sviscerare, trovare che
ciò che vi è di peso, non lo è in realtà. E' peso solo in funzione
dell'illusione". Cadono dai vostri occhi i veli che fino ad oggi vi hanno aiutato a non perdere il cammino, abbandonate le grucce per camminare da soli. Quale fase delicata della vostra esistenza spirituale! Eppure noi confidiamo che saprete muovere da soli - senza questi conforti oggi per voi illusori di bene e di male, di giusto e di ingiusto - i vostri passi di individui che acquistano coscienza di "essere". Sentire akasico Questa sera vi siete
domandati: "Ma questa storia dell'evoluzione, come va a finire? Quando
l'individuo ha finito di "sentire" i fotogrammi del piano fisico, del
piano astrale, ha finito, lascia, abbandona la ruota delle nascite e delle
morti, che cosa succede? Che cosa avremo da fare?". Evidentemente il mondo
del "sentire" non può essere descritto. Fino ad ora abbiamo parlato
di concetti e di meccanica del Cosmo: vi abbiamo parlato di che cosa succede al
"sentire"« dell'individuo dopo la morte del corpo fisico; il
"sentire" si sposta nel piano astrale. In alcune riunioni - non credo
attraverso a questo medium - ma attraverso ad altri medium, sono state scritte
molte cronache di quello che succede nel piano astrale, molte volte confondendo
ciò che gli spiriti creano con la loro volontà, con la realtà effettiva. Perché
un perfetto buddista,
Altrettanto valga per la
vostra religione. Questo è il frutto del crearsi la realtà secondo la propria
fede. Molti, addirittura, si creano il proprio inferno: chi ha un rimorso di
coscienza, e via e via. Ma non vogliamo ancora un volta parlare di queste cose,
perché sono già state dette e ripetute fin troppo, forse. Sapete, dunque, che cosa
succede dopo la morte del corpo fisico fino a quando - vi abbiamo detto -
l'uomo lascia la ruota delle nascite e delle morti. Per parlarvi di un modo di
"essere" del tutto diverso, abbiamo cominciato a parlare della non
contemporaneità del "sentire" il mondo dei fotogrammi e questo ha portato
una sorta di terremoto.
"Ma - direte voi -
che cosa succede dopo, quando abbiamo lasciato questo mondo dei fotogrammi?
Qual è l'attività dell'individuo?". Ora, ponete un istante l'attenzione
fra quanta diversità di interessi c'è fra il mondo animale ed il mondo umano:
un abisso. Come è possibile spiegare ad un animale, ad esempio, quali sono gli
interessi del mondo umano? Come spiegare ad una volpe che il problema di una
signora, donna, nel mondo umano è quello di farsi cucire una sottana più o meno
corta o più o meno lunga a seconda della moda? Ma anche quale diversità di
mentalità e di modi esiste, nello stesso mondo umano! Quale diversità fra
interessi di certe popolazioni primitive e gli interessi di un uomo
appartenente ad una delle civiltà più avanzate del vostro tempo! Non solo, ma
quale diversità di interessi, ad esempio, fra individui di una nazione e gli
individui di un'altra nazione a questa lontana!
Ciò che viene ampliato è
qualcosa che sta dentro, è l'intimo, è il "sentire" dell'uomo. Ed è tanto
ampliato al punto che ciò che fino a un dato momento ha servito a questo
ampliamento - la vita nel piano fisico e negli altri mondi soprastanti - viene
abbandonato. Perché l'intimo non ha più bisogno di qualcosa che sia al di
fuori, per vibrare, ma vibra spontaneamente ed indipendentemente dall'ambiente.
In altre parole, fino a un certo momento è l'ambiente che fa vibrare l'intimo
dell'uomo; da un certo momento in poi questa vibrazione è autonoma.
Eppure noi ancora -
sembra di essere molto in là parlando di questo - stiamo parlando del
"sentire" in seno al Cosmo. Ma immaginate che questo
"sentire" si accresce tanto che a un certo punto, per essere vivo,
vero, intenso, reale, esistente, non ha più neppure bisogno dell'illusorio senso del trascorrere. Insomma trova l'essenza
assoluta, nell'assoluta immobilità, che corrisponde al moto assoluto. Come spiegare questo?
