1939 - 1946 RICORDI DI UN R.T.  DELLA REGIA MARINA

 
 

 

 
 

 
     
 

 
     
 

Uno di quei trecentomila cartoncini rosa del CREM (allora Corpo Reale Equipaggi Marittimi) giunse anche a me, illegalmente pero’ dato che all'epoca risiedevo in Albania sin dal 1913 e quindi esonerato da richiami in servizio. Ma per mia sfortuna c'era un Regio Agente Consolare il quale, da quel gran patriota che era (ex Capitano di Fregata) quando mi rivolsi a lui, mi fulmino’ sibilando tra i denti "Ma che illegale e illegale!! Voi partirete con !I primo postale per Brindisi e vi presenterete a Marina Brindisi come indicato sulla vostra carta di richiamo!! Al vostro posto sarei orgoglioso di rispondere al richiamo della Patria".  Era il 10 Luglio del 1939 percio’ gli risposi: "Signor Console, infatti sono molto orgoglioso benche’ non altrettanto volontario" e gratificatolo della regolamentare battuta di tacchi e d'un saluto romano, mi tolsi dalla sua vista.

Come ordinatomi, mi presentai a Maridepo Brindisi e di Ia’ a Brindisi Radio (Centro Ricevente - ICE) zeppo di colleghi. Montavamo ad ogni turno in 15 per fare ascolto su 14 frequenze fantasma salvo I'operatore destinato alla 600 metri, considerato un privilegiato e che spesso, generosamente, passava la cuffia a chi voleva sgranchirsi.... le orecchie. Su tutti i logs delle frequenze fantasma si leggeva "ZONA LIBERA'; espressione che celava profondi e indisturbati sonni dato che si era propagato fra quei richiamati radio operatori I'assodato concetto della assoluta inutilita’ di quegli ascolti. Un volta capito’ un sottotenente in cui uno di noi ravviso’ un antico collega, gia’ sottocapo R.T. munito di titolo di studio ma soprattutto di santo protettore, caratteristica questa che io non possedevo quando inoltrai domanda a MARIPERS ROMA per passare sottotenente.

 Ma questa e’ proprio un'altra storia e passiamo all'Ufficiale di poco fa: qualcuno di noi gli chiese: "Mi sa’ dire per favore che significa questo ascolto? A me sembra sadismo..." L'ex sottocapo RT si rivesti’ del manto dei Saggi e ci fece sapere che: "I'ozio e’ il padre dei vizi" e visibilmente compiaciuto per il distacco che stava frapponendo tra noi e lui, con un largo gesto del braccio lascio’ ieraticamente la scena. Inaspettatamente, ad ottobre, fummo tutti convocati nella segreteria di Maridepo Brindisi dove ci informarono che alI'indomani ci avrebbero inviati in licenza illimitata senza assegni. Non credevo ai miei occhi quando ebbi tra le mani il foglio di licenza: diceva proprio LICENZA ILLIMITATA SENZA ASSEGNI!

Francamente non sapevo che esistesse in Marina uno Status di questo genere, ma in quel momento I'unico commento per la mia ignoranza fu un risolutivo CHEMMEFREGA che rivolsi al collega che mi seguiva in fila. Lasciata la Segreteria di Maridepo Brindisi passai all'operazione successiva: rimpacchettamento delle "IMPEDIMENTA" dopo aver comunicato a mia moglie the ero in licenza illimitata senza assegni. Non lo avessi mai fatto: ella scatto’ : "Anche questo!! E come faremo a tornare a casa... ma come, si fregano pure i soldi tuoi per fare la guerra... arrivare a questo punto?" Interruppi il suo mitragliamento a volo radente: Calmati, senza assegni vuol dire e le spiegai il significato delle sciagurate parole.

L'ISOLA DI SASENO

Spensierati trascorsero I'autunno del '39 e I'inverno che segui ma ad Aprile del 1940 un'altra cartolina rosa giunse al mio indirizzo. Radio e giornali avevano smesso il tema della NON BELLIGERANZA, che tante speranze aveva suscitato: ora la domanda era una sola: quando? Del resto sulla cartolina c'era gia’ la destinazione definitiva proprio come se dicessero: "Tu vai a Saseno e aspetta I'ora X". Era l'8 aprile 1940 quando sbarcai dal rimorchiatore che, da Valona, mi ci aveva condotto. Giusto l’ora in cui il sole tramontava ad occidente, dove c'era Santa Maria di Leuca, la Puglia e mi immaginai, tutta quella terra che io come tanti milioni di persone, chiamavamo Patria. Nel gettare giu’ queste note mi piacque pensare alto sforzo di coloro che rientrando in Italia, se richiesti, obtorto collo, devono rispondere "sto rimpatriando" E che dire della gente di lingua inglese che nel suddetto caso direbbe "I am repatriating" ...alla faccia, anch'essi, del loro "country"?

