Indice di questa pagina

 

I piani di esistenza - Microcosmo - Evoluzione- Definizione di vita - Dal cristallo all'astrale - Sviluppo e origine della razza umana -

Definizione di peccato - Superamento della negatività - I tre aspetti dell'evoluzione - Evoluzione dopo il trapasso - Modalità del trapasso - 

Il suicidio - Il piano mentale - Modalità della nascita - Libertà - Predestinazione e karma - La Manifestazione - Nascita di un Cosmo-

Le sette aggregazioni della materia - Nozione di tempo e di spazio - Illusione del movimento -

 

 

PARTE TERZA

               L'INSEGNAMENTO               

 

 

In questa parte sono state incluse tutte le comunicazioni che, nell'esposizione dei concetti e nel susseguirsi delle argomentazioni, costituiscono un insegnamento unitario. Proprio per non interrompere l'omogeneità del discorso, sono stati omessi i nome delle Entità comunicanti: la maggior parte dei messaggi sono di Dali e Kempis, ottenuti sempre attraverso lo stesso medium, con trance ad incorporazione. Solo alcune comunicazioni sono di Entità che intervengono più raramente alle nostre sedute.

E' utile ricordare che, all'inizio, i partecipanti a queste riunioni - compreso il medium, allora sedicenne - erano persone che, sulle cose dello spirito, avevano la limitata cultura che un insegnamento religioso di tipo scolastico può dare, non avendo mai posto attenzione  alla possibilità di ulteriori acquisizioni in questo campo.     

Ma quello che gli Istruttori disincarnati, che non desiderano essere chiamati Maestri, rivelavano a poco a poco, oltre ad arricchire direttamente la mente dei partecipanti, stimolava in loro il desiderio di approfondire le loro conoscenze in campo spirituale. Grande poi è stata la soddisfazione quando - a distanza di anni - nella lettura e nella meditazione di testi di non facile assimilazione che prima non si sarebbero mai

sognati di consultare, essi hanno trovato conferma di questo insegnamento esoterico in altre filosofie (specialmente in quelle orientali) potendo così constatare quanto le Guide avessero ulteriormente chiarito e approfondito e quanto di nuovo avessero rivelato.

Pertanto, possiamo confermare la validità del loro messaggio che ha indotto tutti noi ad ampliare il nostro  orizzonte di conoscenze, a volgere l'attenzione al nostro mondo interiore, a rivedere tutto da una prospettiva diversa nella rivelazione di altri piani di esistenza.

 

 

(1)     Ricordiamo che tutto ciò che è stampato in normale corpo di stampa è l'opera degli estensori, mentre ciò che è stampato in corpo minore è stato ripreso dalle comunicazioni medianiche registrate (N.d.R)

 

 

I piani di esistenza

 

 

Dalle notizie che ci sono pervenute fino dai tempi più  antichi, sappiamo che l'uomo definì il mondo in: visibile e non visibile.

Contemporanea di questa definizione è la presunta ubicazione dell'invisibile che ancora oggi molti ritengono esistere in qualche zona dell'universo fisico. Un poco più evoluta è la convinzione che l'invisibile non appartenga al mondo materiale; comunque, un interrogativo rimane sempre: che cosa esiste oltre quello che si percepisce e si controlla?

L'uomo percepisce limitatamente alla gamma di ricezione dei suoi sensi; con speciali apparecchiature, può indovinare l'esistenza di qualcos'altro, che però appartiene sempre alla ragione dell'universo definita fisica.

Ma oltre questo? Avete ridotto ai minimi termini la materia; farete altre scoperte proseguendo nelle ricerche, non troverete un ostacolo quale il "nulla". Avete scoperto che il grandissimo numero di sostanze è il risultato di un numero assai minore di elementi: avete osservato che gli elementi e le sostanze sono: solidi, liquidi o gassosi; avete scoperto che gli elementi sono il prodotto di un certo numero di cariche o particelle; scoprirete anche che queste cariche o particelle stanno all'elemento ultimo del piano fisico, come una sostanza sta a un atomo; in altre parole, scoprirete una unità base dalla quale procedono: cariche, elementi, sostanze.

                   

Quando farete questa scoperta dell'elemento ultimo o primo piano fisico, comprenderete che, oltre a quello, esiste ancora qualcosa; ma le vostre scoperte si fermeranno, se voi userete apparecchi come mezzi di indagine. Infatti quel «qualcosa» non appartiene più al mondo fisico.

Facciamo alcune considerazioni: in natura esistono moltissime sostanze, prendiamone una comune: il sale. Domandiamo alla chimica che cosa è il sale: cloro e sodio combinati danno il sale. La sostanza detta comunemente sale è la combinazione degli elementi cloro e sodio. In teoria, prendendo un cristallo di sale lo possiamo frantumare fino ad arrivare ad una infinitesima parte, oltre la quale lo scinderemmo nei suoi elementi costituenti, cioè non avremmo più sale, ma avremmo cloro e sodio separati. I chimici chiamano questi ultimi "elementi" mentre noi li consideriamo come "sostanze" perché anch'esse sono il risultato di altri elementi. 

Infatti, recentemente la vostra scienza ha stabilito che   gli elementi sono il prodotto dl un certo numero di particelle, che varia da elemento, da voi chiamate: elettroni, protoni, neutroni e via dicendo.     

A sua volta, un elettrone differisce da un protone per un numero diverso di altre particelle, e così via, fino ad arrivare complessivamente a sette suddivisioni.      La settima è definita da noi: unità elementare del piano fisico, ed è la stessa per tutti gli elementi.

Così come nel Cosmo il piano spirituale è lo stesso per tutti gli Universi manifestati, nel piano fisico vi è una unità base (legge di analogia) ma questa     unità base è anch'essa suscettibile di disintegrazione, dalla quale  risulterebbero sostanze di un mondo che non è più il fisico e che è definito da noi "astrale" il quale ha  anch'esso i suoi solidi, i suoi liquidi, i suoi gas, eccetera.

 

Però, vista la differenza che esiste fra le prime tre classi di densità materiale del piano fisico e le rimanenti quattro, noi possiamo definire o considerare il piano fisico in: eterico e denso. Ma non possiamo dilungarci in queste considerazioni o in altri particolari, e pensate che noi guardiamo esclusivamente la materia del piano fisico: immaginate poi se noi prendessimo in esame i veicoli (i corpi fisici) mentre vogliamo accennarvi, sia pure brevemente, anche agli altri piani di esistenza, nei quali voi un giorno vivrete coscientemente.

«Piano di esistenza» è da noi definita una regione dell'universo, i cui materiali e le cui materie sono derivate da una classe particolare di unità elementari; quindi «piano « è una divisione di natura e non di spazio.

Tutti i piani di esistenza sono attorno a voi. Entro la materia stessa è il mondo degli spiriti. Immense meraviglie vi circondano, ma di tutto questo non siete consci. Per ogni piano di esistenza l'individuo ha dei veicoli e, per ogni veicolo o corpo, dei sensi; ma dove i sensi sono sopiti, la coscienza non lavora. Ecco perché voi non percepite molto di più, di quanto non rientri nel ristretto campo percettivo dei vostri sensi fisici.

 

La più grossolana materia che non appartenga al piano fisico, è su un mondo da noi definito «astrale» il quale ha anch'esso i suoi solidi, i suoi liquidi, i suoi

gas, i suoi eteri, anche se questi sono immensamente più sottili di quelli del piano fisico. Se vasto e vario è il piano fisico, così e più ancora sono gli altri; sette sono quindi le densità materiali del piano astrale. La natura ripete di piano in piano, nei suoi ritmi, gli stessi metodi. Il mondo astrale è molto simile a quello fisico, anche perché moltissimi veicoli astrali ricalcano esattamente quelli fisici. Qui non esiste materia opaca, ma ogni oggetto ha una lucentezza ed un colore particolare.

Se alcuno, nel piano fisico, di dati somatici, è capace di comprendere l'anima di una creatura, con molta più facilità questo avviene nel piano astrale dove, non solo si capisce l'elevatura di una creatura, ma si può anche  comprendere il sentimento del momento. Naturalmente, questo non riesce subito facile a tutti, anche perché quanto si osserva cambia repentinamente nel colore e nei contorni. Come nel mondo fisico v'è un'atmosfera, nel mondo astrale v'è qualcosa di simile che è da noi chiamata «essenza». Questa essenza ha la particolarità di prendere forma e colore sotto l'impulso dei vostri  pensieri. Queste forme sussistono e sono così dette «forme pensiero» le quali hanno più o meno lunga vita secondo che il pensiero sia più o meno intenso, poi lentamente si dissolvono.

 

Che dire degli abitatori del piano astrale? Ve ne sono moltissimi. Dagli spiriti elementari e costruttori della natura, dai veicoli di individui incarnati o disincarnati, ve ne sono di tutte le specie: socievoli e scontrosi, timidi e feroci, gentili e scortesi, moltissimi.

Un individuo che viva coscientemente nel piano astrale, vede tutto questo e ha davanti a sé  un mondo vastissimo e meraviglioso. Ora, come il vostro corpo fisico ha dei sensi, similmente l'astrale ha i suoi. Questi sensi sono detti anche "centri" i quali, sviluppati, danno non solamente la visione di quanto circonda il veicolo astrale di una creatura, ma danno anche la consapevolezza.      

Naturalmente, però, colui che ha i sensi del corpo astrale sviluppati, generalmente è un individuo evoluto, un individuo che può agire indipendentemente dal corpo fisico.    

E' comune convinzione che l'uomo dopo aver lasciato il suo corpo fisico, la sua veste, veda tutto con chiarezza; non è giusto e non è esatto per tutti. Solo coloro che vivono coscientemente possono avere un'ampia visione; per gli altri si ha una maggiore consapevolezza, raggiunta piuttosto da un esame di coscienza e da una purificazione che da altro.

Il veicolo astrale di un individuo è quel corpo che trasforma quanto proviene dal mondo fisico, o dall'astrale stesso, in sensazioni trasmesse alla     mente che le raccoglie e le cataloga. Ciascuno, secondo la natura dei propri pensieri, costruisce il proprio corpo astrale, così come certi esercizi fisici sviluppano alcuni muscoli piuttosto che altri. La particolare natura del corpo astrale derivante da questo, fa sì che l'individuo abbia più intense e più gradite certe sensazioni piuttosto che altre e, naturalmente, desideri quelle; in altre parole  l'anima umana – secondo l'evoluzione dell'individuo -  dirige l'attività dei suoi veicoli inferiori verso  determinati campi che le procurino esperienze necessarie al fine di evolvere.

 

Dopo un periodo di tempo di circa 36 ore da che il veicolo fisico ha cessato di vivere, l'individuo  l'abbandona definitivamente e sosta nel piano astrale più o meno lungamente, in attesa che il suo corpo astrale si disintegri. Che cos'è che determina questa attesa?

Essa corrisponde alla purificazione dell'anima dopo la morte, descritta in vario modo da ogni religione.

L'attesa è determinata da una particolare natura del corpo astrale: se l'uomo in vita ha avuto dei desideri che lo facevano rassomigliare piuttosto ad un animale che ad un uomo, avrà il suo corpo astrale formato dalla materia più densa, la quale è lenta nel decomporsi.

Ogni corpo astrale è formato con la materia dell'omonimo piano nelle sue sette densità. Ora, dopo il trapasso, il corpo astrale diviene un insieme di sette gusci concentrici i quali, iniziando da quelli di materia più densa e successivamente in ordine gli altri, si decompongono.

 

Ogni decomposizione è accompagnata da un particolare stato di coscienza, derivante dall'esame dei desideri avuti, propri di quella materia della quale è composto il guscio che si sta scomponendo. Come il vostro corpo fisico nella putrefazione è aiutato da certi agenti esterni, così l'astrale in questo disfacimento può essere aiutato, producendo così una sollecitazione nella disintegrazione.

Ogni anima evoluta si trattiene brevemente nel piano astrale e queste purificazioni non sono seguite dall'anima, ma essa cade in un lieve torpore.

Le altre anime, invece, o rivivono colpe commesse, oppure con la materia di questo piano si creano un mondo fittizio per cullare desideri insoddisfatti, finché , stanche e saziate dai loro sogni e disintegrato completamente il corpo astrale, l'anima si trova sulle soglie del piano successivo a questo: "il mentale" che, prima di allora, essa non aveva mai immaginato che  esistesse.

 

Quanto è stato detto a proposito della materia astrale, può essere ripetuto per la materia del piano mentale. La legge di analogia, aiuta l'uomo a comprendere l'architettura di quelle regioni nelle quali non vive coscientemente. Così il piano mentale, nella sua immensa sottigliezza di materia, ha sette suddivisioni stabilite rispetto alla diversa sua densità.

Una particolarità che si nota i questo piano è la grande elasticità delle forme che sono immensamente più malleabili di quelle del piano astrale. Il quadro che si presenta a colui che acquista visione cosciente  di questo piano è meraviglioso, sublime! Forme e colori straordinari, dalle più tenui sfumature e contrasti più accesi.

 

In questo piano, attendono di manifestarsi due classi di "Spiriti Elementari", i quali cominceranno la loro opera quando l'umanità avrà fatto un grande passo nell'evoluzione. In questo piano soggiornano   a volte anche dei Maestri i quali prendono un corpo mentale per eseguire una missione particolare. Avere il proprio corpo mentale organizzato e bene sviluppato equivale ad avere - come voi dite - un forte raziocinio. Ora, colui che si trova dinanzi al quadro meraviglioso, che non può esser descritto con parole, nota subito una particolarità ed è questa: come la materia del piano fisico può essere

considerata in densa ed eterica, vista la differenza che esiste fra le tre suddivisioni inferiori e le quattro superiori, così la materia del piano mentale ha uno stesso stacco, diciamo, ed è da noi chiamata: "regione della forma" e "regione della non forma". 

Mi spiego: se la materia mentale esistesse solo nelle quattro suddivisioni superiori, diciamo meno dense, gli impulsi della coscienza individuale, o pensieri, non creerebbero delle figure ma unicamente dei bagliori, per cui la comunicazione fra incarnati sarebbe possibile solo per colore che possono comprendere la ragione pura, mentre la materia più densa del piano mentale, sotto gli impulsi della coscienza individuale, prende delle forme le quali  sono ricevute dal cervello (organo del corpo fisico) e tradotte in parole, rendendo possibile la comunicazione sia fra gli incarnati sia fra i disincarnati.

 

Ma non poteva esistere solo materia mentale delle quattro suddivisioni superiori? Quella detta appartenente alla  "regione della non forma?". Evidentemente no, se pochi sono i cervelli che possono ricevere tale genere di pensieri e solo quelli che abbiano avuto un particolare allenamento. E perché è necessario un tale lavoro? La più grande barriera che esiste fra gli uomini è la diversità di evoluzione, ma questa barriera - in effetti - esiste solo per l'inevoluto, perché l'evoluto sente e percepisce maggiormente dell'altro; solo che per farsi comprendere deve usare un linguaggio che l'altro capisca.

Cristo, per insegnare agli uomini, prese forma umana.

 

Quando l'uomo sarà evoluto, non vi sarà più bisogno di incarnarsi. Colui che vivesse coscientemente, nel vero senso della parola, sul piano mentale, ed avesse i sensi  del suo corpo fisico sopiti, cioè mettiamo, fosse cieco e sordo, vedrebbe ed udrebbe meglio di colui che avesse vista ed udito.

Allora possiamo dire che il corpo mentale di un individuo, è quel corpo che traduce gli impulsi della  coscienza individuale in immagini o bagliori, secondo la    natura di questi impulsi e, queste immagini o bagliori, sono definiti da voi pensieri i quali, ricevuti dal cervello fisico, sono tradotti in parole. Così come possiamo dire che il corpo fisico è quel veicolo capace di comunicare con i simili a mezzo di atti o di parole.  Ma come il corpo fisico non è l'individuo stesso, altrettanto non lo è il mentale. L'individuo è il pensatore, colui che pensa, e che non va confuso con il veicolo mentale.

 

Non si può tralasciare di dire, sia pure accennando come è stato fatto per le altre cose, di quella regione del piano mentale corrispondente ai cieli descritti dalle religioni. Occorre però ricordare che una creatura, la quale fosse in questi cieli, non sarebbe divisa da altre se non da un particolare stato di coscienza. Tutto è attorno a voi. Un uomo che avesse vissuto per meritarsi un premio eterno od avesse dedicato la sua vita ad un ideale, dopo il trapasso, nel piano della mente, per karma, vede ed esperimenta l'ideale sognato. 

Questo stato corrisponde quindi ad un senso di appagamento, di beatitudine. Molte Entità che si presentano in certi incontri, provengono appunto da questa regione del mondo mentale. Ecco perché esse descrivono un «aldilà» simile a quello che credevano esistesse durante la vita, perché lo stanno sperimentando e per esse è una cosa reale, non un sogno.

 

Una volta che l'individuo, non abbastanza evoluto, abbia cessato questo suo sogno, si riposa; rivede con chiarezza e con tranquillità tutte le passate esistenze, ma non è conscio di quanto avviene attorno a lui, perché egli è entrato nel piano successivo a quello mentale, ha abbandonato il suo corpo mentale e si trova sulle soglie di un piano, nel quale un giorno vivrà un'immensa indescrivibile beatitudine.

