Freccia-sx4.jpg (2157 byte) MAGNOLIA    
Scheda
Titolo originale: Magnolia - Anno: 1999 - Durata: 188 - Origine: USA - Genere: drammatico - Musiche da: canzone "Save me" di Aimee Mann - Regia: Paul Thomas Anderson - Interpreti: Earl Partridge (Jason Robards), A. Partridge (Julianne Moore), Frank Mackey (Tom Cruise), Stanley Spector (Jeremy Blackman), Rick Spector (Mchael Bowen, Donnie Smith (W.H. Macy, Jimmy Gator (Philip Baker Hall), Rose Gator (Melinda Dillon), Claudia Wilson Gator (Melora Walters), Agente Jim Curring (John C. Reilly), Phil Parma (Philip Seymour Hoffman), Dixon (Emmanuel Johnson
Tre nomination all'oscar 1999: per Tom Cruise come attore non protagonista (che per questo ruolo ha vinto il Golden Globe), per la canzone "Save me" di Aimee Mann e per la sceneggiatura originale. Vincitore dell’Orso d’oro al festival di Berlino del 2000

Trama
Un giorno qualunque a San Ferdinando Valley, nella California del sud. Earl Partridge è anziano e in fin di vita nel letto di casa. Tra delirio e lucidità, esprime il desiderio di rivedere dopo anni il figlio Frank, che ha seguito le orme del padre nell'ambiente della televisione, sia pure con tutt'altro stile. Frank è un predicatore televisivo, dà lezioni di seduzione, è una sorta di Cattivo Ragazzo pieno di fascino. Phil, l'infermiere di Earl, rimane emotivamente coinvolto, tenta ogni possibile strada per far riavvicinare il suo assistito a Frank e arrivare ad una riconciliazione tra padre e figlio. Anche Linda, la giovane moglie di Earl, dopo essersi sposata esclusivamente per interesse, sente di essere innamorata del marito. Caduta in preda al rimorso, si imbottisce di psicofarmaci, mentre nevroticamente cerca di correggere gli errori commessi, prima di ripresentarsi al capezzale del marito. La situazione di Earl arriva a conoscenza di Jimmy Gator, conduttore del popolare quiz televisivo "What do kids know?". Affermatosi come figura di uomo integerrimo, Jimmy ha un male incurabile, sente vicina la resa dei conti e capisce di avere poco tempo per riuscire a fare pace con i propri rimorsi. Stanley, il bambino protagonista del quiz, ad un certo punto rinuncia a rispondere per ribellarsi al padre, che lo costringe a vincere per rivalsa personale. In questa situazione si riconosce Donnie, che da giovane era stato un genio dei giochi ed ora nessuno conosce più. Donnie passa le giornate al bar, poi mette in atto un furto di denaro nella ditta dove lavorava, ma, preso dal rimorso, porta indietro il bottino. Jim, agente di polizia, vive solo ma vorrebbe aiutare gli altri. Quando si trova a perquisire l'appartamento di Claudia, figlia di Jimmy, tra i due scatta una scintilla. Al termine dell'intervista con una giornalista, Frank accetta di andare dal padre. Di fronte a lui morente, Frank gli rinfaccia tutto il male che gli ha fatto. Intanto una pioggia di rane morte comincia a cadere sulla città, ricoprendo strade e marciapiedi. Jim dice tra sé: "Ho amore da offrire. Che cosa possiamo perdonare? E' la parte più difficile". Poi torna da Claudia, che sorride verso la macchina da presa.

Il regista
Paul Thomas Anderson è un regista molto giovane (30 anni), ma dalla personalità già formata. Basti pensare a come in questo film sa giostrare magicamente il rapporto tra le immagini e la colonna sonora.

Introduzione
Il film è molto complesso. Ha una struttura narrativa che si chiama polifonica, cioè si tratta di un film che non racconta una sola storia, ma tante storie di tanti personaggi diversi. Questo tipo di film deve risolvere il problema del rapporto tra l’unità dell’opera e le singole storie narrate. Il gran maestro di questo genere di narrazione è Bob Altman (Nashville, che racconta la storia di ben 24 personaggi; Un matrimonio, che racconta 44 diverse storie, America oggi, che è un grande affresco sull’America). Che cosa fa un regista quando deve governare una storia così complicata, con tanti personaggi, con tante storie che si diramano e si incastrano l’una con l’altra? Che cosa fa per dare unità ad un racconto che per natura è centrifugo? Di solito, per non disorientare lo spettatore, fa una scelta: decide di ambientare le storie tutte nello stesso luogo (qui i dintorni di Los Angeles) e poi contrae il tempo del racconto (qui 24 ore).
Ma al di là di soddisfare la necessità di aiutare lo spettatore nella lettura della complessità della storia, il regista riesce in questo modo a raggiungere un altro obiettivo: quello di dare al suo racconto i caratteri del racconto esemplare, cioè lo vuole fare diventare una parabola universale. Quindi in verità Magnolia non è (o non è soltanto) un film sull’America, come certa critica ha voluto far credere; è un film sull’esistenza. In particolare Magnolia è soprattutto una impietosa, crudele riflessione sulla paternità e sul peso della paternità, un bellissimo tema, anche se tragico, che non trova spesso ospitalità nel cinema di oggi.

