Gli Uomini illustri

 

SAN FRANCESCO DI PAOLA

 

                Nacque a Paola il 27 marzo 1416 da Giacomo d’Alessio (detto Martolilla)  e da Vienna da Fuscaldo, la quale, essendo trascorsi molti anni senza aver avuto figli fece voto a San Francesco d’Assisi che se fosse nato un maschietto gli avrebbe dato il suo nome.

               Sin da bambino aveva manifestato la sua vocazione  conducendo una vita di temperanza e di mortificazione. Nel 1435 fondò l’Ordine dei Minimi, cioò dei più umili e dei più poveri tra i Francescani. Da quel momento grande ed intensa fu l’opera di carità di san Francesco e i frati dell’Ordine si moltiplicarono e così i loro conventi all’estero. Il Re di Francia Luigi XI, ch’era ammalato e non voleva morire lo volle presso di sé. Francesco, per ordine del Papa, intraprese il lungo viaggio fermandosi a Napoli, a Roma e a Genova.

              Ovunque passava era festosamente accolto ed ovunque lasciava traccia dei suoi miracoli. In Provenza placò la peste, a Parigi placò l’anima di Luigi XI, inducendolo a rassegnarsi al volere di Dio e a morire in pace, pentito. In Francia operò per tutto il resto della sua vita e vi morì novantunenne il Venerdì Santo del  aprile 1507.

 

Bernardino Telesio

 

             Fu grande filosofo e naturalista, nacque a Cosenza nel 1509 e ella sua stessa città morì nel 1588.Al seguito dello zio, dal quale apprese le lettere latine e greche, viaggiò per l’Italia sin dall’adolescenza fermandosi a Milano e a Roma.

            Dopo un decennio di permanenza a Padova, ove studiò filosofia e matematica, indi si ritirò in Calabria ove si ritirò nel convento  benedettino di Seminara e qui, in raccolta solitudine, attese fervidamente ai suoi studi prediletti, stendendo la prima relazione della sua massima opera: “La natura delle cose” (De rerum natura).

             In questo libro Telesio insegna che bisogna osservare con umiltà e pazienza i fenomeni della Natura se si vuole conoscere i suoi segreti e farli concordare con la verità della fede.

             Nel 1564 il Papa Pio IV lo volle nominare Arcivescovo di Cosenza, ma il Telesio, schivo di ogni onore, e nonostante versasse in gravi difficoltà economiche, cortesemente rifiutò, proponendo invece che l’alta carica fosse riserata al fratello Tommaso, che era già Vescovo.

            Gli ultimi anni della sua vita furono molto tristi anche a causa della morte del suo diletto figliolo primogenito Prospero, morto assassinato nel 1576.

 

 

TOMMASO CAMPANELLA

 

               Fu uno dei più grandi filosofi italiani, nacque a Stilo (Reggio Calabria) il 5 settembre 1568.

Figlio di un povero calzolaio, Tommaso, ancor fanciullo abbracciò l’ordine monastico dei Domenicani ed entrato in convento si dedicò interamente agli studi filosofici.

             Dimostratosi seguace della filosofia di Telesio, che era contrastata dalla Chiesa, il giovane subì diversi processi evitando per poco la condanna a morte.

              Partecipò ad una congiura contro la Spagna sperando di fare della Calabria una repubblica libera, ma tradito fu arrestato, torturato e fingendosi pazzo riuscì a far tramutare la pena capitale in prigione a vita.

              Fu condannato per eresia nel 1602 e per  ben 27 anni rimase carcerato nella tetra prigione di Castel Sant’Elmo. Nel 1626 ottenne infine la grazia dal Papa, ma, siccome ancora perseguitato dal clero fuggi in Francia, ove ebbe cordiali accoglienze alla corte di Luigi XIII ove poté finalemente pubblicare le sue opere, tra cui le più note: “La Città del Sole” e “Il senso delle cose e la magia”. Morì in Francia il 22 maggio 1639.

                                  PITAGORA

       Intorno al filosofo greco Pitagora, figlio del tagliapietre Mnesarco, ci sono state tramandate notizie discordanti.

      Secondo una tradizione egli nacque a Samo (un’isola del Mar Egeo) intorno al 571 a.C., altre invece collocano la sua nascita alcuni decenni più tardi e cioè verso il 532 oppure addirittura nel 580.   Così per la data della sua morte che si vuole avvenuta nel 479 da alcuni e nel 497 da altri. Certo è comunque che egli, in età matura, forse insofferente del regime tirannico instaurato da Policrate, abbandonò la sua patria per trasferirsi a Crotone. Quivi fondò la celebre scuola fiorita anche in altre città della Magna Grecia e detta <scuola italica > .

Crotone allora (VI secolo avanti Cristo), era famosissima per una quantità di cose: per la sua potenza, per la sua ricchezza, per la perizia dei suoi medici, per la gagliardia dei suoi atleti, che ogni anno, raccoglievano allori ai Giochi Olimpici guidati dal celebre Milone, campione leggendario di ogni competizione sportiva.   La scuola italica aveva i contorni di una comunità, i cui fini erano di carattere etico-religioso, ma  non fu estranea alla politica.   Le tendenze aristocratiche dei pitagorici suscitarono la vivace reazione del partito democratico, sicchè Pitagora dovette abbandonare Crotone per rifugiarsi a Metaponto, dove poco dopo morì.