 

  

Il piano akasico è quel piano immediatamente successivo a quello mentale ed immediatamente precedente a quello spirituale. Fu emanato dal primo alito di Dio.

E' cosa ardua parlare di questo piano dove l'individuo che vive coscientemente è Iniziato o già Maestro. Qui vi è dualità, ma non separazione; ogni essere qui sente di appartenere al Tutto, e di essere un'unica cosa con tutto il resto dell'Emanazione e, nello stesso tempo, di essere se stesso come mai lo ha provato prima. Da questo piano si riversano sugli altri piani di esistenza, un amore sconfinato ed una comprensione senza limiti.

Questo, quindi è il piano della "Fratellanza universale",

 

 

"Dell'Amore", il piano dove un giorno tutti vivranno coscientemente, ricordando le amarezze di oggi come piccole cose, piccole in sé , ma grandi per quello che hanno prodotto sull'essere umano.

 

Il corpo akasico dell'individuo è il corpo formato appunto dalla materia di questo piano, quel corpo che serba in sé  tutte le esperienze avute nelle varie incarnazioni; quel corpo che si costituisce man mano che l'individuo evolve.

Il corpo mentale è quel corpo che produce l'illusione della separatività, perché è dell'intelletto la prerogativa di distinguere l'"io" dal non "io"; ma questa illusione è necessaria per costituire, formare l'autocoscienza, in altre parole, il corpo akasico.

 

Tre furono le manifestazioni, le emanazioni dell'Assoluto: la terza creò il mondo mentale, la seconda il mondo akasico, la prima il mondo spirituale e questi tre mondi trovano riferimento nell'individuo. La Trinità nell'uomo: il corpo mentale o dell'intelligenza, il corpo akasico o dell'amore, della fratellanza (perché colui che vive coscientemente nel piano akasico avverte per la prima volta di essere un tutto con il resto dell'emanato) e, infine, lo spirito dell'uomo.   

 

Ma poco possiamo sapere di questo mondo e del successivo, perché la nostra coscienza ancora si muove nella densità materiale dei piani sottostanti. Ci conforta il pensiero di sapere che i nostri Fratelli Maggiori ci attendono e ci aiutano in questo nostro sviluppo. Nessuno immagina che esista un mondo più elevato di quello che egli conosce, me il sapere che esistono mondi ancora più elevati, e il solo pensarlo, li avvicina e fa sì che quelle cose che una volta sembravano perseguibili solo ai Santi, diventano più facilmente raggiungibili.

La suddivisione da noi fatta è più convenzionale che reale. L'Universo è un tutto inscindibile; ogni piano di esistenza sta attorno a ognuno, dall'astrale al mentale, dall'akasico allo spirituale stesso.

 

E' utile ricordare che dicesi piano l'insieme di tutte le materie che hanno le stesse caratteristiche fondamentali. La distinzione è quindi condotta in funzione della diversità delle materie e non da una diversa ubicazione nello spazio in quanto, del resto, in ciascun punto del  Cosmo esistono tutti i piani.  

L'esistenza dell'individuo su questi piani non può essere quindi intesa come uno spostarsi dell'individuo da un piano all'altro; significa, invece, avere in ciascun piano un corpo in formazione o in attività.     

L'uomo di media evoluzione, oltre che esistere sul piano fisico, esiste astralmente, mentalmente ecc., perché ha u corpo astrale, mentale, ecc. Se mai, si deve distinguere fra esistenza inconsapevole ed esistenza consapevole. La prima è quella esistenza che per poca evoluzione, quindi scarsa capacità dei veicoli, non dà la visione di quanto circonda i vari corpi; la seconda, invece dà la visione e la percezione di quanto accade nei vari piani

in cui sono i veicoli. Per cui, ad esempio, l'uomo di media evoluzione esiste consapevolmente nel piano fisico, inconsapevolmente negli altri piani.

L'esistenza individuale si svolge in diversi livelli: in modo consapevole nel piano fisico e in modo inconsapevole nel piano astrale a livello di sensazione, emozione, desiderio; nel piano mentale a livello istintivo, intellettivo e supernormale, per raggiungere - infine -  il livello della piena coscienza individuale. 

Per ogni attività dei veicoli, un livello di esistenza raggiunto.

 

Sette sono i livelli principali di esistenza nell'uomo:

 

 

 

 

                       SCHEMA ILLUSTRATIVO

 

 

           

                                                  

 

In questo schema, occorre rilevare che per incarnazione intendiamo non solo la vita dell'individuo giunto allo stadio di evoluzione umana, tanto che abbiamo scritto, alla sommità di quel settore dello schema, "i livelli dell'esistenza nell'individuo". Con "incarnazione", infatti, intendiamo qualunque stadio dell'evoluzione individuale, giacché incarnazione, per noi, è quel processo che collega la vita dell'individuo con una qualunque forma di vita nel piano fisico. Quindi, per incarnazione intendiamo anche il collegamento fra la vita dell'individuo e il processo di cristallizzazione. (La materia che si cristallizza è, secondo i nostri interlocutori, la prima e più semplice manifestazione di una vita (N.d.R.).)

Individuo - pertanto - è anche colui che, per poco sviluppo o poca evoluzione, ancora non si incarna come uomo, ma è collegato alla manifestazione di una qualche forma dei tre regni naturali.

 

Microcosmo               

 

Microcosmo è, per eccellenza, l'individuo che è giunto allo stadio di evoluzione umana; l'uomo, in poche parole. Ma per estensione di significato, microcosmo è l'individuo ancorché questo -     per poco sviluppo - sia  collegato ad un forma di manifestazione della vita naturale, o minerale, o vegetale, o animale. L'individuo, all'atto della sua manifestazione, possiede in potenza tutti i veicoli o corpi. Attraverso alle varie incarnazioni - cioè attraverso alla reincarnazione - taluni di questi veicoli o corpi si organizzeranno, altri - in particolare la coscienza - si costituiranno o fermeranno.

Anche se i veicoli non sono organizzati, pur tuttavia la  materia che si organizzerà in veicolo esiste attorno all'individuo. E quindi noi, per forza, dobbiamo dire che  l'individuo è un microcosmo, anche se un microcosmo,  veramente e propriamente, lo sarà solo quando la maggior parte dei suoi veicoli saranno sviluppati o costituiti; cioè quando l'individuo sarà uomo. In un primo tempo, lo scopo dell'incarnazione dell'individuo è quello di organizzare i veicoli inferiori attraverso il collegamento dell'individuo con una forma semplice di vita nel mondo naturale (Per prima il processo di cristallizzazione) cioè, attraverso all'incarnazione, l'individuo comincerà così a organizzare il proprio veicolo astrale.

 

Inizialmente l'individuo non è collegato a una sola forma di vita, nel mondo naturale, ma più saranno i processi di cristallizzazione ai quali sarà collegato l'individuo; e così via fino a che il veicolo astrale, attraverso agli impulsi che vengono dal mondo esterno, sarà abbastanza organizzato da permettere il collegamento dell'individuo con una forma di vita naturale, nel piano fisico, un poco più organizzata: una forma di vita vegetale. Successivamente vi sarà il collegamento con una forma di vita animale, e quindi con l'uomo. 

 

Gradatamente, dalla forma di vita animale all'uomo, l'individuo è collegato a un numero di forme di vita contemporaneamente sempre minore: mentre in un primo tempo l'individuo che sia collegato, per sviluppo raggiunto, alla forma di vita naturale animale, è contemporaneamente collegato a più forme di vita di questo tipo, man mano che il suo sviluppo aumenta (e con esso la sua evoluzione) le forme di vita alle quali è collegato diminuiscono di numero. Alle soglie del mondo umano, sarà collegato nello stesso tempo ad una sola forma di vita nel mondo animale.

 

Fino a che questi veicoli non sono pronti, l'individuo è centro di sensibilità e di espressione e riceve dall’ambiente; l'esempio ormai classico è quello della    pianta, la quale ha una sensazione dall'alternarsi delle stagioni, dalla siccità o da altri fattori ambientali. Ciò significa che non ha consapevolezza della propria individualità. Soli in seguito, diviene centro di coscienza e di espressione, ovvero acquisisce tale consapevolezza.  

Quando poi queste materie sono organizzate l'individuo può esprimere. Prima riceveva solo delle sensazioni; se avesse potuto esprimersi avrebbe detto: "caldo, freddo, fame, sete, sonno, stanchezza" e via dicendo.

 

Non avrebbe avuto il senso dell'individualità; parlo per quelle individualità le quali animano, sul piano fisico, forme che voi chiamate cristalli, cioè appartenenti al regno minerale e quelle del vegetale o dell'animale, che non hanno consapevolezza della propria natura individuale. Mentre, allorché si è costituita la mente, questa consapevolezza appare nell'individuo e l'individuo non dirà: freddo, fame, e via dicendo, ma, una volta uomo, "io ho freddo", "io ho fame". Questo perché la mente da proprio questo preciso senso dell'individualità; fa sentire l'individuo distinto da tutto quanto lo circonda.

 

Come uomo, l'individuo è sempre collegato ad una sola forma di vita, cioè ad un corpo: il suo corpo fisico.

Questo corpo è la porta attraverso alla quale passano superiori tutti quegli urti, tutti quegli impulsi, tutte quelle esperienze che vanno a raggiungere i veicoli che sono interessati; e attraverso a questa porta, l'uomo riceve questi impulsi che organizzano i suoi veicoli superiori. In particolar modo, la parte di corpo mentale che dà l'intelletto. Successivamente, sempre attraverso tale porta, o corpo fisico, l'intelletto assieme all'astrale, costituirà la coscienza.       

 

Dobbiamo anche considerare la fase dell'evoluzione  dell'individuo a seconda di come si svolge, e cioè: da prima i veicoli si organizzano attraverso agli impulsi del mondo circoscrizionale, del mondo che sta attorno all'individuo; successivamente, quando l'individuo è uomo, vi è un'analisi di questi impulsi. Con l'intelletto, l'individuo analizza gli impulsi che gli vengono dal mondo esteriore, ma questi impulsi non sono più soli perché , mentre quando l'individuo non è ancora      uomo i soli impulsi che organizzano i suoi veicoli sono quelli che vengono dal mondo esteriore, da uomo,  attraverso all'analisi che fa con l'intelletto e attraverso agli impulsi che gli vengono dai suoi veicoli, e quindi dall'intimo suo, l'uomo trova altre fonti, altre ragioni, altre cause che possono organizzare ancora di più i suoi veicoli.

Quando la coscienza sarà sufficientemente costituita, cioè dopo che il veicolo che sta fra la Scintilla Divina (o lo Spirito, nell'individuo) e la sua mente, sarà sufficientemente pronto, allora avremo un nuovo processo; e cioè l'individuo avrà creato in se stesso quel canale di passaggio attraverso al quale fluirà la Vita Divina nei veicoli dell'individuo. Costituendosi la  coscienza nell'individuo si sarà formato il collegamento  fra lo Spirito e la mente, con tutto quello che ne consegue; cioè con il fluire alla mente individuale della conoscenza, della saggezza di tutto quello che è inerente allo Spirito.

 

Ecco perché l'evoluzione dell'individuo al suo inizio è lenta e man mano che prosegue aumenta - per così dire - di velocità: infatti, all'inizio, ciò che muove  l'evoluzione sono solamente gli impulsi che vengono dall'esterno; successivamente vi è un'analisi di questi impulsi che vengono dall'intimo dell'individuo. Successivamente ancora, oltre a questo, vi è un fluire vero e proprio di tutto quanto è inerente alla Scintilla Divina nella mente dell'individuo, con tutto ciò che ne   consegue, ovvero con un enorme impulso all'evoluzione individuale.

 

L'evoluzione ha un suo ritmo naturale: così - volente o nolente - l'individuo deve evolvere. Se oppone resistenza a questo ritmo naturale (che non ha la stessa cadenza perché all'inizio è di una certa lentezza e successivamente diventa di una certa rapidità) incontra sofferenze. La sofferenza, l'individuo se la causa da se stesso, opponendosi a questo naturale svolgersi e procedere dell'evoluzione.

 

 

Evoluzione

 

Il capitolo si apre con la presentazione di un concetto di vita che si discosta da ciò che viene con tale termine comunemente inteso. Di solito, infatti questa è almeno la nozione sulla quale filosofi e scienziati sembrano maggiormente concordare -, per vita s'intende l'attitudine di certi fenomeni a regolarsi da sé  secondo fasi di crescita, riproduzione, senescenza e morte che appaiono - nella loro essenza - indipendenti da quella parte di mondo che si definisce inanimato, o inorganico.      

Nella classica tripartizione della natura in regno minerale, vegetale ed animale, il fenomeno "vita" riguarderebbe dunque esclusivamente questi ultimi due modi di esistenza. E' chiaro, tuttavia, che se in una prima approssimazione il concetto ora dato può sembrare, pur nella sua genericità, corretto, ad uno sguardo più approfondito, la distinzione così prospettata tra vita e non-vita diviene assai difficile, se non impossibile.

 

Questa è appunto la direzione nella quale muove l'insegnamento sull'evoluzione nella sua parte introduttiva. Insegnamento per il quale tutte le forme d'esistenza costituiscono vita, dal momento che tutte partecipano di una unitaria manifestazione cosmica.

Tale concetto di vita si estende dunque fino a ricoprire per intero quello di esistenza. Lungi dal cadere in un genericismo panteistico o, peggio, magico-animistico, esso sottolinea un'omogeneità di base dell'esistente, la quale costituisce indispensabile premessa d'una comprensione il più possibile ragionevole (e cioè non mitica, o fantastico-religiosa) del fenomeno evolutivo.

Le nozioni necessarie a tale comprensione vengono fornite secondo una successione che consente di cogliere il concetto di evoluzione in aspetti ed implicazioni di ampiezza crescente.

In particolare, in un quadro evoluzionistico e perciò dinamico della vita, il problema morale del peccato evita compromessi con rappresentazioni antropomorfiche e paternalistiche di Dio, trovando un'impostazione al tempo stesso elastica e rigorosa: elastica perché , pur essendo rispettosa dei diversi gradi di evoluzione degli individui e delle conseguenti loro diverse possibilità di comprensione, è consapevole di come il problema della distinzione tra male e bene non possa conoscere soluzioni contenutistiche univoche e prestabilite: rigorosa poi, perché il concetto di karma viene a porre in luce la legge in virtù della quale ogni azione è produttiva per il suo autore di conseguenze ineluttabili e destinata, sia in questa vita che in quelle successive, a risvegliare il suo S‚ spirituale, nella progressiva eliminazione di ogni scoria di egoismo.

 

                    *  *  *

 

Definizione di Vita

 

In natura dicesi vita quel fenomeno spontaneo atto a manifestare dei centri di sensibilità e di espressione.

Il fenomeno "Vita" è regolato e determinato da precise leggi, identiche per tutti gli individui appartenenti ad una stessa specie. In seno all'uguaglianza della specie, il grado di mente manifestatesi, pur essendo parallelo e correlazionale alle caratteristiche della specie, mostra una personalità distinta anche nelle forme di vita strutturalmente meno organizzate. Quelle leggi che rendono possibile la vita, limitano l'individuo; ma è da questa limitazione che la mente si aguzza ed organizza. Vita e mente sono inscindibili, l'una è veicolo dell'altra.

Tale collegamento genera uno scorrere che, visto nella sua immediatezza, si dice «trasformazione» ma in senso più compiuto «evoluzione»: questo perché "vita" -  nel senso assoluto - è intrinseco movimento ed intrinseca trasformazione. Quindi, tutto ciò che allo stato naturale  si muove per comporre un ciclo, vive; la stessa materia, definita inanimata, vive.

 

Nel creato, che poeticamente può essere definito un oceano di vita, possiamo riconoscere due forme vitali: l'una definibile «vita macrocosmica» l'altra "vita microcosmica". L'una è la vita che risale (essendone collegata e dipendente) al centro ideale del Cosmo; l'altra è la vita degli organismi che, prendendo di questa materia, anima e compone delle forme le quali sono collegate a delle individualità o microcosmi.

 

La materia, nella sua costituzione ultra-atomica, è la forma cementata e composta dalla vita macrocosmica, mentre la forma dell'organismo vive di vita microcosmica. Come la vita microcosmica ha un ciclo, così la vita macrocosmica ne ha uno proprio. Allorché la vita microcosmica ha cessato il proprio ciclo, il legame fra la forma e il microcosmo viene meno ed accade una disorganizzazione della forma, un ritornare della materia ad uno stadio elementare. Allo stesso modo, allorché un Cosmo ha compiuto il suo ciclo, avviene un ritornare della cosiddetta materia e di tutto ciò che sta alla radice di questa materia, allo stadio elementare e la forma Cosmo si disorganizza.

 

Un Cosmo, che è costituito da molti Universi, i quali sono formati da molti sistemi solari, non rimane invariato in questi elementi siderali per tutto il ciclo di manifestazione, ma fluttua in tal senso e si trasforma.

 

Un pianeta, il quale abbia terminato il proprio ciclo di vita, cede la materia che lo componeva ad altri pianeti, così come un organismo vivente, allorché la vita che lo animava cessa, cede la materia che lo componeva ad altri organismi. Ma non può mai accadere che l'individualità, nel senso spirituale, possa cedere ciò che la compone ad altre individualità, così come non potrà mai avvenire che la materia la quale compone un Cosmo, possa passare da questo ad altri Cosmi, e ciò perché la vita macrocosmica cementa la materia e la anima nella sua composizione ultra-atomica, mentre la vita microcosmica cementa e anima la forma.

