|
Lo
Squalo Bianco
Jack
Leeder
Editore ERP Roma, Collana "I racconti di Dracula" prima serie,
n.39 Gennaio 1963 - L. 150
- Pag. 120
- Copertina realizzata dal pittore Mario Caria - Roma
TRAMA
Una spedizione scientifica composta dal prof. Ghutner, Gordon Bell,
Bob O’Mara ed Edith arriva sulle ventose coste della Normandia per
esplorare le caverne della spiaggia Nord. Gli speleologi prendono
alloggio nella taverna del villaggio e assoldano due guide: Lionel e
Marius. Però quando arriva il momento di esplorare la “Grotta dello
Squalo Bianco” Lionel e Marius si rifiutano di accompagnare gli
studiosi.
La grotta è una apertura nera e carica di mistero inclinata verso il
sottosuolo. Scalfite sulla roccia ci sono incise queste strane parole:
Dieci pinte di sangue umano
Il pianto di una vergine
Pane fatto con farina di teschi
Il giorno dopo Lionel accompagna gli studiosi da Dubois, l’unico
uomo in paese che ha tentato di esplorare la grotta. Costui è un
vecchio pescatore che vive con la figlia Minou, bella e scontrosa.
Dubois, seduto su una sedia a dondolo con una corta pipa di terracotta
fra i denti, incomincia a narrare una leggenda:
Un tempo il mare non arrivava fino a quel punto e nei pressi della
caverna sorgeva un mulino a vento. Henriette Mussu, giovane vedova di
un pescatore, tornava dal mulino dove era andata a prelevare farina.
Lungo la strada Henriette vide arrivare una barca con alcuni brutti
ceffi armati fino ai denti. La donna spaventata si nascose dietro una
roccia. Gli uomini sbarcarono sulla spiaggia portando una cassa di
legno ferrato. Dai loro discorsi Henriette capì che erano banditi e
intendevano nascondere il loro oro. Con le funi calarono la cassa
dentro alla grotta. L’uomo chiamato il Nero, che sembrava il capo,
decise di mettere un custode del tesoro seguendo un metodo
insegnatogli da uno stregone dei Caraibi. Scelse il bandito più
sospettoso e gli fece ripetere le parole del riscatto:
“Il sangue di cinque uomini che abbiano violentato una vergine. Pane
fatto con farina di teschi; tanti teschi quante sono le facce di un
dado.”
Poi fece avvicinare l’uomo (il quale non riusciva a capire) al bordo
della caverna e qui gli sparò. Il suo spirito sarebbe stato il
custode del tesoro e se qualcuno fosse riuscito a rubarlo, lo spirito
avrebbe preteso questo inconcepibile riscatto!
Il racconto del vecchio Dubois prosegue:
Prima di andarsene i pirati scoprirono Henriette, la violentarono e
l’ultimo le piantò un coltello nel ventre. Ma Henriette non morì
subito. Incise quelle parole sulla roccia e raccontò la storia ai
suoi soccorritori, il mattino dopo.
Fin qui la leggenda. Poi Dubois riferisce la sua esperienza personale:
Durante l’occupazione alleata egli decise di esplorare la grotta,
invasa dall’acqua di mare. Si calò sul fondo con un completo da
sommozzatore. Scoprì il forziere sfasciato con monete e pietre
colorate tutto intorno. Dubois incominciò a riempire un piccolo zaino
e stava per risalire quando fu attaccato da un gigantesco squalo
bianco. Dubois riuscì miracolosamente a salvare la propria vita
abbandonando lo zaino che lo appesantiva. Riuscì ad emergere portando
con sé una sola moneta d’oro. Adesso egli la mostra ai suoi
ascoltatori: una antica Corona inglese del 1500. Ma
la figlia Minou sta soffrendo le conseguenze di questo fatto.
Il giorno seguente i membri della spedizione del prof. Ghutner
decidono di esplorare la caverna sottomarina e qui scoprono che il
vecchio Dubois aveva detto la verità. Trovano il suo zaino e vengono
attaccati da un gigantesco squalo bianco.
Allora i tre uomini ritornano muniti di arpioni e dopo una
lotta con lo squalo riescono a recuperare il tesoro.
Adesso il villaggio è in subbuglio. Tutti hanno paura della
maledizione della leggenda.
A partire da questo momento, fatti terribili sconvolgono i membri
della spedizione e gli abitanti del piccolo villaggio. É lo
scatenarsi delle passioni umane oppure è lo spirito del pirata morto
che esige il suo tremendo riscatto?
Dubois decide che è più saggio non conoscere la risposta a questo
interrogativo e in una notte di tempesta ruba il tesoro maledetto e lo
riporta nella caverna.
Jack Leeder, pseudonimo di Mario Pinzauti, siciliano (1930), Roma.
Ottimo scrittore del terrore e soprannaturale, ha scritto con vari
pseudonimi oltre 100 neri e gialli. I suoi capolavori: Vincolo
Macabro, La Valle Dei Cento Morti, L’Amante Infernale, Le Piccole
Gocce.
Ha una grande passione per le armi e dopo la chiusura dell’Editrice
nel 1983 è diventato direttore di una scuola di tiro e Perito
Balistico.
|