Analisi
Il film è molto complesso, ricco di spunti, di piste. Prima di entrare nella sua materia facciamo il punto sulla sua struttura e sul suo linguaggio. Il regista ha aggiunto (all’unità di luogo e di tempo) due altri elementi per dare compattezza a un racconto, che sembra centrifugo:

i movimenti della macchina da presa che sono veri nodi che legano i personaggi e il loro destino; danno ai personaggi e al loro destino una razionalità, un senso. Non dimentichiamo che il prologo è la rappresentazione di tre casi bizzarri e stravaganti , curiosi e paradossali, vere beffe del destino, cioè il prologo del film sembra volere sottolineare l’irrazionalità del vivere, il carattere beffardo del destino. Subito dopo il film ci racconto una serie di storie disarmanti, pessimistiche, piene di tragicità che però la macchina da presa lega con una geometria razionale, come se il regista, mentre racconta altri casi bizzarri, altri casi tragici, altri casi stravaganti ci leggesse già dentro una trama, un senso. Questa trama e questo senso sono dati dai movimenti della macchina da presa e dal montaggio, che è strepitoso, che riprende questa storie che sembrano scappare fuori dal centro, come in un abbraccio.
ha la colonna musicale, che qui è impiegata con grandissima intelligenza. La prima e lunghissima sequenza del film, quella della presentazione dei personaggi coincide con una canzone: Il film si chiude con un’altra canzone bene augurale "Save me", una specie di piccolo inno all’amore, al termine di un racconto dove invece sembrava che la visione del regista fosse assolutamente pessimistica.

Il film procede, dopo la sequenza iniziale, con un’altra sequenza che ci butta in faccia la brutalità fisica della morte, rappresentata attraverso i due padri (un terzo padre è quello di Stanley, bambino-genio, star dei quiz show, che riesce sempre a vincere tutto… eccetto l'amore del padre), che sono personaggi che si portano dentro la oro sconfitta, la loro solitudine. Durante tutto il film la pioggia va a progredire. Il film inizia con un cielo nuvoloso e poi comincia a cadere in maniera ossessiva la pioggia, che va calare solo sul far della notte, quando nel racconto c’è una specie di rovesciamento. Ma tutta la parte centrale del racconto è scandita dall’incubo dell’acqua, che impedisce ai personaggi di guardarsi, di guardare fuori dalla finestra. Durante la pioggia in ogni casa è acceso un televisore, unica finestra possibile per dei personaggio che non si toccano, non si incontrano, che non possono comunicare, (si pensi alla sequenza dell’intervista a Frank; si pensi anche al bambino-prodigio Stanley che deve fare pipì e che nessuno ascolta), che vivono solo dentro di sè, nella loro solitudine e la loro disperazione. E mai come in questo film la televisione viene vista come luogo della falsificazione, dell’ipocrisia, della finzione. Se uno vedesse solo due terzi del film ne ricaverebbe una visione amara e cupa dell’esistere, dove i pochi personaggi angelicati (l’infermiere; il poliziotto; il bambino nero che canta la verità e che, sia pur derubandola, salva la vita alla giovane moglie di Earl) hanno l’andamento del clown, sono visti dal regista quasi con ironia, come se fossero dei personaggi comici che vivono in uno zoo in mezzo alle belve. Ad un tratto smette di piovere. Ed è allora che Claudia, un’altra sconfitta, canta una canzone e questa canzone lega per la prima volta i personaggi di questa storia, come se fossimo in un musical. I personaggi entrano in contatto fra di loro (il figlio va dal padre, il vecchio e smaliziato presentatore televisivo Jimmy Gator si confessa alla moglie, Claudia esce col poliziotto). Sembra che il film abbia un rovesciamento, un cambiamento di rotta. Ma poi Claudia manda via il poliziotto, Frank vomita addosso al padre tutto il suo odio, ecc. Le cose precipitano ancora, perchè è così grande il peso del passato (C’è una battuta nel film ripetuta tre volte: "Noi cerchiamo di liquidare il passato, ma il passato si ricorda di noi") che è quasi impossibile spaccare la solitudine, cancellare l’odio. Tutto sarebbe disperatamente perduto, se non accadesse un evento, apparentemente magico, inaspettato: la pioggia di rane (In realtà non è così inaspettata: durante quell’oscena trasmissione televisiva dei quiz, uno spettatore alza un cartello che poi l’addetto alla scena porta via rapidamente e sul cartello che ha alzato lo spettatore è scritto: "Esodo 8, 2" ebbene in quel brano della bibbia viene racconta una delle 10 piaghe d’Egitto, la pioggia delle rane appunto). Con questo episodio surreale il regista sembra volerci dire che solo qualcosa che viene dall’alto può dare al ricongiungimento dei personaggi una sua fecondità Alla fine del film l’umanità non è molto migliorata, ma finalmente c’è stato un contatto e dentro a questo contatto c’è il germe di una rinascita o almeno un abbozzo, un tentativo di rinascita.   

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