Anno I  8 Ottobre 2004                                                                                                                                                          Foglio Mensile

L’ALTRA CAMPANA

Ovvero la Voce del Coordinamento dei Comitati Civici di Bagno a Ripoli- Direttore Responsabile Francesco  Matteini

Aut. Trib. di Firenze n°5316 del  02.01.2004 - Redazione e Stampa Via T.Lorenzoni 34 Grassina - B. a Ripoli - Proprietario Lorenzo Sanseverino

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Non vedo, non sento, non parlo

L’indifferenza è da sempre, tra gli umani difetti, uno dei rimedi più adottati per minimizzare agli occhi degli altri le proprie preoccupazioni o ipocrisie. Ovviamente, nei rapporti interpersonali atteggiamenti del genere possono essere comprensibili, molto meno lo sono quando ad averli sono Amministrazioni come quella di Bagno a Ripoli ed in generale tutti gli accoliti sostenitori del piano regolatore del ’99.

Incrociandoli, dopo il 6 di Ottobre, dopo essere stati messi all’angolo dalla sentenza del Tar su illegittimità abbastanza evidenti, ma sempre negate, in esso contenute, la loro indifferenza ci ha richiamato alla mente una ormai famosa scena di Renato Pozzetto nel film “Il Fotogenico” quando, dovendo predisporre un carnet di foto con varie espressioni del viso, che trasmettessero altrettanti stati d’animo, per partecipare ad una selezione di volti nuovi del cinema, la sua espressione rimaneva presso che impassibile nonostante i richiami del fotografo a cambiarla, proponendogli varie situazioni di volta in volta felici o tristi. Questo nella sostanza è ciò che accade nelle commissioni e nei consigli o incontrando qualcuno dei noti sostenitori del piano: “io non vedo, non sento, non parlo”.

Non va meglio quando poi vengono abbozzate dichiarazioni sui giornali che rivelano l’intenzione del Comune di ricorrere al Consiglio di Stato. Va bene essere “Fotogenici” ma arrivare a pensare che si possa ricorrere alla suprema corte quando è scritto nero su bianco che Provincia e Comune non hanno semplicemente rispettato una loro legge, ci sembra veramente il colmo. Questo atteggiamento ci impensierisce perché potrebbe essere sintomo ormai di una certezza radicata in certi ambienti del palazzo di poter rendere torbido in qualche modo tutto, anche una sentenza chiara come l’acqua qual è quella del TAR.

Cosa si pretenderebbe? Che il Consiglio di Stato concedesse al Comune una deroga a prevaricare le leggi ed i regolamenti!!??

Ciò premesso in questo numero riprendiamo ovviamente l’argomento “sentenza TAR” ma non manca neppure un interessante articolo sulla presentazione della nuova scuola di Croce a Varliano.

Informiamo inoltre che sul giornale on-line http://www.idee.irpet.it  dell’IRPET, Istituto Regionale per la Programmazione Economica della Toscana, sono pubblicati alcuni nostri articoli che questo istituto ci ha richiesto, ospitati insieme ad altri contributi, nell’ambito di una dialettica generale sul tema “Voglia di partecipazione”, che molti movimenti come il nostro stanno sperimentando in autonomia per la difesa dei così detti interessi diffusi.

Si informano poi i cittadini che presso la Biblioteca Comunale di Bagno a Ripoli, nella sezione documentazione locale, sono in distribuzione per la lettura, tutti i numeri de L’Altra Campana e vari altri documenti, anche audiovisivi, prodotti dai comitati. Cogliamo l’occasione per ringraziare pubblicamente la curatrice della sezione, signora Raffaella Marconi, per la sensibilità che ha mostrato nel richiederci la documentazione del nostro lavoro, un riconoscimento del quale andiamo fieri.

Buona lettura

I Comitati Coordinati di Balatro, Osteria Nuova, Villamagna, Bubè

IN QUESTO NUMERO

 

l      acido lattico

Forse la fatica mi avrà offuscato la mente..

l       QUESTO MATRIMONIO NON S’HA DA FARE

Tutto questo è ridicolo!  Non ci resta che ridere…..

l      TAR: storia di una sentenza annunciata

Qualcuno che  vigila sul rispetto delle regole…..

l      NUOVA SCUOLA DI CROCE A VARLIANO, OVVERO: AD AMBURGO PROGETTEREBBERO UNA SCUOLA IN STILE TOSCANO ?

Ma la bioarchitettura cos’è?…

l      QUARANT’ANNI DI AUTOSTRADA: CHE FARE?

Le ferite sono ancora aperte…

l       Rubriche:

o        Perle di saggezza

Il Petrarca,  primo difensore della storia…

o        Cosa succede nel Palazzo:

Resoconto Consigli Comunali 27–28 Ottobre 2004

 


ACIDO LATTICO (…ovvero riflessioni di un ciclista della domenica)


Ognuno, si sa, ha un proprio metodo. Io, che sono un cicloamatore e amo fare escursioni per le colline di Bagno a Ripoli, quando sono sotto sforzo mi concentro sempre su qualcosa: penso al lavoro, alla famiglia, agli eventi degli ultimi giorni, al fine di non pensare alla fatica che costantemente attanaglia i dilettanti come me.

Chi ha fatto un po’ di sport sa bene che di solito, sotto sforzo, l’acido lattico sale, il tasso zuccherino del sangue scende e i pensieri, come i riflessi, si appannano.

E così lunedì 18 mi sono messo in sella alla mia bicicletta e sono partito… in salita. Ho pensato alla sentenza del TAR del 6 ottobre u.s. che ha dato ragione ai cittadini e ha annullato gli atti relativi all’edificazione di un insediamento di 58 appartamenti a Osteria Nuova e ho ripensato alla visita di domenica 17 ottobre di un architetto della cooperativa che costruirà il contestato complesso abitativo a Villamagna, che molto gentilmente aveva chiesto l’accesso alla mia proprietà per effettuare certe misurazioni. Ho riflettuto ancora sulle molte notizie datemi, in quella occasione, sull’edilizia convenzionata e ho ripensato alle molte domande fatte dall’architetto, compresa quella sul mio interesse a far rimanere nella zona la mia unica figlia, domanda alla quale ho risposto in modo assolutamente negativo.

Intanto la salita è sempre più dura e l’acido lattico cresce, cresce…e…io mi interrogo sul perché quell’architetto sia venuto a Villamagna di domenica, perché abbia parlato proprio con me, che sono il presidente del Comitato, delle nuove abitazioni ancora da costruire. E perché quella domanda relativa a mia figlia? Con questi inquietanti pensieri giungo in cima alla salita stremato e perplesso e inizio la tanto agognata discesa. L’acido lattico torna a valori normali, il tasso zuccherino risale e i pensieri, come i riflessi,>>Segue a pag. II  Segue da pag. I <<  ritornano chiari e limpidi. Solo allora riprendo il ragionamento interrotto e concludo: no, no, la fatica mi aveva offuscato la mente. Non è possibile che quell’architetto tanto gentile sia venuto da noi con uno scopo diverso da quello della misurazione. Sarebbe stato imprudente, fin troppo sfrontato…. e poi queste cose non succedono più, non qui.