SOTT'ORDINE DI SASENO RADIO

A I mio arrivo mi presentai al Capoposto come e’ d'uso, malgrado l’ora un po' avanzata. Assolti che furono i convenevoli, il Capoposto apri’ il dossier che il CREM gli aveva gia’ fatto pervenire. Al dossier, tra I'altro, si aggiunge il foglio matricolare dove c'e scritto tutto !I tuo passato dal momento in cui ti sei arruolato. II Capoposto fece finta di leggere quello che, invece, gia’ aveva letto e riletto chissa’ quante volte. Percio’ apri il discorso con un "Bene Capo, ho notato che lei e’ ragioniere e questo mi fa molto piacere. Sa perche?" e continuando: "perche’ bisogna risolvere un problema: !I registro dell'ultimo capo-gamella non quaglia malgrado che da quindici giorni ci stiamo perdendo la testa! SA COSA VOGLIO DIRE? Voglio dire che se mi arriva un'ispezione ci sara’ un generale fottisterio!! Quindi Lei attacchera’ con questo problema domani stesso." L'ultima frase suonava come un'invocazione. Devo ora anticipare che mi bastarono un paio di ore per scoprire un banalissimo errore al primo giorno della gestione del Sergente Elettricista.

L'indomani quando andai a trovare il Capoposto e gli svelai il mistero aritmetico, sprizzo’ soddisfazione da tutti i pori del viso, un viso rotondetto, cosi’ come del resto, appariva nel complesso tutta la sua figura...Tornando alla sera precedente cioe’ alla mia visita di presentazione, il Capoposto mi aveva esposto i doveri che competono al Sottordine: esclusione dal servizio di guardia in radio ma gestione dei ventuno posti di avvistamento costiero, alle 05.30 e alle 16,30 di tutti i giorni; soventi sopralluoghi in sala radio etc. etc. e dulcis in fundo: "Capo, a Lei compete anche una parte della difesa della stazione in quanto sara’ il capo pezzo dell'unica mitragliatrice antiaerea" Non mi sfuggi il tono ironico delle sue ultime parole e ne dedussi che il tipo era da classificare tra i"plasmabili".

II futuro dimostro’ che non ebbi mai a disilludermi e quando qualcosa mi sembrava discutibile accettava la discussione: naturalmente la discussione, quando necessaria, si svolgeva nel massimo e reciproco rispetto e avevo notato che apprezzava quella che posso definire la mia collaborazione fattiva. Si era fatto un po' tardi quando mi accomiatai dal Capoposto. Ora dovevo vedere il sottordine e mi avviai verso il suo alloggio. Si trattava di una costruzione abbastanza ampia, parte in legno e parte in muratura. II sottordine che io venivo a sostituire era, come me, un Secondo Capo R.T. e si chiamava Scali Scalo. Questo strano nome di Santo, me lo spiego’ lui stesso, e’ in uso in Toscana e il senso e quello di ribadire, con leggere modifiche, il Casato. Un vezzo tipicamente toscano.

II secondo capo Scali stava sdraiato sul letto e al mio apparire poso’ il libro che aveva in mano. Gli chiesi cosa stesse leggendo e mi mostro’ la copertina: il titolo era "La CHATELAINE du LIBAN”. "Vedo che conosci il francese" ma lui preciso’: "Quel tanto che basta per capire cosa leggo." Una risposta asciutta che in bocca ad un toscano non suona affatto "non mi seccare con queste domande di maniera!" E' soltanto un tipico esempio di schiettezza etrusca. Scali Scalo rimase a Saseno sino ai primi di luglio del '40 allorche’ se ne ando’ per raggiungere la sua nuova destinazione: una stazione R.T. costiera in Dalmazia, ma qualche giorno dopo apprendemmo che risultava disperso in mare in seguito all'affondamento delta nave che lo stava portando alla sua nuova destinazione. La notizia colpi indistintamente tutti quanti. A me lascio’ un gran vuoto e II libro francese che mi regalo’, lo tenni caro, fino alla mia cattura da parte del nemico. Questa pero’ e’ un'altra storia.

