Uno di quei trecentomila cartoncini rosa del CREM (allora Corpo
Reale Equipaggi Marittimi) giunse anche a me, illegalmente pero’
dato che all'epoca risiedevo in Albania sin dal 1913 e quindi
esonerato da richiami in servizio. Ma per mia sfortuna c'era un
Regio Agente Consolare il quale, da quel gran patriota che era (ex
Capitano di Fregata) quando mi rivolsi a lui, mi fulmino’ sibilando
tra i denti "Ma che illegale e illegale!! Voi partirete con !I primo
postale per Brindisi e vi presenterete a Marina Brindisi come
indicato sulla vostra carta di richiamo!! Al vostro posto sarei
orgoglioso di rispondere al richiamo della Patria". Era il 10
Luglio del 1939 percio’ gli risposi: "Signor Console, infatti sono
molto orgoglioso benche’ non altrettanto volontario" e gratificatolo
della regolamentare battuta di tacchi e d'un saluto romano, mi tolsi
dalla sua vista.
Come ordinatomi, mi presentai a Maridepo Brindisi e di Ia’ a
Brindisi Radio (Centro Ricevente - ICE) zeppo di colleghi. Montavamo
ad ogni turno in 15 per fare ascolto su 14 frequenze fantasma salvo
I'operatore destinato alla 600 metri, considerato un privilegiato e
che spesso, generosamente, passava la cuffia a chi voleva
sgranchirsi.... le orecchie. Su tutti i logs delle frequenze
fantasma si leggeva "ZONA LIBERA'; espressione che celava profondi e
indisturbati sonni dato che si era propagato fra quei richiamati
radio operatori I'assodato concetto della assoluta inutilita’ di
quegli ascolti. Un volta capito’ un sottotenente in cui uno di noi
ravviso’ un antico collega, gia’ sottocapo R.T. munito di titolo di
studio ma soprattutto di santo protettore, caratteristica questa che
io non possedevo quando inoltrai domanda a MARIPERS ROMA per passare
sottotenente.
Ma questa e’ proprio un'altra storia e passiamo all'Ufficiale di
poco fa: qualcuno di noi gli chiese: "Mi sa’ dire per favore che
significa questo ascolto? A me sembra sadismo..." L'ex sottocapo RT
si rivesti’ del manto dei Saggi e ci fece sapere che: "I'ozio e’ il
padre dei vizi" e visibilmente compiaciuto per il distacco che stava
frapponendo tra noi e lui, con un largo gesto del braccio lascio’
ieraticamente la scena. Inaspettatamente, ad ottobre, fummo tutti
convocati nella segreteria di Maridepo Brindisi dove ci informarono
che alI'indomani ci avrebbero inviati in licenza illimitata senza
assegni. Non credevo ai miei occhi quando ebbi tra le mani il foglio
di licenza: diceva proprio LICENZA ILLIMITATA SENZA ASSEGNI!
Francamente non sapevo che esistesse in Marina uno Status di questo
genere, ma in quel momento I'unico commento per la mia ignoranza fu
un risolutivo CHEMMEFREGA che rivolsi al collega che mi seguiva in
fila. Lasciata la Segreteria di Maridepo Brindisi passai
all'operazione successiva: rimpacchettamento delle "IMPEDIMENTA"
dopo aver comunicato a mia moglie the ero in licenza illimitata
senza assegni. Non lo avessi mai fatto: ella scatto’ : "Anche
questo!! E come faremo a tornare a casa... ma come, si fregano pure
i soldi tuoi per fare la guerra... arrivare a questo punto?"
Interruppi il suo mitragliamento a volo radente: Calmati, senza
assegni vuol dire e le spiegai il significato delle sciagurate
parole.
L'ISOLA DI SASENO
Spensierati trascorsero I'autunno del '39 e I'inverno che segui ma
ad Aprile del 1940 un'altra cartolina rosa giunse al mio indirizzo.
Radio e giornali avevano smesso il tema della NON BELLIGERANZA, che
tante speranze aveva suscitato: ora la domanda era una sola: quando?
Del resto sulla cartolina c'era gia’ la destinazione definitiva
proprio come se dicessero: "Tu vai a Saseno e aspetta I'ora X". Era
l'8 aprile 1940 quando sbarcai dal rimorchiatore che, da Valona, mi
ci aveva condotto. Giusto l’ora in cui il sole tramontava ad
occidente, dove c'era Santa Maria di Leuca, la Puglia e mi
immaginai, tutta quella terra che io come tanti milioni di persone,
chiamavamo Patria. Nel gettare giu’ queste note mi piacque pensare
alto sforzo di coloro che rientrando in Italia, se richiesti,
obtorto collo, devono rispondere "sto rimpatriando" E che dire della
gente di lingua inglese che nel suddetto caso direbbe "I am
repatriating" ...alla faccia, anch'essi, del loro "country"?
