3. "RICEVETE LO SPIRlTO SANTO"

Sappiamo che Gesù, a partire dal battesimo, era "pieno di Spirito Santo" (Lc 4,1). Però gli occorreva la risurrezione, sia per elargirlo agli altri, sia perché lui stesso, mediante lo Spirito, entrasse nella sua nuova qualifica di Risorto.
Giovanni dice espressamente che "c'era ancora lo Spirito, perché Gesù non era stato ancora glorificato" (Gv 7,39). E Gesù stesso spiega agli apostoli che lo Spirito di verità dimora presso di voi [in quanto egli, che lo possiede, è con loro) e sarà in voi [una volta risorto]" (14,17).
Accennavamo anche che, con la risurrezione, lo Spirito costituisce Gesù nella sua piena dignità di Risorto. Infatti, egli, "nato dalla stirpe di Davide secondo 1a carne", viene poi "costituito Figlio di Dio con potenza secondo 1o Spirito di santificazione mediante la risurrezione dai morti" (Rm 1,3); diventa così "Spirito vivificante" (cf 1 Cor 15,45) e può donarsi nell'Eucaristia (Gv 6,63).
La risurrezione, quindi, anche per quanto riguarda lo Spirito, segna lo spartiacque non solo tra Antico e Nuovo Testamento, ma pure tra il Gesù terreno e il Signore nella gloria.
In questa parte ci occuperemo di così grande dono e dei benefici che ne derivano alla Chiesa nel suo insieme e ai singoli cristiani.

a) Il Risorto dona lo Spirito Santo

Ci interessiamo di due testi: di Gv capo 20, dove si ha "ricevete lo Spirito Santo", e di Atti capo 2, che riferisce l'evento della Pentecoste.

1. Il testo di Giovanni capo 20
In Gv 20,19-23 abbiamo due momenti dell'unica apparizione di Cristo Risorto: la scena dell'identificazione e quella della missione. Nel primo venne Gesù dai discepoli, diede loro la pace, mostrò le mani e il costato trafitti perché constatassero l'identità tra il Crocifisso e il Risorto. Nel secondo, da unire bene al primo, Gesù disse loro di nuovo: "Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi". Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: "Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi, e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi"" (Gv 20,19-23);
Notiamo: la cornice temporale dei due momenti dell'apparizione è quella del giorno della risurrezione, cioè "la sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato" (v. 19), ossia la Pasqua. La cosa crea difficoltà e ci ritorneremo in seguito. L'apparizione, poi, può essere divisa in tre elementi: l'affidamento della missione, il dono dello Spirito, il potere di perdonare. La missione, sia per la successione Padre-Figlio e Figlio-discepoli, di stile giovanneo, sia per il verbo "mandare" senza limitazione del mandato, riveste un'ampiezza senza precedenti, e dice che Gesù vuole continuare "l'opera" che il Padre gli ha affidato, la salvezza, mediante i suoi discepoli. Ne segue che il dono dello Spirito acquista un'importanza ben grande, accresciuta anche dall'alitare che Gesù fa sui discepoli. Altrove lo Spirito veniva dato, inviato, effuso; qui anche alitato, e dal Risorto! Lo stesso verbo greco (emfysao), che ricorre solo qui in Giovanni, si ha in Gen 2,7 quardo Iahvè alita il soffio vitale nell'uomo che ha creato, in Sap 15,11, ed Et 37,9 quando il profeta in nome di Dio rianima le ossa aride. Il gesto, quindi, si riporta a un vero atto creativo; vuole, perciò, dire che lo Spirito, che Gesù sta per dare, compie una nuova creazione negli apostoli, la quale li abilita a continuare la sua stessa "opera". Ci rendiamo conto della portata delle parole che seguono: "Ricevete lo Spirito Santo"! Infine, il potere di perdonare, che viene accordato agli apostoli, è solo una parte della missione, cioè non la esauisce.