 Bastarono pochi giorni per impadronirmi del funzionamento di Saseno Radio e di Saseno Isola. Mi resi subito conto e non occorreva grande acume, per rilevare che il servizio di collegamento con le ventuno stazioni costiere di avvistamento era, a dir poco, una specie di gioco Italiano... Infatti questi posti di avvistamento costiero, con annessi apparati ricetrasmittenti, erano stati istituiti allo scopo di informare (oggi si direbbe "in tempo reale") i Su-periori comandi di qualunque azione nemica e quindi, il servizio ad appuntamenti era solo uno spreco di uomini, specialmente di personale R.T. Pensai che cio’ non fosse sfuggito al Capoposto e al Sottordine Scali ma io dovevo dimostrare che la cosa non era sfuggita neppure a me. Ne feci cenno al Capoposto che mi racconto’ che lui gia’ aveva segnalato questa madornale burla al Capo Zona che gli aveva quasi riso in faccia dicendogli: "Davvero lei pensa che io non I'abbia fatto? Ogni quindici giorni glielo ricordo al Sottocapo di Stato Maggiore il quale dice che non puo’ farci nulla, che il Ministero gli risponde che "reperire quattro o cinque R.T e come vincere una battaglia navale".

Ad ogni modo, Capo, stia tranquillo, la terro’ informato:' Replicai: "Se, ad esempio, si facesse un serio studio e si individuassero, diciamo tre posti di cui si potrebbe fare a meno, e trasferissimo i relativi RT qui da noi integrandoli col nostro personale... Credo fermamente che il problema sarebbe risolto”. "Capo, lasci perdere, ci riderebbero in faccia. Questo non e’ compito nostro ma dello Stato Maggiore!" Brillante esempio di come risolvere un problema all'italiana! o in termini puliti, UBI MAJOR MINOR CESSAT. Presto mi abituai a vivere i giorni e le notti di Saseno. La radio era assolutamente muta, Nessuno chiamava Saseno Radio e i due operatori, quello della 600 e I'altro della 55 metri diurna\1950 notturna incretinivano inattivi, anzi erano diventati intrattabili e irascibili. Un po' di movimento lo davo io con i miei appuntamenti delle 05,30 e delle 16,30 ma non disturbavo nessuno perche’ mi chiudevo in uno stanzino apposito, dove gli apparati ricetrasmittenti erano alimentati da batterie di accumulatori al piombo. Quindi in sostanza Saseno Radio faceva rumore solo quando si avviava il diesel per ricarica batterie. Francamente questo genere di vita, non mi dispiaceva affatto perche’ aveva anche un lato piacevole e cioe’ la natura a portata di gambe.

Nei momenti di franchigia eseguivo brevi puntate esplorative negli immediati dintorni delta Stazione Radio. Circondata da ogni lato da aspre rocce ricoperte di poca terra e la poca terra ammantata di folti cespugli di ginestre. Del resto tutta I'isola era ricoperta di cespugli di ginestre ma se ti soffermavi un istante avresti notato degli orifici simile a enormi occhi: ogni occhio era I'ingresso oppure I'uscita di lunghe gallerie. Queste erano I'opera di miriadi di conigli ex domestici abbandonati dalle famiglie di militari trasferiti altrove.

Pensai subito alla possibilita’ di avvalermi di questa ghiotta riserva di carne fresca... ma sopra ogni cosa per rompere la dittatura del cuoco il quale una volta, senza neppure un diplomatico gesto accattivante, ci sbatte sulla tavola delle grosse fette di pesce fritto che emanava un forte odore di aceto che, a detta dell'ineffabile cuoco, serviva per attenuare, il sapore del pesce. "Vuoi dire dello squalo che se ne stava morto sulla banchina fin quando tu, armato di coltellaccio sei stato capace di combinare quello schifio di macello!" Detto cio’ aIl'esecrabile individuo che, come ero venuto a conoscenza, era una specie di agente segreto del Capoposto, lasciai la mensa seguito dal Sergente RT Luigi Fognani al quale proposi di procurarci delle trappole e cercare di rimediare qualche coniglio. "Capo, io I' ho fatto appena arrivato ma lasciai perdere subito. Lei e’ nuovo e non sa che Ii sopra ci sono quei figli di p.." "Figli di chi?",  "Capo, quelli della Caserma. di Maridist! DOZZINE DI TRAPPOLE piazzavo la sera e la mattina di buonora correvo a vedere: non c'erano ne conigli e neppure trappole!!" "Beh, azzardai, forse saranno stati animali di grossa taglia." "Capo, erano di grossissima taglia, erano i figli di p... di Maridistist!"

