l dottor Luigi Ariola, che fu per quarantaquattro anni medico condotto e ufficiale sanitario di Cave, così ha descritto in un suo opuscolo conservato nella Biblioteca comunale, le virtù salutari dell'acqua della fonte di Santo Stefano:
"A nord - est di Cave, a qualche centinaio di metri dalla cittadina, in un bacino pianeggiante alla base del Monte Cervino, all'altezza di 360 metri, sgorga un'acqua minerale che porta il norme di Santo Stefano.
Detta acqua scaturisce fra sedimenti vulcanici certamente dotati di forte radio attività. Essa ha la durezza totale, in gradi francesi, di 3,05 e contiene tracce di magnesio e di calcio. Dall'esame batteriologico del Ministero degli Interni, risulta che sono state trovate pochissime flore batteriche appartenenti alle comuni forme idrofile banali.
Quest'acqua è stata trovata grandemente utile nelle malattie del ricambio e, in modo speciale, nelle calcolosi, come lo dimostrano i molti malati che hanno fatto la cura, e la lunga permanenza a Cave del sottoscritto, che data da oltre quarant'anni, e che quindi, ha potuto sperimentare in molti malati, ha trovato che detta acqua ha una decisa efficacia nelle varie manifestazioni della diatesi urica, nell'uricemia, nella gotta, nella renella, nella calcolosi tanto renale quanto vescicale e, per riflesso, in tutti quei disturbi che trovano un punto d'origine nell'uricemia, in certe nevralgie, in qualche malattia della pelle, in tutte le forme infiammatorie delle vie urinarie".
L'acqua della fonte di Santo Stefano è sempre stata, una volta molto più di oggi, motivo di richiamo a Cave per villeggianti, e la cittadina non mancava di pubblicizzarne le virtù terapeutiche con una scritta sulle cartoline illustrate e su un cartellone posto presso la fonte.