Farlo intuire con queste misere parole, ricordandovi che l'evoluzione dell'uomo
a superuomo si può genericamente dire, in un primo momento, ampliamento dei
compiti dell'individuo che una volta era uomo e che ha lasciato la ruota delle
nascite e delle morti, ma che ciò rappresenta un primo gradino del tutto
trascurabile; che la vita futura è del tutto diversa, che il suo ampliamento
d'interessi è un ampliamento di "sentire", non è un ampliamento di
mansioni, di fare. E' cosa tutt'affatto diversa dalla vostra concezione. Questi sono i primi
elementi che possiamo darvi, ma certo
Nell'attesa io vi
raccomando di meditare tutto quello che vi abbiamo detto, di renderlo parte di
voi stessi, di assimilarlo, come si dice, di non cercare di ricondurlo alle
vecchie idee. Pensate che questa non
contemporaneità, nel mondo dei fotogrammi, non ha alcuna importanza; anzi, non
ha talmente nessuna importanza che non viene neppure supposta dagli uomini. Pensate che noi tutti
indistintamente siamo nel Cosmo, siamo in seno all'Assoluto; che questa è la
nostra vera Patria: L'Assoluto. Che tutto quanto è attorno, a noi è stato fatto per l'Amore che Lui
ha per noi, in ultima analisi, e che quindi non dobbiamo temere: che questo
nuovo modo di vedere che ci risulta strano, è strano in quanto ci apre ad un
nuovo orizzonte, ad una nuova Realtà, ma che non possiamo pretendere che la
Realtà sia statica, secondo quanto noi conosciamo, quando tanto diversa è per
le creature me noi vediamo. Perché la nostra dovrebbe essere la giusta e quella
degli altri l'errata? Perché la nostra
dovrebbe "sentire" e concepire dell'uomo dovrebbe essere
esatto, ed errato quello di un cane o di un gatto? Ciascun modo di
"sentire", nel suo complesso, è giusto, rapportato alla forma di cui
trae espressione.
Il vostro modo di
"sentire" è giusto fino a che corrisponde ad uno stadio, ad una
forma, ad una ragione d'essere, ad un "essere" interiore. Quando
questo "essere" è pronto per mutare, anche il nostro modo di
"sentire" deve essere aiutato a mutare. Il fiore che abbiamo
dentro di noi deve essere aiutato a
sbocciare, liberandolo da tutte le sovrastrutture. Ciò che per noi era, fino a
ieri, di più bello e più prezioso, diventa una sovrastruttura nel momento in cui,
dall'intimo, sta per sbocciare un nuovo fiore di comprensione. E questo stesso
fiore che ora è in boccio, un giorno dovrà essere rimosso per lasciare posto ad
un altro fiore che ancora nascerà dal nostro intimo; fino
Fasi dell'evoluzione
individuale Una volta dicemmo che se
voi pensate che l'altruismo sia il più alto insegnamento che possa esistere,
certamente voi siete degli illusi. Ed oggi, ancora una volta, confermiamo
questa affermazione. Voi siete abituati a pensare alla massima evoluzione
secondo quegli ideali morali che le nostre Guide - religiose o filosofiche o
spirituali - ci hanno additati, dimenticando che questi ideali sono tali per
creature limitate quali noi siamo, perché sarebbe
infruttuoso presentare una meta che vada al di là di ciò che gli uomini possono
capire o concepire. Se dunque le nostre Guide - o religiose o spirituali o
filosofiche, quelle che noi siamo abituati ad intendere come nostri Maestri -
ci hanno prospettato l'altruismo, l'amore al prossimo, il retto agire, il retto
pensare come nostri ideali, potete essere certi che ben più alti inconcepibili
insegnamenti e Verità - e più esatto ancora è dire "sentire" -
esistono oltre. Il rispetto o,
addirittura, l'amore per il prossimo niente sono in confronto al
"sentire" cui è chiamato l'individuo. L'uomo abbraccia degli ideali ed a questi si vota. Non importa che siano giusti o rispondano all'etica comune: sono suoi ideali e per quelli, in misura diversa, vive. Da ciò, ha
diverse esperienze in ordine alle quali modifica i suoi ideali e la sua vita.
E' questa proprio una
tipica caratteristica dell'evoluzione: evolvere per l'uomo significa passare da
un minimo ad un massimo, svolgere, ampliare, accrescere il proprio
"sentire". Ed è logico, quindi, che la strada di questa evoluzione
sia proprio così concepita: una tappa dopo l'altra, un ideale morale che si
raggiunge, un altro che ci viene
prospettato. Sembra facile e breve a dirsi, ma voi sapete quanto questo costi,
quanto significhi d'interna riflessione e d'esterna azione. L'uomo che noi
vediamo, dal punto di vista del "sentire", è ancora una piccola
creatura in confronto al destino al quale è chiamato. Egli è un essere ai primi
movimenti di "sentire", per il quale non è sufficiente meditare,
riflettere con la mente per evolvere. Ciò che egli pensa, l'ideale che egli
concepisce ed intravede, deve tradursi in natura interiore,
Noi abbiamo fissato delle
fasi nell'evoluzione di questo essere che abbiamo chiamato
"individuo". Durante la prima di esse egli anima nel
piano fisico forme di vita inferiori all'umana; durante questa fase si
organizzano i corpi, gli strumenti che gli serviranno nella fase successiva. Si
forma il corpo astrale che gli dà la percezione delle sensazioni, emozioni, desideri;
il corpo mentale che gl'insegna a ricordare le esperienze vissute, a cercare di
ripeterle o a prevenirle.