Il mercoledì successivo mi attende una giornata faticosa: devo preparare l’incontro di giovedì sera quando si riunirà l’assemblea del Comitato, devo fare fotocopie della sentenza del TAR, devo farmi un promemoria di tutte le novità da riferire agli iscritti, faccio e ricevo telefonate, incontro persone, consulto documenti e , ormai stanco, al momento di andare a letto mi assale l’ultimo atroce dubbio: …. ma io avrò ragionato bene durante la salita o durante la discesa?

 

Roberto Diligenti- Comitato di Villamagna


QUESTO MATRIMONIO NON S’HA DA FARE


Le giovani coppie desiderose di convolare a giuste nozze, ansiose di costruire il proprio nido d’amore a Bagno a Ripoli con l’auspicato risultato di contribuire all’incremento della popolazione in questo declinante Comune, mediante i frutti dei conseguenti legittimi amori, hanno subito una grave delusione, in quanto non i manzoniani “BRAVI”, ma gli altrettanto bravi e scrupolosi Giudici del Tribunale Amministrativo Regionale hanno impedito con una impietosa sentenza la realizzazione del loro sogno, intimando ai Don Abbondio comunali: “QUESTO MATRIMONIO NON S’HA DA FARE !”

Qualcuno dei “nostri venticinque lettori”, a questo punto, esclamerà: “Ma tutto ciò è ridicolo”!

Certo, è ridicolo come affermare che alloggi con tipologie di lusso in aree pregiate del costo di molte, (troppe!!) migliaia di Euro al metro quadro sono destinati alle giovani coppie.

Certo, è ridicolo come ritenere indispensabile la costruzione di molti alloggi richiamando battaglie demografiche vecchie di settanta anni) per frenare il calo della popolazione del nostro Comune.

Certo, è ridicolo come concepire la realizzazione di uno scriteriato numero di alloggi  senza realizzare adeguate opere di viabilità e servizi!

Certo, è ridicolo come prevedere grosse costruzioni su colline che, oltre ad essere bellissime, presentano anche problemi geologici!

 

In conclusione, di fronte a tutto ciò, non ci resta che ridere!!

 

Carneade


LA SENTENZA DEL TAR: Storia di una decisione annunciata


Il sorgere dei Comitati fino ad oggi è stato caratterizzato dall’opposizione a problematiche urbanistiche rivolte a rivendicare la tutela ambientale e ad ottenere maggiore trasparenza e giustizia degli atti. Le attività del coordinamento sono state caratterizzate dalla denuncia di molte delle scelte del piano regolatore mettendo in evidenza le falle, per non dire peggio, che un atto importante come questo, destinato a disciplinare l’assetto urbanistico e territoriale del Comune per almeno dieci anni, contiene. A dispetto della sua importanza infatti nel 1999, il Consiglio comunale lo approvò “comprensibilmente” in tutta fretta solo 23 giorni prima delle elezioni, dopo averlo partorito in appena due anni.

Con tutta quella fretta, si può capire quanto si possa aver sorvolato sulla necessità di profonde valutazioni che scelte del genere avrebbero invece comportato anche e soprattutto, attraverso un apporto partecipato della popolazione direttamente interessata dai vari interventi. Così, tanti cittadini scoprono solo oggi che nel loro piccolo centro costruiranno nuove abitazioni ed ecco quindi sorgere i Comitati.

Le previsioni di piano

Fra le tante previsioni del Piano, quelle che hanno fatto più discutere, anche con interrogazioni parlamentari, riguardano la realizzazione di circa 600 nuovi alloggi in località collinari fra le più belle del Comune come: Osteria Nuova, piccola frazione posta lungo la strada provinciale per Incisa, fra bellissimi oliveti e antichi edifici; Villamagna, altra frazione nota per l’antica Pieve romanica e per la bellezza del paesaggio posta sulla strada per il convento dell’Incontro; Balatro, piccolo borgo ai piedi dei boschi di Fontesanta e addirittura la collina di Baroncelli, paradossalmente raffigurata in un depliant del Comune come esempio di “Bagno a Ripoli giardino di Firenze”. Simili previsioni hanno suscitato le inevitabili proteste oltre che delle associazioni ambientaliste e di comitati, anche di privati cittadini perché comportano lo stravolgimento di bellissimi paesaggi, in mancanza peraltro di un reale fabbisogno di abitazioni, data la costante diminuzione della popolazione del nostro Comune.

Oltre tutto il dimensionamento degli insediamenti viene fatto utilizzando uno strumento edilizio, anziché urbanistico, come appunto il Regolamento Edilizio, metodo riconosciuto illegittimo dalla stessa Regione, ormai da quasi due anni, ma che tuttora viene applicato. Non solo, oltre alla illegittimità questo regolamento all’art. 56 permette un impiego di territorio per abitante circa tre volte superiore agli standard nazionali previsti dalla legge 1444 del ’68, per la gioia dei costruttori che vendono le case con prezzi a metro quadro. Il tutto in evidente contrasto con la legge regionale n. 5 del 1995 che, in merito alla disciplina generale sul governo del territorio, prevede espressamente che nuovi impieghi di territorio possono essere consentiti solo in presenza di un reale fabbisogno abitativo, da determinarsi con un’attenta stima della popolazione. Tale fabbisogno non può essere "creato" attraendo popolazione da altri comuni, onde evitare la concorrenza tra gli stessi, lo spreco di risorse e l’eccedenza di abitazioni sul mercato.

Esattamente il contrario di quello previsto a Bagno a Ripoli dove si dice di voler contrastare il calo della popolazione costruendo nuovi alloggi, con il fumoso obbiettivo di portare gli abitanti a quota 26.000, e quindi "attirandoli" da altri comuni, in particolare da Firenze.