2. Il testo di Atti capo 2
La grandiosa narrazione dell'effusione dello Spirito Santo nel giorno di Pentecoste, da leggersi nell'insieme di tutto il capitolo, è dovuta un po' anche all'esperienza cinquantennale della Chiesa da parte di Luca, il quale ritiene che questa si è impiantata in buona parte del bacino mediterraneo proprio mediante l'azione dello Spirito. È quindi un racconto che mescola insieme storia di impegno missionario, vittoria nelle difficoltà, consapevolezza della dignità delle comunità fondate, ottimismo per i1 futuro: il tutto è tenuto insieme dalla constatazione di fede che lo Spirito mandato dal Risorto opera di continuo nella Chiesa.
Scendiamo ora al particolare con questi quattro rilievi.
Primo. Per Luca, la Pentecoste è il punto di arrivo del piano di Gesù. Il Risorto cosi parla agli apostoli: "Io manderò su di voi quello che il Padre mio ha promesso" (Lc 24,49); inoltre: "Ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere che si adempisse la promessa del Padre, "quella, disse, che avete udito da me: Giovanni ha battezzato con acqua, voi invece sarete battezzati in Spirito Santo, fra non molti giorni"" (At 1,4-5). Inoltre Pietro spiega così lo stesso evento: "Innalzato alla destra di Dio, e dopo aver ricevuto dal Padre lo Spirito Santo che egli aveva promesso, lo ha effuso come voi stessi potete vedere e udire" (2,33). Meraviglioso testo cristologico, anzi trinitario! Ricordiamo che Atti 16,7 parla de "lo Spirito di Gesù".
Secondo. La Pentecoste è un evento escatologico, che porta cioè della storia umana quanto era stato promesso da Dio in Gioele 3,1-5, e ancor più dal Risorto (Lc 24,46-49; At 1,4-8): la nascita della comunità degli ultimi giorni, con i doni profetici e carismatici che l'accompagnano (profeteranno". At 2,18; cf 11,27; 13,1).
Terzo. La Pentecoste è un evento ecclesiale e missionario. Lo Spirito, scende come lingue di fuoco", per dire che dà la forza di "annunziare la parola di Dio con franchezza (4,31) e di prendere decisioni importanti, come quella del Concilio di Gerusalemme (15,28). Per questo Luca dice spesso che la fondazione di nuove comunità è accompagnata da nuove Pentecosti, con i doni della prima; cosi per Cornelio e i suoi a Cesarea (10,44-48), per la chiesa di Samaria (8,15-17), per gli ex seguaci del Battista a Efeso (19,5-6).
Quarto. La Pentecoste è un continuo evento di grazia per la Chiesa. Cioè, lo Spirito porta all'ascolto della Parola, alla fede, al battesimo, all'aggregazione alla Chiesa, alla comunione dei beni e alla "frazione de1 pane" eucaristico (cf At 2,37-47).
Concludiamo: i due testi concordano nella sostanza. Che dire della diversa cronologia: il giorno di Pasqua (Gv), quaranta giorni dopo (At)? Forse Giovanni ha voluto presentare in un'unica scena "la totalità del mistero pasquale" (A. George). La presenza dello Spirito negli apostoli è la causa efficace della loro partecipazione alla vita del Risorto.

b) Lo Spirito Santo nella vita della Chiesa

Il Nuovo Testamento presenta due missioni (invii). La prima: il Padre manda il Figlio (Gv 6,44). La seconda: il Padre manda lo Spirito Santo nel nome del Figlio (14,26), o è il Figlio stesso che lo manda (16,7; cf 20,22) dal Padre (15,26). È questa duplice missione, del Figlio e dello Spirito Santo, che fa nascere quella comunità che entra in una relazione nuova con la Trinità, cioè la Chiesa. Ne segue che lo Spirito Santo è, insieme al Verbo Incarnato, il co-istituente" (Congar) della Chiesa.
Vogliamo ora parlare del ruolo che lo Spirito Santo ha riguardo la nascita e la vita della Chiesa. Con ciò ci ripromettiamo di crescere nella stima e nell'amore della Chiesa universale e locale, la quale, nonostante i difetti che possiamo riscontrarvi (e che sono anche i nostri), è tuttavia il popolo radunato nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