SOTT'ORDINE DI SASENO RADIO
A I mio arrivo mi presentai al Capoposto come e’ d'uso, malgrado
l’ora un po' avanzata. Assolti che furono i convenevoli, il
Capoposto apri’ il dossier che il CREM gli aveva gia’ fatto
pervenire. Al dossier, tra I'altro, si aggiunge il foglio
matricolare dove c'e scritto tutto !I tuo passato dal momento in cui
ti sei arruolato. II Capoposto fece finta di leggere quello che,
invece, gia’ aveva letto e riletto chissa’ quante volte. Percio’
apri il discorso con un "Bene Capo, ho notato che lei e’ ragioniere
e questo mi fa molto piacere. Sa perche?" e continuando: "perche’
bisogna risolvere un problema: !I registro dell'ultimo capo-gamella
non quaglia malgrado che da quindici giorni ci stiamo perdendo la
testa! SA COSA VOGLIO DIRE? Voglio dire che se mi arriva
un'ispezione ci sara’ un generale fottisterio!! Quindi Lei
attacchera’ con questo problema domani stesso." L'ultima frase
suonava come un'invocazione. Devo ora anticipare che mi bastarono un
paio di ore per scoprire un banalissimo errore al primo giorno della
gestione del Sergente Elettricista.
L'indomani quando andai a trovare il Capoposto e gli svelai il
mistero aritmetico, sprizzo’ soddisfazione da tutti i pori del viso,
un viso rotondetto, cosi’ come del resto, appariva nel complesso
tutta la sua figura...Tornando alla sera precedente cioe’ alla mia
visita di presentazione, il Capoposto mi aveva esposto i doveri che
competono al Sottordine: esclusione dal servizio di guardia in radio
ma gestione dei ventuno posti di avvistamento costiero, alle 05.30 e
alle 16,30 di tutti i giorni; soventi sopralluoghi in sala radio
etc. etc. e dulcis in fundo: "Capo, a Lei compete anche una parte
della difesa della stazione in quanto sara’ il capo pezzo dell'unica
mitragliatrice antiaerea" Non mi sfuggi il tono ironico delle sue
ultime parole e ne dedussi che il tipo era da classificare tra
i"plasmabili".
II futuro dimostro’ che non ebbi mai a disilludermi e quando
qualcosa mi sembrava discutibile accettava la discussione:
naturalmente la discussione, quando necessaria, si svolgeva nel
massimo e reciproco rispetto e avevo notato che apprezzava quella
che posso definire la mia collaborazione fattiva. Si era fatto un
po' tardi quando mi accomiatai dal Capoposto. Ora dovevo vedere il
sottordine e mi avviai verso il suo alloggio. Si trattava di una
costruzione abbastanza ampia, parte in legno e parte in muratura. II
sottordine che io venivo a sostituire era, come me, un Secondo Capo
R.T. e si chiamava Scali Scalo. Questo strano nome di Santo, me lo
spiego’ lui stesso, e’ in uso in Toscana e il senso e quello di
ribadire, con leggere modifiche, il Casato. Un vezzo tipicamente
toscano.
II secondo capo Scali stava sdraiato sul letto e al mio apparire
poso’ il libro che aveva in mano. Gli chiesi cosa stesse leggendo e
mi mostro’ la copertina: il titolo era "La CHATELAINE du LIBAN”.
"Vedo che conosci il francese" ma lui preciso’: "Quel tanto che
basta per capire cosa leggo." Una risposta asciutta che in bocca ad
un toscano non suona affatto "non mi seccare con queste domande di
maniera!" E' soltanto un tipico esempio di schiettezza etrusca.
Scali Scalo rimase a Saseno sino ai primi di luglio del '40
allorche’ se ne ando’ per raggiungere la sua nuova destinazione: una
stazione R.T. costiera in Dalmazia, ma qualche giorno dopo
apprendemmo che risultava disperso in mare in seguito
all'affondamento delta nave che lo stava portando alla sua nuova
destinazione. La notizia colpi indistintamente tutti quanti. A me
lascio’ un gran vuoto e II libro francese che mi regalo’, lo tenni
caro, fino alla mia cattura da parte del nemico. Questa pero’ e’
un'altra storia.