 Non mi detti per vinto: dovevo rimediare qualcosa di piu’ commestibile dello squalo fritto condito con I'aceto. Mi feci spedire da casa il mio vecchio infallibile Flobert sei millimetri "Herstal Belgique'; con cui mi procuravo la cacciagione spicciola, a Santiquaranta, dieci anni prima. Come lo ebbi tra le mani decisi di provarlo, conscio del fatto che per aver fortuna con un'arma a palla occorrevano bersagli fermi ed io di conigli cosi compiacenti non ne avevo mai visti. Ma non si sa mai... Era la prima settimana di luglio del 1940 e appena terminato di consumare il pasto "d'ordinanza" uscii dalla mensa e mi immersi in una atmosfera impossibile, in cui solo un essere disperato poteva azzardarsi nell'ora in cui altri trentacinque esseri umani crollavano letteralmente sui loro giacigli opportunamente predisposti, mentre io (erano circa le 13) imperterrito, procedevo spinto dalla determinazione dei suicidi e dalla memoria della nausea dello squalo all'aceto.

Avevo percorso non piu’ di un centinaio di metri quando, su un lieve rialzo roccioso scorsi netto un coniglio. La preda mi volgeva il deretano e o dormiva o era stordita, dubbio del tutto trascurabile in quel momento solenne. Visto di poppa sembrava un foot-ball anche perche’ stando accucciato doveva avere abbassato, le lunghe orecchie sul dorso. Stavo trattenendo il fiato, i battiti del cuore erano I'unica cosa che percepivo a parte il bersaglio: premetti dolcemente !I grilletto:la preda ebbe un sussulto poi resto’ immobile. Andai su a raccoglierla e scesi subito verso la Stazione. II Sergente Fognani mi aspettava seduto sui gradini che portavano al mio alloggio. "Capo, temevo di dover venire su per raccoglierla con la barella... ma vedo che ce I'ha fatta. II coso glielo cucino io con le erbe e le patate e un po’ di vino ... Al forno!" Infatti nel mio alloggio c'era anche una di quelle cucine cosiddette economiche col forno.

 II coniglio arrosto che tl Sergente Fognani aveva portato in tavola la sera appresso era squisito. Possedevo tra gli altri generi che, periodicamente mandavo ad acquistare a Valona, un discreto assortimento di vini. Quello storico coniglio fu onorato quella sera con Chianti di qualita’, da tre R.T ed un elettricista che seppero rendere onore ad un coniglio sfornato dal Sergente R.T. Fognani, toscano di Poppi, nel Casentino. La serata termino’ con una dotta concione del Sergente Fognani sull'arte di mettere in forno un coniglio senz'acqua e trarne un delizioso arrosto.  L’ oratore era su di corda non tanto per la soddisfazione di averci ammannito un ottimo arrosto di coniglio quanto per essersi rifatta la voce sistematicamente col Chianti e mi pare doveroso aggiungere che era pure un eccellente parlatore. Terminata la dissertazione sui segreti nel trattamento dei conigli al forno, visibilmente emozionato, apri un altro capitolo.

Rivolgendosi a me, ma parlava per tutti, disse: "Capo, io sono di Poppi, nel Casentino e la mia e una famiglia di contadini. Lei ha da sapere che quei contadini fanno a stento qualche anno di elementari ma quando sono al lavoro sui campi o nei vigneti e gli viene voglia di cantare, sa cosa cantano? Forse la Vispa Teresa o Laggiu nell’Arizona? Nossignore, i contadini delle mie parti ti cantano "LA BOCCA SOLLEVO' DAL FIERO PASTO QUEL PECCATOR" oppure applicando alle parole di Dante una triste nenia, se passi da presso udresti COME COLOMBE DAL DISIO CHIAMATE CON LALI ALZATE... Capo, io non son bravo come loro... forse sara’ che ho fatto piu’ scuola di loro e non ricordo altro...Vede, io non le so le rime di Dante ma loro i contadini, le sanno." Questo disse i! Sergente Luigi Fognani di Poppi ed altre cose che i sessant'anni trascorsi poco o nulla hanno scalfito.

 Notai che tl Sergente, ora cominciava a perdere colpi e chiusi la serata. Fu una bella serata trascorsa col Sergente R.T. Luigi Fognani e altri due: I'allievo R.T. ROLANDO VENTURA, fresco di Varignano, mio servente alla mitragliatrice e il Sergente Elettricista CALABRESE, che io, reduce dalla Palestina, rivedro’ a Bari il 1946. Era un funzionario paradoganale. Anche il Ventura si fece vivo scrivendomi da Palermo e venendo a trovarmi persino ad Augusta negli anni settanta con tutta la sua famiglia, vale a dire moglie e due figlie. Riusciva sempre a rintracciarmi il Ventura!

