Ultimo aggiornamento:    29/10/02

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MEMORIA   
Una delle risorse più preziose della nostra vita è costituita dalla memoria, la capacità di immagazzinare nella nostra mente conoscenze e informazioni utili o semplicemente di registrarvi ricordi ai quali poter riandare col pensiero di quando in quando. Grazie alla memoria, la nostra vita è una realtà estesa, quasi continua e progressiva, un viaggio nel tempo e con il tempo, quel tempo che si distende necessariamente sulle ali della memoria. A questa si annette, a ragione, una grande importanza e una delle cose delle quali le persone anziane si lamentano di più è una certa perdita della memoria, spesso invero più immaginaria che reale.
É davvero augurabile non dimenticare niente?
Anche da giovani ci piacerebbe, però, ricordare molte più cose e saremmo tentati di augurarci un domani nel quale nessuno si dimenticasse più di niente. Non c’è invece da augurarselo, perché sono tantissime le cose che invece è opportuno e salutare dimenticare.
Pensiamo a tutti i numeri telefonici che abbiamo composto nella nostra vita, ai "riporti" di tutte le operazioni aritmetiche che abbiamo eseguito, a tutte le frasi che abbiamo detto, ascoltato o letto o anche a tutte le scene e scenette alle quali abbiamo assistito per qualche breve istante. Se tutto ciò fosse presente nella nostra memoria e potesse essere recuperato a piacimento, la nostra testa scoppierebbe e la nostra mente sarebbe maledettamente confusa.
La selezione
Noi non ricordiamo tutto e neppure immagazziniamo tutti i ricordi. Esiste, al contrario, un immagazzinamento selettivo e alcuni ricordi sembrano essere selettivamente cancellati anche dopo che sono stati immagazzinati. E' la facoltà dell'oblio, la capacità di ricordare solo alcune cose, di filtrare i nostri ricordi, reali o potenziali, così che vadano a formare un tessuto compatto di concetti, eventi e sensazioni che costituiscono il nostro passato, la nostra biografia personale, il nostro libro di bordo fatto di carne e di sangue.
La selezione avviene a più livelli, ma prima di tutto a quello dei vissuti, grazie alla capacità della nostra mente di notare qualcosa che ci sta accadendo piuttosto che qualcos'altro. In ogni istante della nostra vita ci sono particolari del mondo circostante e del nostro mondo interiore che si presentano alla nostra coscienza e che si costituiscono in un fuggevole presente per poi consegnarsi all'universo degli eventi del passato, ricordato o perso per sempre. Questi particolari si presentano alla nostra coscienza ad esclusione di altri possibili, che non vengono invece presi in considerazione.
E' la memoria a breve termine, detta talvolta anche memoria di lavoro, la facoltà che registra tutti questi scampoli di realtà per brevi istanti, cioè per il tempo minimo necessario, come qualche frazione di secondo o pochi secondi. Qui si registrano le percezioni e le sensazioni più fuggevoli, i più effimeri dei ricordi e quelli che ancora ricordi non sono, e forse lo saranno mai. Tutto qui viene a consumarsi in un batter d'occhio. La maggior parte di questi ricordi di un attimo viene persa subito dopo, mentre alcuni vengono promossi e spostati nella memoria a lungo termine, dove potranno durare anche tutta la vita.
I criteri della selezione
Non sono chiari i criteri secondo i quali alcuni ricordi sono considerati degni di passare al compartimento della memoria a lungo termine e quali no, ma certamente tutto questo avviene sulla base del loro contenuto emotivo, o almeno in conformità con una certa loro colorazione affettiva. Più un ricordo ci ha colpito, nel bene o nel male, più è probabile che venga fissato. Tra le varie componenti della coloritura affettiva di un ricordo occorre anche includere la plausibilità e la comprensibilità del suo contenuto. Le cose che non comprendiamo, o che non sappiamo interpretare fino in fondo, non hanno molte probabilità di accedere alla nostra memoria a lungo termine.
Dimenticare serve per ... ricordare
Questa selettività della memoria di lavoro ci serve a dimenticare ma, indirettamente, anche a ricordare. E soprattutto a mettere a fuoco ciò che è veramente rilevante. I nostri sensi e il nostro intero apparato percettivo funzionano eliminando sistematicamente qualcosa per evidenziare e far risaltare qualcos’altro. Le nostre sensazioni, da quelle visive a quelle acustiche o tattili, nascono dalla soppressione degli stimoli consimili per esaltare quelli prescelti. Se un gruppetto di cellule della retina sta segnalando la presenza di un dato stimolo, quelle vicine si inibiscono reciprocamente e per così dire "si sacrificano" temporaneamente per aumentare il contrasto fra il percepito e il fondo inerte dell'assenza di sensazioni. Si ha, insomma, un momentaneo ottundimento di ciò che è simile e correlato e una concomitante esaltazione di ciò che è diverso. Il contrasto è l'essenza della percezione e la chiave di volta della fissazione mnemonica, tanto nella memoria a breve termine quanto in quella a lungo termine. Leggere il mondo, come leggere una storia, vuoi dire pure non leggere tutti i racconti alternativi.
Rimozione o soppressione?
E' sempre più chiaro che anche certi ricordi acquisiti e comunque registrati nella memoria a lungo termine possono essere selettivamente cancellati o inibiti nella loro capacità di essere richiamati alla memoria. Un caposaldo della psicoanalisi freudiana è il concetto di rimozione, l'esclusione forzata di certi ricordi, spiacevoli o decisamente insopportabili, dal cerchio della coscienza. Moltissime parole sono state spese sul concetto di rimozione e non è ancora chiaro se sia possibile individuare un qualche meccanismo neurofisiologico corrispondente a un fenomeno del genere.
Quello che è certo, invece, è che alcuni ricordi possono essere banditi consciamente e volontariamente dalla memoria. Esiste, cioè, un meccanismo di eliminazione attiva, detto anche soppressione, di certi ricordi, almeno di quelli a contenuto esplicitabile. Ci si può allenare in sostanza a dimenticare certe parole o certi concetti e più ci si allena e più efficace riesce la soppressione di questi ricordi. La soppressione è specifica, si riferisce cioè esclusivamente alla parola o al concetto in questione, ed è indipendente da ogni loro connotazione negativa o traumatica. Se il ricordo da cancellare è associato ad un altro stimolo, di per sé neutrale, la soppressione entra in atto ogniqualvolta si presenta alla nostra mente quel determinato stimolo.
E' il caso di notare che la soppressione è più energica se il ricordo da evitare è connesso ad uno stimolo, parola o concetto, che si presenta più comunemente nella vita quotidiana. C'è in sostanza una maggior sorveglianza in concomitanza con quei casi che hanno più probabilità di presentarsi! Questo potrebbe spiegare, fra l'altro, perché i giovani che hanno subito molestie sessuali tendono a dimenticarle più spesso e con maggior forza quando sono state perpetrate da familiari piuttosto che da estranei. Nel primo caso, infatti, è maggiore la probabilità che l'episodio venga successivamente evocato nel corso della vita. Tutto ciò va avanti finché, da un certo punto in poi, il ricordo da evitare scompare completamente dalla nostra memoria e non è più possibile richiamarlo. E non occorre, dunque, più ricordarsi di dimenticarlo.   

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