Ultimo aggiornamento:    29/03/03

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Atmosfere educative
Le atmosfere educative che i genitori instaurano in famiglia nei rapporti coi figli, durante la loro infanzia, hanno una grande rilevanza sulla loro crescita futura. Le posizioni che  assumono i genitori possono variare, per un verso, da un atteggiamento di piena accettazione ad un atteggiamento di netto rifiuto e, per un altro, da un atteggiamento fortemente autoritario ad uno di completa sottomissione.
Le posizioni possono variare in modo diverso e combinarsi variamente, secondo due scale bipolari illustrate dal grafico.
Consideriamo alcune combinazioni.

A)     Netto rifiuto combinato con atteggiamento autoritario.

Si ha un comportamento caratterizzato da freddezza, ostilità, costante e sistematica disapprovazione e, a volte, persino una certa crudeltà. I genitori stabiliscono regole fisse (aventi per lo più lo scopo di difendere la loro tranquillità) e fanno sentire al figlio la sua condizione di sotto - posto.  Per questo il figlio vive in uno stato di continua frustrazione e fatica a conquistare una matura autonomia. A volte si verificano rotture drammatiche con la famiglia (fuga, allontanamento dalla famiglia o matrimonio precoce, ecc.)

B)          Atteggiamento di rifiuto combinato con uno di netta sottomis-sione

I genitori soddisfano ogni richiesta del figlio per non avere a che fare  con lui; lo ignorano per il resto e gli negano ogni forma di affetto, allontanandolo spesso da loro. Questa sottomissione si può tramutare in atteggiamento autoritario, quando i genitori debbono subire  le conseguenze della indipendenza del figlio, qualora egli compia qualche azione maldestra. Il ragazzo, non avendo l'affetto di cui abbisogna, può attardarsi in atteggiamenti infantili e prolungare il suo stato di immaturità per attirare l'attenzione dei genitori. Può anche accadere che il ragazzo, accorgendosi che fuori della famiglia e presso i coetanei può ottenere quella considerazione che in casa gli è negata, senta nascere verso i genitori un'ostilità che può essere causa di conflitti e/o del suo inserimento in gruppi extrafamiliari non controllati o non controllabili.

C)            Atteggiamento di piena accettazione combinato con uno di forte dominanza (iperprotezione)

Il bambino è molto amato e i genitori lo proteggono e lo tengono al riparo dai pericoli e dalla più piccole difficoltà, si sostituiscono a lui  nell'esecuzione di ogni lavoro o incombenza, anche quando il figlio potrebbe fare da solo. Sono ansiosi per la sua salute e la sua incolumità e lo fanno sentire al piccolo. Il bambino in questa atmosfera cresce senza dover fare i conti con la realtà e, divenuto adolescente, si trova impreparato ad affrontare le difficoltà. Quando entra nella società e nel lavoro si attende da colleghi, superiori, compagni un analogo atteggiamento iperprotettivo; non ottenendolo va incontro a disavventure e ad avvilimenti. Di fronte a questi insuccessi i genitori peggiorano la situazione, facendo sentire al figlio coi loro rimproveri (Abbiamo fatto tanto per te e questi sono i risultati ...) un forte senso di colpa.

D)          Atteggiamento di accettazione combinato con quello di sottomissione.

I genitori sono accondiscendenti e indulgenti. Amano molto il figlio, che è il centro della famiglia e il perno di ogni iniziativa e pertanto gli concedono tutto e gli permetto di fare quello che vuole. In questa situazione la vita del ragazzo in famiglia non incontra grosse difficoltà. Queste giungono quando il ragazzo esce dalla famiglia. L'abitudine a non avere contrasti e ad essere sempre al centro delle iniziative e delle attenzioni non tempera il ragazzo ad affrontare situazioni in cui si richiedono collaborazione, in cui è necessario fare i conti con gli altri, con la loro volontà, coi loro interessi e desideri.

Quale conclusione?

Possono esservi anche altre combinazioni. Inoltre non sempre i genitori assumono lo stesso atteggiamento e non sempre lo stesso atteggiamento è duraturo.
Quale è allora il comportamento più corretto? Premesso che occorre tenere conto anche dell'indole naturale del figlio, si potrebbe dare questa regola: da una parte, chiara accettazione del figlio e vivo interesse per quanto egli fa e gli accade; dall'altra, adozione di un atteggiamento che non sia né di dominanza sé di sottomissione, che consiste nell'ottenere l'obbedienza attraverso la persuasione e il dialogo, in qualche caso accettando anche il metodo democratico. Naturalmente questa strategia educativa deve essere costante.
Per concludere sarebbe interessante esaminare le motivazioni, profonde e a volte inconsce che spingono i genitori a rifiutare i figli o, al contrario, per quali motivi i genitori sono iperprotettivi. Ma questo potrebbe essere l'argomento di una prossima conversazione.

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