 

Ma vediamo - per meglio spiegarci - di fare degli esempi. 

Un oggetto ha una forma, ma non vive di vita microcosmica; vive la materia che lo compone e vive di vita macrocosmica. 

Un pianeta ha una forma, ma non vive di vita microcosmica, vive di   vita macrocosmica la materia che lo compone, allorché il pianeta ha cessato di essere sede di vite microcosmiche, cede la materia che  la materia che lo compone ad altri pianeti, ma la materia in sé  non è per niente interessata al nuovo stato: seguita a vivere indisturbata di vita macrocosmica. Un pianeta, quindi, non vive di vita microcosmica, in quanto non manifesta una forma di vita tale; è     «sede» di vite microcosmiche ed il suo ciclo fa parte del piano di evoluzione generale che la vita macrocosmica svolge e realizza. 

Il fatto che la materia possa avere una forma piuttosto che un'altra e passi da un organismo manifestante una vita microcosmica ad un altro manifestante un'altra vita microcosmica, non interessa per niente la vita macrocosmica, la quale cementa ed anima la materia nella sua composizione ultra-atomica. Ancora un esempio: nel vostro organismo accadono i normali processi di ricambio; ebbene il vostro organismo non è affatto disturbato, anzi questi processi fanno  parte della vita stessa del vostro organismo.

Quindi tutto vive.

 

In sostanza, il Cosmo non è che un organismo immenso, prodotto e manifestazione di una vita nella quale vi sono altre vite che sono espressioni, correnti, riflessi dell'Unica vita. Dagli esperimenti di laboratorio l'uomo può essere tratto in inganno: può credere di poter  creare la vita. Non è così; la vita microcosmica si manifesta ogniqualvolta trova l'ambiente adatto, e quando l'uomo crede di aver creato la vita, non ha fatto altro che creare l'ambiente adatto alla manifestazione della vita. Niente è morto, ma tutto vive e non esiste materia che si possa far vivere.           

 

   

Dalle immensità siderali alle immense sottigliezze della       materia ed oltre, è la Vita che tutto muove e fa palpitare, quella Vita che è principio e fine dell'Amore, quell'Amore che è principio e fine della Vita.

Le due forme di vita microcosmica e macrocosmica, fuse in unico amplesso, sono ben sintetizzate nel sigillo di Salomone in cui:

 

 

La materia, come elemento del piano fisico, vive di una vita macrocosmica che si trasformerà al termine dell'emanazione.

Quando un'individualità organizza un veicolo o corpo e lo rende strumento della propria evoluzione, prende dalla materia del piano, la quale seguita a vivere di vita macrocosmica, e la rende sede di una vita microcosmica, la quale cessa quando l'individuo abbandona il veicolo o corpo.

L'evoluzione consiste nella purificazione dei veicoli e nel procedere al risveglio del "SE'" spirituale. Evoluzione, per l'individuo, significa sviluppo della coscienza individuale ed è di natura personale ed interiore, quindi estremamente difficile a comprendersi.     L'evoluzione interessa tutti i piani d'esistenza dell'individuo:

quello spirituale, in quanto deve comunicare alla mente la sua natura divina;

quello mentale, in quanto la mente deve essere capace di ritenere tutto ciò;

quello astrale, in quanto si deve desiderare altruisticamente;

quello fisico, in quanto la forma fisica deve avere possibilità di esprimere tutto questo complesso. L'evoluzione necessariamente ammette la scala evolutiva,

la quale non denigra chi è minimo rispetto ad essa, perché non è condannabile il fiore che ancor non è sbocciato. La Scintilla Divina, staccandosi dall'eterno fuoco, per venire ad animare una forma fisica, attraversa tutti i piani di esistenza di ciascuna materia. 

 

Dal cristallo all'astrale 

 

Giunge così al piano fisico, rivestendosi anche di  questa materia, cioè organizzando la più semplice forma di vita sul piano fisico: il cristallo (il processo della cristallizzazione è la manifestazione di tale vita).

Proseguendo in questo organizzare, avviene che comincia a vibrare la materia del desiderio: l'astrale. Il mutare delle stagioni, la siccità e le piogge in una pianta fanno sì che sorga il primo barlume di desiderio e sensazione. Il desiderio e la sensazione sono bene sviluppati negli animali, ed in essi comincia a vibrare la materia mentale, poiché si cerca il modo di assecondare il desiderio e la sensazione. In alcuni animali superiori, questa mente-desiderio è già abbastanza sviluppata da formare quasi un individuo. Infatti, due cani della stessa razza, età e discendenza, posti nelle identiche condizioni di pericolo, reagiscono diversamente. L'uomo è individuo, perché ha questa mente-desiderio fecondata, come dicemmo altre volte, dal Terzo Aspetto dell'Assoluto.

 

Durante la vita umana, la mente si stacca dal desiderio e, anziché assecondarlo, lo soggioga. Comincia così a vibrare il vero SE', lo Spirito che, all'apogeo della scala evolutiva, si unirà con la mente od anima umana divinizzando l'uomo. Così si svolge l'evoluzione del creato.

Il corpo umano discende da quello animale. L'entità animale, allorché ha ritratto tutto ciò che doveva ritrarre dalla trasmigrazione nei regni minerale, vegetale, animale, si congiunge con il Terzo Aspetto dell'Assoluto e diviene anima umana. Da qui la differenze fra entità animale ed umana.     

 

Sviluppo e origine della razza umana 

 

Quando moltissimi secoli fa, avvennero le prime congiunzioni, la razza umana sulla terra non esisteva.

Quindi, quelle entità che si erano unite al Terzo Aspetto dell'Assoluto (le chiameremo Entità-uomo per distinguerle dalle altre), dovettero reincarnarsi in un corpo animale,  precisamente scimmie.

Esse vissero una vita quasi in tutto uguale a quella  degli animali, per molti anni ancora, con la differenze che,  ogniqualvolta si univano due corpi animali, appartenenti però ad Entità-uomo, nel corpo che si generava, s'incarnavano sempre altre Entità-uomo, quantunque i corpi generati fossero ancora tali e quali quelli delle scimmie di allora. E' vero che il disuso atrofizza l'organo e l'uso lo sviluppa, ed è altresì vero che l'Entità-uomo, essendo più a contatto con l'intelletto di quello che lo siano gli animali, usava il proprio corpo in modo diverso da come lo usavano le bestie. 

Così, attraverso generazioni e generazioni, attraverso atrofizzazioni e sviluppi di organi, si formarono dei corpi molto diversi da quelli scimmieschi, si formò la razza umana tuttora in evoluzione. Infatti, il corpo deve rispondere alle esigenze dell'evoluzione individuale; così notiamo soggetti dotati di poteri taumaturgici, di medianità, veggenza, ecc. Ma il corpo fisico non solo risponde alle esigenze individuali, bensì anche alle esigenze dell'èra spirituale.

 

Questa è la vera ragione che determina la continua evoluzione della razza umana. Si domanda ove sia l'anello di congiunzione fra l'uomo e la scimmia: vi sarà facile capire che non un solo anello è esistito, bensì miliardi.

I nostri avi, atavi e su, su, tutti gli ascendenti, furono questi anelli. Il corpo di un avo aveva un'infinitesima parte in più di rassomiglianza alla scimmia, di quello che ha il vostro corpo. Quindi, per trovare l'anello di congiungimento fra un corpo vostro qualsiasi e la scimmia dalla quale discende, dovremmo ritrovare tutti i corpi, anche in sola via maschile, che legano quel corpo alla prima comparsa sulla terra dell'Entità-uomo. L'anello, od il passaggio, si troverebbe diluito nei corpi di tutte quelle generazioni.

 

Bisogna distinguere discendenza del corpo fisico-umano e provenienza delle entità.     

Il corpo fisico-umano discende dallo stesso ceppo che ha dato origine all'odierna razza delle scimmie, perché - nel grande disegno che tuttora vige e secondo il quale si svolge l'evoluzione di tutti gli Universi e del presente Universo e della Terra - il corpo, veicolo fisico (che fino allora si era formato e dal quale più facilmente si sarebbe potuto avere un veicolo adatto all'individuo-uomo, per la sua evoluzione) era quello delle scimmie. Ciò, però, non significa che tutte quelle Entità che abbiano terminato il loro migrare nei tre regni naturali del mondo fisico, debbano avere avuta, come ultima forma fisica, un corpo di scimmia. Cioè, l'Entità che è pronta per incarnarsi in un corpo fisico umano, può avere avuto, nell'incarnazione precedente, la forma di un cane o di un cavallo, non esclusivamente  quella di una scimmia.

 

Mentre dapprima il processo dell'incarnazione ha lo scopo di organizzare e sviluppare i corpi astrale e mentale, dopo lo scopo è diverso; costituire la coscienza.

Se prima il corpo astrale ed il mentale si organizzavano,  nascevano, dopo, attraverso lo sviluppo dell'astrale e del mentale, nasce l'akasico, o veicolo della coscienza, il quale dovrà a sua volta svilupparsi, ampliarsi: allora non vi sarà più l'uomo, ma il superuomo.

L'individuo modifica l'ambiente e, da ciò, ha una reazione, come se ad un certo momento egli andasse di fronte ad uno specchio e, vedendovi la sua immagine riflessa, potesse togliere certe imperfezioni: ecco l'uomo che crea l'ambiente e l'ambiente che crea l'uomo.

 

Come si deve intendere la frase "Dio dal nulla creò tutte le cose"? Domandiamolo alla stessa Bibbia: essa risponde che avanti la creazione vi era materia informe.

La scienza prova che non  può esservi materia che non abbia forma, quindi quella che nel testo sacro è chiamata materia informe, non è la stessa materia che conoscete, ma un quid che chiameremo "Spirito". Per cui, prima della creazione c'era solo lo Spirito il quale, essendo onnipossente, eterno, infinito, non può avere una forma.  

 

All'origine di questo universo, non era ancor terminata la creazione o involuzione. In quel tempo la temperatura della terra si ritiene fosse pari a quindicimila volte quella dell'acqua bollente; pure, vi possiamo assicurare che, in quella massa incandescente, esistevano già forme elementari che divennero antenate dalle attuali forme viventi. Man mano che il globo si raffreddava, la materia che lo componeva diveniva sempre più grossolana, tanto che, al confronto, la vostra materia non è che un gas. Quando questo processo di involuzione ebbe termine vi fu un momento di pausa; quindi seguì il processo di evoluzione cosmica, che ha sempre progredito e sempre progredirà, fino a quando tutto sarà giunto al principio da cui ebbe origine. Sarà così terminato, per dirla con gli Indù, un giorno di Brahama ovvero un periodo di manifestazione, in cui Dio prende il Cosmo stesso come sua forma. Avrà così inizio la notte di Brahama, ovvero un periodo di non manifestazione, in cui ogni forma si dissolve e la Vita Unica non è limitata da alcuna forma. A questo seguirà un nuovo giorno di Brahama, ovvero la creazione di un nuovo Cosmo. 

Qui ci fermiamo perché la nostra mente vacilla.

 

Torniamo allora al periodo in cui apparve la prima cellula vivente sulla terra. La scienza umana, trovando fossili ai due poli, dice che lì ebbe origine la Vita: ciò è esatto. Infatti, per quanto il clima ai poli fosse tropicale, non danneggiava la vibrazione che chiamate vita; man mano che si raffreddavano, la vita scendeva verso l'equatore. Il processo della cristallizzazione è indubbiamente la manifestazione di una vita, ma il primo organismo vivente che si nutrì e riprodusse fu una cellula vegetale.

La vostra scienza dice che ogni cellula ha un nucleo, il quale può essere considerato il cervello della stessa. Quando, attraverso la nutrizione, la cellula raggiunge

un volume relativamente considerevole, il nucleo  si scinde in due e si hanno due cellule. Quale è la ragione che fa prendere al cervello di ogni cellula questi estremi rimedi?

Facciamo un esempio: consideriamo una sfera di volume x e due sfere di volume x/2 ciascuna.

A parità di volume, la superficie esterna della prima sfera è di gran lunga minore della somma delle superfici esterne delle due sfere piccole.

Voi sapete che la cellula vegetale, per vivere, ha bisogno di luce e ossigeno, tant'è vero che, negli abissi marini, non esistono le alghe.

Da dove assorbe l'ossigeno la cellula?

Dalla superficie esterna (la spiegazione è riferita al primo organismo, coercitivamente monocellulare, che si riprodusse sulla terra), cosicché , quando essa raggiunge un volume critico a cui l'ossigeno assorbito non è più sufficiente, si scinde in due per poter meglio assorbire ossigeno, acquistando maggiore superficie esterna.

Questa è la ragione della riproduzione cellulare: una ricerca di ambiente favorevole. E' la ricerca di ambiente favorevole che fa muovere la cellula, aggregarla ad

altre cellule, formando così un organismo sotto la direzione di un'unica mente in cui ogni cellula ha un preciso compito: respirazione, digestione e via dicendo. Ed è per lo stesso desiderio che si creano nuovi organi che poi la funzione sviluppa. In sostanza, ogni vita, man mano che si evolve, ha bisogno di spiegare un grado maggiore di mente creando o passando ad organismi sempre più organizzati, fino a giungere all'uomo in cui la mente prende un nuovo indirizzo. Essa è qui come un cieco che a furia di brancolare nei buio e trovare ostacoli, finisce con l'imboccare la via giusta.

Da questa schematica storia del Cosmo si può vedere che tre sono state le grandi onde di vita:

- evoluzione della materia;

- evoluzione della forma;

- evoluzione dell'autocoscienza.

 

                      *  *  *

 

Definizione del peccato

 

L'esistenza sul piano divino o evoluzione è costituita dall'insieme delle esperienze acquisite nelle molteplici incarnazioni. Colui che ha assimilato tante lezioni ha meno tendenza a commettere errori, poiché ha una coscienza spirituale che sta svegliandosi. Chi invece ha un patrimonio limitato di esperienze, è ignorante rispetto a chi ha un grande tesoro di insegnamenti, quindi cade facilmente. Alla luce di ciò, il concetto che abbiamo di peccato va ridefinito, e una definizione potrebbe essere questa: il peccato è ignoranza in quanto, chi pecca, non ha ancora assimilato l'insegnamento che lo porterà a non commettere più quel dato errore.

Possiamo anche dire che il peccato è debolezza, quando non si è saputo far valere la volontà: che è  una causa alla quale deve seguire un effetto. 

Questo effetto è di triplice natura: effetto immediato, in quanto colui che pecca, per legge non progredisce, poiché significa che non ha acquisito quella esperienza; effetto che si ha dopo il trapasso, dato dal rimorso per non essersi adoperati, con ogni forza, allo scopo di migliorarci; effetto che ha la sua azione nelle prossime esistenze in quanto chi pecca, per giustizia, rimane vincolato alla legge karmica.

 

La legge karmica non è la manifestazione della malvagità del Divino; ma è, come dice la stessa parola, legge. Per cui, come chi tocca una fiamma si scotta, così chi pecca subisce questo triplice effetto.

Ma come diminuire la possibilità di sbagliare? Conoscendo cosa è errore, ed ecco anche un altro aspetto della concezione di peccato; infine peccato è tutto ciò che danneggia noi ed altre creature.

 

Quando l'uomo soffre, abbandona tutto ciò che crede per ricercare la causa della sua sofferenza; così, fino dai primordi dell'umanità, da quando i selvaggi rimanevano vittime di qualche evento calamitoso della natura, si domandavano il motivo di quella sofferenza - perché indubbiamente quegli eventi si traducevano per loro in sofferenza - e naturalmente, non avendo a disposizione altre spiegazioni, immaginavano che ciò dipendesse dalla collera divina. 

 

Questa è una concezione molto poco evoluta della sofferenza, ma se si pensa che fra questa e quella più recente - secondo la quale la sofferenza sarebbe una specie di prova - esistono tanti e tanti anni di esperienze umane, ci si rende conto che  nella comprensione della realtà che ci circonda, non si sono fatti grandi progressi. Infatti, anche pensare al dolore come se fosse una sorta di collaudo dell'uomo, come se Dio fosse un vasaio che guarda alla fine del Suo lavoro controluce i vasi, per vedere quelli che sono interi e quelli che sono riusciti con qualche imperfezione o con qualche foro, e poi mettesse da una parte quelli ben riusciti e dall'altra quelli scartati, è alquanto infantile e pare incredibile che ci si ostini ancora a presentarla agli uomini. Quegli stessi uomini che - da un altro orecchio - odono le conquiste della scienza, i miracoli della tecnica e su su. 

Come è possibile che gli uomini ascoltino queste scoperte scientifiche, ne riescano ad apprezzare - se non i principi - i risultati, ed al tempo stesso possano credere a queste immagini... chiesastiche, immaginose, favolose della Realtà, a questi concetti così vani, vacui di Dio!    

 

Certo se si considera la storia del pensiero umano, si deve convenire che i popoli che più si sono avvicinati a comprendere la ragione vera della sofferenza sono stati i popoli orientali, i quali hanno capito che esiste una legge naturale paragonabile, in un certo senso, ad un cieco fatalismo, perché è una legge  che viene applicata in una sorta di automatismo: la legge di causa e di effetto. Evidentemente all'uomo interessa l'effetto doloroso, perché poco può interessare alla mente umana sapere che i suoi pensieri producono degli effetti, se questi effetti non sono dolorosi.