1. Forza e grazia per l'annuncio del Vangelo
L'attività nell'annuncio e la penetrazione di tale annuncio, per gli Atti, sono dovuti allo Spirito Santo che si serve di persone umane.
Testo significativo è At 5,31-32, che presenta prima il contenuto dell'annuncio, poi gli "annunciatori". "Dio lo [Gesù] ha innalzato con la sua destra facendolo capo e salvatore, per dare a Israele la grazia della conversione e il perdono dei peccati" (v. 31): è l'essenziale del messaggio cristiano, cioè Cristo, morto risorto e glorificato, quale artefice della nostra salvezza. Ecco ora gli annunciatori del messaggio: "E di questi atti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo" (v. 32). Quindi, alla testimonianza degli apostoli, spesso ricordata negli Atti, si affianca la testimonianza dello Spirito Santo. In che cosa consisteva quest'ultima? Forse nel coraggio e nella volontà che lo Spirito dava agli apostoli, forse nei doni particolari che ricevevano i venuti alla fede, forse per tutte e due queste cose.
Lo Spirito suggerisce a Pietro ("lo Spirito gli disse": 10,19) di ricevere gli inviati dal pagano Cornelio, di andare a casa di costui, e di introdurli nella Chiesa senza la circoncisione: e la non richiesta di questo rito fu di grandissima importanza dottrinale e pratica.
È lo Spirito che spinge la chiesa di Antiochia all'attività missionaria itinerante, che la caratterizzerà in seguito: "Lo Spirito Santo disse: "Riservate per me Barnaba e Saulo per l'opera alla quale li ho chiamati"" (13,2); e questi partono inviati dallo Spirito Santo" (v. 4).
Tralasciando altri esempi, ricordiamo infine come lo Spirito Santo continui in certo modo la sua opera con coloro che mette a capo delle comunità cristiane: "Vegliate su voi stessi e su tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha posti come vescovi a pascere la Chiesa di Dio, che egli si è acquistata con il suo sangue" (20,28).
In breve: lo Spirito Santo è il primo protagonista nell'annuncio del Vangelo e rende missionaria la Chiesa di ogni tempo. Ma egli si serve delle persone; la confermazione, che è
il tempo delle decisioni nella fede e per la fede, porti ad accogliere l'invito dello Spirito.

2. Nella comunità dei credenti
Anche Paolo, del quale ora ci occupiamo, sperimenta che il Vangelo si diffonde "non soltanto per mezzo della parola, ma anche con potenza e con Spirito Santo" (1 Ts 1,5; cf 1 Cor 2,4). Però egli si mostra assai profondo in altri punti, che ora rileveremo servendoci di alcuni testi delle sue lettere maggiori, specialmente di Rrn 8.
Incominciamo col ruolo che Paolo assegna allo Spirito Santo nella vita dei credenti considerati come un insieme. Giustificati da Dio in Cristo mediante la fede (Rm capi 1-3) e liberati dalla legge (capo 7), essi vivono la vita cristiana mediante l'azione dello Spirito Santo (capo 8). "Voi però non siete sotto il dominio della carne [cioè dell'egoismo che aliena da Dio], ma dello Spirito, dal momento che [o: a condizione che] lo Spirito di Dio abita in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene. (...) E se lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, colui che ha risuscitato Gesù dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo de1 suo Spirito che abita in voi" (Rm 8,9-1}).
Quindi, lo Spirito, che proviene da Dio e da Cristo ("Spirito di Dio", "Spirito di Cristo") e "abita in voi", accompagna efficacemente la vita cristiana 1ungo tutto l'arco dell'esistenza, dal suo sbocciare fino alla risurrezione finale. Lo Spirito fa sì che i redenti vivano in modo conforme alla vita nuova che proviene da Dio mediante Cristo.

3. Figli nel vero Figlio mediante lo Spirito
Il cuore stesso di tale vita divina in noi, che è l'adozione a figli di: Dio nel Figlio, si attua e si esercita mediante lo Spirito.
Dopo la frase riassuntiva, che cioè "tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio" (Rm 8,14), Paolo continua dicendo: "E voi non avete ricevuto [nel battesimo] uno spirito da schiavi per ricadere nella paura [situazione in cui erano ancora gli ebrei non convertiti], ma avete ricevuto uno spirito di figli adottivi per mezzo del quale [Spirito] gridiamo: "Abbà, Padre". Lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi..." (8,14-16; cf Gal 4,4-7).
La nostra dignità spirituale è quella di figli nel Figlio, in quanto partecipiamo della figliolanza divina che in Gesù è di natura e in noi di adozione (Abbà fu già sulla bocca di Gesù: Mc 14,36); per questo anche noi preghiamo col nome di Abbà. Ebbene, questa preghiera al Padre ci esplode dal di dentro ("gridiamo") proprio sotto l'azione dello Spirito Santo. Anzi, secondo il passo parallelo di Gal 4,6, è lo stesso Spirito che prega in noi e per noi: "Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito de1 Figlio suo che grida: Abbà, Padre"; quindi è Lui che "i nostri cuori grida", cioè nel più profondo di noi stessi. Del resto, come Paolo diceva in un capitolo precedente, il Padre ha messo nei nostri cuori il suo amore mediante lo Spirito Santo: "La speranza poi non delude, perché l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato donato" (5,5). Questo stretto 1egame tra amore di Dio per noi e Spirito Santo - che ha qui la formulazione più chiara di tutto il NT - in Rm 5 è discendente, mentre in Rm 8 è ascendente.