Urge la revisione del piano

Proprio per queste ragioni, il compianto sindaco Lastrucci, ampiamente sollecitato anche dai Verdi, allora all’interno della maggioranza, aveva attivato la procedura di revisione del piano Regolatore con la delibera n°90 del 16 luglio 2002. Nonostante questa volontà purtroppo postuma di Lastrucci, ed il persistere delle contraddizioni ricordate, la precedente Amministrazione, in un contesto di reggenza amministrativa e per giunta in scadenza, ha voluto ugualmente adottare i piani attuativi per edificare a Balatro, Villamagna e Vallina con la giustificazione di non poter tradire le “aspettative”. Purtroppo, le aspettative sono le stesse di chi ha costruito le villette di via delle Fonti a Grassina, sotto mura quanto meno settecentesche, rovinando ameni quanto appetibili declivi collinari in prossimità dei maggiori centri urbani, senza alcuna>>Segue a pag. III
Segue da pag. II <<  ricerca dell’integrazione del nuovo con l’esistente attraverso piani di paesaggio particolareggiati. Sono state tradite le aspettative dei giovani, dei single e dei meno abbienti, i più fortunati dei quali, sono stati dirottati (anzi, ghettizzati) nelle aree meno appetibili, vedi Vallina, subendo comunque prezzi di acquisto non proprio economici.

Alla fine, le mistificazioni costruite sulla favola delle giovani coppie in grado di acquistare appartamenti da 500.000 Euro e l’altra sulla necessità di “rivitalizzare” e ”valorizzare” i piccoli centri, pur applaudite da schiere di accoliti interessati, non incantano più nessuno.

Arriva la sentenza annunciata del TAR

Sulla base di tutte le suddette argomentazioni, in controtendenza ad un palese contesto di connivenza tra gli organi regionali e provinciali ad intervenire sui Comuni, giustificata sovente da una surrettizia loro incompetenza, finalmente, il 6 ottobre scorso, il TAR della Toscana ha pubblicato la sentenza con la quale annulla il Piano Regolatore del Comune di Bagno a Ripoli, nella parte in cui prevede interventi di nuova edificazione nella frazione di Osteria Nuova, dando ragione ad alcuni cittadini di quella frazione che nel lontano 1999, avevano impugnato il Piano ritenendolo illegittimo rispetto a quanto previsto dal Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Firenze. Nel giudizio erano successivamente intervenute anche le associazioni ITALIA-NOSTRA, V.A.S. e W.W.F.-ITALIA, rafforzando le ragioni addotte dai ricorrenti sulla base di una illegittimità che riguarda il mancato rispetto, da parte del Prg Comunale, delle “aree fragili”, dal punto di vista morfologico e paesistico, come invece previsto dal piano di Coordinamento Territoriale della Provincia e di fatto omettendo il controllo di rispondenza tra gli atti in questione.

Indubbiamente, la sentenza è molto importante perché riafferma innanzi tutto che le regole vanno rispettate a garanzia di tutti ed allo stesso tempo pone l’attenzione sulla qualità della Legge Regionale n. 5/95 in materia di tutela e che il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) ha attuato individuando appunto le “aree fragili” da preservare.

Purtroppo la vicenda portata alla luce dalla sentenza del TAR, evidenza, che a dispetto di buone leggi, non si può che pensare ad una sospetta connivenza tra Provincia e Comune nel farsene beffa, in nome di finalità che si possono definire solo speculative, tese a privilegiare gli interessi di pochi a costo di distruggere irrimediabilmente meravigliosi paesaggi di tutti.

Tutto questo è mortificante perché dimostra quanto possa essere considerata strumentale la tanto reclamizzata opposizione della Regione Toscana al condono edilizio quando si tollera il non rispetto delle illuminate leggi emesse dalla Regione stessa.

Cosa sarebbe successo se un gruppo di cittadini non avesse fatto ricorso al Tar?  Sarebbe stata una vittoria degli affari e non della democrazia delle regole.

Ma per far vincere la democrazia, è giusto che si debba ricorrere contro gli stessi organi democratici per fargli rispettare le regole emesse da loro stessi?!

Questa vicenda ha messo in piazza purtroppo i panni sporchi di un malgoverno del quale tutti ci dobbiamo rendere conto. A ben poco serve avere buone leggi se non si fanno corrispondere nei fatti. A ben poco serve guadagnarsi qualificata legittimità presso le platee ambientaliste se alla fine, per pochi denari, si manda alle ortiche ogni regola. Altro che buon governo!

Auspichiamo pertanto che la sentenza del TAR contribuisca ad invertire questa tendenza ed a far sì che il buongoverno ed il rispetto delle leggi nel contesto delle singole deleghe tra enti locali tornino ad essere gli obiettivi principali delle nostre Amministrazioni.

Per capirci qualcosa

Si è detto e scritto tanto sugli effetti dirompenti della sentenza del TAR sul Piano regolatore comunale: gli interventi di edilizia residenziale previsti per Osteria Nuova sono stati cancellati e, attualmente, le aree che ne erano oggetto non sono più edificabili.

Fin’ora, tutti gli articoli usciti in materia hanno frettolosamente spiegato che Osteria Nuova rientra in un’area fragile da sottoporre a Programma di Paesaggio e che il Piano regolatore ha illegittimamente previsto interventi edificatori in tale zona, perché prima non è stato predisposto il programma di paesaggio.

I lettori, quindi, si domanderanno: che cosa sono queste aree fragili? Che cos’è il Programma di Paesaggio? Cosa farà il Comune?

La notizia dell’annullamento del TAR era giunta quando ormai stavamo per dare alle stampe il numero precedente, per cui in quell’occasione abbiamo potuto dare brevemente la notizia senza avere la possibilità di diffonderci in ulteriori spiegazioni.

In questo numero, invece, possiamo diffonderci tranquillamente su tutti gli aspetti di questa vicenda, tentando di fornire i chiarimenti necessari.

Come abbiamo detto più volte, la pianificazione del territorio è disciplinata dalla Legge Regionale Toscana n. 5 del 1995, finalizzata ad orientare l’azione delle Istituzioni e delle attività pubbliche e private in favore dello sviluppo sostenibile della Toscana, garantendo la trasparenza dei processi decisionali e la partecipazione dei cittadini alle scelte di governo del territorio.

Detto per inciso, ci sembra che queste ultime due finalità non siano state raggiunte, dato che fino ad ora gli strumenti urbanistici sono stati adottati considerando la partecipazione dei cittadini come una pura formalità da sbrigare con semplici ‘presentazioni’ in riunioni scarsamente pubblicizzate e con le osservazioni puntualmente trascurate, il tutto ovviamente quando ormai i giochi erano già fatti seguendo un percorso tutt’altro che trasparente.

Comunque stiano le cose, la legge regionale, per garantire un corretto sviluppo del territorio, ha previsto tre livelli di pianificazione territoriale: regionale (con il Piano di indirizzo territoriale), provinciale (con il Piano territoriale di coordinamento) e comunale (con il Piano strutturale e il Regolamento urbanistico).

Ovviamente, i piani di livello inferiore debbono conformarsi a quelli di livello superiore, per cui il Piano comunale deve rispettare le prescrizioni del Piano provinciale, il quale a sua volta deve rispettare il Piano regionale.

Per di più, la legge n. 5/95 prevede espressamente che ciascun piano individui delle ‘invarianti strutturali’ del territorio da sottoporre a tutela (art. 5, comma 6).