L'egoismo umano, in tutte le cose, trae il suo vantaggio o svantaggio, fa un bilancio di tutto ciò che pensa, e fra tutto ciò che pensa evidentemente ciò che lo preoccupa più di tutto è il dolore. Ed allora si interessa di conoscere quali sono le cause che gli danno questo dolore.     

 

I popoli orientali hanno scoperto con la loro intuizione la legge di causa e di effetto ed ecco che, con poche parole, si è cercato di rendere agli uomini il senso di questa legge. Si è detto loro: voi non siete puniti per i vostri peccati, ma dai vostri peccati. Ebbene, anche questa immagine che sembra così efficace e convincente, tuttavia è inesatta perché , se vogliamo veramente capire il Karma - ripeto, il karma doloroso - dobbiamo assolutamente prescindere dall'idea della punizione. Infatti il Karma, effetto di cause mosse dall'uomo, non ha lo scopo di punire, ma lo scopo di far comprendere. La legge di causa e di effetto esiste per ogni aspetto, in senso negativo e in senso positivo. Il Karma buono esiste, ma quello che interessa è il Karma doloroso.

 

Ma quand'è che l'uomo muove un karma doloroso?

Quando, nonostante i molteplici avvisi che vengono da diverse parti, non si comprende e si vuole esperimentare  direttamente. E' allora che l'effetto doloroso costituisce l'unico rimedio per l'individuo, per capire quello che è suo ideale morale. Così, di ideale morale, l'individuo costituisce la sua coscienza, grano a grano, tassello per tassello, ed acquista un "sentire" sempre più ampliato, fino a che il suo "sentire" è già così consistente che egli può lasciare le incarnazioni, e continuare una vita futura di "sentire", di "comunioni"      sempre più estese con tutti gli esseri esistenti.

Esistono i karma familiari ed i karma collettivi di una nazione, di un popolo, di una società, di un gruppo etnico. Se, ad esempio, in una famiglia nasce un individuo menomato, il karma non è solamente suo ma anche dei suoi familiari: quell'esperienza non coinvolge ingiustamente quel gruppo di persone, ma è la conseguenza di cause mosse in una vita precedente.

 

Il conoscere che il karma doloroso non è una ingiustizia per chi lo subisce, non ci deve esimere dal provare pena  per le creature colpite, ché anzi devono essere oggetto di tutta la nostra comprensione e di tutto il nostro amore. E se il karma ci colpisce direttamente non dobbiamo crederci abbandonati da Dio o vittime

di una ingiustizia; certo, è difficile accettare l'idea che le nostre sofferenze dipendono da cause mosse da noi, da qualcosa che non abbiamo capito o alla quale non abbiamo posto attenzione in una precedente incarnazione. In questa visione della vita, si rivela la funzione evolutiva del dolore.

Vediamo al suo sorgere questo dolore, quando si chiama sensazione spiacevole. 

 

Fino alle soglie dell'incarnazione umana, l'individuo conosce la sensazione spiacevole per  gli urti che riceve dall'ambiente nel quale vive e che si riflettono sul suo veicolo fisico.

Pur provenendo da questo, la sofferenza si rivela nel suo corpo astrale al pari di tutte le altre sensazioni, ma è solo da uomo, quando il corpo mentale è abbastanza organizzato, che il dolore è più sentito. Ciò accade per l'aumentata sensibilità e per l'accresciuto campo di azione dell'uomo che gli procurano nuove forme di sofferenze (se egli non vuol comprendere) sconosciute agli animali. L'"io", quale vasta gamma di rammarico, dispiacere, sofferenza e dolore procura all'uomo! L'ambizione con il desiderio di primeggiare procura, se contrastata, una vera e propria sofferenza a chi desidera espandere la propria personalità. Però, anche questo genere di dolore che proviene dall'"io" - e, quindi, dalla mente - si rivela nel veicolo astrale dell'individuo. Dopo il trapasso, quando il corpo astrale viene abbandonato e la consapevolezza, per chi ha  sufficiente evoluzione da permetterlo, si sposta nel piano mentale, il dolore (o qualsiasi spiacevole sensazione) non è più avvertito dall'individuo.

 

Similmente avviene per chi, abbandonata la ruota delle nascite e delle morti per raggiunta evoluzione, non ha più bisogno di incarnarsi nel piano fisico. Il dolore è quindi necessario fino ad un certo punto dell'evoluzione individuale: oltre non ha più ragione di esistere. Ma, prima di allora, non può esservi evoluzione senza dolore.

E' attraverso l'alternarsi delle sensazioni spiacevoli con le piacevoli che, prima la pianta e poi l'animale, vanno sviluppando il proprio corpo astrale; ed è attraverso questo passaggio, riconoscendo e catalogando i tipi di sensazione, che l'individuo organizza la propria mente.

Nell'uomo poi il dolore, che è sempre causato da qualcosa che egli non ha compreso, porta comprensione, lo rimuove dalle cristallizzazioni nelle quali è caduto e rappresenta il mezzo attraverso cui, per la Misericordia Divina, l'uomo dall'errore passa alla Verità: Sublime Alchimia.

 

                         *  *  *

 

Superare la negatività

 

Il naturale trasformarsi delle cose è lento; esso è un passaggio da grado a grado. Affrettare questa naturale lentezza è creare una reazione che, per la sua violenza, può abbattere. Il problema per l'individuo non è quello di annullare il male che è in lui, ma è quello di comprendere e superare, attraverso una ricerca, gli aspetti negativi dell'attività dei veicoli necessari alla         sua evoluzione sul piano universale. L'esistenza evolutiva è simile al movimento spiegato da una teoria come una successione di punti. Se si potessero  riunire tutti i punti, o momenti dell'esistenza, si potrebbe vedere pressappoco una retta sempre inclinata verso l'alto.

 

Il problema dell'individuo non è quello di divenire,  ma quello di essere, non è quello di conoscere, ma quello di comprendere, non è quello di sapere, ma quello di sperimentare.             

 

Nell'individuo la volontà è la base della potenza, la comprensione quella dell'amore, la consapevolezza quella della saggezza.       

 

La vita è un processo di miglioramento attraverso una scelta continua. L'uomo     scegliendo l'irreale, ciò che non può appagarlo, soffre ed impara così una     lezione tanto triste quanto utile. Impara a discernere il Reale dall'irreale, ciò che desta in lui la divinità da ciò che  lo conduce lontano e lo illude. Ed alla luce di questo discernimento acquisito, disciplinerà i suoi desideri, distruggendo il suo desiderio egoistico, perché l'egoismo è una irrealtà.             

Così, a poco a poco, l'uomo si libera dall'illusione, che è una forma di evasione creata dal desiderio egoista che cerca conforto; e, su questa via, procede al     raggiungimento del puro essere che, non conoscendo le barriere della separatività, ha raggiunto la pienezza dello spirito.          

Quando l'uomo è incarnato, non si accorge di imparare tante esperienze, concentrato come è su quella che lui dice essere la sua infelicità, preso com'è dal meccanismo della vita.            

Quando trapasserà, comprenderà a pieno l'utile che ha tratto incarnandosi; solo allora si svolgeranno nella sua mente le vicende di quella che fu la sua esistenza

ed egli raccoglierà il succo, cioè l'esperienza che porterà sempre seco.   

Allora comprenderà quale fu il suo Karma, quali le illusioni sulle quali si soffermò; mediterà su tutto ciò, fortificandosi nell'esperienza  assimilata.

 

                         *  *  *

 

L'individuo è unito a delle forme che vivono nel piano fisico: che cosa è quest'individuo? E' una goccia, vista convenzionalmente, del Logos, o prima manifestazione nel   Cosmo dell'Assoluto, di una materia informe akasica, di una materia informe mentale, di una materia informe astrale, di una materia fisica, la quale ha una prima forma. Supponiamo il cristallo, il processo della cristallizzazione.     

 

Riportatevi, per spettacolarità della cosa, ai primi vagiti di questo pianeta, alle prime cristallizzazioni, cioè quando la temperatura del globo cominciò a scendere e si ebbero le cristallizzazioni. Voi sapete che si possono avere diverse cristallizzazioni: quella più semplice è per evaporazione lenta di una soluzione in cui sia stato sciolto un sale, l'altra è in seguito ad una fusione; ad esempio, un metallo o un metalloide portato alla temperatura di fusione e quindi lasciato raffreddare in determinate condizioni, cristallizza. Allo stesso modo avvennero le prime cristallizzazioni sul pianeta Terra; questo processo della cristallizzazione, avvenuta primitivamente da temperature di fusione a temperature inferiori, rappresentò sulla Terra la prima forma o le prime forme di vita. A questi cristalli che si formavano erano unite, collegate, le individualità le quali un giorno saranno, o sono state, degli uomini.

Che cosa accade? Questo processo essendo legato per via magnetica o per una qualche via alle altre materie che circondano l'individuo, l'astrale, la mentale, l'akasica e via dicendo, procura ad esse una vibrazione, e poiché il processo della cristallizzazione è un processo che dà una vibrazione lenta, vibra per prima la materia del piano immediatamente più denso: l'astrale.

 

Supponete di avere diversi diapason, ognuno di nota diversa; se voi con un altro diapason producete una nota bassa, vibrerà il diapason che ha questa nota bassa; allo tesso modo, nel processo vitale della cristallizzazione la prima materia che vibra è l'astrale.

 

Passano milioni di anni; l'individuo è collegato sempre a nuove forme di vita le quali producono vibrazioni un tantino più sottili, finché la materia astrale, in seguito a queste vibrazioni, è completamente organizzata; non la materia di tutto il piano, ma la materia astrale di cui è dotato l'individuo o un individuo.       

Via via che le varie materie, di cui sono composti i piani di esistenza, si organizzano, l'individuo, come già si è detto, diviene sempre più capace di esprimersi: ma solo allorché si costituisce la mente l'individuo ha il     senso dell'individualità e si sente distinto da tutto quanto lo circonda.         

Però questa stessa mente, conducendo ad una maggiore evoluzione, è un mezzo attraverso a cui l'individuo  acquisisce la certezza, l'esatta consapevolezza di essere uno con tutto quanto lo circonda; e questo avviene quando vibra ciò che sta alla radice di tutte le cose, l'unica base su cui poggia tutto l'emanato: la goccia o Scintilla Divina. Essa è appunto il centro comune di tutti coloro che sono nella manifestazione; quando un individuo giunge     ad avere contatto con questa base comune e divina, allora ha la netta certezza di far parte di un Tutto-Uno, legato strettamente ed unito in armonia.

 

Questa scintilla è sempre presente, perché anima le varie forme di vita; dà vita alla stessa individualità, non è che giunga in un secondo tempo, è sempre presente    nell'individuo, ma deve essere ritrovata. Cioè l'individuo deve, attraverso alla propria evoluzione, stabilire il contatto fra la coscienza che si è costituita e la Scintilla Divina che è alla radice di lui stesso. Nella Scintilla Divina che è base, pietra cubica del Tutto, è racchiusa tutta quanta la sapienza, la conoscenza, tutto quanto sta alla radice dell'emanato, del Cosmo, e una volta che l'individuo è giunto a stabilire il contatto fra la propria coscienza e la Scintilla stessa, l'individuo è tutt'uno con quanto può dare questa Scintilla Divina, con la stessa Scintilla.        

Questo avviene solo quando l'individuo si pone in uno stato d'animo di intima tensione tale da poterne ricevere gli altissimi impulsi. Essa Scintilla è la sicura guida, la ferma base sulla quale si svolge e si realizza tutta l'evoluzione; man mano che la coscienza si costituisce, si espande, si sposta dai piani inferiori sino alla radice dell'essere (il vero S‚), l'individuo acquisisce maggiore consapevolezza della sua unione col Tutto.

 

I tre aspetti dell'evoluzione

 

L'evoluzione della materia, della forma e della coscienza, implicitamente ammette, per il suo stesso procedere, la reincarnazione e la legge di causa e di effetto.

Senza queste due ultime leggi sarebbe impossibile non solo l'evoluzione individuale (della coscienza), ma anche gli altri due aspetti dell'evoluzione. Ad esempio, nell'evoluzione della specie (forma), l'ereditarietà non è sufficiente a spiegare le mutazioni genetiche, se queste non sono sostenute da mutazioni di carattere psichico.

In sostanza, è la psiche dell'individuo che muta, prima ancora del mutare del soma. E questa mutazione psichica come può spiegarsi, se non con l'esistenza di un «quid» trascendente la forma materiale? Questo, animando più  forme successivamente, dalle esperienze acquisite evolve e cerca, attraverso un diverso uso del suo corpo fisico, nuovi mezzi di espressione all'evoluzione raggiunta.   

 

L'evoluzione non avrebbe senso e continuità senza la legge di causa e di effetto e senza l'esistenza di un «quid» trascendente la materia (anima) reincarnantesi nelle diverse forme sempre più organizzate e sempre più tendenti ad organizzarsi.

Osservando i tre regni naturali (minerale, vegetale, animale), è facile scoprire un crescendo nella manifestazione della vita: dal semplice manifestarsi senza possibilità di espressione, a forme in cui è palese l'esistenza di sensazioni, ad altre in cui esistono attività mentali financo intelligenti. La trasmigrazione del «quid» trascendente la materia nei tre regni naturali ha per scopo di far acquisire nuovi mezzi di espressione    (sensazioni, emozioni, desideri), fino a dare all'individuo l'intelligenza e la consapevolezza di sé , cioè la percezione dell'io e non io. 

Tale consapevolezza che non è ancora coscienza è propria dell'uomo; il «quid» immateriale, acquisiti tutti i mezzi di espressione che la trasmigrazione nei tre regni naturali può dargli, apre un nuovo capitolo della sua evoluzione e, prendendo forma umana, amplifica la sua intelligenza e consapevolezza di sé.

Durante l'evoluzione umana, l'individuo forma la propria coscienza, in altre parole acquisisce gradatamente quella maturazione interiore che una volta raggiunta farà di lui un essere in cui la moralità, non sarà più un atteggiamento imposto da fattori esterni, ma corrisponderà ad un suo profondo e convinto concepire la vita secondo gli ideali più belli ed altruistici che siano mai stati predicati. 

 

Dunque, il capitolo dell'evoluzione umana va dalla consapevolezza di sé  , con il conseguente sorgere dell'egoismo, alla costituzione della coscienza individuale, cioè al superamento di questo egoismo.      

La formazione di tale coscienza, che trae, quindi, origine dal reincarnarsi nelle forme di vita dei tre regni naturali e che si attua gradualmente nella reincarnazione umana, è lo scopo e la meta della ruota delle nascite e delle morti. 

Ma l'evoluzione, che si può così suddividere in sub-umana ed umana, non ha termine con la costituzione della coscienza individuale. Esiste uno stadio ulteriore che si può convenzionalmente denominare evoluzione super-umana: l'individuo nel crescente amore al prossimo abbatte le ultime barriere della separatività e si sente unico con tutto il Creato.   

La meta di questo successivo stadio evolutivo si può vedere come la realizzazione della coscienza cosmica.

 

E oltre? Oltre vi è l'identificazione con Dio, l'immedesimarsi con l'inizio e la fine del Tutto, con l'Eterno Presente e l'Infinita Presenza che trascende ogni Cosmo, con la Coscienza Assoluta, con Colui che E'.

 

Ci si potrebbe domandare, a questo punto, se vi siano dei fatti, i quali possano comprovare che esiste la legge di evoluzione spirituale.

E' una cosa non impossibile, ma certamente strana pensare di trovare dei fatti che possano dimostrarci l'evoluzione, se si pensa che l'evoluzione è un fattore   (nel campo umano) individuale. Esiste un'evoluzione della materia, un'evoluzione della forma, un'evoluzione dell'auto-coscienza.      

 

L'evoluzione dell'auto-coscienza riguarda proprio il campo, la sfera umana; e quindi per osservare l'evoluzione nel suo svolgersi, si deve guardare non l'umanità, ma l'uomo, giacché l'umanità non è sempre   formata dagli stessi individui. Quindi, come si può fare un paragone fra l'umanità di oggi, la quale è formata da una  «qualità X» di individui, e l'umanità di cento o duecento o trecento, od anche mille e più di mille anni fa, la quale era formata da una "qualità Y" di individui?

 

Vedere se vi è stata un'evoluzione, grosso modo, lo si può fare, ma a rigore questa analisi non è esatta, perché se si prendesse - ad esempio - la penultima umanità di Atlantide, quella del massimo splendore, e la si raffrontasse con l'umanità di ieri o di oggi, si dovrebbe dire che vi è stata un'evoluzione. E cosi se si prendessero le razze giunte al massimo dell'evoluzione sul pianeta Terra, e le si raffrontassero con altre razze  che sono subentrate a queste, si dovrebbe dire che non esiste la legge dell'evoluzione, bensì la legge di involuzione.

Quindi, non si può comprendere, o trovare tracce della legge di evoluzione, dell'auto-coscienza, altro che esaminando il singolo individuo attraverso alle molteplici incarnazioni.