4. Tempio di Dio e abitazione dello Spirito
È quanto Paolo dice per la comunità di Corinto. Esortando quei cristiani, che si entusiasmavano fuori posto per i predicatori, col pericolo di far scadere il messaggio evangelico in un insegnamento filosofico, egli ricorda: "Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà anche voi. Perché santo è il tempio di Dio che siete voi" (1 Cor 3,15-16; cf Ef 2,20-22). La comunità cristiana è caratterizzata dalla presenza dello Spirito in essa (abita in voi" 9; il che vale anche per il singolo cristiano: 1 Cor 6,19).

5. Membra della Chiesa mediante lo Spirito
Infine, ricordiamo che lo Spirito opera in vista della Chiesa e nella Chiesa. Paolo inizia così il lungo testo col quale paragona l'unità dei cristiani con quella delle membra in un corpo: "Come il corpo, pur essendo uno, ha molte membra e tutte le membra, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche il Cristo [pur essendo uno, unisce a sé tutti noi e con lui ci porta all'unità]" (1 Cor 12,12). Poi continua con la frase importante per il nostro tema: "E in realtà noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo e tutti ci siamo abbeverati a un solo Spirito" (v. 13). Cioè, mediante un solo Spirito", e lo Spirito fa coesistere i molti nell'unità (come Paolo diceva subito prima riguardo ai carismi: vv. 4-11), i "battezzati" formano "un solo corpo". E l'Apostolo conclude i1 paragone affermando: "Voi siete corpo di Cristo e sue membra, ciascuno per sua parte" (v. 27). Quindi, nel battesimo lo Spirito è la causa dell'entrata nell'unità del corpo ecclesiale.
Ricordiamo che la seconda frase sullo Spirito, "e tutti fummo abbeverati in un solo Spirito", viene spiegata in modi diversi: alcuni vi vedono un accenno alla confermazione; altri all'eucaristia, alla quale Paolo ha fatto già allusione con la frase "bevanda spirituale" (cf 10,4), anche se l'aoristo "epotìsthemen" può creare qualche difficoltà; Ma che non cambia il significato di fondo, riguardante l'unità ecclesiale mediante lo Spirito, attestata anche altrove (per es., in Ef 4,4-6). Del resto, per Paolo lo Spirito è causa di "koinonìa", comunione (2 Cor 13,13).
Concludiamo il tutto dicendo che lo Spirito Santo è la causa dell'apostolicità, santità e unità della Chiesa; che è Colui che realizza nei cristiani il loro essere "in Cristo" dalla fase iniziale fino al termine ultimo; in breve: che è l'anima della Chiesa.

c) Lo Spirito Santo nella vita del singolo

Oltre che della Chiesa nella sua totalità, lo Spirito Santo è l'anima anche di ciascun individuo, da quando entra nella Chiesa, a qando poi opera, prega, lotta con essa. Ecco qualche esemplificazione.