Bastarono pochi giorni per impadronirmi del funzionamento di Saseno
Radio e di Saseno Isola. Mi resi subito conto e non occorreva grande
acume, per rilevare che il servizio di collegamento con le ventuno
stazioni costiere di avvistamento era, a dir poco, una specie di
gioco Italiano... Infatti questi posti di avvistamento costiero, con
annessi apparati ricetrasmittenti, erano stati istituiti allo scopo
di informare (oggi si direbbe "in tempo reale") i Su-periori comandi
di qualunque azione nemica e quindi, il servizio ad appuntamenti era
solo uno spreco di uomini, specialmente di personale R.T. Pensai che
cio’ non fosse sfuggito al Capoposto e al Sottordine Scali ma io
dovevo dimostrare che la cosa non era sfuggita neppure a me. Ne feci
cenno al Capoposto che mi racconto’ che lui gia’ aveva segnalato
questa madornale burla al Capo Zona che gli aveva quasi riso in
faccia dicendogli: "Davvero lei pensa che io non I'abbia fatto? Ogni
quindici giorni glielo ricordo al Sottocapo di Stato Maggiore il
quale dice che non puo’ farci nulla, che il Ministero gli risponde
che "reperire quattro o cinque R.T e come vincere una battaglia
navale".
Ad ogni modo, Capo, stia tranquillo, la terro’ informato:' Replicai:
"Se, ad esempio, si facesse un serio studio e si individuassero,
diciamo tre posti di cui si potrebbe fare a meno, e trasferissimo i
relativi RT qui da noi integrandoli col nostro personale... Credo
fermamente che il problema sarebbe risolto”. "Capo, lasci perdere,
ci riderebbero in faccia. Questo non e’ compito nostro ma dello
Stato Maggiore!" Brillante esempio di come risolvere un problema
all'italiana! o in termini puliti, UBI MAJOR MINOR CESSAT. Presto mi
abituai a vivere i giorni e le notti di Saseno. La radio era
assolutamente muta, Nessuno chiamava Saseno Radio e i due operatori,
quello della 600 e I'altro della 55 metri diurna\1950 notturna
incretinivano inattivi, anzi erano diventati intrattabili e
irascibili. Un po' di movimento lo davo io con i miei appuntamenti
delle 05,30 e delle 16,30 ma non disturbavo nessuno perche’ mi
chiudevo in uno stanzino apposito, dove gli apparati
ricetrasmittenti erano alimentati da batterie di accumulatori al
piombo. Quindi in sostanza Saseno Radio faceva rumore solo quando si
avviava il diesel per ricarica batterie. Francamente questo genere
di vita, non mi dispiaceva affatto perche’ aveva anche un lato
piacevole e cioe’ la natura a portata di gambe.
|
Nei momenti di franchigia eseguivo brevi puntate esplorative negli
immediati dintorni delta Stazione Radio. Circondata da ogni lato da
aspre rocce ricoperte di poca terra e la poca terra ammantata di
folti cespugli di ginestre. Del resto tutta I'isola era ricoperta di
cespugli di ginestre ma se ti soffermavi un istante avresti notato
degli orifici simile a enormi occhi: ogni occhio era I'ingresso
oppure I'uscita di lunghe gallerie. Queste erano I'opera di miriadi
di conigli ex domestici abbandonati dalle famiglie di militari
trasferiti altrove.
Pensai subito alla possibilita’ di avvalermi di questa ghiotta
riserva di carne fresca... ma sopra ogni cosa per rompere la
dittatura del cuoco il quale una volta, senza neppure un diplomatico
gesto accattivante, ci sbatte sulla tavola delle grosse fette di
pesce fritto che emanava un forte odore di aceto che, a detta
dell'ineffabile cuoco, serviva per attenuare, il sapore del pesce.
"Vuoi dire dello squalo che se ne stava morto sulla banchina fin
quando tu, armato di coltellaccio sei stato capace di combinare
quello schifio di macello!" Detto cio’ aIl'esecrabile individuo che,
come ero venuto a conoscenza, era una specie di agente segreto del
Capoposto, lasciai la mensa seguito dal Sergente RT Luigi Fognani al
quale proposi di procurarci delle trappole e cercare di rimediare
qualche coniglio. "Capo, io I' ho fatto appena arrivato ma lasciai
perdere subito. Lei e’ nuovo e non sa che Ii sopra ci sono quei
figli di p.." "Figli di chi?", "Capo, quelli della Caserma. di
Maridist! DOZZINE DI TRAPPOLE piazzavo la sera e la mattina di
buonora correvo a vedere: non c'erano ne conigli e neppure
trappole!!" "Beh, azzardai, forse saranno stati animali di grossa
taglia." "Capo, erano di grossissima taglia, erano i figli di p...
di Maridistist!"
