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DISCO-GRAFICA - (5)
L'ORIGINALITA' DI HIPGNOSIS
di Enzo Caffarelli (da Ciao 2001 n. 38 del 24 settembre 1972)
Abbiamo parlato sin ora di copertine di 33 giri come elemento costitutivo e quasi indispensabile nell’opera discografica di un gruppo. Ma sono molteplici le esigenze che hanno portato a questo incredibile sviluppo, e prima di tutto sono esigenze di ordine pubblicitario. La pubblicità contribuisce notevolmente ad orientare le scelte di mercato, e nella misura in cui essa influenza la cultura di massa, si sforza di ricorrere sempre più spesso alla trovata, all’iperbole, insomma all’elemento sorpresa. Naturale dunque, come in ogni altro settore del mercato, il tentativo della stravaganza e della originalità fini a se stesse, o meglio con lo scopo preciso di attirare il consumatore. Questo lato pubblicitario dell’operazione può essere localizzato ad esempio nelle copertine firmate Hipgnosis, che rappresentano quasi sempre il gusto della copertina bella fine a se stessa, senza una diretta partecipazione con il contenuto del disco. Hipgnosis (il nome è forse una deformazione di hypnosis, ipnosi) è uno studio londinese che si occupa di fotografia e di disegno pubblicitario: uno studio organizzato, e già si nota dunque la differenza tra un meccanismo del genere, così inserito nel sistema, ed un altro artista quale ad esempio Roger Dean, del quale si parlò settimane addietro, un giovane che vive in una comune hippie. Qui tutto è burocraticamente concepito e programmato, tutto è realizzato su commissione. Nonostante tutto, lo studio ha prodotto delle eccezionali covers, per i colori smaglianti, per l’idea espressa. Ne potremmo elencare decine in appena due anni, tutte legate ad etichette di avanguardia, dalla Charisma alla Island alla Harvest. Alcuni dei nomi per i quali Hipgnosis ha lavora: Nice, Pink Floyd, Emerson Lake & Palmer, T. Rex, Quatermass, Audience, Jackson Eights, Gravy Train, Electric Light Orchestra, ecc. Le figure di Hipgnosis sono soprattutto originali, a modo loro. Chi non ha visto una mucca al pascolo? Eppure la grande mucca di “Atom heart mother” non può non colpire lo spettatore; così come risulta eccezionale la copertina della Electric Light Orchestra con una lampadina sul pavimento di un’immensa sala regale, ed i suonatori in costume con violino, contrabbasso e flauto. Il rapporto intrinseco di una copertina con la musica del disco che contiene, può essere di due tipi: un carattere pienamente descrittivo, come la cover di “Tarkus” di William Neal, oppure di “Lizard” dovuta a Gini Barris su idea di Pete Sinfield; e un carattere puramente propedeutico, introduttivo, informativo, cioè d’ambiente, d’atmosfera. Con Hipgnosis sono rari gli esempi descrittivi, ovviamente trattandosi prevalentemente di fotografie e non di disegni: un esempio è “House on the hill” degli Audience, ove l’immagine uscita da una pellicola degli anni Quaranta raffigura l’interno della tenebrosa abitazione sulla collina, dove ogni sventurato visitatore rimaneva vittima di un topo capace di trasformarsi in bellissima donna, e del suo maggiordomo. Le altre copertine sono complessivamente raffigurazioni paesaggistiche, tipicamente campestri, talora vagamente surrealiste, come il primo Gravy Train o come Daddy Longlegs, un gruppo minore della Vertigo. In alcune occasioni si torna alla vecchia tradizione della foto del gruppo, come i Pink Floyd del loro capolavoro “Ummagumma”, ma inseriti in uno strano contesto, nel mezzo di una strada con gli strumenti sparpagliati. O infine Hipgnosis ha realizzato anche disegni, come per il recente “Trilogy” di Emerson Lake & Palmer: anzi, in questo caso, gli stessi musicisti hanno tenuto a precisare che il titolo del LP, fra tutti i brani contenuti nella raccolta, è stato scelto proprio per meglio esprimere il significato della copertina. Talora, in altra occasione in cui si è realizzato un disegno anziché una foto, si è tentato anche un discorso impegnato: quello della società dei consumi dominata dal “re progresso”, con i Jackson Heights, gruppo dell’ex bassista dei Nice.
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