 

                    *  *  *

 

Evoluzione dopo il trapasso

 

"Evoluzione dopo il trapasso", sta per quel ciclo che l'individuo compie dopo che ha abbandonato il veicolo fisico. Ciclo che non è identico per tutti gli individui. Si può dire, a rigore, diverso per ogni individuo, perché ognuno - dopo una incarnazione - segue un suo ciclo a seconda dell'evoluzione, a seconda delle esperienze, dei desideri, dei pensieri e via dicendo, che ha avuto nell'incarnazione ultima. Non solo, ma questo ciclo è diverso per l'individuo da un trapasso all'altro, da una vita all'altra.

Vorrebbe dire, questa evoluzione dopo il trapasso, quel tempo che l'individuo, animale, uomo, super-uomo, impiega a liberarsi dei suoi veicoli inferiori: il corpo astrale e il corpo mentale.     

Così, se ad esempio un individuo non ha ancora abbandonato il suo veicolo astrale, non vuol dire che sia evolutivamente inferiore ad un altro, che si trova, nello stesso momento, nel piano mentale; perché , appunto, può darsi che colui che in questo momento è nel piano mentale, sia trapassato prima di colui che si trova nello stesso momento nel piano astrale. Evoluzione in questo senso, ha completamente un altro significato da evoluzione spirituale, sì che ci sembra più giusto chiamarla «purificazione».

 

                     *  *  *

 

I pochi che prima dell'avvento dello spiritismo hanno potuto comunicare con le anime dei trapassati, erano creature che sapevano conservare il segreto, dedite  all'occultismo, e le rivelazioni che hanno avuto da queste comunicazioni, spesse volte sono morte con loro o     sono andate ai loro discepoli, segreti come i loro.

Maestri. Allorché si ebbe questo grande movimento spirituale che si è manifestato dapprima con lo spiritismo, subito l'uomo si è preoccupato di indagare sull'aldilà e, naturalmente, molte persone si sono fidate di quello che le entità dicevano, non tenendo conto che le entità, subito dopo il trapasso, continuano a vedere con i loro occhi e osservano le nuove verità soggettivamente: quindi, tutto quello che è stato detto durante certi incontri non corrisponde perfettamente alla verità, ma all'idea della verità che si sono fatta certe entità.

 

Ecco il motivo per cui a volte nelle sedute spiritiche vi sono delle discordanze fra quello che le entità dicono.

Ciascuna parla della sua realtà. E' giusto dire che il   sonno della morte è un sonno con sogni e, come nella vita le azioni e i pensieri della giornata influiscono sui sogni, così le ideologie sulla vita, le fedi, ciò che l'uomo crede in vita, tutto questo influisce su quello che sarà il sonno della morte.

Il Cristiano sognerà il paradiso promesso dalla sua religione, il pellirossa i verdi pascoli, il buddista di Nirvana e così via.

 

Nella seduta in cui ci furono date le notizie che riportiamo in queste pagine - a titolo dimostrativo della soggettività che impronta il concetto di ogni trapassato circa il mondo nel quale si trova - le nostre Guide fecero manifestare l'entità di un poeta moderno ateo. Il suo ostinarsi a credere che nulla debba esservi dopo la morte del corpo fisico gli faceva concepire un mondo di silenzio, come se nel silenzio tutto si dovesse annullare  ed egli avesse così conferma di essere stato nel giusto a proposito delle sue idee di ateo. Ora, superata quella sua convinzione, così descrive il suo precedente stato:

Un silenzio più buio della notte fonda, più freddo del gelo, più sordo della pietra: non un tarlo che faccia scricchiolare un mobile, non una luce, non un'immagine che parli. Tutto tace, un silenzio buio che non ti riempie, più solo della solitudine, più freddo e più vuoto della morte. Nella tomba almeno i vermi che ti rodono le carni, parlano, la morte che ti strazia parla. Qui tutto si è fermato, perché tu l'hai fermato, non hai voluto ascoltare. Ora anche la tua voce è afona.

 

Si noti come anche attualmente il suo stato d'animo rifletta una convinzione personale (non hai voluto ascoltare), di rimorso e castigo per non aver creduto. Tutto ciò è un'opinione che non corrisponde assolutamente alla verità. «Credere che Dio favorisca chi lo loda piuttosto di chi lo bestemmia, è assurdo». Così le nostre Guide bollano certi atteggiamenti pseudo-religiosi.

   

Modalità del trapasso

 

L'Entità, dopo il trapasso del corpo fisico, sosta vicino a questo per un po' di tempo ed è grandemente disturbata dalle scene di pianto degli astanti: spesso,

in questo suo primo contatto con un piano di esistenza diverso, l'individuo è aiutato dalle persone care trapassate prima di lui, che cercano di distaccarlo dalla vista del suo corpo fisico. 

Se il trapasso è stato violento, l'individuo non si rende subito conto del cambiamento di stato: poi sopravviene una sorta di sonno con sogni, durante il quale il trapassato entra in una  sommaria visione della vita trascorsa. Dinanzi ai suoi occhi si apre un mondo non molto dissimile da quello fisico, ma che ha un'impronta diversa: l'essenza del piano astrale ha la particolarità di modellarsi sotto l'impulso  delle emozioni, delle sensazioni, dei desideri di ciascuno. Così ognuno si costruisce un suo mondo apparentemente solido, colorato, con profumi, temperature, suoni.

Sempre a scopo dimostrativo, nella medesima seduta le nostre Guide fecero manifestare una Entità da poco trapassata che nella sua ultima incarnazione aveva ucciso. 

L'esperienza conseguente a quella sua azione, avuta quando ancora era uomo, insinuò nell'animo suo un primo  pentimento, una coscienza embrionale. Ora nel piano astrale, durante la cosiddetta purificazione, il pentimento diventa rimorso, l'esperienza si amplia attraverso il rivedere, dal nuovo punto di vista, l'azione compiuta e la coscienza si sviluppa, ma si  completerà solo quando da incarnato subirà l'effetto del karma mosso.

L'Entità che si manifestò implorava di non essere uccisa, dimostrava di essere in preda ad una grande angoscia, ad un invincibile terrore.

 

Le nostre Guide precisarono che, in realtà, nessuno faceva male a quella creatura: era lei stessa che viveva, creandoselo, un dramma dalle tinte così fosche, secondo il suo grossolano modo di esprimersi ed in funzione della sua rozza sensibilità o possibilità di ricevere. Il terrore provato non era la condanna per l'atto commesso, ma l'unico modo per farle comprendere il valore di ciò che aveva fatto, in altre parole per renderla cosciente.

 

Il suicidio

 

Per quanto riguarda invece il suicidio, in un'altra occasione i nostri Maestri ebbero modo di dirci che coloro che si tolgono la vita solo per sfuggire alle loro   sofferenze fisiche o morali non raggiungono lo scopo, perché fino a quando il loro Karma non è esaurito, le loro sofferenze continuano nel mondo astrale.

 

Nel piano astrale troviamo ambizioni di tutte le categorie sociali: creature che furono sacerdoti di qualche religione, non mosse da vocazione, ma da ambizione: qui, nel piano astrale, si creano chiese e monasteri  dei quali essi si immaginano di essere reggenti: uomini politici che si figurano capi di governo, vanitosi che si creano una corte ammirante le loro bellezze e così di seguito.

 

Un altro esempio, questa volta per mostrarci come il desiderio di arrivare, primeggiare, l'ambizione smodata, la vanità, il culto di se stessi, abbiano conseguenze nel piano astrale, ci fu dato con la manifestazione dei pensieri di un'Entità occupata a tenere con la sua immaginazione una conferenza. Si trattava di un artista le cui opere non avevano incontrato il favore del pubblico e la mancanza di successo aveva creato nel suo animo uno smisurato desiderio di essere lodato.

Ora, nel piano astrale, appagava questa sua aspirazione immaginando di essere interrotto nella sua conferenza da entusiastici applausi del pubblico.     

Chi era presente a questa seduta poté  udire le parole dell'Entità, le pause che essa faceva immaginando di essere applaudita, e perfino il caratteristico rumore di chi si versa un bicchiere d'acqua da una bottiglia, oggetti questi che nella stanza non c'erano.

Fino a che l'entità non si svincola dai suoi desideri, dalle sue fantasie, da certe aspirazioni inappagate,  permane nel piano astrale. Infine, quando l'entità ha elaborato tutti i suoi sogni e i ripensamenti della vita fisica, non ha più il desiderio di perdersi nelle fantasie che si traducono così bene in forme da sembrare un mondo reale, si desta ad una nuova consapevolezza.

 

Il suo corpo astrale si è liberato dalla materia più densa e comincia a spaziare un orizzonte più ampio: viene a contatto con la vita del piano astrale.

L'individuo può vedere così, oltre agli abitatori temporanei di quel piano che sono entità di passaggio come lui, gli abitatori permanenti che sono gli spiriti cosiddetti "elementari" i quali hanno una loro forma propria, una forma che deriva dalla funzione che essi svolgono. 

Sono forze intelligenti personificate, strumenti delle leggi divine, atti a costituire il corpo astrale ed il corpo fisico degli individui in modo consono allo sviluppo che questi debbono conseguire. Incontra gli autori astrali, che sono entità le quali hanno la missione di aiutare a staccarsi e ad abbandonare il piano astrale: taluno può seguire ciò che accade nel mondo fisico, rivedere le persone care che ha abbandonato, anche se questo contatto è unilaterale, perché chi ancora riveste una forma fisica non può avvertire questa vicinanza.

 

Ecco perché non sarà mai ripetuto abbastanza di pensare ai cari scomparsi cercando di infondere loro un senso di liberazione, non richiamandoli con la visione della nostra disperazione e del nostro dolore, ma accettando con la massima serenità possibile questa pausa di attesa, sicuri che essi saranno ad accoglierci quando il nostro cammino terreno sarà giunto a termine.

In questa regione del piano astrale, l'individuo sosta quel tanto necessario al decadimento di tutti i gusci del suo corpo astrale: abbandonato completamente il corpo astrale, evento simile alla morte del corpo fisico, l'individuo si trova sulle soglie del piano successivo a questo, il piano mentale, che prima di allora non aveva percepito. Infatti, coloro che hanno la loro consapevolezza nel piano astrale possono seguire ciò che accade nel mondo fisico, ossia nel piano immediatamente più denso, ma non hanno percezione degli latri piani più sottili, così come vivendo nel piano fisico non si ha idea del sussistere di altri piani di esistenza.

 

Stato di consapevolezza nel piano mentale  

 

Una volta abbandonato il veicolo astrale e con questo assopiti i desideri insoddisfatti, le facoltà mentali dell'individuo sono più pronte e più chiare, e può così riflettere sulla sua ultima incarnazione con più chiarezza.

E' il momento in cui trova spiegazione a tante domande circa gli eventi della sua vita terrena: domande che l'individuo si era posto sia durante lo scorrere degli avvenimenti sul piano fisico, sia dopo il trapasso.

Questa rinnovata facoltà mentale spinge l'individuo, se il suo passato comportamento glielo consente, a ricercare la spiegazione di altre cose che desidera e desiderava capire. 

 

Gli studiosi hanno nel piano mentale il loro paradiso. Qui l'individuo può erudirsi ed appagare la sua sete di sapere più di quanto poteva fare da incarnato; in sostanza, completa le nozioni che ebbe nell'ultima incarnazione: ogni fatica è trasformata in abilità, ogni aspirazione in potere. Per esempio, colui che fu Enrico Fermi è stato uno degli artefici della scoperta che, possiamo dire, ha battezzato questo secolo, perché nella penultima incarnazione fu un alchimista che si interessava della costituzione della materia. Dopo la morte del suo corpo fisico, nel piano mentale, continuò ad interessarsi vivamente della questione e nella nuova incarnazione che ebbe, attualmente l'ultima, egli poté  illuminare l'umanità.

Naturalmente questo può avvenire per chi ha una certa evoluzione oltreché interesse ad un dato problema.

Gli scienziati continuano a studiare quei problemi ai quali non seppero trovare risposta, in modo che, nella nuova incarnazione, ne avranno già insite nell'intimo le soluzioni. Lo studioso della natura, dopo aver lasciato il corpo astrale, continua ad interessarsi di quei problemi ai quali aveva posto attenzione.

 

Frutti della permanenza nel piano mentale  

 

Di tutto quello che l'individuo impara nel piano mentale, rimangono i frutti delle riflessioni circa il significato della vita, rimane la facilità di apprendere in una prossima incarnazione quanto l'individuo ha elaborato nel piano mentale, ma non sarà mai che un uomo possa evolvere spiritualmente ed iniziare qualcosa di nuovo nel piano mentale, o comunque dopo il trapasso, perché - se ciò fosse - la vita sul piano fisico non avrebbe più significato.

 

Abbandono del piano mentale e riposo dell'ego

 

L'ampliamento delle cognizioni acquisite avviene attraverso ad un processo di intuizione. Una volta elaborato tutto il materiale accumulato nell'ultima incarnazione, l'individuo lascia il proprio corpo mentale, e le facoltà raggiunte (assieme alle esperienze) passano, come germi, nel corpo akasico, nella coscienza individuale libera da ogni velo d'oblio.

L'unico che non cambi, nel senso che non viene abbandonato,  appunto il corpo akasico. Si hanno allora due casi: se l'individuo non è evoluto, una volta abbandonato il corpo mentale, entra in una sorta di torpore ed è occupato nel rivedere tutte le esistenze trascorse; questo torpore è chiamato "il riposo dell'Ego". Se invece, è sufficientemente evoluto, cioè se la sua coscienza individuale è abbastanza organizzata, egli ha una visione del piano akasico che gli dà più che riposo, beatitudine.

 

La coscienza individuale è perciò il prodotto di tutte le esperienze avute nelle varie incarnazioni, non condizionatamente al ricordo di esse: è una parte dell'individuo stesso. Ogni esperienza è un frammento di verità ritrovata dall'individuo che determina crescita, sviluppo nel piano akasico. In questo piano non vi è più il senso di separatività creato dalla mente, e l'individuo si rende conto di essere un tutto con il resto dell'emanato, che la vita dell'uomo non è il collaudo dell'anima, ma creazione in atto.

 

                  *  *  *

 

Il trapasso, specie quando è violento, molto spesso è inavvertito, così come inavvertita proprio è la nascita.

Abbiamo detto che l'individuo, dopo avere abbandonato i veicoli astrale e mentale, se non ha una certa evoluzione, cade in una sorta di torpore: questo è dovuto al fatto che, non avendo la coscienza abbastanza costituita, formata, non ha neppure i sensi per vivere nel piano della coscienza e cade quindi in una sorta di incoscienza, di inconsapevolezza.

 

Modalità della nascita

 

Da questo momento l'individuo si risveglierà nella sua infanzia, nell'infanzia del suo nuovo corpo fisico.

 Da quando lascia il corpo mentale, fino alla nuova incarnazione, ai primi bagliori di consapevolezza, l'individuo non vede e non sente e non percepisce più niente.

Sempre che abbia un'evoluzione che non gli permetta di vivere, consapevolmente, sul piano akasico.

Nel caso invece che l'individuo, per evoluzione, possa vivere nel piano akasico, egli prolunga la sua consapevolezza anche dopo l'abbandono del corpo mentale, e vive con una certa consapevolezza anche nel piano akasico, nel piano della coscienza; consapevolezza che è in proporzione, appunto, alla costituzione della sua coscienza.

Poi, al momento della nuova reincarnazione, anche per questo individuo vi è un periodo di preparazione, un periodo in cui egli, per così dire, muore a questa consapevolezza, perché quando si riveste di nuova materia mentale (che poi si organizzerà in un nuovo corpo mentale) è come assopito. Così pure per il corpo astrale e per il corpo fisico. 

Ad ogni nuova incarnazione, si forma un nuovo corpo mentale, un nuovo corpo astrale, un nuovo corpo fisico. L'akasico è quello che rimane sempre. E questi nuovi corpi che si formano hanno in sé  delle prerogative, delle particolarità che vengono ereditate dalle precedenti incarnazioni; cioè si formano, si sviluppano, secondo delle direttrici che corrispondono a nuove necessità di evoluzione, eredità di precedenti incarnazioni.

 

Se l'individuo ha studiato profondamente un dato argomento, questo retaggio - che è un retaggio del corpo mentale - non va perduto dopo il trapasso, quando l'individuo lascia il corpo mentale, ma ritorna, e l'individuo alla nuova incarnazione può ritrovare facilmente i frutti del suo passato studio. Basta una semplice applicazione e l'individuo trova in modo naturale in sé  la conoscenza della materia che fu oggetto di studio nella precedente incarnazione.

Mentre il nuovo corpo fisico è in formazione, già si sa che quel corpo che sta per animarsi nel piano fisico è destinato a quella e a quella sola entità: quando

 

Il nuovo corpo prende vita, cioè dopo il parto, si ha il contatto con l'essere superiore, ma non è un contatto completo, come si avrà negli anni successivi.

Il veicolo che per primo risponde agli impulsi del corpo fisico è il corpo astrale: cioè il bambino ha subito delle sensazioni, sia pure per quanto riguarda soltanto la sua vita vegetativa, freddo, caldo, fame, ecc.

Poi il bambino cresce e comincia ad avere dei desideri, cioè ha trovato il completo contatto con il suo corpo astrale.