Non mi detti per vinto: dovevo rimediare qualcosa di piu’
commestibile dello squalo fritto condito con I'aceto. Mi feci
spedire da casa il mio vecchio infallibile Flobert sei millimetri "Herstal
Belgique'; con cui mi procuravo la cacciagione spicciola, a
Santiquaranta, dieci anni prima. Come lo ebbi tra le mani decisi di
provarlo, conscio del fatto che per aver fortuna con un'arma a palla
occorrevano bersagli fermi ed io di conigli cosi compiacenti non ne
avevo mai visti. Ma non si sa mai... Era la prima settimana di
luglio del 1940 e appena terminato di consumare il pasto
"d'ordinanza" uscii dalla mensa e mi immersi in una atmosfera
impossibile, in cui solo un essere disperato poteva azzardarsi
nell'ora in cui altri trentacinque esseri umani crollavano
letteralmente sui loro giacigli opportunamente predisposti, mentre
io (erano circa le 13) imperterrito, procedevo spinto dalla
determinazione dei suicidi e dalla memoria della nausea dello squalo
all'aceto.
Avevo percorso non piu’ di un centinaio di metri quando, su un lieve
rialzo roccioso scorsi netto un coniglio. La preda mi volgeva il
deretano e o dormiva o era stordita, dubbio del tutto trascurabile
in quel momento solenne. Visto di poppa sembrava un foot-ball anche
perche’ stando accucciato doveva avere abbassato, le lunghe orecchie
sul dorso. Stavo trattenendo il fiato, i battiti del cuore erano
I'unica cosa che percepivo a parte il bersaglio: premetti dolcemente
!I grilletto:la preda ebbe un sussulto poi resto’ immobile. Andai su
a raccoglierla e scesi subito verso la Stazione. II Sergente Fognani
mi aspettava seduto sui gradini che portavano al mio alloggio.
"Capo, temevo di dover venire su per raccoglierla con la barella...
ma vedo che ce I'ha fatta. II coso glielo cucino io con le erbe e le
patate e un po’ di vino ... Al forno!" Infatti nel mio alloggio
c'era anche una di quelle cucine cosiddette economiche col forno.
II coniglio arrosto che tl Sergente Fognani aveva portato in tavola
la sera appresso era squisito. Possedevo tra gli altri generi che,
periodicamente mandavo ad acquistare a Valona, un discreto
assortimento di vini. Quello storico coniglio fu onorato quella sera
con Chianti di qualita’, da tre R.T ed un elettricista che seppero
rendere onore ad un coniglio sfornato dal Sergente R.T. Fognani,
toscano di Poppi, nel Casentino. La serata termino’ con una dotta
concione del Sergente Fognani sull'arte di mettere in forno un
coniglio senz'acqua e trarne un delizioso arrosto. L’ oratore
era su di corda non tanto per la soddisfazione di averci ammannito
un ottimo arrosto di coniglio quanto per essersi rifatta la voce
sistematicamente col Chianti e mi pare doveroso aggiungere che era
pure un eccellente parlatore. Terminata la dissertazione sui segreti
nel trattamento dei conigli al forno, visibilmente emozionato, apri
un altro capitolo.
Rivolgendosi a me, ma parlava per tutti, disse: "Capo, io sono di
Poppi, nel Casentino e la mia e una famiglia di contadini. Lei ha da
sapere che quei contadini fanno a stento qualche anno di elementari
ma quando sono al lavoro sui campi o nei vigneti e gli viene voglia
di cantare, sa cosa cantano? Forse la Vispa Teresa o Laggiu
nell’Arizona? Nossignore, i contadini delle mie parti ti cantano "LA
BOCCA SOLLEVO' DAL FIERO PASTO QUEL PECCATOR" oppure applicando alle
parole di Dante una triste nenia, se passi da presso udresti COME
COLOMBE DAL DISIO CHIAMATE CON LALI ALZATE... Capo, io non son bravo
come loro... forse sara’ che ho fatto piu’ scuola di loro e non
ricordo altro...Vede, io non le so le rime di Dante ma loro i
contadini, le sanno." Questo disse i! Sergente Luigi Fognani di
Poppi ed altre cose che i sessant'anni trascorsi poco o nulla hanno
scalfito.
Notai che tl Sergente, ora cominciava a perdere colpi e chiusi la
serata. Fu una bella serata trascorsa col Sergente R.T. Luigi
Fognani e altri due: I'allievo R.T. ROLANDO VENTURA, fresco di
Varignano, mio servente alla mitragliatrice e il Sergente
Elettricista CALABRESE, che io, reduce dalla Palestina, rivedro’ a
Bari il 1946. Era un funzionario paradoganale. Anche il Ventura si
fece vivo scrivendomi da Palermo e venendo a trovarmi persino ad
Augusta negli anni settanta con tutta la sua famiglia, vale a dire
moglie e due figlie. Riusciva sempre a rintracciarmi il Ventura!
