1. «LO SPIRITO DEL SIGNORE RIEMPIE L'UNIVERSO»

Nell'antico testamento la parola ebraica "RUAH", che ricorre 378 volte ed è maschile circa 30 volte, ha due significati fondamentali fra loro affini: quello di "vento" e quello di "respiro", o piccolo vento che la respirazione produce; da questi ne derivano gli altri due, quelli di ruah come "forza" e come "vita". Poi essi si specificano in applicazioni concrete, che vanno dalla cosmologia i quattro venti dei quattro punti cardinali) alla.fisica (i venti violenti e distruttori), dalla psicologia (un uomo "corto di ruah", cioè oppresso: Es 6,9) alla teologia (ruah come potenza di Iahvè, che si esercita nel cosmo e sulla storia degli uomini, come popoli e come individui).

a) Lo Spirito come forza misteriosa e vitale

Portiamo qualche esempio di ruah nel significato di vento (non c'è nell'ebraico biblico un termine per "aria", senza movimento) e di vita, con le applicazioni che vengono fatte sia a Dio che all 'uomo.

1. Ruah come vento fisico è assai frequente nei Salmi, ed è abituale in Giobbe.
Gli uomini della Bibbia notano volentieri le direzioni del vento, dal nord, dall'est, dall'ovest; e anche se non ricordano quello dal sud, parlano dei quattro venti per indicare i punti cardinali (per esempio Dan. E Ap.). La loro genialità consiste nel fatto che mettono in rapporto il vento - con la sua forza misteriosa, la sua origine inspiegabile e la sua suprema libertà di presenza e di azione - con l'agire di Dio, sempre efficace e imprevedibile. Solo qualche rara volta tale azione divina riguarda l'opera creatrice di Dio (forse già in Gen 1,2); assai spesso invece si riferisce agii uomini nelle loro situazioni storiche. Così, per esempio, per rendere possibile il passaggio del Mar Rosso agli ebrei, "il Signore durante tutta la notte risospinse il mare con un forte vento d'oriente, rendendolo asciutto; le acque si divisero. Gli israeliti entrarono nel mare sull'asciutto..." (Es 14,21-22), e continuarono il cammino verso la terra della loro libertà.

2. Passiamo dal significato fisico di ruah, vento, al significato fisiologico di respirazione, sia degli uomini che degli animali. In occasione del diluvio, Dio dice: "Ecco io manderò il diluvio, cioè le acque sulla terra, per distruggere sotto il cielo ogni carne in cui è alito di vita [ruah hayyim]" (Gen6,17). Con accenti di profonda religiosità il Salmista canta: "Se nascondi il tuo volto (gli animali) vengono meno, togli loro il respiro [ruah], muoiono e ritornano alla polvere. Mandi il tuo spirito [ruah] e sono creati, e rinnovi la faccia della terra" (Sal 104,29-30). Ogni vivente, quindi, in quanto tale è sotto l'azione dello spirito di Dio che produce la vita momento per momento. Ne segue che ruah equivale sì a vita, ma con l'aggiunta di precarietà e di dipendenza. Dio solo possiede in la ruah.
Siccome il ritmo della respirazione degli uomini s'accompagna alla varietà delle emozioni che li occupa, ruah finisce per esprimere anche emozioni o sentimenti: "A tali paroli [di Gedeone] la loro ira [la loro ruah, respirazione] contro di lui si calmò" (Gdc 8.3).
Questi messaggi incominciano già a preparare ciò che noi diciamo nel Credo: credo nello Spirito Santo "che è Signore e dà la vita".

b) Lo Spirito nelle realtà concrete d'Israele

Oltre che essere fonte di forza e di vita, la ruah divina esercita un'azione particolarc su quanti dovevano svolgere compiti impegnativi nella comunità, quali quello di giudice, profeta, re e altro.

