Ultimo aggiornamento:    07/04/02

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L'invecchiamento  
L’invecchiamento è un processo che modifica l’organismo, il comportamento e la psicologia delle persone. Essendo un processo, non ha un inizio, ma è la continuazione o l’evoluzione dell’accrescimento. Pertanto si può affermare che l’accrescimento e l’invecchiamento sono due processi non separati.
La fase senile non è di per sé decadimento, ma solo una modificazione. Jung parla di maturazione di processi, anzi di insorgere di processi nuovi, prima assenti.
Occorre premettere che esistono tante condizioni di senilità, quanti sono gli anziani; insomma c'è anziano e anziano. Il decadimento fisico e della mente non è uguale per tutti.
Ci sono funzioni che tendono a conservarsi bene con il passare degli anni (ad esempio il linguaggio), altre che invece tendono a decadere (ad esempio, la memoria, la circolazione). Per certi aspetti caratterologici pare vi sia decadimento (ad esempio, aumenta l'emotività) e sul piano della relazionalità a volte si riscontrano fenomeni di disadattamento. Certi  altri aspetti presentano addirittura dei miglioramenti rispetto all'età giovanile.
Certo il metro e la modalità di esame dell'intelligenza degli anziani non può essere uguale a quello usato per i giovani. Nell'anziano c'è una riduzione del campo dell'apprendimento (riduzione ad imbuto), ma all'interno delle conoscenze e degli apprendimenti,  negli anziani si riscontra una maggiore capacità di approfondimento, talora più creatività e spinta all'innovazione.
Non si può quindi parlare in generale di perdita di funzioni. Il nostro cervello ha anzi la capacità di creare delle funzioni di vicarianza. Cioè, se da una parte certe funzioni presentano un decadimento, certe altre appaiono potenziate; oppure la stessa funzione può apparire meno ricca, ma più precisa (ad esempio la percezione può essere meno ricca, ma spesso sa cogliere meglio i particolari, sa cogliere l'essenziale, sa essere meno dispersiva, più specifica). Il cervello sostituisce certe parti che funzionamento male con altre che funzionano meglio e vi è, come risultato globale, un ancor ottimo (se non, in alcuni casi, migliore) funzionamento, .
Nella realtà (specie nel passato, ma non mancano casi anche oggi) molti anziani vivono la loro condizione in modo penoso. Non è l’invecchiamento di per sé che favorisce questa condizione, ma intervengono altri fattori.

I fattori che favoriscono il mantenimento o accelerano l'invecchiamento dell’anziano sono i seguenti:

Livello culturale. Chi ha una buona cultura invecchia meglio. La cultura dà la possibilità all’anziano di trovare delle vie alternative alla perdita parziale di alcune funzioni. Si è detto più sopra delle funzioni di vicarianza.

Livello economico. Chi ha un buon livello economico ha la possibilità di un migliore livello di salute sia psichica che fisica (meno preoccupazioni, maggiori potenzialità,  più risorse,  più occasioni, ecc.)
Stato di salute. La malattia di per sé stessa può essere invalidante (specie quelle psichiche, neurologiche, motorie). É però importante il modo con cui si reagisce alla malattia. Fino ad una certa età la malattia è vista come qualche cosa di estraneo, da anziani è vista come qualche cosa che è conseguente all’età e quindi  ha con un legame con la morte. Se l’anziano vede la malattia in questa ottica, la sua potenzialità invalidante aumenta.
Le vicende personali della vita. L’esperienza, la storia personale gratificante favoriscono il mantenimento, al contrario le frustrazioni (solitudine, tragedie familiari, perdita del posto di lavoro) favoriscono l’invecchiamento.
Un buon rapporto con l’ambiente e la struttura familiare. Se l’anziano si sente accettato, stimato si mantiene meglio; al contrario il rifiuto e il disprezzo favoriscono il decadimento
La personale struttura caratterologica. Gli ottimisti, coloro che sono capaci di adattamento al processo di invecchiamento (coloro che cioè sanno vedere nella vecchiaia della positività), coloro che sanno mantenersi attivi, si mantengono meglio
Fattori di carattere sociale:

Il pensionamento. Spesso significa la perdita di un ruolo, a volte di una certa importanza e di certo prestigio sociale. Questo, a volte anche in modo drammatico, può mettere in crisi l’anziano. Il fenomeno si verifica più tra gli uomini, che tra le donne (che anche dopo il pensionamento mantengono in famiglia un ruolo importante)

Sradicamento dal proprio ambiente. Quando l’anziano viene ricoverato in strutture pubbliche si sente emarginato. Questa condizione è più drammatica per le donne (di solito molto legate alla propria casa) che per gli uomini.

Occorre aiutare gli anziani ad invecchiare bene.
Prima dell’età senile:

Non basta insegnare delle norme igieniche. Occorre educare le persone, fin dalla prima infanzia, ad accettare l’evoluzione/involuzione come un fatto che fa parte della vita, facendo comprendere che la vecchiaia ha delle valenze e dei valori e allontanando la mentalità secondo la quale la vecchiaia è tristezza, abbandono, frustrazione.

Occorre insegnare ai giovani e alle persone mature a coltivare hobbies, ad acquisire abilità e capacità che potranno poi essere di grande importanza durante la vecchiaia

Durante la terza età occorre:

offrire occasioni non solo per la conservazione delle abilità, ma anche per favorire e stimolare lo sviluppo della creatività, che può continuare a crescere anche da vecchi. Così si può permettere a ciascuno di sviluppare la propria individualità ed originalità. Sono ottile le iniziative che sorgono qual e là  e che vanno sotto il nome di Università della Terza Età.

offrire opportunità e possibilità per la riabilitazione nel caso che insorgano malattie
offrire occasioni per favorire la comunicazione, non solo per ricevere la comunicazione, ma anche per esercitarla attivamente (linguaggio parlato e scritto si mantengono inalterati per molti anni, se esercitati e tenuti in allenamento). Internet offre ottime possibilità.
favorire l’esercizio della funzione di nonno (quella naturale/biologica, ma anche quella affidataria), che è utile non solo ai nipoti e ai figli, ma anche all’anziano stesso che in questa funzione si sente rivalutato e si sente utile. Il nonno può avere un ruolo diverso e, per certi aspetti più utile di quello dei genitori, perché è capace di maggiore tenerezza, più fantasia (sa raccontare meglio le favole…), forse perché da anziani si torna ad essere … bambini.

In tutto ciò ha una grande importanza l’atteggiamento dei familiari, che devono aiutare l’anziano a non rassegnarsi, lo devono incoraggiare, non solo a parole, ma anche con il comportamento e gli atteggiamenti, che sono comunicazioni non verbali, comprese perfettamente dagli anziani.    

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