SASENO RADIO IMPONE GENERAL QRT

Il fortuito caso del coniglio addormentato non si ripete mai piu’. Ma se ben ricordo, credo fosse il 14 luglio, nell'ora cruciale, intorno alle tredici, quando il sole si fa veramente cattivo, che fui indotto a sperare in un secondo coniglio sicuramente addormentato. Mi incamminai sul solito sentiero e avevo percorso solo qualche decina di metri quando fui raggiunto da un piantone: "Capo, il Capoposto ha detto, di scendere subito da lui" Dopo pochissimi minuti ero net suo ufficio. Notai subito che era accigliato ed eccitato. "Capo;" mi disse, "vada un po' in sala radio: sui 600 metri c'e un SOS da parte di un idrovolante. Sembra che da due ore non faccia che trasmettere SOS senza nominativo e senza coordinate geografiche': Andai in sala radio e mi fermai alla 600. II sottocapo di guardia nel porgermi i! brogliaccio mi spiego’: "Capo, c'e da quasi due ore un idrovolante italiano che lancia continuamente I'esseoesse." ...ma io gia avevo tra le mani il brogliaccio mentre il sottocapo mugugnava...

 Dopo qualche minuto di lettura assodai che la stazione greca di Corfu (SXK) aveva assunto i! compito di dirigere il traffico con un discreto numero di stazioni navali greche (E' normale d'estate, dato I'intensificarsi del traffico tra lo sciame di isole e la Grecia continentale) Inforcai la cuffia ed ecco il nostro idrovolante dare I'esseoesse ripetutamente, sempre con la posizione "tra ZANTE e CEFALONIA" che gli operatori greci assolutamente non capiscono perche’ in greco ZANTE si strive ZAKYNTHOS e CEFALONIA, KEFALLINIA'. Questa litania era in torso da ben due ore. Anche il nominativo internazionale era sostituito dalla matricola della R. Aereonautica. Insomma trasmetteva continuamente un SOS del tutto anomalo.

Ero convinto che il velivolo fosse partito senza ufficiale di rotta e i! radiotelegrafista? tutti i velivoli mi pare debbano avere anche un nominativo internazionale ma su questo non ero certo e del resto non aveva importanza. Andai allora dal Capoposto riferendogli la situazione. "Lei - mi chiese - cosa ne dice? Io semplicemente dissi che in presenza di SOS non si fanno complimenti, inoltre si trattava di nostri connazionali; bisognava senz'altro intervenire tanto piu’ che ('idrovolante non aveva al momento ufficiale di rotta e di conseguenza neppure QTH. Ritenni del tutto inutile intrometterci chiamando l’idrovolante. Piuttosto avremmo invece dovuto metterci in contatto con la stazione R.T. di Corfu’ che stava agendo come direttrice del traffico e traducendo in greco il nome delle due isole. "vedra’ Capo che in pochi secondi risolveremo questo caso. Pero le suggerisco di chiedere I'autorizzazione al comandante dell'isola, dato che usero’, per maggior brevita’ e chiarezza, solo due o tre parole in lingua greca." Rimasi in sala radio sostituendo per I'occasione il sottocapo alla cuffia per essere sempre aggiornato sul traffico tra le stazioni greche interessate. II capoposto se la cavo’  presto e venne in sala radio.

 Sembrava raggiante: "Capo, proceda pure cosi come abbiamo stabilito." ...e se ne torno’ in ufficio. Telefonai al Sergente Elettricista di attivarmi iI TX sui seicento e at pronto lanciai i seguenti segnali:

CQ CQ CQ GENERAL QRT

SXK SXK SXK de I DB IDB=SVCQRV?

 IDB IDB IDB de S X K=R QRV QRV K

 SXK SXK SXK de I DB IDB=SVC= TO ITALIKO' YDROPLANO

 ARITHMOS 3426756 VRISKETAI

 METAKSI' ZAKYNTHOS KAI

 KEFALLINIA'= OK? K (a tappo rapidissimo):

 IDB de SXK R OK MNITKS VA VA (IDB)

 