Nella seconda fase di
evoluzione l'individuo anima forme umane; durante questa, servendosi degli
strumenti che si è formato nella trasmigrazione nelle vite inferiori all'umana,
egli ha delle esperienze che formano la sua coscienza, quella che noi abbiamo
chiamata coscienza individuale. Naturalmente la completa costituzione di essa
occupa l'intero arco delle molteplici incarnazioni di un individuo come uomo ed
il modo come si costituisce è quello che prima abbiamo accennato. Coscienza individuale
costituita significa pressappoco avere fatto proprio, perché divenuto intimo
"sentire", l'insegnamento dell'altruismo, dell'amore al prossimo,
epilogo del quale il senso del proprio dovere rappresenta la prima tappa.
Significa amare il prossimo come se stesso. E dopo? A voi sembra che un uomo
che così "senta", un uomo che riesca ad essere buono e giusto, sia
già meritevole di partecipare alla gloria di Dio. Ma non è così. Altri destini
lo attendono. A questo punto
l'individuo è interamente costituito tanto che ha coscienza di sé, ma nello
stesso tempo comprende di non essere il centro dell'Universo; egli non è che
una goccia in un infinito mare. E ne è tanto convinto che ama tutte le altre
gocce a lui simili, verso le quali nutre un senso di profondo amore, ma con le
quali ancora non si è immedesimato.
"Allora - direte voi
- che cosa fa, materialmente, l'uomo che ha costituito la propria coscienza
individuale, per giungere alla coscienza cosmica?". Noi abbiamo visto che la
coscienza individuale costituita dà un profondo senso del dovere, un essere
altruista, amare il prossimo nostro come se stessi; che cosa significa invece
"coscienza cosmica"? Significa "sentire" in termini
cosmici; sentire il Cosmo come un "tutto" del quale l'individuo fa
parte in maniera viva. Significa non solo essere convinti di far parte del
Cosmo, ma vivere di questa partecipazione, sentirsi sangue di questo Cosmo; partecipare
in modo attivo ed inequivocabile alla vita del Cosmo; vederla nella sua eterna
esistenza e nel suo mai Ma - ecco la vostra
domanda - come si perviene a questa coscienza cosmica?
Voi sapete che il Cosmo
mai trascorre, ma che è l'individuo che ha l'illusione di trascorrere perché
inserito in una gamma di "sentire". Ed allora, quando sperimenta il
"sentire" che corrisponde alla coscienza individuale costituita, tocca
una tappa che prelude ad una fase del tutto diversa: immedesimazione coi
"sentire" degli altri. Noi abbiamo chiamato questa fase:
"intendere il significato della storia". Facendo un esempio
paragonammo i "sentire individuali" alle lettere dell'alfabeto con
cui è scritto un libro. Dicemmo che nell'illusoria successione del
"sentire" le lettere compaiono non nella progressione in cui le ha
vergate lo scrittore, ma secondo l'ordine progressivo occupato rispettivamente
nell'alfabeto. Saranno stampate prima tutte le lettere "a" in
qualunque pagina si trovino, poi le "b" e così via. Sicché il senso
della storia che è narrata nel libro, non potrà essere compreso fino a che
tutte le lettere dell'alfabeto non saranno comparse. Cioè finché non sarà
completato l'intero ciclo di susseguirsi delle lettere stampate.
Così quando l'individuo è
pervenuto a costituire la sua coscienza individuale, deve pervenire a leggere
il senso della storia cosmica, e ciò significa vivere, compenetrare, scorrere
come sangue nelle vene del Cosmo al quale appartiene. "Sentire" non
già come ha "sentito" fino ad allora attraverso ai suoi veicoli; ma
"sentire" di coscienza costituita da tutti i "sentire" del
Cosmo. Dall'alto verso il basso: non più dal basso verso l'alto. Questa è la
terza fase dell'evoluzione individuale. Ma la meta finale non è ancora toccata.
Lo sarà quando con lo stesso processo "sentirà" tutti i Cosmi, perché
l'individuo è chiamato ad avere una "coscienza assoluta", a "sentire" tutti i Cosmi, il "tutto", cioè l'Assoluto stesso,
attraverso ad analogo processo: dall'alto verso il basso. Come ultimo episodio
di questo vivere e partecipare, è la "coscienza assoluta", è Dio
stesso, e il cessare di ogni scorrere che illusoriamente si può percepire. E' l'Eterno Presente, e l'Infinita Presenza. E' il Tutto, l'Assoluto. Il mondo come
rappresentazione L'archeologia e
l'antiquariato regalano all'umanità preziose testimonianze dei tempi che
furono. E' difficile sfuggire al fascino
No, non mettiamo in
dubbio l'autenticità delle cose, ma vogliamo fare delle considerazioni alla
luce di ciò che conosciamo. Anzi, per togliere ogni dubbio, vogliamo
semplicemente domandarci non "io sono sempre io?" in quanto la
risposta potrebbe essere negativa anche per il fatto che ognuno è diverso da
quello che era, ma chiederci: "Il mio corpo fisico è lo stesso di
ieri?".
"... avendo lasciato
le impronte digitali sul corpo del reato, ha firmato la sua confessione del delitto...
". Non c'è dubbio: per l'uomo è una prova d'identificazione inconfutabile.
