AGRICOLTURA
 “L’agricoltura rappresenta la maggior fonte di lavoro. Mentre molti territori sono brulli a causa della loro impraticabilità, invece, laddove la natura e il suolo non contrastano con mille avversità le fatiche della coltivazione, i terreni, specie quelli sulla fascia costiera e nelle zone pianeggianti, sono coltivati intensivamente e sono rigogliosissimi di colture. Le condizioni dell’agricoltura sono migliorate grazie a varie riforme e ad opere di bonifica, che regolarizzando il corso dei fiumi hanno consentito una migliore irrigazione. Altresì l’opera di rimboschimento e di valorizzazione dei terreni montuosi ha aumentato le possibilità di lavoro.
 Agli agrumi spetta il primo posto della produzione agricola calabrese. Agrumi speciali che non si mangiano e non si maturano bene in altri luoghi al mondo se non in Calabria.
 Ad esempio i bergamotti, da cui si estraggono le delicate essenze per i profumi, oltre a dar lavoro a migliaia di contadini, impiegano molti operai nelle industrie che provvedono a ricavarne le essenze. Insieme al bergamotto, in Calabria, sono fiorenti le colture floreali del gelsomino, della gaggia e della tuberosa. Inoltre si coltivano agrumi: arance, mandarini e limoni, la cui produzione, in Italia, è seconda solo alla Sicilia. Primeggia anche la coltura del cedro, fiorente soprattutto nel Cosentino, ma un posticino hanno anche i cereali (frumento, granoturco, segale, avena.)
 Gli argentei boschi sono fitti di ulivi che, specialmente nella Piana di Gioia danno raccolti abbondantissimi.
 Per non parlare poi dei vigneti, che coltivati con infinita pazienza sui ripidi pendii della costa danno celebri vini come il Cirò, il Savuto, il Frascineto, il Donnici, il Verbicaro oltre a prelibata uva da tavola come il dolce <zibibbo > e < l’olivello >.”

 

PASTORIZIA
 “ Attorno ai boschi estesissimi di querce, faggi, castagneti e di pini ecco i pascoli profumati d’erbe da foraggio che consentono l’allevamento del bestiame bovino, ovino e caprino.

Quest’attività, una volta fiorente e ricca di armenti, è andata via via diminuendo ed ora vive come ausiliaria dell’industria casearia calabrese, che ha nella Sila e nel Crotonese dei buoni caseifici ove oltre al formaggio si producono mozzarelle, provoloni, caciocavallo, burrini, ricotta, e gli ottimi butirri della Sila.”

 PESCA
 “La pesca esercitata lungo le coste tirreniche viene effettuata con barche e barconi attrezzati anche per la pesca notturna: le famose “lampare”. Viene pescato per la maggior parte pesce azzurro: alici, sardelle e i “neonati” o rosamarina, che si preparano anche salati mettendoli in recipienti di creta abbondantemente pepati e pieni di olio.
 Ma l’attività maggiore è quella del pesce spada, che è quasi una caccia molto pittoresca praticata secondo l’antico metodo dei Fenici. Sulla coffa dell’albero sta l’uomo in vedetta, che scruta il mare e lancia l’allarme quando scorge la preda venire in superficie a scaldarsi ai raggi del sole. Animale monogamo, il pesce spada, vive nella stagione della riproduzione, con la femmina, L’importante per una pesca proficua, è catturare la femmina per prima, perché in questo caso, il maschio continuerà a girare intorno alla barca alla ricerca della compagna e sarà facilissimo catturare anche lui. Le prede sono tutti animali di quaranta chili, vengono distribuite ai mercati. La carne del pesce spada è saporita e ricercatissima.
 I musi con la lunga spada, opportunamente lavorati, vengono ridotti in trofei per turisti..”
 

PAESAGGISTICA
 “La Calabria, protesa con le sue montagne tra due mari quasi a stendere la mano alla Sicilia, presenta panorami d’incomparabile bellezza e vastità.

 Nell’interno, si ergono ripidi monti con dense e cupe selve.

 Dalla divina vallata del Crati a Reggio affascinante, è tutta una fantasmagoria di marine, colli,  monti, di costiere che s’immergono nel glauco mare e nelle quali sono qua e là incastonate, gemme preziose, le reliquie di grandi ed illustri città greche che resero famosa questa antichissima regione benedetta: siamo in fondo allo Stivale, nel più bel paese del mondo, in cui si ammirano un’infinità di meravigliosi spettacoli della natura.

 La Sila è il gruppo più bello della regione ed uno dei più affascinanti d’Italia. Meraviglia della Sila sono le maestose foreste di pini e di faggi che rivestono gli altipiani e che le hanno fatto meritare il nome di <<Gran Bosco d’Italia >>.

All’incanto di questa superba foresta, per rendere più stupendo il quadro della Sila si sono aggiunti tre grandi e splendidi laghi artificiali, le cui acque serrate da poderose dighe, riforniscono di energia elettrica gran parte dell’Italia meridionale.

Li vediamo risplendere simili a gemme, fra la cornice di chiare praterie e di scure selve conifere. Sono i laghi: Cecita, Arvo, Ampollino.  Inutile dire che tali bellezze fanno della Sila una magnifica zona turistica sempre più frequentata da villeggianti e da sciatori”.

