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Luigi Campedelli era il vero propulsore del Chievo. Se non fosse stato per lui la squadra non sarebbe dove si trova ora e suo figlio lo sa meglio di chiunque altro.
Il padre di Luca morì di un attacco cardiaco il 15 settembre 1992. Qualche giorno dopo il suo giovane figlio ancora scosso già prendeva le redini della Paluani e del Chievo. La partita con la Juventus era memorabile anche perchè cadeva il giorno dell'anniversario della morte di Luigi Campedelli. Con il pensiero del suo adorato padre mai troppo distante, Luca sentiva la sua presenza viva allo stadio Delle Alpi quella notte.
"Il club per me è come mio padre. Penso che se lo guido bene mio padre sia felice, ma se lo porto in cattive acque a mio padre dispiacerebbe. Così continuo a fare sempre il meglio per onorare la sua memoria. Penso che sia stato felice di vedere la sua squadra giocare contro la Juve perchè abbiamo fatto una gran partita ed abbiamo onorato l'impegno. Immagino la felicità di mio padre anche se credo sapesse il risultato prima di me".
Il calcio ha aiutato Luca a conoscere meglio suo padre. I viaggi per vedere il Chievo da ragazzo sono stati istruttivi. "Era una maniera per conoscere mio padre che era spesso occupato con l'azienda e non aveva molto tempo. Ma la domenica andavo al campo con lui ed i suoi amici. Li sentivo parlare ed ascoltavo le storie della sua gioventù. Così mi sono innamorato del calcio e del ChievoVerona. Ecco tutto".
Il presidente mi mostra i poster appesi alla parete della stanza dove ci troviamo che ritraggono il Chievo del passato e del presente compreso il papà di Luca e lui stesso. " Per me è una bella foto. Credo che solo se sai da dove parti puoi andare avanti".
Uno spazio è riservato ai poster della squadra 2000-2001 che è stata promossa dalla serie B.
Luca non sa se il Chievo rimarrà in serie A ma la sua prospettiva è stimolante anche se presa in prestito.
"Credo che Nick Hornby dica una grande verità: ogni settembre parte una nuova stagione. Credo che abbiamo tutte le possibilità di non retrocedere ma se succede non è la fine del mondo. Dobbiamo cogliere il momento e fare qulacosa di veramente speciale. Ma dobbiamo anche rimanere quelli che siamo: non possiamo diventare la Juve o l'Inter. Siamo il ChievoVerona. Lo spirito è di non dimenticare questo".
Nell'ultima stagione il Chievo ha fatto 1300 abbonamenti mentre quest'anno siamo già sopra i 4000, più degli abitanti del quartiere. La novità si sta diffondendo.
Luca rispetta i tifosi e loro rispettano lui.
Come della squadra, ne parla con orgoglio.
" I nostri sono dei veri tifosi. Non capisco come un tifoso possa dare un calcio ad uno ed un pugno ad un altro. Penso che il vero tifoso deva solo sostenere la sua squadra ed alla fine della partita riconoscersi come una persona normale. Non è una questione di vita o di morte anche se qualcuno lo pensa. Per me è sbagliato come sbaglieti sono il razzismo e la discriminazione. Non faccio distinzione tra un bianco, un nero, un giallo, un ebreo, un mussulmano od un cattolico. Guardo solo se è un buon giocatore o no. I nostri tifosi sono un esempio. Se quelli del ChievoVerona sono gli unici che vogliono cambiare il mondo, lo cambiano almeno un po'".
(7-continua)
Traduzione di Alberto (Douala)