Successivamente, si ha il contatto con il corpo mentale, ed il bambino comincia ad avere dei pensieri ben distinti ed i primi ragionamenti. Naturalmente, durante questi contatti - siccome i veicoli non sono del tutto organizzati - non si ha un trasfondersi di intelligenza già sviluppata, ma si ha il contatto con la facoltà del ragionamento. Il fanciullo adopera questa sua facoltà e comincia a svilupparla andando a scuola, osservando i compagni, l'ambiente che lo circonda, i genitori. Se il veicolo mentale fosse già sviluppato, dal contatto si avrebbe già il ragionamento e non la facoltà del ragionare.  

Dunque, da questi contatti si realizza prima la possibilità di avere sensazioni e desideri, poi pensieri e ragionamenti, mentre i relativi veicoli si organizzano sempre più, fino alla maturità.

 

In genere, possiamo dire che a sette anni vi è già il completo contatto, e a buon punto è lo sviluppo del corpo astrale, a quattordici anni del corpo mentale, a ventuno del corpo akasico o coscienza. Lo sviluppo è sempre posteriore al contatto.

Naturalmente, questi termini sono puramente indicativi e le età dei contatti possono variare da individuo ad individuo: certo è che l'uomo ha raggiunto il suo completo sviluppo quando entra in contatto diretto con la sua coscienza, con il suo corpo akasico che - adombrato dal corpo mentale nuovo per ogni incarnazione - non può comunicare il ricordo diretto delle vite passate, ma comunica all'inconscio del nuovo essere il succo delle esperienze trascorse, sì che in ogni incarnazione l'individuo amplia la sua coscienza e non torna mai indietro nell'evoluzione.

 

 

Libertà

 

Da ciò che è stato esposto fino ad ora, possiamo desumere che, ai fini dell'ampliamento della coscienza individuale attraverso le molteplici incarnazioni, esiste un trinomio indissolubile: legge di evoluzione, di reincarnazione, di causa ed effetto o karma. Appare così chiaramente che la vita dell'uomo non è un collaudo del suo spirito, ma una vera e propria nascita spirituale. L'uomo non è provato per vedere se resiste alla lusinga del male, oppure per vedere se la sua fede è solida, ma ha delle esperienze affinché nasca spiritualmente; per questo il problema della libertà individuale è - per ovvi motivi - centrale ad una visione evoluzionistica e karmica dell'umana esistenza e valido come tale, poiché non ogni evento della nostra vita è univocamente prestabilito, visto che rimangono, nel corso evolutivo di ognuno, degli spazi vuoti, dei momenti in cui l'individuo, svincolato dalla legge di causa ed effetto, sceglie la sua azione sui diversi piani (azione, desiderio, pensiero); scelta che, come si vedrà, sia pur restando di ugual peso evolutivo, conosce gradi diversi di ampiezza e perciò, potremmo dire, diverse qualità.

 

Il perno centrale, su cui poggia l'impostazione data in queste pagine al problema della libertà, sta nel principio, conosciuto tanto dalla tradizione filosofica occidentale quanto da quella orientale, per cui lo "spazio" di libertà in cui ogni individuo si muove, cresce in misura direttamente proporzionale al suo grado di conoscenza. Si tratta qui, evidentemente, non di una conoscenza intellettuale, ma di un'"acquisizione di coscienza", il cui momento qualificante non è dato da una "manipolazione" di concetti. Tale manipolazione - tuttavia - può non mancare, ed anzi spesso è necessaria, se non altro per organizzare in un discorso compiuto, l'esperienza morale e renderla così oggettiva e comunicabile. Ritornando al momento qualificante, esso è dato da un'intima ed immediata tensione dell'animo verso ciò che, al suo stadio attuale di maturazione e di consapevolezza, si presenta come intrinsecamente "buono".

 

Da ciò consegue che la crescita morale dell'individuo lo rende libero non perché lo pone nelle condizioni di volere e fare qualunque cosa, bensì perché lo sospinge sempre di più verso ciò che alla sua coscienza si rivela come ideale di "bene", in tendenziale armonia con il fine d'amore che regola l'universo. Rivelazione che, evidentemente, si fa sempre più ampia, ricca e complessa - ed allo stesso tempo, semplice, immediata - a mano a mano che l'individuo progredisce nel suo cammino evolutivo.

E questa evoluzione dell'individuo, questo ampliamento della sua coscienza, si attua anche indipendentemente da una sua specifica e cosciente volontà di progredire (si può forse dire che una volontà latente ed inconscia di progresso è in qualche misura sempre presente in ognuno). Il che significa che l'individuo tende sempre e comunque a farsi più libero ed in ciò risiede la ragion d'essere di una sdrammatizzazione e semplificazione del problema della libertà, la quale - è bene chiarirlo subito - riguarda il problema della libertà solo nei suoi termini teorici di fondo, senza perciò nulla togliere alle difficoltà e inquietudini del momento individuale e concreto della scelta che, per ciascuno, avviene "qui" ed "ora".

 

                       *  *  *

 

Prima di affrontare questo ponderoso argomento è opportuno dire subito che il problema della libertà individuale non risulta così assillante. Infatti le leggi cosmiche sono infrante sia che l'uomo agisca di spontanea volontà, sia sotto un'influenza.

a coloro che sono abituati a pensare in termini di responsabilità, verrà istintiva una domanda: "L'uomo, allora, ha colpa di ciò che compie nell'ignoranza e nella coercizione?". Per rispondere a questo interrogativo, occorre tenere sempre presente il principio che l'esistenza dell'uomo non è una riabilitazione, non è una prova atta a stabilire se debba meritare un premio o un castigo, ma è una nascita vera e propria. Infrangendo, consapevolmente o no, liberamente o coercitivamente le leggi cosmiche, l'uomo subirà degli effetti, avrà delle esperienze le quali allargheranno in lui la coscienza e ne determineranno la nascita spirituale. Il dolore che l'uomo incontra non è il castigo di una colpa commessa, ma l'ultimo rimedio al quale si è costretti a ricorrere per fargli comprendere una Verità.

 

Premesso ciò, il problema del libero arbitrio cade, ma è pure sempre interessante  conoscere in quale misura l'uomo è libero, e di quale tipo è questa libertà.

Non occorre criticare coloro che affermano la libertà assoluta degli uomini: che ciò non sia è più che evidente. L'uomo, o l'individuo, sarebbe assolutamente libero nella scelta se questa si maturasse in un'atmosfera di vuoto assoluto, oppure in un'atmosfera nella quale l'Assoluto è egualmente presente; ma il nulla assoluto non esiste, quindi rimane valida la seconda condizione: è assolutamente libero chi ha raggiunto la massima evoluzione, chi ha presente il Tutto con eguale intensità. Per l'uomo, quindi, non è il caso di parlare di libertà assoluta. La libertà dell'uomo è relativa e cresce proporzionalmente all'evoluzione. Ciò è logico: infatti, se un individuo poco evoluto avesse una grande libertà, moverebbe tante cause che lo soffocherebbero, mentre - essendo la libertà proporzionale all'evoluzione, e cioè alla coscienza - esiste un controllo naturale che restringe il campo di azione degli inevoluti in modo che questi possono muovere solo tante cause da non restare soffocati.

Ma dire chela libertà dell'uomo non è assoluta, non significa che l'uomo non abbia alcuna libertà.

Libertà assoluta vuol dire assenza di ogni e qualunque limitazione, come assenza di libertà vuol dire assoluta coercizione. Fra questi due estremi è compresa la libertà dell'individuo dal suo manifestarsi nel piano fisico come cristallo, all'apice della sua evoluzione come superuomo.

Non solo, ma se esaminiamo la libertà di un uomo di media evoluzione, vediamo che esiste egualmente questa scala data da:

    

1) Azioni che egli compie (o subisce) irrevocabilmente per karma, cioè per gli effetti delle cause che egli ha mosse in precedenti incarnazioni (assenza di libertà).

2) Azioni che egli compie per sua libertà relativa, per le quali la scelta è stata influenzata da una necessità (libertà spuria).

3) Azioni che egli compie, sempre nell'ambito della sua libertà relativa, ma al di fuori di qualunque influenza (libertà pura).

 

Libertà pura, naturalmente, non vuol dire assoluta.

Per essere assolutamente libero, l'uomo - come prima è stato detto - non dovrebbe subire alcuna influenza in tutte le decisioni da prendersi, mentre la libertà pura si riflette in una, o poco più, decisioni prese al di fuori delle influenze. Solo nell'uomo massimamente evoluto la libertà pura si identifica con la libertà assoluta, in quanto tutte le decisioni sono prese al di fuori di ogni influenza.

 

Riassumendo: la libertà in genere è la possibilità che ha l'individuo di mettere in atto certi suoi proponimenti. Questa libertà può essere goduta in misura diversa, cioè essere assoluta o relativa.

La libertà è sempre un attributo in quanto non esiste in modo a sé  stante. La libertà è una conseguenza dell'evoluzione; quanto più l'individuo è evoluto, tanto più è libero. La legge di evoluzione, invece esiste in modo a sé  stante. La libertà è un attributo dell'evoluzione. E' assolutamente libero chi non patisce di alcuna limitazione.

Le limitazioni possono essere di ordine intimo: mancanza di capacità; oppure di ordine esterno: impedimenti alla realizzazione di un proponimento. Ad esempio: si può avere la capacità di scrivere un romanzo, ma non avere il tempo per farlo (limitazione esterna).

La misura della libertà si determina nell'attimo in cui l'individuo si propone di fare qualcosa. 

Ad esempio: fino a che non ci si proporrà di volare non si determinerà la limitazione che sorge dal non avere questa possibilità.

 

L'assenza di desiderio rende l'individuo indeterminatamente libero. Assenza di limitazione significa anche non essere sottoposti ad alcuna influenza. Tale condizione si realizza in due soluzioni: l'una negativa, l'altra positiva; cioè è assolutamente libero l'individuo che è posto in un ambiente interiore ed esteriore di vuoto assoluto, o l'individuo che ha presente, con eguale intensità, il Tutto.

Il libero arbitrio, quindi, non esiste in modo assoluto per l'uomo, in quanto egli è influenzato da innumerevoli fattori d'ordine intimo ed esterno. L'uomo ha un libero arbitrio relativo, in quanto gode di una libertà relativa. Il fatto che l'uomo sia sottoposto ad alcune influenze e limitazioni, non vuol dire che l'uomo sia privo di ogni e qualsiasi libertà, bensì che l'uomo non gode della libertà assoluta.

 

Totale assenza di libertà, significa assoluta coercizione. Quindi, nell'assenza di libertà non si può parlare di semplici (o complesse) influenze che volgono l'individuo ad un'azione, ma addirittura di fattori coattivi che non lasciano possibilità di scelta.

E' facile capire che l'uomo non gode di una libertà assoluta; la libertà relativa di cui gode l'uomo gli concede un certa gamma di azioni e la possibilità di realizzare alcuni suoi proponimenti, ma ciò non vuol dire che i proponimenti che l'uomo può attuare nascano in un'atmosfera di libertà, perché possono essere dettati da certe necessità. In questo caso l'uomo ha solo la libertà di soddisfare la necessità che ha dettato il proponimento, ma il proponimento non è frutto della sua

libertà. Quindi essendovi inoltre proponimenti che l'uomo non può attuare, nonostante la sua necessità (assenza di libertà in quel senso), e proponimenti che non sono frutto di alcuna necessità, ma frutto di un'intima libertà individuale, occorre distinguere così:

 

- Libertà relativa che si divide in:

 

1) libertà pura: ed è quella libertà nell'ambito della quale le azioni non sono determinate né da influenze esteriori, né da necessità;

2) libertà spuria: ed è la possibilità di attuare o soddisfare certi desideri o necessità.

 

- Assenza di libertà, che si distingue in:

 

1) parziale, quando solo un certo numero di azioni è predestinato;

2) totale, quando ogni e qualsiasi evento dell'esistenza è preordinato nei minimi particolari (ad esempio, il processo di cristallizzazione, prima manifestazione di vita).

 

Che cos'è quindi libertà? Per libertà deve intendersi assenza di limitazioni: uomo libero è quindi colui che è al di fuori di ogni influenza, che non ha necessità alcuna, che non conosce limitazione alcuna, che può fare tutto quello che vuole.

La libertà cresce con l'evoluzione dell'individuo, è quindi relativa a questa; quando l'individuo ha raggiunto il massimo dell'evoluzione, gode della più ampia libertà.

Tuttavia l'individuo evoluto non compie certe azioni; si può allora considerare questi limitato? No, dal momento che libertà significa poter compiere tutto quello che si vuole; l'individuo evoluto non vuole compiere quelle azioni; sarebbe limitato nel momento che dovesse compierle, perché allora farebbe qualcosa contro il suo sentire.

Se poi certe azioni si "dovessero" compiere, egli le vorrebbe.

L'individuo evoluto quindi è limitato al proprio sentire, al proprio essere, in altre parole a se stesso. Ora essere limitati a se stessi significa non essere liberi?

Per l'individuo non evoluto sì, perché se anche potesse fare tutto quello che può desiderare o pensare o sentire, vi potrebbero essere altri pensieri, desideri, sentimenti, azioni oltre quelli che egli ha.  

 

Ma l'individuo che ha raggiunto la massima evoluzione, essendo questi consapevolmente uno col Tutto, si identifica con l'Assoluto e, quindi, il suo sentire è illimitato come l'essere; allora - laddove non vi è limitazione alcuna - vi è assoluta libertà.

Disegnata così a grandi tratti quale sia la condizione di libertà dell'individuo giunto ad un alto livello di evoluzione, viene spontaneo volgere lo sguardo alla nostra attuale condizione ed esaminarla più specificamente alla luce dell'impostazione generale del problema. Si tratta, più precisamente, di vedere quali siano i margini di libertà, entro cui già ora possiamo operare per favorire il nostro cammino evolutivo:

 

"Se si vuole avere un'idea chiara di quale libertà di arbitrio possono usufruire le creature, si deve paragonare l'entità che organizza la forma più semplice di vita (il cristallo) ad un'equazione di primo grado, in cui una sola è la soluzione; le entità superiori a questa ad equazione di grado superiore al primo, fino a giungere a Dio-Assoluto, paragonato ad un'equazione di grado infinito in cui infinite solo le soluzioni. La libertà è rappresentata dalle soluzioni disponibili".

Questo il pensiero del Maestro Pitagora, il più chiaro, profondo, completo, conciso sull'argomento del libero arbitrio. Niente v'è da aggiungere, niente da chiarire: la libertà dell'individuo cresce con il suo evolversi.

 

Predestinazione e Karma

 

Determinare fino a che punto l'uomo è libero è sempre stato un problema appassionante. Esiste il destino, ovvero una predestinazione? Implicitamente, ammettendo questo, neghiamo che l'uomo possa avere una libertà, conseguentemente una responsabilità dei propri atti. Ma, oltre questo, l'assenza della libertà impedisce all'individuo l'avere delle volute esperienze e, quindi, l'evolversi della sua coscienza. D'altra parte non è vero che l'uomo abbia una libertà assoluta, proprio per il fatto di essere uomo, cioè di avere delle necessità fisiche ovvero delle schiavitù: qualsiasi necessità è una schiavitù.

 

Inoltre, per avere la libertà di scegliere il bene o il male, come si dice, si deve essere al di fuori del bene o del male per non venire influenzati nella scelta.

Esiste una legge di causa e di effetto alla quale l'uomo sottostà; ciascuna azione comporta un effetto adeguato che l'individuo deve subire in una delle prossime esistenze. Ecco in che cosa consiste la predestinazione in certi Karma, per dirla con gli Indù, che si devono scontare e che hanno ragione d'essere come ha ragione d'essere la scottatura che si prova avvicinandosi ad una fiamma.

Naturalmente, è l'uomo con le sue azioni, non il fato, che costruisce l'ossatura della futura esistenza, i particolari saranno costruiti da ciascuno secondo la libertà di cui godrà, proporzionalmente alla sua evoluzione.

 

Questa libertà condizionata l'uomo non sa godersela nella sua pienezza in quanto, spesso, si autolimita, creandosi delle regole, dei pregiudizi, che non osa trascendere. Questi è l'uomo limitato, che rifugge ogni innovazione, che giudica e comprende secondo i suoi schemi di pensiero, che non osa andare oltre ciò che altri ha sperimentato.

Da quanto precede discendono conseguenze che, pur senza incidere in quella sfera inattaccabile ed irrinunciabile di responsabilità che ciascuno possiede nell'ambito della propria libertà, radicalmente trasformano i rapporti di causalità entro i quali siamo soliti inquadrare gli eventi esterni.

Più precisamente, il concetto di responsabilità direttamente si collega a quello di karma, non appena si pensi al problema degli effetti che l'azione (e, in genere, l'influenza) di ciascuno può avere sulla vita degli altri individui.

 

Questo tema viene dalle nostre Guide trattato con particolare riferimento agli effetti negativi di tale azione. Il caso limite preso in considerazione è quello dell'omicidio, ma con tale ipotesi particolare è una legge ben più generale che viene qui a delinearsi: quella per cui nessuna creatura può soffrire per mano di un'altra, se ciò non è karmicamente prestabilito.

Così come ci sembra di poter dire che nessuna creatura può in genere influire sulla vita di un'altra, se non nella misura consentita, nelle circostanze favorevoli come in quelle sfavorevoli, dalle rispettive "congiunzioni" karmiche.

