...........Arrivo' Giugno e un bel
mattino il nostro Capoposto ci disse che il locale dove era
impiantata la nostra Stazione Radio serviva al Genio della Marina
per sistemarvi altri apparecchi da sperimentare e che avrebbero
temporaneamente smontato tutti gli apparati radio: "Quindi voi due
andrete a fare servizio altrove pur restando in forza al "ROSSAROL".
II Capoposto ci preciso' che noi due, gli operatori, ci saremmo
assentati da bordo soltanto per effettuare il nostro turno di
guardia. A me tocco' il vecchio incrociatore "PISA" temporaneamente
in disarmo. Avrei dovuto fare soltanto seconde comandate una notte
si e l'altra no. Non mi parve una bella prospettiva ma....
Quella stessa sera, alle
23.50, raggiunsi la banchina dove il "PISA" era ormeggiato di poppa.
Infilai la passerella a malapena rischiarata dalla luce lunare, ma
c'era di peggio perche' neppure la coperta era illuminata, al che mi
sentii in diritto di smoccolare non tanto sommessamente da non
attirare l'attenzione del piantone che improvvisamente mi si paro'
davanti. "Sei ii sottocapo "erretti" di seconda?" Ai miei ripetuti
"sono " e alla mia richiesta di indicarmi come dovevo fare per
raggiungere la Stazione R.T. mi illumino': "Vinissi cca' " rispose
incamminandosi verso un boccaporto sulla dritta e qui fermatici
continuo' "Scinnissi e pighiassi a strada ritta do ponte da
batteria tenenno d'occhio a luce n'nfunno (Trad.
dal Siciliano: vieni qua e vai diritto sul ponte di batteria tenendo
d'occhio la lute che sta in fondo.)
Lo ringraziai e scesi al ponte
di batteria. Il ponte di batteria iniziava qualche metro prima della
scala che avevo disceso ma il suo corridoio era immerso nel buio
piu' completo. Vedevo dinanzi a me solo la luce Indicatami dalla
sentinella e mi venne in mente Pinocchio nel ventre della balena con
il lumino che occhieggiava nelle profondita' dell'animale etc. etc..
Purtroppo il ventre in cui mi accingevo a procedere era fatto
d'acciaio e percio' stesi le braccia a guisa di chele esploranti e
cosi', quasi a tentoni, con lo sguardo sempre fisso alla luce che,
certamente doveva essere sistemata alla fine del ponte di batteria,
passo dopo passo, giunsi ad una porta aperta sulla mia destra e
dalla quale trapelava un tenue chiarore: era proprio la stazione
R.T. ed infatti un sottocapo mi saluto' con un ciao e mi invito' ad
avanzare nel locale.
Era la', mi disse, per
passarmi le consegne precisandomi che in seguito non avrei trovato
l'operatore da rilevare e che neppure alle quattro sarei stato
rilevato da alcuno. Gli chiesi spiegazioni e seppi che it servizio
iniziava alle venti e terminava alle quattro del mattino. Mi indico'
il ricevitore che emetteva solo fruscio interrotto continuamente
dalle famigerate "scariche atmosferiche" e mi preciso': " In pratica
non sentirai nessuna trasmissione. Questo ricevitore e' sintonizzato
esattamente su 1950 metri ( era
l'onda lunga notturna della R.Marina
) cioe' su Roma Radio (
Centro Radio Roma S.Paolo
) che, poi, e' l'unica cosa che potrai sentire.
Stai bene attento perche'
spesso lancia i suoi fottuti "controlli'. Lo interruppi per
chiedergli come bisognava fare per accusare ricevuta del "controllo"
visto che non c'era piantone di guardia. Indicandomi un cassetto mi
disse " La dentro ci sono dei moduli telegrafici. Riempi il modulo
con la data, ora di ricezione, CONTROLLO e come firma IAPS che e' il
nostro nominativo. Quando alle quattro smonti, passi dall'ufficio
telegrafico che si trova sul piazzale d'ingresso dell'Arsenale, ti
fai dare la ricevuta e te ne vai a nanna." Cio' detto, il bravo
collega saluto' e spari') nel buio del ponte di batteria.
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Regio Esploratore Cesare
Rossarol |
Rimasto solo feci una rapida
ricognizione in quella stazione radio che era immersa in una
penombra che invitava al sonno piuttosto che al servizio d'ascolto.
C'erano sui vari banconi tre altri ricevitori ma nessuno era
collegato alI'alimentazione, pertanto, niente radiofonia che avrebbe
potuto in parte giustificare la mia presenza in quella stazione
radio. Trascorsi le mie quattro ore passeggiando su e giu' perche'
ritenevo pericoloso sedermi: mi sarei certamente addormentato.
Arrivo' la fine di Luglio e il mio tempo, ora, era scandito dalle
seconde comandate. Nel frattempo i miei sensi di orientamento si
erano affinati e potevo raggiungere il mie posto di servizio sul
"PISA" senza apprezzabili inconvenienti.