Eppure, noi sappiamo, dopo la spiegazione delle varianti, che in linea teorica
un evento potrebbe non essere vissuto dal suo protagonista il quale in una
esistente possibilità di scelta potrebbe percepire una variante di ciò che noi
conosciamo. Ma neppure di questo vogliamo parlare. Quel corpo che ci fa nascere nel mondo fisico e che ci conduce lungo il sentiero della nostra vita fino al termine, che nonostante la sua lenta metamorfosi conserva precipue caratteristiche morfologiche, non solo della specie ma dell'individuo, è veramente lo stesso per tutto l'arco della sua vita? Troppo facile la risposta: la vostra scienza insegna che ogni sette anni un corpo umano, a furia di rinnovare quotidianamente le sue cellule consumate, ha interamente cambiato se stesso.
Allora, le vostre mani, il vostro volto, come minimo, non sono gli
stessi di sette anni fa. In realtà il cambiamento
di materie è più rapido di quanto il sapere umano supponga. Il passaggio della
corrente elettrica in un conduttore si dice che avviene per lo spostarsi degli
elettroni da un atomo all'altro del conduttore nel senso della corrente ed alla
velocità della luce! Così quando accendete una lampada elettrica perché non ci
vedete, pensate a quante mutazioni voi date il via nella materia dei conduttori
elettrici! Eppure
Lo sapete che il corpo
umano è conduttore di elettricità? Ecco, già sento quelli di
voi che cercano di ricordare quante volte sono stati investiti dalla corrente
elettrica per fare il conto di quante mutazioni hanno avuto, non sapendo che il
loro corpo fisico è continuamente attraversato da campi elettrici statici. Dunque, anche senza tener
conto di ciò che vi abbiamo rivelato, voi siete spettatori di
una realtà in continuo divenire: niente
è lo stesso di un momento prima. C'è sempre qualcosa nella materia che compone
gli oggetti che è diversa ogni istante.
Si può dire che i corpi e
le forme che osserviamo hanno
un'intelaiatura su cui s'intessono le materie che continuamente mutano,
pur restando analoghe nella qualità. Se un oggetto è fatto di
ferro, lentamente potrà ossidarsi; quello che muta continuamente sono le
particelle sub-atomiche che ne compongono gli atomi e quindi il ferro stesso.
L'oggetto conserva la forma che l'uomo gli ha dato, ma la sostanza subatomica è
in continuo avvicendamento. Allora, se quella che
rimane è solo la forma, attribuire la proprietà di un oggetto dall'identità
della figura è un'altra delle umane convenzioni. Oh cultori
dell'archeologia e dell'antiquariato, voi ripulite dalla polvere del tempo non
ciò che fu, ma la rappresentazione di ciò che era! Voi conservate ciò che mai
fu com'è ora. Il presente è eguale solo a se stesso. Tutto quanto è nel
presente ha la stessa sua durata: un attimo e l'eternità. Fin qui abbiamo parlato
col linguaggio proprio del mondo dei fenomeni, cioè del divenire, adesso
parliamo di ciò che è.
Non esistono, secondo la
verità dei fotogrammi, gli oggetti del piano fisico, ma esistono tante
rappresentazioni di essi fino a coprire la loro durata nel tempo. Lo stesso
corpo fisico, come del resto l'astrale ed il mentale, è il risultato di
percezioni di fotogrammi nei quali è rappresentato ora in salute, ora in
malattia, ora giovane, ora adulto. Questo corpo che noi identifichiamo con noi
stessi, che per noi rappresenta la prova della nostra continuità nel tempo, è
scomposto in tante unità di mutazioni quanti sono i cambiamenti di materie, di
forme, di atteggiamenti, di movimenti, di attività che ha dalla nascita alla
morte. Cosi è degli oggetti: non
un oggetto che dura anche dei secoli, ma tante rappresentazioni di esso quante
sono le unità di mutazioni (fotogrammi) in cui è raffigurato. Il mondo fisico,
come l'astrale ed il mentale, esiste come lo conoscete solo quando si
percorrono, vivendoli uno ad uno, i fotogrammi che, in ultima analisi, lo
compongono. Allo stesso modo gli
oggetti, i corpi, le forme che in questo mondo esistono, acquistano dimensioni
e realtà solo scorrendo i fotogrammi
nei quali sono raffigurati. "Ed i luoghi?"
vi chiederete. Lo spazio, come il tempo, in Assoluto non esiste; per quanto lo
si possa misurare nel mondo dei fotogrammi, non è che una percezione illusoria.
Oggettivamente non esiste
lo spazio che voi conoscete come Come il tempo scaturisce
dal susseguirsi dei fotogrammi di fronte alla percezione individuale,
altrettanto è dello spazio. La piazza del Duomo che voi conoscete oggi non è lo
stesso spazio nel quale il Duomo fu edificato: quelle pietre levigate dal tempo
non sono le stesse poste dagli antichi. Ogni fotogramma ha un suo tempo, come
un suo spazio.
Non esistono eventi e
cose che hanno svolgimento e durata Ciò che dà senso di
durata e luogo è la percezione scandita delle situazioni in se stesse
immutabili ed impercettibili, perché obiettivamente inesistenti quali voi le conoscete.