1. Lo Spirito Santo e i sacramenti
Si entra singolarmente nella Chiesa col battesimo, e si cresce in essa con gli altri sacramenti e con l'accettazione della grazia che essi comportano. Ebbene, questo entrare e proseguire del singolo si compie sempre sotto l'azione dello Spirito, per unirlo a Cristo e a Dio Padre.
Dio mi ha salvati... per sua misericordia mediante un lavacro di rigenerazione e di rinnovamento dello Spirito Santo, effuso su di noi abbondantemente per mezzo di Gesù Cristo, salvatore nostro..." (R 3,5-6), Su questo passo notiamo tre cose. Primo, è un testo trinitario, in quanto nomina le tre persone divine, che operano a nostro favore, e sono ricordate in quest'ordine: Dio, Spirito Santo, Gesù Cristo. Secondo, è anche battesimale, perché descrive il battesimo con la frase "lavacro di rigenerazione e di rinnovamento". Terzo, quest'opera "di rigenerazione e rinnovamento" è "nello Spirito Santo" (o meglio, "dello Spirito Santo", così in greco), cioè compiuta dallo Spirito, in quanto lo Spirito congiunge col Padre e col Figlio il battezzato, dopo averlo rigenerato e purificato. Per cui lo Spirito esercita la sua azione necessaria sull'individuo fin dalla nuova nascita nel battesimo.
Ai samaritani, che erano già stati battezzati dal diacono Filippo, Pietro e Giovanni "imponevano loro le mani, e quelli ricevevano lo Spirito Santo" (At 8,15-17); Simon mago avverte bene che lo Spirito veniva conferito con l'imposizione delle mani degli apostoli" (v. 18), tanto che decide di comperare tale potere con il denaro. Ecco un altro momento dell'incontro dello Spirito con un individuo, dopo quello del battesimo e in stretta continuazione di quello. La Chiesa lo chiama sacramento della confermazione perché uno, in genere ormai dodicenne, venga irrobustito da questo nuovo dono dello Spirito per vivere con più forza la vita ecclesiale e dare la testimonianza missionaria.
In un passo già accennato, Paolo chiama l'eucaristia "cibo spirituale" e bevanda spirituale" (1 Cor 10,3-4). Infatti, Cristo si dà nel pane e vino come spirito vivificante" (15,45), come Colui che, per la sua passione e risurrezione, possiede in pienezza lo Spirito ed è in grado di donarlo dando se stesso nel mistero eucaristico.
Lo Spirito Santo, effuso da Cristo Risorto anche per la remissione dei peccati (cf Gv 20,22), raggiunge efficacemente un individuo quando questi si accosta al sacramento della riconciliazione.

2. "Pregate mediante lo Spirito Santo"
Ma l'azione dello Spirito non si ha solo nei Sacramenti. Nella parte finale della lettera, Giuda esorta così: "Ma voi, carissimi, costituite il vostro edificio spirituale sopra la vostra fede, pregate mediante lo Spirito Santo, convertitevi nell'amore di Dio, attendendo la misericordia del Signore nostro Gesù Cristo per la vita eterna" (w. 20-21). In questo meraviglioso testo trinitario, lo Spirito Santo, nominato per primo, è in rapporto con la preghiera, il Padre con l'amore, il Figlio con la misericordia. Pregando così, i lettori non si comporteranno come gli empi "che non hanno lo Spirito" (v. 19). Da parte sua, Paolo dice: "Siate ricolmi di Spirito Santo, intrattenendovi a vicenda con salmi, inni, cantici spirituali, cantando e inneggiando al Signore con tutto il vostro cuore, rendendo continuamente grazie per ogni cosa a Dio Padre, nel Signore nostro Gesù Cristo" (Ef 4,18-20). Lo Spirito, nominato anche qui per primo, suscita e dà valore alla lode multiforme che, mediante Cristo, raggiunge il Padre: un testo ugualmente trinitario.
Sappiamo già che c'è di più: lo Spirito prega con noi e al nostro posto (cf Rm 8,15; Gal 4,6), "intercede con insistenza per noi, con gemiti inesprimibili" (Rm 8,26).

3. La lotta per il bene
Il cristiano è nella necessità di lasciarsi guidare o dallo Spirito o dalla carne; e Paolo elenca i frutti di bene o di male che derivano dalla scelta che si fa (Gal S,16-23), e, nello stesso tempo esorta: "Camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare le opere della carne" (v. 16). Il camminare nello Spirito porta alla vera libertà, perché "dove c'è lo Spirito del Signore c'è libertà" (2 Cor 3,17).

