Carlo Tosin
| |
INTERFERENZE
Interferenze :Colore,ambiguità
percettiva,luce,gesto,materia,mobilità-movimento.
Il ciclo delle interferenze nasce dalla necessità e il tentativo di
allargare lo spazio, di aprirlo, lasciando che venga irradiato dal suo
elemento fondante: il colore.
L' universo cromatico diventa dilatato senza più confini, in uno spazio
irreale e inconscio il cui obiettivo è quello di creare, da una parte in
forma più razionale, delle situazioni in cui non è immediatamente
possibile distinguere la realtà o l'illusione del volume creando un
effetto di ambiguità percettiva. Dall'altra parte ci troviamo di fronte
all'elaborazione di forme astratte modellate dalla luce e dal gesto
pittorico che vagano in uno spazio per tradurre in immagini il mistero e
la ricchezza del proprio mondo interiore, trasformando il caos della
psiche in una forma visibile.
L'uso dei fili e mosaici di cartone porta a una poetizzazione dei
materiali poveri in una costruzione aperta e dal carattere mobile che
evoca elementi organico-biologici, traumatici e fantastici, proponendo,
con questo linguaggio, il ciclo dell'energia cosmica all'interno
dell'opera e rivolgendosi in modo emozionale a una società fossilizzata
nei consumi e caratterizzata da una povertà spirituale.
Carlo Tosin ,Giugno 2009
|
L'Originario poetico di Carlo Tosin
(Eraldo Di Vita)
"L'astrattismo poetico" di Carlo Tosin è visibile ad occhio nudo nelle
sue opere e viene colto fra le pieghe delle lacerazioni, emersioni,
compressioni, tensioni, linee curve, la complessità delle tragedie
contenute nelle avversità della nostra esistenza che viene trasportata
sulla tela.
"L'originario poetico" che si legge nei lavori di Tosin costituisce il
baricentro della sua arte astratta e diventa il termine principale di
riferimento della sua dialettica artistica.
Questo ricercatore tenta costantemente di individuare prima e
raffigurare poi, con le sue opere, la poesia della vita (nel bene e nel
male) cioè l'evento contenuto nell'originario poetico e che lui ha volto
in due direzioni: quella della primitivitè (arte povera) e quella
dell'espressione grafica di cui è maestro senza ombra di dubbio,
attraverso l'analisi di espedienti segnici, del senso che essi danno
allo spazio e del modo di misurarlo e riempirlo, del modo di concepire
il vuoto e il pieno, del modo di sondare l'interiorità, l'uso
consapevole del linguaggio gestuale, del concetto per il quale il mondo
artistico costituisce e rappresenta un luogo puro e poetico.
Nella ricerca dell’originario poetico, che dovrebbe costituire il
contenuto dell'opera d'arte, Carlo Tosin passa attraverso varie
esperienze per arrivare al recupero del "gesto totale", un gesto
musicale, anche se la pittura non può essere trasformata in suono e
viceversa, e il pittore usa il colore per darle voce.
Così Tosin vagheggia il ritorno all'essenzialità, alla primitività,
all'archetipo e all'originario quali dimensioni ideali da vivere e
quindi da proporre a modelli di vita per poterle infine recuperare prima
che l'uomo, nel suo cammino verso il raggiungimento di non si sa quale
meta, smarrisca il senso primigenio del suo "essere uomo", senso cercato
anche da Kandinskij, quando afferma che se un artista usa mezzi
"astratti" non significa che sia un artista "astratto"e si addice anche
a Carlo Tosin che, come pittore, è più concreto di ogni altro
figurativo.
Nella sua opera si intuiscono lo stimolo e la tensione della creatività,
per sforzarsi a rendere visibili le sensazioni, le emozioni che
l'artista prova nell'atto di creare.
Nell'opera di Carlo Tosin lo spazio diventa un "sistema funzionale"
strutturato in volumi, superfici, distanze e segmenti estetici.
L'opera di questo artista si presenta in fondo come il racconto di una
favola antica quanto il mondo, i cui personaggi principali, la materia e
l'antimateria, ovvero il bene e il male, si combattono senza posa , ma
la coerenza dell’artista le fronteggia senza difficoltà.
Dal 1986 al 2004 Tosin studia, attraverso la sua pittura, le "densità
spaziali" e i "Totem", fino alle "Contaminazioni" del 2005.
Le dodici opere che presentiamo in questa mostra personale sono un po’
il riassunto di gran parte del suo cammino artistico.
Eraldo Di Vita
|
Introduzione critica di Francesca
Giubilei e Laura Finotto
Si definisce un ricercatore eclettico nel
campo della creatività e la dimostrazione di ciò sta nel suo percorso
artistico: inizia la sua ricerca pittorica nel 1984, ispirandosi ai
movimenti degli anni Sessanta (spazialismo, minimal art e arte povera).