Rimasi alla cuffia ancora poco e appena intercettai i! CQ di SXK con la mia traduzione dei nomi delle due isole, tornai dal Capoposto il quale ringraziandomi aggiunse esitando un pio’: " Capo, mi dispiace ma le devo dare una notizia non bella... Lei deve partire immediatamente perche’ c'e una richiesta del console di Santiquaranta perche’ le sia concessa una licenza per raggiungere sua moglie che e’ gravemente ammalata. Le ho preparato gia’ it suo foglio di licenza e la richiesta per il Comando Tappa perche le concedano un passaggio per Santiquaranta. Ora vada con i miei auguri. Se si sbriga potra’ fare in tempo a prendere !I mezzo per Valona. Mi consegno’ le carte e ringraziandolo, mi affrettai a fare la valigia. La sera tardi ero gia a casa mia.  Stetti con mia moglie il tempo necessario perche’ uscisse dalla fase critica (un tifo di prima classe combattuto senza penicillina dato che non era ancora stata inventata). Ma ebbi ancora una proroga di pochi giorni e quando la lasciai, si era avviata verso la completa guarigione.

RITORNO DALLA LICENZA

Rientrai a Saseno ai primi di Agosto, in tempo per godermi un altro po' di quel caldo asfissiante che avevo provato prima della licenza. Andai dal Capoposto per un rapido saluto e, come fui davanti a lui “Capo ben tornato” eccetera con i soliti convenevoli e continuando "meno male che il giorno dopo I'SOS lei non era qua. Era successo che I'operatore di servizio sulla seicento a Durazzo Radio aveva intercettato la nostra chiamata a Corfu’ Radio ma aveva ricevuto fiaschi per fischi e tutto allarmato aveva riferito al suo capoposto.. .Insomma per farla breve venne informato I'ammiraglio il quale salto’ dalla sedia (per la verita sara’ saltato su dalla poltrona) allarmatissimo pensando che il nemico di chissa’ quale razza avesse occupato Saseno. Allora incomincio’ a telefonare al nostro comandante e poi a me. Ovviamente non mancammo di assicurarlo che tutto era in regola. Lui pero’ era incredulo e pensava che fossimo nemici che si spacciavano per i veri militari italiani....Per farla breve il giorno dopo me lo vedo arrivare qua in radio seguito da una mezza dozzina di ufficiali .Strillo’: " Voglio qua il suo sottordine!! "Avendo appreso che lei era in licenza, ebbi I'impressione che si stesse calmando e voile vedere il brogliaccio che attentamente lesse e senza accomiatarsi se ne ando’ su, dal nostro comandante".

Allora io interruppi il capoposto e gli chiesi: "Capo, ha lasciato qualche punizione per me? Per esempio una settimana d'arresti o un deferimento alla Corte marziale? Alla risposta negativa del Capoposto, dissi con voce chiara: "Con il dovuto rispetto io le dico che tutto quello che mi sta riferendo ha tutta l'aria di..., meglio che io non ne dia la giusta definizione. Ma I'ammiraglio sapendo che a Valona, cioe’ ad appena otto miglia da Saseno, esisteva un Comando Marina con un Capitano di Vascello al Comando, avrebbe potuto ordinargli di imbarcarsi su qualche mezzo con una bella scorta del battaglione San Marco e fare una ricognizione per accertarsi che Saseno non fosse caduta nelle mani del nemico. A questo punto mi faccia dire che al signor ammiraglio piacciono i pic-nic. Capo, le chiedo scusa ma devo lasciarla perche sono proprio stanco.'..e me ne andai al mio alloggio.

ANCORA SASENO

Dopo qualche giorno notai che la vita a Saseno si stava movimentando. Gli allarmi erano diventati proprio seccanti; ci tenevano sul chi vive per delle mezz'ore, sempre seguite dal "cessato allarme". Un giorno, era il primo pomeriggio, ci fu allarme ma stavolta si presento’ un aereo che di militare non aveva nulla. Insieme al Ventura eravamo pronti alla mitragliatrice e appena me lo vidi imboccare il canalone che risaliva sino alla zona comando mi prese il gusto di dargli una innaffiata. Sparai un intero nastro mentre a circa duecento metri di distanza I'aereo continuava la sua rotta. A questo proposito devo confessare che non provai odio per I'essere umano che lo pilotava ma era I'istinto quello che in casi del genere ti prende, la mano. Uno pensa: che cavolo vuole quello la’ questo e’ mio territorio e sparo. Credo che se uno ha il compito di sparare deve avere il concetto di territorio e sparare. Capita che leggendo libri di alcuni scrittori che fanno filosofia, ti puoi imbattere in considerazioni al riguardo del tutto manichee. Perche’ nella realta’ quelle considerazioni sarebbero valide se dall'altra parte ci fosse un altro essere umano che nello stesso istante la pensa come te.