    La scuola secondo alcune testimonianze, gli sopravvisse per quasi un secolo, fino a quando non la distrussero definitivamente ardendo vivi tutti i suoi adepti.

FLAVIO MAGNO AURELIO CASSIODORO

 

               Nato a Squillace  nel 480 da una nobile e ricca famiglia giunta in Italia dall’Oriente, Cassiodoro, dotato di vasto e profondo ingegno, riuscì a crearsi una solida cultura.

               Sostenne con i suoi scritti e con la sua azione politica l’opera di Teodorico, che lo apprezzò tanto da nominarlo prima questore del Sacro Palazzo, poi console e infine ministro. Nella sua qualità di questore fu incaricato della corrispondenza ufficiale; il grande numero delle lettere da lui scritte, raccolte e conservate sotto il titolo di “Variae”, oltre a mettere in luce la sua dottrina, la sua onestà, il suo senso politico, costituiscono anche una fonte preziosissima per lo studio del regno ostrogoto.

              Nel Monastero Vivariense, divenuto così una fiaccola di luce in quei tempi di barbarie, Cassiodoro scrisse in latino vari libri spirituali  e moltissime opere di argomenti politici, storici e letterari che furono fra le più importanti del Medioevo. Cassiodoro morì nel Convento Vivariense nell’anno 583.

 

 

FRANCESCO CILEA

     Nacque a Palmi  il 2 luglio 1866 e fin da fanciullo manifestò una viva inclinazione per la musica. I genitori lo fecero subito studiare al Conservatorio di San Pietro a  Maiella  a Napoli. Nel 1889 ebbe il diploma e l’anno dopo incominciò  la sua fortunata carriera che lo portò a ricoprire cariche ambitissime.Si dedicò a componimenti musicali e compose “Tilde” nel 1892; l’Arlesiana  nel 1897; l’Adriana di Lecouvreur, che fu rappresentata nel 1902 a Milano con molto successo.Fu direttore del Conservatorio di Palermo e poi di quello di Napoli.

      Morì a Varazze nel 1950.

 

 

UMBERTO BOCCIONI

         Nacque a Reggio Calabria nel 1882 e morì nel villaggio di Sorte (Verona) nel 1916.

      Fu caposcuola della pittura futurista, scultore, scrittore, giornalista, partecipò al movimento sorto intorno alla rivista Lacerba.

      L’incontro con la pittura avvenne a Roma tra il 1898 e il 1902. Fu a Milano che lanciò (con Marinetti, Balla, Russolo, Severini e Carrà) il Manifesto dei pittori futuristi (11 febbraio 1910). Moltissime sono le sue opere di scultura e di pittura conservate in vari Musei del mondo: “Strada di periferia” 1909 (collezione privata); “La città che sale” 1910 (New York, Museum of Modern Art); “Materia” 1912; “Giocatore di pallone” 1913 e tantissime altre come “Forme uniche nella conformità dello spazio” 1913, qui a fianco riprodotta.

 

CORRADO ALVARO

 

           Scrittore, nacque a San Luca  (RC) nel 1895 e morì a Roma nel 1956.

    Conseguita la licenza liceale a Catanzaro, partecipò alla Prima Grande Guerra e poi fu a Roma, in Umbria a Firenze, a Bologna e a Milano dove frequentò la facoltà di lettere. Giornalista già molto noto a vent’anni viaggiò in quasi tutta l’Europa.

   Collaboratore de La Stampa prima e del Corriere della Sera dopo. Dei suoi libri il più noto è “Gente in Aspromonte”, ma ne scrisse tanti ed eccone i titoli: “La signora dell’isola”  - “L’amata alla finestra” – “Vent’anni” – “Il mare” – “L’uomo è forte – “ Itinerario italiano” – “Incontri d’amore” – “ L’età breve” – “Quasi una vita” – “ Il nostro tempo e la speranza” – “Mastrangelina” – “Belmoro” – “Un treno nel Sud” – “ Ultimo diario” – “Il viaggio” (che comprende poesie giovanili e della maturità ) – e il dramma “La lunga notte di Medea”.

 

 

MATTIA PRETI 

Tela di Mattia Preti

          Nacque a Taverna (CZ) il 24 fabbraio1613 e morì a La Valletta ( Malta) il 3 gennaio 1699, dove è sepolto nella Chiesa di San Giovanni, che egli dipinse.

       Celebre pittore, detto il Cavaliere calabrese, come il Caravaggio espresse nelle sue opere il problema della pittura chiaroscurale.

        Preti come il Caravaggio ebbe vita avventurosa: fu a Roma tra il 1630 e il 1640 ove fu insignito del cavalierato d’ubbidienza dell’ordine gerosolimitano.