In sostanza, i vari piani debbono individuare delle aree, che debbono essere tutelate e sulle quali i piani di livello inferiore non possono intervenire liberamente.

Il Piano provinciale ha quindi applicato questa disposizione, individuando delle ‘aree fragili da sottoporre a Programma di Paesaggio’, fra cui è compresa appunto anche la zona di Osteria Nuova, e qualificando espressamente l’individuazione di tali aree come invariante strutturale (art. 11 Norme di Attuazione del Piano provinciale).

Ma cos’è in particolare un’area fragile? L’art. 11 è chiarissimo in proposito: è una parte del territorio aperto (non urbano), che, presenta particolari caratteristiche connesse con la presenza dell’uomo, con l’agricoltura e con >>Segue a pag. IV
Segue da pag. III << la presenza di particolari ambienti naturali, la cui scomparsa o impoverimento costituirebbe la perdita di un rilevante bene della collettività.

Sono quindi zone di grande interesse storico, paesaggistico, agricolo e ambientale, che debbono essere tutelate proprio perché sono un bene rilevante della collettività.

La tutela di queste aree fragili è garantita dalla predisposizione, da parte della Provincia, di un Programma di Paesaggio, che deve contenere studi, indicare linee politiche di azione tese ad assicurare la valorizzazione e la tutela degli elementi caratterizzanti l’area fragile presa in considerazione.

Bisogna poi ricordare che lo stesso art. 11 delle norme di attuazione consente ai comuni di precisare i perimetri degli ambiti da sottoporre a Programma di Paesaggio, ma solo dopo aver compiuto analisi molto approfondite.

È ormai più che noto che il Comune di Bagno a Ripoli, con il beneplacito della Provincia, ha previsto interventi edificatori in un’area fragile, in mancanza del Programma di Paesaggio.

Conclamata è quindi la violazione delle vincolanti disposizioni del Piano provinciale, perché l’area fragile è, come abbiamo visto, un’invariante strutturale e perché senza il Programma di Paesaggio non possono essere adottate diverse previsioni.

Ci sembra quindi che la sentenza del TAR sia pienamente fondata e che l’Amministrazione non possa sperare di impugnare con successo tale decisione.

È ben vero che gli strumenti urbanistici comunali possono precisare i perimetri degli ambiti da sottoporre a Programma di Paesaggio, ma un tale potere, come abbiamo visto, non è illimitato e può essere esercitato solo a seguito di analisi più approfondite.

Nel caso di Osteria Nuova, il perimetro del centro abitato è stato dilatato oltremisura, inglobando, sia a valle che a monte, vaste aree coltivate ad olivi senza la benché minima motivazione, se non quella di dare una casa alle giovani coppie e di portare la popolazione a 26.000 abitanti; ma queste assurde motivazioni non sono sufficienti per distruggere un’area fragile e per far perdere alla collettività un bene che le appartiene!!

Alro che precisare i perimetri, qui si è letteralmente invasa un’area fragile, andando contro un’invariante strutturale!

Non pare quindi che l’Amministrazione possa validamente impugnare la sentenza per questa ragione.

Né il Comune di Bagno a Ripoli può concepire la predisposizione del Programma di Paesaggio come la rimozione di un ostacolo burocratico per dare ilvia libera’ agli interventi già progettati.

Come abbiamo già visto, il Programma di Paesaggio è un atto molto complesso, che richiede una vasta ed approfondita analisi dell’area presa in considerazione e degli interventi di tutela e valorizzazione (quella vera, non quella attuata con il cemento).

Solo all’esito di queste attività, l’Amministrazione potrà valutare l’opportunità di interventi edificatori, che però non potranno essere di dimensioni e impatto pari a quelli già previsti!

Lo ripetiamo: non pensi il Comune di Bagno a Ripoli che il Programma di Paesaggio serva persbloccare’ i progetti esistenti, perché questi sono totalmente incompatibili con la ‘fragilità’ della zona di Osteria Nuova.

Inoltre, se anche le altre località del Comune dove il Piano regolatore prevede interventi edilizi sono aree fragili, queste non potranno avere un diverso trattamento rispetto ad Osteria Nuova, solo perché le altre previsioni del Piano non sono più impugnabili.

È ormai evidente che il Piano regolatore presenta tante e tali storture, che ne rendono necessaria e improrogabile una revisione generale.

Ha un bel dire l’Assessore all’Urbanistica e all’Ambiente Tonarelli (che nel riassumere in sé le due qualifiche sfida continuamente il principio di non contraddizione) che “le scelte politiche effettuate non si cambiano”; queste scelte, al contrario, contrastano apertamente con varie norme di legge e debbono per forza essere cambiate, prima che il TAR le demolisca una ad una!

Auspichiamo che le opposizioni, e in particolare Verdi e Rifondazione Comunista, facciano veramente opposizione, affinché l’Amministrazione comunale possa tornare sui suoi passi e mettere mano a questa benedetta revisione del Piano, ovviamente evitando che i previsti interventi nel frattempo vengano realizzati.

 

Azzeccagarbugli

PERLE DI SAGGEZZA

....Da una lettera di Francesco Petrarca a Cola di Rienzo: " Così poco a poco non solo i monumenti ma le stesse rovine se ne vanno. Così si perdono testimonianze ingenti della grandezza dei padri e voi, tana migliaia di forti, voi taceste,(...) non dico come servi ma come pecore, e lasciaste che si facesse strazio della membra della Madre comune".


 

NUOVA SCUOLA DI CROCE A VARLIANO, OVVERO:

AD AMBURGO PROGETTEREBBERO UNA SCUOLA IN STILE TOSCANO?


Nella sera piovosa del 14 ottobre, al circolo della Fonte è stato presentato alla cittadinanza il progetto della nuova scuola materna ed elementare di Croce a Varliano.

All’incontro erano presenti i progettisti, che hanno illustrato nei dettagli il progetto, e l’Amministrazione comunale quasi al completo; il ruolo di ‘presentatore’ era svolto dal Sindaco Bartolini, sempre pronto a cogliere qualsiasi occasione per mostrarsi in pubblico.

La partecipazione dei cittadini era un po’ scarsa, sicuramente limitata agli interessati e a qualche curioso. Durante la serata si è presentato, diffondendo alcuni volantini, il neo-nato Comitato di frazione della Fonte; del resto, lo stesso Bartolini in campagna elettorale aveva auspicato la costituzione di comitati di questo tipo ed ha accolto subito con favore l’iniziativa, manifestandosi disponibile a confrontarsi con questa nuova organizzazione; dimentico però che già da qualche anno sul territorio esistono dei Comitati che vorrebbero essere ascoltati. Ben presto, comunque, capiremo quali saranno gli scopi e le attività di questo nuovo tipo di comitato…

 Come è nato il progetto

L’idea di costruire una nuova scuola a Croce a Varliano è da attribuirsi alla precedente Amministrazione, la quale sosteneva che la scuola attualmente esistente presenterebbe seri problemi strutturali, che ne comprometterebbero l’utilizzabilità.