SASENO RADIO IMPONE GENERAL QRT
Il fortuito caso del coniglio addormentato non si ripete mai piu’.
Ma se ben ricordo, credo fosse il 14 luglio, nell'ora cruciale,
intorno alle tredici, quando il sole si fa veramente cattivo, che
fui indotto a sperare in un secondo coniglio sicuramente
addormentato. Mi incamminai sul solito sentiero e avevo percorso
solo qualche decina di metri quando fui raggiunto da un piantone:
"Capo, il Capoposto ha detto, di scendere subito da lui" Dopo
pochissimi minuti ero net suo ufficio. Notai subito che era
accigliato ed eccitato. "Capo;" mi disse, "vada un po' in sala
radio: sui 600 metri c'e un SOS da parte di un idrovolante. Sembra
che da due ore non faccia che trasmettere SOS senza nominativo e
senza coordinate geografiche': Andai in sala radio e mi fermai alla
600. II sottocapo di guardia nel porgermi i! brogliaccio mi spiego’:
"Capo, c'e da quasi due ore un idrovolante italiano che lancia
continuamente I'esseoesse." ...ma io gia avevo tra le mani il
brogliaccio mentre il sottocapo mugugnava...
Dopo qualche minuto di lettura assodai che la stazione greca di
Corfu (SXK) aveva assunto i! compito di dirigere il traffico con un
discreto numero di stazioni navali greche (E' normale d'estate, dato
I'intensificarsi del traffico tra lo sciame di isole e la Grecia
continentale) Inforcai la cuffia ed ecco il nostro idrovolante dare
I'esseoesse ripetutamente, sempre con la posizione "tra ZANTE e
CEFALONIA" che gli operatori greci assolutamente non capiscono
perche’ in greco ZANTE si strive ZAKYNTHOS e CEFALONIA, KEFALLINIA'.
Questa litania era in torso da ben due ore. Anche il nominativo
internazionale era sostituito dalla matricola della R. Aereonautica.
Insomma trasmetteva continuamente un SOS del tutto anomalo.
|
Ero convinto che il velivolo fosse partito senza ufficiale di rotta
e i! radiotelegrafista? tutti i velivoli mi pare debbano avere anche
un nominativo internazionale ma su questo non ero certo e del resto
non aveva importanza. Andai allora dal Capoposto riferendogli la
situazione. "Lei - mi chiese - cosa ne dice? Io semplicemente dissi
che in presenza di SOS non si fanno complimenti, inoltre si trattava
di nostri connazionali; bisognava senz'altro intervenire tanto piu’
che ('idrovolante non aveva al momento ufficiale di rotta e di
conseguenza neppure QTH. Ritenni del tutto inutile intrometterci
chiamando l’idrovolante. Piuttosto avremmo invece dovuto metterci in
contatto con la stazione R.T. di Corfu’ che stava agendo come
direttrice del traffico e traducendo in greco il nome delle due
isole. "vedra’ Capo che in pochi secondi risolveremo questo caso.
Pero le suggerisco di chiedere I'autorizzazione al comandante
dell'isola, dato che usero’, per maggior brevita’ e chiarezza, solo
due o tre parole in lingua greca." Rimasi in sala radio sostituendo
per I'occasione il sottocapo alla cuffia per essere sempre
aggiornato sul traffico tra le stazioni greche interessate. II
capoposto se la cavo’ presto e venne in sala radio.
Sembrava raggiante: "Capo, proceda pure cosi come abbiamo
stabilito." ...e se ne torno’ in ufficio. Telefonai al Sergente
Elettricista di attivarmi iI TX sui seicento e at pronto lanciai i
seguenti segnali:
CQ CQ CQ GENERAL
QRT
SXK SXK SXK de I DB
IDB=SVCQRV?
IDB
IDB IDB de S X K=R QRV QRV K
SXK
SXK SXK de I DB IDB=SVC= TO ITALIKO' YDROPLANO
ARITHMOS
3426756 VRISKETAI
METAKSI'
ZAKYNTHOS KAI
KEFALLINIA'= OK?