4. I carismi
Infine, dobbiamo dire qualche cosa sui carismi, che, a partire dal Vaticano II, sono entrati decisamente nella teologia. La parola greca "chàrisma" s'incontra in Paolo (17 volte) e in 1 Pt 4,10 (1 volta) ed ha più significati. Anche questo fluttuare del termine, eccetto in pochi, ma importanti, versetti, fa sì che ci siano più concezioni dei carismi già nella Bibbia e poi nelle elaborazioni dei teologi.
Fermiamo un po' l'attenzione su testi quasi tecnici. Sono quelli che parlano della diversità e dell'unità dei carismi, e del loro legame con la grazia dello Spirito Santo: "Ci sono diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito", e il brano termina così: "Ma tutte queste cose è l'unico e medesimo Spirito che le opera, distribuendole a ciascuno come vuole" (1 Cor 12,4.11). "chàrisma" deriva da "charìzomai", mostrarsi generoso, regalare qualche cosa, e richiama "chàris", grazia. E' lo Spirito che distribuisce come vuole questi regali (vv. 29-30), li riconduce a unità nella sua persona, li destina "per l'utilità comune" (v. 7). Sia la diversità che l'accenno alla provenienza soprannaturale, si hanno anche in Rm 12,6: "Abbiamo pertanto doni (charìsmata) diversi secondo la grazia (chàris) data a ciascuno di noi", come pure in 1 Pt 4,10: "Come ciascuno ha ricevuto un dono (chàrisma), lo usi l'uno per gli altri, come buoni ammistratori della multiforme grazia (poikìles chàritos) di Dio". Questi testi dicono due cose: distinguono i carismi dalle virtù (e dalla carità specialmente), perché queste devono essere di tutti e in tutti; non assimilano i carismi ai semplici talenti umani, che sono doni di natura.
Passiamo ora agli elenchi che usano con più di un significato il termine "charisma". Essi attribuiscono i carismi ora allo Spirito Santo, ora a Dio (1 Cor 12,28). Inoltre, mettono insieme, pur senza voler esaere completi, i doni straordinari (parlare in lingue, operare miracoli) e quelli ordinari (insegnamento, servizio), i ministeri gerarchici (1 Cor 12,28; cf Ef 4,11) conferiti anche con l'imposizione delle mani (1 Rn 4,14; 2 1in 1,6) e alcune attività (la beneficenza e l'esortazione). Paolo giudicava certamente in modo positivo i carismi che riscontrava a Corinto, anche se non gli sfuggiva che alcuni di essi si mescolavano un po' con la mentalità e le mode di quell'ambiente; da ciò vengono le norme che dà in 1 Cor capo 14.
Si può concludere il tutto dicendo che lo Spirito esercita il suo influsso in ciascun credente lungo tutta la sua vita e in vari modi, che vanno dai sacramenti ai diversi doni di grazia.

d) Il Paraclito, lo Spirito Santo

Ci interessiamo ora delle cinque promesse che Gesù fa dello Spirito Paraclito e della natura personale dello Spirito Santo.

Le cinque promesse
I cinque testi di Giovanni, che riferiscono la promessa dell'invio dello Spirito Santo da parte di Gesù, sono fra i più maturi del Nuovo Testamento, e raccolgano anche tanta esperienza e riflessione da parte della Chiesa. Inoltre, essi legano intimamente il Paraclito alla persona e all'opera di Gesù e al progetto del Padre; si riallacciano quindi al messaggio centrale del quarto Vangelo sul Verbo mandato dal Padre come datore di quella Verità che diventa Salvezza con la sua passione redentrice. Infine, lo stesso fatto materiale, che vengano ambientati tutti nelle poche ore che precedono l'inizio della passione, non è senza significato: è mediante la sua passione-risurrezione, la sua "ora", che Gesù possiede pienamente lo Spirito e può anche darlo.

  1. La prima promessa, che si ambienta bene nel discorso che la contiene, suona cos3: "Io pregherò il Padre, ed egli vi darà un altro Consolatore [Paraclito] perché rimanga tra voi per sempre, lo Spirito di verità che il mondo non può ricevere, perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché dimora presso di voi e sarà in voi" (Gv 14,16-17). Iniziando con una nitida formula trinitaria (Gesù, Padre, Paraclito), Gesù promette un altro se stesso (cf 1 Gv 2,1), perché sia nell'intimo dei discepoli ("in voi") e senza limiti di tempo ("per sempre"), e li aiuti a crescere in quella verità che Gesù ha loro insegnato e che è Lui stesso ("lo Spirito di verità"). Anche Gesù, che dovrà separarsi per un po' da loro con la passione, tornerà ben presto con la risurrezione: "Vado e tornerò a voi" (Gv 14,28).