1. I condottieri carismatici
La Bibbia li chiama "giudici". Mediante la loro opera Israele, nei difficili primi tempi del suo insediamento in Canaan, quando le tribù erano ancora disunite e deboli, riesce a fronteggiare le mire espansionistiche dei popoli circostanti. Ebbene, è lo Spirito di Dio che chiama questi individui e si serve di essi per portare il popolo alla vittoria. L'autore sacro dice di Otniel: "Lo spirito del Signore fu su di lui ed egli fu giudice d'Israele; uscì a combattere e il Signore gli diede nelle mani Cusan-Risataim, re di Aram" (Gdc 3,10).
Ancora. Quando Dio chiama Gedeone, perché liberi gli ebrei dalle continue invasioni dei madianiti, egli cosi risponde: "Signore mio, come salverò Israele? Ecco, la mia famiglia è fra le più povere di Manasse e io sono il più piccolo nella casa di mio padre" (Gdc 6,15). Il testo continua: "Ma lo spirito del Signore investì (avvolse, come fa un vestito con chi lo porta] Gedeone; egli suonò la tromba e gli Abiezeriti [gli uomini del suo clan] furono convocati per seguirlo" (6,34). Così, la vittoria strepitosa che ne seguì, non poté essere attribuita se non all'azione efficace dello Spirito.
Situazione analoga si ripete per Iefte, "figlio di una prostituta" e scacciato da casa dai fratelli (11,1-2). Egli riuscì a vincere gli ammoniti perché "lo spirito del Signore venne su di Iefte" (11,29).
La cosa si ripete - ed è interessante anche per la terminologia nuova che viene usata - per Sansone, un giudice a metà, perché compie solo azioni personali e di disturbo contro i filistei: "Lo spirito del Signore cominciò a investirlo [muoverlo dentro, agitarlo, incitarlo col desiderio] quando era a Macane-Dan (13,25)- In seguito lo Spirito lo "investe"[lo penetra, lo pervade] ed egli porta così a compimento le sue imprese personali (14,6.19; 15,14).
Il messaggio che già questi testi racchiudono è notevole: mediante il dono del suo Spirito, la cui azione è indicata con
termini che dicono presenza, investitura, sprone e aiuto, Dio porta avanti il suo piano di salvezza pur con persone inadeguate allo scopo. È un anticipo dei frutti neotestamentari dello Spirito Santo che sono la libertà, l'unità e la pace (2 Cor 3,17; 13,13; Gal 5,16.22).

2. I veggenti e profeti
Nei credo diciamo che lo Spirito Santo ha parlato per mezzo dei profeti (cf 2 Pt 1,21). Nell'Antico Testamento questa dottrina si ha in modo certo solo con Ezechiele, cioè dopo il profetismo estatico e i profeti classici antecedenti all'esilio.
Infatti il più antico profetismo d'Israele era estatico, rumoroso, contagioso, ed esternamente si differenziava forse assai poco da quello dei cananei. "Mentre entrerai in città [dice Samuele a Saul] incontrerai un gruppo di profeti che scendono dall'altura preceduti da arpe, timpani, flauti e cetre in atto di fare i profeti. Lo spirito del Signore investirà anche te e ti metterai a fare il profeta in mezzo a loro e sarai trasformato in un altro uomo" (7 Sam 10,5-6); e infatti "...lo spirito del Signore lo investì e si mise a fare il profeta in mezzo a loro" (v. 10). Il testo attribuisce, quindi, allo spirito di Dio questo tipo di "profetismo".
Ma né Amos, né Osea, Isaia, Michea, Geremia, ascrivono (però vi sono alcuni testi discussi) le loro profezie allo Spirito di Dio; forse per prendere le distanze dai profeti estatici? Ma Ezechiele stabilisce per primo il connubio tra Spirito e profezia: "Lo spirito del Signore venne su di me e mi disse: "Parla, dice il Signore...". Tale rapporto continua in seguito; tanto che nel post-esilio il profeta Zaccaria rimprovera gli ebrei perché indurirono il cuore come un diamante per non udire la legge e le parole che Dio "rivolgeva loro mediante il suo spirito, per mezzo dei profeti del passato" (Zc 7,12). Quindi lo spirito profetico accompagna, sia pure in modi e misure diverse, l'Israele dell'antica alleanza.

