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 Tra vittime e carnefici
 Intervista a Claudio Vergnani
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Claudio Vergnani
Claudio Vergnani, col suo romanzo d’esordio, ha portato un notevole contributo alla letteratura horror italiana, aggiungendo il suo nome allo stringato elenco di scrittori, quali Manfredi, Nerozzi, Altieri, ecc… che si occupano egregiamente del genere.
Il 18° Vampiro (vedi recensione) è stato anche una sfida alla moda del vampiro “politicamente corretto”, che caratterizza questi tempi, con un coraggioso ritorno al vampiro del folklore, spietato e, soprattutto, dall’aspetto ripugnante. Accanto al vampiro, l’autore ha dato anche vita a una nuova tipologia di cacciatori: quelli che sbarcano il lunario uccidendo i vampiri. Per i lettori è difficile non affezionarsi a questi vampire-hunters dal pungente senso dell’umorismo e non pretendere un seguito al romanzo. Claudio Vergnani ha soddisfatto questa richiesta con Il 36° Giusto (vedi recensione), disponibile nelle librerie da fine agosto.
Il Catafalco, anche questa volta, coglie l’occasione per scambiare due chiacchiere con lo scrittore.

Catafalco: Iniziamo con una domanda di rito. Come è stato accolto da pubblico e critica Il 18° Vampiro?

C. V.: Direi molto bene. Ottime recensioni e molte manifestazioni di simpatia. Ottimo anche il tam tam su internet. Sono stato molto fortunato.

C.: I tuoi personaggi si esprimono con un linguaggio piuttosto diretto e, soprattutto nel 18° Vampiro, abbiamo visto riferimenti alla parlata delle località modenesi. Come mai hai pensato di avvalerti di questo tipo di prosa (che ci regala passaggi davvero spassosi)? E hai ricevuto critiche o inviti ad apportare qualche modifica al tuo stile?
C. V.: Mi è venuto assolutamente naturale, perché ho descritto persone – e di conseguenza modi di esprimersi – di persone che esistono veramente. Non ho ricevuto critiche di alcun tipo. D’altra parte il linguaggio pare funzioni, e i dialoghi in cui appare una qualche forma dialettale sono tre o quattro in tutto il romanzo. Lo stile può piacere o meno, ma è onesto e naturale (oltreché, mi auguro, divertente), e i lettori lo hanno apprezzato.

C.: I vampiri del 36° Giusto conservano le caratteristiche che contraddistinguevano il vampiro medievale, però li vediamo spesso passare il confine tra carnefice e vittima, nella nuova situazione che si è venuta a creare dopo la Mattanza Vampirica. Come mai hai deciso di dar loro un animo e una consapevolezza così malinconica da far intenerire il lettore che, a volte, non sa se continuare a fare il tifo per il cacciatore?
C. V.: Anch’essi, come i Cacciatori, sono mossi dalla necessità e dalla disperazione. Li ho immaginati dilaniati dall’angoscia che la condizione di non-morti non può non comportare, e vittime della schiavitù impietosa e atroce della sete di sangue. Speravo di offrire alle riflessioni e all’interesse del lettore una creatura profonda e sfaccettata, e non il classico mostro bidimensionale. Il senso è che – in determinate condizioni – il passaggio tra vittima e carnefice avviene in un limbo ove le cose tendono a confondersi. Come anche accade (non sempre, ma accade) nella realtà.

C.: Poco fuori dal Cimitero monumentale compaiono alcuni vampiri elegantissimi accompagnati da una spaventosa creatura necrofaga. Come mai hai scelto di far apparire Margherita e Behemot sulle pagine del tuo romanzo?
C. V.: Sono figure che torneranno nel terzo e conclusivo episodio. Mi divertiva anche l’idea che Margherita, tra le altre cose, lasciasse intendere un suo rapporto con il famoso scrittore russo Bulgakov, autore tra l’altro (e appunto) de Il Maestro e Margherita.

C.: Chi immagineresti come interpreti per una ipotetica riduzione cinematografica del 18° Vampiro e del 36° Giusto? E come regista?
C. V.: Questa è davvero una bella domanda. Immagino che se tu la ponessi a chiunque ha letto il romanzo, riceveresti da ognuno una risposta differente. Dal momento che – come ho detto – ho descritto (almeno nei ruoli principali) persone che esistono veramente, non posso che avere in mente loro. Tuttavia, per giocare - e lasciando perdere l’io narrante per ovvi motivi - direi (esagerando) Dolph Lundgren (debitamente appesantito e annebbiato) per Vergy, Jude Law per Gabriele (gli somiglia, in effetti), Virginia Madsen per l’amica.

C.: Negli ultimi tempi, in Italia e nel mondo, sembra di assistere ad un graduale degrado della scena culturale, economica, sociale e politica. Quali sono i mostri che fanno più paura nella società d'oggi? Il vampiro è uno spauracchio che può ancora incutere terrore?
C. V.: Non lo so. Dipende dal lettore. Forse un giovanissimo alle prime esperienze di lettura può ancora spaventarsi leggendo qualche situazione ben strutturata e descritta, ma ho dei dubbi. Oggi, un adulto con un minimo di consapevolezza e senso critico potrà ricavare da un buon horror tutt’al più qualche brivido e – a seconda della bontà del prodotto – un certo coinvolgimento intellettuale. L’orrore vero, però, risiede fuori dal genere horror.

C.: Oltre che scrittore, ti sei spesso definito lettore. Ci puoi citare un romanzo classico e uno moderno che ti sono rimasti impressi (di vampiri e non)? C'è qualche nuovo autore italiano o straniero che trovi particolarmente interessante?
C. V.: Sì, mi definisco un lettore che scrive, e credo che la distinzione sia valida. Detto ciò, devo ammettere di conoscere molto poco la letteratura contemporanea. Tra i classici cito Shakespeare e Marlowe (il commediografo) , poi, naturalmente, Borges, lo scrittore e poeta sudamericano che l’io narrante dei miei romanzi cita più volte. Apprezzo molto l’Umberto Eco saggista, mentre tra i giallisti John Dickson Carr e Raymond Chandler. Rimanendo in tema gialli, in Italia mi pare che Barbara Baraldi abbia buone idee e ispirazione.

C.: Abbiamo l'impressione che difficilmente Paride licenzierà i tre cacciatori di vampiri che gli danno occasione di non "sporcarsi le mani", conseguentemente ci sembra inevitabile un seguito al 36° Giusto. Puoi darci qualche anticipazione?
C. V.: Se tutto va bene, la terza e conclusiva parte della trilogia vedrà la luce nel 2011. Sarà un romanzo che chiuderà il cerchio dell’azione, recuperando atmosfere peculiari de Il 18° vampiro, e sarà anche un modo per congedarmi con riconoscenza da chi ha seguito l’intera storia con affetto e interesse.

A questo punto ringraziamo Claudio per la disponibilità e, soprattutto, per le piacevoli ore che ci ha fatto passare in compagnia di Claudio e Vergy.



* Intervista rilasciata il 09-11-2010.





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