  2. Dopo la solenne promessa della presenza del Padre e del Figlio nel credente animato dall'amore, "noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui" (14,23), che completa quella della presenza del Figlio e dello Spirito Santo, si ha il secondo preannuncio dell'invio dello Spirito da parte del Padre nel nome del Figlio (altra formula trinitaria): "Ma il Consolatore [Paraclito], lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto" (14,26). Qui lo Spirito si presenta come il vero maestro nella Chiesa, che la guida "alla verità tutta intera" (16,13). Quando Giovanni scriveva, lo Spirito aveva già svolto un po' di questa sua attività di ricordo e di penetrazione (cf 2,22; 12,16) e aveva fatto superare alla Chiesa i pericoli delle prime eresie.

  3. La terza promessa parla della testimonianza nei riguardi di Gesù, sia da parte dello Spirito Santo che dei discepoli: "Egli mi renderà testimonianza; e anche voi mi renderete testimonianza, perché siete stati con me fin dal principio" (Gv 15,26). Continua così nel tempo della Chiesa ciò che era avvenuto nel periodo apostolico: "Di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo" (At 5,32).

  4. La quarta promessa presenta lo Spirito Santo come l'accusatore del mondo che non ha voluto credere in Cristo, capovolgendo il processo contro Gesù: non lui è ili condannato, ma il mondo (Gv 16,5-11).

  5. La quinta promessa parla dello Spirito che guida la Chiesa nella verità tutta intera e glorifica Gesù ("egli mi glorificherà") mediante i discepoli e nel corso della storia ("vi annunzierà le cose future") (Gv 16,12-15).
    Questi testi davvero raccolgono e portano al vertice quanto abbiamo trovato in quelli dei capitoli precedenti, Lo Spirito Santo non solo è intimamente unito a Gesù, ma lo è anche con i redenti da Gesù, in cammino verso 1a verità e la salvezza. Perché in quanto ricordo (14,26), vivo e operante, dell'Inviato del Padre per la vita del mondo, rende loro possibile l'adorazione al Padre in Spirito e verità (4,23-24), il battesimo (3,6-8), l'eucaristia (6,63), la remissione dei peccati (20,22-23): sono le vie maestre dell'incontro col Padre mediante il Figlio nello Spirito Santo.

 

Lo Spirito Santo è persona divina
Indichiamo semplicemente - perché lo spazio è poco - solo due serie di testi per mettere in risalto questa dottrina fondamentale.
Occorre valorizzare i testi biblici nei quali si parla insieme dello Spirito Santo e delle altre due persone divine, cioè i testi trinitari; ne abbiamo rilevati alcuni tra quelli che si presentavano. Il fatto che questi tre nomi compaiano insieme e in tutti i possibili ordini di enumerazione, dice che sono persone, che hanno la stessa dignità divina, anche se l'attribuzione dei compiti salvifici varia per ciascuno. Invito il lettore a imparare a memoria, e anche con la citazione, questo testo che enumera le tre persone divine in un ordine diverso da quello nostro abituale: "La grazia del Signore Gesù Cristo, l'amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo (2 Cor 13,13: è l'ultimo versetto di questa lettera). In direzione negativa c'è da ricordare che "Spirito" o "Spirito Santo" non designano meccanicamente la terza persona divina.
Inoltre, bisogna valorizzare proprio il termine "Paràkletos", reso con Avvocato, Consolatore, o semplicemente trascritto con Paràclito. Questo nome viene usato da Giovanni come equivalente o sostituto di "Spirito" o "Spirito Santo" nelle prime quattro delle cinque promesse richiamate sopra, cioè in Gv 14,16.26; 15,26; 16,7. Ebbene, nella prima promessa Gesù dice che i1 Padre manderà "un altro Paraclito" (14,16). Ci chiediamo: chi è quest'altro Paraclito"? Abbiamo la fortuna di poter rispondere, e con un testo di tradizione giovannea, il solo dove ancora ricorre: è Gesù stesso! Dice infatti: "Se qualcuno ha peccato, abbiamo un "Paràkletos" presso il Padre: Gesù Cristo giusto" (1 Gv 2,1). Concludiamo quindi rilevando: lo Spirito Paraclito è "un altro" rispetto a Gesù, quindi tutti e due sono persona e sono anche persona divina. Recitiamo perciò con fiducia il Credo, nel quale professiamo di Credere "in Dio Padre Onnipotente", in Gesù Cristo" e "nello Spirito Santo".

 

Indice completo
Introduzione
l. Lo Spirito del Signore riempie l'universo
2. Ho visto lo Spirito scendere, e rimanere su di lui
3. Ricevete lo Spirito Santo
4. Nell'unità dello S. S.