Per queste ragioni, si è pensato bene di costruire un nuovo edificio, collocandolo però in un’area  diversa: fra la piazzetta dove fa capolinea il bus n. 33 e la via di Centanni

È stata quindi adottata una variante al Regolamento Urbanistico (delibera Consiglio Comunale  n. 146 del 25/09/2001), sono state presentate, da parte di alcuni cittadini e di alcune associazioni ambientaliste, delle >>Segue a  pag.V  Segue da pag. IV <<osservazioni che sono state puntualmente disattese, con conseguente approvazione definitiva della variante stessa.

Successivamente, si è dato avvio alla fase progettuale, con indizione di un concorso e successiva proclamazione, fra mille polemiche, dei vincitori, che nella piovosa sera del 14 ottobre hanno quindi presentato il loro progetto.

 Il progetto

Contestualmente alla variante al Regolamento Urbanistico, era stato approvato un progetto preliminare che prevedeva la realizzazione di un grande corpo di fabbrica, comprendente la scuola elementare e materna, affiancato da una palestra.

L’edificio era collocato in posizione diagonale rispetto all’angolo formato dalla piazza e dalla via di Centanni; difronte al complesso era prevista una nuova piazzetta triangolare con nuovi posti auto.

Il progetto presentato al circolo, invece, è radicalmente diverso; sono previsti tre grandi blocchi: uno davanti alla piazza attuale che accoglierà la palestra, che dovrebbe servire anche per attività non strettamente scolastiche; uno per la scuola materna e l’altro per la scuola elementare, lungo la via di Centanni, dove si troverebbero anche le strutture di servizio (stanze custodi, cucina, ecc.).

L’entrata dell’edificio scolastico è collocata nella piazzetta triangolare prevista dal precedente progetto, accessibile però solo dagli scuolabus e non dalle auto, per le quali sono previsti alcuni posti vicino alla palestra.

La parte rimanente del terreno dovrebbe essere destinata a giardino.

Degno di nota è poi l’edificio della scuola elementare; infatti è prevista la realizzazione di un fabbricato a due piani con un giardino pensile.

Ma quello di cui si vantano i progettisti è di aver predisposto un progetto secondo i canoni della ‘bio-architettura’, avendo realizzato grandi vetrate per garantire la massima illuminazione naturale, un sistema originale di ventilazione e, soprattutto, delle serre nella scuola elementare, che dovrebbero porre i bambini a stretto contatto con la vegetazione.

Il nostro punto di vista

Se la bio-architettura fosse ridotta alla semplice ricerca di soluzioni per una migliore illuminazione, ventilazione ed esposizione degli edifici, allora saremmo in presenza della scoperta dell’acqua calda, visto che da secoli (forse da millenni!) questi sono gli obiettivi primari della progettazione di qualsiasi edificio.

Ovviamente, la bio-architettura è molto di più, dovendosi intendere con tale termine la realizzazione di infrastrutture e manufatti, con l’utilizzo di tecnologie, materiali e modelli eco-compatibili, tesa ad offrire il massimo benessere psico-fisico, nel rigoroso rispetto dell’ambiente, delle tradizioni, delle culture locali e della loro evoluzione nel tempo.

Ci sembra quindi che non si possa spacciare per bio-architettura ciò che è realizzato secondo l’abc della tradizionale architettura e comunque in contrasto anche con alcuni principi della stessa bio-architettura.

Infatti, l’edificio è stato progettato secondo uno stile architettonico adatto più ad una qualsiasi città tedesca o in genere del Nord-Europa, che ad una piccola frazione della campagna fiorentina, come quella di Croce, che verrebbe, senza alcuna necessità, urbanizzata ulteriormente, impedendo oltretutto la bellissima vista che dalla attuale piazzetta del paese spazia sull’oliveto e sugli antichi edifici, armonicamente inseriti in un paesaggio collinare di grande bellezza.

Ancora una volta, una zona sottoposta a vincolo paesaggistico verrebbe irrimediabilmente deturpata da orribili ‘scatoloni’, che sono del tutto inconciliabili con l’ambiente circostante e che, visti dalle colline di fronte, costituirebbero un vero pugno nell’occhio.

Che necessità c’era, poi, di adottare tutte quelle soluzioni tese a ricercare la massima luminosità, in una regione ‘baciata dal sole’ come la Toscana? Non siamo in Nord-Europa!!

Che necessità c’era di prevedere delle serre dentro le aule, quando i ragazzi hanno a portata di mano una campagna meravigliosa?

Ci sembra quindi che questo progetto, oltre a non avere nulla di ‘bio-architettonico’, contrasti con i più elementari canoni della bio-architettura, visto il forte impatto ambientale e paesaggistico che lo stesso provoca e visto che, nel progettare gli edifici, le tradizioni e la cultura locali non sono state minimamente rispettate.

Che dire poi del fatto che la piazzetta attuale, di dimensioni ridotte, sarà congestionata dalle macchine dei genitori, nei momenti di entrata e uscita dalle scuole?

Dobbiamo aspettarci che venga realizzato un maxi-parcheggio (viva le macchine, abbasso l’ecologia!), dal quale si potrà ammirare ciò che resta del nostro paesaggio, come in un originale Drive-in?

Ma ben altri sono gli interrogativi che questo progetto pone: perché spostare l’edificio scolastico dall’area in cui si trova?

Anche l’edificio esistente è immerso in una zona aperta, panoramica, ricca di verde, con una buona esposizione solare e non è vicina a fonti di rumore o ad altre possibili fonti di disagio per le attività scolastiche.

Oltretutto, al plesso attuale si accede da una strada secondaria a fondo chiuso (la via Pian D’Albero), quindi agevolmente e senza creare disagi al traffico.

Siamo proprio sicuri, poi, che l’edificio attuale sia in condizioni così precarie? Non bastava un radicale intervento di manutenzione straordinaria o comunque ricostruire la scuola nella stessa area in cui attualmente si trova, invece di spendere circa un miliardo di vecchie lire per espropriare il terreno davanti alla piazzetta, allo stato coltivato ad ulivi?

E, soprattutto, che ne sarà dell’area occupata attualmente dalla scuola? Non è che fra un po’ di tempo verranno a dirci che la zona dovrà essere ‘risanata’ con chissà quali interventi?