Seppi il giorno appresso che I'apparecchio era pilotato da una giornalista francese che era stata costretta ad atterrare sulla strada davanti al Comando delI' isola.           Non credetti opportuno indagare perche’ era atterrata e francamente, non pensai affatto che fosse stata la mia mitragliatrice a obbligare il piccolo aereo ad un atterraggio di fortuna. Chissa’? Furto di aereo abbattuto? Prima della guerra ero operatore unico sulla R. Torpediniera 65 PN. Un giorno facemmo esercitazioni di Squadra. Notte maledettamente passata con la cuffia in testa; era ancora scuro, forse le quattro: arriva un maro’ dalla plancia con un pezzetto di carta. Ha detto il comandante di darlo subito. Leggo: Comando Nave AQUILA - Ore 0338 VI ABBIAMO SILURATO

- R. Nave 65 PN. Trasmisi subito il messaggio all' AQUILA che rispose: Nave 65PN - Impossibile vostro siluramento perche’ risultate affondati da noi alle 0115 di oggi. AQUILA. " Ma certo sulla 65PN il Comandante e’ un Tenente di Vascello mentre sull'AQUILA c'e un     Capitano di Vascello....La solita morale: UBI MAJOR MINOR CESSAT. Agosto e Settembre furono di una monotonia snervante, fatta di allarmi rientrati ma non per questo piacevoli, specialmente quelli notturni. E ad Ottobre le cose peggiorarono con I'attacco alla Grecia che causo’, I'avvicinamento degli Inglesi all’ Albania. Ricordo che ci fu un periodo in cui si riposava a piccole razioni e male: fu il periodo in cui dormivo nel mio alloggio, su una poltrona, intabarrato in uno di quei cappotti color fraticello foderati di verde, in voga presso le sentinelle della Regia Marina. Non mi toglievo neppure gli stivali perche’ la mia postazione antiaerea, piazzata nel fango, la potevo raggiungere attraversando un piccolo pantano sempre rifornito di acqua piovana.

 Due intere settimane con la stessa musica seguite da un breve periodo di stasi. Ne approfittai per togliermi gli stivali. Tolto il primo vidi che il piede era nudo. Era con me il Ventura che intese il mio "Caspita, dov'e il calzettone? " Capo, provi ad infilare la mano sino al fondo dello stivale" La infilai e la ritrassi piena di una polvere indefinibile. II Ventura si stava divertendo e rideva: "Capo quello che ha nel palmo della mano e’ un calzettone" e rideva molto divertito. "Questi sono proprio i calzettoni acquistati a Valona qualche settimana fa. E mi ricordo i giuramenti di quel farabutto del negoziante che mi assicurava . "questi essere vera lana...il Ventura interrompe: si lana, LANITAL doveva dire. Sa capo come la fanno ora la lana ? Con il latte delle mucche!

 Fu un triste inverno zeppo di brutte notizie dai fronti terrestri e marittimi. A marzo del 1941 vengo trasferito a Brindisi Centro Radio che era stato spostato dal Castello in citta’, alla piccola cittadina di Mesagne anzi in una azienda agricola, logicamente requisita. Di qua ancora Albania  all'Ufficio Telecomunicazioni Segreteria del Sottocapo di Stato Maggiore, Durazzo. E qui ebbe inizio un periodo di tre anni, dall'8 settembre 1943 in cui da prigioniero (molto instabile perche’ cambiavo spesso padrone) mi ritrovai in Palestina, prigioniero degli Inglesi. Sbarcai a Napoli, il 12 Aprile 1946 e finalmente dopo sette anni sprecati, il 13 Aprile bussai a casa mia, a Bari, dove tutti stavano bene ma da quel giorno si sentirono meglio.

POST SCRIPTUM

Ho pensato che il contenuto di questo post scriptum possa costituire una novita’ per qualche mio lettore e per altri cosa risaputa. Mi scuso con questi ultimi. Aver lasciato la Regia Marina alla fine della prigionia non e’ stato per me una conclusione tipo "chi ha avuto, ha avuto e chi ha dato ha dato: scurdammoce o passate" con cio’ che segue. Mare e Marina sono sempre stati un mio punto di riferimento e lo sono ancora. Di qui la necessita’ di tenermi costantemente informato attraverso libri e riviste. Ho servito la Regia Marina quale volontario per cinque anni (piu tre per guerricciole varie) piu’ cinque per la WW2 piu’ un anno di sbando e due di prigionia. In totale 16 anni: mi sia concesso di affermare che sono orgoglioso della mia appartenenza alla Regia Marina, senza alcuna riserva. Ho accennato qualche rigo piu’ su a libri e riviste attraverso i quali sono venuto, negli ultimi anni, a conoscere fatti incredibili e che coinvolgono I'Italia e le sue Forze Armate. Mi limitero’ ad occuparmi della Regia Marina. Gli Inglesi avevano fortunosamente recuperato da un sommergibile tedesco "una strana macchina da scrivere" che fu subito consegnata al Premier W. Churchill il quale aveva sentito parlare dell'esistenza di un diabolico marchingegno tedesco di nome ENIGMA. Una macchina criptografica nella quale i Tedeschi riponevano la piu’ assoluta fiducia sulla sua impenetrabilita’ e ora quella macchina era nelle sue mani!