Oggi si muove sul versante dell’astrazione, con dei lavori di stampo
costruttivista e di forte impatto cromatico; nelle sue opere cerca
combinazioni sempre nuove di materia e colore, adattando forme e volumi
al contesto in cui opera. Il suo modo di concepire il fare artistico
implica un vero lavoro fisico, manuale, una prassi rivolta ad indagare
le molteplici possibilità offerte dalla materia. È proprio questa
consapevolezza raggiunta, questa necessità, che ad un certo punto gli
impone il passaggio dalla bidimensionalità della tela all’immagine
spaziale, scultorea…ed ecco la ricerca sui Totem. Come dice l’artista i
Totem vogliono essere “un’immagine atemporale, in cui le radici
culturali sono svincolate da qualsiasi appartenenza stilistica”. Da
queste opere traspare una ricerca pittorica sempre più architettonica,
una multidimensionalità e una pluralità semantica, che danno ai Totem
grande dinamismo, espressività e spiritualità.
Nonostante egli distingua nettamente l’arte dal design, non possiamo
fare a meno di supporre, che la carriera di interior e industrial
designer non abbia in parte influito sul suo modo di fare arte,
soprattutto osservando gli ultimi lavori (Totem), in cui la costruzione
architettonica dei volumi si mescola ad un loro esplicito valore
simbolico.
Cosa ti spinge a creare opere d’arte?
Cosa vorresti comunicare e trasmettere con il tuo lavoro?
È quasi impossibile dare una risposta precisa a questa domanda poiché il
motivo che spinge ad essere artisti è una motivazione misteriosa, in
quanto l'arte è un sentimento, un'attitudine all'immagine. Allora, non
essendoci una spiegazione razionale, non si può decidere di diventare
artisti. Essere artista è un modo di essere, fa parte del destino di un
uomo. Il mio essere artista l'ho scoperto quando da bambino mi sono reso
conto di avere una forte capacità di disegnare, inoltre ho passato la
mia infanzia nel silenzio e nel contatto con la natura e direi che i
primi anni di vita sono fondamentali per il formarsi di una certa
sensibilità.
Perché hai scelto la pittura e la
scultura?
Mi muovo per cercare di mettere insieme
due mondi, la scultura in senso plastico e la luce e il colore che
appartengono al mondo della pittura; cerco di accostarli, di metterli
vicini e far sì che ne nasca un luogo, uno spazio, un'idea delle cose.
Penso di realizzare “oggetti d'arte”; quindi pittura e scultura li ho
intesi come strumenti da usare per affermare una libertà espressiva. Il
mio lavoro è un oggetto che si offre alla polisemia di più significati
già nella sua costruzione.
Qual è la relazione tra la tua ricerca e
questa esperienza espositiva?
…Il corpo, la figura umana compare in
forma simbolica nei miei lavori. I Totem nascono da un'invenzione
formale e da una mia personale simbologia in cui l'ispirazione è anche
la figura umana insieme ad altre fonti vissute all'interno di un
linguaggio in cui penso di essere estremamente riconoscibile. Il
problema dell'arte è il linguaggio, poiché l'arte è un processo
filologico che ha per base il linguaggio stesso. È un cammino evolutivo
che procede per tappe, che gli artisti risolvono man mano, facendo i
conti con la propria realtà storica rapportata alla propria sensibilità.
Qual è, secondo te, il ruolo, il
significato del corpo nella società attuale e nell’arte contemporanea?
…È importante la presenza del corpo in
un'opera d'arte come conservazione di un'identità di timbro e segno di
riconoscibilità, attraverso il quale l'osservatore si addentri nel
geroglifico dei significati del lavoro artistico; la presenza evocatrice
di un simbolo inerente al corpo o a una figura vanno a definire e
riconoscere una dimensione atemporale e di sospensione di una ricerca
artistica che nel mio caso è l'unica accettabile. Questo è il mio punto
di vista, in quanto ho fede nell'arte ma non ho una grande fiducia nella
società
|
LA DIMENSIONE DELLA
PITTURA
Intervista a Carlo Tosin di Christiane Apprieux codirettore della
rivista internazionale Transfinito
Il modo d’intendere il fare artistico per Carlo Tosin implica la
necessità di indagare le molteplici possibilità offerte dalla materia.
La sua ricerca lo ha portato a passare dalla bidimensionalità della tela
alla costruzione di immagini spaziali, scultoree come i Totem e le
Contaminazioni.
Come interviene
il Veneto nel suo itinerario artistico ?
Il Veneto, affermava lo scrittore Goffredo Parise, è forte,
barbaro, e dunque produttivo e dunque industriale. La sua arte, se
nasce dalla cultura, affonda tuttavia anch’essa dentro la terra,
nelle sue radici, nei suoi minerali, nel suo fondo di fuoco". In
questa frase penso ci siano i presupposti per parlare della mia
ricerca e della sua appartenenza a questa terra che mi porta al
recupero di una integrità di valori all’interno dell’opera,
contrariamente a molta arte attuale che fa della provocazione e
della spettacolarizzazione la sua arma migliore
Allora, la pittura è un modo di scrivere l’esperienza
autentica ?
