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DISCO-GRAFICA - (2)
LO "SCACCOMATTO" DI PAUL WHITEHEAD
di Enzo Caffarelli (da Ciao 2001 n. 35 del 3 settembre 1972)
La scorsa settimana abbiamo presentato Roger Dean, il pittore della “fantasia primitiva”. E’ la volta ora di Paul Whitehead, disegnatore e musicista egli stesso, legato principalmente alla giovane etichetta Charisma di Tony Stratton-Smith, ed a gruppi come i Genesis e i Van der Graaf Generator, al cui successo ha contribuito non poco. A Whitehead vanno attribuite la cover del terzo e quarto LP dei Van der Graaf, rispettivamente “H to He who am the only one” e “Pawn hearts”, dell’album “solo” di Peter Hammill, cantante dei Van der Graaf, del secondo e terzo LP dei Genesis, nell’ordine “Trespass” e “Nursery cryme” ed alcune altre non meno interessanti. Non si tratta di un lavoro personale, ma di idee che provengono dalle menti di vari talenti impegnati nell’ambito della Charisma, come lo stesso Stratton-Smith ha tenuto a precisare nel corso di un’intervista: e gli stessi musicisti collaborano con Paul. Gruppi come i Van der Graaf ed i Genesis richiedevano espressamente un particolare riscontro visivo della loro musica; e in termini di trasposizione grafica, Whitehead è riuscito a realizzare la più autentica “immagine del suono”. Due sono gli elementi caratteristici del suo mondo espressivo: il giuoco degli scacchi, e la solitudine dell’uomo in una civiltà scientificamente e tencocraticamente il progresso, che si realizza in un senso misterioso e infinito di spazio. L’idea dell’uomo come pedina di una gigantesca scacchiera che è la vita, si ripete periodicamente: in “Fool’s mate”, album “solo” di Peter Hammill, la raffigurazione + abbastanza eloquente, e il titolo è un gioco di parole probabilmente per significare “lo scaccomatto dell’ingenuo”; in “H to He” il disegno centrale è proprio intitolato “Checkmate” che vuol dire “scaccomatto”; e in “Pawn hearts”, “cuori di pedine”, c’è tutto il senso dei grandi uomini isolati ed imprigionati nelle loro capsule spaziali a forma di pedina. La fuga dalla realtà, profondamente connaturata con il senso della solitudine dell’artista, si realizza nei Van der Graaf e nei Genesis in due modi differenti: nei primi il raziocinio della scienza si mescola con l’urlo del domani ignoto, con le forze violente della natura – l’uragano, il lampo il tuono – e con la sospensione nel vuoto infinito; nei secondi la ricerca del passato s’identifica con un vago gusto romantico e favolistico, il rifugio crimsoniano nella leggenda. I Van der Graaf rievocano tramite i testi di Hammill e le musiche collettive, sensazioni inquietanti e drammatiche, vibranti di umana tensione: psicologicamente questo significa il senso di disintegrazione universale, di morte individuale fisica quanto morale, collegata con il progresso scientifico che il gruppo ha scelto come tema proprio sin dal nome (il generatore Van der Graaf è una macchina elettrostatica). La solitudine del pescecane killer, dei pionieri isolati sul pianeta C; della casa senza porte, dei lemming che si gettano dalla rupe più alta in mare quasi per autolimitazione della specie, dell’uomo-erg, in cui il nome dell’uomo è associato a quello dell’unità di misura del lavoro, dei guardiani del faro, degli spiriti timonieri che spariscono attraverso il cielo, si realizza in un mondo concepito sotto il profilo musicale in maniera estremamente razionale e matematica: e ad esso corrisponde l’architettura imponente e talvolta apocalittica delle linee di Whitehead, con la sensazione di infinito, di smarrimento, di presagio di una futura sciagura. Per i Genesis è diverso: i toni sono più pacati, i disegni simbolici ma meno violenti, e soprattutto hanno un carattere strettamente descrittivo e si riferiscono ad uno dei brani contenuti nel disco: così “Trespass” è l’immagine biblica del peccato, il segno della caduta, simboleggiata dal coltello che fende l’immagine; in “Nursery cryme” è la narrazione del brano più fantastico uscito dalla mente di Peter Gabriel e compagni. Al di fuori della Charisma, Paul ha curato parecchie altre copertine, come quella dei Southern Comfort, nell’album “Frog city”, o quella stupenda dei Renaissance di “Illusion”, in cui con attimi ancora più impressionanti si riflette il senso della morte e della solitudine in un paesaggio notturno di chiara estrazione biblica.
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