Rapporto tra grafologia
e psicologia
Il rapporto tra grafologia e psicologia è stato,
nel passato, un rapporto conflittuale, che solo in questi ultimi anni si va chiarendo e
precisando, perchè la grafologia si è proposta nei confronti della psicologia molte
volte in termini non chiari e non definiti. Così come è avvenuto allinizio della
storia della psicologia, una materia non ancora ben definita, non ancora codifica e non
ancora riconosciuta ufficialmente si presta ad un utilizzo da parte di persone non
provviste di una preparazione adeguata, che si improvvisano grafologi, come
precedentemente altri si improvvisavano psicologi. Così in Italia, come in altri paesi,
ci siamo trovati di fronte ad una grafologia seria che procedeva secondo certe linee
scientificamente correte e ad una grafologia improvvisata che tendeva a spiegare tutti i
problemi del mondo attraverso linterpretazione di una scrittura o di un disegno.
In realtà, al di là di queste posizioni da respingere da un punto di vista scientifico,
culturale, etico (come è lutilizzazione di uno strumento ai soli fini pecuniari o
comunque ai fini di una affermazione di sè al di fuori del valore che questo strumento
ha) i rapporti tra la grafologia e la psicologia sono rimasti dei rapporti che richiedono
dei chiarimenti, chiarimenti che alcuni di noi e alcuni delle scuole grafologiche hanno
ritenuto di approfondire e da precisare. La psicologia considera al suo interno la
psicologia della scrittura, che in questi ultimi anni è uno dei capitoli che hanno
assunto un interesse particolarmente avanzato. E la psicologia della scrittura si avvicina
in modo definito al problema della grafologia, anche se la grafologia utilizza un sistema
di illustrazione che le è proprio e quindi da un punto di vista delle procedure impiega
tecniche hanno una loro peculiarità e quindi un loro valore intrinseco. Il problema più
delicato è quello dellinterpretazione. Molte volte ancora oggi si assiste ad una
facilità o forse ad una faciloneria nelle interpretazioni, si assiste alla presunzione di
potere desumere i molti aspetti che riguardano una persona semplicemente
dallosservazione di una parte di un suo scritto. Ebbene noi psicologi, come del
resto anche i grafologi seri, guardiamo a questo in modo molto critico, perchè riteniamo
che lespressione grafica, lespressione della scrittura, sia indubbiamente
utile per aiutarci a conoscere la persona autrice di questa scrittura, ma che sia
estremamente pericoloso se si ritiene, sulla base soltanto di questi elementi, di ricavare
una interpretazione della persona stessa. Gli psicologi hanno più volte insistito sulla
necessità che i dati che si ricavano dalla scrittura, come i dati che si ricavano da una
serie di testo dallosservazione del comportamento devono essere integrati,
confrontati reciprocamente. Soltanto dallinsieme di elementi ricavati con strumenti
diversi è possibile presumere, sempre con molta cautela di arrivare a descrivere le
caratteristiche principali di una persona o di mettere in evidenza le sue eventuali
alterazioni e di precisare le modalità di intervento per aiutare a risolvere queste
possibili alterazioni. Quindi cautela nel ricavare dalla lettura di un brano, di una
lettera, di un pezzo scritto di un individuo una valutazione che si ritenga conclusiva,
esaustiva della persona stessa e assumere latteggiamento a considerare che dalla
lettura di uno scritto è possibile ricavare degli elementi che ci consentono di formulare
delle ipotesi, che però dovranno essere verificate sulla base di altri criteri.
Certamente cautela nellestrapolare da certi dati quello che questi dati ci possono
soltanto indicare, non mai prospettare in senso preciso e definito. Daltra parte un
altro elemento di complicazione che gli psicologi ritengono utile sottolineare ai
grafologi è quello secondo il quale linterpretazione che può ricavarsi dalla
visione di un certo scritto (come da un certo test psicologico) non è necessariamente
univoca, perchè esistono varie scuole psicologiche e a seconda dellappartenenza
alluna o allaltra si può dare dello stesso risultato di uno scritto o dello
stesso risultato di un test uninterpretazione differente. Allora il problema sarà
quello di scegliere in base a determinati criteri qual è il tipo di interpretazione che
risulta che risulta più idoneo a dare una spiegazione dei fenomeni che abbiamo di fronte.
Quindi un problema fatto di controlli reciproci, un problema che richiede una particolare
cautela, una situazione sulla quale occorre muoversi in modo estremamente accurato, in
modo da evitare quello che lentusiasmo soprattutto dei neofiti potrebbe condurre a
prospettare. Quindi sulla base di questa dialettica che si è venuta realizzando tra
psicologi e grafologi lindicazione che ci permettiamo di dare noi psicologi di una
certa età è quella di mantenere una notevole cautela onde evitare le troppo
semplicistiche interpretazioni, arrivare a trovare, per quanto possibile, un criterio di
verifica di ogni affermazione che si ritiene di poter dare, una verifica che può essere
interpersonale (cioè sottoponendo gli stessi tipi di scritti o di test o di risultati a
più persone e confrontando le indicazioni che ciascuna di queste persone
indipendentemente dalle altre tende a ricava) e che può essere anche relativa
allutilizzazione di uno strumento diverso rispetto a quello del testo scritto per
poter rilevare se le indicazione che emergono dallosservazione del testo scritto e
quelle questaltro altro strumento possono essere convergenti, possono portare a
delle conclusioni di carattere scientifico.