Penso che la pittura sia il mezzo più tradizionale ma anche il
più difficile per poter esprimere qualcosa di veramente innovativo.
Da questa considerazione si instaura il punto di partenza di questa
personale ricerca che fa della progettualità l’elemento fondante per
arrivare a creare dei procedimenti non convenzionali all’interno
dell’opera, dialogando con materiali diversi in lavori
tridimensionali e plurisensoriali.
Il Veneto come luogo impossibile del mito dell’origine non
offre appigli all’appartenenza ?
Il mio lavoro diventa quello della riflessione nei confronti di
tutta la storia dell’arte, del già prodotto, in una indagine volta
continuamente a sperimentare i fenomeni percettivi e interpretativi
della ricerca in una forma inedita, e nella salvaguardia dei valori
"atemporali" slegati da qualsiasi appartenenza a un movimento che
caratterizzano il mio percorso.
Qual è la via che oggi le indica la pittura ?
Dopo la caduta delle grandi ideologie, la pittura può
rivendicare una propria identità avendo delle caratteristiche
specifiche di sperimentazione e di indagine del materiale stesso
della pittura, individuando uno spazio che si fa architettura
diventando tridimensionale e cercando quello che sembra mancare o si
è perso nell’esperienza culturale del momento, evitando i reality
show, i brandelli di vita in diretta e la cronaca dell’evidenza.
Perché l’identità ?
La questione dell’identità è uno dei grandi temi che la società
e l’arte dovranno affrontare nel prossimo futuro, poiché esse non
potranno subire la realtà ma dovranno aprirla come un atto
introspettivo di conoscenza, cercando di proteggere una posizione
per indicare un modo di essere…
|
DESIGN 2004
Soprattutto oggi,quello che l'oggetto emana è molto importante poiché
questo ci fa riconoscere e amare un luogo oltre a diventare veicolo di
valori espressi dal progettista quali testimonianze d'arte in senso
pieno. Il suo scopo è sì un traguardo economico per l'impresa, ma
anche l'allargamento del campo culturale che la nostra epoca si è
impegnata a fare con la presa di coscienza della fotografia,della
moda,della grafica,dell'architettura ....e del design. L'arte si
arrichisce così di un altro settore, fino ad oggi considerato non
meritevole, a causa dei pregiudizi che tutti conoscono.
Chi
fa oggi del design deve coltivarsi nella poesia, nella musica e
nell'arte perchè soprattutto in questi settori c'è lo stimolo e la
sensibilità per una possibile verifica.
|
2004
La mia prima ricerca pittorica
risale al 1984,ma avevo in precedenza disegnato sempre fin dalla più
tenera età,con una serie di disegni su carta dove andai ad indagare le
tematiche astratte con dei lavori di stampo costruttivista e di forte
impatto cromatico con l'utilizzo dei colori primari in schemi geometrici
con una definizione di tipo razionalista. L'evoluzione successiva portò
a una serie di opere basate sulle interazioni segniche date da segni e
forme geometriche con densità variabile su punti di vista diversi che
mi avvicinò a ricerche di carattere più espressivo. (1984-1985-1986).
Dopo qualche anno (1988-1989-1990) i supporti passarono dalla carta al
legno con una serie di lavori in cui la matrice gestuale e informale andò
a sommarsi alle ricerche precedenti con la contaminazione di materiali
diversi : cartoncino, lamiere, vetroresine, sabbie mantenendo comunque un
impianto di progetto all'interno dell'opera che si và a cogliere
attualmente nei lavori recenti (2003-2004) in cui esiste una ricerca
sempre più architettonica del quadro che va a combinare materiali
diversi su corpi e piani sfalsati con una sensazione quasi scultorea
nell'insieme. L'opera nasce da un progetto ben definito, in cui
l'invenzione formale va a definire quello che io chiamo i “TOTEM” con
un forte valore simbolico mettendo in rilievo, intersecando,
sovrapponendo delle forme, segni e materiali creando una connotazione
di forte timbro e identità.
|
1987
I
miei ultimi lavori sono fondati sull'energia, violenza e dinamismo del segno che diventa
provocatoriamente manifestazione immediata di me stesso
e di un atteggiamento di fronte alla realtà aggressivo, pragmatico, conseguenza logica di
una vita vissuta ogni giorno senza inganni. La mia pittura non ammette
mezzi termini: l'opera diventa pura energia di vita da cogliere nelle
intenzioni segniche dello spazio, provocazione spavalda che esalta
l'azione e non la contemplazione del reale che si manifesta nel
segno-gesto il quale assume così i valori della quarta
dimensione.
Attuo un sistema diretto in pittura usando dei colori molto nitidi e
affidandomi ad un automatismo psichico che secondo me come concetto è
perfettamente italiano perché risalente a Boccioni stesso (opinione
personale).
Cerco di evitare ogni preziosità in arte ricercando invece una
struttura aggressiva che dia originalità di timbro nella sua forza
espressiva e provocatoria.
|
|