Tutti questi interrogativi sono stati posti a suo tempo da cittadini e associazioni che hanno presentato le osservazioni alla variante al Regolamento Urbanistico, ma attendono ancora una risposta. Stupisce che i Verdi, all’epoca dentro la maggioranza, abbiano trascurato queste importantissime questioni perché ammansiti dalla ‘caramellina’ della bio-architettura, rivelatasi poi uno specchietto per allodole.

Almeno ora che sono all’opposizione, in una posizione in cui sembrano lavorare più efficacemente per contrastare la scellerata politica di questo comune, che aspettano a sollevare questi interrogativi e indurre così l’Amministrazione a seguire un percorso chiaro e trasparente sulla gestione dell’operazione? “Abbiamo fatto cose di sinistra!”, dice baldanzosamente il Sindaco a proposito del progetto, rispondendo all’articolo di Roberto Diligenti uscito sul numero di settembre di questo giornale.

No, caro Bartolini, neanche questa volta è stata fatta una scelta di sinistra, perché non è di sinistra spendere circa dieci miliardi di vecchie lire, quando i genitori sono costretti a fare collette perché mancano i soldi per la vera scuola, quella didattica e formativa.

Valerio Pellegrini


 


QUARANT’ANNI DI AUTOSTRADA A BAGNO A RIPOLI: CHE FARE?


Il 4 ottobre ricorreva il quarantesimo anniversario dall’inaugurazione dell’intero percorso dell’ Autostrada del Sole.

L’apertura di questa arteria venne all’epoca salutata come un’ardita opera d’ingegneria, capace di scavalcare l’appennino e di accorciare le distanze fra nord e sud; notevole fu l’entusiasmo e lo stupore, in un periodo di grande ottimismo per il boom economico in corso…pensate, per la prima volta si poteva raggiungere comodamente Firenze da Bologna in una sola ora!

Può sembrare strano, ma in un’epoca in cui due gallerie artificiali poste sul fianco di una montagna dell’appennino venivano definite ‘ciclopico ricamo’, c’era però anche chi aveva protestato contro l’impatto che l’autostrada avrebbe avuto sull’ambiente ed il paesaggio. La protesta più forte si ebbe immancabilmente quando si trattò di attraversare le colline fiorentine; già allora la Soprintendenza alle Belle Arti ed il Comune di Firenze (erano proprio altri tempi!) sollevarono numerose obiezioni. Naturalmente, a quei tempi la sensibilità verso il paesaggio e l’ambiente era inferiore a quella di oggi, per cui le istanze del progresso e, soprattutto, il decisionismo dell’allora presidente della società Autostrade, Fedele Cova, prevalsero su tutto: l’autostrada doveva passare lì dove la vediamo adesso. Gli enti che protestavano ebbero il loro contentino: la Società Autostrade accettò di pagare un architetto della Soprintendenza per seguire i lavori, ma il suo contributo si risolse a mettere qualche giaggiolo sulle scarpate e niente più. Sfortunatamente, il territorio di Bagno a Ripoli ha dovuto pagare il prezzo più alto; i progettisti scelsero infatti, per raggiungere il Valdarno superiore, di ricalcare il percorso dell’antica ‘via aretina per San Donato’, facendo passare l’autostrada per il Borro di San Giorgio, lambendo Osteria Nuova e scavalcando il valico di San Donato con un tunnel, che all’epoca era il più lungo di tutta l’autostrada. Fra l’altro, proprio sotto San Donato venne realizzato un enorme edificio (oggi non più esistente) per accogliere le maestranze operaie, soprannominato dai locali, per la sua altezza, il ‘K2’.

Ma la ferita più grave che è stata inferta al territorio comunale è l’autogrill ‘a ponte’ nell’area di servizio Chianti, chiamato da tutti i ripolesi ‘i’Pavesi’; bisogna calarsi nella mentalità dell’epoca per capirne la finalità: far ammirare agli automobilisti in viaggio il bel paesaggio collinare di Bagno a Ripoli.

Se però dall’autogrill si può ammirare un bellissimo panorama (che i nostri illuminati amministratori cercano di distruggere in tutti i modi), dall’esterno la vista dell’autogrill è un obbrobrio.

Oggi, svanite come neve al sole tutte le illusioni sul felice progresso che avrebbe dovuto portare l’autostrada, il nostro territorio si trova a dover sopportare il transito di decine di migliaia di veicoli al giorno, con grave inquinamento atmosferico ed acustico. L’autogrill viene considerata un esempio di scempio paesaggistico: è triste che il Comune di Bagno a Ripoli debba essere mostrato sui canali televisivi nazionali solo per queste ed altre brutture (come il ripetitore dell’Incontro, costantemente mostrato nel programma “Milano-Roma”).

Che fare? È evidente che l’autostrada non si può eliminare, ma, in prospettiva del previsto ampliamento a tre corsie, occorre comunque agire per cercare di mitigarne il più possibile l’impatto ambientale e paesaggistico. L’Amministrazione comunale dovrebbe fare tutto quanto in suo potere affinché lungo tutto il tratto ‘ripolesevengano installate barriere anti-rumore e vengano realizzate opere che ‘nascondano’ l’autostrada alla vista; basterebbe allo scopo una piantumazione di alberi o la realizzazione di collinette artificiali. Si dovrebbe poi impedire qualsiasi ampliamento dell’area di servizio e cercare di smorzare il più possibile il forte impatto visivo dell’autogrill: basterebbe colorarlo diversamente per avere un piccolo miglioramento.

Ben presto il Comitato di Osteria Nuova si occuperà di questo problema, confidando di avere dalla sua parte tanti cittadini stufi di sopportare le conseguenze negative dell’autostrada.

 

Valerio Pellegrini 


 


Cosa succede nel Palazzo


Resoconto Consiglio Comunale del
 27 Ottobre 2004

Molti gli argomenti all’ordine del giorno, quasi tutti frutto di interrogazioni anche di qualità ma più improntati sugli intenti che a decidere. Così è successo per l’interrogazione di Naldoni sullo stato di piazza della Vittoria, di fronte al palazzo comunale, che si è conclusa con una dichiarazione dell’Amministrazione, intenzionata ad intervenire nel 2007. Per l’altra interrogazione, sempre di Naldoni, sullo stato di abbandono alle erbacce nel quale si trovano gli scavi archeologici del capoluogo, dietro la piazza della Pace, la risposta della assessore Tacconi è stata invece più circostanziata, avendo annunciato anche l’assunzione di un giardiniere che sarà reso in grado di operare nel sito previo “addestramento” da parte della Soprintendenza, unica Istituzione competente ad intervenire.