Virtuale frantumazione
del Sentire Assoluto Abbiamo cominciato a
parlarvi di quello che sta oltre il mondo fisico ed oltre ciò che i sensi vi
fanno percepire, perché appunto questo era lo scopo delle nostre comunicazioni.
Naturalmente non avremmo potuto parlare con voi se, implicitamente qua venendo,
non aveste dimostrato interesse ad ascoltarci. Abbiamo cominciato a dire di
quello che comunemente si crede; l'abbecedario dell'insegnamento è stato
illustrare l'idea della sopravvivenza alla morte del corpo fisico. Poi, a poco a
poco, vi abbiamo fatto conoscere le Verità della reincarnazione,
dell'evoluzione, della legge di causa e di effetto e via via. Per l'esposizione
di queste Verità non occorreva toccare il concetto che avevate di Dio come di
un ente che sta al di sopra dell'uomo, che ne dirige i destini come un sovrano.
Inizialmente parlavamo di un Dio che poteva benissimo essere insegnato dalle
vostre religioni occidentali. Perché quello che interessava allora era appunto
farvi comprendere le Verità dell'evoluzione, della reincarnazione, della legge
di causa e di effetto, della sopravvivenza, la composizione del microcosmo che
è chiamato "uomo", e tutte le cose che per anni abbiamo continuato a
dirvi.
Finalmente, quando tutto
questo lo avevate capito, potemmo accennare che l'Assoluto non poteva avere un
carattere transitorio, Giungemmo allora ad un momento particolare nel quale
avevate capito da una parte certe Verità quali la reincarnazione, l'evoluzione,
che fanno parte del mondo dei fenomeni, del microcosmo imperniato sulla
mutazione; dall'altra il mondo del moto assoluto e quindi dell'immutabilità,
dell'Eterno Presente, visione di un Dio che non può mutare, non può divenire,
tale è e tale deve rimanere. Infatti si dice: l'"Essere è l'Essere".
Quello, ho detto, era un momento particolare. Senza porvi in allarme - perché i
problemi complessi vanno affrontati con semplicità - cominciammo a farvi
comprendere come questi due mondi siano una sola Realtà. Come è possibile che
esista, contemporaneamente, nell'Eterno Presente, in ciò che mai muta, mai
varia, ciò che è mutevole e cangiabile? Ed eccoci arrivati alla Verità
illustrata con l'esempio dei fotogrammi.
Naturalmente, per farvi
comprendere che il movimento che osserviamo con i sensi del corpo fisico, che
il susseguirsi delle sensazioni che percepiamo grazie al corpo astrale, che il
mulinello di pensieri che s'inseguono nelle nostre menti, ha un'altra
esistenza, tutt'affatto diversa da quella che comunemente si è abituati a
credere, siamo passati per gradi ed abbiamo dovuto servirci di
Verità-punti-di-passaggio. Infatti abbiamo iniziato
col parlarvi della non contemporaneità del "sentire". Cioè voi, che
qua siete tutti riuniti nello stesso momento, secondo il tempo fisico, in
effetti nel "sentire" potete non essere contemporanei. Attraverso a
conversazioni come quella di questa sera, a poco a poco vi siete impadroniti di
questo concetto. Per farvi meglio comprendere che cosa significa questa
diversità di "sentire", vi abbiamo detto che
"Ripetersi",
che cosa vuol dire? A questo interrogativo abbiamo risposto dicendo che non
esiste una vita oggettiva nel senso che il Cosmo abbia un suo ciclo di vita
autonomo: che nasca, cresca, evolva, ma che tutta la vita del Cosmo, tutto il Come accade che questo
susseguirsi del "sentire" esiste?
Per farvelo comprendere,
per ora possiamo solo ripetere parole già dette, perché qui veramente si tratta
di comprendere, di "sentire" questa Verità, non di capirla con la
mente. Per propria natura il veicolo akasico è composto da un insieme unità di
« sentire»; ciascuna unità di "sentire" è sempre unita, collegata ad
un relativo mondo di fotogrammi del piano mentale, del piano astrale, del piano
fisico. Ed allora, che cosa è che trascorre? Niente, in Assoluto, trascorre;
sono queste unità di "sentire", per loro stessa natura, chiuse dal
senso di provenire da una situazione precedente e sfociare in una situazione
seguente che creano un'errata percezione. Questa è la vera individualizzazione,
è la vera frantumazione dell'Uno nei "molti".
Questo concepire di
venire da una situazione precedente, per sfociare in una situazione seguente,
occupa l'eternità. Pur dando all'individuo il senso di qualcosa che deve
compiersi - e che in effetti si compie - non può essere collocato in un momento
preciso dell'eternità; è questo circoscriversi del "Sentire Uno" in
"unità di sentire" che dà l'illusione di qualcosa che sta in un punto
preciso del tempo, ma così non è. Esiste come è "sentito", perché sia
"sentito" una sola volta, ma non ha ubicazione, né nel tempo, né
nello spazio.
