Per analizzare Doestoevskij ho scelto di svolgere
la mia ricerca su tre punti: la vita, dalla quale si possono ricavare
molte delle idee dei romanzi, l'idea del sottosuolo, il movimento
letterario che si rifà a Dostoevskij e cioè il realismo
russo. Il Realismo russo nasce a Mosca nel 1845-46 basandosi su due
filosofie contemporanee, l'Idealismo tedesco di Fichte ed Hegel e
il Socialismo Utopistico di Simon e Fournier. Questa corrente letteraria
tende a considerare l'umanità dell'uomo, con attenzione all'introspezione.
L'uomo viene visto nella sua totalità, nel bene e nel male,
e in questo c'è gran diversità da Gogol, ad esempio,
che dell'uomo analizza soprattutto le bassezze, facendone quasi una
caricatura.
Lo scrittore realista si faceva interprete della realtà, con
un compito sociale di analizzatore della società e dei suoi
problemi. Dostoevskij si discosta dal realismo
dando ai propri personaggi una grande tensione interiore che porta
nei romanzi una forte suspance che riesce a sbalordire e a stupire
il lettore. Il realismo infatti aveva dato vita a romanzi senza effetti
eclatanti, a "fabule clare".
L'uomo di Dostoevskij è diviso tra Dio e Satana, tra il bisogno
di ribellarsi a Dio elevandosi a superuomo e quello di seguirLo. Dostoevskij
arriva a dire che l'uomo che si allontana da Dio non è in realtà
un superuomo, ma un sub-uomo, perché è in Dio che l'uomo
trova il suo completamento.
Dostoevskij nasce a Mosca nel 1827 in una famiglia nobile decaduta
e muore a Pietroburgo nel 1881.
Nel 1847 fa parte di un circolo d'intellettuali di idee socialiste
che viene attaccato dagli zar: Dostoevskij è condannato a morte,
condanna dalla quale è liberato solo poche ore prima dell'esecuzione
in favore della deportazione in Siberia. Questo è un evento
che fa da spartiacque nella sua produzione.
Temi costanti della sua opera sono il patricidio e lo stupro della
donna (o comunque una sopraffazione sulla donna).
Entrambi questi temi hanno radici nella storia personale di Dostoevskij.
Il padre era infatti un uomo violento, tanto che Dostoevskij era giunto
a desiderare la sua morte: venne assassinato nel '39, lasciando in
Dostoevskij un forte senso di colpa che lo porta fino all'epilessia.
L'amore viene vissuto invece con un forte senso di possessività,
quasi come sopraffazione e affermazione di sé: "Amare
significa tiranneggiare" (Ricordi dal sottosuolo)
Le opere si possono dividere in due periodi, uno antecedente alla
deportazione, intriso di idee socialiste e umanistiche con una visone
ottimistica dell'uomo e una successiva. In questa, che ha come origine
"Ricordi dal sottosuolo" che è del 1864, Dostoevskij
che ha vissuto sulla propria pelle l'esperienza del dolore e della
morte, scopre la realtà così com'è, con l'esistenza
del male, della disperazione e della sofferenza: l'uomo può
essere malvagio, nemico. E' sicuramente una visione più ampia.
D. rifugge dalle certezze matematiche, perché la vita è
nella dinamicità, così come la libertà. 2+2=4
è la morte, non la vita (Memorie dal sottosuolo). Dostoevskij
difende la presenza dell'irrazionalità.Il
sottosuolo è l'istinto: bisogna scavare di continuo per far
venire a galla la verità, e questa opera di scavo può
anche essere dolorosa, ma è necessaria perché l'uomo
si manifesti a sé. (Deus absconditus -Pascal)
Nella narrazione Dostoevskij analizza la realtà, la trasforma
in fantasia e questa in una realtà superiore (spirituale, animo
dell'uomo): è il Realismo Superiore di Doestoevskij. La descrizione
del paesaggio, delle case, tende alla realtà spirituale dei
personaggi, che appunto si esplicita tramite le cose fisiche: "Uno
studio prende vita solo collo spirito dell'uomo" solo la spiritualità
riempie le cose e lo spazio. In questo è spiegato il minor
interesse per le cose in sé che è tanto accentuato in
Gogol.
I personaggi di Dostoevskij sono idee personificate, perché
portano alla luce idee, sentimenti e contraddizioni universali ed
eterne. L'idea è positiva se deriva da Dio, se è seme
divino: non deve essere un ideologia. Le ideologie infatti bloccano
l'uomo e la vita, sono morte: le ideologie sono proprie dell'uomo
errante, cioè decaduto, l'uomo che ha tradito Dio. (L'uomo
perciò è libero di scegliere tra il bene e il male il
suo destino). Dostoevskij ha grande attenzione
ai volti, dai quali fa trasparire la divinità, spesso però
oscurata dalla banalità.
A cura di Diana Manzionna