Avevo anche sfogliato i
brogliacci perche' volevo rendermi conto di che coca avveniva
durante le guardie dei miei colleghi. Dovetti constatare che quanto
mi aveva riferito il compagno conosciuto la prima volta
corrispondeva alla realta: infatti tutte le guardie non portavano
alcuna annotazione salvo le classiche "ZONA LIBERA" - "FORTE FRUSCIO
" oppure " FF SCARICHE ATMOSFERICHE". Rilevai anche qualche
"CONTROLLO" lanciato da IDO (Roma Radio) e presi nota degli orari:
generalmente essi venivano lanciati trascorsa la prima ora di
guardia .
Dedussi che i cervelloni di
Roma Radio davano per scontato che durante i primi sessanta minuti
gli R.T. della R: Marina resistevano alla tentazione di farsi una
dormita. Certo da parte mia si trattava di una teoria da dimostrare.
Comunque era pur sempre una teoria, magari abbastanza sempliciotta
ma alla mia eta pareva buona. Tuttavia a me non interessava assai la
probabile ora in cui Roma Radio lanciava i suoi dannati "controlli"
perch& le mie quattro ore me le "spugnavo" sul serio, nel senso che
armato di caffe', zucchero e zollette del cosiddetto alcool solido
che costituiva it combustibile della macchinetta espresso (che
tenevo ben nascosta nello sgabuzzino adiacente la stazione radio
vera e propria) elementi che, sommati a qualche avvincente romanzo
del tipo "INCONTRARSI E DIRSI ADDIO" ed altri usciti dalle fertili
menti di quel pugno di scrittori ungheresi come Ferenc Molnar, assai
di moda a quei tempi, non venivo mai tentato dalla decisione di
abbandonarmi ad un sonnellino : l'assenza assoluta di traffico mi
consentiva quindi di mantenere gli occhi ben spalancati coadiuvato
dai diversivi citati. C'era per contro, Roma Radio, ma
l'altoparlante aveva dato prova di essere capace — insieme alla
potente emissione di quella stazione — di far balzare dal seggio
anche il piu' duro di timpani. Ma una volta..........
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Beh, quella volta ando
cosi'...... Avevo trascorso una franchigia domenicale assai
movimentata con passeggiata in Via Chiodo, cinema con annesso
"Variety" che persino i cosiddetti "cinema rivoltella" non osavano
negare agli uomini del C.R.E.M. e poi infine, cena a base della
classica "farinata" consumata in una di quelle piccole trattorie di
periferia e pagata con gli striminziti rimasugli in acmonital.
Intanto si erano fatte le 23.30, e strapazzatissimo presi la strada
dell'Arsenale per recarmi al mio posto di guardia e qui giunto mi
resi conto che non avrei potuto resistere al sonno.
Fu quindi giocoforza prendere
una idonea decisione: mi sovvenne di un esperimento indicatomi in
passato da un mio collega piu' anziano di me. L'esperimento
riguardava la proprieta' insita in ogni essere umano ( non so se
oggi tale proprieta' e' ancora presente) e cioe' il nostro "OROLOGIO
FISIOLOGICO": quel collega cosi' la definiva. Praticamente se una
persona desidera svegliarsi ad una determinata ora deve soltanto
tracciare a secco, con un dito, le cifre corrispondenti sulla
propria fronte. Variante: le cifre dell'ora possono essere scritte
su un foglio di carta o cartoncino, con caratteri piuttosto grandi
da posare ai piedi del letto come se si trattasse di una tabellina.
Ebbene, avevo verificato parecchie volte I'esperimento e sempre con
esito positivo, con la tolleranza di qualche minuto piu' o meno (nel
1999 a Super Quark di Piero Angela l' argomento fu trattato
con una spiegazione scientifica.)
In virtu di questi collaudati esperimenti, vergai su un foglio di
carta "00:40". Quaranta minuti mi erano sufficienti per riprendere
le condizioni abituali e cosi' stramazzai su un lurido strapuntino,
subito preda di un sonno profondo. Mi svegliai e guardai I'orologio
a parete: segnava 00:38 ! Mentre mi levavo in piedi l'altoparlante
sparacchio' IAPS IAPS IAPS v 1DO — 0040 — CONTROLLO - IDO VA....
Mi mancano ancora oggi le parole per descrivere I'euforia da cui fui
colto. Per dirla brevemente, se qualcuno fosse entrato in radio in
quel momento avrebbe visto un sottocapo R.T dimenarsi come se fosse
stato punto da una tarantola con I'aggravante del fatto che quel
sottocapo andava ripetutamente colpendo col braccio sinistro
I'avambraccio destro. E certo! Si trattava di un duplice risultato:
il sottocapo aveva battuto i cervelloni di Roma Radio e aveva ancora
una volta confermato la validita' dell' "OROLOGIO FISIOLOGICO".
Le rimanenti tre ore di quella seconda comandata filarono come olio
e al loro termine il sottocapo smonto' tenendo bene in tasca il
modulo telegrafico contenente la conferma di ricezione di quel
fottuto "CONTROLLO" e nel consegnarlo all'impiegata del telegrafo
gli venne di immaginare che cosa avrebbero detto quelli di Roma
Radio nel ricevere il suo messaggio: "Questo non siamo riusciti a
fregarlo! Si capisce che faceva buona guardia! " Intanto per
raggiungere l'Ufficio Telegrafico che si trovava proprio sul
piazzale d'ingresso dell'Arsenale, a circa due chilometri dal "ROSSAROL",
quei signori di Roma gli avevano fregato un'altra mezz'ora di
riposo: il riposo del guerriero!