Ed ecco un'altra domanda:
se, dunque, queste "unità di sentire" costituiscono la vera
frantumazione dell'Uno nei "molti", può essere che, fra me ed un mio
simile, la differenza sia solo costituita da una variante del "Sentire
Assoluto"? E può darsi che a percepire tutti questi "sentire",
sia un unico "sentire"? A voi la risposta. Il solo ostacolo che noi
abbiamo a comprendere questo concetto è che noi partiamo dal basso - da noi
individui - pensando che domani possiamo essere un altro individuo. Una
risposta affermativa non avrebbe niente di strano, dal momento che oggi possiamo
"sentire" questa vita con una personalità, ed in Ma, per comprendere meglio questo concetto, dobbiamo pensare a noi individui non come a ciò che sta in alto e che vive, "sente" ciò che sta in basso, se mi è concesso di usare questi termini. Allora, nel momento in cui questo qualcosa che sta in alto, riprende la sua coscienza di ciò che è il "sentire individuale", diventa "Sentire Assoluto" ed è come se avesse vissuto e percepito ogni altro "sentire individuale", non già come qualcosa che viene improvvisamente, che nasce, che spunta come un fungo, ma come vera e propria esperienza vissuta, perché se c'è un "sentire immenso" che vive e percepisce ogni esperienza individuale, questo è il "Sentire Assoluto". Ecco che cosa significa amare il nostro prossimo come noi stessi. Questo.
Ma nella spiegazione di ciò, per farci capire, siamo costretti
ad esprimerci in termini di divenire, e questo tradisce la Realtà. Non v'è
nessuna differenza, in realtà, fra noi, voi, io e te, ma ogni cosa è in Lui. E'
Lui moltiplicato nei "molti" che si riassume nel Tutto e nell'Uno. E'
questo mare immenso di "sentire", di coscienza, che compenetra ogni
unità elementare dei Cosmi e del Suo stesso Essere. E' Lui che esiste allo
stato di "sentire", non solo limitato e chiuso in "sentire
individuali", ma anche in un "Sentire Assoluto", fino all'ultimo
atomo del Suo stesso Essere. Lui è "Sentire" per eccellenza.
I nostri "sentire
individuali" che sembrano trascorrere e giungere ad una conclusione, e che
contano il "sentire" dell'inizio ed il "sentire" della
conclusione, in realtà non trascorrono mai, non mutano mai, sono eterni come
Lui, perché di Lui fanno parte. E' la stessa legge che ha frammentato questo
"Sentire Assoluto" e quindi Lui stesso - perché Lui stesso, la Sua
stessa Natura è legge - che ha fatto sì che questi frammenti fossero uniti da
questo senso di provenire "da" per sfociare "in". Solo in questo
modo potevano sussistere le unità di "sentire", solo in questo modo
poteva chiudersi un cerchio che delimitava un "sentire" limitato, una
unità di "sentire" diversa l'una dall'altra: questo credere di
provenire "da" per giungere "a" è ciò che isola e rende
esistenti le "unità di sentire". Ma nessuna parola può
farvi comprendere questo: noi non possiamo che pregare che ciascuno di voi
possa giungere a "sentire" questi concetti. Noi possiamo aiutarvi
servendoci di Verità punti di passaggio e con questo compiere ogni sforzo
possibile, ma quelli che debbono comprendere siete voi.
Io vi auguro, con tutto
l'amore che vi portiamo, che possiate presto giungere a questa comprensione,
perché in essa è la liberazione
Il dolore Dopo aver conosciute
nuove Verità, ci riproponete la domanda: perché esiste il dolore? Voi sperate
che quanto ora sapete possa insegnarvi ad annullare il dolore, lasciando
inalterata la vostra esistenza, il vostro modo di pensare ed agire. Volete conoscere
la ragione per cui Dio ha posto il dolore nell'esistente.
Da tutti certo è stato
capito che il dolore è un moto soggettivo ed è una delle innumerevoli
percezioni che costituiscono l'intera gamma del "sentire
individuale". Il dolore quindi, come
fatto di parte, non può trovare riscontro oggettivo, però voi che siete nel
mondo soggettivo, volete sapere perché soffrite. Perché non vi chiedete il
motivo di tutti i "sentire individuali", ma di uno solo di essi? Il
dolore, a differenza di altre, è una sensazione spiacevole, ed allora è
naturale che si rifugga lo spiacevole per cercare il piacevole; è nel giuoco
stesso che fa evolvere. Il dolore diventa una condanna e l'uomo, che concepisce
Dio come la cosa più bella che possa esistere, vuol sapere come questa
percezione sta in Dio, come può giustificarsi in Lui. In altre parole dal
relativo vuol giudicare l'Assoluto. Il vostro dolore, per
quanto reale possa sembrarvi - lo ripeto ancora - è un fatto soggettivo e,
senza tenere presente ciò, non si può raffrontarlo con l'Assoluto; sarebbe come
voler giudicare l'insieme da una parte.