 

ARTIGIANATO
 “L’artigianato, che rispecchia le differenti culture e tradizioni della Calabria, ha permesso alle popolazioni calabresi di non rimanere emarginate e isolate dal resto della Penisola.

Oggi l’artigianato calabrese non è solo un fatto storico, folcloristico e culturale, ma è uno dei settori che ha fatto registrare punte altissime di espansione.  E’ difficile tracciare una mappa precisa di questo artigianato poiché ogni paesino, ogni comunità vanta una propria specialità, che è il segno distintivo della “diversità” e della vivacità dei vari gruppi.
 Sono calabresi i drappi serici di Catanzaro, i ricami a tombolo di Tiriolo, i vasi, gli orci, le cuccume di Seminara, gli arazzi e le coperte di Longobucco, i tappeti orientali di San Giovanni in Fiore, i costumi tradizionali trapunti d’oro delle donne di Firmo, Lungo, Spezzano Albanese.
 Dalle botteghe degli artigiani di Belvedere Marittimo, dove si lavorano la creta, il legno e il ferro batturo, escono prodotti di un artigianato glorioso in cui tutto il popolo è artista. A Brancaleone si coltivano i gelsomini per ricavarne le essenze. A Gerace, il telaio domestico è rimasto il segno dell’antica nobiltà e le nostre donne mostrano con orgoglio i loro splendidi tessuti, le loro coperte preziose in cui rivive il ricordo di quel mondo ellenico e bizantino, ricordo di un’arte rara e inimitabile.
 Bisignano è invece il centro di liutai famosi e di un artigianato di terrecotte, la cui tradizione risale alle antiche ceramiche di Sibari. Continuare è inutile:la Calabria è terra di bellezza e di mille attività”

 

GASTRONOMIA
 “Vuole la tradizione che, nei tempi andati, una vera massaia calabrese dovesse essere in grado di confezionare la pasta in quindici diverse maniere: marraruni, fusilli, filatelli, paternostri, lasagne, fettuccine, taglierini e così via. La cucina calabrese rimane varia, interessante, appetitosa anche nelle sue preparazioni più modeste. E’ una cucina, tuttavia, <<bruciante>> per l’uso abbondante e generalizzato di un peperone particolarmente forte (pipi vuschente) e tanto per cambiare afrodisiaco, oltre che diuretico e digestivo. Specialità, addirittura inimitabili, sono i salami: la triade capicollo, soppressata e salsiccia, una delizia insaccata, che sta alla pari se non è forse superiore ad altri decantati nonché propagandati prodotti nazionali. Altre specialità sono i peperoni fritti con patate, le melanzane alla parmigiana ed altre preparazioni, le frittate di funghi e di rosamarina, il baccalà fritto con peperoni eccetera, eccetera

 

IL MUSEO NAZIONALE
 “Il Museo Nazionale è sistemato in un palazzo costruito nel 1934 su progetto dell’architetto Piacentini, per creare un Museo della Magna Grecia mai realizzato.
Dopo anni di abbandono, finalmente nel dopoguerra fu aperto al pubblico come Museo Nazionale, nato dalla fusione del Museo Civico con le raccolte statali.

E’ articolato su tre piani: pian terreno, primo e secondo, e riunisce non solo materiale archeologico, ma anche opere pittoriche di epoche successive. E’ il più importante museo della regione.
 Nelle vent’otto sale che formano il settore archeologico sono raccolti
reperti preistorici provenienti da scavi iniziati intorno al 1889 e che proseguono tuttora .

Nella varie sale vi sono graffiti paleolitici, ceramiche neolitiche, armi metalliche, una tomba a camera della necropoli di Torre Galli (Catanzaro). E poi, inoltre, corredi di tombe, specchi in bronzo, candelabri, ceramiche greche, apule, locresi, e campane. Molte terrecotte votive, ex-voto fittili,vasi d’argento, oggetti d’oro, un elmo di bronzo eccetera.
 Al secondo piano è collocata la pinacoteca, che contiene pochi pezzi esposti, ma molti interessanti.

Sculture di scuola napoletana del ‘300 e di arte arabo-normanna, alcuni dipinti tra i quali spiccano due tavolette di Antonello da Messina e un quadro di Mattia Preti.
 Nella sezione detta dell’Archeologia subacquea si trovano anfore, ancore, utensili di bronzo; e nell’ultima sala si stagliano le maestose figure dei bronzi di Riace. Di fronte a loro, una testa bronzea rivenuta in mare a Porticello di Villa San Giovanni.

I BRONZI DI RIACE
 L’unica certezza resta la data di nascita: intorno al 450 avanti Cristo con una elasticità di una decina d’anni.Ma l’identità sfugge rincorsa da mille nomi. Belli, più alti di un uomo normale, preziosi: importanti, ma non dei. Da dove arrivano: da una battaglia, da una leggenda, da un altro pianeta o da una gara?

Il più giovane ha vinto qualcosa: è incoronato d’alloro e d’ulivo. Ma è troppo giovane per essere un eroe leggendario. E allora? Resta la guerra. Eroismo e sacrificio. Le lance sono puntate a terra, segno di sconfitta. Sono morti nell’attimo della gloria. L’epoca è quella delle guerre persiane. Comunque un’ipotesi circola insistente: l’attribuzione dell’opera a Fidia.