Naldoni si è dichiarato moderatamente soddisfatto della risposta ricordando che gli scavi siano pubblicizzati su depliants turistici quando magari non è possibile neppure vederli; una testimonianza di incuria dell’Amministrazione per testimonianze di grande valore del nostro territorio. Breve intermezzo per approvare la gestione associata dell’Ufficio Statistica da parte dei Comuni della città delle colline per accedere alle incentivazioni previste dalla Legge Regionale 40, con lo scetticismo da parte delle opposizioni, in particolare Verdi e PRC, sulle positive ricadute sul nostro Comune e per questo hanno auspicato che almeno il Consiglio venga relazionato periodicamente sul lavoro svolto dall’esperto.

Il Consiglio si è aperto poi ad un ordine del giorno esterno, proposto dai sindacati dei pensionati, per denunciare le ormai condizioni di sopravvivenza con le quali sono costretti a fare i conti tanti anziani. Gli interventi di varie componenti dell’età avanzata, e della stessa Amministrazione, hanno elencato tante buone intenzioni ed il lavoro svolto nel volontariato dagli anziani pensionati. Ci aspettavamo anche un intervento dell’assessore al bilancio per elencare quali sono le facilitazioni fiscali che il Comune ha in atto per favorire i pensionati, ma dobbiamo rilevare che neppure tra i consiglieri intervenuti qualcuno ha posto all’attenzione questo aspetto e ce ne lamentiamo, visto che ci sono situazioni come quelle derivanti ad esempio dalla tassa (prossima tariffa) sui rifiuti che talvolta alcuni anziani ci hanno posto all’attenzione per una elementare iniquità nei confronti ad esempio di quelle coppie monoreddito che talvolta si trovano a dover pagare cifre enormi o comunque sproporzionate rispetto alla loro produzione di rifiuti, per la sola colpa di essere rimasti soli a vivere in case grandi. Quale migliore proposta poteva essere quella di rimodellare le  aliquote in funzione dell’età e del numero >>Segue a pag. VII Segue da pag. VI <<di persone anziché unicamente sulla superficie?

E’ poi seguita un’interessante interrogazione relazionata da Cortini di FI, della quale avevamo già letto qualche sprazzo sui giornali tempo fa, e a dire il vero non avevamo capito molto di cosa si trattasse, ma in questo caso, se abbiamo ben capito, costituisce un abuso su beni di pubblica fruizione che sarebbe bene dimenticare. Il riferimento è all’area di Mondeggi, quella sulla sinistra prima della Capannuccia, in merito alla quale secondo Cortini si replica dal ’99 una delle solite “pastette” fatte di favoritismi “inter nos”; piccoli ed ingenui quanto uno vuole ma abbastanza grandi, diciamo noi, da far pensare che lo stesso costume possa replicarsi anche per altro e questo non va certamente a guadagno della moralità nella gestione della “res publica”, guarda caso anche qui c’è di mezzo la Provincia, la stessa che non chiede il rispetto delle aree fragili nei piani regolatori. In pratica Cortini ci ha fatto capire che la Provincia ha concesso l’area al Comune, attraverso un accordo di comodato a condizioni vantaggiose (€1472/anno). A parte questo, l’anomalia sta nel fatto che il Comune, a sua volta, ha dato in gestione l’area all’unione comunale DS che tra l’altro non ha ottemperato agli accordi non ripristinando lo stato dei luoghi dopo le feste dell’Unità ecc. lasciando delle strutture precarie non permesse dal Reg. Urbanistico (Art.21) per quella categoria di area individuata come parco dal PRG. Dulcis in fundo le utenze acqua luce e gas non risulterebbero intestate a nessuno...A rispondere ci ha provato Pisilli ma la lettura delle “controdeduzioni”, è apparsa veramente goffa e palesemente reticente, tanto che ad un certo punto, Bartolini, visivamente imbarazzato di fronte all’evidenza innegabile di un presunto abuso di ufficio, l’ha buttata sul ridere accostando la presenza di strutture in tubi “Innocenti” non rimosse all’innocenza dell’Amministrazione e dell’unione comunale DS.

Così tutto è sembrato finire a tarallucci e vino con un bonario vedremo di regolarizzare la cosa senza accennare, diciamo noi, alla neonata associazione Mondeggi, 2000 che già dal nome qualcosa vorrà dire!?.

C’è stata poi l’interrogazione della Verde Bensi per richiamare l’attenzione dell’Amministrazione  su tutto quello che nei prossimi mesi, anche in seguito all’apertura del mostruoso ipercoop di viale Giannotti, succederà in termini di viabilità dalle nostre parti, avendo rilevato la latitanza del nostro Comune nel pensare quanto meno alla richiesta per un allungamento della prevista tranvia, anche se di là da venire essendo prevista come ultimo lotto, ma intanto si potrebbe pensare a piste ciclabili che ci ricolleghino a quelle di Firenze, facilmente realizzabili e fruibili, visto che Bagno a Ripoli e Vallina ad esempio sono in pianura, oppure, ha detto la Bensi, si deve stare sempre ad aspettare le grandi opere come i due ponti di Vallina e la variante di Grassina che chi sa quando verranno, e se verranno, per iniziare ad abbozzare una propria visione della mobilità?  Le risposte della assessore Papini sono partite molto da lontano, rievocando i "massimi sistemi negativi” della nostra viabilità da Vallina a Grassina. Del primo si parlerà in una prossima seduta, mentre del secondo aggiungiamo noi dopo qualche uscita poco felice sull’argomento, vedi Ponte a Niccheri, sul finire della passata gestione non si è più sentito parlare. La Papini ha accennato solo ai temi che poneva l’interrogazione annunciando il possibile prolungamento di una nuova bus-via in corsia protetta che dovrebbe vedere la luce dopo l’apertura dell’ipercoop.

Il Nostro punto di vista.  Su Mondeggi, che dire? Ci possiamo solo aspettare che tra breve Bartolini la butti sul ridere anche per i piani attuativi di Balatro e Villamagna, dopo il TAR e Osteria Nuova; magari dicendo: ragazzi avevamo scherzato, ma vi pare che noi siamo così stupidi da costruire a Villamagna e Balatro??!! Il punto non è la eliminazione di strutture in tubi “Innocenti”, per noi la gravità sta nell’atteggiamento prevaricatore che questa vicenda mette in evidenza portando alla luce pastette tra i soliti enti e amici degli amici, concedendo di fatto ad un solo soggetto per giunta politico, di disporre in pratica dell’area non periodicamente ma, a noi come ad altri è sembrato essere in totale dipendenza. Non a caso Bartolini ha, per così dire “improfumato l’aere” ripetendo per ben due volte di aver concesso l’area di Mondeggi anche al Calcit, associazione sempre citata, quando si vuol fare bella figura. Bene ha fatto, in questo caso, FI ad interessarsene, non tanto per gli “Innocenti tubi” abbandonati nel parco, ma perché in questo modo è stata riportata l’attenzione sulla necessità di trasparenza (già messa in evidenza dalla sentenza del TAR) di rapporti tra le Amministrazioni stesse ed in questo caso con i partiti. Rapporto che secondo noi deve rimanere ben distinto. Caro Sindaco! Non vorremmo ritrovarci a dover andare a chiedere la concessione di disporre di beni di tutti ad un partito! Queste cose, lei sa benissimo in che periodo della nostra storia avvenivano. Per una volta ci permetta, la gestione del parco di Mondeggi, in questo caso, non è stata molto di sinistra!

