MEMORIA
Una delle risorse più preziose della
nostra vita è costituita dalla memoria, la capacità di immagazzinare nella nostra mente
conoscenze e informazioni utili o semplicemente di registrarvi ricordi ai quali poter
riandare col pensiero di quando in quando. Grazie alla memoria, la nostra vita è una
realtà estesa, quasi continua e progressiva, un viaggio nel tempo e con il tempo, quel
tempo che si distende necessariamente sulle ali della memoria. A questa si annette, a
ragione, una grande importanza e una delle cose delle quali le persone anziane si
lamentano di più è una certa perdita della memoria, spesso invero più immaginaria che
reale.
É davvero augurabile non dimenticare niente?
Anche da giovani ci piacerebbe, però, ricordare molte più cose e saremmo tentati
di augurarci un domani nel quale nessuno si dimenticasse più di niente. Non cè
invece da augurarselo, perché sono tantissime le cose che invece è opportuno e salutare
dimenticare.
Pensiamo a tutti i numeri telefonici che abbiamo composto nella nostra vita, ai
"riporti" di tutte le operazioni aritmetiche che abbiamo eseguito, a tutte le
frasi che abbiamo detto, ascoltato o letto o anche a tutte le scene e scenette alle quali
abbiamo assistito per qualche breve istante. Se tutto ciò fosse presente nella nostra
memoria e potesse essere recuperato a piacimento, la nostra testa scoppierebbe e la nostra
mente sarebbe maledettamente confusa.
La selezione
Noi non ricordiamo tutto e neppure immagazziniamo tutti i ricordi. Esiste, al
contrario, un immagazzinamento selettivo e alcuni ricordi sembrano essere selettivamente
cancellati anche dopo che sono stati immagazzinati. E' la facoltà dell'oblio, la
capacità di ricordare solo alcune cose, di filtrare i nostri ricordi, reali o potenziali,
così che vadano a formare un tessuto compatto di concetti, eventi e sensazioni che
costituiscono il nostro passato, la nostra biografia personale, il nostro libro di bordo
fatto di carne e di sangue.
La selezione avviene a più livelli, ma prima di tutto a quello dei vissuti, grazie alla
capacità della nostra mente di notare qualcosa che ci sta accadendo piuttosto che
qualcos'altro. In ogni istante della nostra vita ci sono particolari del mondo circostante
e del nostro mondo interiore che si presentano alla nostra coscienza e che si
costituiscono in un fuggevole presente per poi consegnarsi all'universo degli eventi del
passato, ricordato o perso per sempre. Questi particolari si presentano alla nostra
coscienza ad esclusione di altri possibili, che non vengono invece presi in
considerazione.
E' la memoria a breve termine, detta talvolta anche memoria di lavoro, la facoltà che
registra tutti questi scampoli di realtà per brevi istanti, cioè per il tempo minimo
necessario, come qualche frazione di secondo o pochi secondi. Qui si registrano le
percezioni e le sensazioni più fuggevoli, i più effimeri dei ricordi e quelli che ancora
ricordi non sono, e forse lo saranno mai. Tutto qui viene a consumarsi in un batter
d'occhio. La maggior parte di questi ricordi di un attimo viene persa subito dopo, mentre
alcuni vengono promossi e spostati nella memoria a lungo termine, dove potranno durare
anche tutta la vita.
I criteri della selezione
Non sono chiari i criteri secondo i quali alcuni ricordi sono considerati degni di
passare al compartimento della memoria a lungo termine e quali no, ma certamente tutto
questo avviene sulla base del loro contenuto emotivo, o almeno in conformità con una
certa loro colorazione affettiva. Più un ricordo ci ha colpito, nel bene o nel male, più
è probabile che venga fissato. Tra le varie componenti della coloritura affettiva di un
ricordo occorre anche includere la plausibilità e la comprensibilità del suo contenuto.
Le cose che non comprendiamo, o che non sappiamo interpretare fino in fondo, non hanno
molte probabilità di accedere alla nostra memoria a lungo termine.
Dimenticare serve per ... ricordare
Questa selettività della memoria di lavoro ci serve a dimenticare ma,
indirettamente, anche a ricordare. E soprattutto a mettere a fuoco ciò che è veramente
rilevante. I nostri sensi e il nostro intero apparato percettivo funzionano eliminando
sistematicamente qualcosa per evidenziare e far risaltare qualcosaltro. Le nostre
sensazioni, da quelle visive a quelle acustiche o tattili, nascono dalla soppressione
degli stimoli consimili per esaltare quelli prescelti. Se un gruppetto di cellule della
retina sta segnalando la presenza di un dato stimolo, quelle vicine si inibiscono
reciprocamente e per così dire "si sacrificano" temporaneamente per aumentare
il contrasto fra il percepito e il fondo inerte dell'assenza di sensazioni. Si ha,
insomma, un momentaneo ottundimento di ciò che è simile e correlato e una concomitante
esaltazione di ciò che è diverso. Il contrasto è l'essenza della percezione e la chiave
di volta della fissazione mnemonica, tanto nella memoria a breve termine quanto in quella
a lungo termine. Leggere il mondo, come leggere una storia, vuoi dire pure non leggere
tutti i racconti alternativi.
Rimozione o soppressione?
E' sempre più chiaro che anche certi ricordi acquisiti e comunque registrati
nella memoria a lungo termine possono essere selettivamente cancellati o inibiti nella
loro capacità di essere richiamati alla memoria. Un caposaldo della psicoanalisi
freudiana è il concetto di rimozione, l'esclusione forzata di certi ricordi, spiacevoli o
decisamente insopportabili, dal cerchio della coscienza. Moltissime parole sono state
spese sul concetto di rimozione e non è ancora chiaro se sia possibile individuare un
qualche meccanismo neurofisiologico corrispondente a un fenomeno del genere.
Quello che è certo, invece, è che alcuni ricordi possono essere banditi consciamente e
volontariamente dalla memoria. Esiste, cioè, un meccanismo di eliminazione attiva, detto
anche soppressione, di certi ricordi, almeno di quelli a contenuto esplicitabile. Ci si
può allenare in sostanza a dimenticare certe parole o certi concetti e più ci si allena
e più efficace riesce la soppressione di questi ricordi. La soppressione è specifica, si
riferisce cioè esclusivamente alla parola o al concetto in questione, ed è indipendente
da ogni loro connotazione negativa o traumatica. Se il ricordo da cancellare è associato
ad un altro stimolo, di per sé neutrale, la soppressione entra in atto ogniqualvolta si
presenta alla nostra mente quel determinato stimolo.
E' il caso di notare che la soppressione è più energica se il ricordo da evitare è
connesso ad uno stimolo, parola o concetto, che si presenta più comunemente nella vita
quotidiana. C'è in sostanza una maggior sorveglianza in concomitanza con quei casi che
hanno più probabilità di presentarsi! Questo potrebbe spiegare, fra l'altro, perché i
giovani che hanno subito molestie sessuali tendono a dimenticarle più spesso e con
maggior forza quando sono state perpetrate da familiari piuttosto che da estranei. Nel
primo caso, infatti, è maggiore la probabilità che l'episodio venga successivamente
evocato nel corso della vita. Tutto ciò va avanti finché, da un certo punto in poi, il
ricordo da evitare scompare completamente dalla nostra memoria e non è più possibile
richiamarlo. E non occorre, dunque, più ricordarsi di dimenticarlo.