(DIARIO SEGRETO)

 
     
 

ASPETTANDO IL MALTEMPO

 
 

 
     
 

26 Gennaio 1932. Proveniente dalla R. TORPEDINIERA " 65 PN " avviata alla demolizione e dopo una brevissima, ma infame permanenza a MARIDEPO POLA, giungo in quel di LA  SPEZIA e prendo imbarco sul R.C.T. "CESARE ROSSAROL" (Ex germanico " B 97 " ricevuto in conto danni di guerra ( 1915-18 ). Quanto precede e stato tolto dal diario ma quello che segue, benche' si tratti di avvenimenti di settantotto anni orsono e tratto dalla mia memoria, non soggetta a "volatilizzazione " per dirla con termine informatico. Mi stavo incamminando verso prua quando venni bloccato da una stridula voce emessa dalle corde vocali di un anziano Capo Cannoniere che aveva interrotto il suo armeggiare intorno al pezzo di poppa: dovetti, con ipocrita aria dimessa e dopo avergli reso un regolamentare saluto, declinare le mie generalita' militari e  non appena inteso che ero un sottocapo R.T. egli senti' l'impellente necessita' di farmi sapere che......................

"A BORDO DI QUESTA NAVE SI USA FILARE DIRITTO ALTRIMENTI DOVRAI FARE I CONTI CON ME ! " e subito dedussi che il prode sottufficiale altri non poteva essere che l'aiutante di bordo. Pensai che si trattasse del solito fissato, affetto dalla sindrome antiradio. Venni presto a sapere che si trattava, invece, di una specie di naufrago segnato da vicende familiari molto movimentate, pertanto ritenni di ribattezzarlo " cariba " il che fu adottato senza riserve dalla maggior parte dell'equipaggio. Devo aggiungere che durante gli otto mesi d' imbarco non ci fu neppure uno scontro con "cariba", del resto l'aiutante di bordo con gli erretti aveva ben poco da spartire. Assolte le formalita' di rito presso la Segreteria Dettaglio e posate le "mie impedimenta" presso il posto di branda assegnatomi, mi recai alla Stazione Radio dove fui accolto da un corale benvenuto.

II Capoposto, un Secondo Capo, mi tese la mano pronunciando il suo nome, il che mi indusse a pensare "rosa" circa la mia nuova destinazione. Infatti a quei tempi era del tutto inusuale che un sottufficiale, in una situazione del genere, trattasse un sottocapo con tanta degnazione "fuori ordinanza". Venni subito a sapere che il "ROSSAROL" era una "nave esperimenti", che a bordo, nel ponte di sottocastello e cioe' sotto l'alloggio equipaggio, i tecnici dell'Arsenale stavano mettendo a punto un grosso giroscopio che, nelle intenzioni degli ingegneri del Genio Marina, avrebbe reso la nave pia stabile consentendo alle artiglierie di bordo di effettuare tiri piu' precisi. Quindi appena il giroscopio sarebbe stato pronto il "ROSSAROL" avrebbe atteso che il meteo annunziasse tempesta per mollare gli ormeggi e collaudare il miracoloso e geniale aggeggio. Attendemmo qualche giorno e finalmente arrivo' la sospirata tempesta .........

Il giroscopio era la sotto, pronto a farci vedere di cosa era capace.! Salpammo dalla banchina dell'Arsenale e presto fummo fuori porto doppiando il Tino e la Palmaria mentre il "ROSSAROL", con prua a nord-ovest, veniva investito al mascone di dritta da mare motto grosso. A quel punto fecero entrare in lizza il giroscopio ma la nave continuava ad essere scossa abbastanza sensibilmente; pensarono quindi di cambiare rotta per saggiare gli effetti con la nave in rollio e ......... insomma non succedeva proprio nulla di quanto era nella speranza degli Ufficiali dell'Arsenale. Tuttavia insistettero scorrazzando per un bel po', con grande gradimento della gente di bordo mentre il giroscopio, poveraccio, girava vorticosamente ed era l'unica cosa che riusciva a fare.

Regio Esploratore Cesare Rossarol

Rientrammo dopo cinque ore a La Spezia, appena in tempo per goderci un pezzetto di franchigia. La storia ando' avanti per parecchie settimane. Trascorrevamo alcune giornate fermi alla banchina dell'Arsenale dove venivano eseguite continue modifiche al giroscopio in attesa del tempo favorevole, cioe' di qualche bella tempesta e allora, il "Rossarol" orgogliosamente prendeva il mare. Cosi' facendo, cominciava tutta una serie di cambi di rotta per saggiare gli effetti del giroscopio che, poverino, continuava a fare quel che poteva , vale a dire,  si limitava a girare vorticosamente e basta. Intanto era giunta la fine di Maggio ed il Genio Marina decise di smetterla col giroscopio che venne sbarcato senza rimpianti da parte di tutto il personale di bordo.

Sembrava che gli sperimentatori si fossero convinti che, contrastare gli effetti del moto ondoso del mare era come riuscire a ottenere la quadratura del cerchio. Invece no: infatti una mattina una squadra di operai dell'Arsenale invase la nave. Qualcuno chiese quale sarebbe stata la prossima trovata e cosi' sapemmo che dovevano montare una rotaia a centro nave, piazzata trasversalmente da murata a murata, sulla quale una specie di slitta pesante circa mezza dozzina di tonnellate si sarebbe, a comando, spostata velocemente, azionata da un motore elettrico. Quando il tutto fu montato e pronto all'uso, il "ROSSAROL" venne immesso in un bacino in muratura. L'Arsenale si prese le sue precauzioni  perche' non sapeva a cosa sarebbe andatoincontro. In effetti il bacino non venne  prosciugato ed il  "ROSSAROL" galleggiava tranquillo.

Grossi cavi gli vennero assicurati perche', stavolta, lo sbandamento pareva assicurato dalla slitta elettrica. Si ma il "contro sbandamento" come sarebbe stato realizzato? Semplice, perbacco! Prendiamo i circa novanta uomini dell'equipaggio, li ammassiamo alla murata di fronte e mentre la slitta si sposta rapidamente l'equipaggio si precipita in senso contrario. A questo punto bisogna pur riconoscere che la nave, quando la slitta cambia di murata, un leggerissimo sbandamento, appena percettibile, venne ottenuto ed allora pensarono di passare all'esperimento vero e proprio. Gli uomini pero' gia' avevano previsto cosa sarebbe successo: novanta persone che sicuramente potevano eguagliare in peso la slitta, non avrebbero certamente potuto spostarsi in massa da una murata all'altra; la massa si sarebbe frantumata vanificando le aspettative del Genio Marina. 

Insomma e per farla breve, quando il nostromo lancio' il fischio convenuto si verifico' una scena indescrivibile: alcuni di noi e cioe' quelli di prima fila si erano lanciati a razzo ma gli altri si frantumarono in piccoli drappelli; qualcuno era finito steso sulla coperta, altri non si erano neppure mossi e su tutta questa incredibile confusione dominavano  sguaiate risate che avevano tutto il sapore di una vendetta per gli strapazzamenti cui tutto I'equipaggio era stato costretto durante quelle tante uscite in mare. Questa farsa conclusiva suggello' per sempre la fine degli esperimenti intesi ad ottenere un tiro navale piu' valido.


 

 
   

 
 

di Nicola Mastroviti - IT9XNM

 
  ex Capo RT della Regia Marina Italiana