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EVOLUZIONE DEL PENSIERO ECONOMICO

Prendendo in considerazione numerosi autori, e con l'aiuto di alcune pubblicazioni edite da The New Economics Foundation (Macgillivray et al., 1995; J. Karas, 1995), si può tentare di formulare una breve lista dei concetti più importanti che sottolineano la recente evoluzione del pensiero economico:
  • sviluppo contro crescita; mentre lo sviluppo è un concetto vasto che racchiude il benessere economico, sociale, ambientale e culturale, la crescita rappresenta la misura economica e quantitativa della ricchezza (es. PIL e PNL); può esservi, infatti, crescita senza equità, senza benessere o prosperità sociale ed ambientale; la crescita può coesistere con la povertà, etc.;


  • sviluppo sostenibile contro sviluppo tradizionale; il primo differisce dal secondo per molti aspetti, i più rilevanti dei quali possono essere desunti da un elenco predisposto da Mikessel (1992, citato da Khan, 1995); il capitale naturale è considerato il fattore a maggior rischio e deperibilità; grande importanza è attribuita all'utilizzazione intergenerazionale delle risorse disponibili; nella valutazione dei risultati sono inclusi tutti i costi e i benefici sociali, come pure l'esaurimento delle risorse naturali; l'assorbimento dei rifiuti è considerato come una delle funzioni principali dell'ambiente e come una limitazione importante alla crescita economica;


  • limiti ambientali; gli obiettivi sociali od economici debbono riflettere i vincoli della sostenibilità; il punto di partenza è la definizione di sviluppo sostenibile come miglioramento della qualità della vita nel rispetto delle capacità di carico degli ecosistemi (da Caring for the Earth, IUCN, UNEP, WWF, 1991);


  • principio precauzionale; se l'ambiente deve essere considerato come la base dello sviluppo economico, e non più come un bene gratuito ed illimitato, laddove esista la minaccia di un danno serio, dovrebbe essere intrapresa ogni azione possibile per prevenire il degrado ambientale; la mancanza di certezze scientifiche non dovrebbe costituire un motivo per rinviare tale decisione;


  • resilienza; il contesto suddetto spinge la necessità di analizzare la capacità della società di reagire e di adattarsi alle tensioni naturali o indotte e alle situazioni traumatiche; il sistema sociale deve essere consapevole e in grado di migliorare la propria capacità di recuperare o mantenere i propri livelli di equità e produttività durante o dopo il verificarsi di situazioni di questo genere (brevi o lunghe che siano);


  • efficienza ambientale; essa si persegue rendendo l'attività economica rispettosa del sistema ambientale ed è, pertanto, saldamente collegata al principio delle limitazioni ambientali; in altre parole, l'efficienza ambientale esisterà se inquinamento, sfruttamento delle risorse e danni ambientali resteranno entro i confini della sostenibilità; si rende, quindi, necessario un mutamento nei modi di utilizzo delle risorse (rinnovabili e non rinnovabili) e di gestione dei processi di produzione, dei prodotti (dimensioni, durabilità, utilizzazione, ciclo di vita completo, qualità) e della domanda; molti di questi cambiamenti possono essere ottenuti progressivamente, migliorando ed innalzando l'efficienza economica e tecnologica; altri necessitano di misure tipiche di controllo della domanda (ad esempio, orientamento ai consumi, comportamenti individuali e collettivi), di interventi di natura socio-demografica (ad esempio, riduzione della popolazione) e di iniziative di programmazione territoriale (ad esempio, da grandi e caotiche a piccole e flessibili dimensioni);


  • produttività ambientale; il ricorso ai vincoli della sostenibilità agevola la comprensione del significato di questo concetto; infatti qualsiasi cosa che riduca il flusso di materiali e di energia contribuirà a ridurre i carichi ambientali; perciò la produttività ambientale può essere misurata dal rapporto tra la produzione totale e la quantità di energia e di altre risorse immesse nel processo di trasformazione in prodotti e servizi; in questo senso, è importante anche considerare l'utilizzo dei prodotti e servizi come rapporto tra output e input nel riciclo e nello scarico dei rifiuti, secondo il principio ‘dalla culla alla bara' (ciclo di vita completo dei prodotti); Basiago (1995) citando Gilman, afferma che tutto ciò che può essere fatto per prolungare il ciclo di vita del prodotto (dall'estrazione delle materie prime all'eliminazione finale dei rifiuti), come design duraturo, facilità di riparazione e buona possibilità di riciclaggio, massimizza il suo valore netto.