Il punto d'attracco per i problema della libertà e responsabilità sotto il profilo ora delineato è dunque - come si è detto - costituito dal caso-limite dell'omicidio. Il problema può venire posto nei seguenti termini: "se una creatura muore per mano di un'altra creatura, quella morte doveva avvenire, o è stata la creatura che uccide a provocarla?".

La stessa cosa - rispondono le nostre Guide - va osservata da due punti di vista. Ad esempio: nell'assassino si ha colui che uccide e colui che è ucciso. Ora non è ammissibile che il libero arbitrio di una creatura possa provocare un danno così grave quale è il togliere la vita ad un altro individuo. Cioè una creatura non può fare questa somma di male, per così dire. 

Si hanno dei casi in cui degli innocenti che transitano per una strada, sono vittime di una sparatoria. Non sarebbe ammissibile che una creatura innocente dovesse subire un male così forte. E allora qual è la reale spiegazione di questo fatto? La reale spiegazione, appunto, si scopre vedendo i due lati della questione: quelle creature avevano chiuso il proprio ciclo di vita di una reincarnazione, quindi il loro veicolo fisico doveva perire perché loro dovevano trapassare.

 

Prendiamo l'esempio di una creatura che uccide: questa creatura non ha saputo superare l'uccidere i propri fratelli attraverso il ragionamento; ma non ha fatto in realtà un male così grave quale l'uomo crede che possa fare uccidendo, in quanto l'altra creatura che è stata uccisa, doveva trapassare. Purtuttavia, questo non toglie che la causa sia stata mossa, in quanto l'individuo che ha ucciso è realmente un assassino.

Sarebbe però erroneo intendere le parole che precedono nel senso che il corso degli eventi sia rigorosamente  prestabilito per entrambe le creature della nostra ipotetica vicenda. Dire, infatti, che così "doveva" essere, è solo parzialmente esatto:

Così doveva essere per colui che è morto, ma non per colui che ha ucciso. Per quella creatura che uccide, non potendo superare questa azione attraverso il ragionamento, altro mezzo non v'era che l'esperienza diretta.

Ma con questo "doveva essere" non si deve intendere una cosa predisposta dal fato. Certamente che se non si comprende con la mente, altro mezzo non v'è che il dolore; e quindi "doveva essere" unicamente in questo senso. Cioè vi sono due vie: se si scarta la prima, non rimane che la seconda.

 

Una creatura, che può essere causa di sofferenze indicibili e del trapasso di milioni di esseri umani, dovrebbe avere un karma... inestinguibile? Il fatto è che ciascuno di noi può essere, e molto sovente è, lo strumento di un karma di un proprio simile. Ciò però non toglie la responsabilità che abbiamo di fronte ai nostri fratelli. Il fatto che nessuno può subire, a torto, il dolore che noi possiamo dargli, non vuol dire che noi siamo esonerati dalle responsabilità di aver fatto soffrire un nostro fratello, anche se questa sofferenza doveva patirla.

In quanto poi a certi fatti clamorosi, per analogia, anche quando si tratta di una sola persona, ci si può ricondurre all'esempio di Guida, il quale avrebbe tradito

Cristo, l'avrebbe venduto e che quindi starebbe nel più profondo dell'inferno. Guida, però, rappresenta lo strumento, non solo di una certa parte dell'umanità che viveva al tempo del Cristo e che circondava la sua figura in quel momento storico, ma rappresenta il simbolo di tutta l'umanità che si era cristallizzata e che in questa cristallizzazione, aveva determinato la venuta del Cristo sulla terra.

Tutte le creature ritenute responsabili di atrocità, non sono altro che il simbolo della società, delle nazioni e dei popoli che hanno voluto le guerre. E in questi si devono comprendere anche coloro che andavano ad applaudire i discorsi degli esponenti delle nazioni di allora, anche coloro che davano il loro assenso al movimento di violenza e di crudeltà che fermentava in quel dato momento storico.

 

E' stato detto che l'uomo nel Cosmo è centro di coscienza e di espressione: è una individualità che si ammanta, nelle successive incarnazioni, di diverse personalità: ma tutte queste personalità sono illusorie, come tutto il resto dell'emanato. L'unica che mai è nata, che mai cambia, mai muore, è la divinità insita alla radice di ogni cosa. Nell'uomo rappresenta il suo S‚ reale, nel quale egli può divenire consapevolmente Uno col Tutto e in esso fondersi. Così quando viene detto nascita spirituale non si deve intendere nascita dello Spirito. Lo Spirito è increato ed è partecipe della natura dell'Assoluto e quindi è completo, è immortale, immutabile, infinito, eterno e via dicendo. "Nascita spirituale" significa manifestazione di questo Spirito nella coscienza dell'individuo.

Tale divina eredità ci ricorda che tutto viene dall'Uno e per Sua forza, tutto all'Uno tornerà al termine di questo ciclo di manifestazione cosmica: tutto allora sarà assorbito nel Tutto e tutto sarà omogeneo.

Oltre l'illusione delle forme, oltre il mondo delle ombre, oltre il continuo cangiarsi del quadro della natura, al di là della materia, dell'energia, della mente, è la Realtà, è la radice di ogni cosa, la causa delle cause, lo Spirito infinito o Divina Sostanza.

 

 

La manifestazione

 

"Dal nulla non possono essere state create tutte le cose, ma l'Eterna Realtà (o Dio Assoluto) ha emanato da se stessa, in se stessa, ogni cosa, per cui ogni cosa è plasmata di Divina Sostanza. All'inizio di questo ciclo di manifestazione cosmica, l'Uno prende il cosmo come sua forma: la Divina Sostanza plasma per prima la mente, poi l'energia e la materia. Per tutta la durata di questo ciclo di vita cosmica, non può esservi energia senza materia, né materia senza energia. La materia è forma e non vi è forma che non sia manifestazione di una vita; lo Spirito Divino o Divina Sostanza è vita e non vi è vita che non sia limitata da una forma".

 

Con queste parole del Maestro Kempis possiamo capire come anche la nascita di un cosmo, che sembra riguardare solo la scienza, sia un evento strettamente legato al concetto Dio-Assoluto, al concetto di "emanazione" e non di "creazione". Per questo i nostri Istruttori non hanno trascurato di farci intuire come ciò che sembra riferito alla sola materia, costituisca un tutto inscindibile con l'energia, la mente e lo spirito. Alcuni illustri scienziati hanno già ipotizzato che il cosmo fisico, biologico, finito, ove esiste il tempo e lo spazio, l'energia e la materia, il principio e la fine, possa sconfinare nella visione di un cosmo che ha per base lo Spirito, matrice di ogni cosa animata ed inanimata, in cui non esiste più un "qui" ed un "là", un passato ed un futuro: un cosmo spirituale illimitato nello spazio e nel tempo, senza inizio né fine, perché eterno, cioè senza tempo.

 

Prima di continuare - tuttavia - non possiamo non soffermarci su un fatto che può destare qualche perplessità nei lettori in possesso di un cultura scientifica. Questo capitolo dedicato alla Manifestazione, oltre a contenere brani di particolare difficoltà interpretativa, sia sul piano filosofico, sia su quello scientifico, è anche caratterizzato da alcuni punti in contrasto con la conoscenza ufficiale attuale. Se a seguito di tali differenze, avessimo soppresso quanto non può essere accettato alla luce delle conoscenze scientifiche attuali, ci saremmo comportati slealmente sia nei confronti del lettore, sia di noi stessi.

 

L'esistenza di questi punti controversi esporrà indubbiamente la casistica concernente il nostro Cerchio agli attacchi di negatori ad oltranza; al tempo stesso però essa pone un interrogativo a chi crede che la fonte delle informazioni ricevute sia il subconscio del medium che le attingerebbe attraverso alla sua facoltà extrasensoriale di lettura di libri chiusi (è provato che un sensitivo può rivelare il messaggio chiuso in una busta sigillata). Se così fosse, perché esisterebbero queste differenze fra quanto ci è stato detto e quanto la scienza ufficiale insegna?

Comunque siamo certi che la lealtà da noi dimostrata nel non sopprime quanto può deporre a sfavore delle prove di cui siamo stati testimoni, avvalora maggiormente quanto di magnifico e di indistruttibilmente reale ha caratterizzato un trentennio di attività, densa di ogni genere di eventi meravigliosi e oggettivamente accertati, di ogni genere di paranormalità e avallati da documentazioni fuori da ogni discussione, di cui nel presente volume ne sono riportati solo alcuni.

 

Nascita di un Cosmo

 

"Nel principio era la parola, e la parola è appo Dio, la parola è Dio", dice l'Evangelista Giovanni.

Che cosa è la parola? Un pensiero manifestato; qualcosa che era "in" e che si rivela.

 

Nell'Evangelo di Giovanni queste parole vogliono, se non spiegare, metterci sulla strada di come nasce un Cosmo.

Poiché dal nulla non può nascere nulla, Dio è Colui che E', cioè Colui che è sempre esistito, il quale non cesserà mai di esistere; non ha avuto inizio, non avrà fine. Di più: questo Dio non può divenire, cioè acquistare o perdere qualcosa, perché è completo; quindi tutto quanto esiste è in Lui; cambia solo aspetto, si trasforma, ma non accresce, non può aumentare, non può acquisire qualcosa, poiché questo significherebbe che Egli, prima di tale acquisizione, mancava di qualcosa; invece è completo.

 

Questa trasformazione trova la sua spiegazione e la sua ragione di essere proprio nella natura stessa si Dio, perché esistere significa, appunto, passare da una trasformazione all'altra. In questo concetto sta una Realtà che è conosciuta da alcune religioni come: "I giorni e le notti di Brahama", cioè i periodi di manifestazione e non manifestazione di questo Dio, che abbiamo visto essere Assoluto. E non potrebbe essere altrimenti, poiché non sarebbe Dio.

 

Questi giorni e notti di Brahama, o di Dio, sono Lui stesso, rappresentano la Sua natura, la spiegazione e la ragione della Sua esistenza. Iddio è Colui che E', e con questa affermazione, abbiamo escluso ogni possibilità di divenire in Lui, Egli non è né giorno né notte; E' colui che è, ma in Lui si hanno queste manifestazioni, cioè emanazioni di Cosmi, detti giorni di Brahama, e si hanno le non manifestazioni, in cui i Cosmi non sono manifesti e questa realtà è chiamata notti di Brahama. Ora non è detto che nel suo essere infinito debbano susseguirsi i giorni alle notti; possono essersi manifestati innumerevoli Cosmi i quali, giunti al termine della loro manifestazione, si riassorbono, sono riassorbiti e si hanno le notti; ma non si deve cadere nell'errore che un solo Cosmo sia manifestato e una sola notte si abbia.

Iddio, ha in sé  i giorni e le notti di Brahama, poichè Egli è il giorno e le notti di Brahama uniti.

 

Prendiamo in esame un giorno di Brahama, cioè una manifestazione: come nasce un Cosmo. Dal nulla non può venire nulla, e i tempi (cioè questa manifestazione, che ha un inizio ed una fine) nascono dall'emanazione di qualcosa che non è al di fuori di Dio, ma è in Dio stesso, qualcosa che era "in" e che si rivela, come la parola. La parola non è che l'espressione fonica di un pensiero; la parola non è un pensiero ma è l'estrinsecazione, la manifestazione di un pensiero; così il Cosmo non è Dio, ma è la manifestazione di Dio, e questo Cosmo non è al di fuori di Dio né prima né dopo la sua manifestazione; resta in Dio, viene emanato, si concretizza, per così dire, prende forma, ma rimane in Dio.

 

L'Evangelista ci vuole dire che i tempi sono iniziati con una manifestazione, la quale è "appo", cioè con Dio, cioè non disgiunta da Dio, perché è Dio stesso.

Dunque la manifestazione è in Dio; dall'intimo, per così dire, di Dio stesso si rivela, appare, ma non fuoriesce: rimane in Dio.

Questo primo alito, questa prima manifestazione è il "Logos", che in greco vuol dire appunto "Parola" e sta a designare il centro ideale degli universi, il massimo piano, lo spirituale per eccellenza.

Dalla notte di Brahama, periodo di non manifestazione, si ha un primo alito, una prima rivelazione, la quale (si intenda questa successione non nel tempo, ma come successione logica), essendo prima, rimane anche come meta più alta e più vicina a Dio stesso svelato nella sua natura, al di fuori di ogni velo illusorio.

Questo punto di partenza, resta punto di arrivo per l'evoluzione dell'uomo, da uomo a super-uomo.

 

Ora questo Logos, manifestandosi in triplice aspetto, diviene anche circonferenza degli universi; da "principio" diviene anche "fine".

Questa prima manifestazione, primo alito, che è pietra cubica del Cosmo che si sta manifestando, può essere vista metaforicamente, simbolicamente, idealmente, come un punto attorno al quale gravita o graviterà il Cosmo; e non può essere diversamente. Non può esservi infatti in questo Cosmo che si sta formando un altro centro ideale, perché questa prima manifestazione è quel quid più vicino a Dio svelato, più vicino, non nel senso di vicinanza fisica, ma di comprensione e di immedesimazione, tanto che colui il quale giungerà a vivere completamente unito con questo primo alito, convenzionalmente definito Logos, è uno non solo con i più grandi maestri spirituali, ma uno con Dio nel senso che conosce Dio privo di veli.

Eccoci alla Trinità riconosciuta da ogni essere illuminato.

 

Se questo punto è centro ideale del Cosmo che nascerà, questo non vuol dire che il Cosmo sia nato; è gettata la pietra miliare; gettato il cardine su cui si svolgerà tutto il Cosmo, ma il Cosmo deve ancora manifestarsi. Come è che si manifesta? Interviene un cambiamento, una successiva (nel senso logico) manifestazione; creato il centro del Cosmo, si manifesta quella che deve essere circonferenza, cioè la delimitazione dello spazio-ambiente, la Trinità, la triplice manifestazione dell'Assoluto, centro e circonferenza.

 

"Tre che sono uno; nell'uno vi è la causa del due e del tre; nel due vi è l'uno e la causa del tre; nel tre vi è l'uno e vi è il due. L'uno procede dall'altro, ma in definitiva non sono che il triplice aspetto di una stessa cosa: una successione, la quale ha solo valore logico, non cronologico; il centro ideale del Cosmo che si sta manifestando e la delimitazione di questo Cosmo.

Nel primo aspetto vi sono gli altri due aspetti, la causa della loro manifestazione; infatti se non vi fossero gli altri due aspetti che si manifestano, non potrebbe esistere un primo aspetto; questa Trinità deve essere vista, non come una somma, ma come un'identica cosa avente tre aspetti.

Il primo aspetto del Logos è la radice dell'essere o lo Spirito; il secondo aspetto è la dualità primordiale, la duplice polarità su cui si intesse tutto l'universo.

Tale dualità è madre di tutte le forme. Il terzo aspetto è la mente universale depositaria di tutte le forme, sorgente di ogni energia formatrice. Infatti dalla mente procede l'energia e la materia.

Ecco la successione logica della manifestazione; manifestato il centro ideale di gravitazione, si manifesta quella che noi abbiamo chiamato la dualità, la quale è orditura stessa del Cosmo, leggi stesse del Cosmo qualcosa che regga e regoli il Cosmo; manifestazione del terzo aspetto dell'Assoluto, qualcosa che sia regolato e retto dalla dualità, la quale trova fondamento nell'unità o centro ideale del Cosmo. Questa trialità è chiamata mente, energia, materia; la trialità, dunque, è il terzo aspetto dell'Assoluto, ed emana queste tre cose: mente, energia, materia che sono rette e regolate dalla dualità.

 

Le sette aggregazioni della materia

 

La scienza definisce "energia" ciò che attraverso ad un agente intermedio, od una trasformazione, od una macchina, può produrre lavoro.

Per noi "energia pura" è "materia del piano astrale", ovvero ciò che si ottiene dalla disintegrazione della più elementare materia fisica. Ogni piano di esistenza differisce dagli altri non per una diversa ubicazione nell'Universo, ma per la diversa natura della materia che lo costituisce. Tutti i piani esistono nello stesso spazio ciascuno comprende sette sottigliezze o densità di materia. Ciò vuol dire che la materia elementare di ogni piano si può aggregare e divenire complessa in ragione di sette  accostamenti: quattro e tre. 

Oltre sette aggregazioni si ha l'equilibrio ed il generarsi di un'altra materia, tutta nuova: la materia elementare di un nuovo piano di esistenza. Le aggregazioni per ciascuna materia di ogni piano sono sette, in dipendenza di una legge fondamentale cosmica.

 

Le prime quattro aggregazioni (ad esempio del piano fisico: eterico, super-eterico, sotto-atomico, atomico) differiscono dalle seconde tre in quanto le une si creano per assommarsi di unità elementari, le altre (solido, liquido, gassoso) si determinano dalla più o meno stretta coesione che v'è fra atomo ed atomo. A rigore, potremmo dire che gli elementi chimici della materia fisica possono esistere indifferentemente nei tre stati di aggregazione molecolare: solido, liquido, gassoso, purché si trovi la giusta temperatura che li fa vaporizzare, liquefare o solidificare. Così l'acqua, liquido, differisce dal ghiaccio solo per una questione di temperatura, mentre un elettrone differisce da un protone per il numero di particelle elementari che costituiscono sia l'uno che l'altro.