Ma neppure chiedersi
perché esiste il dolore nel soggettivo, è giusto. Infatti non ha senso non
trovare giustificazione unicamente del dolore, solo per il fatto che questo è
spiacevole. Tutto è sullo stesso piano, ed allora di tutto deve essere
domandato il perché, non solo del dolore. La giusta domanda non è quella di
chiedersi come si giustifica il dolore nell'Assoluto, ma come tutto Questa è la precisazione
che dobbiamo fare, conosciute le ultime Verità. Perché esiste il dolore,
non occorre che ve lo ricordi; voi già lo sapete. La spiegazione data
rimane valida. Il perché di tutto il resto è quello che cerchiamo di farvi
capire. Noi stimo lottando per aiutarvi a superare non solo il dolore, ma la
paura e tutto ciò che v'impedisce di essere sereni. Nella comprensione della
Realtà è il superamento di ogni angoscia, ogni affanno.
Ma per giungere a questo
occorre rinnovare il proprio essere, i rapporti con i propri simili. L'uomo ha uno strumento
nelle sue mani che non ha l'animale: l'intelletto. Ebbene la mente è come
un'arma che non sa usare. Egli è schiavo delle sue idee, ciò che non capisce è
spiegato con erronee supposizioni. La mente, che non sa bene usare, lo domina.
Pensate alle angosce e alle paure che prendono corpo nella mente dell'uomo! Lì
è il regno del terrore, lì è il regno dei fantasmi, lì è il regno del dolore.
Molte volte neppure l'uomo più evoluto Vi sfugge. Quanti Santi hanno subìto
Quante creature
trapassate soffrono pene di un inferno da loro pensato! Quanti terrori nascono
nell'intimo degli uomini per pericoli che mai si manifesteranno o
sussisteranno; perché è la mente che costruisce il terrore, la paura, il dolore. Non esistono demoni,
oggettivamente, che torturino dei Santi. Non ha senso credere che
il figlio di Dio stigmatizzi delle creature per farle soffrire in sconto di
peccati dell'umanità. Eppure le stigmate esistono, i demoni tormentano; e
quelle sofferenze innalzano le creature. Che significato ha tutto questo? Che
cosa vuol dire? Voi rispondete, perché potete rispondere! Quando vi diciamo che il
dolore nasce dalla mente dell'uomo, vogliamo dire qualcosa che va oltre il
semplice significato di queste parole. Perché il dolore nasce nella mente
dell'uomo? E quale genere di dolore?
Il dolore fisico od anche quello ben più tormentoso? Dire che il dolore si
rivela nella mente dell' uomo, significa ammettere che il dolore è un fenomeno
soggettivo. E chi può negare tutto questo? Chi può dire che il medesimo evento
reca a due o più individui lo stesso dolore? Non v'è bisogno di
dimostrare ciò che di per sé è già dimostrato. Ma perché quello è il tuo
dolore? Perché tu sei fatto così; perché per te, consapevole del tuo essere,
della tua posizione, dei tuoi problemi, dei tuoi principi, delle cose che per
te sono irrinunciabili, quello significa amarezza, sofferenza, dolore.
Di fronte al dolore,
l'individuo ha delle esperienze che segnano tappe fondamentali della sua esistenza.
In primo tempo non sente E' una visione egoistica
della sofferenza. Man mano che l'esperienza prosegue, ecco che l'individuo
allarga la sua visione ed è colpito anche dal dolore degli altri che stanno
attorno a lui.
Questo può significare
paura che quello che accade agli altri possa, quanto prima, accadergli. E così
per gradi fino alla visione del dolore altrui altamente sublimata di chi ha
intrapreso la via dell'altruismo: piangere sul dolore degli altri come se fosse
il proprio. Tuttavia questi modi di considerare il dolore si equivalgono,
perché in ultima analisi si soffermano sugli effetti senza cercare di capire le
cause, cioè capire l'essenza stessa del dolore. Sino a che voi non
comprenderete che voi e gli altri soffrite perché siete fatti come siete e sino
a che non comprenderete e quindi trascenderete voi stessi, il dolore vi
abbaglierà.
Che cosa significa questo
discorso? Sono forse parole dette unicamente per tacitarvi? Per darvi una
qualunque spiegazione in modo da non farvi più fare queste domande che possono
avere una difficile risposta? No certo! Fino a che non si è compreso che il
dolore che ci tormenta è in funzione del nostro essere, del valore che noi
diamo a tutto quanto costituisce la nostra personalità; fino a che - per i
mistici - non si è "morti a se stessi", esisterà il dolore. Il dolore
ha unicamente lo scopo di farci capire questo, di farci trascendere quelle cose
alle quali noi diamo tanta importanza e per le quali soffriamo. Oggettivamente il dolore ha la stessa importanza della gioia, della tristezza, dell'allegria e della pace. Tutto ha la stessa importanza, tutto ha una stessa finalità: quella di farci vivere in modo reale pur nel mondo dell'illusione. Costituzione del Cosmo Supponiamo di essere qua
riuniti in questa stanza e di avere, al centro di essa, un tavolo con sopra
un'arancia. L'oggetto che richiamiamo arancia ha un certo colore, una certa
forma, contiene certi succhi, insomma lo abbiamo catalogato in base a quelle
che sono le reazioni che l'oggetto procura ai nostri sensi. Ma se noi lo guardiamo oggettivamente, non vediamo, sul piano fisico, che un insieme di atomi, di molecole, di elettroni, di protoni, secondo a quale livello lo osserviamo.
