Le disposizioni del decreto interministeriale
inerenti l’organico del personale docente e Ata per l’anno
scolastico 2008/2009 - trasmesso con la circolare n. 19 del 1
febbraio 2008 - rappresentano un grave attacco ai livelli
occupazionali e determinano un peggioramento dell’offerta
formativa ed educativa della scuola, soprattutto della scuola del
sud.
I “tagli” previsti dalle leggi finanziarie
del 2007 e del 2008 colpiscono infatti tutte le regioni dell’Italia
meridionale. In Campania il ridimensionamento degli organici è di
circa quattromila unità (sulle 11.000 unità tagliate a livello
nazionale).
Le misure sembrano dettate da una volontà
che risponde soltanto alla logica del risparmio e alla
subordinazione completa dell’istruzione pubblica agli “imperativi”
del ministero dell’economia, senza nessun tipo di mediazione.
A differenza di quanto accade in altri
comparti della pubblica amministrazione, dove l’intervento di
razionalizzazione investe la sola dimensione quantitativa dei
servizi offerti, nell’istruzione pubblica le nuove disposizioni
compromettono in modo grave la stessa possibilità di fare scuola.
Tra le tante misure previste dal decreto le seguenti sembrano
particolarmente dirompenti:
q
I parametri previsti dal D.M. n. 331/98, che
regolamentavano il numero degli allievi per classe e lo sdoppiamento
delle stesse, sono aboliti senza nessuna possibilità di deroga.
q
Si conferma la tendenza a superare progressivamente
l’organico di fatto, il che significa predeterminare i bisogni
ancora prima che essi si siano manifestati.
q
Tutte le sperimentazioni previste dal D. M.
234/2000 saranno ridimensionate.
q
L’organico funzionale nella scuola primaria abolito
q
Il tempo pieno dovrà rispondere ai vincoli più
rigidi rispetto al passato.
q
Non sarà possibile attivare corsi serali con un
numero di allievi inferiore a venti unità.
q
Il numero di insegnanti di sostegno non potrà
superare il 25% del numero di classi e di sezioni in ciascuna
istituzione, senza possibilità di deroga. Quest’ultima misura ci
sembra molto grave perché tende alla predeterminazione del numero di
soggetti in situazione di disabilità, con buona pace della retorica
sulla centralità della persona, sul nuovo umanesimo e altre “utopie”
ministeriali.
La Questa
“razionalizzazione” rischia non solo di compromettere il piano di
riassorbimento, lento ma progressivo, del precariato, ma
depotenzia anche le capacità delle scuole di rispondere in modo
adeguato al disagio e alla dispersione. Nella nostra regione - dove
decine di migliaia di allievi disertano le aule scolastiche e il
degrado e la criminalità imperversano - negli ultimi anni le scuole
hanno rappresentato un avamposto della democrazia, proponendosi
quali fabbriche diffuse di legalità e di orientamento esistenziale.
Centinaia le “scuole aperte”, grazie al piano di alfabetizzazione
alla cittadinanza attiva promosso dall’assessorato regionale,
centinaia i laboratori e gli operatori impegnati. Il piano di
razionalizzazione rischia ora di compromettere questo lavoro
capillare perché destruttura gli ambienti di apprendimento, minaccia
l’integrazione sociale e indebolisce globalmente le possibilità
progettuali della scuola dell’autonomia.
Le associazioni
professionali degli insegnanti CIDI e AIMC, l’ANDIS (Associazione
Italiana Dirigenti Scolastici), il Coordinamento Genitori
Democratici, Tuttiascuola, la
.......................................................
rivolgono un pressante appello al Ministro
della Pubblica Istruzione perché il decreto interministeriale venga
ridisegnato nelle sue parti essenziali; sollecitano i sindacati, le
istituzioni regionali, comunali e provinciali a promuovere tutte le
iniziative necessarie in difesa del diritto allo studio e indicono
una
Conferenza stampa
per
Giovedì 13 marzo alle ore 12 presso il Liceo “Genovesi.
I docenti
delle scuole di ogni ordine e grado, i dirigenti scolastici, i
genitori, gli studenti, i rappresentanti delle istituzioni sono
invitati a partecipare.