La scienza, scoprendo che disintegrando l'atomo si produce energia, ha avvalorato la tesi, cioè che alla base della materia ci è energia; ma nella disintegrazione atomica non si osservano altro che le trasformazioni dell'energia sprigionatasi, quali, ad esempio, la luce ed il calore.

Il calore, in effetti, è una vibrazione degli atomi che compongono la materia; la diversa conduttività del calore dipende dalla singola capacità delle materie di trasmettere, da proprio atomo a proprio atomo, queste vibrazioni. La luce è, invece, una vibrazione non degli atomi, ma dei corpuscoli che compongono gli atomi. La vibrazione luce differisce dalla vibrazione calore, oltre che per la natura di ciò che vibra, per la frequenza di vibrazione. La vibrazione luce è la più alta che si possa avere nel piano fisico.

 

Poiché l'energia liberandosi mette in vibrazione la materia fisica circostante, noi possiamo dire che l'energia è essenza del movimento; ma di quale movimento?

Non certo del moto assoluto. L'energia, o materia del piano astrale, è l'essenza del movimento della materia del piano fisico.

Enunciamo ciò in principio generale: l'essenza del movimento intrinseco della materia di ciascun piano è sempre nella materia del piano precedente per sottigliezza.

 

Nel piano fisico, ad esempio, i venti sono causati dalle diverse temperature dei gas che sono in certe zone dell'atmosfera; ma poiché il calore è un'applicazione di energia alla materia, noi possiamo dire che qualunque moto di materia fisica, sia esso spostamento o vibrazione, è sempre causato dall'energia, ed enunciando ciò in principio generale: qualunque movimento delle materie di un piano è sempre alimentato dalla materia del piano precedente per sottigliezza. In modo analogo qualunque impulso che il corpo fisico può avere, prima per esistere, poi per attuarsi in azione, deve essere sempre alimentato dal corpo astrale. E così di ogni corpo a quel piano che l'individuo, per propria evoluzione, ha raggiunto come livello di esistenza individuale.

 

Abbiamo, però, sempre detto che ogni sollecitazione è doppia: l'una proviene dall'esterno, l'altra dall'interno.

Se ciò non fosse, l'evoluzione non sarebbe possibile, perché è proprio in virtù della collisione delle due sollecitazioni che il livello di esistenza si sposta al piano superiore; non solo, ma se non vi fosse la possibilità di spinte dall'esterno, o dal più grossolano al sottile, la disintegrazione della materia non sarebbe attuabile.

 

La scienza nelle disintegrazioni atomiche usa il mezzo dall'esterno (bombardamento di atomi di elementi instabili, cioè di quegli elementi in ci è facile distruggere l'equilibrio dei corpuscoli che li costituiscono) ed in tale disintegrazione si libera l'energia, che avendo raggiunto il normale equilibrio della settima aggregazione aveva dato origine alla materia fisica. Quindi la materia bombardata si scompone in energia, essenza del movimento, la quale, liberandosi dal naturale equilibrio, si applica alle altre materie fisiche circostanti e le pone in quella vibrazione che voi chiamate luce e calore.

 

Il mezzo dall'interno per scomporre la materia è quello che noi usiamo nei fenomeni di apporto.

 

Fino ad oggi abbiamo parlato di corpuscoli e particelle dando lo stesso significato a queste due parole per indicare ciò che è all'interno dell'atomo della scienza.

Occorrerà quindi nomenclare - come sempre in modo convenzionale - tutte quelle suddivisioni e raggruppamenti, l'atomo che la scienza umana conosce.

Fino dall'inizio abbiamo detto che alla base delle innumerevoli materie fisiche, esiste un elemento "Identico"; noi lo abbiamo chiamato il "numero uno" del piano fisico, l'esistenza del quale è supposta dalla stessa scienza ufficiosa. Cioè, oggi si è propensi a credere che la diversità di tute le materie, prima ancora di quei corpuscoli e di quelle particelle che compongono gli atomi degli elementi, sia dovuta a una diversa combinazione di "un elemento identico" di un "elemento basilare". Ciò è esattissimo.

 

Noi chiameremo quindi questo numero uno del piano fisico, "unità elementare" della materia fisica, analoga all'unità elementare della materia astrale, analoga all'unità elementare della materia mentale.

La prima differenziazione è dovuta all'"opposizione" di questa unità elementare, che chiameremo "particella". Come terzo tipo di materia abbiamo i "corpuscoli", infine un altro tipo ancora di materia possiamo chiamarla i "nuclei". sino a questo punto abbiamo visto quattro tipi di materie fisiche elementari: l'"unità elementare", che è alla base di tutta la materia fisica, le "particelle", i "corpuscoli" ed i "nuclei"; e ciascuna di queste materie fisiche ha una sua densità.

Arriviamo, dopo i nuclei, agli atomi; e qua dobbiamo spiegare perché sempre abbiamo fatto una distinzione nella scala delle densità materiali fra i primi quattro gradi e i secondi tre gradi di densità materiali. Perché le materie allo stato atomico possono sussistere - a rigore - indipendentemente allo stato gassoso, liquido e solido. Cioè: non è che ad una materia, a quella corrisponda una ed una sola densità, come nel caso delle materie elementari che compongono l'atomo.

 

In sostanza le innumerevoli materie del piano fisico, possono collocarsi o suddividersi secondo la loro densità in una scala settenaria che va da un massimo di densità dei solidi, ad un minimo di densità dell'unità elementare; abbiamo visto che "tutta la materia del piano fisico" scaturisce dalla differenziazione di "un'unica unità elementare". 

Infatti, da questa unità elementare abbiamo le particelle, dalle particelle abbiamo i corpuscoli, dai corpuscoli abbiamo i nuclei e dai nuclei passiamo agli atomi. Gli atomi si differenziano l'uno dagli altri, per un numero diverso di elettroni che girano attorno ai nuclei centrali. A loro volta, gli atomi delle diverse materie, combinandosi fra loro, originano materie, sostanze diverse.

 

Ricapitoliamo ancora. Partiamo, questa volta, da ciò che gli occhi vedono: dalle innumerevoli materie fisiche.

Il chimico ci dice che esse sono "sostanze". Le sostanze sono la combinazione di elementi; gli elementi si differenziano l'uno dagli altri da un diverso numero di particelle elementari che stanno in seno agli atomi che compongono gli elementi stessi. Queste particelle noi le abbiamo nomenclate, e abbiamo detto che sono: i nuclei, i corpuscoli, le particelle e, alla base di tutto, le "unità elementari" del piano fisico.

Dunque fino ad ora abbiamo visto che le innumerevoli materie fisiche diverse, scaturiscono tutte da un'unità elementare del piano fisico e che ai primi quattro tipi di materia elementare (cioè unità elementare, particelle, corpuscoli e nuclei) corrispondono quattro densità di materia.

 

Una volta arrivati agli atomi, non è più che aggregando gli atomi si abbia una nuova materia alla quale corrisponda una precisa densità, ma si hanno materie le quali possono esistere indipendentemente allo stato gassoso, liquido e solido.

A questo punto viene spontanea una domanda e cioè: che cosa esiste fra il nucleo centrale di un atomo e gli elettroni che vi girano attorno? Abbiamo detto che

esiste materia astrale, infatti, e ci possiamo domandare se questa materia sia quella che compone il corpo astrale.

 

Se all'uomo fosse data per un attimo la possibilità di vedere la materia del paino fisico allo stato atomico vedrebbe un insieme di nuclei e di elettroni che a questi girano attorno; e la visione dei corpi solidi che sono nel piano fisico sparirebbe; o, per lo meno, cambierebbe moltissimo perché non riuscirebbe più a distinguere gli atomi delle materie solide dagli atomi delle materie gassose. Di quello sgabello, per esempio, si vedrebbero non solo i nuclei centrali e gli elettroni di tutti gli elementi che compongono la sostanza legno, ma si vedrebbero anche i nuclei centrali e gli elettroni che girano attorno a questi nuclei centrali degli elementi gassosi che compongono l'aria circostante. E, quindi, sarebbe difficile distinguere nettamente lo sgabello da ciò che sta attorno allo sgabello. 

Andando ancora oltre, sparirebbe addirittura la visione dei solidi poiché non si vedrebbero più le materie dense, bensì le sottili, ossia ciò che compone la materia densa. Si passerebbe così in un altro mondo la cui esistenza è insospettata eppure reale quanto quella - e forse più di quella - che si osserva con gli occhi fisici.

 

Il corpo astrale degli individui è formato di materia astrale, ma non è necessariamente quella materia che sta fra i nuclei centrali e gli elettroni che compongono il veicolo fisico di questi individui. Cioè: se si allontana da un corpo fisico una qualche sua parte, non è che contemporaneamente se ne allontani una parte del corpo

astrale. E' stabilito, è provato attraverso a certe materie radioattive, che le materie che compongono un corpo fisico si rinnovano continuamente. Perfino lo scheletro del corpo fisico, che ne è la parte più densa, si rinnova completamente entro un ciclo di tempo assai breve. Da ciò si può giungere alla conclusione che il corpo fisico è quello che è perché ha un fulcro, un centro di attrazione, attorno al quale rimane legato in qualche modo un insieme di materie fisiche.

Allo stesso modo è per il corpo astrale; il corpo astrale è formato di materia astrale e questa materia del piano astrale rimane unita, collegata, organizzata assieme da un fulcro, un centro magnetico che è appunto l'"individuo".

Le materie fisiche che compongono il corpo fisico si rinnovano in un ciclo di tempo; altrettanto è per il corpo astrale. Ma sia il corpo fisico che il corpo astrale non vengono dispersi perché esiste un centro di attrazione in modo che, venendo espulse le materie vecchie, a queste si sostituiscono materie nuove.

Non si deve però pensare che questo centro di attrazione sia localizzato in qualche parte del corpo fisico o in qualche parte del corpo astrale. Nel corpo fisico è il cervello che distribuisce l'impulso atto a governare l avita vegetativa di tutto l'organismo, ma - a sua volta - il cervello non è che un organo ricevitore di "qualcosa" che proviene da fuori del piano fisico.

 

               

 

Come si vede da questo schema, le materie eteriche risultano dalle aggregazioni di parti elementari, a ciascuna delle quali corrisponde una ed una sola densità, mentre le materie fisiche dense risultano dalle combinazioni di vari atomi e la varietà degli atomi scaturisce dal diverso rapporto con cui sono legati i corpuscoli ai nuclei; ma l'aggregazione degli atomi, combinati o no, può dar luogo per ogni tipo di materia a tre densità.

 

IL SUONO è un fenomeno che interessa gli atomi (vibrazione dei medesimi a bassa frequenza).

 

IL CALORE è un fenomeno che interessa gli atomi (vibrazione dei medesimi ad alta frequenza).

 

IL MAGNETISMO è un fenomeno che interessa i nuclei (centri di attrazione degli atomi).

 

L'ELETTRICITA' è un fenomeno che interessa i corpuscoli

(passaggio di elettroni).

 

LE ONDE ELETTROMAGNETICHE sono un fenomeno che interessa i corpuscoli (vibrazioni di elettroni).

 

LA LUCE è un fenomeno che interessa le particelle (vibrazione delle stesse).

 

I VARI TIPI DI RAGGI sono vibrazioni ed anche emissione di particelle.

 

LA RADIOATTIVITA' è un fenomeno che comprende le vibrazioni e l'emissione di particelle. Dalla scienza umana resta da scoprire la vibrazione delle unità elementari. Con queste vibrazioni è possibile la comunicazione fra corpo fisico eterico e corpo astrale.

 

Da ciò che è stato detto appare, sia pure in modo schematico, la costituzione del Cosmo.

 

1) Le materie ed i piani si compenetrano; nello stesso spazio esistono tutti i tipi di materie. L'impenetrabilità dei corpi ha quindi valore per corpi della stessa densità, tipo e per molecole, atomi e particelle, ecc. dello stesso piano.

2) Il Cosmo, pur essendo incommensurabile è, però, definito. Oltre i confini del Cosmo (Manifestazione) è il non Manifestato. Il Manifestato è definito dal non Manifestato.

3) Il Cosmo ha un centro ideale. Attorno ad esso (Costituzione del Cosmo) compenetrantisi, sono tutti i piani di esistenza simili a incommensurabili sfere concentriche. La più piccola è il piano fisico: l'universo astronomico che conoscete e che potete intuire.

4) La più vasta è il più alto piano spirituale cosmico, il primo che fu manifestato, l'ultimo che sarà riassorbito.

5) I piani tutti, anche quelli compresi fra questi due, si differenziano, pur essendo analoghi, da caratteristiche particolari risultanti da una legge che governa le materie, la quale le raggruppa in virtù di un unico principio in diverse specie.

6) La materia più densa può, quindi, passare allo stato più sottile con estrema facilità, purché si cambino i valori ed i rapporti che la rendono quale è. La densità è il risultato di rapporti di unità costituenti.

7) Si può dire che il limite della densità è il rapporto che la determina.

8) Ogni stato ha un limite nel Cosmo, oltre al quale non è il vuoto, ma un nuovo stato.

 

L'universo astronomico, pur incommensurabile ha un limite. I sistemi solari, gli universi cosmici si allontanano traslando dal centro ideale del Cosmo a velocità vieppiù accelerata. Laddove questa velocità raggiunga quella della luce è il confine del piano fisico o dell'universo astronomico. Lì da materia fisica si trasforma in materia astrale.

In questo punto ideale, che è più di "stato" che di "luogo", è l'estremo limite del cielo siderale; ma questo non è ancora il confine del Cosmo: altre materie, altri piani di esistenza vi sono prima di giungere al limite della Manifestazione.

Nella vertiginosa entità di questi valori incommensurabili, l'uomo fisico appare come una nullità, e tale sarebbe se nel suo intimo, nella sua vera natura, che al pari del piano nel quale vive, ha le radici oltre i confini definibili, non vi fosse lo stesso principio e la stessa forza "che muove il sole e l'altre stelle".

 

                    *  *  *

 

 

Nozione di tempo e di spazio nei vari piani di esistenza

 

Ogni piano ha il "suo tempo": nel piano fisico per prendere un oggetto occorre un tempo, occorre che la mano

si sposti e questo spostamento occupa un tempo.

Nel piano astrale invece questo cambia molto: questo concetto di tempo non esiste più perché non occorre eseguire una serie di movimenti, o avere un moto per trovare una persona, ma basta un semplice desiderio; e quindi l'idea del tempo cambia.

Nel piano mentale cambia ancora, rispetto e al piano astrale e al piano fisico, perché basta un pensiero per avere il contatto immediato con l'oggetto di questo pensiero.

Il tempo non esiste laddove è l'Eterno Presente, cioè "in Dio". Allora tutto è "presente", ogni incarnazione è presente. Ogni istante è come fotografato in Lui. La vita è composta di innumerevoli attimi; ognuno di questi attimi è presente in Lui contemporaneamente e separatamente.

 

                       *  *  *

 

Illusione del movimento

 

L'illusione del movimento di una proiezione cinematografica è data dal susseguirsi dei fotogrammi e dalla persistenza delle immagini sulla retina dell'occhio; questo vi insegna la vostra scienza. In realtà, la visione di un film è un lavoro mentale perché è un fenomeno che avviene nel veicolo mentale dell'individuo. Se qualcuno vi dicesse che tutto quanto quello che voi vedete è simile all'illusione accennata, voi prendereste quel qualcuno per un pazzo. Pure considerate: in possesso di una visione relativa, chiusi in una forma densa, voi potreste essere oggetto di un'illusione simile a quella del movimento in una proiezione cinematografica. In realtà, esiste solo l'Eterno Presente e l'Infinita Presenza.

 

Nel piano fisico voi avete cognizione dello spazio perché , chiusi in una forma, per raggiungerne un'altra, una delle due deve spostarsi entro l'agente che le separa.

Nell'astrale è il desiderio o la volontà che possono rendervi presenti là dove desiderate o dove volete.

Nel mentale è il pensiero che vi dà l'immediata sensazione di un reale contatto fra voi e l'oggetto del vostro pensiero.

Nello spirituale, al di fuori di ogni limitazione, si ha coscienza dell'Eterno Presente e dell'infinita presenza di ognuno e di ogni cosa.

 

Un oceano si può considerare un insieme di gocce: pure ciascuna goccia esiste solo nell'attimo in cui viene prelevata dalla massa dell'oceano e solo allora si può dire che ne sia vicina o lontana.

Allo stesso modo, se voi risalite alla radice dell'essere vostro, comprendete di essere uno nel tutto e che lo spazio è del piano relativo, perché solo lì si ha l'illusione che esso esista.

 

Come il movimento è una successione di punti, il tempo ne è una di attimi, in ciascuno dei quali vi è una particolare disposizione degli oggetti del Cosmo. la vostra mente, passando da un attimo all'altro, secondo una successione convenzionale, con il ricordo crea l'illusione del movimento, del cambiamento, del tempo.

 

                     *  *  *

 

Oltre i ritmici cicli di manifestazioni cosmiche, oltre l'immenso quadro di evoluzione, oltre l'eterno divenire degli universi, sta il Supremo Perché di tutto questo, sta l'Eterno, l'Infinito, l'Immortale, il Perfetto, l'Assoluto... oltre... oltre.

 

 

                   

Continua