        Tra il 1644 e il 1650 fu in Emilia ove vi sono suoi affreschi nella Chiesa di San Biagio di Modena. Altra opera fondamentale è la serie di affreschi del coro di Sant’Andrea della Valle in Roma (1651).

        Dopo il 1656 si trasferì a Napoli, dove dipinge gli affreschi ex voto per la fine della peste, di cui restano splendidi bozzetti nella Pinacoteca di Napoli.

        Nel 1661 Mattia Preti è a Malta dove dipinge l’abside e il lunettone della Chiesa di San Giorgio (Trionfo dell’ordine dei Cavalieri di Malta, Scene della vita di san Giovanni) e da Malta le tele che egli compone con grande fervore creativo raggiungono tutta l’Europa.

 

GIUSEPPE POERIO – Patriota -  di Belcastro (CZ) nato il 16 gennaio 1775  e morto a Napoli il 5 agosto 1843.

        Fu tra i più ferventi sostenitori della Repubblica Partenopea.

        Dopo la reazione fu arrestato  condannato a morte, ma la pena gli venne condonata nel carcere a vita. Liberato ricoprì importanti cariche sotto Giuseppe Bonaparte.

        Nel 1830 fu esule in Francia ed in Inghilterra. Rientrò nel 1833 a Napoli ove riprese ad esercitare l’avvocatura divenendo in breve tempo il maestro stimato fra i penalisti napoletani.

       E’ il padre di altri due notissimi patrioti: Alessandro Poerio (1802/1848) nato a Napoli e di Carlo Poerio (1803/1867) pure nato a Napoli.

 

FLORESTANO PEPE – Patriota – di Squillace (CZ) nato il 4 marzo 1778, morto a Napoli il 3 aprile 1851.

 

GUGLIELMO PEPE - Generale ed ardente patriota 

         fratello di Florestano, nato a Squillace il 13 febbraio 1783 morì nei pressi di Torino l’8 agosto 1855. Preso da grande entusiasmo per le nuove idee venute dalla Francia, combatté nel 1799 in difesa della Repubblica Partenopea.

         Venne per questo condannato all’esilio e recatosi in Francia si arruolò nell’esercito napoleonico con il quale combatté a Marengo (1800).

        Fu poi al servizio di Gioacchino Murat. Fra tanti avvenimenti militari che lo vedono sempre in difesa dell’Italia trova il tempo di pubblicare a Parigi: “Memoria che menano all’italiana indipendenza” (1833); “L’Italia militare” (1836); “ L’Italia politica” (1839).

        Nel 1848 scoppiata al rivoluzione si recò nuovamente a Napoli dove ebbe da Ferdinando II il comando delle truppe che dovevano recarsi nell’Italia Settentrionale a fianco delle truppe sardo-piemontesi contro gli austriaci nella Prima guerra d’Indipendenza. Ma appena giunto in Piemonte il suo governo gli intimò di far ritorno con i suoi soldati a Napoli.

        Il Pepe si rifiutò e si recò a Venezia in aiuto di Daniele Manin che da mesi resisteva eroicamente all’assedio degli Austriaci. Caduta il 23 agosto 1849 anche Venezia, il Pepe prese la via esilio e fece ritorno a Parigi. Nel 1851, infine, si stabilì a Torino dove morì quattro anni dopo.

 

GIOVANNI NICOTERA

           Nacque a Sambiase il 9 settembre del 1828, fu patriota e uomo politico.  Discepolo di Luigi Settembrini nel collegio di Catanzaro si iscrisse ai <Figli della Giovane Italia>, una società segreta fondata in Calabria da un suo zio materno, Benedetto Musolino. 

           Per motivi politici fu costretto ad andare in esilio a Malta ed a Corfù. Tornato in Italia partecipò alla difesa di Roma, dove fu ferito il 3 giugno del 1849. Andò poi a Torino, strinse amicizia col Mazzini e, nel 1857, partecipò con Carlo Pisacane alla spedizione di Sapri. Ferito, fu portato a Salerno e condannato a morte, ma ebbe poi la grazia.

           Durante la spedizione dei Mille raggiunse Garibaldi prima in Sicilia e poi a Napoli. La sua fama di patriota gli valse l’elezione a deputato al Parlamento nel 1861 per il collegio di Salerno. Il suo amore di Patria non era sopito, e quando nel 1866 scoppiò la Terza Guerra d’Indipendenza, Nicotera accorse al richiamo di Garibaldi e partecipò alla campagna con gli altri garibaldini.

          Riprese successivamente la propria attività politica e fu nominato Ministro degli Interni nel Gabinetto Depretis e conservò la carica anche nel Gabinetto Di Rudinì formatosi nel 1891. Morì il 13/6/1894 a Vico Equense (NA)

 

(Bibliografia per tutti gli appunti: Dizionario Enciclopedico UTET – Storia della Calabria di Mario Felice Marasco- Calabria Enciclopedia delle Regioni a cura di Valerio Lugani – Storia d’Italia, Galasso UTET – Calabria, Regioni e Città d’Italia, Atlas – Calabria di Carl Arnold Willemsen e Dagmar Odenthal – Edizioni Laterza.)