K (a tappo
rapidissimo):
IDB de SXK R OK
MNITKS VA VA (IDB)
Rimasi alla cuffia ancora poco e appena intercettai i! CQ di SXK con
la mia traduzione dei nomi delle due isole, tornai dal Capoposto il
quale ringraziandomi aggiunse esitando un pio’: " Capo, mi dispiace
ma le devo dare una notizia non bella... Lei deve partire
immediatamente perche’ c'e una richiesta del console di
Santiquaranta perche’ le sia concessa una licenza per raggiungere
sua moglie che e’ gravemente ammalata. Le ho preparato gia’ it suo
foglio di licenza e la richiesta per il Comando Tappa perche le
concedano un passaggio per Santiquaranta. Ora vada con i miei
auguri. Se si sbriga potra’ fare in tempo a prendere !I mezzo per
Valona. Mi consegno’ le carte e ringraziandolo, mi affrettai a fare
la valigia. La sera tardi ero gia a casa mia. Stetti con mia moglie
il tempo necessario perche’ uscisse dalla fase critica (un tifo di
prima classe combattuto senza penicillina dato che non era ancora
stata inventata). Ma ebbi ancora una proroga di pochi giorni e
quando la lasciai, si era avviata verso la completa guarigione.
RITORNO DALLA LICENZA
Rientrai a Saseno ai primi di Agosto, in tempo per godermi un altro
po' di quel caldo asfissiante che avevo provato prima della licenza.
Andai dal Capoposto per un rapido saluto e, come fui davanti a lui
“Capo ben tornato” eccetera con i soliti convenevoli e continuando
"meno male che il giorno dopo I'SOS lei non era qua. Era successo
che I'operatore di servizio sulla seicento a Durazzo Radio aveva
intercettato la nostra chiamata a Corfu’ Radio ma aveva ricevuto
fiaschi per fischi e tutto allarmato aveva riferito al suo
capoposto.. .Insomma per farla breve venne informato I'ammiraglio il
quale salto’ dalla sedia (per la verita sara’ saltato su dalla
poltrona) allarmatissimo pensando che il nemico di chissa’ quale
razza avesse occupato Saseno. Allora incomincio’ a telefonare al
nostro comandante e poi a me. Ovviamente non mancammo di assicurarlo
che tutto era in regola. Lui pero’ era incredulo e pensava che
fossimo nemici che si spacciavano per i veri militari
italiani....Per farla breve il giorno dopo me lo vedo arrivare qua
in radio seguito da una mezza dozzina di ufficiali .Strillo’: "
Voglio qua il suo sottordine!! "Avendo appreso che lei era in
licenza, ebbi I'impressione che si stesse calmando e voile vedere il
brogliaccio che attentamente lesse e senza accomiatarsi se ne ando’
su, dal nostro comandante".
Allora io interruppi il capoposto e gli chiesi: "Capo, ha lasciato
qualche punizione per me? Per esempio una settimana d'arresti o un
deferimento alla Corte marziale? Alla risposta negativa del
Capoposto, dissi con voce chiara: "Con il dovuto rispetto io le dico
che tutto quello che mi sta riferendo ha tutta l'aria di..., meglio
che io non ne dia la giusta definizione. Ma I'ammiraglio sapendo che
a Valona, cioe’ ad appena otto miglia da Saseno, esisteva un Comando
Marina con un Capitano di Vascello al Comando, avrebbe potuto
ordinargli di imbarcarsi su qualche mezzo con una bella scorta del
battaglione San Marco e fare una ricognizione per accertarsi che
Saseno non fosse caduta nelle mani del nemico. A questo punto mi
faccia dire che al signor ammiraglio piacciono i pic-nic. Capo, le
chiedo scusa ma devo lasciarla perche sono proprio stanco.'..e me ne
andai al mio alloggio.
ANCORA SASENO
|
Dopo qualche giorno notai che la vita a Saseno si stava
movimentando. Gli allarmi erano diventati proprio seccanti; ci
tenevano sul chi vive per delle mezz'ore, sempre seguite dal
"cessato allarme". Un giorno, era il primo pomeriggio, ci fu allarme
ma stavolta si presento’ un aereo che di militare non aveva nulla.
Insieme al Ventura eravamo pronti alla mitragliatrice e appena me lo
vidi imboccare il canalone che risaliva sino alla zona comando mi
prese il gusto di dargli una innaffiata. Sparai un intero nastro
mentre a circa duecento metri di distanza I'aereo continuava la sua
rotta. A questo proposito devo confessare che non provai odio per
I'essere umano che lo pilotava ma era I'istinto quello che in casi
del genere ti prende, la mano. Uno pensa: che cavolo vuole quello
la’ questo e’ mio territorio e sparo. Credo che se uno ha il compito
di sparare deve avere il concetto di territorio e sparare. Capita
che leggendo libri di alcuni scrittori che fanno filosofia, ti puoi
imbattere in considerazioni al riguardo del tutto manichee. Perche’
nella realta’ quelle considerazioni sarebbero valide se dall'altra
parte ci fosse un altro essere umano che nello stesso istante la
pensa come te.
