In un detto della tradizione giudaica, il
mondo viene descritto in riferimento alle parti concentriche
dell’occhio. Le acque dei mari sono la cornea, la terra abitata dagli
uomini l’iride, Gerusalemme la pupilla e, il Tempio in cui abita il
Signore, l’immagine che questa riflette. Tutti i “Cantici di Sion”
celebrano la città santa con questa consapevolezza, ma in questo salmo
essa si esprime in una serie di domande-risposta rivolte presumibilmente
ai pellegrini e con l’evocazione del solenne ingresso dell’Arca nel
tempio del Signore. Se, pur essendo il padrone di tutta la terra,
dell’intero universo e delle creature che lo popolano (vv 1-2), Dio ha
scelto di abitare in Sion, colui che sale al suo tempio deve esserne
consapevole. «Chi salirà il monte del Signore, chi starà nel suo luogo
sano?” (v. 3).
Un
esame di questo tipo lo troviamo anche nel Salmo 15 (14), dove il
salmista comincia con questa domanda rivolta allo stesso Dio:“O Signore,
chi potrà dimorare nella tua tenda, chi potrà abitare sul santo tuo
monte?” (Sal 15,1). Segue una specie di decalogo che il pellegrino deve
ripetere con il salmista prima di poter entrare nella casa di Dio. Può
oltrepassarne degnamente la soglia solo “chi cammina
nell’integrità, pratica la giustizia e dice il vero dal cuor suo. Chi
non calunnia con la
sua lingua, non fa del male al suo prossimo e non pronuncia infamia
contro il suo vicino.
Chi
disprezza l’uomo abbietto, ma onora i timorati del Signore, e, giurando
a suo danno, non muta. Chi non dà il suo denaro ad usura e non accetta
doni contro l’innocente” (Sal 15,2-5). “Chi fa questo non vacillerà mai”
(Sal 15,6), conferma una voce, mentre la porta del tempio si apre ed i
pellegrini entrano finalmente alla presenza del Signore.
Nella
seconda parte (7-10), il salmo 24 richiama proprio la solennità di
questo ingresso. La processione cui pare di assistere evoca la
traslazione dell’Arca a Gerusalemme al tempo di David (2Sm 6,12- 16).
Conquistata la città e stabilita in essa la sua residenza, il re, come
canta un altro salmo, aveva fatto questo giuramento: “Non entrerò nella
tenda della mia casa, non salirò sul letto del mio riposo, non concederò
sonno ai miei occhi, né riposo alle mie palpebre, finché non trovi una
sede per il Signore, una dimora per il Potente di Giacobbe” (Sai
132,3-5). Nel nostro salmo, dall’immensità della creazione opera di Dio
(vv. 1-2), tutto va a concentrarsi nella casa del Signore, “luogo santo”
“sul monte del Signore” (v. 3). Chi salirà quel monte? “Chi ha mani
innocenti e cuore puro, chi non pronunzia menzogna, chi non giura a
danno del suo prossimo” (v. 4), canta il salmista. Non trova beneficio
presso il Signore, se non chi ha nel cuore il bene del proprio prossimo
e la giustizia. Solo lui “otterrà benedizione dal Signore, giustizia da
Dio sua salvezza” (v. 5).
Da fuori campo, una voce lo conferma: “Questa è la generazione che lo
cerca, che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe” (v. 6). È il percorso
essenziale della preghiera e l’insegnamento dello stesso Gesù. “Se stai
per deporre sull’altare la tua offerta e là ti
ricordi che tuo fratello ha qualcosa contro dite — disse, infatti, un
giorno — lascia la tua offerta davanti all’altare e va prima a
riconciliarti con tuo fratello; dopo verrai ad
offrire il tuo dono” (Mt 5,23 -24). Solo così ci si trova davvero con il
Signore che, a sua volta, muove al nostro incontro. Lo suggerisce la
seconda parte del Salmo 24 (vv. 7-10), dove colui che entra nel tempio
non è più il pellegrino, ma lo stesso YHWH che è venuto a prendere
dimora in mezzo al suo popolo. Le “porte antiche” invitate ad alzare
architrave e stipiti (v. 7) sono le porte del tempio che si aprono
all’Arca, ma simboleggiano anche quelle del cuore dell’orante, invitato
ad accogliere il suo Signore. Anche la domanda che segue (v. 8), un
ulteriore esame per i pellegrini, è un richiamo per l’orante. Colui che
sta sempre alla porta e bussa, infatti, lo invita: “Se qualcuno mi apre,
entrerò da lui e ceneremo insieme”. Con lo stesso scopo, ritorna, al
versetto 9, l’invito del versetto 7 e, al versetto 10, la stessa
domanda-risposta del versetto 8.Importante e suggestivo questo incedere,
quasi parallelo, del Signore e dei suoi fedeli verso lo stesso luogo
santo. E' un suggerimento a pensare la preghiera, non solo come un
andare davanti al Signore, ma anche come un lasciare che Egli ci venga
incontro. Oppure, come in questo salmo, come un andare insieme sullo
stesso monte santo o nella stanza segreta del cuore. Mentre i frontali
delle porte si alzano (vv. 7.9) poiché entra il Signore, re della gloria
(vv. 8.10), dietro di Lui avanza “la generazione che lo cerca” (v. 6)
nel tempio, dopo averlo cercato nel prossimo (v. 4). E la preghiera si
fa benedizione del Signore e salvezza (v. 5).
SALMO 24 (23)
1 Di Davide. Salmo.
Del Signore è la terra e quanto contiene,
l’universo e i suoi abitanti.
2 E lui che l’ha fondata sui mari
e sui fiumi l’ha stabilita.
3 Chi salirà il monte del Signore,
chi starà nel suo luogo santo?
4 Chi ha mani innocenti e cuore puro,
chi non pronunzia menzogna,
chi non giura a danno del suo prossimo.
Egli otterrà benedizione dal Signore,
giustizia da Dio sua salvezza.
6 Questa è la generazione che lo cerca,
che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe.
Sollevate, porte i vostri frontali,
alzatevi, porte antiche, ed entri il re della gloria.
8 Chi è questo re della gloria?
Il Signore forte e potente,
il Signore potente in battaglia.
9 Sollevate, porte i vostri frontali,
alzatevi, porte antiche, ed entri il re della gloria.
10 Chi è questo re della gloria?
Il Signore degli eserciti è il re della gloria.
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