Churchill immediatamente recluto’ fisici, matematici, scienziati e persino provetti enigmisti ed in capo a due mesi fu in grado di decifrare tutto quello che si preparava da parte del Comando Supremo Germanico. II predetto "Brain trust" resto’ confinato nei pressi di Londra per tutta la durata delta guerra, salvo un professore di nome Harry Hinsley che era considerato un enfant prodige e un colonnello di nome Frederick Winterbothem. Questo signor Hinsley fu il primo a scoprire il funzionamento di ENIGMA e dopo che il colonnello Winterbothem ebbe rivelato I'esistenza di ENIGMA, scrisse dettagliatamente in un suo libro come quella macchina venne sfruttata e quale peso rappresento’ nel corso della guerra a partire dal marzo del 1941.

La disgraziata pagina di Capo Matapan fu il primo successo che ENIGMA rase all'ammiraglio Cunningham consentendogli di credersi la reincarnazione di Nelson mentre dall'altra parte, sul capo dell'Ammiraglio Jachino e sulla Regia Marina si abbattevano i piu’ odiosi giudizi. E' necessario percio’ che venga spiegato come ENIGMA abbia determinato Capo Matapan. Ho accennato alla cieca fiducia che i Tedeschi riponevano nel suddetto congegno il che li induceva a farne un uso indiscriminato. Capo Matapan nasce dalla richiesta pressante alla Regia Marina da parte del Comando Supremo Germanico di un' azione verso le acque greche allo scopo di alleggerire la pressione inglese esercitata con I'invio in Grecia di truppe prelevate dal fronte Nord-Africano.

 L'Ammiraglio Jachino chiede ai Tedeschi combustibili e copertura aerea. Ottiene due Cacciatorpediniere! Ma quanti altri simili agguati che forse non saranno mai svelati, furono perpetrati? Quanto abbia influito il possesso di una macchina criptografica come "'ENIGMA" da parte Britannica non e facilmente calcolabile. Esperti di questa materia hanno affermato che la storia della Seconda Guerra Mondiale dovrebbe essere scritta tutta daccapo. Per quanto concerne la Regia Marina e’ certo che la famigerata macchina ha contribuito pesantemente alla sua malasorte. Tuttavia non e giusto tacere sulle gravissime colpe di chi dopo la conferenza di Washington (1922) incaricato di progettare il rinnovamento della nostra Marina, legato ad arcaici criteri, abbia rinunziato alle navi portaerei, ritenendole inutili abbandonando gli studi sul radar che erano a buon punto e addirittura alto stesso livello di Gran Bretagna e Germania, a chi ha scartato il progetto dei siluri avio-trasportati. e... ma I 'elenco delle colpe e troppo lungo!

Quindi una Marina nuova che era nata ANTICA. Una Marina non certo per gli Uomini cui fu consegnata. Uomini come quelli della Baia di Suda (incrociatore pesante YORK, affondato) di Alessandria d'Egitto dove sei uomini della X MAS affondano le Navi da Battaglia VALIANT e QUEEN ELIZABETH, uomini che durante tre durissimi anni riescono, ad onta delta Flotta Britannica, a trasferire intere Armate corazzate Italiane e Tedesche equipaggiate di tutto punto, di mezzi e artiglierie e di rifornirle anche se a costo di perdite di propri uomini e di rilevante numero naviglio silurante. Una revisione in sede storica e’ certamente augurabile. Da parte mia mi riterro pago anche se soltanto uno dei miei pochi lettori avra’ avuto la possibilita’ di correggere qualche giudizio sulla Regia Marina che, sia detto e ribadito, fu una Marina fatta innanzi tutto di gente del Popolo Italiano, eroicamente battutasi at servizio della Nazione Italiana.

 
     
   

 
 

di Nicola Mastroviti - IT9XNM

 
  ex Capo RT della Regia Marina Italiana