Seppi il giorno appresso che I'apparecchio era pilotato da una
giornalista francese che era stata costretta ad atterrare sulla
strada davanti al Comando delI' isola. Non credetti
opportuno indagare perche’ era atterrata e francamente, non pensai
affatto che fosse stata la mia mitragliatrice a obbligare il piccolo
aereo ad un atterraggio di fortuna. Chissa’? Furto di aereo
abbattuto? Prima della guerra ero operatore unico sulla R.
Torpediniera 65 PN. Un giorno facemmo esercitazioni di Squadra.
Notte maledettamente passata con la cuffia in testa; era ancora
scuro, forse le quattro: arriva un maro’ dalla plancia con un
pezzetto di carta. Ha detto il comandante di darlo subito. Leggo:
Comando Nave AQUILA - Ore 0338 VI ABBIAMO SILURATO
- R. Nave 65 PN. Trasmisi subito il messaggio all' AQUILA che
rispose: Nave 65PN - Impossibile vostro siluramento perche’
risultate affondati da noi alle 0115 di oggi. AQUILA. " Ma certo
sulla 65PN il Comandante e’ un Tenente di Vascello mentre
sull'AQUILA c'e un Capitano di Vascello....La solita morale: UBI
MAJOR MINOR CESSAT. Agosto e Settembre furono di una monotonia
snervante, fatta di allarmi rientrati ma non per questo piacevoli,
specialmente quelli notturni. E ad Ottobre le cose peggiorarono con
I'attacco alla Grecia che causo’, I'avvicinamento degli Inglesi all’
Albania. Ricordo che ci fu un periodo in cui si riposava a piccole
razioni e male: fu il periodo in cui dormivo nel mio alloggio, su
una poltrona, intabarrato in uno di quei cappotti color fraticello
foderati di verde, in voga presso le sentinelle della Regia Marina.
Non mi toglievo neppure gli stivali perche’ la mia postazione
antiaerea, piazzata nel fango, la potevo raggiungere attraversando
un piccolo pantano sempre rifornito di acqua piovana.
Due intere settimane con la stessa musica seguite da un breve
periodo di stasi. Ne approfittai per togliermi gli stivali. Tolto il
primo vidi che il piede era nudo. Era con me il Ventura che intese
il mio "Caspita, dov'e il calzettone? " Capo, provi ad infilare la
mano sino al fondo dello stivale" La infilai e la ritrassi piena di
una polvere indefinibile. II Ventura si stava divertendo e rideva:
"Capo quello che ha nel palmo della mano e’ un calzettone" e rideva
molto divertito. "Questi sono proprio i calzettoni acquistati a
Valona qualche settimana fa. E mi ricordo i giuramenti di quel
farabutto del negoziante che mi assicurava . "questi essere vera
lana...il Ventura interrompe: si lana, LANITAL doveva dire. Sa capo
come la fanno ora la lana ? Con il latte delle mucche!
Fu un triste inverno zeppo di brutte notizie dai fronti terrestri e
marittimi. A marzo del 1941 vengo trasferito a Brindisi Centro Radio
che era stato spostato dal Castello in citta’, alla piccola
cittadina di Mesagne anzi in una azienda agricola, logicamente
requisita. Di qua ancora Albania all'Ufficio Telecomunicazioni
Segreteria del Sottocapo di Stato Maggiore, Durazzo. E qui ebbe
inizio un periodo di tre anni, dall'8 settembre 1943 in cui da
prigioniero (molto instabile perche’ cambiavo spesso padrone) mi
ritrovai in Palestina, prigioniero degli Inglesi. Sbarcai a Napoli,
il 12 Aprile 1946 e finalmente dopo sette anni sprecati, il 13
Aprile bussai a casa mia, a Bari, dove tutti stavano bene ma da quel
giorno si sentirono meglio.
POST SCRIPTUM
Ho pensato che il contenuto di questo post scriptum possa costituire
una novita’ per qualche mio lettore e per altri cosa risaputa. Mi
scuso con questi ultimi. Aver lasciato la Regia Marina alla fine
della prigionia non e’ stato per me una conclusione tipo "chi ha
avuto, ha avuto e chi ha dato ha dato: scurdammoce o passate" con
cio’ che segue. Mare e Marina sono sempre stati un mio punto di
riferimento e lo sono ancora. Di qui la necessita’ di tenermi
costantemente informato attraverso libri e riviste. Ho servito la
Regia Marina quale volontario per cinque anni (piu tre per
guerricciole varie) piu’ cinque per la WW2 piu’ un anno di sbando e
due di prigionia. In totale 16 anni: mi sia concesso di affermare
che sono orgoglioso della mia appartenenza alla Regia Marina, senza
alcuna riserva. Ho accennato qualche rigo piu’ su a libri e riviste
attraverso i quali sono venuto, negli ultimi anni, a conoscere fatti
incredibili e che coinvolgono I'Italia e le sue Forze Armate. Mi
limitero’ ad occuparmi della Regia Marina. Gli Inglesi avevano
fortunosamente recuperato da un sommergibile tedesco "una strana
macchina da scrivere" che fu subito consegnata al Premier W.