Se lo osserviamo
a livello più grossolano, vedremo delle sostanze, insieme di molecole; poi a
livello più sottile degli atomi, poi delle particelle che costituiscono gli
atomi (elettroni, protoni, nuclei, particelle, corpuscoli, è vero? Voi sapete
la suddivisione che abbiamo fatto della materia). Quindi, se prendiamo in esame
questo oggetto a livello
Ora, se voglio avere un
quadro completo, un'antologia completa dell'arancia (noi siamo attorno a un
tavolo, non dimentichiamolo) esistono due sistemi: uno molto più limitato,
quello di prendere l'arancia in mano e girarla da tutte le parti. Ma sarebbe un
"conoscere" da un unico punto di vista. L'altro, invece, è quello di
mettere insieme tutte le visioni dell'arancia dei vari osservatori che sono
intorno al tavolo. Se io devo fare una raccolta di tutte le conoscenze intorno
all'arancia, non posso altro che raccogliere tutti i punti di vista dei singoli
osservatori che osservano l'oggetto.
Che cosa significa
questo? Obiettivamente, al di fuori degli osservatori, noi abbiamo visto che
l'oggetto arancia non esiste più, o per lo meno non esiste più con le
caratteristiche che si è abituati a conoscere nel piano umano, definite in
ordine alle reazioni che hanno i sensi del corpo fisico. Per cui, la conoscenza
a livello umano di quell'oggetto, è costituita dall'insieme delle singole conoscenze
individuali. Ecco il mondo del "sentire" degli individui e
dell'individualità. Il mondo del "sentire" dei "centri di
sensibilità di espressione", dei centri di "coscienza e di
espressione".
Allo stesso modo, come si
conosce un Cosmo? Può conoscersi oggettivamente? No! Come non si conosce
oggettivamente l'arancia, perché oggettivamente un Cosmo è una cosa
tutt'affatto diversa da quella che voi siete abituati a considerare ed a
vedere. Un Cosmo dunque è costituito unicamente dall'insieme del mondo dei fotogrammi. Il Cosmo può essere sperimentato unicamente nel "sentire" degli individui, il Cosmo quale voi lo conoscete e quale cade sotto la vostra attenzione. Dossier Cosmo La vita macrocosmica
trova il suo ambiente nel Cosmo; essa compenetra la stessa vita microcosmica.
Così l'ambiente cosmico è il "brodo di cultura" per la vita dei
microcosmi; ma nello Dobbiamo ricordare che
tutte queste disposizioni che noi facciamo, di Cosmo, di relativo, non
relativo, di finito, microcosmo, macrocosmo e via dicendo, sono tutte
distinzioni convenzionali. Sono tutte definizioni che riguardano parti e
porzioni dell'Assoluto, il quale è tutt'altra cosa. Così quando noi diciamo che
il Cosmo è l'ambiente nel quale evolvono le vite individuali, diciamo una cosa
giusta e vera; ma se ci limitiamo unicamente a questa visione, che noi abbiamo
dovuto chiudere per comprendere, non possiamo poi comprendere il Tutto.
Comprendendo la parte, noi comprendiamo quella e basta; è dalla totalità delle
parti che possiamo condurci sulla strada per comprendere il Tutto, non
dimenticando che il Tutto trascende la totalità delle cose.
Quando abbiamo parlato
dell'esempio dell'arancia e degli osservatori, abbiamo voluto significare che
un Cosmo è fatto da una serie di fotogrammi innumerevoli, immensa, infinita.
Che "oggettivamente" - ormai lo abbiamo detto tante volte - non
esiste una "vita del Cosmo" nel senso che eravate abituati a credere;
però esiste un insieme di fotogrammi nel quale è rappresentato l'inizio di un
Cosmo ed il termine dello stesso Cosmo, con un'infinità di fotogrammi intermedi
che uniscono le due parti. Orbene, questa storia del Cosmo, facendo astrazione
dalle vite individuali degli uomini, potrebbe esistere anche in modo a sé
stante. Cioè se, in qualche modo, potessimo legarci a questi fotogrammi
restandone al di fuori, si vedrebbe il ciclo cosmico della materia e della vita
del Cosmo, della vita macrocosmica.
Tuttavia non può
sussistere questa astrazione: la vita macrocosmica si compenetra e compenetra
la vita microcosmica. Unitamente a queste serie di fotogrammi che rappresentano
la nascita, l'evolvere ed il morire del Cosmo, vi è un'altra infinità di
fotogrammi che rappresentano la nascita, l'evolvere ed il morire - in qualche
senso, cioè, il trasformarsi - degli individui. Il "dossier"
Cosmo è dunque costituito da tutte queste cartelle riguardanti la vita
macrocosmica e quella dei microcosmi. Riflettere.
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