In merito alle non risposte della assessore Papini all’interrogazione dei Verdi, non vediamo niente di nuovo sotto il sole, anzi, paradossalmente qualsiasi trasporto pubblico in grado di portare celermente da Bagno a Ripoli verso Firenze e l’ipercoop finirà per impoverire tutta la zona sterilizzandola da qualsiasi attività commerciale locale con il risultato di penalizzare gli anziani e tutta l’economia locale. Il motto è sempre lo stesso: non possiamo andare contro a Firenze, allora andiamogli sempre più incontro, in un masochistico abbraccio mortale! Per quanto riguarda gli altri argomenti all’OdG il il nostro punto di vista è stato espresso nello svolgimento del resoconto.

Resoconto Consiglio Comunale del
 28 Ottobre 2004

Questo Consiglio si è aperto con l’esposizione del piano della Protezione Civile che ha rappresentato un’occasione anche per consegnare alle varie associazioni di volontariato interessate, attestati di riconoscimento per l’insostituibile lavoro svolto consegnati di volta in volta da un diverso consigliere ad altrettanti giovani rappresentanti. Riguardo al piano, noi l’avevamo già seguito l’anno scorso e non possiamo che dirci tranquilli per la meticolosa ricerca delle situazioni a rischio che è stata fatta.

E’ poi seguito l’ordine del giorno predisposto da Vezzani e fatto proprio da tutta la maggioranza, riguardante la mancata destinazione di fondi all’ANPI per i festeggiamenti del 60° anniversario della liberazione. Il consigliere Casini ha letto il documento che, basato anche su alcune citazioni, chiedeva al Governo di riconsiderare tale scelta e destinare invece fondi affinché i valori della Resistenza non si esauriscano in un cerimoniale, ma possano essere tramandati anche attraverso la produzione di materiale storico, biografico, didattico. Il dibattito che ne è seguito è stato caratterizzato dalla netta opposizione di Briccolani di AN, che francamente ci ha sorpresi, per alcuni passaggi non consoni alla sua persona  neppure se si accettasse il rituale gioco delle parti. Briccolani si è perso nella negazione dei valori della resistenza la cui storia sarebbe scritta dai vincitori e così via. Tutto ha detto, fuor che cose sensate che in qualche modo.>>Segue a pag. VIII  Segue da pag. VII << poi Vezzani ha cercato di enucleare e che forse andavano accennate anche nel comunicato. Proveremo a dire qualcosa anche noi non senza difficoltà. E’ noto che AN sta spingendo in parlamento per far passare una legge che assurga a pari dignità militare coloro che combatterono per la Repubblica Sociale Italiana (RSI), meglio conosciuta come Repubblica di Salò; su questo punto ci sembra che la storia sia scandita da dati oggettivi: dopo l’8 settembre la RSI fu costituita da coloro che seguivano un uomo, non l’esercito Italiano che, anzi, venne deportato in massa in Germania dai nazisti, ed in pratica sostituito sul territorio dai partigiani. Poi, se vogliamo, ampliando un concetto che Vezzani ha accennato, citando a proposito il titolo di un nostro articolo del precedente numero di questo giornale, “OMNIA MUNDA MUNDIS”, un motto latino che tradotto afferma in sostanza che “tutto quello che nasce dalla purezza è buono”, è chiaro che, ad esempio, anche nella RSI ci fossero giovanissimi adolescenti sopraffatti da una violenza ideologica e non da una loro impossibile matura convinzione, sui quali, data la loro “MUNDA” purezza, è giusto riflettere…e forse anche rendere onore. Riconoscere la RSI è un’altra cosa.

Sono seguiti altri due OdG: uno di Naldoni di AN, sullo stato del cimitero di Quarto e l’altro commemorativo di Alcide De Gasperi nel 50° della morte. Per il 1°, nonostante le soluzioni dell’assessore Pisilli, si è coraggiosamente astenuto anche Casini della maggioranza, insieme alla Bensi dei Verdi, contrari la CdL. Riguardo a De Gasperi interessanti interventi, anche da parte di Mari di FI, hanno delineato lo spessore e la grande statura di un uomo d’altri tempi: “un trentino prestato all’Italia”. Dopo la sua morte la politica infatti cambiò, si fece più “italiana”, con Scelba ecc. A De Gasperi sarà intitolata una via, anche se non è chiaro in quale parte del Comune, visto che  quella prevista nell’ordine del giorno, in quel di Sorgane, forse, secondo Vezzani, sarebbe più indicata per un altro grande: Giorgio La Pira, che quei posti li frequentò davvero.

 

Sergio Morozzi   


Suonano le Campane


Al Circolo la Fonte in occasione della presentazione del progetto della nuova scuola di Croce a Varliano, tra le altre cose, è stata annunciata dal Sindaco la nascita di un nuovo comitato, del quale alleghiamo il volantino di annuncio.

Leggendo, apprendiamo che oltre ai Comitati spontanei, ci saranno nel nostro Comune anche i Comitati “su idea e invito del Sindaco del Comune di Bagno a Ripoli” la cosa non ci ha stupito più di tanto perché ogni sindaco è libero di inventarsi quanti comitati gli pare, pensate, quando c’era LUI i comitati si chiamavano consulte ed erano obbligatorie, quindi l’idea non è poi tanto nuova, speriamo piuttosto che le finalità non siano le stesse: controllare le idee e gli affari di tutti

Però un dubbio ci è venuto, ma i nostri comitati sono buoni o cattivi?

L’ultima volta che questa accezione di termini l’abbia personalmente sentita era negli anni ’50, quando, a scuola, nei periodi di assenza momentanea dell’insegnante, saliva in cattedra il capo classe che tirando una linea sulla lavagna, da una parte scriveva i più buoni, dall’altra i più rumorosi cattivi. Ma questa è archeologia scolastica, che c’entra, dirà qualcuno!? E’ vero, ma oggi mi chiedo, tra i comitati, chi farà il capo classe?

Meditate, meditate, gente!

Mosè


Scrivici e visita i nostri siti Internet: Coordinamento dei Comitati Civici di Bagno a Ripoli

http://digilander.libero.it/cccbaripoli                  Comitato di Bubè http://digilander.libero.it/comitatobube

Oppure invia una lettera a: Redazione “L’Altra Campana”Via Tina Lorenzoni 34 - 50015 Grassina