Circolo Culturale Albatross: Susanna Tamaro
"Rispondimi"

Dopo il successo mondiale di "Va dove ti porta il cuore" e il meno fortunato "Anima mundi" la Tamaro torna sulla scena italiana con un libro atipico per lei spesso accusata, non senza ragioni, di buonismo.
Il titolo che riprende quello del primo racconto, si potrebbe riferire al Salmo 26 (27 nella Vulgata) in cui si legge "Ascolta, Signore, la mia voce. Io grido: Abbi pietà di me! Rispondimi.". [Di questo Salmo esiste una lettura coinvolgente del Papa nel recente cd "Abbà Pater" (traccia n°1)]
Già dal titolo è perciò abbastanza esplicita la natura di ricerca e di riflessione ontologica di un'opera che ha il suo maggior merito nel non limitarsi a considerazioni banali, addentrandosi nel profondo, mirando al cuore del problema, senza rifugiarsi in inutili preconcetti.
Questa ricerca si eleva appunto come un grido, rabbioso e disperato, in mezzo alla desolazione del mondo, ritratto nei suoi eccessi: la ricerca dell'amore, attraverso un percorso frastagliato, esperienze drammatiche e incomprensioni, attraverso la solitudine, attraverso insomma tutto ciò che amore non è (e a volte anche attraverso ciò che sta all'opposto dell'amore) dovrebbe essere una specie di maieutica verso la rivelazione, cioè verso un'amore spirituale, come ben descritto nella lettera di Michele alla madre in "L'inferno non esiste" o in quella del teologo a Saverio in "Il bosco in fiamme", vero e proprio testamento spirituale del libro.
Lo fa d'altro conto in modo convincente, senza forzature, senza binari di lettura obbligati: l'ordine dei tre racconti ci porta poco alla volta, passo dopo passo, a gradini successivi del percorso, dalla ricerca di un amore prettamente materiale e terreno con la tenerissima "tempesta di baci" che Rosa ricerca da quando ha perduto la madre, a quello spirituale, consolatorio in realtà, ma capace di dare una nuova visione del mondo, in cui si rifugia Saverio scrivendo dal carcere al teologo.
Colpisce, in un libro che parla esplicitamente dell'amore, come d'altro canto e' scritto nel frontespizio "Rimanete nel mio amore (Gv 15, 9)", il cambiamento dello stile della Tamaro, che si presenta in una nuova veste spietata, da scrittrice "cannibale" in un certo senso: ci si potrebbe chiedere il perché di questo radicale cambiamento nel modo di scrivere, essere magari disturbati da dei racconti che riprendono situazioni tutto sommato marginali del vivere quotidiano, estremi esempi di solitudine e di vuoto: famiglie disgregate, persone incentrate solo su di sé. C'è il rischio di prendere le distanze da un libro che ha una forte carica emotiva con la quale tenta di accedere alla critica razionale: c'è il rischio di tirarsi indietro, davanti a realtà che molto spesso preferiamo non vedere.
Eppure "Potrà sembrare un libro spietato - dice la Tamaro - ma non ho fatto che guardarmi attorno: purtroppo la realtà supera di molto la fantasia".
Forse allora era necessario andare a scavare davvero la realtà piu' cupa della disperazione, senza cercare di darvi senso, ma cercando di vedere quello che vi manca, senza cercare di dire, ma solamente limitandosi ad osservare, e, in ultima analisi cercando di riscattare il male col bene.
"Riscopriremo il senso della vita, chi siamo e dove andiamo, soltanto se sapremo di nuovo guardare con occhi di bimbi. Se sapremo stupirci per la bellezza e la gioia del creato e sentirci parte del popolo delle Beatitudini evangeliche, accogliendo in noi la forza del perdono e della riconciliazione, facendo scelte coraggiose e controcorrente, accettando la fatica del sacrificio. Quando vado nelle città e cammino fra la gente, guardo gli occhi delle persone che incontro e vi leggo uno straniamento, una follia che mi fa stare fisicamente male. Vorrei con questo mio libro aprire delle finestre, dare la possibilità di riflettere sulla vita e sulla morte, sulle responsabilità che dobbiamo assumerci. Spero di turbare le coscienze, perché possano migliorare il loro rapporto con l'esistenza".
Ma allora perché l'amore? Forse perché sempre l'amore è un appiglio, il redentore del male di vivere, se non l'obiettivo dell'esistenza.
Il libro risulta infatti più un libro sulla vita che sull'amore, sul senso di vivere, sulla responsabilità di vivere: un interrogarsi (anche sofferente) sul male del mondo con la speranza di intravedervi un senso.
In questo "Rispondimi" pur con i suoi eccessi, e pur conservando nello stile, non del tutto convincente, i tratti di un'autrice non ancora abituata a scrivere in questo modo "maledetto", è un libro capace, per la crudezza descrittiva, di confondere e inquietare, e sicuramente non lascia indifferenti, ma obbliga a pensare, a mettersi in gioco.


La copertina di Rispondimi
(edito da Rizzoli)


Susanna Tamaro

Intervista a Susanna Tamaro
(da Famiglia cristiana
)

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