3. Anziani, re, persone del popolo
II brano di Nu 11,10-30, che parla dell'effusione dello Spirito sui settanta anziani, raccoglie riflessioni protrattesi per secoli e riguardanti la condivisione della guida del popolo di Dio nella responsabilità e sotto l'azione dello Spirito. Dato che Mosè da solo non riusciva più a governare il popolo, Dio gli ordina di radunare settanta anziani davanti alla tenda del convegno, perché vuole farli partecipare dello stesso Spirito del condottiero. E Jahvè "prese lo spirito che era su di lui [Mosé] e lo infuse sui settanta anziani: quando lo spirito si fu posato su di essi, quelli profetizzarono, ma non lo fecero più in seguito" (Nu 11,25). Quindi, con lo spirito, Dio abilita quegli uomini a collaborare con Mosè: per questo prende lo spirito da Mosè, che ha lo specifico spirito di governo, e lo pone su di loro. E uno di essi, Giosuè, "uomo in cui è lo spirito"succederà poi a Mosè: A questo contenuto di fondo. il testo attuale affianca il rimando al profetismo estatico ("quelli profetizzarono"; anche il caso di Aldad e Medad); richiama tale profetismo anche quando Mosè si augura: "Fossero tutti profeti nel popolo del Signore e volesse il Signore dar loro il suo spirito!" (11,29).
Nella prima fase della monarchia, il re, forse perché visto come continuatore del giudice carismatico, viene presentato come uno che ha ricevuto lo Spirito. E' quanto si realizza per Saul e Davide.
Da questi testi presentati possiamo concludere che in Israele
le tutte le fUnzioni a servizio délia comunità supponevano uno spirito o dono corrispondente. Si pensa subito alla dottrina di Paolo sui carismi.

c) Lo Spirito prepara ai tempi messianici

Nello stesso tempo che tiene conto delle situazioni del presente, lo Spirito prepara e fa vivere in una certa misura il futuro dello Spirito, sia sul Messia che sui tempi messianici.

1. Lo Spirito del Signore sul Messia futuro
La prima profezia dello Spirito sul Messia. Si colloca poco dopo la terribile invasione di Sennacherib nel 701, quando del regno di Giuda rimase poco più che la capitale Gerusalemme. Ebbene, da quel "tronco di Iesse" spunterà "un germoglio-virgulto", il Messia, il quale rovescerà la situazione presente; perché "su di lui si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e di intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore. Si compiacerà nel timore del Signore" (Is ll,2-3a). Questa è l'unica volta in cui la Bibbia parla di uno così favorito dallo Spirito di Iahvè, nominato ben quattro volte e in modo assai solenne. Anche se il verbo "posarsi" si ha pure altrove, qui dall'insieme risulta che lo Spirito scende e dimora sul Messia in modo definitivo (Gv 1,33 parlera di "scendere e rimanere"). Invece "di timore del Signore", del v. 2, la traduzione greca e latina hanno "di pietà". Questa lettura porta a "sette" i doni dello Spirito Santo, numero tradizionale nella Chiesa cattolica. Per lo Spirito che possiede, il Messia riassumerà in sé in modo eminente, le qualità dei grandi personaggi biblici. come la sapienza e l'intelligenza di Salomone, la fortezza e l'abilità di Davide, il timore di Dio delle persone sante. Governerà con giustizia e lealtà, badando specialmente al debole: per cui il suo regno sarà un regno di pace tra uomini e uomini, e tra uomo e animale, e il paese sarà pieno della conoscenza di Dio (vv. 2b-9).
Concludendo, notiamo come il brano stabilisce un nesso intimo tra il dono dello Spirito sul Messia e il tipo di regno che il Messia instaura; la rivelazione successiva determinerà la natura di tale regno
Ancora. nel primo carme del Servo di Iahvè, Dio, presentando il Servo, afferma: "Ho posto il mio spirito su di lui; egli porterà il diritto alle nazioni" (Is 42,1). Qui il dono dello Spirito al Messia future non è in funzione regale, come nel testo di prima, ma profetica, in quanto il Servo deve proclamare il diritto divino alle nazioni, con le doti di mitezza e di tenacia che un tale compito richiede (vv. 2-4).
Infine, arriviamo al ben noto e solenne testo, che continua i due precedenti: "Lo spirito del Signore è su di me, perché il Signore mi ha consacrato con l'unzione; mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai miseri... a proclamare l'anno di misericordia del Signore ..." (Is 61,1-3). Tutta l'attività del Messia futuro, che qui ha per campo solo Israele, e non l'umanità come nel precedente, poggia sulla presenza dello Spirito su di lui! Come vedremo, il testo verrà citato da Luca (4,16-22a).