Churchill il quale aveva sentito parlare dell'esistenza di un
diabolico marchingegno tedesco di nome ENIGMA. Una macchina
criptografica nella quale i Tedeschi riponevano la piu’ assoluta
fiducia sulla sua impenetrabilita’ e ora quella macchina era nelle
sue mani!
Churchill immediatamente recluto’ fisici, matematici, scienziati e
persino provetti enigmisti ed in capo a due mesi fu in grado di
decifrare tutto quello che si preparava da parte del Comando Supremo
Germanico. II predetto "Brain trust" resto’ confinato nei pressi di
Londra per tutta la durata delta guerra, salvo un professore di nome
Harry Hinsley che era considerato un enfant prodige e un colonnello
di nome Frederick Winterbothem. Questo signor Hinsley fu il primo a
scoprire il funzionamento di ENIGMA e dopo che il colonnello
Winterbothem ebbe rivelato I'esistenza di ENIGMA, scrisse
dettagliatamente in un suo libro come quella macchina venne
sfruttata e quale peso rappresento’ nel corso della guerra a partire
dal marzo del 1941.
La disgraziata pagina di Capo Matapan fu il primo successo che
ENIGMA rase all'ammiraglio Cunningham consentendogli di credersi la
reincarnazione di Nelson mentre dall'altra parte, sul capo
dell'Ammiraglio Jachino e sulla Regia Marina si abbattevano i piu’
odiosi giudizi. E' necessario percio’ che venga spiegato come ENIGMA
abbia determinato Capo Matapan. Ho accennato alla cieca fiducia che
i Tedeschi riponevano nel suddetto congegno il che li induceva a
farne un uso indiscriminato. Capo Matapan nasce dalla richiesta
pressante alla Regia Marina da parte del Comando Supremo Germanico
di un' azione verso le acque greche allo scopo di alleggerire la
pressione inglese esercitata con I'invio in Grecia di truppe
prelevate dal fronte Nord-Africano.
L'Ammiraglio Jachino chiede ai Tedeschi combustibili e copertura
aerea. Ottiene due Cacciatorpediniere! Ma quanti altri simili
agguati che forse non saranno mai svelati, furono perpetrati? Quanto
abbia influito il possesso di una macchina criptografica come
"'ENIGMA" da parte Britannica non e facilmente calcolabile. Esperti
di questa materia hanno affermato che la storia della Seconda Guerra
Mondiale dovrebbe essere scritta tutta daccapo. Per quanto concerne
la Regia Marina e’ certo che la famigerata macchina ha contribuito
pesantemente alla sua malasorte. Tuttavia non e giusto tacere sulle
gravissime colpe di chi dopo la conferenza di Washington (1922)
incaricato di progettare il rinnovamento della nostra Marina, legato
ad arcaici criteri, abbia rinunziato alle navi portaerei,
ritenendole inutili abbandonando gli studi sul radar che erano a
buon punto e addirittura alto stesso livello di Gran Bretagna e
Germania, a chi ha scartato il progetto dei siluri avio-trasportati.
e... ma I 'elenco delle colpe e troppo lungo!
Quindi una Marina nuova che era nata ANTICA. Una Marina non certo
per gli Uomini cui fu consegnata. Uomini come quelli della Baia di
Suda (incrociatore pesante YORK, affondato) di Alessandria d'Egitto
dove sei uomini della X MAS affondano le Navi da Battaglia VALIANT e
QUEEN ELIZABETH, uomini che durante tre durissimi anni riescono, ad
onta delta Flotta Britannica, a trasferire intere Armate corazzate
Italiane e Tedesche equipaggiate di tutto punto, di mezzi e
artiglierie e di rifornirle anche se a costo di perdite di propri
uomini e di rilevante numero naviglio silurante. Una revisione in
sede storica e’ certamente augurabile. Da parte mia mi riterro pago
anche se soltanto uno dei miei pochi lettori avra’ avuto la
possibilita’ di correggere qualche giudizio sulla Regia Marina che,
sia detto e ribadito, fu una Marina fatta innanzi tutto di gente del
Popolo Italiano, eroicamente battutasi at servizio della Nazione
Italiana.