2. "Metterò il mio spirito dentro di voi"
Questa dottrina, della purificazione e del rinnovamento interiore del popolo di Dio mediante l'effusione dello Spirito, trova lo sviluppo più ampio in Ezechiele, soprattutto nei capi 36 e 37, quando il profeta cerca di dare speranza ai deportati in Babilonia da Nabucodonosor.
Parlando agli esiliati mediante il profeta, Dio dice: "Prenderò dalle genti, vi radunerò da ogni terra e vi condurrò sul vostro suolo. Vi aspergerò con acqua pura e sarete purificati; io vi purificherò da tutte le vostre sozzure e da tutti i vostri idoli; vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. Porrò in mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo i miei statuti e vi farò osservare e mettere in pratica le mie leggi" (Ez 36,24-27). Quattro sono le tappe previste: il radunamento in patria dei deportati; poi la purificazione con acque pure (cf Zc 13,1; Gv 3,5); poi il dono di un cuore nuovo e di uno spirito nuovo "dentro di voi" (v. 26; 11,19); infine, la fedele osservanza delle leggi mediante lo Spirito. Una volta fatto questo, Dio non nasconderà più il suo volto, "perché diffonderò [safak, effondere: un verbo nuovo che la Bibbia riprenderà] il mio spirito sulla casa d'Israele" (EZ 39,29). Qui Ezechiele preannuncia quella che, con termini diversi, Geremia chiama "alleanza nuova" (Ger 31,31-34).
Dell'importante capo 37 di Ez ricordiamo solo il v. 9: "Spirito... soffia su questi morti, perché rivivano"; e specialmente il verbo "soffiare" (nafah) che prepara l'alitare di Gesù Risorto sugli apostoli prima di dire loro: "Ricevete lo Spirito Santo" (Gv 20,22). Lo Spirito vivifica e rende l'uomo una creatura nuova!
Zaccaria preannuncia così, a nome di Dio, l'azione dello Spirito: "Riverserò sopra la casa di Davide e sopra gli abitanti di Gerusalemme uno spirito di grazia e di consolazione: guarderanno a colui che hanno trafitto" (Zc 12,10).
Lo Spirito porterà alla conversione vera! Tralasciando altri testi, ricordiamo Gioele, per il quale l'effusione dello Spirito "sopra ogni uomo" (Gio 3,1-5), produrrà vari effetti carismatici esteriori. Pietro citerà quel testo (Atti, capo 2).

3. "Rinnova in me uno spirito soldo"
Lo Spirito esercita la sua azione anche al presente. È quanto ci dice il "Miserere": "Non respingermi dalla tua presenza, e non privarmi del tuo santo spirito. Rendimi la gioia di essere salvato, sostieni in me un animo generoso" (Sal 51,13s). L'orante è convinto che solo lo Spirito può mantenerlo nell'amicizia con Dio e "creare" in lui un cuore puro. L'espressione "Spirito santo" (alla lettera: Spirito di santità), tanto comune nel NT, nell'AT ebraico si ha qui e in Is 63,10-11.

Conclusione

1. Da quanto abbiamo visto risulta facilmente che ruah nell'Antico Testamento, a partire dall'idea di fondo di vento e vita e di quelle che ne derivano, è una realtà essenzialmente dinamica. La sua azione si esercita sul mondo creato, sulla storia in quanto guidata da Dio, sugli individui nella loro vita stamente il libro recente della Sapienza afferma che "lo spirito del Signore riempie l'universo" (Sap 1,7); e nello stesso tempo stabilisce un rapporto di quasi identità tra "sapienza" e "spirito": "La sapienza è uno spirito amico degli uomini" (1,5). Lo Spirito. quindi, nell'Antico Testamento non è ancora una persona divina, la terza della Trinità; questa rivelazione è riservata al Nuovo.

2. Invece, la ruah dell'Antico Testamento, nei suoi elementi più vitali, è tutta protesa al Nuovo Testamento, dal quale attende la luce definitiva délia rivelazione e il compimento.

3. In realtà il Nuovo Testamento apporta almeno queste quattro novita assolute: il rapporto del tutto unico tra lo Spirito e la persona di Gesù Cristo, Figlio di Dio; la realizzazione dell'effusione dello Spirito sul popolo cristiano; la permanenza dello Spirito nella Chiesa; la personalità, di natura divina, dello Spirito.
Il Geovismo fa un grande torto alla Bibbia quando, per negare queste novità assolute, si ferma al solo Antico Testamento, livellando il Nuovo con l'Antico, e giungendo alla negazione totale della dottrina sullo Spirito, fino a dire che per l'intera Bibbia lo Spirito non è persona divina, e neppure persona, ma solo "la potenza attiva di Geova".

 

Indice completo
Introduzione
l. Lo Spirito del Signore riempie l'universo
2. Ho visto lo Spirito scendere, e rimanere su di lui.
3. Ricevete lo Spirito Santo
4. Nell'unità dello S. S.